L’Europa di inizio Novecento: una disuguaglianza superiore a quella del Nuovo Mondo

Va innanzitutto notato che, contrariamente a un luogo comune oggi molto diffuso, negli Stati Uniti, il tasso di disuguaglianza non è stato sempre superiore a quello dell’Europa. Anzi. Come abbiamo segnalato nei capitoli precedenti, la disuguaglianza dei redditi era, nell’Europa dei primi decenni del XX secolo, molto più marcata. Il fenomeno ci viene confermato da tutti gli indicatori impiegati e dall’insieme delle fonti storiche di cui disponiamo. In particolare, in tutti i paesi europei, intorno al 1900-10 la quota del centile superiore raggiungeva o superava il 20% del reddito nazionale (cfr. grafici 9.2-9.4). E questo vale non solo per il Regno Unito, la Francia e la Germania, ma anche per la Svezia e la Danimarca (a riprova che i paesi nordici non sempre sono stati dei modelli di uguaglianza), e più in generale per tutti i paesi europei, per i quali esistono stime valide per il periodo considerato.22

Una simile omogeneità nei livelli di concentrazione dei redditi presenti nelle società europee della belle époque esige evidentemente una spiegazione. E considerato il fatto che all’epoca i redditi più elevati erano costituiti in gran parte da redditi da capitale,23 essa va innanzitutto cercata nella concentrazione dei patrimoni. Perché, nell’Europa del 1900-10, la concentrazione dei patrimoni era così elevata?

È interessante notare che, all’epoca, la disuguaglianza era meno forte che in Europa non solo negli Stati Uniti e in Canada (con quote attorno al 16-18% del reddito nazionale per il centile superiore all’inizio del XX secolo), ma anche in Australia e in Nuova Zelanda (attorno all’11-12% per il centile superiore). Era insomma il Nuovo Mondo nel suo complesso – e ancor più le aree scoperte e popolate più di recente del Nuovo Mondo – a registrare livelli di disuguaglianza meno elevati rispetto alla vecchia Europa della belle époque.

Così come è interessante notare che era se mai il Giappone dei primi anni del XX secolo, pur con tutte le differenze sociali e culturali che lo distinguevano dall’Europa, a trovarsi sugli stessi, alti livelli di disuguaglianza, attorno al 20% del reddito nazionale per il centile superiore. I dati disponibili non ci consentono di istituire i raffronti completi che vorremmo, ma tutto sta a indicare che dal punto di vista sia della struttura sia del grado delle disuguaglianze, il Giappone facesse parte del “mondo antico” come la vecchia Europa. Ed è impressionante constatare la somiglianza delle traiettorie osservate in Giappone e in Europa nel corso dell’intero XX secolo (cfr. grafico 9.3).

Torneremo più avanti sulle ragioni della fortissima concentrazione patrimoniale osservata durante la belle époque e sulle trasformazioni – in particolare il processo di deconcentrazione – rilevate durante il XX secolo nei vari paesi. Scoprendo, tra l’altro, come la disuguaglianza più consistente dei patrimoni, osservabile in Europa e in Giappone, si spieghi soprattutto con una crescita demografica più bassa, caratteristica del Vecchio Mondo – fenomeno che comporta in maniera pressoché automatica una forte accumulazione e concentrazione del capitale.

Per il momento, ci limitiamo a insistere sull’ampiezza dei corsi e ricorsi tra paesi e continenti, elemento che emerge ancora più nettamente se si esamina la crescita della quota del decile superiore nella composizione del reddito nazionale. Nel grafico 9.7 abbiamo descritto le traiettorie ottenute per la quota del decile superiore negli Stati Uniti e in quattro paesi europei (Regno Unito, Francia, Germania, Svezia) dall’inizio del XX secolo, indicando altresì le medie decennali, in modo da focalizzare l’attenzione sulle evoluzioni di lungo termine.24

Grafico 9.7.
La quota del decile superiore: Europa e Stati Uniti, 1900-2010

Negli anni cinquanta-settanta, tanto in Europa quanto negli Stati Uniti, la quota del decile superiore equivale a circa il 30-35% del reddito nazionale.
Fonti e dati: cfr. http://piketty.pse.ens.fr/capital21c.

Alla vigilia della prima guerra mondiale, in tutti i paesi europei la quota del decile superiore equivaleva al 45-50% circa del reddito nazionale, contro poco più del 40% negli Stati Uniti. Dopo le due guerre mondiali, negli Stati Uniti il tasso di disuguaglianza è però cresciuto leggermente rispetto all’Europa: in seguito agli eventi catastrofici del 1914-45, la quota del decile superiore è diminuita in entrambi i continenti, ma il calo è stato molto più marcato in Europa (e in Giappone), il che si spiega con il fatto che i dissesti subiti dai patrimoni sono stati molto più massicci in Europa (e in Giappone) che in America. Negli Stati Uniti e in Europa, durante gli anni cinquanta-sessanta, la quota del decile superiore rimane abbastanza stabile e relativamente vicina, attorno al 30-35% del reddito nazionale. Dopodiché il fortissimo squilibrio iniziato negli anni settanta-ottanta determina una situazione diversa: negli Stati Uniti, all’inizio del XXI secolo, la quota del decile superiore raggiunge il 45-50% del reddito nazionale, vale a dire più o meno il medesimo livello dell’Europa dell’inizio del Novecento, mentre nei paesi europei i casi di disuguaglianza variano da paese a paese, e vanno dalla disuguaglianza massima del Regno Unito, con più del 40% del reddito nazionale per il decile superiore, a quella minima della Svezia, con meno del 30%, passando per tutta una serie di casi intermedi (la Germania e la Francia si attestano attorno al 35%).

Se si calcola – in maniera un po’ forzata – una media per l’insieme dell’Europa sulla base dei quattro paesi considerati, si ottiene un raffronto chiarissimo tra i due continenti: nel periodo 1900-10 gli Stati Uniti registravano, rispetto all’Europa, un livello superiore di uguaglianza, negli anni cinquanta-sessanta un livello di gran lunga inferiore e all’inizio del XXI secolo un livello bassissimo (cfr. grafico 9.8).25

Al di là di questo quadro generale a lungo termine, esistono naturalmente molti scenari nazionali specifici, con fluttuazioni incessanti di breve e medio termine, legati in modo particolare alle peculiarità di ciascun paese, come abbiamo già visto nel capitolo precedente analizzando in modo più dettagliato il processo delle disuguaglianze in Francia e negli Stati Uniti. Ma è un tipo di analisi che non possiamo certo condurre qui, distinguendo un paese dall’altro.26

Grafico 9.8.
La disuguaglianza dei redditi: Europa e Stati Uniti, 1900-2010

Nel periodo 1900-10, la quota del decile superiore nella composizione del reddito nazionale era più forte in Europa, mentre nel periodo 2000-10 è nettamente più forte negli Stati Uniti.

Ci limitiamo a ricordare che il periodo tra le due guerre appare un po’ ovunque assai tumultuoso e caotico, con cronologie che variano in misura sensibile da paese a paese. In Germania, l’iperinflazione degli anni venti è una conseguenza immediata della disfatta militare; da lì a qualche anno i nazisti conquistano il potere, dopo che la depressione mondiale ha fatto piombare il paese in una profonda crisi. Eppure, tra il 1933 e il 1938, la quota del centile superiore cresce in misura notevole, in netta controtendenza rispetto agli altri paesi: il che rispecchia l’aumento dei profitti industriali (moltiplicati dall’ingente richiesta di armamenti) e più in generale il ripristino delle gerarchie di reddito che caratterizza il potere nazista. È anche interessante notare che la Germania sembra distinguersi, dopo gli anni cinquanta, per un livello del centile superiore – e più ancora del millile superiore – sensibilmente più elevato rispetto alla maggioranza dei paesi dell’Europa continentale (alla Francia, in particolare) e al Giappone, mentre il livello globale delle disuguaglianze non si discosta molto da quello europeo. Il fenomeno può spiegarsi in tanti modi, non tutti facili da individuare (torneremo in seguito sull’argomento).

Va inoltre sottolineato che le fonti fiscali tedesche presentano gravi lacune, dovute in gran parte alla storia travagliata del paese nel corso del XX secolo, per cui è difficile fare piena luce su ogni singola traiettoria e riuscire a stabilire dei confronti fondati con gli altri paesi. Nella maggioranza degli Stati tedeschi, in particolare in Prussia e in Sassonia, l’imposta sui redditi viene istituita relativamente presto, negli anni ottanta-novanta dell’Ottocento. Ma sia la legislazione sia le statistiche fiscali trovano una loro unificazione nazionale solo all’indomani della prima guerra mondiale. Dopo la quale, nel corso degli anni venti, le fonti statistiche accusano numerose discontinuità, per poi scomparire del tutto dal 1938 al 1950, tanto che è impossibile studiare gli sviluppi della distribuzione dei redditi durante la seconda guerra mondiale e nell’immediato dopoguerra.

Si tratta di una divergenza importante rispetto agli altri paesi coinvolti nel conflitto, in particolare il Giappone e la Francia, le cui amministrazioni fiscali continuano a effettuare, anche durante gli anni di guerra, gli stessi rilievi statistici del passato, senza alcuna interruzione, come se niente fosse. A giudicare dall’esperienza degli altri paesi, soprattutto il Giappone e la Francia (le cui traiettorie sono molto vicine su questo punto), è probabile che in Germania, nel 1945 (il cosiddetto “anno zero”, che vede patrimoni e redditi ridursi a ben poca cosa), la quota degli alti redditi nella composizione del reddito totale abbia toccato il punto più basso, per poi ricominciare a crescere con forza nel 1946-47. Fatto sta che quando, nel 1950, le statistiche tedesche riprendono il loro corso normale, la gerarchia dei redditi ha già recuperato in parte i livelli del 1938. In assenza di fonti più complete, è difficile andare oltre. I non pochi cambiamenti territoriali subiti dalla Germania nel corso del XX secolo (come, recentemente, l’unificazione del 1990-91), aggiunti al fatto che il vaglio fiscale completo avviene in Germania solo ogni tre anni (e non ogni anno, come nella maggior parte dei paesi), complicano ulteriormente lo studio esaustivo del caso tedesco.27

Il capitale nel XXI secolo
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