I disturbi a cui è esposto l’originario narcisismo del bambino, le reazioni con le quali egli se ne difende, nonché le strade che con ciò è costretto a imboccare sono temi che intendo lasciare da parte poiché costituiscono un importante materiale di ricerca di cui ancora non si è venuti a capo; si può comunque trascegliere, chiamandolo “complesso di evirazione” (angoscia per il pene nel ragazzo e invidia del pene nella ragazza), l’elemento più significativo di questo materiale, e considerarlo in relazione all’influsso della precoce intimidazione sessuale. L’indagine psicoanalitica ci permette di solito di seguire i destini delle pulsioni libidiche quando esse risultano in opposizione alle pulsioni dell’Io da cui sono isolate; nell’ambito del complesso di evirazione l’indagine psicoanalitica ci consente invece di inferire che è esistita un’epoca e una situazione psichica in cui i due tipi di pulsioni, agendo ancora congiuntamente in indissolubile unità, comparivano sotto forma di interessi narcisistici. Alfred Adler ha derivato da questo contesto di fenomeni la sua nozione di “protesta virile” che egli eleva a forza motrice quasi esclusiva nella formazione del carattere e della nevrosi, non fondandola però su una tendenza narcisistica – e dunque ancora di tipo libidico –, ma su una valutazione sociale.658 Il punto di vista della ricerca psicoanalitica è sempre stato, fin dagli inizi, quello di riconoscere l’esistenza e l’importanza della “protesta virile”, ma di sostenere, in opposizione a Adler, la sua natura narcisistica e la sua derivazione dal complesso di evirazione. La protesta virile è una componente della formazione del carattere (alla cui genesi partecipa accanto a molti altri fattori), ed è assolutamente inidonea a chiarire i problemi delle nevrosi; del resto, nell’ambito delle nevrosi l’unica cosa che Adler ritiene di dover prendere in considerazione è il modo in cui esse si pongono al servizio degli interessi dell’Io. Per parte mia reputo assolutamente impossibile che la genesi della nevrosi poggi sulla base ristretta del complesso di evirazione, per quanto, anche negli uomini, questo complesso possa presentarsi come un elemento di grande forza fra le resistenze che si oppongono alla guarigione. Fra l’altro conosco casi di nevrosi in cui la “protesta virile” o il complesso di evirazione come noi lo intendiamo, non ha alcuna funzione patogena o addirittura non compare affatto.659
L’osservazione dell’individuo adulto normale rivela che la sua megalomania di un tempo si è smorzata e che sono sfumate le caratteristiche psichiche da cui avevamo inferito l’esistenza del suo narcisismo infantile. Cos’è accaduto della sua libido dell’Io? Dobbiamo ritenere che l’intero suo importo si sia risolto negli investimenti d’oggetto? Questa possibilità è in contraddizione palese con l’orientamento complessivo delle nostre argomentazioni; dalla psicologia della rimozione possiamo invece trarre un’indicazione per una risposta diversa a tale quesito.
Abbiamo imparato che i moti pulsionali libidici incorrono nel destino di una rimozione patogena quando vengono in conflitto con le rappresentazioni della civiltà e dell’etica proprie del soggetto. Con ciò non abbiamo mai inteso che l’individuo abbia una nozione meramente intellettuale di queste rappresentazioni, ma sempre piuttosto che egli le riconosca come normative e si sottometta alle sollecitazioni che da esse gli provengono. Abbiamo detto che la rimozione procede dall’Io. Potremmo essere più precisi e sostenere che procede dalla considerazione che l’Io ha di sé. Le stesse impressioni, esperienze, impulsi, moti di desiderio nei quali un individuo indulge, o che quanto meno elabora consapevolmente, sono respinti da un altro con la massima indignazione o almeno soffocati prima di pervenire alla coscienza.660 Comunque la differenza fra i due individui, che chiama in causa l’elemento determinante della rimozione, può essere facilmente espressa in termini che si riescono a padroneggiare in virtù della teoria della libido. Possiamo dire che un individuo ha costruito in sé un ideale rispetto al quale misura il proprio Io attuale, mentre nell’altro non avviene questa formazione di un ideale. La formazione di un ideale sarebbe da parte dell’Io la condizione della rimozione.661
A questo Io ideale si rivolge ora quell’amore di sé di cui l’Io reale ha goduto nell’infanzia. Il narcisismo appare ora spostato su questo nuovo Io ideale che si trova in possesso, come l’Io di quando si era bambini, di tutte le più preziose qualità. L’uomo si è dimostrato ancora una volta, come sempre nell’ambito della libido, incapace di rinunciare a un soddisfacimento di cui ha goduto nel passato. Non vuole esser privato della perfezione narcisistica della sua infanzia e se – importunato dagli ammonimenti altrui e dal destarsi del suo stesso giudizio critico – non è riuscito a serbare questa perfezione negli anni dello sviluppo, si sforza di riconquistarla nella nuova forma di un ideale dell’Io. Ciò che egli proietta avanti a sé come proprio ideale è il sostituto662 del narcisismo perduto dell’infanzia, di quell’epoca, cioè, in cui egli stesso era il proprio ideale.
Siamo con ciò indotti a esplorare le relazioni fra questa formazione di un ideale e la sublimazione. La sublimazione è un processo che interessa la libido oggettuale e consiste nel volgersi della pulsione a una meta diversa e lontana dal soddisfacimento sessuale. In questo processo l’accento cade sulla deviazione rispetto alla sessualità. L’idealizzazione è un processo che ha a che fare con l’oggetto; in virtù di essa l’oggetto, pur non mutando la sua natura, viene amplificato e psichicamente elevato. L’idealizzazione può avvenire sia nell’ambito della libido dell’Io sia nell’ambito della libido oggettuale. Così per esempio la sopravvalutazione sessuale di un oggetto è un’idealizzazione dello stesso. Pertanto, dal momento che la sublimazione descrive qualcosa che ha a che fare con la pulsione, mentre l’idealizzazione ciò che accade all’oggetto, queste due nozioni vanno concettualmente distinte l’una dall’altra.663
La formazione di un ideale dell’Io viene frequentemente confusa con la sublimazione delle pulsioni, a danno della nostra intelligenza dei fatti. Non necessariamente chi ha rinunciato al proprio narcisismo per dedicarsi a un alto ideale dell’Io è per ciò stesso riuscito a sublimare le sue pulsioni libidiche. Vero è che l’ideale dell’Io esige tale sublimazione, ma non può imporla; la sublimazione resta un processo particolare il cui avvio può esser sollecitato dall’ideale, ma la cui esecuzione rimane assolutamente indipendente da tale sollecitazione. Proprio fra le persone nevrotiche troviamo le più grandi differenze di tensione fra lo sviluppo conseguito dall’ideale dell’Io e la misura in cui le pulsioni libidiche primitive sono state sublimate; e in generale, dell’inopportunità di restare ancorati alla propria libido, è assai più difficile persuadere gli idealisti che gli uomini semplici e di modeste pretese. Inoltre, la formazione di un ideale dell’Io e la sublimazione si pongono in un rapporto rispettivamente assai diverso anche con ciò che dà origine alla nevrosi. Come sappiamo, la formazione di un ideale accresce le esigenze dell’Io e favorisce al massimo la rimozione; la sublimazione offre invece una via d’uscita in virtù della quale le esigenze dell’Io possono esser soddisfatte senza dar luogo a rimozione.664
Non ci sarebbe niente di strano se riuscissimo a identificare una speciale istanza psichica che assolve il compito di vigilare affinché a mezzo dell’ideale dell’Io sia assicurato il soddisfacimento narcisistico, e a tal fine osserva costantemente l’Io attuale commisurandolo a questo ideale.665 Se tale istanza esiste, non è possibile che ci accada di scoprirla; possiamo solo riconoscerla come tale e ci è lecito dichiarare che ciò che chiamiamo la nostra “coscienza morale” ha questa prerogativa. Riconoscere l’esistenza di tale istanza ci rende intelligibile il cosiddetto “delirio di esser notati” o, più precisamente, di essere “osservati”;666 delirio che si manifesta con tanta evidenza nella sintomatologia delle affezioni paranoidi, sia come fenomeno morboso a sé stante sia inframmezzato alle manifestazioni di una nevrosi di traslazione. I malati di questo tipo si lamentano del fatto che tutti i loro pensieri sono conosciuti, che le loro azioni sono osservate e inquisite; sono informati dell’opera di questa istanza da voci che hanno la peculiarità di rivolgersi ad essi usando la terza persona (“Ella sta pensando di nuovo a quella cosa”, “egli ora se ne va”). Tale lamentela è giustificata poiché corrisponde al vero. Una forza di questo genere che osserva, scopre e critica tutte le nostre intenzioni esiste davvero, e precisamente nella vita normale di ciascuno di noi. Nel delirio di essere osservati essa compare in forma regressiva, rivelando in tal modo la sua genesi e la ragione per cui la persona ammalata vi si ribella. Infatti, l’esigenza di formare un ideale dell’Io, su cui la coscienza morale è incaricata di vigilare, è scaturita nell’individuo per opera delle critiche che i suoi genitori gli hanno rivolto a voce, alle quali, nel corso del tempo, si sono associati gli educatori, i maestri e l’incalcolabile e indefinita schiera di tutte le altre persone del suo ambiente (il suo prossimo e la pubblica opinione).
Considerevoli importi di libido di natura essenzialmente omosessuale sono stati dunque convogliati nella formazione di un ideale narcisistico dell’Io, e nel preservare tale ideale hanno trovato il proprio sbocco e soddisfacimento. L’istituzione della coscienza morale è stata in fondo in un primo tempo un’incarnazione delle critiche dei genitori, e in seguito di quelle della società: un processo analogo a quello che si rinnova quando una tendenza alla rimozione scaturisce da divieti e impedimenti sorti per la prima volta dall’esterno. Sia le voci, sia la moltitudine di persone la cui identità è lasciata nel vago sono ora riportate in primo piano dalla malattia; e con ciò vien riprodotta regressivamente la storia evolutiva della coscienza morale. Ma la ribellione contro questa “istanza censoria” dipende dall’intenzione del soggetto (che corrisponde in pieno al carattere fondamentale della sua malattia) di liberarsi da tutti gli influssi che sono seguiti a quello dei genitori e dal fatto che egli ritira da essi la libido omosessuale. La sua coscienza morale gli si fa dunque contro in forma regressiva, assumendo le sembianze di qualcosa di ostile che agisce dall’esterno.
Le lamentele dei paranoici mostrano altresì che l’autocritica della coscienza morale coincide nella sostanza con l’autosservazione su cui si fonda. La medesima attività psichica che si è assunta la funzione di coscienza morale si è dunque posta anche al servizio dell’indagine interiore che fornisce il materiale di cui la filosofia si serve per le sue operazioni intellettuali. A ciò si connette forse in qualche modo la tipica propensione dei paranoici a elaborare sistemi di tipo speculativo.667
Sarà certamente importante per noi se riusciremo a riconoscere i segni dell’attività di questa istanza osservativa di tipo critico – assurta a coscienza morale e a introspezione filosofica – anche in altri ambiti. Desidero citare a questo proposito ciò che Silberer ha descritto come “fenomeno funzionale”, una delle poche integrazioni alla teoria del sogno il cui valore è fuori discussione. Com’è noto, Silberer ha dimostrato che, negli stati fra il sonno e la veglia, la trasformazione dei pensieri in immagini visive si può osservare direttamente, ma che in queste circostanze spesso la raffigurazione che appare non corrisponde a un contenuto di pensiero, bensì alla condizione (di disponibilità, di stanchezza e così via) nella quale si trova la persona che sta lottando con il sonno. Analogamente Silberer ha dimostrato che la conclusione di alcuni sogni o brani singoli di essi non stanno a significare nient’altro che l’autopercezione del sognatore del proprio dormire e del proprio svegliarsi. Silberer ha dunque fornito le prove che l’autosservazione – nel senso del delirio paranoico di essere osservati – è un elemento che concorre alla formazione del sogno. Questo elemento non è presente in modo costante; io l’avevo trascurato probabilmente perché nei miei sogni esso non svolge una funzione di rilievo; in persone con attitudini filosofiche e avvezze all’introspezione esso può diventare assai spiccato.668
Ricordiamo a questo punto di aver scoperto che la formazione del sogno soggiace al dominio di una censura che costringe alla deformazione dei pensieri onirici. Questa censura non ce la siamo però figurata come una forza di tipo particolare, bensì abbiamo scelto questo termine per designare – fra le tendenze rimoventi che governano l’Io – la parte di esse che si rivolge ai pensieri onirici. Se ci addentriamo ulteriormente nella struttura dell’Io, potremo riconoscere nell’ideale dell’Io e nelle manifestazioni dinamiche della coscienza morale anche il “censore del sogno”.669 Se questo censore è un poco all’erta anche durante il sonno, comprenderemo come l’attività che abbiamo supposto essergli propria – autosservazione e autocritica – contribuisca al contenuto del sogno con pensieri del tipo: “ora è troppo addormentato per pensare”, “ora si sta svegliando”.670
A questo punto possiamo tentare la discussione del sentimento di sé nelle persone normali e nei nevrotici.
A tutta prima il sentimento di sé ci appare un modo di esprimere l’ampiezza dell’Io, indipendentemente dagli elementi che la costituiscono. Tutto ciò che un individuo possiede o acquisisce, ogni residuo del primitivo sentimento di onnipotenza che l’esperienza corrobora in lui, contribuisce a esaltare il suo sentimento di sé.
Introducendo la distinzione che abbiamo stabilito fra pulsioni sessuali e pulsioni dell’Io, dobbiamo riconoscere che il sentimento di sé dipende in modo particolarmente stretto dalla libido narcisistica. Nel dire questo ci richiamiamo a due fondamentali circostanze di fatto: che nelle parafrenie il sentimento di sé viene esaltato mentre nelle nevrosi di traslazione esso viene degradato; e che nella vita amorosa il non essere amati sminuisce il sentimento di sé mentre l’essere amati lo innalza. Come abbiamo già detto, l’essere amati costituisce la meta e il soddisfacimento della scelta oggettuale di tipo narcisistico.671
Inoltre è facile osservare che l’investimento libidico degli oggetti non innalza il sentimento di sé. La dipendenza dall’oggetto amato ha l’effetto di avvilire questo sentimento. La persona innamorata è umile. Chi ama ha perduto, per così dire, una parte del proprio narcisismo e può riconquistarlo solo se è amato a sua volta. A quel che pare, in ciascuna di queste relazioni, il sentimento di sé si mantiene in rapporto con la componente narcisistica della vita amorosa.
La percezione dell’impotenza, della propria inidoneità all’amore a causa di disturbi psichici o fisici, agisce in modo assai avvilente sul sentimento di sé. Secondo il mio modo di vedere, in ciò va ravvisata una delle fonti dei sentimenti di inferiorità che i soggetti colpiti da nevrosi di traslazione dichiarano spesso così di buon grado. Questi sentimenti sorgono tuttavia principalmente dall’impoverimento dell’Io dovuto agli spropositati investimenti libidici che gli sono stati sottratti; cioè dal danno che l’Io subisce ad opera delle tendenze sessuali non più tenute sotto controllo.
Adler ha sostenuto con ragione che nelle persone psichicamente valide, il rendersi conto dell’inferiorità di qualche organo ha un effetto stimolante e produce un aumento del rendimento grazie a un processo di sovracompensazione.672 Sarebbe però una vera esagerazione se, seguendo l’esempio di Adler, volessimo far dipendere ogni buona prestazione dal suddetto fattore di un’originaria inferiorità organica. Non tutti i pittori soffrono di difetti agli occhi né tutti gli oratori erano in origine balbuzienti. Esiste anche un’abbondante casistica di opere egregie fondate su eccelse attitudini organiche. Per l’etiologia della nevrosi l’inferiorità organica e l’infermità hanno una funzione irrilevante, all’incirca la stessa che per la formazione del sogno ha il materiale percettivo corrente. La nevrosi si serve di tale inferiorità come di un pretesto, esattamente come fa con ogni altro elemento che le convenga. Proviamo infatti a dar retta a una paziente nevrotica quando ci racconta che per lei ammalarsi era inevitabile perché è talmente brutta, malfatta e priva di attrattive, che nessuno può amarla; la nevrotica successiva ci farà ricredere poiché persevera nella sua nevrosi e nella sua avversione per la sessualità, nonostante appaia più desiderabile e in effetti sia più desiderata della media delle donne. Le donne isteriche sono in maggioranza rappresentanti attraenti e addirittura belle del loro sesso; d’altra parte la quantità di brutture, di infermità e di guasti organici che riscontriamo negli strati più infimi della società non incide affatto sulla frequenza delle malattie nevrotiche in quegli ambienti.
Le relazioni esistenti fra il sentimento di sé e l’erotismo (vale a dire gli investimenti oggettuali libidici) si possono esprimere nella formula seguente: bisogna distinguere il caso in cui gli investimenti amorosi sono in sintonia con l’Io da quello in cui al contrario essi hanno subito una rimozione. Nel primo caso (di impiego egosintonico della libido), l’atto di amare è considerato alla stregua di ogni altra attività dell’Io. L’amare di per sé, come anelito e privazione, deprime il sentimento di sé; l’essere amati, venire ricambiati del proprio amore, possedere l’oggetto amato lo reinnalza. Se la libido è rimossa, l’investimento amoroso è avvertito come un grave svuotamento dell’Io, il soddisfacimento amoroso diventa impossibile e l’Io può tornare ad arricchirsi solo se la libido è ritirata dagli oggetti. Il ritorno all’Io della libido oggettuale, e il suo tramutarsi in narcisismo, rappresenta673 in certo qual modo la restaurazione di un amore felice, e d’altra parte un amore felice vero e proprio corrisponde all’originaria situazione in cui non è possibile distinguere fra libido d’oggetto e libido dell’Io.
L’argomento è così importante e ricco di implicazioni che mi è forse lecito aggiungere alcune altre considerazioni in ordine piuttosto sparso.
Lo sviluppo dell’Io consiste nel prendere le distanze dal narcisismo primario e dà luogo a un intenso sforzo inteso a recuperarlo. Questo allontanamento si effettua per mezzo dello spostamento della libido su un ideale dell’Io imposto dall’esterno, e il soddisfacimento è ottenuto grazie al raggiungimento di questo ideale.
Contemporaneamente l’Io ha emanato gli investimenti oggettuali libidici. L’Io si impoverisce e a vantaggio di questi investimenti e a vantaggio dell’ideale dell’Io; e torna ad arricchirsi se ottiene soddisfacimenti in relazione agli oggetti e se raggiunge il suo ideale.
Esiste una componente originaria del sentimento di sé, costituita da quel che sopravvive del narcisismo infantile; un’altra parte deriva dall’onnipotenza di cui abbiamo per esperienza prove concrete (il raggiungimento dell’ideale); una terza parte procede dal soddisfacimento della libido oggettuale. L’ideale dell’Io ha imposto difficili condizioni al soddisfacimento libidico in relazione agli oggetti giacché, mediante il suo censore,674 l’ideale fa in modo che parte del soddisfacimento sia respinto come inammissibile. Nei casi in cui tale ideale non si è sviluppato, la tendenza sessuale in questione compare immutata nella personalità, sotto forma di perversione. Essere di nuovo – come nell’infanzia – il proprio ideale anche per ciò che riguarda le aspirazioni sessuali è la felicità che gli uomini si ripromettono di conseguire.
Essere innamorati significa che la libido dell’Io trabocca sull’oggetto. Significa avere la forza di sospendere le rimozioni e ripristinare le perversioni. Quando si è innamorati l’oggetto sessuale assurge a ideale sessuale. Dal momento che l’innamoramento di tipo oggettuale o per appoggio si sviluppa in base all’adempimento di condizioni amorose infantili, possiamo dire che qualsiasi oggetto adempia a questa condizione viene idealizzato.
L’ideale sessuale può intervenire in una interessante relazione ausiliaria con l’ideale dell’Io. Nel caso in cui al soddisfacimento narcisistico si frappongano ostacoli reali, l’ideale sessuale può essere usato come soddisfacimento sostitutivo. L’individuo in questione amerà allora secondo il tipo narcisistico di scelta oggettuale ciò che egli stesso era e non è più, o altri che possieda le prerogative che egli stesso non ha avuto mai (confronta sopra, il punto c [par. 2]). La formula che corrisponde a quanto sono venuto esponendo è la seguente: Viene amato l’oggetto che possiede le prerogative che mancano all’Io per raggiungere il suo ideale. Questo tipo di espediente ha un’importanza particolare per il nevrotico il quale, a causa dei suoi smodati investimenti oggettuali, è impoverito nel suo Io e diventa incapace di realizzarne l’ideale. Scegliendosi un ideale sessuale di tipo narcisistico che possiede le prerogative che egli sa di non poter raggiungere, il nevrotico cerca così una strada che a partire dallo sperpero libidico applicato agli oggetti, lo riporti al narcisismo. Si tratta della cura attraverso l’amore, che di norma egli predilige rispetto alla cura analitica. Addirittura egli non riesce a credere in un meccanismo terapeutico diverso dall’amore, perlopiù porta nel trattamento le sue aspettative a riguardo e le dirige sulla persona del medico che lo ha in cura. Alla realizzazione di questo progetto terapeutico si frappone naturalmente l’incapacità di amare del paziente, dovuta all’ampiezza delle sue rimozioni. Dopo che, grazie al trattamento, siamo riusciti a sollevarlo parzialmente dalle sue rimozioni, ci accade spesso di avere di fronte un risultato che non avevamo intenzione di raggiungere: il malato si sottrae alla prosecuzione della cura per compiere una scelta amorosa e affidare alla vita in comune con la persona amata l’ulteriore processo verso la guarigione. Potremmo ritenerci soddisfatti di questo sbocco se in esso non fossero impliciti tutti i rischi connessi con la pesante dipendenza del malato da colui che si è prestato a questo estremo salvataggio.
L’ideale dell’Io schiude importanti prospettive per la comprensione della psicologia delle masse. Oltre al suo aspetto individuale, questo ideale ha un aspetto sociale: esso è anche l’ideale che accomuna una famiglia, un ceto, una nazione. Esso vincola non solo la libido narcisistica di un individuo, ma anche un importo considerevole della sua libido omosessuale,675 che per questa via è riuscita a tornare nell’Io. L’insoddisfazione che deriva dal mancato raggiungimento di questo ideale libera la libido omosessuale che si tramuta in coscienza di colpa (angoscia sociale). In origine la coscienza di colpa consisteva nella paura di esser puniti dai genitori, o, più precisamente di perdere il loro amore; in seguito, ai genitori si è sostituita la schiera indefinita dei propri simili. In tal modo, il fatto che la paranoia sia spesso originata da un’offesa subita dall’Io, da una frustrazione del soddisfacimento avvenuta nell’ambito dell’ideale dell’Io, è reso più chiaro; e parimenti diventano più comprensibili il convergere nell’ideale dell’Io della formazione dell’ideale e della sublimazione, nonché – nelle affezioni parafreniche – il recedere delle sublimazioni e l’eventuale tramutarsi degli ideali.