5.
IL RAPPORTO CAPITALE/REDDITO SUL LUNGO PERIODO
Abbiamo appena studiato le trasformazioni del capitale in Europa e in America dopo il XVIII secolo. Sul lungo periodo, la natura della ricchezza si è completamente trasformata: il capitale terriero è stato gradualmente sostituito dal capitale immobiliare, industriale e finanziario. Ma il primo dato che colpisce l’attenzione è che, malgrado tutte le trasformazioni, il valore totale dello stock di capitale, misurato in annualità di reddito nazionale – rapporto che misura l’incidenza globale del capitale sull’economia e sulla società –, non sembra, sul lunghissimo periodo, essersi sostanzialmente modificato. Sia nel Regno Unito sia in Francia, paesi per i quali disponiamo dei dati storici più completi, il capitale nazionale equivale oggi a circa cinque-sei annualità di reddito nazionale, un livello di poco inferiore a quello osservato nel XVIII e nel XIX secolo, e rimasto invariato fino alla prima guerra mondiale (circa sei-sette annualità di reddito nazionale). Inoltre, se si tiene conto della crescita, consistente e costante, del rapporto capitale/reddito osservata dopo gli anni cinquanta del XX secolo, viene naturale domandarsi se la crescita proseguirà nei decenni a venire, e se nel corso del XXI secolo il rapporto capitale/reddito tornerà a raggiungere – o supererà – i livelli dei secoli passati.
Il secondo dato che colpisce l’attenzione riguarda il confronto tra Europa e America. Ovviamente le catastrofi del periodo 1914-45 hanno colpito molto più duramente e durevolmente il Vecchio Continente, il quale ha perciò registrato un rapporto capitale/reddito più basso per buona parte del XX secolo, dagli anni venti agli anni ottanta. Ma se si esclude il lungo periodo delle due guerre e del dopoguerra, si rileva che il rapporto tendenziale capitale/reddito è sempre stato più elevato in Europa rispetto all’America. Il fenomeno vale sia per il XIX secolo e per l’inizio del XX (con un rapporto capitale/reddito intorno al sei-sette in Europa, contro il quattro-cinque negli Stati Uniti) che per la fine del XX secolo e l’inizio del XXI: all’inizio degli anni novanta del XX secolo i patrimoni privati europei hanno di nuovo superato i livelli americani, e oggi si stanno avvicinando alle sei annualità di reddito nazionale, contro poco più di quattro annualità degli Stati Uniti (cfr. grafici 5.1 e 5.2).1
Dobbiamo ora spiegare questi fenomeni: perché il rapporto capitale/reddito sembra tornare, in Europa, verso i suoi più alti livelli storici, e perché questo livello è strutturalmente più elevato che in America? Quali magiche forze fanno sì che il valore del capitale equivalga in una data società a sei o sette annualità di reddito nazionale piuttosto che tre o quattro? Esiste un livello d’equilibrio per il rapporto capitale/reddito, come viene determinato, quali sono le conseguenze per il tasso di rendimento del capitale e qual è il rapporto con la divisione del reddito nazionale tra redditi da lavoro e redditi da capitale? Per rispondere a queste domande, cominceremo con il presentare la legge dinamica che permette di collegare il rapporto capitale/reddito di un’economia al tasso di risparmio e al tasso di crescita.
Grafico 5.1.
Capitale privato e pubblico: Europa e Stati
Uniti, 1870-2010
In Europa e negli Stati Uniti i movimenti del capitale nazionale corrispondono principalmente ai movimenti del capitale privato.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr./capital.21c.
Grafico 5.2.
Il capitale nazionale in Europa e negli
Stati Uniti, 1870-2010
In Europa e negli Stati Uniti i movimenti del capitale nazionale corrispondono principalmente ai movimenti del capitale privato.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr./capital.21c.