Opere 9. L'Io e l'Es e altri scritti

Un ricordo d’infanzia tratto da “Poesia e verità” di Goethe

1 [Il Geräms era una cancellata di legno che formava una specie di recinto che sporgeva sulla strada. Goethe qui precisa:] il posto di cui ho già parlato e che dava sulla strada.

2 [Vedi la Psicopatologia della vita quotidiana (1901, in OSF, vol. 4), cap. 4.]

3 [Vedi, su questo tema, le Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva. (Caso clinico dell’uomo dei topi) (1909, in OSF, vol. 6), nota 5.]

4 [Nota aggiunta nel 1924] Approfitto di questa occasione per ritirare un’affermazione inesatta, che non avrebbe dovuto sfuggirmi. Il fratello minore è ricordato e descritto in un passo successivo del primo libro di Poesia e verità, e precisamente là dove il poeta ricorda le fastidiose malattie infantili delle quali anche questo fratello “soffrì non poco”. “Era di natura dolce, tranquillo e ostinato, e non ci fu mai un vero e proprio rapporto tra noi. E superò a stento gli anni dell’infanzia.” [Vedi anche, nell’Appendice di Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci cit., l’annotazione aggiunta da Freud nel 1919 dove è detto erroneamente che Johann Wolfgang aveva, alla nascita del fratellino, tre anni e nove mesi.]

5 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. D/β.]

6 È un errore momentaneo che balza agli occhi. Non è da escludere che il paziente sia già sotto l’influsso della tendenza a eliminare il fratello; vedi S. Ferenczi, Über passagere Symptombildung während der Analyse, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 588 (1912).

7 Questo dubbio, che intacca sotto forma di resistenza il punto essenziale del racconto, fu ritirato poco dopo spontaneamente dallo stesso paziente.

8 “Sceglieva sempre oggetti pesanti.”

9 Vedi la mia Analisi della fobia di un bambino di cinque anni. (Caso clinico del piccolo Hans) (1908 [in OSF, vol. 5, parr. 2 e 3]).

10 Una signora di oltre cinquant’anni mi ha fornito qualche tempo fa una conferma ulteriore di questo simbolismo della gravidanza. Le avevano raccontato più volte che da piccola, quando cominciava appena a parlare, aveva l’abitudine di tirare eccitata il padre verso la finestra quando un carro carico di mobili passava per strada. Tenendo conto dei suoi ricordi circa l’abitazione che occupavano allora, si può stabilire che all’epoca aveva meno di due anni e nove mesi. In questo periodo nacque il suo fratellino, e in seguito a questa nascita la famiglia cambiò abitazione. All’incirca nello stesso periodo aveva spesso, prima di addormentarsi, la sensazione angosciosa che qualcosa di enormemente grande veniva su di lei, e in quelle occasioni “le mani le diventavano grosse così”.

11 [Nella frase successiva di Poesia e verità.]

12 [Nell’Interpretazione dei sogni cit., nella nota 730 aggiunta nel 1911.]

Vie della terapia psicoanalitica

13 [Vedi, di Freud, Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi (1913-14, in OSF, vol. 7): 2. Ricordare, ripetere e rielaborare, nonché la lezione 27 dell’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8).]

14 A ben vedere anche nell’analisi chimica si verifica qualcosa di molto simile. Contemporaneamente all’isolamento dei diversi elementi che il chimico riesce a ottenere, si realizzano delle sintesi che non rientrano nelle sue intenzioni, grazie al liberarsi delle somiglianze e delle affinità elettive tra le sostanze.

15 [La funzione sintetica dell’Io è discussa più approfonditamente nel cap. 3 di Inibizione, sintomo e angoscia (1925, in OSF, vol. 10).]

16 [S. Ferenczi, Technische Schwierigkeiten einer Hysterieanalyse, Int. Z. Psychoanal., vol. 5, 34 (1919). In questo scritto, come pure nel successivo, Weitere Ausbau der “aktiven Technik” in der Psychoanalyse, Int. Z. Psychoanal., vol. 7, 233 (1921), Ferenczi afferma di aver basato le proprie enunciazioni su un suggerimento orale di Freud stesso.]

17 [È un principio, questo, già menzionato da Freud in Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi cit.: 3. Osservazioni sull’amore di traslazione (1914).]

18 [Vedi l’articolo di Freud Modi tipici di ammalarsi nervosamente (1912, in OSF, vol. 6).]

19 [Vedi Per la storia del movimento psicoanalitico (1914, in OSF, vol. 7), terza parte.]

20 [Freud si riferisce probabilmente alla comunicazione letta da Jones al quarto Congresso psicoanalitico internazionale che fu tenuto a Monaco nel 1913 e che sanzionò la rottura tra Freud e Jung. Vedi E. Jones, Die Stellungnahme des psychoanalytischen Arztes zu den aktuellen Konflikten, Int. Z. Psychoanal., vol. 2, 6 (1914).]

21 [Vedi alcune ulteriori osservazioni di Freud sul pensiero di Putnam nei due scritti Necrologio di J. J. Putnam e Prefazione a “Discorsi di psicoanalisi” di J. J. Putnam.]

22 [Vedi l’espediente tecnico di porre una scadenza all’analisi adottato da Freud in Dalla storia di una nevrosi infantile. (Caso clinico dell’uomo dei lupi) (1914, in OSF, vol. 7), Premessa, e ridiscusso in Analisi terminabile e interminabile (1937, in OSF, vol. 11).]

23 [All’epoca in cui Freud scrisse questa comunicazione, il dottor Anton von Freund progettava la fondazione di un istituto simile a quello qui auspicato. Vedi oltre il necrologio a lui dedicato, Il dottor Anton von Freund.]

24 [Stando alla tradizione, l’imperatore d’Austria Giuseppe II (1741-1790) era un uomo bizzarro e assai prodigo con i suoi sudditi. Vedi un accenno di Freud simile a questo in Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi cit.: 1. Inizio del trattamento (1913).]

25 [Vedi l’Introduzione al libro “Psicoanalisi delle nevrosi di guerra” (1919) e, ancora più oltre, il Promemoria sul trattamento elettrico dei nevrotici di guerra (1920).]

“Un bambino viene picchiato” (contributo alla conoscenza dell’origine delle perversioni sessuali)

26 [Una serie molto conosciuta, all’epoca, di romanzi sentimentali per la gioventù, diretta da Madame de Ségur. Il libro più famoso fu forse Les Malheurs de Sophie.]

27 [Celebre romanzo di Harriet Beecher Stowe.]

28 [Vedi a questo proposito quel che Freud dice sulla teoria della sublimazione in L’Io e l’Es (1922), cap. 3.]

29 [A. Binet, Études de psychologie expérimentale: le fétichisme dans l’amour (Parigi 1888). Freud aveva già citato questa osservazione di Binet nei suoi Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Primo saggio, e la commentò ivi, nella nota 630, aggiunta nel 1920.]

30 [Vedi Freud, La disposizione alla nevrosi ossessiva (1913, in OSF, vol. 7).]

31 [Nulla è detto, in questo scritto, del sesto caso.]

32 [Eppure Freud torna sul tema delle fantasie di percosse negli uomini più oltre, nei parr. 4 e 6. Nel parlare di “un altro tema” egli si riferisce presumibilmente all’impostazione peculiarmente femminea su cui tali fantasie si basano.]

33 [Shakespeare, Macbeth, atto primo, scena 3.]

34 Vedi il ruolo del fato nel mito di Edipo.

35 [Nota aggiunta nel 1924] Vedi il proseguimento di queste argomentazioni nel mio scritto Il tramonto del complesso edipico (1924 [in OSF, vol. 10]).

36 [Questo termine, introdotto da van Ophuijsen (vedi la nota seguente), compare qui per la prima volta in uno scritto di Freud.]

37 [J. H. W. van Ophuijsen, Beiträge zum Männlichkeits Komplex der Frau, Int. Z. Psychoanal., vol. 4, 241 (1917).]

38 J. Marcinowski, Erotische Quellen der Minderwertigkeitsgefühle, Z. Sexualwiss., vol. 4, 313 (Bonn 1918).

39 [Non molto tempo prima Freud aveva trattato approfonditamente queste questioni nella sua Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8) soprattutto nelle lezioni 21 e 23. Ma vedi anche oltre, Prefazione a “Il rito religioso: studi psicoanalitici” di Theodor Reik.]

40 Vedi il mio scritto Metapsicologia (1915 [in OSF, vol. 8]): Pulsioni e loro destini. [In Al di là del principio di piacere (1920), par. 6, Freud non esclude che possa esistere un masochismo primario.]

41 [H. Silberer, Phantasie und Mythos, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 2, 541 (1910).]

42 [Vedi, di Freud, l’Introduzione al narcisismo (1914, in OSF, vol. 7), par. 3. A questa istanza sarà dato in seguito il nome di Super-io; vedi L’Io e l’Es (1922), cap. 3.]

43 [E. Bleuler, Der Sexualwiderstand, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 5, 442 (1913). Vedi la nota 696 che Freud aggiunse a questo proposito nei suoi Tre saggi sulla teoria sessuale cit.]

44 [Vedi per esempio quel che Freud dice su questo punto nel caso clinico dell’uomo dei topi (1909, in OSF, vol. 6) par. 1, sottopar. g.]

45 [In verità, come il lettore avrà rilevato dalla lettura delle pagine precedenti, il ragionamento di Freud si è in parte sviluppato riferendosi ai bambini di entrambi i sessi, designati dal sostantivo neutro “Kind”.]

46 [Nota aggiunta nel 1924] Ulteriori osservazioni su questo punto si trovano nel mio scritto Il problema economico del masochismo (1924 [in OSF, vol. 10]).

47 [Di fantasie di percosse si parla anche nel caso clinico dell’uomo dei lupi (1914, in OSF, vol. 7), parr. 3, 4 e 6.]

48 [Verso la fine del suo scritto molto più tardo, Analisi terminabile e interminabile (1937, in OSF, vol. 11), Freud attribuisce questa teoria a Wilhelm Fliess, proprio in riferimento a questo passo.]

49 [Oltre che in Per la storia del movimento psicoanalitico (1914, in OSF, vol. 7), parte 3, in cui viene confutato l’edificio dottrinale di Adler nel suo complesso, Freud discute la teoria adleriana della “protesta virile” nel caso clinico del presidente Schreber (1910, in OSF, vol. 6), par. 2 e in quello dell’uomo dei lupi cit., par. 9. Vedi anche più oltre Una nevrosi demoniaca nel secolo decimosettimo, par. 3.]

50 [A. Adler, Der psychische Hermaphroditismus im Leben und in der Neurose, Fortschr. Med., vol. 28, 486 (1910).]

51 [Vedi il caso di Anna O. in Breuer e Freud, Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1).]

52 [Vedi, per esempio, lo scritto di Freud Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico (1911, in OSF, vol. 6).]

53 [Vedi l’ultima parte della lunga nota 44 nel caso clinico dell’uomo dei topi cit.]

54 [Alcune ulteriori osservazioni sulla prima fase della fantasia di percosse nelle ragazze si trovano nel lavoro successivo di Freud Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi (1925, in OSF, vol. 10).]

Il perturbante

55 [Vedi oltre la nota 58.]

56 E. Jentsch, Zur Psychologie des Unheimlichen, Psychiat.-neurol. Wschr., vol. 8, 195 (1906).

57 [La prima guerra mondiale era appena terminata.]

58 [In effetti traducendo con “perturbante” l’aggettivo tedesco “unheimlich” ci rendiamo conto che il termine italiano non corrisponde perfettamente a quello tedesco, in larga misura intraducibile nella nostra lingua. “Unheimlich” potrebbe esser reso volta a volta con “inquietante”, “lugubre”, “sinistro”, “non confortevole”, “sospetto”, “ambiguo”, “infido”, e designa comunque una sensazione di insicurezza, inquietudine, turbamento o disagio, suscitata da cose, eventi, situazioni o persone.]

59 [Grammaticalmente il contrario di “unheimlich”.]

60 D. Sanders, Wörterbuch der Deutschen Sprache (Lipsia 1860), vol. 1, p. 729. [Nella nostra traduzione omettiamo alcuni dettagli, soprattutto fonti degli esempi citati. Si veda comunque l’estratto integrale di questo vocabolario della lingua tedesca più oltre, nell’Appendice.]

61 J. e W. Grimm, Deutsches Wörterbuch, vol. 4 (Lipsia 1877), pt. 2, pp. 873 sgg.

62 [Der Sandmann (1816). È una narrazione fantastica, in cui l’autore ci trasporta in un’Italia affatto immaginaria, dove la novella si svolge. Il titolo deriva dal fatto che il personaggio centrale della novella, il sensitivo e visionario Nathaniel, crebbe, nella sua desolata e cupa infanzia, sotto l’incubo di una fiaba narratagli dalla governante, secondo la quale un essere fantastico, il Sandmann, versa sabbia negli occhi dei bambini fino a quando gli occhi stessi, sanguinanti, balzano fuori dalle vuote occhiaie. Singolari circostanze spingono il bambino a identificare con il malefico essere un collaboratore di suo padre negli esperimenti di alchimia, Coppelius, il quale, a più riprese e in sempre nuovi aspetti, compare in seguito nella sua vita, in momenti eccezionali e sempre come nemico. In questa cornice è inserita l’azione centrale della novella: la strana storia d’amore di Nathaniel diventato studente all’università. Nella piccola città universitaria vive il grande scienziato italiano Lazzaro Spallanzani, il quale però compare qui in veste di mago della scienza, inventore e costruttore di una bambola, Olimpia, simile a persona umana, cui egli dà movimento e parola; l’inesperto Nathaniel se ne innamora come di persona viva e finisce, attraverso varie e fantastiche vicende, col perdere tragicamente la ragione. Ed è ancora Coppelius che provoca la sua fine: mentre un giorno Nathaniel, liberatosi finalmente dal malefico fascino di Olimpia, contempla dall’alto di una torre la città sottostante, insieme con Clara, la tenera e idillica fidanzata della sua adolescenza, Coppelius lo ammalia con lo sguardo e lo spinge a precipitarsi nel vuoto. (Dal Dizionario letterario Bompiani, vol. 4, pp. 501 sg.)]

63 E. T. A. Hoffmann, Sämtliche Werke, edizione Grisebach, volume 3.

64 Sulla derivazione del nome, la signora Rank osserva che in italiano coppella equivale a crogiuolo (le operazioni chimiche nel corso delle quali il padre di Nathaniel subisce l’incidente), e coppo alla cavità dell’occhio. [In tutte le edizioni tedesche di questo saggio, ad eccezione della prima del 1919, questa nota è stata collocata per errore nel capoverso precedente, laddove il nome “Coppelius” è menzionato la seconda volta.]

65 [Vedi anche Totem e tabù cit., cap. 4, par. 3, dove Freud parla dell’accecamento come di un sostituto dell’evirazione.]

66 In effetti l’elaborazione fantastica dell’artista non ha sconvolto gli elementi del racconto in maniera così radicale che non si possa ricostruirne l’ordinamento originario. Nella storia infantile il padre e Coppelius rappresentano l’imago paterna che si è scissa, a causa dell’ambivalenza del bambino, in due personaggi opposti; uno minaccia l’accecamento (evirazione), l’altro, il padre buono, supplica che si risparmino gli occhi del figlio. L’elemento del complesso colpito più intensamente dalla rimozione, ossia il desiderio di morte contro il padre cattivo, trova la sua raffigurazione nella morte del padre buono, che viene addossata a Coppelius. A questa coppia di padri corrispondono nella biografia successiva dello studente il professor Spallanzani e l’ottico Coppola, dove il professore è di per sé una figura che appartiene alla serie paterna, mentre Coppola si identifica con l’avvocato Coppelius. Come prima i due avevano lavorato insieme al misterioso braciere, così ora hanno portato a compimento insieme la bambola Olimpia; il professore viene detto anche il padre di Olimpia. Attraverso questa duplice comunanza essi tradiscono la loro natura di scissioni dell’imago paterna, ossia tanto il meccanico quanto l’ottico sono il padre sia di Olimpia che di Nathaniel. Nella spaventevole scena dell’infanzia, Coppelius, dopo aver rinunciato ad accecare il piccolo, gli aveva svitato per prova braccia e gambe, ossia aveva agito come un meccanico con una bambola. Questo passaggio singolare, che esorbita completamente dalla cornice entro cui viene ritratto il mago sabbiolino, introduce nel giuoco un nuovo equivalente dell’evirazione; ma rimanda anche all’identità interiore di Coppelius col suo futuro antagonista, il meccanico Spallanzani, e ci prepara all’interpretazione della figura di Olimpia. Questa bambola automatica non può essere altro che la materializzazione dell’atteggiamento femmineo del piccolo Nathaniel verso il padre. I padri di Olimpia – Spallanzani e Coppola – non sono che nuove edizioni, reincarnazioni dei due padri di Nathaniel. L’affermazione di Spallanzani, altrimenti incomprensibile, secondo cui l’ottico avrebbe rubato gli occhi a Nathaniel (vedi sopra) per metterli alla bambola acquista così un significato, giacché testimonia l’identità di Olimpia e Nathaniel. Olimpia è per così dire un complesso distaccatosi da Nathaniel che gli si fa incontro come persona; quanto egli sia dominato da questo complesso è espresso nell’insensato e ossessivo amore che egli nutre per Olimpia. Possiamo ben definirlo un amore narcisistico, e comprendiamo che colui che ne è preda si estranei dall’oggetto d’amore reale. Ma l’esattezza psicologica del fatto che il giovane fissato al padre dal complesso di evirazione diventa incapace di amare le donne è dimostrata da numerose analisi di malati, il cui contenuto è, si capisce, meno fantastico, ma poco meno triste della storia dello studente Nathaniel.

Hoffmann nacque da un matrimonio infelice. Quando aveva tre anni il padre si separò dalla famigliola e non tornò mai più a vivere con loro. Secondo la documentazione portata da E. Grisebach nell’introduzione biografica alle Opere di Hoffmann, la relazione col padre fu sempre una delle componenti più vulnerabili nella vita emotiva di questo scrittore.

67 [In questo racconto (del 1816) al protagonista, Medardo, si accompagna a un certo punto un sosia, carico degli stessi delitti e rimorsi.]

68 [Espressione che riecheggia Nietzsche (vedi per esempio l’ultima parte di Così parlò Zarathustra). Vedi anche più oltre Al di là del principio di piacere (1920), par. 3, dove Freud ricorre a un’espressione analoga.]

69 O. Rank, Der Doppelgänger, Imago, vol. 3, 97 (1914).

70 [Vedi L’interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), cap. 6, par. E. Vedi anche più oltre La testa di Medusa.]

71 Io credo che quando i poeti lamentano che il petto dell’uomo ospita due anime, e quando gli psicologi popolari parlano della scissione dell’Io nell’uomo, essi intravedono questo dissidio che fa parte della psicologia dell’Io, tra l’istanza critica e il resto dell’Io, e non l’antitesi, scoperta dalla psicoanalisi, tra l’Io e ciò che è inconscio e rimosso. Tuttavia questa differenza è attenuata dal fatto che tra ciò che viene respinto dalla critica dell’Io si trovano in primo luogo le propaggini del rimosso.

[Di questa istanza critica e censoria Freud aveva parlato già diffusamente nell’Introduzione al narcisismo (1914, in OSF, vol. 7), par. 3; il concetto verrà comunque ulteriormente ampliato nei due scritti contenuti in Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921) e L’Io e l’Es (1922). Ivi, rispettivamente nel par. 11 di Psicologia delle masse e analisi dell’Io e nel cap. 3 di L’Io e l’Es, a tale istanza critica verrà dato il nome di “ideale dell’Io” e di “Super-io”.]

72 In Der Student von Prag di H. H. Ewers [1871-1943], donde prese le mosse lo studio di Rank sul sosia, il protagonista ha promesso all’innamorata di non uccidere il suo rivale nel duello. Ma mentre si reca verso la località prescelta per il duello incontra il suo sosia, che ha già ammazzato il rivale. [Vedi, sull’illusorietà del libero arbitrio, quel che Freud dice nella Psicopatologia della vita quotidiana (1901, in OSF, vol. 4), cap. 12, par. B.]

73 Vedi Heine, Die Götter im Exil [Gli dei in esilio].

74 [Mark Twain, A Tramp Abroad (Londra 1880), vol. 1, p. 107.]

75 [Allusione a un pensiero superstizioso che era stato di Freud stesso. Egli aveva compiuto 62 anni nel 1918, cioè l’anno prima di questo scritto.]

76 P. Kammerer, Das Gesetz der Serie (Vienna 1919).

77 [Freud si riferisce allo scritto Al di là del principio di piacere (1920) dove nei parr. 2 e 3 sono illustrate le diverse manifestazioni della “coazione a ripetere” (vedi sopra l’Avvertenza editoriale). Sotto il profilo clinico Freud si era comunque già occupato di questo fenomeno in Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi (1913-14, in OSF, vol. 7): 2. Ricordare, ripetere e rielaborare (1914).]

78 [Ballata di Schiller, il cui argomento è tratto da Erodoto, lb. 3, 39 sgg.]

79 Freud, Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva. (Caso clinico dell’uomo dei topi) (1909 [in OSF, vol. 6, par. 1 e par. 2, sottopar. b]).

80 S. Seligmann, Der böse Blick und Verwandtes (2 voll., Berlino 1910 e 1911).

81 [Si tratta ancora del nevrotico ossessivo noto come “Uomo dei topi”. Vedi il caso clinico freudiano citato ivi, nel par. 2, sottopar. b e nota 76.]

82 Vedi il terzo capitolo: “Animismo, magia e onnipotenza dei pensieri”, nel mio libro Totem e tabù (1912-13) ove si trova la seguente nota [nota 152 dell’edizione italiana]: “Sembra che noi attribuiamo una qualità ‘perturbante’ alle impressioni che tendono a confermare l’onnipotenza dei pensieri e il modo di pensare animistico in generale, anche se nel nostro giudizio ci siamo già distolti da esse” [da tali credenze].

83 [È questo uno dei più importanti problemi trattati in Al di là del principio di piacere (1920) vedi oltre, par. 6.]

84 [Sul modo di atteggiarsi degli uomini rispetto alla morte vedi lo scritto di Freud Considerazioni attuali sulla guerra e la morte (1915, in OSF, vol. 8), par. 2.]

85 Vedi Totem e tabù cit. [cap. 2, par. 4].

86 [In italiano nel testo, nella forma “gettatore”.]

87 [Goethe, Faust, parte prima, Il giardino di Marta. Trad. it. a cura di Franco Fortini (Mondadori, Milano 1973), p. 317.]

88 [Wilhelm Hauff (1802-27). La fiaba cui si allude reca il titolo Die Geschichte von der abgehauenen Hand (La storia della mano mozza).]

89 [Vedi, di Freud, il caso clinico dell’uomo dei lupi (1914, in OSF, vol. 7), par. 8.]

90 [“Liebe ist Heimweh”.]

91 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. E.]

92 [Vedi lo scritto successivo di Freud La negazione (1925, in OSF, vol. 10).]

93 Poiché anche l’effetto perturbante del sosia fa parte di questa categoria, diventa interessante conoscere l’effetto che fa su di noi l’immagine della nostra persona quando ci si fa incontro non chiamata e inattesa. Ernst Mach riferisce due osservazioni di questo genere in Analyse der Empfindungen (Jena, 2a ed. 1900), p. 3. Una prima volta si spaventò non poco quando riconobbe che il volto che aveva visto era il suo stesso volto; la seconda volta pronunciò un giudizio assai sfavorevole sullo sconosciuto (tale lo riteneva) che saliva sul suo omnibus: “Guarda un po’ chi arriva, un disgraziato di maestro di scuola!” – Posso raccontare a mia volta un’avventura simile. Ero seduto, solo, nello scompartimento del vagone-letto quando per una scossa più violenta del treno la porta che dava sulla toeletta attigua si aprì e un signore piuttosto anziano, in veste da camera, con un berretto da viaggio in testa, entrò nel mio scompartimento. Supposi che avesse sbagliato direzione nel venir via dal gabinetto che si trovava tra i due scompartimenti, e che fosse entrato da me per errore; saltai su per spiegarglielo ma mi accorsi subito, con grande sgomento, che l’intruso era la mia stessa immagine riflessa dallo specchio fissato sulla porta di comunicazione. Ricordo tuttora che l’apparizione non mi piacque affatto. – Anziché spaventarci alla vista del nostro sosia, quindi, tanto Mach che io semplicemente non lo avevamo riconosciuto. Non escluderei che la brutta impressione destata in noi fosse in definitiva un residuo di quella reazione arcaica la quale percepisce il sosia come un che di perturbante.

94 [Quello di cui si è parlato nel capoverso precedente.]

95 [Intendi: il contenuto concreto di un nostro atto di pensiero.]

96 [Die Weissagung, di Arthur Schnitzler (1862-1931).]

97 [Der Zerrissene, di Johann Nestroy (1801-62).]

98 [Canterville Ghost, di Oscar Wilde (1854-1900).]

99 [La paura che i bambini hanno del buio è discussa nel terzo dei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905, in OSF, vol. 4), nota 746.]

100 [Vedi sopra, par. 1 e nota 60.]

101 [Il carattere spaziato è introdotto da Freud.]

Scritti brevi (1919)

102 [È il celebre caso clinico della Signorina Anna O., raccontato nel libro di Breuer e Freud, Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1).]

103 O. Rank e H. Sachs, Die Bedeutung der Psychoanalyse für die Geisteswissenschaften (Wiesbaden 1913). [Una rassegna dei campi del sapere non medico nei quali i metodi esplorativi della psicoanalisi possono essere opportunamente applicati fu compiuta da Freud stesso in un articolo commissionatogli dalla rivista “Scientia”: L’interesse per la psicoanalisi (1913, in OSF, vol. 7).]

104 O. Rank, Das Inzestmotiv in Dichtung und Sage (Vienna 1912).

105 W. Robertson Smith, Lectures on the Religion of the Semites (Londra 1889).

106 [Al primo volume qui prefatto Reik non fece mai seguire un secondo volume.]

107 [Si trattava del dottor Anton von Freund. Vedi oltre quel che Freud scrisse in occasione della sua morte. Il quinto Congresso psicoanalitico internazionale fu tenuto a Budapest nel settembre del 1918.]

108 [L’“Internationaler psychoanalytischer Verlag”.]

109 [Corrispondenti, all’epoca, a 250 dollari circa.]

110 Vedilo nella “Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse”, vol. 4, 71 (1916).

111 Apparso a Monaco di Baviera nel 1918.

112 Vedilo in “Imago”, vol. 4, 125 e 189 (1915-16).

113 [Questo esame fu compiuto nell’articolo di E. Jones, Professor Dr. James Jackson Putnam, Int. Z. Psychoanal., vol. 5, 233 (1919). Ma vedi anche lo scritto di Freud Prefazione a “Discorsi di psicoanalisi” di J. J. Putnam. Freud stesso aveva tradotto l’articolo di Putnam, On the Ethiology and the Treatment of the Psychoneuroses, Boston med. surg. J., vol. 163, 75 (1910). Alla traduzione, apparsa con il titolo Über Ätiologie und Behandlung der Psychoneurosen, Zbl. Psychoanal., vol. 1(4) 137 (1911), Freud appose la nota seguente: “Questa conferenza tenuta da J. J. Putnam, professore di neurologia alla Harvard University di Boston, è offerta ai nostri lettori per controbilanciare i molti, ingiusti e incomprensivi attacchi di cui la psicoanalisi è fatta oggetto, e al posto di un contrattacco che potrebbe facilmente esacerbarci. Putnam non è soltanto uno dei più eminenti neurologi americani, egli è anche un uomo universalmente stimato per il suo carattere ineccepibile e per le sue elevate qualità morali. Nonostante abbia da tempo oltrepassato gli anni della giovinezza, a partire dall’anno scorso ha assunto una posizione di primo piano fra i campioni della psicoanalisi.” Vedi come Freud stesso commenta questa sua allusione all’età non più giovanile di Putnam nella Psicopatologia della vita quotidiana (1901, in OSF, vol. 4), cap. 3 e nota 83. Vedi anche Jones, Vita e opere di Freud, trad. it. A. e M. Novelletto (il Saggiatore, Milano 1962), vol. 2, p. 82).]

114 [La laurea in medicina. Aveva già una laurea in lettere.]

115 [La “Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse”.]

116 [Né, a quanto pare, lo è stato in seguito.]

Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile

117 [Vedi, per una discussione più approfondita di questo punto, Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi (1913-14, in OSF, vol. 7): 2. Ricordare, ripetere e rielaborare; vedi inoltre Costruzioni nell’analisi (1937, in OSF, vol. 11).]

118 [Vedi quel che Freud dice a questo proposito nei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905, in OSF, vol. 4), Primo saggio, par. 1/A.]

119 L’introduzione dell’espressione “complesso di Elettra” non mi pare rappresenti alcun progresso o vantaggio e non intendo quindi raccomandarne l’uso. [L’espressione era stata introdotta da Carl Gustav Jung nel suo Saggio di esposizione della teoria psicoanalitica (1913), pp. 175 sg. Un commento analogo a questo si trova nello scritto posteriore di Freud sulla Sessualità femminile cit.]

120 Vedi I. Sadger, Jahresbericht über sexuelle Perversionen, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 6, 296 (1914).

121 Non è affatto raro che una relazione amorosa venga troncata a causa dell’identificazione del soggetto con l’oggetto amato, processo che corrisponde a un tipo di regressione al narcisismo. In seguito a ciò è facile che in una nuova scelta oggettuale il soggetto investa la propria libido su una persona di sesso opposto rispetto a quella della scelta precedente.

122 Gli spostamenti della libido qui descritti sono certamente familiari ad ogni psicoanalista avvezzo a riscontrarli nelle anamnesi dei nevrotici. Tuttavia, mentre in costoro si verificano nei teneri anni infantili, all’epoca della prima fioritura della vita amorosa, nel caso della nostra ragazza, che non era per nulla nevrotica, tali spostamenti hanno avuto luogo nei primi anni dopo la pubertà, tra l’altro in guisa quasi completamente inconscia. Non è escluso che un giorno questo fattore temporale possa rivelarsi di grande importanza.

123 Giacché finora questo fattore del cedere il passo a qualcuno [o ritirarsi in suo favore] non è stato affatto nominato tra le cause dell’omosessualità o a proposito del meccanismo della fissazione libidica in genere, desidero riferire qui un’osservazione analitica simile che presenta un particolare motivo di interesse. Ho conosciuto una volta due fratelli gemelli che erano entrambi dotati di forti impulsi libidici. Uno di essi aveva molto successo con le donne e allacciava innumerevoli relazioni con donne e ragazze. L’altro aveva dapprima seguito la stessa strada, ma a un certo punto cominciò a trovare sgradevole l’idea di intralciare la strada al fratello, e, data la loro somiglianza, di poter essere scambiato con lui in occasioni intime; per superare tali difficoltà divenne omosessuale. Lasciò le donne al fratello, ossia gli cedette il passo. Un’altra volta ebbi in cura un uomo piuttosto giovane, un artista di indole inequivocabilmente bisessuale e nel quale l’omosessualità si era manifestata insieme a un disturbo della capacità lavorativa. Sfuggiva nel contempo le donne e il suo lavoro. L’analisi, che riuscì a ricondurlo alle une e all’altro, dimostrò che il timore del padre era il più potente motivo psichico di entrambi i suoi disturbi, che in realtà erano privazioni. Questo giovane si era fatto l’idea che tutte le donne appartenessero a suo padre e cercava rifugio negli uomini per ossequio al padre, per evitare il conflitto con lui. Tale motivazione della scelta oggettuale omosessuale è certamente riscontrabile con notevole frequenza; nei tempi più remoti della storia del genere umano è probabile che tutte le donne appartenessero al padre, che era anche il capo supremo dell’orda primordiale. Tra fratelli che non sono gemelli questo “ritirarsi” dell’uno in favore dell’altro svolge un’importante funzione anche in ambiti diversi da quello della scelta amorosa. Prendiamo ad esempio un fratello maggiore che studia musica con successo; il fratello minore, musicalmente assai più dotato, interrompe assai presto i suoi studi musicali nonostante li ami moltissimo, né si riesce a indurlo a toccare mai più uno strumento. È solo un esempio di un fenomeno che si verifica con grande frequenza; e la ricerca dei motivi che spingono a “cedere il passo” anziché ad accettare la concorrenza mette in luce condizioni psichiche assai complicate.

124 [In italiano nel testo. Così il verso completo di Tasso, nella Gerusalemme liberata, canto 20, stanza 16: “Brama assai, poco spera e nulla chiede.”]

125 Vedi i miei Contributi alla psicologia della vita amorosa (1910-17 [in OSF, vol. 6]): 1. Su un tipo particolare di scelta oggettuale nell’uomo (1910).

126 [Kam nieder, dal verbo “niederkommen” che ha il doppio significato di “venir giù” e “partorire”. “Venir giù” al posto di “partorire” si dice anche in alcuni dialetti lombardi.] Che varie forme di suicidio possano essere interpretate come appagamenti di desideri sessuali è un fatto noto da tempo a tutti gli analisti. (Avvelenarsi = ingravidarsi, annegare = generare un figlio, buttarsi giù dall’alto = partorire.)

127 Vedi il mio scritto Considerazioni attuali sulla guerra e la morte (1915 [in OSF, vol. 8]).

128 [Per alcune ulteriori osservazioni sui “sogni ipocriti” vedi L’interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), nota 364 e cap. 6, par. H.]

129 [Vedi oltre la nota 428.]

130 [Vedi oltre Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, paranoia e omosessualità (1921), par. B e Osservazioni sulla teoria e pratica dell’interpretazione dei sogni (1922), par. 5 e nota 427.]

131 Vedi l’ammissione di Crimilde nel Canto dei Nibelunghi [I, 15. Crimilde dichiarò alla madre che non avrebbe mai permesso a un uomo di amarla, giacché l’amore di un uomo le avrebbe fatto perdere la propria bellezza.]

132 Vedi A. Lipschütz, Die Pubertätsdrüse und ihre Wirkungen (Berna 1919).

133 [Vedi come Freud discute questi due concetti nei suoi Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Terzo saggio, par. 4 e nota 742.]

134 [Vedi ancora ibid., Primo saggio, par. 1/A, dove Freud discute dell’inversione sessuale o omosessualità. In particolare egli si sofferma sugli esperimenti del biologo Eugen Steinach (1861-1944) in un’aggiunta del 1920 alla nota 622. Tornerà su questo tema nello scritto Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, paranoia e omosessualità cit.]

Promemoria sul trattamento elettrico dei nevrotici di guerra

135 [Julius von Wagner-Jauregg fu docente di psichiatria all’Università di Vienna dal 1893 al 1928.]

136 [Vedi sopra, Introduzione al libro “Psicoanalisi delle nevrosi di guerra” cit.]

137 [Nel manoscritto originale questa data è chiaramente scritta “1818”.]

Scritti brevi (1920)

138 H. Ellis, The Philosophy of Conflict and Other Essays in Wartime (2a serie, Londra 1919).

139 Il passo fu rintracciato da Otto Rank ed è citato nella mia Interpretazione dei sogni (1899 [in OSF, vol. 3, cap. 2]).

140 [Prima del 1914 equivalenti a circa 312 500 dollari.]

141 [Vedi sopra lo scritto freudiano sulla Pubblicazione e premiazione di lavori psicoanalitici (1919).]

142 [Schiller, La sposa di Messina, atto 3, scena 5.]

Al di là del principio di piacere

143 [Vedi nella Metapsicologia (1915, in OSF, vol. 8): L’inconscio, par. 4.]

144 [I concetti di “quantità” e di “legame” riferiti all’eccitamento, che ricorrono assai sovente nelle opere di Freud, risalgono al Progetto di una psicologia (1895, in OSF, vol. 2) dove sono approfonditamente discussi. Sulla nozione di “legame” vedi particolarmente ivi, il cap. 3, par. 1. Ma vedi anche più oltre il par. 5 di questo testo.]

145 [Questo punto è ancora menzionato più oltre, nel par. 7. Esso sarà ulteriormente sviluppato nello scritto successivo sul Problema economico del masochismo (1924, in OSF, vol. 10). Ma vedi anche il Progetto di una psicologia cit., cap. 1, par. 7.]

146 G. T. Fechner, Einige Ideen zur Schöpfungs- und Entwicklungsgeschichte der Organismen (Lipsia 1873), sezione 11, aggiunta, p. 94.

147 [Vedi ancora il Progetto di una psicologia cit., cap. 1, par. 8. L’aggettivo “estetico” è qui usato in senso etimologico e indica ciò che attiene alla sensazione o alla percezione. Nello stesso senso la parola “estetica” è usata più oltre, nel par. 2.]

148 [L’assunzione del “principio di costanza”, menzionato brevemente per la prima volta negli Abbozzi per la “comunicazione preliminare” (1892, in OSF, vol. 1), Lettera a Josef Breuer, risale alle prime ricerche neurofisiologiche di Freud. Per ulteriori riferimenti e indicazioni sullo sviluppo di questo concetto e sulle sue relazioni con il “principio di piacere”, vedi le note editoriali contenute nella Metapsicologia cit.: Pulsioni e loro destini.]

149 Fechner, op. cit., p. 90.

150 [Vedi lo scritto freudiano Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico (1911, in OSF, vol. 6).]

151 [Nota aggiunta nel 1925] Il punto essenziale è certamente il seguente: essendo sensazioni consce, il piacere e il dispiacere sono legati all’Io. [Su questo punto Freud tornerà all’inizio del cap. 2 di Inibizione, sintomo e angoscia (1925, in OSF, vol. 10).]

152 Vedi il libro Psicoanalisi delle nevrosi di guerra (1919) al quale hanno contribuito Ferenczi, Abraham, Simmel e Jones. [L’introduzione di Freud a questo libro; vedi anche, qui sopra, il Promemoria sul trattamento elettrico dei nevrotici di guerra (1920).]

153 [La parola “completa” fu aggiunta nel 1921.]

154 [Nella prima edizione del 1920 era scritto: “potesse talvolta esser determinato”.]

155 [In tedesco Schreck, Furcht e Angst.]

156 [Non sempre Freud si è attenuto alla distinzione qui tracciata. Molto spesso il termine “Angst” è da lui usato per designare uno stato di paura o di angoscia che non è affatto riferito al futuro. Non è improbabile che sia qui adombrata la distinzione che Freud traccerà in Inibizione, sintomo e angoscia cit. tra l’angoscia come reazione a una situazione traumatica – che probabilmente equivale a ciò che qui è chiamato “Schreck” – e l’angoscia come segnale che annuncia l’approssimarsi di un evento siffatto. Vedi anche più oltre, nel par. 4, dove Freud parla della preparazione (al pericolo) come di un elemento costitutivo dell’angoscia.]

157 [Vedi il cap. 1 degli Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1), par. 2, nonché la conferenza di Freud sul Meccanismo psichico dei fenomeni isterici (1893, in OSF, vol. 2).]

158 [Le ultime parole di questo periodo, da “altrimenti” in poi, furono aggiunte nel 1921; su questo tema nel suo insieme vedi L’interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), cap.7, par. C; vedi anche oltre lo scritto Complementi alla teoria del sogno (1920).]

159 S. Pfeifer, Äusserungen infantil-erotischer Triebe im Spiele, Imago, vol. 5, 243 (1919).

160 Un’osservazione successiva confermò pienamente questa interpretazione. Un giorno la madre era rimasta fuori casa per parecchie ore, e al ritorno venne accolta col saluto “Bebi [= il bambino] o–o–o!”, che in un primo momento parve incomprensibile. Ma presto risultò che durante quel lungo periodo di solitudine il bambino aveva trovato un modo per farsi scomparire lui stesso. Aveva scoperto la propria immagine in uno specchio che arrivava quasi al suolo, e si era accoccolato in modo tale che l’immagine se n’era andata “via”. [Questo stesso bambino (un nipotino di Freud), e questa scena sono menzionati anche nella nota 833 aggiunta nel 1919 all’Interpretazione dei sogni cit.]

161 Quando il bambino ebbe cinque anni e nove mesi la madre morì. Ora che davvero la mamma era andata “via” (“o–o–o”), il bambino non mostrò alcun segno di afflizione. È però vero che nel frattempo era nato un secondo bambino, che aveva suscitato la sua violenta gelosia.

162 Vedi il mio scritto Un ricordo d’infanzia tratto da “Poesia e verità” di Goethe (1917) [sopra].

163 [Un’osservazione analoga a questa si trova nel par. 3 dello scritto sulla Sessualità femminile (1931, in OSF, vol. 11).]

164 [Freud si era occupato di questo argomento nello scritto, pubblicato postumo, Personaggi psicopatici sulla scena (1905, in OSF, vol. 5).]

165 [Vedi sopra nota 147.]

166 Vedi il mio scritto Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi (1913-14 [in OSF, vol. 7]): 2. Ricordare, ripetere e rielaborare. [In effetti in tale scritto Freud parla per la prima volta della “coazione a ripetere” che costituisce uno dei temi principali del presente lavoro.]

167 [Anche questo termine, nell’accezione particolare in cui è qui usato, compare per la prima volta nello scritto tecnico testé citato.]

168 [L’idea dell’Io come struttura coerente cui spettano determinate funzioni risale al Progetto di una psicologia cit., di cui vedi, per esempio, il cap. 1, par. 15. Freud riprende questo argomento e lo sviluppa nel secondo capitolo di L’Io e l’Es (1922): vedi oltre.]

169 [Questa frase è formulata così a partire dal 1921; nella prima edizione del 1920 si leggeva: “È possibile che una parte notevole dell’Io sia anch’essa inconscia; probabilmente solo una parte di esso può essere designata col termine ‘preconscio’.”]

170 [Un’esposizione più dettagliata e un po’ diversa da questa sulle fonti della resistenza si trova nel cap. 11 di Inibizione, sintomo e angoscia cit.]

171 [Nota aggiunta nel 1923] Altrove ho spiegato [vedi oltre Osservazioni sulla teoria e pratica dell’interpretazione dei sogni, par. 8] che ciò che viene in aiuto alla coazione a ripetere è l’“effetto suggestivo” esercitato dal trattamento, e cioè quell’arrendevolezza del malato nei confronti del medico che ha profonde radici nel suo complesso parentale inconscio.

172 [Vedi l’uso allegorico che Freud fa della favola dei “Tre desideri” nell’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8), lezione 14. La stessa favola è citata, sia pure per illustrare un’altra tematica, nello scritto Il perturbante (1919), vedine sopra il par. 3.]

173 J. Marcinowski, Die erotischen Quellen der Minderwertigkeitsgefühle, Z. Sexualwiss., vol. 4, 313 (1918).

174 [Da qui alla fine del capoverso nella prima edizione era scritto soltanto: “...e siamo indotti a ritenere che oggi provocherebbe un dispiacere minore se riemergesse come ricordo anziché assumere la forma di una nuova esperienza. Ma a quest’ultimo esito si è costretti da una coazione”.]

175 [Vedi sopra, Il perturbante, par. 2 e nota 68.]

176 Vedi a questo proposito le opportune osservazioni contenute nel saggio di C. G. Jung, L’importanza del padre nel destino dell’individuo (1909).

177 [Nelle edizioni precedenti a quella del 1923 l’ultima parte di questa frase diceva: “la coazione a ripetere è in certo modo chiamata in aiuto dall’Io che vuole tener fermo il principio di piacere”.]

178 [Vedi, di Freud, L’interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. F e, nella Metapsicologia (1915): L’inconscio cit., par. 2.]

179 [Il sistema P (percettivo) fu descritto per la prima volta da Freud nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. B. Nella Metapsicologia cit.: Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno Freud considera coincidenti i sistemi P e C.]

180 Ciò che segue è tratto direttamente dalle “Considerazioni teoriche” di Josef Breuer contenute in Breuer e Freud, Studi sull’isteria cit. [cap. 3, par. 1 e nota 208. Freud stesso sviluppò tuttavia questo tema nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. B; esso figura comunque già nel Progetto di una psicologia cit., cap. 1, par. 3 e nella lettera a Fliess del 6 dicembre 1896. Freud tornerà ancora sull’argomento nella Nota sul “notes magico” (1924, in OSF, vol. 10).]

181 [L’interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. B.]

182 [Una anticipazione di questa ipotesi si trova già nel Progetto di una psicologia cit., cap. 1, par. 3.]

183 Breuer e Freud, Studi sull’isteria cit. [cap. 3, par. 2 e nota 214. Ma vedi anche sopra la nota 144].

184 [Vedi, nel Progetto di una psicologia cit., cap. 1, parr. 5 e 9.]

185 [Vedi nella Metapsicologia (1915): L’inconscio cit., par. 5 e nota 109.]

186 [Nelle ultime pagine della Nota sul “notes magico” cit., Freud tornerà a considerare l’origine della rappresentazione del tempo. Nello stesso scritto è contenuta anche una ulteriore discussione sul rivestimento che protegge dagli stimoli.]

187 [Vedi il Progetto di una psicologia cit., cap. 1, par. 10.]

188 [Ibid., par. 4.]

189 Vedi il mio scritto Metapsicologia (1915): Pulsioni e loro destini cit. [ma vedi anche il Progetto di una psicologia cit., cap. 1, par. 6 e Inibizione, sintomo e angoscia cit., cap. 11, par. C.]

190 [Del “principio della non suscettibilità all’eccitamento dei sistemi non investiti” Freud aveva parlato già nella Metapsicologia (1915): Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno cit., e ivi nella nota 177.]

191 [Vedi sopra la nota 156.]

192 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. C. Ma vedi anche più oltre Complementi alla teoria del sogno e Osservazioni sulla teoria e pratica dell’interpretazione dei sogni, par. 9.]

193 [Nelle edizioni precedenti a quella del 1923 al posto delle parole tra parentesi si leggeva: “che non è inconscio”.]

194 Vedi la mia Introduzione al libro “Psicoanalisi delle nevrosi di guerra” (1919).

195 Vedi le osservazioni contenute nei miei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905 [in OSF, vol. 4, Secondo saggio, par. 7]) relative agli effetti del movimento oscillatorio e del viaggiare in treno.

196 Vedi il mio saggio Introduzione al narcisismo cit. [par. 2].

197 Vedi il cap. 7 della mia Interpretazione dei sogni cit. [par. E. Vedi anche, di Breuer e Freud, Studi sull’isteria cit., cap. 3].

198 [Vedi alcune osservazioni contenute nell’opera di Freud, Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905, in OSF, vol. 5), cap. 7, par. 6 e, sopra, nello stesso testo, la nota 152.]

199 [Le ultime sette parole furono aggiunte nel 1921.]

200 Non metto in dubbio che ipotesi analoghe sulla natura delle pulsioni siano già state ripetutamente formulate.

201 [Le ultime sei parole furono aggiunte nel 1921. Vedi oltre.]

202 [Nota aggiunta nel 1925] Il lettore non dovrebbe dimenticare che quello che segue è lo sviluppo di un pensiero estremamente radicale, che verrà limitato e corretto in seguito, quando si prenderanno in esame le pulsioni sessuali.

203 [Nelle edizioni precedenti a quella del 1925 si trovava a questo punto la nota seguente: “Vedi la rettifica successivamente apportata a questa concezione estrema delle pulsioni di autoconservazione.”]

204 [Nota aggiunta nel 1923] Eppure proprio e unicamente alle pulsioni sessuali possiamo attribuire una tendenza interna al “progresso” e allo sviluppo sempre maggiore! (vedi oltre).

205 [Nota aggiunta nel 1925] Dal contesto dovrebbe risultare chiaro che qui l’espressione “pulsioni dell’Io” è una denominazione provvisoria, che si ricollega alla prima terminologia psicoanalitica. [Vedi oltre par. 6 e la nota 245.]

206 [Il corsivo risale all’edizione del 1921.]

207 Ferenczi è giunto alla stessa conclusione seguendo una strada diversa (Entwicklungsstufen der Wirklichkeitssinnes, Int. Z. Psychoanal., 1, 137, 1913): “Se questo pensiero viene sviluppato fino alla sua logica conclusione, dobbiamo familiarizzarci con l’idea di una tendenza alla perseveranza o alla regressione che domina anche la vita organica, mentre la tendenza a un ulteriore sviluppo, all’adattamento ecc. diventerebbe attiva soltanto sotto l’azione di stimoli esterni.”

208 Mefistofele nel Faust, parte 1, scena dello studio (II). [“ungebändigt immer vorwärts dringt: (a lui il destino gli ha dato) uno spirito sfrenato che sempre lo spinge più avanti”. Trad. it. a cura di Franco Fortini (Mondadori, Milano 1973).]

209 [Questo capoverso, aggiunto nel 1923, rinvia alla descrizione dell’Eros che si trova più oltre, nel paragrafo successivo.]

210 [Nel testo che segue Freud usa come sinonimi i termini “protisti” e “protozoi” per designare gli organismi unicellulari.]

211 [Il termine Todestrieben (pulsioni di morte) appare qui per la prima volta in uno scritto di Freud.]

212 [“Um die Schwere des Daseins zu ertragen”: da Schiller, La sposa di Messina, atto 1, scena 8.]

213 [W. Fliess, Der Ablauf des Lebens (Vienna 1906).]

214 Vedi A. Weismann, Über die Dauer des Lebens (Jena 1882); Über Leben und Tod (Jena 1884); Das Keimplasma (Jena 1892) eccetera.

215 Weismann, Über Leben und Tod cit.

216 Weismann, Über die Dauer des Lebens cit., p. 38.

217 Weismann, Über Leben und Tod cit., p. 84.

218 Weismann, Über die Dauer des Lebens cit., p. 33.

219 Weismann, Über Leben und Tod cit., pp. 84 sg.

220 M. Hartmann, Tod und Fortpflanzung (Monaco 1906); A. Lipschütz, Warum wir sterben (Stoccarda 1914); F. Doflein, Das Problem des Todes und der Unsterblichkeit bei den Pflanzen und Tieren (Jena 1919).

221 A. Goette, Über den Ursprung des Todes (Amburgo 1883).

222 Hartmann, op. cit., p. 29.

223 Per questo e per quel che segue, vedi Lipschütz, op. cit., pp. 26 e 52 sgg.

224 [L’esperimento fu compiuto per la prima volta nel 1899. Vedi J. Loeb, Die chemische Entwicklungserregung des tierischen Eies; künstliche Parthenogenese (Berlino 1909).]

225 [E. Hering, Zur Lehre vom Lichtsinne (Vienna 1878), pp. 77 sgg.]

226 A. Schopenhauer, Speculazione trascendente sull’apparente disegno intenzionale nel destino dell’individuo (1851) [trad. it. in Parerga e paralipomena (Boringhieri, Torino 1963), p. 291].

227 [Le ultime due frasi furono aggiunte nel 1921.]

228 [Vedi, ad esempio, come Freud ha illustrato questo contrasto nel suo scritto I disturbi visivi psicogeni nell’interpretazione psicoanalitica (1910, in OSF, vol. 6).]

229 [Questa ipotesi era stata diffusamente illustrata da Freud nell’Introduzione al narcisismo cit., par. 1. Una rettifica di tale asserzione si trova tuttavia più oltre, nello scritto L’Io e l’Es (1922), nota 480.]

230 Vedi il mio scritto Introduzione al narcisismo cit., par. 1.

231 [Le due ultime frasi furono aggiunte nel 1921. Vedi oltre l’Avvertenza editoriale a L’Io e l’Es.]

232 [La parola “libidiche” fu aggiunta nel 1921.]

233 [Solo nella prima edizione del 1920 questa frase suonava così: “È certamente possibile che le pulsioni libidiche dell’Io siano unite in modo particolare, o ‘intrecciate’ per usare l’espressione di Adler, con le altre pulsioni dell’Io che ancora non conosciamo.”]

234 Fin dalla prima edizione dei miei Tre saggi sulla teoria sessuale cit. [Primo saggio, parr. 2/B e 4].

235 [Vedi su questo punto il cap. 4 di L’Io e l’Es.]

236 Vedi ancora i miei Tre saggi sulla teoria sessuale cit. [Primo saggio, par. 2/B] e nella Metapsicologia (1915): Pulsioni e loro destini cit.

237 Una parte notevole di queste speculazioni è stata anticipata da Sabina Spielrein, in un lavoro ricco di contenuto e di idee che purtroppo non mi è del tutto chiaro (Die Destruktion als Ursache des Werdens, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 4, 465, 1912). In un altro modo ancora, A. Stärcke (Introduction to Dutch translation of Freud’s “‘Civilized’ Sexual Ethics and Modern Nervous Illness”, Leyden 1914) ha cercato di identificare il concetto di libido con il concetto biologico (adottato per motivi teoretici) di un impulso verso la morte. Vedi anche O. Rank, Der Künstler (Vienna 1907). Tutte queste discussioni, come quelle nel testo, provano l’esigenza di acquisire, nella teoria delle pulsioni, una chiarezza che finora non è stata raggiunta. [Alcune ulteriori considerazioni sulla pulsione di distruzione costituiranno l’oggetto del cap. 6 del Disagio della civiltà (1929, in OSF, vol. 10).]

238 Vedi il resoconto, riportato sopra, tratto dall’opera già citata di Lipschütz.

239 Lipschütz, op. cit.

240 [Vedi sopra par. 1. L’argomento sarà ripreso da Freud nello scritto Il problema economico del masochismo (1924, in OSF, vol. 10).]

241 [Barbara Low, Psycho-Analysis (Londra 1920), p. 73.]

242 È da notare che Weismann (Das Keimplasma cit.) nega anche questo vantaggio: “La fecondazione non significa in nessun caso un ringiovanimento o un rinvigorimento vitale, non è affatto necessaria ai fini della continuazione della vita: essa è semplicemente una funzione che rende possibile la mescolanza di due tendenze ereditarie diverse.” Egli ritiene tuttavia che una mescolanza di questo tipo abbia l’effetto di aumentare la variabilità degli organismi.

243 Platone, Simposio 189d-191b [trad. it. di Giorgio Colli (Boringhieri, Torino 1960)].

244 [Nota aggiunta nel 1921] Devo ringraziare il professor Heinrich Gomperz, di Vienna, per le seguenti indicazioni sulle origini del mito platonico, che riferisco in parte con le sue stesse parole. Desidero richiamare l’attenzione sul fatto che questa stessa teoria si trova già sostanzialmente espressa nelle Upaniṣad. Infatti nella Bṛhad-āraṇyaka-upaniṣad, IV, 3, dov’è descritto come l’universo proceda dall’atman (il soggetto o l’Io), si legge [trad. it. in Upaniṣad, a cura di Pio Filippani Ronconi (Boringhieri, Torino 1968), p. 48]: “Egli (l’atman, cioè il soggetto o l’Io) non aveva piacere; perché il piacere non appartiene a chi sta solo. Desiderò quindi un secondo. (Fino ad allora) la sua estensione era tale quanto un uomo e una donna abbracciati. Li divise in due esseri: questi furono lo sposo e la sposa. Tale è la ragione per la quale Yājñavalkya ha detto: ‘Noi due siamo ⟨ognuno per sé⟩ una metà.’ Per questo motivo lo spazio ⟨lasciato vuoto⟩ viene riempito dalla donna.”

La Bṛhad-āraṇyaka-upaniṣad è la più antica di tutte le Upaniṣad e nessuno studioso competente la fa risalire a un’epoca più recente dell’800 a.C. In contrasto con l’opinione prevalente, esiterei a negare senz’altro la possibilità che il mito platonico derivi, anche se soltanto indirettamente, da questa fonte indiana, dal momento che una possibilità analoga non può essere esclusa per la dottrina della trasmigrazione delle anime. Una simile derivazione (mediata anzitutto dai pitagorici) diminuirebbe ben poco l’importanza della coincidenza fra questi due orientamenti di pensiero, poiché Platone non avrebbe fatta propria questa storia tramandatagli in qualche modo dalla tradizione orientale – né tanto meno le avrebbe assegnato una posizione così significativa – se non ne fosse stato colpito per il suo contenuto di verità.

In un saggio dedicato alla sistematica disamina degli orientamenti speculativi che stanno alle spalle del pensiero platonico, K. Ziegler (Menschen- und Weltenwerden, Neue Jb. klass. Altert., 31, 529, 1913) fa risalire questa concezione a fonti babilonesi. [Freud aveva già alluso a questo mito platonico nei suoi Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Primo saggio, par. 1.]

245 Vorrei aggiungere alcune parole per chiarire la nostra terminologia, che nel corso di queste discussioni ha subito una certa evoluzione. Siamo venuti a conoscenza di cosa siano le “pulsioni sessuali” in base al loro rapporto con i sessi e con la funzione riproduttiva. Abbiamo conservato questa denominazione anche quando i successivi risultati della psicoanalisi ci hanno indotti a ritenere meno stretta la loro connessione con la riproduzione. Con l’ipotesi della libido narcisistica e l’estensione del concetto di libido alla singola cellula, la pulsione sessuale si è trasformata nell’Eros che cerca di spingere l’una verso l’altra le diverse parti della sostanza vivente e di tenerle unite; quelle che sono comunemente chiamate le pulsioni sessuali ci sono così apparse come la parte di questo Eros che è indirizzata all’oggetto. Le nostre speculazioni hanno poi suggerito che questo Eros operi fin dall’inizio della vita e intervenga come “pulsione di vita” in contrasto con la “pulsione di morte”, la quale è sorta con il passaggio alla vita della sostanza inorganica. Queste speculazioni cercano di risolvere l’enigma della vita supponendo che queste due pulsioni abbiano lottato l’una contro l’altra fin dalle prime origini dell’esistenza.

[Aggiunta del 1921] Forse è più difficile seguire le trasformazioni attraverso cui è passato il concetto di “pulsioni dell’Io”. All’inizio abbiamo usato quest’espressione per indicare tutti gli orientamenti pulsionali (di cui non avevamo una conoscenza più precisa) che potevano essere distinti dalle pulsioni sessuali dirette su un oggetto, e abbiamo stabilito un contrasto tra le pulsioni dell’Io e le pulsioni sessuali la cui manifestazione è la libido. In seguito ci siamo maggiormente accostati all’analisi dell’Io e abbiamo riconosciuto che anche una parte delle “pulsioni dell’Io” ha carattere libidico e ha preso come oggetto l’Io stesso del soggetto. Queste pulsioni narcisistiche di autoconservazione dovevano essere dunque annoverate tra le pulsioni libidiche o sessuali. La contrapposizione tra le pulsioni dell’Io e le pulsioni sessuali si trasformava nella contrapposizione tra le pulsioni dell’Io e le pulsioni oggettuali, entrambe di natura libidica. Ma al suo posto subentrava un nuovo contrasto tra le pulsioni libidiche (dell’Io e oggettuali) e altre pulsioni di cui dobbiamo postulare la presenza nell’Io e che possono essere forse individuate nelle pulsioni distruttive. Le nostre speculazioni hanno trasformato questa contrapposizione in quella tra pulsioni di vita (Eros) e pulsioni di morte.

246 [Vedi sopra par. 1. Questi problemi erano stati già adombrati nel Progetto di una psicologia cit., vedi per esempio cap. 1, par. 8 e cap. 3.]

247 [Citazione da Die beiden Gulden, la versione di Rückert di un makāmāt (sermone) di al-Hariri. Freud aveva citato questi stessi versi nella lettera a Fliess del 20 ottobre 1895.]

Complementi alla teoria del sogno

248 [Vedi, a questo proposito, L’interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), nota 887.]

249 [Vedi più oltre la prefazione di Freud all’opera qui menzionata di Varendonck.]

Psicologia delle masse e analisi dell’Io

250 [E. Bleuler, Das autistische Denken, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 4, 1 (1912).]

251 [In inglese nel testo (istinto gregario, psiche collettiva).]

252 [G. Le Bon, Psychologie des foules (Parigi 1895). Freud cita dalla traduzione tedesca di R. Eisler, Psychologie der Massen (2a ed. 1912). Per uniformarci alla terminologia unitaria cui si è attenuto Freud, traduciamo il francese “foule” con “massa”, sebbene, come si vedrà nel par. 3, Freud stesso ammettesse una sfumatura di significato tra “massa” e “folla” (“un tipo di masse di breve durata”). In particolare, l’“anima delle masse”, nel titolo di questo paragrafo, corrisponde all’espressione “âme des foules” di Le Bon. Le nostre citazioni sono tratte dalla traduzione di Gina Villa (Longanesi, Milano 1970), con qualche variante, oltre quella menzionata concernente la parola “folla”; a questa edizione si riferiscono i rimandi di pagina nelle note seguenti.]

253 Le Bon, op. cit., pp. 53 sg.

254 [Nel testo francese si legge “mobiles inconscients” (motivi inconsci), mentre nella versione tedesca citata da Freud si parla di “bewusster Motive” (motivi consci). Su questo fatto è attirata l’attenzione dal curatore del vol. 13 delle Gesammelte Werke (1940), p. 78, nota.]

255 Le Bon, op. cit., pp. 54 sg.

256 Ibid., pp. 56 sg.

257 Una certa differenza tra la concezione di Le Bon e la nostra sta in questo: il suo concetto dell’inconscio non coincide per intero con quello postulato dalla psicoanalisi. L’inconscio di Le Bon contiene soprattutto le caratteristiche più profonde della psiche razziale, la quale propriamente non viene considerata dalla psicoanalisi individuale. Non contestiamo che il nucleo dell’Io (l’Es, come l’ho in seguito chiamato), cui appartiene l’“eredità arcaica” della psiche umana, sia inconscio, ma facciamo un’ulteriore distinzione, e parliamo di un “inconscio rimosso” che trae origine da una parte di tale eredità. Questo concetto del rimosso manca in Le Bon. [La frase tra parentesi è stata inserita dopo la prima edizione. Sul rapporto fra coscienza morale e angoscia sociale vedi un’osservazione analoga in Considerazioni attuali sulla guerra e la morte cit., par. 1.]

258 Le Bon, op. cit., p. 57.

259 Ibid., pp. 57 sg.

260 Ibid., p. 59.

261 Ibid.

262 Confronta il distico di Schiller [da “G. G.”, uno degli “Aforismi”]:

Jeder, sieht man ihn einzeln, ist leidlich klug und verständig;
Sind sie in corpore, gleich wird euch ein Dummkopf daraus.

[Ognuno, veduto da solo, è passabilmente perspicace e assennato;

Ma, una volta in corpore, eccotelo trasformato di colpo in un somaro.]

263 Le Bon, op. cit., p. 63.

264 Il termine “inconscio” è da Le Bon adoperato giustamente in senso descrittivo, e perciò non designa unicamente il “rimosso”.

265 Ibid., p. 64.

266 S. Freud, Totem e tabù (1912-13 cit., cap. 3, par. 3).

267 Nell’interpretazione dei sogni, ai quali dobbiamo invero la nostra migliore conoscenza della vita psichica inconscia, ci atteniamo alla regola tecnica di prescindere durante la narrazione del sogno dal dubbio e dall’incertezza e di trattare come senz’altro assodato ogni elemento del sogno manifesto. Facciamo risalire il dubbio e l’incertezza all’intervento della censura cui il lavoro onirico è sottoposto, e postuliamo che i pensieri onirici primari non conoscano il dubbio e l’incertezza in quanto funzioni critiche. Questi possono naturalmente figurare, alla pari di ogni altra cosa, fra i contenuti dei residui diurni che portano al sogno. Vedi L’interpretazione dei sogni (1899 [in OSF, vol. 3, cap. 7, par. A]).

268 Le Bon, op. cit., p. 79. La medesima esaltazione estrema e smodata di tutti gli impulsi emotivi caratterizza altresì l’affettività del bambino e si ritrova nella vita onirica, nella quale, grazie all’isolamento che vige nell’inconscio dei singoli impulsi emotivi, una lieve arrabbiatura diurna si manifesta come desiderio di morte della persona colpevole o una tentazione appena accennata dà l’avvio a un’azione criminosa raffigurata nel sogno. Hanns Sachs ha fatto in proposito la seguente bella osservazione: “Quel che il sogno ci ha rivelato sui rapporti con il presente (realtà), va poi ricercato anche nella coscienza, e non dobbiamo meravigliarci di ritrovare, come infusorio, il mostro che abbiamo visto sotto la lente d’ingrandimento dell’analisi.” Vedi L’interpretazione dei sogni cit. [cap. 7, par. 7 e nota 1007].

269 Le Bon, op. cit., p. 85.

270 Ibid., p. 88.

271 Nel bambino piccolo sono presenti ad esempio per un lungo periodo l’uno accanto all’altro atteggiamenti emotivi ambivalenti nei confronti delle persone che gli sono più vicine, senza che l’uno disturbi nel suo manifestarsi quello che gli è opposto. Quando poi tra i due tipi d’atteggiamento si giunge a un conflitto, questo si risolve sovente per il fatto che il bambino cambia l’oggetto e sposta uno dei moti ambivalenti su un oggetto sostitutivo. Anche dalla storia di come si evolve una nevrosi nell’adulto è possibile apprendere che un moto represso persiste spesso a lungo in fantasie inconsce o anche consce, il contenuto delle quali, com’è ovvio, si pone in diretto contrasto con una tendenza dominante, senza che da tale antitesi derivi un intervento dell’Io contro ciò che esso stesso ripudia. La fantasia viene per un tempo abbastanza lungo tollerata, finché di colpo, solitamente per effetto dell’accrescersi del suo investimento affettivo, esplode il conflitto tra essa e l’Io, con tutte le conseguenze che ne derivano.

Nel processo di sviluppo dal bambino all’adulto maturo si attua in genere una sempre più estesa integrazione della personalità, un coordinamento delle singole tendenze finalizzate e dei singoli moti pulsionali, sviluppatisi in essa gli uni indipendentemente dagli altri. Un processo analogo, nel campo della vita sessuale, ci è da tempo noto come coordinamento di tutte le pulsioni sessuali in vista dell’organizzazione genitale definitiva (Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Terzo saggio. Che inoltre l’unificazione dell’Io possa essere soggetta alle stesse perturbazioni che caratterizzano quella della libido, risulta da molteplici esempi assai noti, come quello dei naturalisti che continuano a credere nella Bibbia e così via. [Aggiunto nel 1923] Le diverse possibilità di disgregazione successiva dell’Io costituiscono un particolare capitolo della psicopatologia.

272 Le Bon, op. cit., p. 139.

273 Ibid., pp. 139 sg.

274 Vedi S. Freud, Totem e tabù cit. [cap. 2, par. 3/c].

275 Le Bon, op. cit., p. 100.

276 Ibid., p. 155.

277 Ibid., p. 169.

278 Ibid., p. 179.

279 Vedi il testo e la bibliografia di B. Kraškovič jun., Die Psychologie der Kollektivitäten, trad. dal croato di S. von Posavec (Vukovar 1915).

280 Vedi W. Moede, Die Massen- und Sozialpsychologie im kritischen Überblick, Z pädag. Psychol., vol. 16, 385 (1915).

281 Le Bon, op. cit., p. 87.

282 W. McDougall, The Group Mind (Cambridge 1920).

283 [Rendiamo con “folla” il termine tedesco “Haufen” e quello inglese “crowd”: esso designa un raggruppamento umano eterogeneo e provvisorio: vedi sopra par. 2 e nota 252.]

284 W. McDougall, op. cit., p. 22.

285 Ibid., p. 23.

286 Ibid., p. 24.

287 Ibid., p. 25. [“Il principio dell’induzione diretta del sentimento tramite la risposta simpatetica primitiva.”]

288 Ibid., p. 39.

289 Ibid., p. 41.

290 Ibid., p. 45. [Abbiamo tradotto direttamente dal testo inglese.]

291 W. Trotter, Instincts of the Herd in Peace and War (Londra 1916). [Vedi oltre par. 9.]

292 [Nota aggiunta nel 1923] Contrariamente a quanto sostiene in una sua critica [a questo lavoro] peraltro intelligente e acuta Hans Kelsen, Der Begriff des Staates und die Sozialpsychologie, Imago, vol. 8, 97 (1922), non posso ammettere che tale attribuzione di un’organizzazione alla “psiche collettiva” significhi un’ipostatizzazione di questa, vale a dire il riconoscimento di una sua indipendenza dai processi psichici che hanno luogo nell’individuo.

293 [G. Tarde, Les lois de l’imitation (Parigi 1890).]

294 R. Brugeilles, L’essence du phénomène social: la suggestion, Rev. phil., vol. 75, 593 (1913).

295 [Vedi, a questo proposito, quel che Freud dice negli Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1), cap. 2, par. 2.]

296 Vedi K. Richter, Der deutsche St. Christoph, Acta Germanica, Berlin, vol. 5, N. 1 (1896).

297 Così fa W. McDougall, A Note on Suggestion, J. Neurol. Psychopath., vol. 1, 1 (1920).

298 [Nota aggiunta nel 1925] Purtroppo questo lavoro non è poi stato portato a termine.

299 M. Nachmansohn, Freuds Libidotheorie verglichen mit der Eroslehre Platos, Int. Z. Psychoanal., vol. 3, 65 (1915); O. Pfister, Plato als Vorläufer der Psychoanalyse, ibid., vol. 7, 264 (1921).

300 “Avvegnaché io parlassi tutti i linguaggi degli uomini e degli angeli, se non ho carità [amore], divengo un rame risonante, e un tintinnante cembalo” ecc. [1 Corinzi, 13:1].

301 [Vedi Al di là del principio di piacere, par. 6.]

302 [Freud si espresse più o meno negli stessi termini nella prefazione scritta nel maggio 1920 alla quarta edizione dei suoi Tre saggi sulla teoria sessuale cit.]

303 [Nota aggiunta nel 1923] Nelle masse le caratteristiche “stabile” e “artificiale” risultano concomitanti o quanto meno strettamente interconnesse.

304 [Matteo, 25:40.]

305 [Nel senso della ripartizione quantitativa delle energie psichiche in giuoco.]

306 E. Simmel, Kriegsneurosen und “Psychisches Trauma” (Monaco 1918). [Vedi sopra Introduzione al libro “Psicoanalisi delle nevrosi di guerra” e Promemoria sul trattamento elettrico dei nevrotici di guerra.]

307 [I “14 punti” di Woodrow Wilson – seppure considerevolmente modificati – furono posti a fondamento della tregua e del successivo Trattato di Versailles con il quale si concluse la prima guerra mondiale. Per espresso desiderio di Freud, il capoverso che qui termina fu collocato in nota nella traduzione inglese del 1922. In tutte le edizioni tedesche, invece, esso si trova a questo punto del testo. Vedi sopra l’Avvertenza editoriale.]

308 McDougall, The Group Mind cit., p. 24.

309 Vedi la mia Introduzione alla psicoanalisi (1915-17 [in OSF, vol. 8]), lez. 25. [Ma vedi anche come Freud modifica queste sue vedute nello scritto successivo Inibizione, sintomo e angoscia (1925, in OSF, vol. 10), cap. 11, par. A.]

310 Vedi in proposito l’articolo ricco d’idee, anche se un po’ fantasioso, di B. von Felszeghy, Pan und Pankomplex, Imago, vol. 6, 1 (1920).

311 McDougall, The Group Mind cit.

312 [Le lacrime di Batavia si ottengono facendo cadere una goccia di vetro fuso in acqua fredda: la piccola massa di vetro che si ottiene non si rompe se colpita sulla parte più grossa, ma esplode in minutissimi frammenti se se ne spezza la punta.]

313 [When it was dark (1903), di Guy Thorne (pseudonimo di C. Ranger Gull.) Il libro ebbe all’epoca grande successo.]

314 Confronta in proposito la spiegazione di analoghi fenomeni, dopo l’abolizione dell’autorità paterna del sovrano, in P. Federn, Die vaterlose Gesellschaft (Vienna 1919).

315 “Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.” A. Schopenhauer, Parerga e Paralipomena, lb. 2, cap. 31: “Paragoni, parabole e favole” [trad. it. Eva Kuhn, Boringhieri, Torino 1965, pp. 1395 sg.].

316 Eccettuata forse soltanto la relazione della madre con il proprio figlio: basata sul narcisismo, tale relazione non viene disturbata da alcuna successiva rivalità e viene rafforzata da una prima rudimentale scelta d’oggetto sessuale [intendi: la madre è il primo oggetto confusamente prescelto].

317 [Solo nella prima edizione del 1921 al posto di questa frase si leggeva: “In base alla testimonianza della psicoanalisi, quasi ogni stretto rapporto emotivo... lascia dietro di sé un fondo di sentimenti di avversione e di ostilità destinati a essere eliminati soltanto dalla rimozione.]

318 [A proposito del “narcisismo delle piccole differenze” vedi lo scritto più tardo di Freud Il disagio della civiltà (1929, in OSF, vol. 10), par. 5.]

319 In uno scritto pubblicato di recente, Al di là del principio di piacere (1920), ho tentato di mettere in relazione la polarità di amore e odio con un’ipotetica opposizione tra pulsioni di vita e pulsioni di morte, e di individuare nelle pulsioni sessuali le rappresentanti più pure delle prime, delle pulsioni di vita. [Vedi sopra, par. 6.]

320 Vedi la mia Introduzione al narcisismo cit.

321 [Vedi, a questo proposito, i Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Terzo saggio, par. 5.]

322 [Vedi, a questo proposito, lo scritto di Freud Introduzione al narcisismo cit., par. 2, note 653 e 654.]

323 Vedi i miei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Secondo saggio, par. 6 e K. Abraham, Ricerche sul primissimo stadio evolutivo pregenitale della libido (1916).

324 [Il complesso edipico “completo”, comprendente cioè sia la forma “positiva” che “negativa”, è trattato più oltre, nello scritto L’Io e l’Es (1922).]

325 [Vedi il caso clinico di Dora (1901, in OSF, vol. 4), par. 2.]

326 [Mitgefühl. Come l’italiano “simpatia” significa “sentire, patire insieme”.]

327 [L’immedesimazione (Einfühlung) è oggi più spesso designata col termine “empatia” (ingl. empathy).]

328 [Su questo punto vedi il saggio freudiano Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910, in OSF, vol. 6), par. 3. Per altri meccanismi di insorgenza dell’omosessualità vedi Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile, par. 2 e nota 123, e Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, paranoia e omosessualità, par. C.]

329 R. Marcuszewicz, Beitrag zum autistischen Denken bei Kindern, Int. Z. Psychoanal., vol. 6, 248 (1920).

330 Metapsicologia (1915): Lutto e melanconia cit.

331 Introduzione al narcisismo cit. [par. 3]; Lutto e melanconia cit. [Ma vedi anche l’Introduzione alla psicoanalisi cit., lezione 26].

332 Vedi il mio scritto Introduzione al narcisismo cit. [par. 3].

333 Sappiamo benissimo di non aver trattato esaurientemente, sulla base di questi esempi desunti dalla patologia, la natura dell’identificazione e di non aver pertanto neppure sfiorato tutta una parte dell’enigma della formazione collettiva. A questo punto dovrebbe subentrare un’analisi psicologica assai più approfondita e più ampia. Dall’identificazione parte la strada che, passando per l’imitazione, giunge all’immedesimazione, ossia all’intendimento del meccanismo mediante il quale ci è comunque possibile prender posizione nei confronti di un’altra vita psichica. Anche riguardo alle manifestazioni di un’identificazione esistente c’è ancora molto da chiarire. Una delle sue conseguenze è che l’aggressività nei confronti della persona con cui ci si è identificati soggiace a una limitazione e che tale persona viene risparmiata e aiutata. Lo studio di tali identificazioni, ad esempio di quelle che stanno a fondamento dello spirito di clan, portò Robertson Smith (Kinship and Marriage, 1885) al sorprendente risultato che esse poggiano sul riconoscimento di una sostanza comune e che pertanto possono anche venir create da un pasto consumato in comune. Questa caratteristica consente di riallacciare un’identificazione di questo genere alle origini storiche della famiglia umana, così come le ho costruite in Totem e tabù cit.

334 Vedi i miei Tre saggi sulla teoria sessuale cit. [Secondo saggio, par. 6].

335 Vedi nei miei Contributi alla psicologia della vita amorosa (1910-17 [in OSF, vol. 6]): 2. Sulla più comune degradazione della vita amorosa (1912).

336 [Vedi, di Freud, l’Introduzione al narcisismo cit., par. 3.]

337 [Vedi come Freud discute il tema della “soggezione sessuale” nei Contributi alla psicologia della vita amorosa cit.: 3. Il tabù della verginità (1917).]

338 [Sándor Ferenczi, Introjection und Übertragung, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 1, 422 (1909).]

339 [Vedi quel che Freud aveva già detto a questo proposito nei suoi Tre saggi sulla teoria sessuale cit., nota 624 e, ancor prima, nello scritto sul Trattamento psichico (1890, in OSF, vol. 1).]

340 Vedi Metapsicologia cit.: Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno. – [Aggiunto nel 1923] Riguardo alla fondatezza di tale attribuzione sembra però lecito un dubbio, che richiede una discussione approfondita. [Vedi oltre in L’Io e l’Es (1922) la nota 474, dove la funzione dell’esame di realtà è attribuita una volta per tutte all’Io.]

341 W. Trotter, Instincts of the Herd in Peace and War (Londra 1916). [Freud usa in queste righe i termini Herdentrieb (pulsione gregaria), Herdeninstinkt (istinto gregario), Herdenhaftigkeit (gregarietà).]

342 Vedi il mio saggio Al di là del principio di piacere (1920) [parr. 5 e 6].

343 [L’“animale politico” di Aristotele, Politica, 1252b.]

344 Vedi nella mia Introduzione alla psicoanalisi cit. la lezione 25 dedicata all’angoscia.

345 Totem e tabù cit. [cap. 4.].

346 [“Una storia senza pretese.” Solo nella prima edizione è citato a questo punto il nome “Kroeger” che, per un errore di stampa, sta evidentemente per “Kroeber”, il noto antropologo culturale americano che recensì Totem e tabù in “Amer. Anthropol.”, nuova serie, vol. 22, 48 (1920). Tuttavia non si trova in questo scritto alcun riferimento a una just-so story, come Kroeber stesso ebbe a rilevare quasi vent’anni dopo in un’altra recensione di Totem e tabù pubblicata in “Amer. J. Sociol.”, vol. 45, 446 (1939). Il paragone con una just-so story fu invece fatto da R. R. Marett, Referat über Freuds “Totem und Tabu”, The Athenaeum (13 febbraio 1920), p. 206.]

347 Riguardo all’orda primordiale dev’essere soprattutto ritenuto valido ciò che abbiamo precedentemente descritto nella nostra caratterizzazione generale degli esseri umani. La volontà del singolo era troppo debole, egli non osava decidersi all’azione. Non venivano tradotti in atto impulsi che non fossero collettivi, esisteva soltanto una volontà comune, non c’erano volontà singole. La rappresentazione non osava convertirsi in volontà se non quando era rafforzata dalla percezione di essere universalmente diffusa. Questa debolezza della rappresentazione si spiega con l’intensità del legame emotivo che tutti accomunava; ma concorrevano altresì a determinare l’uniformità degli atti psichici dei singoli l’uguaglianza delle condizioni di vita e l’assenza di una proprietà privata. – Come è possibile osservare nel caso dei bambini e dei soldati, neanche i bisogni dell’escrezione escludono la comunanza. Le sole eccezioni di rilievo si hanno nell’atto sessuale, in cui il terzo è perlomeno superfluo e nei casi estremi è condannato alla penosa condizione di chi sta in attesa. Quanto alla reazione del bisogno sessuale (di soddisfacimento genitale) nei confronti di ciò che è gregario, vedi oltre [par. 12/D].

348 È forse possibile avanzare l’ulteriore supposizione che i figli, dopo che furono scacciati, separati dal padre, siano passati dall’identificazione reciproca all’amore oggettuale omosessuale e abbiano acquistato in tal modo la libertà di uccidere il padre. [Vedi Totem e tabù cit., cap. 4, par. 5.]

349 Vedi il mio scritto Il perturbante (1919).

350 Vedi Totem e tabù cit. [cap. 2] e le fonti là citate.

351 [Sulla deviazione dell’attenzione come tecnica del motto vedi Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905, in OSF, vol. 5), cap. 5. Sulla funzione che questo meccanismo può svolgere nella “lettura del pensiero” vedi oltre lo scritto Psicoanalisi e telepatia (1921), par. 1. Ricadono in questo contesto anche le osservazioni di Freud contenute negli Studi sull’isteria cit., cap. 4, par. 2 e nel Progetto di una psicologia (1895, in OSF, vol. 2), cap. 1, par. 19.]

352 La situazione in cui la persona è inconsciamente orientata sull’ipnotizzatore, mentre consciamente si occupa di percezioni monotone e indifferenti, trova un riscontro, che merita di venir qui menzionato, in ciò che avviene durante il trattamento psicoanalitico. In ogni analisi capita almeno una volta che il paziente affermi con ostinazione che adesso davvero non gli viene più in mente nulla. Le sue associazioni libere subiscono un arresto e i consueti incoraggiamenti a metterle in moto risultano inefficaci. Ma, se si insiste, il paziente ammetterà infine che sta pensando al panorama che si vede dalla finestra dello studio dell’analista, alla tappezzeria che copre il muro che ha davanti a sé o alla lampada a gas che pende dal soffitto della stanza. Si sa subito allora che egli è entrato nell’ambito della traslazione, che è assorto in pensieri ancora inconsci riguardanti il medico, e l’arresto delle associazioni del paziente scompare non appena gli viene fornito questo chiarimento.

353 S. Ferenczi, Introjection und Übertragung, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 1, 422 (1909).

354 Mi sembra opportuno rilevare che le discussioni di questo paragrafo ci inducono, riguardo all’ipnosi, a tornare dalla concezione di Bernheim a quella ingenua più antica. Secondo Bernheim bisogna derivare tutti i fenomeni ipnotici dal fattore non ulteriormente spiegabile della suggestione. Concludiamo invece che la suggestione è una manifestazione parziale dello stato ipnotico, il quale risulta validamente fondato su una disposizione conservata nell’inconscio sin dalle origini preistoriche della famiglia umana. [Freud aveva espresso il suo scetticismo per le opinioni di Bernheim sulla suggestione nella Prefazione alla traduzione di “Della suggestione” di Hippolyte Bernheim (1888, in OSF, vol. 1).]

355 Vedi in Metapsicologia (1915): Lutto e melanconia cit.

356 Totem e tabù cit. [cap. 4, par. 5].

357 Trotter fa derivare la rimozione dalla pulsione gregaria. Più che oppormi a questa tesi, l’ho tradotta in un modo di espressione diverso allorquando nell’Introduzione al narcisismo cit. ho affermato [par. 3] che “la formazione di un ideale sarebbe da parte dell’Io la condizione della rimozione”.

358 Vedi K. Abraham, Note per l’indagine e il trattamento della follia maniaco-depressiva e di stati affini (1912).

359 Per essere più precisi: si nascondono dietro i rimproveri rivolti contro il proprio Io e conferiscono ad essi la persistenza, la tenacia e l’ineluttabilità tipiche degli autorimproveri dei melanconici.

360 [Vedi più oltre, in L’Io e l’Es (1922), cap. 5, alcune ulteriori riflessioni di Freud sulla melanconia.]

361 [Schiller, Wallenstein, parte prima: L’accampamento di Wallenstein, scena 6.]

362 Quanto qui segue è stato scritto sotto l’influsso di uno scambio d’idee con Otto Rank. [Aggiunto nel 1923] Vedi O. Rank, Die Don Juan-Gestalt, Imago, vol. 2, 142 (1922). [Il passo che segue si ricollega ai parr. 5, 6 e 7 del cap. 4 di Totem e tabù cit.]

363 Vedi H. Sachs, Gemeinsame Tagträume, Int. Z. Psychoanal., vol. 6, 395 (1920).

364 In questa esposizione riassuntiva ho rinunciato a menzionare tutto il materiale che dalla leggenda, dal mito, dalla favola, dalla storia del costume eccetera può esser tratto a sostegno di questa costruzione.

365 Vedi i miei Tre saggi sulla teoria sessuale cit. [Secondo saggio, par. 6].

366 I sentimenti ostili sono indubbiamente strutturati in maniera un po’ più complicata. [Soltanto nella prima edizione del 1921 questa nota diceva: “I sentimenti ostili, strutturati in maniera un po’ più complicata, non fanno eccezione a questa regola.”]

367 [Molière, Le donne saccenti, atto 3, scena 3:

Che! il signore sa il greco! Ah! consentite, di grazia,
Che per amor del greco, signore, vi abbracciamo.]

368 O. Pfister, Die Frömmigkeit des Grafen Ludwig von Zinzendorf (Vienna 1910).

369 Vedi Contributi alla psicologia della vita amorosa (1910-17): 2. Sulla più comune degradazione della vita amorosa cit.

370 [Osservazioni analoghe a questa si trovano negli scritti freudiani successivi L’avvenire di un’illusione (1927, in OSF, vol. 10) e Il disagio della civiltà (1929, ivi).]

371 Vedi Totem e tabù cit. [cap. 2, par. 4].

372 Vedi i miei Tre saggi sulla teoria sessuale cit. [Riepilogo].

Due prefazioni

373 [Si tratta della “International Psycho-Analytical Library” diretta da Ernest Jones.]

374 [Vedi sopra Necrologio di J. J. Putnam.]

375 [Di questo primo capoverso esiste il testo tedesco. Non di quello che segue, che è pertanto stato tradotto dall’inglese. Vedi l’Avvertenza editoriale.]

Psicoanalisi e telepatia

376 [Freud si riferisce palesemente ad Adler e Jung.]

377 [Questo caso è riportato più brevemente nella lezione 30 dell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) cit.]

378 [La cima più alta delle Alpi bavaresi.]

379 [Nella lezione del 1932 citata nella nota 377 si parla di un avvelenamento da ostriche.]

380 [Vedi sopra la nota 351.]

381 [Può darsi che Freud si riferisca al sogno di cui si parla nello scritto pubblicato postumo Un presentimento onirico avveratosi (1899, in OSF, vol. 2). Quel sogno non conteneva comunque una specifica profezia.]

382 [Questo caso è riportato, sia pure con minori dettagli, nell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) cit., lezione 30, e, più brevemente ancora, nello scritto Alcune aggiunte d’insieme alla “Interpretazione dei sogni” (1925, in OSF, vol. 10).]

383 [Freud usa a questo punto il verbo “anstecken” (attaccare, contagiare) il che gli consente un giuoco di parole col sostantivo Ansteckung (contagio) usato poco più oltre.]

384 [Negli altri due resoconti di questo caso (vedi la nota 382) si dice che la donna aveva quarantatré anni.]

385 [Freud allude a una storiella narrata nel capitolo 2 de Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905, in OSF, vol. 5), par. 8.]

386 [Negli altri due resoconti di questo caso (vedi sopra nota 382) si parla di sedici anni.]

387 [Vedi sopra l’Avvertenza editoriale.]

388 [Il caso che segue è anch’esso riportato, ora con maggiori ora con minori dettagli, nella lezione 30 dell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) cit.]

389 [Vedi, su questo punto, le dichiarazioni aggiunte nel 1907 da Freud nella sua Psicopatologia della vita quotidiana (1901, in OSF, vol. 4), cap. 9.]

390 [È una frase, questa, che Madame Marie-Anne du Deffand (1697-1780) scrisse in una lettera a Orazio Walpole il 6 giugno 1767.]

Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, paranoia e omosessualità

391 Vedi il canto di Desdemona [Shakespeare, Otello, atto 4, scena 3] : I called my love false love; but what said he then? / If I court moe women, you’ll couch with moe men. [Chiamai il mio amore traditore. / E lui, che mi rispose? / ... Se d’altre donne io mi diletto voi / Vi stendete sul letto con altri uomini.]

392 Vedi la mia analisi sul caso Schreber: Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia paranoides) descritto autobiograficamente. Caso clinico del presidente Schreber (1910 [in OSF, vol. 6, par. 3]).

393 [E. Bleuler, Physisch und Psychisch in der Pathologie, Z. ges. Neurol. Psychiat., vol. 30, 426 (1916).]

394 [L’idea che sta alla base di questa affermazione risale alla descrizione dell’apparato psichico che Freud ha dato nel Progetto di una psicologia (1895, in OSF, vol. 2).]

395 [Vedi sopra Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile, par. 3 e più oltre Osservazioni sulla teoria e pratica dell’interpretazione dei sogni, par. 5 e nota 427.]

396 [Freud lo ha descritto nel saggio su Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910, in OSF, vol. 6), par. 3.]

397 [Vedi sopra la nota 123.]

398 Vedi il mio scritto Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921) [sopra. Vedi anche oltre L’Io e l’Es, cap. 3].

Sogno e telepatia

399 [W. Stekel, Die Sprache des Traumes (Wiesbaden 1911).]

400 [Vedi come Freud riferisce questo stesso sogno, anche se alcuni dettagli non coincidono con quelli qui esposti, in una aggiunta del 1919 alla sua Interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), cap. 7, par. C.]

401 In due pubblicazioni dell’autore succitato Wilhelm Stekel (Der telepatische Traum, senza data, e Die Sprache des Traumes, 2a ed. 1922) esiste quanto meno un inizio di applicazione della tecnica analitica ai sogni che si presumono telepatici. L’autore afferma di credere nella realtà della telepatia.

402 [Freud riprenderà questo esempio più brevemente nella lezione 30 dell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932, in OSF, vol. 11).]

403 [Dunque prima di ricevere il telegramma.]

404 [Freud usa qui l’espressione per lui inconsueta “seelische Instinkte”.]

405 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. D.]

406 [Vedi l’ampia discussione di Freud sulla presunta funzione premeditatrice o tendenza “prospettica” del sogno in due note, aggiunte rispettivamente nel 1925 e nel 1914, all’Interpretazione dei sogni cit., note 887 e 965.]

407 [Vedi Al di là del principio di piacere, par. 2.]

408 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. C.]

409 [Vedi le considerazioni di Freud sull’uso corretto del termine “sogno” nella lezione 14 dell’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8).]

410 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. E.]

411 [Des Meeres und der Liebe Wellen, titolo di un dramma del 1831 su Ero e Leandro dello scrittore austriaco Franz Grillparzer (1791-1872).]

412 [Freud aveva discusso piuttosto a lungo questo punto nel Frammento di un’analisi d’isteria. (Caso clinico di Dora) (1901, in OSF, vol. 4), par. 2.]

413 [Vedi sopra la nota 126.]

414 [Vedi S. Ferenczi, Träume der Ahnungslosen, Int. Z. Psychoanal., vol. 9, 69 (1917).]

415 [Vedi lo scritto di Freud sui Ricordi di copertura (1899, in OSF, vol. 2) nonché il cap. 4 della Psicopatologia della vita quotidiana (1901, in OSF, vol. 4).]

416 [H. Silberer, Probleme der Mystik und ihrer Symbolik (Vienna e Lipsia 1914).]

417 [Vedi il capoverso sull’interpretazione anagogica, aggiunto da Freud nel 1919 all’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. A. Ma vedi anche nello scritto di Metapsicologia (1915, in OSF, vol. 8): Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno, nota 160.]

418 [In tutte le edizioni tedesche è scritto “signor G.”. Ma si tratta evidentemente di un errore di stampa (vedi sopra par. 1).]

419 [Freud, Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva. (Caso clinico dell’uomo dei topi) (1909, in OSF, vol. 6), par. 2.]

420 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. D.]

Prefazione a “Il metodo psicoanalitico” di Raymond de Saussure e La testa di Medusa

421 [A questa regola è fatto riferimento nello scritto Il perturbante (1919), par. 2.]

422 [Vale forse la pena di citare una nota aggiunta da Freud a uno scritto di W. Stekel, Zur Psychologie des Exibitionismus, Zentralbl. Psychoanal., vol. 1, 495 (1911): “Il dottor Stekel propone qui di derivare l’esibizionismo da forze motrici narcisistiche inconsce. A me sembra probabile che la stessa spiegazione possa esser data per l’esibirsi apotropaico che si riscontra fra i popoli dell’antichità.”]

423 [Lo stesso soggetto fu trattato da S. Ferenczi, Zur Symbolik des Medusenhauptes, Int. Z. Psychoanal., vol. 9, 69 (1923), in uno scritto brevissimo che anche Freud commentò succintamente nel suo saggio L’organizzazione genitale infantile (1923). Vedi oltre e nota 591.]

Osservazioni sulla teoria e pratica dell’interpretazione dei sogni

424 [Freud si riferisce alle edizioni sesta e settima, pubblicate rispettivamente nel 1921 e nel 1922.]

425 [Una discussione simile a questa si trova all’inizio della lezione 29 dell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932, in OSF, vol. 11).]

426 [Alcune ulteriori considerazioni sui “sogni dall’alto” si trovano in Freud, Un sogno di Cartesio: lettera a Maxime Leroy (1929, in OSF, vol. 10).]

427 [Freud ha insistito più volte sul fatto che i sogni rappresentano soltanto “una forma del pensiero”: confronta per esempio Per la storia del movimento psicoanalitico (1914, in OSF, vol. 7), parte 2, le osservazioni contenute in Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile, par. 4 e in Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, paranoia e omosessualità, par. B, e inoltre la lunga nota 887 aggiunta nel 1925 all’Interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3).]

428 [Sui sogni “di comodità” vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 3. Per ulteriori esempi e osservazioni su questi sogni e sui sogni “convalidanti” e “compiacenti” di cui si parla più oltre nel par. 7, vedi anche la Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile (1920), par. 3.]

429 [Vedi sopra il Promemoria sul trattamento elettrico dei nevrotici di guerra (1920).]

430 [Vedi quel che Freud dice a questo proposito nell’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8), lezione 15.]

431 [Vedi ibid. e le aggiunte del 1919 e del 1925 all’Interpretazione dei sogni cit., nota 409 e cap. 6, par. E.]

432 [Vedi Freud, Tecnica della psicoanalisi (1911-12, in OSF, vol. 6): L’impiego dell’interpretazione dei sogni nella psicoanalisi.]

433 [Vedi lo scritto di Freud Costruzioni nell’analisi (1937, in OSF, vol. 11).]

434 [Vedi L’introduzione alla psicoanalisi cit., lezione 27.]

435 [Vedine sopra il par. 3.]

436 [Su questo problema vedi sopra Al di là del principio di piacere, par. 4 e Complementi alla teoria del sogno, e L’interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. C.]

437 [Ibid., cap. 6, par. H.]

438 [“Kakao” anche in tedesco si associa foneticamente con “Kaka”, parola che i bambini usano per indicare le feci. Vedi questa stessa correlazione in una lunga nota dello scritto di Freud, Carattere ed erotismo anale (1908, in OSF, vol. 5), nota 348.]

439 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. C, dove una frase aggiunta nel 1925 riecheggia l’argomentazione qui di seguito svolta.]

Due voci di enciclopedia: “Psicoanalisl” e “Teoria della libido”

440 [In Freud, L’interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), cap. 6, par. I, l’elaborazione secondaria era considerata “parte del lavoro onirico”.]

441 A. Moll, Untersuchungen über die Libido sexualis, vol. 1 (Berlino 1898).

442 [In verità Freud aveva già usato il termine “libido” prima che fosse pubblicata l’opera succitata di Moll. Esso compare infatti nelle Minute teoriche per Wilhelm Fliess (1892-97, in OSF, vol. 2): Minuta E (1894) e ancora in Legittimità di separare dalla nevrastenia un preciso complesso di sintomi come “nevrosi d’angoscia” (1894, ivi), par. 2. Solo nel par. 4 del Disagio della civiltà (1929, in OSF, vol. 10) Freud rivendicherà di aver adottato per primo il termine “libido” per indicare l’espressione dinamica della sessualità.]

443 [Il termine “disimpasto” (Entmischung) appare qui per la prima volta. Vedine la discussione più oltre in L’Io e l’Es (1922), capp. 3 e 4.]

L’Io e l’Es

444 [Vedine sopra il par. 6.]

445 [Termine ebraico tradizionale, che indica una parola di riconoscimento, la quale serve a distinguere dai nemici coloro che sono dalla nostra parte.]

446 [Vedi sopra Qualche parola sull’inconscio, nonché la nota 517 aggiunta nel 1923 alla fine del caso clinico del piccolo Hans (1908, in OSF, vol. 5).]

447 [Vedi, per esempio, il breve scritto di Freud, Nota sull’inconscio in psicoanalisi (1912, in OSF, vol. 6).]

448 [Le abbreviazioni iniziano con lettera maiuscola o minuscola a seconda che nel discorso abbiano valore di sostantivo o di aggettivo.]

449 [In una lettera del 28 ottobre 1923 di Ferenczi a Freud, segnalata a James Strachey da Ernest Jones, è così messo in rilievo un dubbio che può nascere a questo punto del testo: “Mi permetto di porLe una domanda... giacché senza il Suo aiuto non riesco a comprendere un passo de L’Io e l’Es. A p. 13 (qui sopra nel testo) è scritto ... ‘che dal punto di vista descrittivo esistono due tipi di inconscio, mentre dal punto di vista dinamico ce n’è uno soltanto’. Poiché però Lei dice a p. 12 (poco più sopra) che l’inconscio latente è inconscio solo dal punto di vista descrittivo e non in senso dinamico, io ho pensato che sia proprio la considerazione dinamica a esigere l’ipotesi dei due tipi di inconscio, mentre la descrizione non conosce altro che la coscienza e l’inconscio.” Comunque, a ben vedere le due affermazioni di Freud menzionate da Ferenczi non sono contradditorie: il fatto che l’inconscio latente sia inconscio solo in senso descrittivo non significa per nulla che sia l’unico a essere inconscio in quel senso. In un passo della lezione 31 dell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932, in OSF, vol. 11) Freud tornerà su questo problema e spiegherà che mentre dal punto di vista descrittivo sono inconsci sia il preconscio sia il rimosso, il termine “inconscio” dal punto di vista dinamico si riferisce esclusivamente al rimosso. È del resto indicativo che nonostante la contestazione di Ferenczi Freud non abbia modificato i passi in questione nelle edizioni successive de L’Io e l’Es.]

450 Confronta a questo proposito la mia Nota sull’inconscio in psicoanalisi cit. [Ma vedi anche negli scritti di Metapsicologia cit.: L’inconscio]. Un recente indirizzo della critica dell’inconscio merita di essere qui preso in considerazione. Parecchi studiosi che non si rifiutano di riconoscere la verità della psicoanalisi, ma che non vogliono ammettere l’inconscio, si fabbricano una via di uscita ricorrendo al fatto, di per sé incontrovertibile, che anche la coscienza, dal punto di vista fenomenico, presenta una ricca gamma di gradazioni di intensità e di chiarezza. Come vi sono processi vivacemente, pregnantemente, tangibilmente coscienti, così possiamo sperimentarne altri, i quali sono coscienti soltanto in modo debole e appena percettibile; e coscienti nella misura più tenue sarebbero appunto quei processi per i quali la psicoanalisi vorrebbe adoperare impropriamente la parola “inconscio”. In verità anche questi processi sarebbero coscienti, o “nella coscienza”, e potrebbero diventare pienamente e fortemente coscienti, solo che si prestasse loro una sufficiente attenzione. Ammesso che la soluzione a questo problema (il quale in verità dipende da una convenzione, ovvero da fattori emotivi) potesse essere influenzata da argomenti, l’osservazione che andrebbe fatta a questo punto sarebbe la seguente. Il riferimento a una scala di chiarezze della coscienza non ha una forza dimostrativa maggiore di enunciazioni del tipo: vi sono tanti gradi di illuminazione, dalla luce più intensa e accecante fino al barlume più fioco, dunque non esiste la oscurità; oppure: vi sono vari gradi di vitalità, perciò non esiste la morte. Simili proposizioni potrebbero anche avere un certo qual significato, ma sul piano pratico sono da respingere. Ciò risulta evidente quando si volessero trarre da esse determinate conseguenze, quali ad esempio: dunque non è necessario accendere alcuna luce; oppure: dunque tutti gli organismi sono immortali. Inoltre, facendo rientrare l’inavvertibile nel cosciente, altro non si ottiene se non di rovinarsi l’unica certezza immediata di cui disponiamo a proposito della realtà psichica. L’ipotesi di una coscienza di cui non si sa nulla mi sembra molto più assurda di quella di uno psichismo inconscio. Infine, in questo tentativo di equiparare l’inconscio all’inavvertito, ovviamente non si tiene conto di quei rapporti dinamici che sono invece determinanti per la concezione psicoanalitica. Infatti due circostanze vengono in tal modo trascurate: in primo luogo che è molto difficile, e richiede un grande sforzo, rivolgere a uno di questi inavvertiti una attenzione bastevole; e in secondo luogo che, quand’anche ci si riesca, ciò che era inavvertito prima, ora non viene affatto riconosciuto dalla coscienza, anzi abbastanza spesso appare a quest’ultima qualcosa di estraneo, di contrastante, che essa tosto rifiuta. Il ricondurre l’inconscio al poco avvertito o al non avvertito, è dunque una tesi che deriva direttamente dal preconcetto per cui si intende stabilire una volta per sempre l’identità dello psichico col cosciente.

451 Vedi Al di là del principio di piacere (1920) [sopra, par. 3].

452 [È questa un’affermazione che Freud aveva già fatto in ibid. e, ancor prima, nella Metapsicologia cit.: L’inconscio, par. 6.]

453 Vedi Al di là del principio di piacere (1920) [sopra, par. 4].

454 [Una illustrazione più approfondita di questo pensiero si trova in Freud, Metapsicologia cit.: L’inconscio, par. 2.]

455 Vedi ibid. [par. 7].

456 [Sistema Percezione-Coscienza.]

457 [Vedi il cap. 7 dell’Interpretazione dei sogni cit.]

458 [Questo punto di vista era stato espresso da Breuer nelle “Considerazioni teoriche” contenute in Breuer e Freud, Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1), cap. 3, par. 1.]

459 [A questa conclusione Freud era già giunto in base ad accertamenti di carattere patologico nel suo lavoro sulle afasie (Zur Auffassung der Aphasien, Vienna 1891, pp. 92 sgg.).]

460 [Vedi sopra Prefazione a “La psicologia dei sogni a occhi aperti” di J. Varendonck.]

461 [In Al di là del principio di piacere (1920), vedi sopra par. 4.]

462 [Ibid., par. 1.]

463 [Vedi nella Metapsicologia cit.: L’inconscio, par. 3.]

464 G. Groddeck, Das Buch vom Es (Vienna 1923) [trad. it. Laura Schwarz, Il libro dell’Es (Adelphi, Milano 1966).]

465 [Vedi l’Avvertenza editoriale.] Groddeck a sua volta segue l’esempio di Nietzsche, che usa correntemente questa espressione grammaticale per indicare quanto nel nostro essere vi è di impersonale e, per così dire, di naturalisticamente necessitato.

466 [Confronta questa rappresentazione grafica con quella, un po’ diversa, che si trova verso la fine della lezione 31 dell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) cit. Ma vedi anche una raffigurazione analoga a questa nella lettera del 17 aprile 1921 di Freud a Groddeck: si trova nel Carteggio Freud-Groddeck, trad. it. Laura Schwarz (Adelphi, Milano 1973), p. 47. Le raffigurazioni completamente diverse contenute nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. B e nella lettera di Freud a Fliess del 6 dicembre 1896 si riferiscono sia alla funzione sia alla struttura dell’apparato psichico.]

467 [Su questi temi vedi la monografia freudiana sulle afasie citata sopra alla nota 459.]

468 [L’analogia del cavaliere e del cavallo si trova anche nella lezione 31 dell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) cit.]

469 [Nella traduzione inglese del 1927, a questo punto appariva la nota seguente di cui non esiste il testo tedesco, ma che si affermava autorizzata da Freud. “Cioè l’Io è in definitiva derivato da sensazioni corporee, soprattutto dalle sensazioni provenienti dalla superficie del corpo. Esso può dunque venir considerato come una proiezione psichica della superficie del corpo, e inoltre, come abbiamo visto, il rappresentante degli elementi superficiali dell’apparato psichico.”]

470 Un caso simile mi è stato comunicato poco tempo fa, e a dire il vero sotto forma di obiezione contro la mia descrizione del “lavoro onirico”. [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 1, par. E e cap. 7, par. C.]

471 [Questa formulazione si trova espressa per la prima volta nello scritto di Freud, Azioni ossessive e pratiche religiose (1907, in OSF, vol. 5); ma vedi anche la prima allusione a questa idea nello scritto Le neuropsicosi da difesa (1894, in OSF, vol. 2).]

472 [Su questo punto vedi ancora oltre, cap. 5.]

473 Nell’Introduzione al narcisismo cit. e in Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921).

474 È soltanto errata e richiede una rettifica l’attribuzione da me fatta dell’esame di realtà a questo Super-io. [Vedi sopra, in Psicologia delle masse e analisi dell’Io cit., il par. 2 e la nota 340 e nella Metapsicologia cit.: Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno.] Dovrebbe senz’altro corrispondere ai rapporti dell’Io col mondo della percezione il fatto che l’esame di realtà rimanga un compito proprio dell’Io stesso. Anche le precedenti enunciazioni – piuttosto imprecise peraltro – relative a un “nucleo dell’Io” debbono venir rettificate, dal momento che soltanto il sistema P-C può essere considerato il nucleo dell’Io. [In Al di là del principio di piacere (vedi sopra par. 3) Freud aveva parlato della parte inconscia dell’Io come del suo nucleo; nello scritto su L’umorismo (1927, in OSF, vol. 10) parlerà del Super-io come del nucleo dell’Io.]

475 Vedi nella Metapsicologia cit.: Lutto e melanconia.

476 [Vedi in Carattere ed erotismo anale (1908, in OSF, vol. 5), nota 356, alcuni ulteriori riferimenti a formulazioni freudiane sul carattere e sul meccanismo della sua formazione.]

477 [Vedi sopra in Psicologia delle masse e analisi dell’Io cit., par. 7.]

478 Un parallelo interessante con la sostituzione della scelta oggettuale mediante identificazione è contenuto in una credenza dei primitivi e nei divieti fondati su di essa; secondo questa credenza le qualità dell’animale incorporato come cibo rimangono a colui che lo ha divorato in quanto elementi del suo carattere. Com’è noto, il cannibalismo è nato anche da questa credenza, la quale produce i suoi effetti in tutta la serie di usanze relative al pasto totemico, fino alla santa comunione. [Vedi Totem e tabù (1912-13, in OSF, vol. 7), cap. 4, parr. 4, 5 e 6.] Gli esiti che qui sono attribuiti all’impossessamento orale dell’oggetto si verificano effettivamente nella successiva scelta oggettuale sessuale.

479 [Questa è la traduzione letterale del testo di Freud. Ovviamente però Freud intende dire che l’alterazione del carattere, prodottasi quando perdura ancora la relazione oggettuale, potrebbe contribuire a mantenere questa in vita.]

480 Ora che abbiamo stabilito la distinzione tra l’Io e l’Es, dobbiamo considerare l’Es come il grande serbatoio della libido, nel senso della Introduzione al narcisismo cit., par. 1. La libido che affluisce sull’Io attraverso le identificazioni descritte dà luogo al “narcisismo secondario” dell’Io stesso. [Questa affermazione, che rettifica quanto detto sopra in Al di là del principio di piacere, par. 6, e in Due voci di enciclopedia “Psicoanalisi” e “Teoria della libido”, sarà ulteriormente sviluppata nel cap. 4.]

481 [Freud tornerà sull’argomento più oltre, vedi capp. 4 e 5. Il concetto di impasto e disimpasto delle pulsioni sarà illustrato nel cap. 4. Il termine “disimpasto” era comparso per la prima volta in Due voci di enciclopedia: “Psicoanalisi” e “Teoria della libido” (1922) vedi sopra.]

482 Forse sarebbe più prudente dire “con i genitori”, in quanto padre e madre, prima che sia conosciuta con esattezza la differenza fra i sessi e la mancanza del pene, non sono valutati differentemente. Dalla storia di una giovane signora ho avuto recentemente la opportunità di apprendere che essa, dopo aver osservato su di sé la mancanza del pene, non aveva escluso dal possesso di questo organo tutte le donne, ma soltanto quelle da lei tenute in minor conto. La madre, secondo il suo pensiero, lo aveva conservato. [Vedi oltre L’organizzazione genitale infantile (1923), nota 592.] Al fine di semplificare la mia esposizione, mi occuperò soltanto della identificazione col padre.

483 [Vedi sopra, in Psicologia delle masse e analisi dell’Io cit., par. 7.]

484 [Sulla scelta oggettuale “per appoggio” vedi l’Introduzione al narcisismo cit., par. 2 e nota 653.]

485 Vedi il mio scritto Psicologia delle masse e analisi dell’Io cit. [par. 7].

486 [Nello scritto intitolato appunto Il tramonto del complesso edipico (1924, in OSF, vol. 10) Freud tratterà più diffusamente questo problema.]

487 [L’idea che il complesso edipico delle femmine si risolva “in modo del tutto analogo” a quello dei maschi sarà in seguito abbandonata da Freud. Vedi lo scritto Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi (1925, in OSF, vol. 10).]

488 [Vedila illustrata sopra.]

489 [La persuasione di Freud sull’importanza della bisessualità risale a molto tempo addietro. Per esempio, nella prima edizione dei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Terzo saggio, par. 4 aveva scritto: “senza tener conto della bisessualità, si potrà difficilmente giungere a comprendere le manifestazioni sessuali effettivamente osservabili nell’uomo e nella donna.” E fin dal 1° agosto 1899 così aveva scritto a Wilhelm Fliess (che su di lui esercitò una grande influenza proprio su questo tema): “E ora passiamo alla bisessualità! Sono sicuro che hai ragione riguardo ad essa. Mi sto abituando all’idea di considerare ogni atto sessuale come un processo nel quale sono implicate quattro persone.”]

490 [Freud fece introdurre, nella traduzione inglese del 1927, la seguente variante di cui non esiste il testo in tedesco: “due fattori altamente significativi, di cui uno è di natura biologica, l’altro di natura storica: la lunga durata che ha nell’uomo la debolezza e la dipendenza infantile, e il fatto del suo complesso edipico, la rimozione del quale abbiamo dimostrato esser connessa con l’interruzione dello sviluppo libidico per effetto dell’epoca di latenza, e quindi con l’inizio in due tempi della sua vita sessuale.”]

491 [L’idea è di S. Ferenczi, Entwicklungsstufen des Wirklichkeitssinnes, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 124 (1913). Freud sembra accettarla ancor più definitivamente nel cap. 10 di Inibizione, sintomo e angoscia (1925, in OSF, vol. 10).]

492 [Il Super-io non compare infatti nello schema grafico riportato più sopra nel cap. 2. Esso comparirà tuttavia nella rappresentazione grafica contenuta nella lezione 31 dell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) cit.]

493 [Questo è l’unico passo del presente scritto in cui Freud usa l’espressione Ideal-Ich (Io ideale); con lo stesso significato tuttavia di Ichideal (ideale dell’Io).]

494 [Gewissen: altrove reso con “coscienza morale”.]

495 Prescindiamo qui dalla scienza e dall’arte.

496 [Vedi Freud, Totem e tabù cit., cap. 4, par. 6.]

497 Vedi Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921) [par. 9] e Alcuni meccanismi nevrotici nella gelosia, paranoia e omosessualità (1921) [par. C].

498 [Si tratta della battaglia di Châlons del 451, nella quale Attila fu sconfitto dai Romani e dai Visigoti. Wilhelm von Kaulbach (1805-74) dipinse la battaglia in un affresco originariamente destinato al Nuovo Museo di Berlino. Nell’affresco i combattenti sono raffigurati come se continuassero a lottare anche dopo morti, in base a una leggenda che risale a Damascio, filosofo neoplatonico vissuto a cavallo tra il quinto e il sesto secolo.]

499 Nello scritto Al di là del principio di piacere (1920).

500 [Vedi oltre la nota 512.]

501 [Freud tornerà su questo punto nel saggio Il problema economico del masochismo (1924, in OSF, vol. 10).]

502 [Vedi sopra cap. 3 e nota 481. Quel che è detto qui di seguito a proposito del sadismo era già stato adombrato in Al di là del principio di piacere (1920), sopra, par. 6.]

503 [Vedi il lavoro successivo di Freud, Dostoevskij e il parricidio (1927, in OSF, vol. 10).]

504 [Freud tornerà su questo punto nel cap. 5 di Inibizione, sintomo e angoscia cit.]

505 [A proposito di quel che segue vedi la precedente discussione di Freud sul rapporto fra amore e odio in Metapsicologia cit.: Pulsioni e loro destini; ma vedi anche le osservazioni successive contenute nei parr. 5 e 6 del Disagio della civiltà (1929, in OSF, vol. 10).]

506 [Vedi sopra nell’Avvertenza editoriale.]

507 [Vedi sopra la nota 497.]

508 [È questa un’ipotesi che Freud aveva già formulato nell’Introduzione al narcisismo cit., par. 1.]

509 [O. Rank, Der “Familienroman” in der Psychologie des Attentäters, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 565 (1913).]

510 [Questo aneddoto, uno dei preferiti di Freud, è riportato sia nel libro Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905, in OSF, vol. 5), cap. 7, par. 2, sia nell’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8), lezione 11.]

511 [Vedi sopra la nota 480.]

512 [La coerenza con cui Freud si è attenuto a una concezione dualistica delle pulsioni trova testimonianza nella lunga nota 245 al termine del par. 6 di Al di là del principio di piacere (1920), vedi sopra. Vedi anche l’Avvertenza editoriale che precede lo scritto di Metapsicologia cit.: Pulsioni e loro destini, come pure l’Avvertenza editoriale che precede il presente scritto.]

513 In effetti, secondo la nostra concezione, è a mezzo dell’Eros che le pulsioni distruttive rivolte verso l’esterno sono state distolte dal Sé di ciascuno di noi.

514 [Vedi sopra in Al di là del principio di piacere (1920), par. 1.]

515 [L’opinione di Freud sul ruolo delle sostanze sessuali è espressa nei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Terzo saggio, par. 2].

516 Si può dire che anche l’Io psicoanalitico, o metapsicologico, stia a testa in giù come l’Io anatomico (l’“homunculus” del cervello). [Vedi sopra cap. 2.]

517 La lotta contro l’ostacolo costituito dal senso di colpa inconscio non è resa facile all’analista. Nulla si può fare contro di esso in modo diretto; e quanto al modo indiretto si possono soltanto scoprire lentamente gli inconsci fondamenti rimossi di questo sentimento, così da trasformarlo progressivamente in un senso di colpa cosciente. Si ha una particolare probabilità di influenzamento quando si tratta di un senso di colpa inc “preso a prestito”, e cioè del prodotto di un’identificazione con un’altra persona, la quale sia stata oggetto in passato di un investimento erotico. Una tale assunzione su di sé del senso di colpa è spesso l’unico residuo, difficilmente riconoscibile come tale, della relazione amorosa a cui il soggetto ha rinunciato. L’analogia fra questo processo e ciò che accade nella melanconia è inequivocabile. Quando è possibile scoprire questo investimento oggettuale passato che si cela dietro il senso di colpa inconscio, il compito terapeutico è spesso brillantemente portato a termine; altrimenti l’esito dello sforzo terapeutico non è in alcun modo assicurato. Esso dipende in primo luogo dall’intensità del senso di colpa, a cui spesso la terapia non riesce a contrapporre una forza dello stesso ordine di grandezza. Ma forse dipende altresì dalla possibilità che la persona dell’analista sia collocata dall’ammalato al posto del suo ideale dell’Io; a ciò si connette per l’analista la tentazione di assumere verso il malato il ruolo del profeta, del salvatore d’anime, del redentore. Ma poiché le regole dell’analisi escludono decisamente una tale utilizzazione della personalità del medico, bisogna onestamente riconoscere che è posta qui una nuova limitazione all’efficacia dell’analisi: la quale non ha certo il compito di rendere impossibili le reazioni morbose, ma piuttosto quello di creare per l’Io del malato la libertà di optare per una soluzione o per l’altra. [Freud tornerà su questo tema nel suo lavoro Il problema economico del masochismo cit. nel quale viene illustrata la differenza tra il senso di colpa inconscio e il masochismo morale. Vedi anche i parr. 6 e 7 del Disagio della civiltà cit.]

518 Questa tesi è paradossale solo in apparenza; essa dice semplicemente che la natura dell’uomo sorpassa di molto, sia nel bene sia nel male, ciò che l’uomo sa di se medesimo, ossia ciò che è noto al suo Io attraverso la percezione cosciente.

519 [Questo problema è trattato più diffusamente – insieme ad altri argomenti – nel saggio su Alcuni tipi di carattere tratti dal lavoro psicoanalitico (1916, in OSF, vol. 8), par. 3.]

520 [Freud tornerà su questo paradosso in Il problema economico del masochismo cit. e in Alcune aggiunte d’insieme alla “Interpretazione dei sogni” (1925, in OSF, vol. 10); ma il tema sarà trattato più diffusamente ancora nel Disagio della civiltà cit., par. 7.]

521 [Vedi nella Metapsicologia cit.: L’inconscio, par. 5.]

522 [Vedi il saggio Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico (1911, in OSF, vol. 6) e lo scritto La negazione (1925, in OSF, vol. 10).]

523 [Protisti è qui sinonimo di protozoi. Vedi Al di là del principio di piacere (1920) sopra, par. 6.]

524 [Quel che segue a proposito dell’angoscia sta alla base della revisione teorica operata da Freud in Inibizione, sintomo e angoscia cit., opera nella quale la maggior parte delle questioni qui sollevate vengono ulteriormente discusse.]

525 [L’idea di una sopraffazione (Überwältigung) dell’Io compare già nel primo scritto di Freud su Le neuropsicosi da difesa cit., par. 2. Vedi ivi la nota 147 nella quale sono indicati ulteriori riferimenti sulla comparsa di questo termine o comunque del concetto che ad esso corrisponde. In questo caso esiste una connessione evidente con la situazione traumatica di cui si parla in Inibizione, sintomo e angoscia cit. Vedi anche il terzo saggio di L’uomo Mosè e la religione monoteistica: tre saggi (1934-38, in OSF, vol. 11).]

526 [Da W. Stekel, Nervöse Angstzustände und ihre Behandlung (Berlino e Vienna 1908), p. 5.]

527 [Sono temi, questi, su cui Freud tornerà più diffusamente in Inibizione, sintomo e angoscia cit.]

Una nevrosi demoniaca nel secolo decimosettimo

528 [Nella prima traduzione inglese di questo lavoro, pubblicata nel 1925, appariva a questo punto la nota seguente: “L’autore desidera aggiungere alla traduzione inglese due note a piè di pagina (in parentesi quadre) ed esprimere il proprio rammarico per non averle inserite nel testo tedesco.” Freud si riferisce invero alle aggiunte apportate più oltre, le note 558 e 560.]

529 [Vedi, di Freud, il necrologio di Charcot (1893, in OSF, vol. 2).]

530 [Raccolta di atti nei quali erano registrati lasciti ereditari. Ora fa parte della biblioteca nazionale austriaca.]

531 [Celebre meta di pellegrinaggi devoti, situata a 140 km circa a sud-ovest di Vienna.]

532 [Il lavoro di R. Payer-Thurn, Faust in Mariazell, Chronik des Wiener Goethe-Vereins, vol. 34, 1 (1924) fu pubblicato un anno dopo quello di Freud.]

533 [Per il nome del pittore ci atteniamo qui alla grafia del manoscritto originale, che reca quasi senza eccezioni “Haizmann” e non a quella di Freud che usa invece “Heitzmann”.]

534 L’età del pittore non è indicata da nessuna parte. Dal contesto si direbbe che egli fosse un uomo fra i trenta e i quarant’anni, forse più vicino al limite inferiore. Come vedremo morì nel 1700.

535 [Si intende il parroco di Pottenbrunn.]

536 Accenneremo solo di sfuggita all’eventualità che questo modo di essere interrogato abbia potuto ispirare a quest’uomo sofferente – “suggerirgli” – la fantasia del suo patto col diavolo.

537 Quorum et finis 24 mensis hujus futurus appropinquat [“Il termine del quale, il 24 di questo mese, si sta avvicinando.” Ci si riferisce al mese di settembre, all’inizio del quale era stata scritta la lettera di presentazione.]

538 [“Questo pover’uomo, privato di ogni aiuto.”]

539 [In verità le otto illustrazioni e il trittico (quello che Freud indica come “frontespizio”) occupavano cinque pagine in folio del manoscritto. Il trittico una, e le otto illustrazioni più piccole, a due a due, le altre quattro. Questa informazione si ricava dallo studio di I. Macalpine e R. A. Hunter, Schizophrenia 1677 (Londra 1956) che contiene un facsimile del manoscritto viennese del Trophaeum Mariano-Cellense, nonché le riproduzioni a colori delle illustrazioni.]

540 [I monaci del convento di San Lambert avevano il compito di vegliare sul santuario.]

541 [9 settembre è la data del manoscritto mentre Freud indica il “12 settembre”. L’errore di Freud è stato rilevato da G. Vandendriessche, The Parapraxis in the Haizmann Case of Sigmund Freud (Lovanio e Parigi 1965).]

542 Ciò sembrerebbe suggerire che il 1714 sia anche la data in cui fu composto il Trophaeum.

543 [“(vide il demonio) nell’atto di porgergli il biglietto.” Vedi la nota seguente.]

544 [poenitens] ipsumque Daemonem ad Aram Sac. Cellae per fenestrellam in cornu Epistolae, Schedam sibi porrigentem conspexisset, eo advolans e Religiosorum manibus, qui eum tenebant, ipsam Schedam ad manum obtinuit...” [“(il penitente) vide lo stesso demonio vicino al sacro altare di Zell nell’atto di porgergli il biglietto attraverso la finestrella nell’angolo dell’Epistola; staccandosi dalle mani dei religiosi che lo sorreggevano vi si precitò e afferrò il biglietto...”]

545 [Il manoscritto dice: “de... maligni Spiritus infestatione” (a causa delle molestie dello Spirito maligno).]

546 Questo patto, che era stato concluso nel settembre 1668, nel maggio 1678, e cioè nove anni e mezzo dopo, sarebbe scaduto da un pezzo.

547 [“Quando gli fu restituito secondo le sue preghiere.”]

548 [Goethe, Faust, parte 1, Studio(II).]

549 Vedi Goethe, Faust, parte 1, Studio(II):

Ich will mich hier zu deinem Dienst verbinden,
Auf deinen Wink nicht rasten und nicht ruhn;
Wenn wir uns
drüben wieder finden,
So sollst du mir das Gleiche thun.

[“Io mi impegno a servirti quaggiù
A un tuo cenno, sempre e subito.
Quando di là noi ci ritroveremo
Dovrai fare altrettanto con me.”

Trad. it. di Franco Fortini in Goethe, Faust (Mondadori, Milano 1970), pp. 127 sg.]

550 [Dall’illustrazione che accompagna il manoscritto si deduce che si tratta di divertimenti e godimenti di tipo sessuale.]

551 [“Sentendosi avvilito a cagione dei progressi della sua arte e dei compensi che ne avrebbe ricavato...”]

552 [“Essendo preso da un certo avvilimento per la morte del padre...” “Parens”, se usato senza ulteriori specificazioni, indica normalmente il genitore di sesso maschile.]

553 Il primo dipinto che compare sul frontespizio e la sua didascalia rappresentano il diavolo sotto forma di “rispettabile cittadino” [“ersamer Bürger”. Così è raffigurato anche nella prima delle otto illustrazioni singole (vedi oltre par. 2 e la tavola 1 fuori testo].

554 Ce n’erano in effetti due, il primo scritto con l’inchiostro e il secondo scritto circa un anno dopo col sangue; a quanto si dice entrambi facevano ancora parte del tesoro di Mariazell ed erano stati trascritti nel Trophaeum.

555 In effetti in seguito [vedi par. 4] considereremo quando e per chi furono stipulati questi patti, e allora comprenderemo che il loro enunciato doveva risultare poco appariscente e universalmente comprensibile. Per noi è comunque sufficiente che esso contenga un’ambiguità cui poterci riallacciare nelle nostre considerazioni.

556 In Goethe [Faust, parte 1, Fuori porta e Studio(I)] un cane nero come questo si trasforma nello stesso diavolo.

557 Vedi il mio libro Totem e tabù (1912-13 [in OSF, vol. 7]) e in particolare T. Reik, Probleme der Religionspsychologie: 1. Das Ritual (Lipsia, Vienna e Zurigo 1919). [Vedi sopra la Prefazione di Freud a questo volume.]

558 Vedi Reik, Der eigene und der fremde Gott (Lipsia, Vienna e Zurigo 1923) nel cap. 7 intitolato “Gott und der Teufel” [da una citazione di E. Jones, Der Alptraum in seiner Beziehung zu gewissen Formen des mittelalterlichen Aberglaubens (Lipsia e Vienna 1912).] [Vedi sopra la nota 528.]

559 Anche nella celebre fiaba del Lupo e i sette capretti il padre lupo compare nelle vesti di uno scassinatore. [Questa fiaba ha una parte notevole nel caso clinico freudiano dell’uomo dei lupi (1914, in OSF, vol. 7).]

560 Il fatto che nelle nostre analisi riusciamo così raramente a trovare il diavolo come sostituto del padre potrebbe forse significare che per coloro i quali si sottopongono alla nostra analisi questa figura della mitologia medievale ha perso da tempo la sua funzione. Per il cristiano devoto dei secoli passati la fede nel Diavolo non era meno doverosa della fede in Dio. In realtà egli aveva bisogno del Diavolo per credere fermamente in Dio. In seguito, per diversi motivi, il decrescere della fede ha colpito innanzitutto e soprattutto la persona del Diavolo.

Se si ha il coraggio di applicare l’idea del diavolo come sostituto paterno alla storia della civiltà, anche i processi delle streghe in uso nel Medioevo possono essere visti in una luce nuova [come è stato già dimostrato da Ernest Jones nel capitolo sulle streghe del suo libro sugli incubi (op. cit. del 1912).] [Vedi sopra le note 558 e 528.]

561 [A proposito di questo capoverso e di quello che segue vedi Freud, Metapsicologia (1915, in OSF, vol. 8): Lutto e melanconia.]

562 [Sull’obbedienza “differita” o “posteriore” vedi il caso clinico del presidente Schreber cit., cap. 2 e quello del piccolo Hans (1908, in OSF, vol. 5), cap. 2.]

563 [“consegnò un patto scritto per nove anni...”]

564 [“il termine del quale, il 24 di questo mese, si sta avvicinando...”]

565 Ci occuperemo più avanti [nel par. 4] del fatto contraddittorio che i patti trascritti siano entrambi datati 1669.

566 [Vedi Freud, L’interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), cap. 6, par. F.]

567 [Vedi un esempio di ciò nello scritto di Freud, Sogni nel folklore (1911, in OSF, vol. 6), par. 2 e nota 619.]

568 [Vedi la tavola 2 fuori testo.]

569 [Nella seduta del 27 gennaio 1909 della Società psicoanalitica di Vienna (vedi sopra l’Avvertenza editoriale), Freud aveva già messo in rilievo che il diavolo è una personalità mascolina per eccellenza e che l’unica creatura demoniaca di sesso femminile è, nelle credenze popolari, la nonna del diavolo.]

570 Vedi il mio scritto Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910 [in OSF, vol. 6]).

571 D. P. Schreber, Denkwürdigkeiten eines Nervenkranken (Mutze, Lipsia 1903) [trad. it. Scardanelli e de Waal, Memorie di un malato di nervi, a cura di R. Calasso (Adelphi, Milano 1974)]. Vedi la mia analisi di questo caso: Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia paranoides) descritto autobiograficamente. (Caso clinico del presidente Schreber.) (1910).

572 [Vedi il caso clinico succitato del presidente Schreber, cap. 2.]

573 [Freud si era occupato più dettagliatamente della “protesta virile” di Adler nello scritto di qualche anno prima “Un bambino viene picchiato” (1919). Vedilo sopra.]

574 [La versione tedesca dei patti qui di seguito enunciati si trova più sopra nel par. 2.]

575 [“in globum convolutam et in quatuor partes dilaceratam...”]

576 [Ciò è tratto dall’introduzione del compilatore. Le parole “sequenti anno” citate sopra e qui, poco più sotto, sono tratte dalla deposizione dell’abate.]

577 [“È qui assunto l’anno successivo al posto di quello non ancora completamente trascorso, come accade piuttosto spesso (nel manoscritto si legge: “saepius”) nella conversazione; infatti in entrambi i patti è indicato il medesimo anno; di essi, prima della presente testimonianza, quello scritto con l’inchiostro non era ancora stato ottenuto indietro.”]

578 [Il brano è anche scritto molto più in piccolo rispetto alla restante deposizione dell’abate.]

579 A mio avviso il compilatore era stretto tra due fuochi. Da un lato sia la lettera di presentazione del parroco sia la deposizione dell’abate attestavano che il patto (quanto meno il primo) era stato stipulato nel 1668; d’altro lato entrambi i patti che erano stati conservati nell’archivio recavano la data del 1669. Poiché aveva davanti a sé due patti era per lui pacifico che i patti conclusi fossero stati appunto due. Se, come credo, nella testimonianza dell’abate era menzionato un patto solo, egli era costretto a inserire in questa deposizione un riferimento all’altro patto e a eliminare poi la contraddizione con l’ipotesi della postdatazione. Il cambiamento del testo da lui arrecato precede immediatamente l’interpolazione di cui egli solo può essere stato l’autore. Fu costretto a congiungere l’interpolazione con l’alterazione mediante le parole “sequenti vero anno 1669”, poiché nella didascalia (molto danneggiata) che accompagna l’illustrazione del frontespizio il pittore aveva scritto esplicitamente:

“Nach einem Jahr würdt Er

[“Un anno dopo egli

...schrökhliche betrohungen in ab-

...terribili minacce in

.....gestalt Nr. 2 bezwungen sich,

.....figura N. 2, fu costretto

......... n Bluot zu verschreiben.”

.........a firmare un patto scritto col sangue.”]

L’errore [Verschreiben] fatto dal pittore nello scrivere le Syngraphae, lapsus che sono stato costretto a supporre nel mio tentativo di spiegazione, non mi pare meno interessante degli stessi patti [Verschreibungen] che egli ha sottoscritto. [In tedesco il termine “Verschreiben” può significare sia “fare un errore scrivendo”, o “lapsus di scrittura”, che “firmare un patto”. Nel cap. 10 della Psicopatologia della vita quotidiana (1901, in OSF, vol. 4) Freud fa notare che spesso un lapsus accidentale rivela una falsificazione deliberata.]

580 [Per un errore di stampa, nelle edizioni tedesche successive alla prima al posto di “13” si legge “15”.]

581 [Un ordine religioso nel quale Christoph Haizmann era stato accolto al suo arrivo a Vienna.]

582 Questo passo mi risulta incomprensibile.

583 [L’aggiunta in parentesi quadre è di Freud.]

L’organizzazione genitale infantile (un’interpolazione nella teoria sessuale)

584 [Vedi l’Avvertenza editoriale ai Tre saggi sulla teoria sessuale cit.]

585 [Che corrisponde al Secondo saggio, par. 6 dell’edizione italiana dei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) dove si trova anche la nota 710, aggiunta nel 1924, che riassume brevemente le tesi esposte nel presente scritto. L’intero paragrafo da cui è tratta la citazione che segue fu aggiunto da Freud nel 1914.]

586 [Vedi, di Freud, il caso clinico del piccolo Hans (1908, in OSF, vol. 5), cap. 1.] È fra l’altro singolare come l’attenzione del bambino sia scarsamente attratta dall’altra parte del genitale maschile, dallo scroto e da ciò che contiene. Se ci basassimo sulle analisi non potremmo indovinare che al genitale appartiene qualcos’altro oltre al pene.

587 [D’ora in avanti il concetto di “disconoscimento” o “rinnegamento” assumerà un’importanza via via maggiore negli scritti di Freud. Ma mentre qui è usato il termine “leugnen”, in seguito verrà usato quasi sempre il verbo verleugnen e il sostantivo Verleugnung (“disconoscere” e “disconoscimento” o “rinnegare” e “rinnegamento”). Se ne parla, di regola, come qui del resto, in relazione al complesso di evirazione, per esempio negli scritti Il problema economico del masochismo (1924, in OSF, vol. 10) e Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi (1925, ivi). In La perdita di realtà nella nevrosi e nella psicosi (1924, ivi) il termine è usato invece in un contesto un po’ diverso. Nello scritto sul Feticismo (1927, ivi) Freud stabilisce una differenza fra “rimozione” e “disconoscimento”. Ivi, oltre che negli scritti rimasti incompiuti e pubblicati postumi La scissione dell’Io nel processo di difesa (1938, in OSF, vol. 11) e Compendio di psicoanalisi (1938, ivi) cap. 8, Freud si basa sul concetto di Verleugnung per integrare la sua teoria metapsicologica. Esso va tenuto distinto dal concetto di Verneinung (“negazione”) di cui Freud parla appunto nello scritto La negazione (1925, in OSF, vol. 10) nel quale è anche usato il verbo “verneinen” (“negare”).

Il concetto di Verleugnung (reso talora anche con “diniego”) era stato usato o adombrato più volte in opere precedenti di Freud: vedi per esempio nella Psicopatologia della vita quotidiana (1901, in OSF, vol. 4), cap. 7.]

588 [Vedi ancora nel caso clinico del piccolo Hans cit., cap. 1 e nota 413.]

589 A ragione è stato fatto notare che il bambino ricava la rappresentazione di un danno narcisistico dovuto a perdita corporale dal venir meno del seno materno dopo la suzione, dal distacco quotidiano dalle proprie feci, e addirittura fin dalla separazione dal grembo materno al momento della nascita. Ciononostante non si dovrebbe parlare di complesso di evirazione se prima questa rappresentazione di una perdita non è stata messa in relazione col genitale maschile. [Questo punto è trattato più ampiamente nella nota 409 aggiunta nel 1923 al caso clinico del piccolo Hans cit. Ma vedi anche lo scritto successivo di Freud Il tramonto del complesso edipico (1924, in OSF, vol. 10).]

590 S. Ferenczi, Zur Symbolik des Medusenhauptes, Int. Z. Psychoanal., vol. 9, 69 (1923).

591 Vorrei aggiungere che il mito si riferisce al genitale della madre. Atena, che reca l’effigie di Medusa sulla propria corazza, diventa per ciò stesso la donna inavvicinabile, la cui vista spegne all’istante qualsiasi pensiero di approccio sessuale. [Vedi La testa di Medusa, il breve scritto che Freud stesso dedicò a questo tema.]

592 Analizzando una giovane signora che era orfana di padre e aveva parecchie zie, appresi che costei per buona parte dell’epoca di latenza aveva creduto fermamente che alcune zie e la madre avessero il pene. Per contro pensava che una delle zie, che era debole di mente, fosse evirata, come del resto si sentiva lei stessa. [Vedi sopra la nota 482 dello scritto L’Io e l’Es (1922).]

593 Vedi [un passo aggiunto nel 1914 ai] Tre saggi sulla teoria sessuale cit. [Secondo saggio, par. 6. Ma vedi anche, ivi, la nota 742, anch’essa aggiunta nel 1914.]

Scritti brevi (1923)

594 [Freud ha discusso più a lungo questo argomento nel suo scritto Vie della terapia psicoanalitica (1918).]

595 [“Lynkeus” (J. Popper), Phantasien eines Realisten (Vienna, 1a ed. 1899, 2a ed. 1900).]

596 [Sono le stesse qualità attribuite da Popper-Lynkeus al protagonista del suo racconto. Freud tornerà sull’argomento parecchi anni dopo nello scritto I miei rapporti con Josef Popper-Lynkeus cit. Egli aveva commentato per la prima volta la coincidenza fra le sue vedute e quelle di Popper-Lynkeus nel “Poscritto” del 1909 all’Interpretazione dei sogni cit. In questa stessa opera, nella nota 573 del 1909 è riportato lo stesso passo qui citato. Sul tema dell’originalità delle proprie scoperte vedi, di Freud, Per la storia del movimento psicoanalitico (1914, in OSF, vol. 7), parte 1 e note 506, 510 e 511; ma vedi anche sopra, Preistoria della tecnica analitica (1920).]

597 [Vedi Freud, Cinque conferenze sulla psicoanalisi (1909, in OSF, vol. 6).]

598 [Vedi sopra, il necrologio di Freud dal titolo Il dottor Anton von Freund (1920).]

599 [Sotto Béla Kun, dal marzo all’agosto del 1919. Vedi sopra l’Avvertenza editoriale a Bisogna insegnare la psicoanalisi nell’università?]

600 La seduta generale di inaugurazione della Società psicoanalitica ungherese ebbe luogo il 19 maggio 1913, sotto la presidenza di Ferenczi, col dottor Radó come segretario e i dottori Hollós, Ignotus e Lévy come membri.

601 [È un’allusione all’opera cui Freud stesso si era accinto alcuni anni prima e che reca appunto il titolo di Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8).]

602 [Un’edizione tedesca completa degli scritti brevi di Ferenczi, Bausteine zur Psychoanalyse, fu pubblicata a Vienna in quattro volumi tra il 1927 e il 1939. Un’edizione inglese ugualmente estesa era uscita precedentemente in tre volumi, di cui il primo è quello menzionato nel testo qui sopra. In Italia l’edizione dei Bausteine di Ferenczi è stata realizzata a cura di Glauco Carloni ed Egon Molinari con il titolo Fondamenti di psicoanalisi, 4 voll. (Guaraldi, Rimini-Firenze 1972-75); da essa sono tratti i titoli in italiano di quasi tutti i lavori di Ferenczi menzionati nel testo che segue.]

603 [Ein kleiner Hahnemann, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 240 (1913).]

604 [Über passagère Symptombildung während der Analyse, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 588 (1912).]

605 [Recensione di Wandlungen und Symbole der Libido di C. G. Jung (Lipsia e Vienna 1912), Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 391 (1913).]

606 [Die psychiatrische Schule von Bordeaux über die Psychoanalyse, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 3, 352 (1915).]

607 [Alkohol und Neurosen. Antwort auf die Kritik von Prof. Eugen Bleuler, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 3, 853 (1911).]

608 [Philosophie und Psychoanalyse. Bemerkungen zu einem Aufsatz des Herrn Prof. James J. Putnam, Imago, vol. 1, 519 (1912).]

609 [Introjektion und Übertragung, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 1, 422 (1909).]

610 [Entwicklungsstufen des Wirklichkeitssinnes, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 124 (1913).]

611 [Symbolische Darstellung des Lust- und Realitätsprinzips im Ödipus- Mythos, Imago, vol. 1, 276 (1912).]

612 [Contributo a un simposio pubblicato col titolo Zur Psychoanalyse der Kriegsneurosen (Lipsia e Vienna 1919). Vedi sopra Introduzione al libro “Psicoanalisi delle nevrosi di guerra”.]

613 [Hysterie und Pathoneurosen (Lipsia e Vienna 1919).]

614 [S. Ferenczi e S. Hollós, Zur Psychoanalyse der paralytischen Geistesstörung (Vienna 1922).]

615 [Freud ritornerà su questo punto dieci anni dopo nel Necrologio di Sándor Ferenczi (1933, in OSF, vol. 11).]

Breve compendio di psicoanalisi

616 [Ma uscì nel novembre 1899. Vedi l’Avvertenza editoriale all’Interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3).]

617 [W. Erb, Handbuch der Elektrotherapie (Lipsia 1882).]

618 [È il celebre caso della signorina Anna O. contenuto in Breuer e Freud, Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1), cap. 2.]

619 [Il 1895 è l’anno in cui gli Studi sull’isteria (1892-95) furono pubblicati.]

620 [Non è chiara la ragione delle virgolette. Vedi comunque una frase simile in Due voci di enciclopedia: “Psicoanalisi” e “Teoria della libido” (1922).]

621 Freud, Tre saggi sulla teoria sessuale (1905 [in OSF, vol. 4]).

622 [Vedi Freud, Cinque conferenze sulla psicoanalisi (1909, in OSF, vol. 6).]

623 [Vedi sopra lo scritto Prefazione a “Rapporto sul Policlinico psicoanalitico di Berlino” di Max Eitingon.]

624 [Vedi Freud, Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa (1896, in OSF, vol. 2), par. 3.]

625 [E. Bleuler, Freudsche Mechanismen in der Symptomatologie von Psychosen, Psychiat.-neurol. Wschr., vol. 8, 323 e 338 (1906).]

626 [A causa di un errore di stampa nelle edizioni tedesche è scritto 1901.]

627 Bleuler, Dementia Praecox, oder Gruppe der Schizophrenien (Lipsia e Vienna 1911).

628 [La storia dei nostri tempi. Si tratta, forse, di un’allusione al titolo del volume collettivo sugli eventi del Novecento per cui fu steso questo scritto. Vedi sopra l’Avvertenza editoriale.]

629 [Vedine la recensione di Freud intitolata allo stesso modo: Significato opposto delle parole primordiali (1910, in OSF, vol. 6).]

630 [Vedi lo scritto di Freud, Azioni ossessive e pratiche religiose (1907, in OSF, vol. 5).]

631 [In Freud, Totem e tabù (1912-13, in OSF, vol. 7).]

632 [O. Rank e H. Sachs, Die Bedeutung der Psychoanalyse für die Geisteswissenschaften (Wiesbaden 1913).]

Nevrosi e psicosi

633 [Sono qui riecheggiate le parole di Mefistofele nel Faust di Goethe, parte 1, Studio(II):

“Grau, teuer Freund, ist alle Theorie,

“È grigia, caro amico, qualunque teoria,

und grün des Lebens goldner Baum.”

Verde è l’albero d’oro della vita.”

(Traduzione di Franco Fortini).]

634 [In un passo del cap. 8 dello scritto postumo di Freud, Compendio di psicoanalisi (1938, in OSF, vol. 11) questa affermazione sarà rettificata. Vedi anche oltre la nota 639.]

635 [Vedi su questo punto Freud, Metapsicologia (1915, in OSF, vol. 8): Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno.]

636 [Vedi un’affermazione analoga nel caso clinico freudiano del presidente Schreber (1910, in OSF, vol. 6), par. 3.]

637 [Per alcune considerazioni riguardanti la frustrazione vedi lo scritto di Freud, Modi tipici di ammalarsi nervosamente (1912, ivi).]

638 [Questo punto verrà ribadito e reso più esplicito nello scritto Il problema economico del masochismo (1924, in OSF, vol. 10).]

639 [Freud accenna qui a un problema di cui si occuperà più diffusamente negli anni successivi. Vedi gli scritti sul Feticismo (1927, in OSF, vol. 10), La scissione dell’Io nel processo di difesa (1938, in OSF, vol. 11) e il cap. 8 del Compendio di psicoanalisi cit.]

640 [Anche questo problema – la natura di ciò che Freud chiamerà Verleugnung (“disconoscimento” o “rinnegamento”) – sarà più ampiamente trattato da Freud nelle opere citate nella nota precedente. Vedi anche sopra la nota editoriale 587.]

Lettera a Fritz Wittels

641 [Citazione da Heinrich Heine, Romanzero, “Melodie ebraiche”.]

642 [L’edizione inglese del libro di Wittels tenne conto di alcune di queste precisazioni. In particolare Freud respinse con decisione l’idea del suo biografo che l’ipotesi delle “pulsioni di morte”, contenuta in Al di là del principio di piacere (1920), potesse esser fatta risalire al lutto per la morte di Sophie. Egli scrisse infatti: “Questo argomento mi è sempre parso interessante. Nello studio analitico di qualsiasi altra persona avrei certamente messo in rilievo per primo il nesso tra la morte di una figlia e i concetti esposti in Al di là del principio di piacere. Ma in questo caso tale conclusione è errata. Il libro fu scritto nel 1919, quando mia figlia era giovane e in buona salute; ella morì nel 1920. Nel settembre del 1919 avevo lasciato il manoscritto del libretto ad alcuni amici di Berlino (Eitingon e Abraham), affinché lo rivedessero: mancava allora solo la parte sulla mortalità o immortalità dei protozoi. Non sempre il verosimile coincide col vero.” Vedi sopra l’Avvertenza editoriale ad Al di là del principio di piacere (1920).

In occasione della pubblicazione in inglese della biografia di Wittels, Freud gli scrisse un’altra lunga lettera (il 15 agosto 1924) nella quale gli spunti polemici qui contenuti sono approfonditi e accentuati pur dando atto a Wittels di aver tenuto conto delle precisazioni accluse in questa prima lettera.]

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