Come spiegare l’esplosione delle disuguaglianze americane?
Il limite che più colpisce nella teoria della produttività marginale e della gara a inseguimento tra competenza e tecnologia riguarda senza dubbio l’esplosione degli altissimi redditi da lavoro osservata negli Stati Uniti a partire dagli anni settanta. Secondo la teoria che abbiamo esposto, potremmo motivarne la crescita facendo appello al progresso tecnico “sbilanciato a favore delle alte qualifiche” (skill-biased technical change). In altri termini, una possibile spiegazione – piuttosto in voga tra gli economisti americani – potrebbe essere questa: negli Stati Uniti, dopo gli anni settanta, gli altissimi salari sono cresciuti molto più intensamente del salario medio solo perché il progresso delle competenze e della tecnologia ha fatto in modo che la produttività dei salariati più qualificati crescesse molto più in fretta della produttività media. È tuttavia una spiegazione che, oltre ad avere un carattere tautologico (è sempre possibile “spiegare” qualunque distorsione delle disuguaglianze salariali appellandosi a una contestuale trasformazione tecnologica), pone non poche difficoltà: difficoltà tali da renderla, a mio avviso, ben poco convincente.
In primo luogo, come si è visto nel precedente capitolo, la crescita delle disuguaglianze salariali negli Stati Uniti interessa innanzitutto i salari più elevati: l’1% degli stipendi più alti e ancor più lo 0,1% degli stipendi ancora più alti. Se consideriamo il decile superiore nel suo complesso (il 10% che percepisce i salari più elevati), rileviamo che il 9% ha certamente beneficiato di aumenti salariali superiori alla media dei salari, ma non nella misura superlativa degli aumenti di cui ha beneficiato l’1%. In concreto, i compensi attorno ai 100.000-200.000 dollari sono cresciuti poco più in fretta della media, mentre quelli superiori ai 500.000 dollari (e ancor più quelli di molti milioni di dollari) hanno conosciuto un’autentica impennata.11 Questa discontinuità assai forte tra i salari più alti pone una prima sensibile difficoltà per la teoria della produttività marginale: se si esamina il progresso delle competenze dei diversi gruppi privilegiati – indipendentemente dal numero degli anni di studio, dalla selettività dei percorsi intrapresi o dalle esperienze professionali –, è molto difficile rilevare una sia pur minima discontinuità tra il 9% e l’1%. In altri termini, sulla base di una teoria “obiettivista” fondata sulle alte qualifiche e sulla produttività, si sarebbero dovuti osservare, nell’ambito del decile superiore, aumenti salariali relativamente uniformi, o quantomeno molto più vicini tra i vari gruppi, e non gli aumenti così forti e così divergenti effettivamente osservati.
Intendiamoci: non vogliamo negare, qui, l’importanza determinante degli investimenti nella formazione e nell’insegnamento superiore sottolineata da Katz e Goldin. Una politica che tenda a favorire un più largo accesso alle università è certo indispensabile ed essenziale sul lungo periodo, negli Stati Uniti come in tutti i paesi. Solo che, per quanto auspicabile sia, una politica del genere non può che avere un impatto limitato sul fenomeno dell’impennata degli altissimi compensi americani osservato dopo gli anni settanta e ottanta.
Vogliamo dire che nel corso degli ultimi decenni si sono cumulati più fenomeni, tutti distinti tra loro: da un lato, la crescita del divario salariale medio tra i laureati e i diplomati di scuola media superiore – fenomeno di cui parlano Katz e Goldin e che è reale; dall’altro, l’escalation vertiginosa delle retribuzioni dell’1% (e più ancora dello 0,1%) – fenomeno del tutto anomalo, peculiare dei laureati e comunque di persone che hanno seguito percorsi simili, di lungo periodo ed elitari. Ebbene, il secondo fenomeno ha avuto proporzioni di gran lunga superiori al primo. In particolare, come si è visto nel capitolo precedente, è proprio l’escalation straordinaria fatta registrare dal centile superiore a spiegare in massima parte – nella misura di circa tre quarti – l’aumento della quota del decile superiore nella composizione del reddito nazionale americano a partire dagli anni settanta.12 È dunque indispensabile trovare una spiegazione adeguata al fenomeno – e, a prima vista, la pista della formazione professionale non ci pare la migliore.