Il dilemma di Rastignac

Per il momento abbiamo considerato soltanto i valori medi. Ora, una delle caratteristiche principali dell’eredità è che è ripartita in misura alquanto disuguale. Introducendo, nel quadro delle stime precedenti, sia il fattore-disuguaglianza dell’eredità sia il fattore-disuguaglianza dei redditi da capitale, potremo finalmente analizzare in quale misura la lugubre profezia di Vautrin si sia materializzata nelle varie epoche. Nel grafico 11.10 si rileva come le generazioni nate alla fine del XVIII secolo e nel corso del XIX, a cominciare dal nostro Eugène de Rastignac (che Balzac fa nascere nel 1798), debbano effettivamente affrontare il terribile dilemma posto dall’ex galeotto, secondo il quale, mettendo le mani su un patrimonio, è possibile conquistare un tenore di vita più elevato che dedicandosi allo studio e al lavoro.

Grafico 11.10.
Il dilemma di Rastignac per le generazioni nate nel periodo 1790-2030

Nel XIX secolo, l’1% delle eredità più elevate permette di raggiungere un tenore di vita molto più elevato dell’1% dei lavori meglio pagati.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.

Affinché i vari livelli di risorse possano essere interpretati nella maniera più intuitiva e concreta possibile, li abbiamo espressi in multipli del livello di vita medio attinto nelle varie epoche per il 50% dei lavoratori peggio pagati. Questo tenore di vita, che possiamo definire “popolare”, corrisponde in genere a circa la metà del reddito nazionale medio dell’epoca in questione, e fornisce un punto di riferimento utile per valutare la disuguaglianza di una società.30

I principali risultati ottenuti sono i seguenti. Nel XIX secolo, le risorse di cui dispone l’1% degli ereditieri più ricchi (l’1% delle persone che ricevono l’eredità più alta della loro generazione) corrispondono a circa venticinque-trenta volte il tenore di vita cosiddetto “popolare”. In altri termini, appropriandosi di una tale eredità (di solito grazie ai genitori o ai parenti stretti), è possibile permettersi per tutta la vita circa venticinque-trenta domestici pagandoli 1250 euro al mese. Al contempo, le risorse disponibili per l’1% dei lavoratori meglio pagati (per esempio i giudici, i procuratori o gli avvocati di cui parla Vautrin) corrispondono a circa dieci volte il tenore di vita “popolare”. Si tratta di un livello non trascurabile, ma comunque molto inferiore al precedente, tanto più che, come fa notare l’ex galeotto, non è così semplice accedere alle suddette professioni: non basta conseguire brillantemente una laurea in diritto, bisogna spesso brigare per anni, senza garanzie certe di successo. In simili condizioni, se ci si accorge che, tra chi ci sta vicino, si aggira un’eredità “da centile superiore”, è meglio non lasciarsela scappare – o, quantomeno, l’allettante alternativa meriterebbe un minimo di riflessione.

Se facciamo i medesimi calcoli per le generazioni nate negli anni dieci-venti del Novecento, vediamo che le scelte di vita non si presentano più allo stesso modo. L’1% delle eredità più elevate si procura risorse appena cinque volte superiori a quelle del livello di vita “popolare”. L’1% dei lavoratori meglio pagati, invece, continuano a procurarsi risorse circa dieci-dodici volte superiori (è la logica conseguenza del fatto che, sul lungo periodo, la quota del centile superiore della gerarchia dei salari è rimasta relativamente stabile, attorno al 6-7% della massa salariale totale31). Per la prima volta nella storia, si può vivere due volte meglio accedendo a una professione del centile superiore che accedendo a un’eredità del centile superiore: lo studio, il lavoro e il merito pagano più della successione.

Si noterà che la scelta vale anche per le generazioni del baby-boom: i Rastignac nati negli anni quaranta-cinquanta del Novecento hanno tutto l’interesse a puntare su una professione del centile superiore (che procura sempre un tenore di vita dieci-dodici volte superiore a quello “popolare”) e a non ascoltare le “sirene” dei Vautrin del loro tempo (il centile superiore dell’eredità ammonta a sei-sette volte il tenore di vita “popolare”). Per le nuove generazioni, il successo conquistato attraverso il lavoro è diventato più redditizio, oltre che più etico.

In concreto, i nostri risultati indicano anche che per l’intero periodo, e per l’insieme delle generazioni nate tra gli anni dieci e gli anni cinquanta del Novecento, il centile superiore della gerarchia dei redditi è composto in netta maggioranza da persone che vivono soprattutto del loro lavoro. Si tratta di un evento di ampia portata, non solo perché rappresenta una grande svolta storica (in Francia e verosimilmente in tutti i paesi europei), ma anche perché il centile superiore costituisce in ogni società un gruppo numericamente assai rilevante.32 Come abbiamo sottolineato nel capitolo 7, il centile superiore equivale a un’élite relativamente ampia, capace di svolgere un ruolo fondamentale nella strutturazione economica, politica e simbolica della società.33 In tutte le società tradizionali (nel 1789, ricordiamolo, l’aristocrazia equivaleva all’1-2% della popolazione) e fino alla belle époque (malgrado le speranze suscitate dalla Rivoluzione), la fascia di privilegio è sempre stata dominata dal capitale ereditario. Il fatto che, per tutte le generazioni nate durante la prima metà del XX secolo, la situazione sia del tutto cambiata, costituisce un evento importante, che contribuisce ad alimentare una fede senza precedenti nell’irreversibilità del progresso sociale e nella fine del mondo antico. Nei Trente glorieuses le disuguaglianze non mancano di certo, ma sono concepite in primo luogo attraverso il prisma delle inevitabili disuguaglianze salariali. In un mondo salariale come quello francese degli anni cinquanta-sessanta, segnato da distanze significative tra operai, impiegati e dirigenti, le disparità tendono inevitabilmente a crescere, ma si tratta di un mondo tutto sommato solidale, che si trasmette l’identico culto del lavoro, che si regge sullo stesso ideale meritocratico, che è disposto a pensare di aver definitivamente superato le arbitrarie disuguaglianze patrimoniali del passato.

Per le generazioni nate negli anni settanta-ottanta, e a maggior ragione per quelle successive, la realtà è invece molto diversa. In particolare, le scelte di vita sono divenute ben più complesse: le eredità del centile superiore rendono più o meno quanto rendono le professioni del centile superiore (o poco di più: le eredità superano di dodici-tredici volte il tenore di vita “popolare”, mentre il lavoro lo supera di dieci-dodici volte). Si noterà che in questo inizio di XXI secolo anche la struttura delle disuguaglianze e del centile superiore è molto diversa da quella del XIX secolo, per il semplice fatto che oggi la concentrazione dell’eredità è molto meno forte che in passato.34 Le attuali generazioni si misurano con le disuguaglianze e le strutture sociali che sono loro proprie, e che sono in certo modo intermedie tra il cinico mondo di Vautrin (in cui l’eredità prevaleva sul lavoro) e il mondo incantato dei Trente glorieuses (in cui il lavoro prevaleva sull’eredità). Secondo le nostre risultanze, il centile superiore della gerarchia sociale oggi al vertice in Francia dovrebbe comprendere quote di alti redditi tra loro compatibili, cioè frutto sia dell’eredità sia del lavoro.

Il capitale nel XXI secolo
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