Disuguaglianze determinate dal lavoro, disuguaglianze determinate dal capitale
Per riuscire a rispondere a queste due domande, dobbiamo prima di tutto familiarizzare con il significato di disuguaglianze nei redditi da lavoro e disuguaglianze nei redditi da capitale e con le costanti di fondo che le caratterizzano nelle diverse società e nelle diverse epoche. Abbiamo visto nella Parte prima come il reddito sia sempre la somma di reddito da lavoro più reddito da capitale. I redditi da lavoro comprendono soprattutto i salari e, per semplificare l’esposizione, parleremo spesso, per indicare la disuguaglianza dei redditi da lavoro, di disuguaglianza dei salari. In realtà, per essere del tutto esatti, dovremmo considerare che i redditi da lavoro comprendono anche i redditi da lavoro non salariato, redditi che per molto tempo hanno svolto un ruolo essenziale e che ancora oggi svolgono un ruolo nient’affatto trascurabile. Anche i redditi da capitale assumono forme differenti: raggruppano tutti i redditi ricevuti a titolo di proprietà da capitale, indipendentemente da ogni tipo di lavoro, e quale che ne sia la veste giuridica ufficiale (affitti, dividendi, interessi, bonus, profitti, plusvalenze ecc.)
Per definizione, la disuguaglianza dei redditi, in ogni società, è il risultato della somma delle due componenti: quella dei redditi da lavoro e quella dei redditi da capitale. Più è disuguale la misura in cui si ripartisce ciascuna componente, più è alta la disuguaglianza finale. In assoluto, potremmo anche immaginare società in cui la disuguaglianza determinata dal lavoro sia molto alta e la disuguaglianza determinata dal capitale sia molto più bassa, oppure società in cui sia vero il contrario, oppure, infine, società in cui la disuguaglianza sia molto alta in entrambe le componenti o, viceversa, sia molto alta l’uguaglianza.
Un terzo fattore, determinante, è il nesso tra le due componenti: in quale misura le persone che dispongono di un reddito da lavoro elevato sono le stesse che dispongono di un reddito da capitale elevato? Più il nesso – la correlazione statistica, tecnicamente – è elevato, più è forte la disuguaglianza totale, a parità dei fattori che concorrono a crearla. In pratica, il nesso tra le due componenti è spesso poco elevato o negativo nelle società in cui la disuguaglianza determinata dal capitale è talmente forte da consentire ai proprietari di non lavorare (per esempio, i protagonisti dei romanzi di Jane Austen scelgono il più delle volte di non avere una professione). Ebbene: oggi come stanno le cose? E come staranno nel secolo a venire?
Bisogna anche sottolineare il fatto che la disuguaglianza dei redditi da capitale può essere più forte della disuguaglianza del capitale stesso, se i detentori di patrimoni consistenti arrivano a ottenere un rendimento medio più elevato di quello dei patrimoni di media o modesta entità. Vedremo come tale meccanismo possa diventare un potente moltiplicatore di disuguaglianze, in particolare nel secolo da poco iniziato. Nel caso, più semplice, in cui il tasso di rendimento medio sia il medesimo a tutti i livelli della gerarchia dei patrimoni, le due disuguaglianze, per definizione, coincidono.
Quando analizziamo la disuguaglianza della ripartizione dei redditi, è indispensabile distinguere con la massima attenzione queste differenti dimensioni e componenti, prima di tutto per ragioni normative e morali (il problema della legittimità si pone in modo del tutto differente per i redditi da lavoro, per i patrimoni e per i redditi da capitale), poi perché i meccanismi economici, sociali e politici che ci aiutano a dar conto dei processi osservati sono del tutto distinti. Per quanto riguarda la disuguaglianza dei redditi da lavoro, i meccanismi in gioco includono in particolare la domanda e l’offerta di competenze, lo stato del sistema educativo e le varie regole e istituzioni che concorrono al funzionamento del mercato e alla formazione dei salari. Per quanto riguarda la disuguaglianza dei redditi da capitale, i processi più rilevanti sono i comportamenti relativi al risparmio e all’investimento, le norme sull’eredità e sulle successioni, il funzionamento dei mercati immobiliari e finanziari. Le misure statistiche delle disuguaglianze dei redditi utilizzate dagli economisti nei loro studi specifici e nel dibattito pubblico sono troppo spesso degli indicatori sintetici – per esempio il coefficiente di Gini – che mescolano cose molto differenti tra loro, come le disuguaglianze determinate dal lavoro e quelle determinate dal capitale, di modo che non è possibile distinguere chiaramente i vari meccanismi in campo e i vari aspetti delle disuguaglianze. Noi, invece, tenteremo di distinguerle nel modo più preciso possibile.