È questo il secondo dei casi clinici pubblicati da Freud dopo gli Studi sull’isteria (il primo era stato quello di Dora, del 1901). Nel presente caso è rilevante non soltanto la particolarità che esso riguarda un paziente di cinque anni, ma anche quella che l’analisi non è stata condotta da Freud direttamente, ma soltanto per interposta persona, e cioè servendosi del padre del bambino. Questi era medico e allievo di Freud. La madre era stata, prima del matrimonio, paziente di Freud. Freud vide una sola volta il bambino durante il trattamento.
Il caso è fondamentale per la storia della psicoanalisi, e in ispecie per la fondazione di una tecnica dell’analisi infantile. Freud tuttavia non se ne rese subito conto, e considerò l’analisi del piccolo Hans soltanto come un caso particolarmente fortunato, che difficilmente avrebbe potuto essere seguito da altre analisi infantili simili. Per Freud contava invece soprattutto il fatto di aver potuto osservare direttamente, su questo bambino, quegli elementi che – quali fattori della vita psichica infantile – si ritrovano nelle comuni analisi di adulti: in ispecie la presenza del complesso edipico, la paura della evirazione e le precoci pulsioni erotiche a carattere extragenitale.
Il padre del bambino usò col piccolo un comportamento molto più attivo, con domande e sollecitazioni dirette, di quanto oggi non si farebbe. Ma Freud attenuò in parte questo inconveniente, tenendo talora lo stesso padre all’oscuro delle interpretazioni offerte dal materiale dell’analisi, e questo allo scopo di lasciare che fosse il bambino stesso a far procedere l’analisi, nelle varie successive direzioni. Ciò che infatti questo caso ha insegnato a Freud, e in genere alla psicoanalisi, è che il paziente – ogni paziente ma in ispecie un bambino – quando può da solo, sotto la protezione affettiva dell’analisi, sviluppare i vari temi che si presentano, viene svolgendo un discorso in cui tutti i vari elementi vanno a posto da sé, cosicché è possibile cogliere l’intero disegno della struttura della nevrosi.
Nello scritto Istruzione sessuale dei bambini del 1907, qui sopra riportato, Freud aveva già riferito alcune osservazioni riguardanti questo bambino nel periodo anteriore allo sviluppo della fobia. Il soggetto è lì indicato come piccolo Herbert, nome modificato in Hans, anche nelle riedizioni di quell’articolo dopo il 1924. Così pure è fatto riferimento a questo piccolo paziente nello scritto sulle Teorie sessuali dei bambini, pubblicato poco prima della presente storia clinica (vedi sopra, in OSF, vol. 5).
L’analisi del piccolo Hans terminò nel maggio 1908. Alla fine dell’anno doveva già essere stata ultimata la stesura scritta, anzi doveva già essere in bozze, come si ricava dal confronto con Teorie sessuali dei bambini e dalla citazione che ivi appare. Qualche mese dopo lo scritto fu pubblicato, col titolo Analyse der Phobie eines fünfjährigen Knaben, nel primo numero dello “Jahrbuch für psychoanalytische und psychopathologische Forschungen”, vol. 1 (1), 1-109 (1909). Fu quindi riprodotto nella Sammlung kleiner Schriften zur Neurosenlehre, vol. 3 (Vienna 1913) pp. 1-122; e poi compreso in Gesammelte Schriften, vol. 8 (1924) pp. 129-265, in Vier psychoanalytische Krankengeschichten (Internationaler Psychoanalytischer Verlag, Lipsia-Vienna-Zurigo 1932) pp. 143-283, e in Gesammelte Werke, vol. 7 (1941) pp. 243-377. Il lavoro è apparso in lingua italiana nella traduzione di Mauro Lucentini (che anche qui viene fondamentalmente seguita) in: S. Freud, Casi clinici (Einaudi, Torino 1952) pp. 140-270.
Nel 1922 Freud pubblicò, col titolo Nachschrift zur Analyse des kleinen Hans, nell’“Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse”, vol. 8 (3), 321 – riprodotto nelle ultime pagine dei citati luoghi di Gesammelte Schriften e di Vier psychoanalytische Krankengeschichten, e in Gesammelte Werke, vol. 13 (1940) pp. 431-32 – un poscritto, qui riportato alla fine, in cui raccontò di essere stato visitato nella primavera di quell’anno da un giovanotto di diciannove anni, che era precisamente il piccolo Hans divenuto adulto. Nell’anticamera di Freud, incrociò quel giorno col giovanotto il dottor Edoardo Weiss di Trieste, venuto anch’egli a trovare Freud, e che raccontò più tardi l’episodio ai suoi allievi italiani.
Di seguito diamo, per comodità del lettore, una tabella cronologica riguardante questo caso.
Aprile 1903 |
Nascita di Hans |
Primavera-autunno 1906 |
Prime annotazioni del padre |
Estate 1906 |
Prima villeggiatura a Gmunden |
Autunno 1906 (3 anni e 5 mesi) |
Minaccia di evirazione |
Ottobre 1906 (3 anni e 6 mesi) |
Nascita di Hanna |
Gennaio 1907 (3 anni e 9 mesi) |
Primo sogno |
Aprile 1907 (4 anni) |
Trasloco nel nuovo appartamento |
Estate 1907 |
Seconda villeggiatura a Gmunden ed episodio del cavallo che morde |
Gennaio 1908 (4 anni e 9 mesi) |
Episodio della caduta del cavallo e scoppio della nevrosi |
Maggio 1908 (5 anni e 1 mese) |
Conclusione dell’analisi. |