La crescita delle disuguaglianze francesi dagli anni ottanta-novanta del Novecento
Come definire la ripresa delle disuguaglianze attualmente in corso in Francia e iniziata nel 1982-83? Potremmo essere tentati di vedervi – notando come la quota dei profitti abbia praticamente raggiunto, intorno al 1990, lo stesso livello della vigilia del maggio 1968 – un microfenomeno di breve durata, una semplice risposta ai precedenti movimenti di rottura epocale.21 Ma sarebbe un errore, e per numerose ragioni. In primo luogo, come abbiamo visto nella Parte seconda del libro, il livello della quota dei profitti raggiunto nel 1966-1967 era storicamente alto, ed era la risultante di un processo di rialzo storico della quota di capitale iniziata all’indomani della seconda guerra mondiale. Se teniamo conto anche degli affitti, e non solo dei profitti, nella formazione dei redditi da capitale, com’è peraltro giusto fare, constatiamo che il rialzo della quota di capitale nella composizione è di fatto proseguito negli anni novanta e nel decennio successivo. Abbiamo già detto come un fenomeno di lungo termine come questo vada contestualizzato per essere correttamente analizzato, cioè vada considerato alla luce di uno sviluppo sul lungo periodo del rapporto capitale/reddito – un rapporto che, nella Francia di oggi, è più o meno tornato sui livelli raggiunti alla vigilia della prima guerra mondiale. Ebbene, se ci limitiamo ad analizzare la crescita della quota del decile superiore della gerarchia dei redditi, diventa impossibile valutare appieno le ricadute, sulla struttura delle disuguaglianze, di un simile ritorno alla prosperità patrimoniale della belle époque. Da un lato perché la dichiarazione riduttiva o infedele dei redditi da capitale porta a sottostimare leggermente la crescita dei redditi alti; dall’altra – e a maggior ragione – perché la vera posta in gioco riguarda il ritorno in primo piano del patrimonio ereditario, un processo di lunga durata che è ancora ben lontano dall’aver prodotto tutti i suoi effetti e che può essere correttamente analizzato solo studiando da vicino lo sviluppo del ruolo e dell’importanza delle successioni in quanto tali – cosa che faremo nei prossimi capitoli.
Bisogna poi aggiungere che in Francia, a partire dalla fine degli anni novanta, si è inaugurato un fenomeno nuovo, cioè una forte tendenza alla crescita dei salari alti, in particolare degli stipendi dei quadri dirigenti delle grandi imprese e dei guadagni percepiti dall’alta finanza. Il fenomeno si rivela, per il momento, meno massiccio che negli Stati Uniti, ma si sbaglierebbe a sottovalutarlo. La quota del centile superiore della gerarchia dei salari, inferiore, negli anni ottanta-novanta, al 6% della massa salariale totale, ha preso a crescere costantemente a partire dagli anni novanta e dai primi anni del XXI secolo, e verso l’inizio degli anni dieci ha quasi raggiunto il 7,5-8% della massa salariale. Si tratta di un progresso di circa il 30% nell’arco di una decina d’anni, dunque di una crescita tutt’altro che trascurabile. Se risaliamo ancora più in alto nella scala gerarchica dei salari e dei bonus, e se analizziamo lo 0,1% o lo 0,01% dei salari più elevati, troviamo progressi ancora più forti, con un aumento del potere d’acquisto superiore al 50% in dieci anni.22 In un contesto di crescita molto debole, e di relativa stagnazione del potere d’acquisto della massa dei salari e dei salariati, progressi tanto sensibili e favorevoli ai ceti più elevati non hanno mancato di attirare l’attenzione. In effetti, si tratta di un fenomeno del tutto nuovo, valutabile correttamente solo in una prospettiva internazionale.