Le tappe della crescita economica
Veniamo ora a considerare la crescita del prodotto pro capite. Come abbiamo già potuto notare, la crescita, nell’insieme del periodo 1700-2012, corrisponde esattamente a quella della popolazione: lo 0,8% annuo in media, equivalente a una moltiplicazione per dieci (più qualcosa) della cifra iniziale nell’arco di tre secoli. L’attuale reddito medio a livello mondiale è infatti di circa 760 euro mensili pro capite, mentre nel 1700 era inferiore a 70 euro mensili – più o meno il livello dei paesi più poveri dell’Africa subsahariana nel 2012.9
È un paragone suggestivo, ma non dobbiamo esagerarne la portata. Quando cerchiamo di mettere in parallelo società ed epoche così diverse, è illusorio pretendere di poter sintetizzare tutto in un unico dato, del tipo: “Il livello di vita nella tale società è dieci volte più alto che nell’altra.” Quando raggiunge proporzioni del genere, la crescita del prodotto pro capite diventa una nozione molto più astratta di quella di popolazione, la quale, perlomeno, corrisponde a una realtà tangibile (è più facile fare il conto degli abitanti che non dei beni e dei servizi). La storia dello sviluppo economico è innanzitutto quella della diversificazione dei modelli di vita e dei tipi di beni e servizi prodotti e consumati. Si tratta dunque di un processo multidimensionale, che per sua natura non può essere correttamente riassunto da un unico indicatore monetario.
Prendiamo l’esempio dei paesi più ricchi. In Europa occidentale, America del Nord o Giappone, il reddito medio è passato da poco più di 100 euro mensili nel 1700 a più di 2500 euro mensili nel 2012, ovvero si è moltiplicato per più di venti.10 In realtà, la crescita della produttività, vale a dire del prodotto per ora lavorata, è stata ancora più alta, poiché la durata media del lavoro per abitante è molto diminuita: tutte le società sviluppate hanno scelto, in ragione del crescente arricchimento, di lavorare meno a lungo, in modo da disporre di maggior tempo libero (giornate di lavoro più brevi, vacanze più lunghe ecc.).11
Questo spettacolare progresso deve molto alla società del XX secolo. A livello mondiale, la crescita media dello 0,8% annuo del prodotto pro capite tra il 1700 e il 2012 si scompone in appena lo 0,1% nel XVIII secolo, in un ben più consistente 0,9% nel XIX e in un ancor più consistente 1,6% nel XX (cfr. tabella 2.1). In Europa occidentale la crescita media dell’1% tra il 1700 e il 2012 si scompone nello 0,2% nel XVIII secolo, in un ben più consistente 1,1% nel XIX e in un ancor più consistente 1,9% nel XX.12 Il potere d’acquisto medio in vigore nel Vecchio Continente è quindi cresciuto tra il 1700 e il 2012, moltiplicandosi per più di due tra il 1820 e il 1913 e per più di sei tra il 1913 e il 2012. Il XVIII secolo è caratterizzato, essenzialmente, dalla medesima stagnazione economica dei secoli precedenti. Il XIX conosce nondimeno – ed è la prima volta – una crescita sostenuta del prodotto pro capite, anche se grossi segmenti di popolazione ne possono usufruire in misura limitata, perlomeno fino all’ultimo terzo di secolo, e bisogna aspettare il XX secolo perché la crescita economica diventi davvero una realtà straordinaria e tangibile per tutti. Durante la belle époque, ossia intorno ai primi due decenni del Novecento, il reddito medio degli europei era di appena 400 euro al mese, contro i 2500 euro di oggi.
Ma che cosa significa un potere d’acquisto moltiplicato per venti, per dieci o anche per sei? Non significa certo che gli europei del 2012 producano e consumino quantità sei volte maggiori in beni e servizi rispetto a quelle che producevano e consumavano nel 1913. Per esempio, i consumi medi di prodotti alimentari non si sono certo moltiplicati per sei – dato peraltro privo di qualsiasi interesse, dal momento che i bisogni alimentari si sono saturati da tempo. In Europa, come in tutti i paesi, la crescita del potere d’acquisto e del tenore di vita sul lungo periodo si fonda innanzitutto sulla trasformazione delle strutture di consumo: a un consumo costituito in maggioranza da prodotti alimentari si è progressivamente sostituito un consumo molto più diversificato, ricco di prodotti industriali e di servizi.
D’altronde, anche se gli europei del 2013 volessero consumare in beni e servizi quantità sei volte superiori a quelle che consumavano nel 1913, non potrebbero farlo: alcuni prezzi sono in effetti cresciuti più in fretta della “media” dei prezzi, mentre altri sono cresciuti meno in fretta, per cui il potere d’acquisto non si è moltiplicato per sei per tutti i tipi di beni e servizi. Sul breve periodo, questi problemi di “costi relativi” possono anche essere trascurabili, e si può pensare che gli indici “medi” di prezzo fissati dagli organismi economici e statistici siano sufficienti a misurare correttamente la crescita del potere d’acquisto. Ma sul lungo periodo, quando la struttura dei consumi e dei costi relativi tende a modificarsi radicalmente, soprattutto per la comparsa di nuovi beni e servizi, quegli indici medi di prezzo non riescono più a dar conto della natura delle trasformazioni che hanno avuto luogo, e questo malgrado la raffinatezza delle tecniche impiegate dagli statistici per trattare le migliaia di tabelle dei prezzi di cui dispongono e l’accuratezza nel valutare i miglioramenti qualitativi dei prodotti.