È stato l’aumento delle disuguaglianze a provocare la crisi finanziaria?
Abbiamo appena visto che la crisi finanziaria in quanto tale non sembra aver avuto alcun impatto sulla crescita strutturale delle disuguaglianze. Si può dire lo stesso del contrario? È possibile che la crescita delle disuguaglianze americane abbia contribuito a scatenare la crisi finanziaria del 2008? Se si considera il fatto che la quota del decile superiore nella composizione del reddito nazionale americano ha toccato due apici assoluti nell’ultimo secolo, uno nel 1928 (alla vigilia della crisi del 1929) e uno nel 2007 (alla vigilia della crisi del 2008), è più che lecito porsi una domanda del genere.
Dal mio punto di vista, non esistono dubbi sul fatto che la crescita delle disuguaglianze abbia reso più fragile il sistema finanziario americano. Per una ragione molto semplice: la crescita delle disuguaglianze ha avuto come conseguenza, negli Stati Uniti, il relativo blocco del potere d’acquisto delle classi popolari e medie, il che ha evidentemente accentuato la tendenza a un indebitamento crescente delle famiglie più modeste; tanto più che, nello stesso periodo, sono stati loro proposti crediti sempre più facili e fuori norma da banche d’affari e intermediari finanziari di dubbia moralità, desiderosi di trovare buoni rendimenti per l’enorme risparmio finanziario iniettato nel sistema dalle categorie agiate.32
A sostegno di questa tesi, vale la pena di insistere sulla notevole ampiezza del trasferimento di ricchezza nazionale americana – attorno ai 15 punti di reddito nazionale – che ha avuto luogo dopo gli anni settanta tra il 90% più povero e il 10% più ricco. In concreto, se si cumula la crescita totale dell’economia americana nel corso dei trent’anni che hanno preceduto la crisi, vale a dire tra il 1977 e il 2007, si rileva che il 10% più ricco si è appropriato dei tre quarti della crescita stessa; l’“1%” più ricco in assoluto ha assorbito da solo quasi il 60% della crescita totale del reddito nazionale americano del periodo; per il restante 90%, il tasso di crescita del reddito medio si è ridotto a meno dello 0,5% annuo.33 Sono cifre incontestabili e impressionanti, che meritano di essere attentamente valutate, qualunque sia l’opinione di fondo coltivata da ciascuno di noi in merito alla legittimità delle disuguaglianze dei redditi.34 È difficile immaginare che un’economia e una società possano continuare a funzionare come se nulla fosse, con uno squilibrio così profondo tra i gruppi sociali.
È ovvio che, se il forte aumento delle disuguaglianze fosse stato accompagnato da una crescita eccezionalmente forte per l’economia americana, la situazione sarebbe stata del tutto diversa. Ma purtroppo non è questo il caso: la crescita, al contrario, è stata meno alta che nei decenni precedenti, per cui l’aumento delle disuguaglianze ha portato a una sorta di blocco dei redditi bassi e medi.
È anche possibile notare che il trasferimento di ricchezza da un gruppo sociale all’altro (di circa 15 punti di reddito nazionale americano) è quasi quattro volte più alto dell’imponente deficit commerciale americano del primo decennio del XXI secolo (circa 4 punti di reddito nazionale). È un confronto interessante, perché questo enorme deficit commerciale, il quale ha come contropartita le eccedenze cinesi, giapponesi e tedesche, è stato spesso indicato come uno degli elementi chiave degli squilibri internazionali (global imbalance), uno dei maggiori responsabili della destabilizzazione del sistema finanziario americano e mondiale negli anni che hanno condotto alla crisi del 2008. Il che è probabile – anche se è importante tener conto del fatto che gli squilibri interni alla società americana sono quattro volte maggiori degli squilibri internazionali – e suggerisce che certe soluzioni vanno forse cercate più negli Stati Uniti stessi che non in Cina o in altri paesi.
Ciò detto, sarebbe comunque eccessivo vedere nell’aumento delle disuguaglianze americane l’unico motivo – o comunque il motivo principale – della crisi finanziaria del 2008 e, più in generale, della cronica instabilità del sistema finanziario internazionale. A mio avviso, un fattore di instabilità ancora più importante dell’aumento delle disuguaglianze americane è la bassa crescita strutturale del rapporto capitale/reddito (in particolare in Europa), accompagnata dall’enorme espansione degli investimenti finanziari internazionali lordi.35