Le disuguaglianze determinate dal lavoro: disuguaglianze scontate?
Riprendiamo l’esame degli ordini di grandezza delle disuguaglianze. In quale misura le disuguaglianze dei redditi da lavoro possono dirsi disuguaglianze modeste, ragionevoli o addirittura scontate? Le disuguaglianze determinate dal lavoro sono certo molto più ridotte rispetto a quelle determinate dal capitale. Tuttavia sbaglieremmo a trascurarle, sia perché i redditi da lavoro rappresentano in genere tra i due terzi e i tre quarti del reddito nazionale, sia perché il divario tra le distribuzioni dei redditi da lavoro in vigore nei diversi paesi sono notevolissime – il che suggerisce che le politiche pubbliche e le differenze tra nazione e nazione possono avere ricadute importanti sulle disuguaglianze e sulle condizioni di vita di fasce molto ampie di popolazione.
Nei paesi più ugualitari in materia di redditi da lavoro, come i paesi scandinavi negli anni settanta-ottanta, il 10% meglio pagato riceve circa il 20% della massa dei redditi da lavoro, e il 50% meno pagato riceve il 35%. Nei paesi di media disuguaglianza, come oggi la maggioranza dei paesi europei (per esempio la Francia e la Germania), il 10% riceve circa il 25-30% del totale, mentre il 50% riceve circa il 30%. Nei paesi ad alto tasso di disuguaglianza, come oggi gli Stati Uniti (con uno dei più alti livelli di disuguaglianza dei redditi da lavoro mai osservati, come vedremo più avanti), il decile superiore raggiunge il 35% del totale, mentre la metà inferiore scende al 25%. In altri termini, l’equilibrio tra i due gruppi è quasi del tutto rovesciato. Nei paesi più ugualitari il 50% meno retribuito riceve complessivamente circa il doppio della massa salariale rispetto al 10% più pagato (e ci mancherebbe, diranno alcuni, visto che sono cinque volte più numerosi), e un terzo in meno nei paesi meno ugualitari. Se la tendenza alla concentrazione crescente dei redditi da lavoro osservata negli Stati Uniti nel corso degli ultimi decenni dovesse proseguire, intorno al 2030 il 50% peggio pagato potrebbe arrivare a percepire metà della massa salariale acquisita dal 10% meglio pagato (cfr. tabella 7.1). Nulla ci dice che effettivamente le cose andranno così, ma il dato ci serve per chiarire come le trasformazioni in corso siano tutt’altro che insignificanti.
In concreto, con un uguale salario medio di 2000 euro al mese, la distribuzione scandinava, la più ugualitaria, corrisponde a 4000 euro al mese per il 10% meglio pagato (di cui 10.000 euro per l’1% meglio pagato), a 2250 per il 40% intermedio e a 1400 euro per il 50% peggio pagato, mentre la distribuzione americana, la meno ugualitaria oggi osservata, corrisponde a una gerarchia nettamente più marcata: 7000 euro per il 10% (di cui 24.000 per l’1%), 2000 euro per il 40% e solo 1000 euro per il 50%.
Per la metà meno favorita della popolazione il divario tra le differenti distribuzioni è dunque tutt’altro che trascurabile: il fatto di disporre, per tutta la vita, del 40% di reddito supplementare – 1400 euro invece di 1000, senza considerare gli effetti del sistema di imposte e di contributi – comporta conseguenze rilevanti sulle scelte di vita che ci si possono permettere, sulla qualità dell’abitazione, sulla possibilità o meno di andare in vacanza, sulla programmazione delle spese, sull’educazione dei figli ecc. Occorre anche sottolineare che nella maggioranza dei paesi le donne sono, in pratica, quelle che figurano più spesso nella fascia del 50% dei salari più bassi, per cui il forte squilibrio tra paese e paese riflette in misura consistente pure la differenza salariale uomo-donna, differenza peraltro più ridotta nell’Europa del Nord.
Anche per le fasce più favorite della popolazione il divario tra distribuzioni è molto significativo: il fatto di disporre per tutta la vita di 7000 euro al mese invece di 4000 (o, ancora meglio, di 24.000 invece di 10.000) comporta un regime diverso di spesa, vuol dire disporre di un maggior potere d’acquisto per quanto riguarda non solo i generi di consumo ma le persone stesse – per esempio per prendere a servizio quelle pagate meno. Se la tendenza americana dovesse proseguire, nel 2030 i redditi mensili – sempre per un uguale salario medio di 2000 euro al mese – potrebbero essere di 9000 euro per il 10% più abbiente (di cui 34.000 per l’1%), di 1750 euro per il 40% intermedio e soltanto di 800 euro al mese per il 50% meno abbiente. In concreto, impegnando appena una piccola parte del suo reddito, il 10% più abbiente potrebbe assumere come domestici una buona parte del 50% meno abbiente.10
Vediamo dunque come, per un uguale salario medio, differenti distribuzioni dei redditi da lavoro possano postulare realtà sociali ed economiche estremamente distanti per i gruppi sociali in esame, e in certi casi disuguaglianze che non hanno niente di scontato. Per tutte queste ragioni, è essenziale comprendere la dinamica delle forze economiche, sociali e politiche che determinano il grado di disuguaglianza da lavoro presente nelle diverse società.