Lezione 10
Il simbolismo nel sogno380
Signore e signori, abbiamo scoperto che la deformazione onirica, che ci ostacola nella comprensione del sogno, è il risultato di un’attività censoria che si rivolge contro gli impulsi di desiderio inconsci e inaccettabili. Naturalmente però non abbiamo affermato che la censura è l’unica responsabile della deformazione onirica; e in effetti, con lo studio ulteriore del sogno, è possibile scoprire anche altri fattori che vi sono implicati. Vale a dire che se anche la censura onirica venisse esclusa non saremmo ugualmente in grado di comprendere i sogni, il sogno manifesto non sarebbe ancora identico ai pensieri onirici latenti.
Quest’altro fattore che rende impenetrabile il sogno, questo nuovo contributo alla deformazione onirica, noi lo scopriamo nel momento in cui ci rendiamo conto di una lacuna della nostra tecnica. Vi ho già concesso [vedi lez. 6, in OSF, vol. 8] che talvolta alle persone in analisi può non venire in mente nulla in relazione ai singoli elementi del sogno. In verità, ciò non avviene così di frequente come esse affermano; in moltissimi casi, insistendo, si riesce a strappare qualche cosa. Certamente però rimangono casi in cui l’associazione non viene o, se strappata a forza, non fornisce quanto da essa ci aspettavamo. Se questa evenienza si verifica durante un trattamento psicoanalitico ad essa va attribuito un significato particolare di cui non intendo occuparmi qui.381 Ma il fatto è che essa si verifica anche nell’interpretazione di sogni di persone normali o di sogni nostri. Se ci si convince che in simili casi a nulla servono le pressioni, si finisce col fare la scoperta che l’indesiderato accidente si presenta sempre in relazione a determinati elementi onirici e si comincia a riconoscere una nuova regolarità laddove in un primo tempo si credeva di assistere solo a un insuccesso anomalo della tecnica.
Viene in tal modo la tentazione di interpretare questi elementi onirici “muti”, di intraprenderne la traduzione con i nostri mezzi. Sta di fatto che, ogni qual volta si osa fare questa sostituzione, si ottiene un senso soddisfacente, mentre finché non ci si decide a questo intervento, il sogno rimane senza senso e il nesso è interrotto. Col ripetersi di molti casi assolutamente simili, il nostro tentativo, dapprima timido, acquisterà la necessaria sicurezza.
Espongo tutto questo un po’ schematicamente; ma ciò è pur lecito a scopi didattici, tanto più che le cose non sono falsate, ma solo semplificate.
Procedendo in questo modo si ottengono traduzioni costanti per una serie di elementi onirici, proprio come fanno i nostri popolari “libri dei sogni” per tutto ciò che sogniamo. Non dimenticate, per contro, che usando la nostra tecnica associativa, non vengono mai in luce sostituzioni costanti degli elementi onirici.
Direte subito che questa via per giungere all’interpretazione vi appare ancora più insicura e contestabile della precedente, basata sulle associazioni libere. Ma c’è qualcos’altro. Infatti, quando con l’esperienza si è raccolto un numero sufficiente di sostituzioni costanti, a un bel momento ci si accorge che in effetti avremmo dovuto ricavare questi pezzi di interpretazione del sogno dalle nostre conoscenze, e che in realtà essi potevano essere compresi senza le associazioni del sognatore. Da che cosa avremmo dovuto conoscere il loro significato risulterà dalla seconda parte della nostra discussione.
Chiamiamo “simbolica” una simile relazione costante fra un elemento onirico e la sua traduzione, e “simbolo” del pensiero onirico inconscio l’elemento onirico stesso. Vi ricorderete che in precedenza, esaminando le relazioni esistenti tra gli elementi onirici e ciò che di “autentico” gli sta dietro, ho distinto tre di queste relazioni: quella della parte per il tutto, quella dell’allusione e quella della rappresentazione per immagini. Ve ne annunciai allora una quarta, ma non ve la nominai [vedi lez. 7, in OSF, vol. 8]. Questa quarta è dunque la relazione simbolica qui introdotta. A essa si riallacciano discussioni molto interessanti, sulle quali è opportuno soffermarsi prima di esporre le nostre particolari osservazioni sul simbolismo.
Il simbolismo è forse il capitolo più singolare della teoria del sogno. Innanzitutto, essendo traduzioni immutabili, i simboli realizzano in certa misura l’ideale dell’antica interpretazione dei sogni, non meno che di quella popolare, ideale dal quale noi con la nostra tecnica ci eravamo molto allontanati. Essi ci permettono, in certe circostanze, di interpretare un sogno senza interrogare il sognatore, il quale, comunque, nulla sa dire a proposito del simbolo. Se si conoscono i simboli onirici usuali e inoltre la persona del sognatore, le circostanze nelle quali vive e le impressioni che hanno preceduto il sogno, si è spesso in condizione di interpretare senz’altro un sogno, di tradurlo per così dire a prima vista. Un simile virtuosismo lusinga l’interprete del sogno e fa impressione al sognatore; esso contrasta piacevolmente con la faticosa incombenza di interrogare il sognatore. Ma non lasciatevi sviare da ciò. Non è nostro compito produrci in virtuosismi. L’interpretazione basata sulla conoscenza dei simboli non è una tecnica che possa sostituire quella associativa o competere con essa. È un’integrazione della tecnica associativa e solo se inserita in questa fornisce risultati apprezzabili. Per quanto riguarda invece la conoscenza della situazione psichica del sognatore, dovete considerare che non avete da interpretare solo sogni di persone a voi ben note, che di regola non conoscete gli avvenimenti diurni che hanno suscitato il sogno e infine che le associazioni dell’analizzato vi apportano precisamente la conoscenza di ciò che si chiama la situazione psichica.
Inoltre è particolarmente notevole – anche con riferimento ad argomenti che saranno menzionati in seguito [vedi lez. 10, in OSF, vol. 8] – il fatto che anche contro l’esistenza della relazione simbolica tra sogno e inconscio sono state rese esplicite le più violente resistenze. Perfino persone stimabili e intelligenti, che pure hanno percorso un lungo tratto di cammino con la psicoanalisi, giunte a questo punto hanno rifiutato di seguirci. Tanto più singolare è questo comportamento in quanto, in primo luogo, il simbolismo non è peculiare solo al sogno o caratteristico di esso e, in secondo luogo, il simbolismo che si ritrova nel sogno non è stato scoperto dalla psicoanalisi, nonostante essa vada fiera di un numero non esiguo di scoperte sorprendenti. Quale scopritore del simbolismo onirico, se proprio vogliamo ad esso attribuire un inizio nei tempi moderni, va citato il filosofo K. A. Scherner.382 La psicoanalisi ha confermato le scoperte di Scherner anche se va detto che le ha modificate in modo decisivo.
Immagino che desideriate ora sentire qualcosa sulla natura del simbolismo onirico e averne alcuni esempi. Vi riferirò volentieri ciò che so, ma vi confesso che la nostra comprensione non giunge così lontano come vorremmo.
L’essenza della relazione simbolica è un paragone, ma non un paragone qualsiasi. Intuiamo che esso è soggetto a un particolare condizionamento, ma non sappiamo dire in che cosa questo consista. Non tutto ciò con cui possiamo paragonare un oggetto o un processo compare come suo simbolo nel sogno. Né il sogno, d’altra parte, simbolizza qualsiasi cosa, ma solo determinati elementi dei pensieri onirici latenti. Quindi vi sono limitazioni sotto tutti e due gli aspetti. Dobbiamo anche ammettere che attualmente il concetto di simbolo non può essere delimitato nettamente; esso si confonde con la nozione di sostituzione, di raffigurazione ecc., e si avvicina perfino a quella di allusione. In un certo numero di simboli il paragone sotteso è evidente: accanto a questi, ve ne sono altri per i quali dobbiamo porci la domanda dove si debba cercare l’elemento comune, il tertium comparationis di questo presunto paragone: grazie a una riflessione più approfondita possiamo scoprirlo, oppure no, e in questo caso esso rimane davvero celato ai nostri occhi. È inoltre strano che, se il simbolo è un paragone, quest’ultimo non si lasci svelare dall’associazione e anche che il sognatore non conosca il paragone, che se ne serva senza averne conoscenza; anzi, ancor più, che il sognatore non abbia neppur voglia di riconoscere questo paragone dopo che gli è stato indicato. Vedete dunque che una relazione simbolica è una comparazione di tipo tutto particolare, il cui fondamento non è stato da noi ancora colto chiaramente. Ma forse, più avanti, emergerà qualche indicazione su questo elemento sconosciuto.
L’ambito delle cose che trovano rappresentazione simbolica nel sogno non è grande: il corpo umano nel suo insieme, i genitori, i figli, i fratelli, la nascita, la morte, la nudità... e ancora un’altra cosa. La figura umana nel suo insieme è oggetto di un’unica raffigurazione tipica, ossia regolare, che è la casa, come ha riconosciuto Scherner, il quale volle addirittura attribuire a questo simbolo un’importanza predominante, che invece non gli spetta. Accade nel sogno di calarsi lungo la facciata di una casa, ora provando piacere ora angoscia. Le case coi muri completamente lisci sono uomini; quelle provviste di sporgenze e davanzali, ai quali ci si può appigliare, sono donne [vedi lez. 10, in OSF, vol. 8]. I genitori appaiono in sogno come imperatore e imperatrice, re e regina [ibid.] o come altre persone di riguardo; dunque, in questo caso, il sogno è pieno di devozione filiale. I sogni trattano invece con meno delicatezza i bambini e i fratelli, che vengono simbolizzati da piccoli animali, insetti. La nascita è quasi sempre rappresentata mediante una relazione con l’acqua: si sogna qualcuno che precipita nell’acqua oppure ne emerge, salva una persona dall’acqua o viene salvato da una persona, ossia ha con essa un rapporto materno.
Il morire viene sostituito nel sogno con il partire, con l’andare in treno [ibid.]; l’essere morto, con diverse allusioni oscure, quasi timide; la nudità con abiti e uniformi. Vedete come qui i confini tra rappresentazione simbolica e allusiva si confondano.
In confronto alla povertà di questa enumerazione non può non sorprendere il fatto che oggetti e contenuti di altro genere vengono rappresentati mediante un simbolismo straordinariamente ricco. È questo il campo della vita sessuale, dei genitali, dei processi e dei rapporti sessuali. Nel sogno la stragrande maggioranza dei simboli è costituita da simboli sessuali. Risulta evidente qui una singolare sproporzione. I contenuti che ho indicato sono pochi, ma i simboli che li rappresentano sono straordinariamente numerosi, così che ognuna di queste cose può venir espressa da moltissimi simboli pressappoco equivalenti. L’interpretazione darà poi risultati tali da suscitare lo scandalo generale. In contrasto con la varietà delle raffigurazioni oniriche, le interpretazioni dei simboli sono molto monotone. Questo spiace a quanti ne vengono a conoscenza; ma che farci?
Poiché è la prima volta che in questa lezione si parla di contenuti della vita sessuale, mi sento in dovere di dirvi qualcosa a proposito del modo in cui intendo trattare questo tema. La psicoanalisi non trova alcun motivo per dissimulare e alludere, non ritiene necessario vergognarsi perché si occupa di questa importante materia, pensa che sia corretto e decente chiamare tutto con il suo vero nome e spera che questo sia il modo migliore per tenere lontani secondi pensieri importuni. Il fatto che si parli davanti a un pubblico composto di persone di entrambi i sessi non può cambiare nulla di quanto abbiamo detto. Come non vi è una scienza in usum delphini,383 così non ve n’è una per educande e le signore che si trovano fra voi hanno fatto capire con la loro presenza in quest’aula che vogliono essere equiparate agli uomini.
Per il genitale maschile, dunque, il sogno ha una quantità di rappresentazioni che debbono definirsi simboliche, nelle quali l’elemento comune che dà luogo al paragone è perlopiù molto evidente. Cominciamo con l’osservare che per il genitale maschile nel suo insieme è simbolicamente significativo il numero sacro 3 [vedi lez. 10, in OSF, vol. 8]. Poi, la parte del genitale più appariscente e curiosa per entrambi i sessi, il membro virile, trova sostituzione simbolica, in primo luogo, in cose che gli sono simili nella forma, ossia lunghe ed erette, come: bastoni, ombrelli, verghe, alberi e simili; inoltre, in oggetti che con ciò che raffigurano hanno in comune la proprietà di penetrare nel corpo e di ferire, ossia armi appuntite di ogni genere, coltelli, pugnali, lance, sciabole; ma anche armi da fuoco: fucili, pistole e la rivoltella, così adatta allo scopo per la sua forma. Nei sogni d’angoscia delle fanciulle, l’inseguimento da parte di un uomo che impugna un coltello o un’arma da fuoco ha un’ampia parte. È questo il caso di simbolismo onirico forse più frequente e che ora siete in grado facilmente di tradurvi. Senz’altro comprensibile è anche la sostituzione del membro virile con oggetti dai quali scorre dell’acqua – rubinetti, annaffiatoi, fontane – e altri oggetti che possono essere allungati, come lampade a saliscendi, matite rientrabili ecc. Un aspetto altrettanto ovvio dell’organo è alla base del fatto che matite, portapenne, lime per unghie, martelli e altri strumenti sono indubbi simboli sessuali maschili.
La singolare proprietà del membro di potersi sollevare contro la forza di gravità, uno degli aspetti del fenomeno dell’erezione, porta alla rappresentazione simbolica mediante aerostati, macchine volanti e, recentissimamente, mediante dirigibili Zeppelin. Il sogno però conosce un altro modo ancora, di gran lunga più espressivo, per simbolizzare l’erezione. Esso fa del membro sessuale la parte essenziale dell’intera persona che viene essa stessa fatta volare. Non prendetevela se i sogni di volo, spesso così belli, che noi tutti conosciamo, devono essere interpretati come sogni di eccitazione sessuale generalizzata, come sogni di erezione. Tra gli studiosi di psicoanalisi Paul Federn384 ha accertato contro ogni dubbio questa interpretazione. Ma alla stessa conclusione è giunto con le sue ricerche anche Mourly Vold,385 tanto lodato per la sua sobrietà, il quale ha condotto gli esperimenti sul sogno di cui vi ho parlato [vedi lez. 5, in OSF, vol. 8] facendo assumere ai suoi soggetti posizioni artificiali delle braccia e delle gambe; ed egli era veramente lontano dalla psicoanalisi e forse non ne sapeva nulla. Non venitemi poi a dire che ciò non è vero dato che le donne possono avere gli stessi sogni di volo. Ricordate piuttosto che i nostri sogni vogliono essere appagamenti di desiderio e che il desiderio di essere un uomo è presente molto spesso, in forma cosciente o inconscia, nella donna. Che alla donna sia possibile realizzare questo desiderio con le stesse sensazioni dell’uomo non può essere motivo di sconcerto per chi sa di anatomia. Anche la donna infatti possiede nei suoi genitali un piccolo membro a somiglianza di quello maschile, e questo piccolo membro, la clitoride, svolge nell’infanzia e nell’età che precede i rapporti sessuali la medesima parte del membro più grande dell’uomo [vedi lez. 20, in OSF, vol. 8].
Ai simboli sessuali maschili meno facilmente comprensibili appartengono certi rettili e pesci, soprattutto il famoso simbolo del serpente. Non è certo facile indovinare perché il cappello e il mantello abbiano trovato lo stesso impiego, ma questo loro significato simbolico è assolutamente indubitabile [vedi lez. 10, in OSF, vol. 8]. Ci si può ancora chiedere, infine, se si possa designare come simbolica la sostituzione del membro virile con un altro membro, il piede o la mano. Io credo che vi siamo costretti dal contesto e dai corrispettivi simboli femminili.
Il genitale femminile viene rappresentato simbolicamente da tutti quegli oggetti che ne condividono la proprietà di racchiudere una cavità che può accogliere in sé qualcosa, quindi con pozzi, fosse e caverne, con recipienti e bottiglie, con scatole, astucci, valigie, barattoli, casse, borse e così via. Anche la nave rientra in questa serie. Alcuni simboli, più che con il genitale della donna, hanno riferimento con il grembo materno; così armadi, forni e soprattutto la stanza. Il simbolismo della stanza si congiunge qui con il simbolismo della casa: porta e portone diventano a loro volta simboli dell’orifizio genitale. Tuttavia anche certi materiali sono simboli della donna [ibid.]: il legno, la carta e certi oggetti che sono fatti con questi materiali, come il tavolo e il libro. Tra gli animali vanno citati come innegabili simboli femminili almeno la chiocciola e la conchiglia; tra le parti del corpo, la bocca quale sostituto dell’orifizio genitale; tra gli edifici, la chiesa e la cappella. Non tutti i simboli, come vedete, sono ugualmente comprensibili.
Tra i genitali bisogna annoverare le mammelle che, così come gli emisferi maggiori del corpo femminile, trovano la loro rappresentazione in mele, pesche, frutti in genere. La peluria pubica di entrambi i sessi viene descritta dal sogno come bosco e cespuglio. La complicata topografia delle parti genitali femminili fa comprendere perché esse vengano rappresentate molto spesso come paesaggi con rocce, boschi e acqua,386 mentre l’imponente meccanismo dell’apparato genitale maschile fa sì che ne diventino simboli tutte le specie di macchine complicate e difficili da descrivere.
Un simbolo del genitale femminile degno di menzione è ancora lo scrigno dei gioielli;387 gioia e tesoro sono designazioni della persona amata anche nel sogno; i dolciumi una frequente rappresentazione del godimento sessuale. Il soddisfacimento ottenuto sul proprio genitale viene accennato mediante ogni specie di attività musicale, anche col suonare il pianoforte. Rappresentazioni simboliche per eccellenza dell’onanismo sono lo scivolare e lo sdrucciolare, come pure lo strappare un ramo [vedi lez. 10, in OSF, vol. 8]. Un simbolo onirico particolarmente degno di nota è la caduta o l’estrazione di denti. Certamente esso significa innanzitutto l’evirazione, quale punizione per l’onanismo. Meno numerose di quanto ci si potrebbe aspettare dopo quanto vi ho finora comunicato sono nel sogno le raffigurazioni specifiche del rapporto fra i sessi. Vanno menzionate qui attività ritmiche come il ballare, il cavalcare e il salire, e anche esperienze violente, come l’essere investiti. Inoltre certi mestieri manuali e, naturalmente, la minaccia a mano armata.
Non dovete immaginarvi l’impiego e la traduzione di questi simboli come qualcosa di semplice e lineare. Avvengono a questo proposito ogni sorta di cose che contraddicono le nostre aspettative. Così, ad esempio, sembra quasi incredibile che spesso in queste rappresentazioni simboliche le differenze tra i sessi non siano rigorosamente osservate. Alcuni simboli – per esempio il bambino piccolo, il figlio piccino o la figlia piccina – significano un genitale in genere, non importa se maschile o femminile.388 Altre volte un simbolo prevalentemente maschile può essere impiegato per un genitale femminile o viceversa. Questo non si capisce se prima non ci si è fatti una certa idea dello sviluppo delle rappresentazioni sessuali negli uomini. In alcuni casi questa ambiguità dei simboli può essere solo apparente; i simboli più lampanti, come armi, borse, casse, sono esclusi da questo impiego bisessuale.
Intendo ora prendere le mosse non più da ciò che viene rappresentato, bensì dal simbolo, per dare una prospettiva generale dei campi dai quali i simboli sessuali vengono, per la maggior parte, attinti e per aggiungere alcune osservazioni supplementari con particolare riguardo ai simboli in cui l’elemento comune del paragone rimane incompreso. Un simbolo oscuro di tal genere è il cappello,389 o forse il copricapo in genere, che di norma ha un significato maschile, ma può anche averne uno femminile. Analogamente, il mantello significa un uomo, forse non sempre con riferimento ai genitali. Siete liberi di cercarne il perché.390 La cravatta, che pende giù e che non viene portata dalla donna, è un simbolo chiaramente maschile. La biancheria, e la tela in genere, sono femminili; abiti, uniformi sono, come abbiamo già detto, sostituti della nudità, delle forme del corpo; la scarpa, la pantofola, un genitale femminile; tavolo e legno sono stati già menzionati come simboli enigmatici, ma sicuramente femminili. Scale a pioli, gradinate, scale, o per meglio dire l’andare su di esse, sono simboli certi del rapporto sessuale: a una più attenta considerazione ci salterà agli occhi, quale elemento comune, il ritmo di questo andare, forse anche il crescere dell’eccitazione, l’affanno, quanto più in alto si sale. [Vedi lez. 10, in OSF, vol. 8.]
Abbiamo già menzionato il paesaggio quale rappresentazione del genitale femminile. Montagna e roccia sono simboli del membro maschile; il giardino, un frequente simbolo del genitale femminile. Il frutto non sta per il bambino, ma per il seno. Gli animali feroci significano persone sensualmente eccitate, e inoltre pulsioni cattive, passioni. Fioriture e fiori designano il genitale della donna o, più specificamente, la verginità. Non dimenticate che i fiori sono realmente i genitali delle piante.391
Conosciamo già la stanza come simbolo. Qui la rappresentazione può proseguire, in quanto le finestre, le entrate e le uscite della stanza assumono il significato di orifizi del corpo. Anche il fatto che la stanza sia aperta o chiusa si inserisce in questo simbolismo, e la chiave, che apre, è certamente un simbolo maschile.
Ecco dunque del materiale per il simbolismo del sogno. L’elenco non è completo e potrebbe venire approfondito nonché esteso. Penso però che vi sembrerà più che sufficiente, forse vi irriterà. Mi par di sentire la vostra domanda: “Vivo davvero in mezzo a simboli sessuali? Tutti gli oggetti che mi circondano, tutti i vestiti che indosso, tutte le cose che prendo in mano, sono sempre simboli sessuali e nient’altro?” Abbiamo effettivamente ragioni sufficienti per meravigliarci e investigare, e la prima domanda che ci porremo sarà: Da che cosa propriamente veniamo a conoscere il significato di questi simboli onirici, intorno ai quali il sognatore stesso non ci fornisce che ragguagli insufficienti o addirittura non sa dirci nulla?
Rispondo: Da fonti molto diverse, dalle fiabe e dai miti, da facezie e motti di spirito, dal folklore (cioè dallo studio dei costumi, degli usi, dei proverbi e delle canzoni popolari), dall’uso linguistico poetico e colloquiale. In tutti questi campi si riscontra lo stesso simbolismo e in alcuni di essi lo comprendiamo senza bisogno di ulteriori delucidazioni. Esaminando una per una queste fonti, troveremo tanti di quei paralleli con il simbolismo del sogno da non poter più dubitare delle nostre interpretazioni.
Secondo Scherner, come dicevamo [ibid.], il corpo umano viene raffigurato spesso nel sogno mediante il simbolo della casa. Proseguendo questa raffigurazione, abbiamo visto che le finestre, le porte e i portoni sono gli accessi alle cavità corporee, e che le facciate sono lisce o provviste di davanzali e sporgenze che servono d’appiglio. Lo stesso simbolismo si trova nell’uso linguistico tedesco, che saluta confidenzialmente un buon conoscente chiamandolo altes Haus [vecchia casa], parla di dare a uno una pacca aufs Dachl [sul tetto (sulla testa)], o afferma di un altro che non è a posto im Oberstübchen [nella soffitta; cioè non ha la testa a posto]. In anatomia gli orifizi del corpo si chiamano esplicitamente Leibespforten [porte del corpo].
Incontrare in sogno i genitori come coppia imperiale o reale sembra a tutta prima sorprendente. Ma ha il suo parallelo nelle favole. Non ci balugina forse l’idea che le molte favole che cominciano con “C’era una volta un re e una regina” non vogliano dire nient’altro che “c’era una volta un padre e una madre”? In famiglia i figli vengono chiamati scherzosamente “principini” e il maggiore “principe ereditario”. Il re chiama sé stesso “padre della patria”. I bambini piccoli vengono scherzosamente denominati Würmer [vermi] e si dice compassionevolmente: das arme Wurm [il povero verme].
Ritorniamo al simbolismo della casa. Se nel sogno utilizziamo le sporgenze delle case per aggrapparci, non ci viene forse in mente la definizione volgare per un petto fortemente sviluppato: “Quella lì ha un bel davanzale”? A questo proposito c’è in tedesco un’altra espressione volgare: “Quella lì ha molta legna davanti alla casa”, che sembra voler suffragare la nostra interpretazione del legno come simbolo femminile, materno.
Sempre a proposito del legno, non è facile comprendere come questo materiale sia giunto a rappresentare la maternità, la femminilità. Qui può venirci in aiuto il raffronto tra le lingue. La parola tedesca Holz [legno] è probabilmente dello stesso ceppo della parola greca ὕλη, che significa materia, materiale grezzo. Qui ci troveremmo davanti al caso non raro in cui il nome generico di un materiale è stato alla fine riservato a un particolare materiale. Ora, vi è un’isola nell’oceano che porta il nome di Madeira: questo nome le fu dato dai portoghesi quando la scoprirono, perché allora era coperta da cima a fondo di boschi; infatti in portoghese madeira significa “legno”. Voi certo riconoscete che madeira non è nient’altro che la parola latina materia un po’ modificata. Ora, materia deriva da mater, “madre”. La materia di cui qualcosa è costituito è, per così dire, la sua parte materna. Questa antica concezione sussiste quindi nell’uso simbolico del legno al posto di “donna”, “madre”.
La nascita viene regolarmente espressa nel sogno mediante un riferimento all’acqua: ci si precipita in acqua o si esce dall’acqua, cioè si partorisce o si è partoriti. Ora non dimentichiamo che questo simbolo può far riferimento in due modi alla realtà della storia evolutiva: non solo tutti i mammiferi terrestri, compresi i progenitori dell’uomo, hanno avuto origine da animali acquatici – questo sarebbe il dato di fatto più remoto –, ma anche ogni singolo mammifero, ogni uomo, ha trascorso nell’acqua la prima fase della propria esistenza, cioè ha vissuto come embrione nel liquido amniotico nel grembo della madre e con la nascita è uscito dall’acqua. Non voglio affermare che il sognatore sappia questo; sostengo, al contrario, che non occorre che lo sappia. C’è un’altra cosa che il sognatore probabilmente sa perché gli è stata detta nell’infanzia; e tuttavia affermo che questa conoscenza non gli è servita per formare il simbolo. Da piccolo gli si è raccontato che la cicogna porta i bambini; ma dove li prendeva? Dallo stagno, dal pozzo, quindi ancora una volta dall’acqua. Uno dei miei pazienti cui da bambino era stata data questa spiegazione – era figlio di un conte – scomparve subito dopo per un intero pomeriggio. Alla fine lo si trovò disteso sulla riva dello stagno del castello, il visino inclinato sullo specchio d’acqua, a spiare attentamente se poteva scorgere i bambini nel fondo dell’acqua.392
Nei miti della nascita dell’eroe, che Otto Rank ha sottoposto a uno studio comparativo393 – il più antico è quello del re Sargon di Agade, intorno al 2800 a. C. –, l’abbandono nell’acqua e il salvataggio dall’acqua hanno una parte predominante. Rank ha mostrato che queste sono raffigurazioni della nascita, analoghe a quelle consuete nel sogno. Quando in sogno si salva una persona dall’acqua, ci si rende madre di quella persona, o madre in genere; nel mito una persona che salva un bambino dall’acqua riconosce di essere la vera madre del bambino. In un noto aneddoto scherzoso si chiede a un intelligente ragazzo ebreo chi fosse la madre di Mosè. “La principessa”, risponde senza esitare. “Ma no – gli si ribatte, – lei lo ha soltanto tratto fuori dall’acqua.” “Questo è quello che dice lei”, replica il ragazzo, dimostrando così di aver trovato la giusta interpretazione del mito.394
In sogno, partire significa morire. Vi è l’usanza di dire al bambino, che s’informa dove sia un morto di cui sente la mancanza, che è “partito”. Anche qui, vorrei contestare la credenza che il simbolo onirico abbia origine da questo espediente verbale che si usa col bambino. Il poeta si serve della stessa relazione simbolica quando parla dell’aldilà come di un “paese non ancora scoperto dal cui confine nessun viaggiatore (no traveller) ritorna”.395 Anche nella vita di ogni giorno è per noi del tutto comune parlare dell’“ultimo viaggio”. Ogni conoscitore degli antichi riti sa quanto seriamente venisse presa, ad esempio nella religione dell’antico Egitto, la rappresentazione di un viaggio nel paese della morte. Ci sono rimasti conservati molti esemplari del Libro dei morti, che veniva dato alla mummia come se fosse un Baedeker per il suo viaggio. Da quando i luoghi di sepoltura sono stati separati da quelli di abitazione, anche l’ultimo viaggio del defunto è diventato una realtà.
Nemmeno il simbolismo genitale è qualcosa di esclusiva pertinenza del sogno. Ognuno di voi sarà stato almeno una volta tanto scortese da chiamare una donna “vecchia ciabatta”, forse senza sapere di servirsi in tal modo di un simbolo genitale. Nel Nuovo Testamento, la donna è “un fragile vaso”. Le sacre Scritture degli ebrei, nel loro stile così vicino alla poesia, sono piene di espressioni simboliche sessuali, che non sempre sono state comprese esattamente e la cui esegesi (per esempio nel caso del Cantico dei cantici) ha condotto a parecchi fraintendimenti.396 Nella letteratura ebraica più tarda, la rappresentazione della donna come casa, ove la porta sta per l’orifizio genitale, è molto diffusa. L’uomo si lamenta, per esempio, nel caso di mancata verginità, di aver trovato “la porta aperta”. Anche il simbolo di tavola per donna è noto a questa letteratura. La moglie dice del marito: “Gli preparai la tavola, ma egli la capovolse.” I bambini storpi dovrebbero la loro origine al fatto che l’uomo “capovolge la tavola”.397
Che anche le navi abbiano nel sogno il significato di donne ci è reso credibile dagli etimologi, i quali affermano che Schiff [nave] è stato originariamente il nome di un recipiente d’argilla ed è la stessa parola di Schaff [mastello, in dialetto]. Il fatto che il forno sia una donna e un grembo materno ci viene confermato dalla leggenda greca di Periandro di Corinto e di sua moglie Melissa: allorché, secondo il racconto di Erodoto, il tiranno evocò l’ombra della consorte ardentemente amata, ma da lui uccisa per gelosia, al fine di avere da lei una informazione, la morta si diede a conoscere con l’affermazione che egli “aveva gettato i pani nel forno freddo”, alludendo oscuramente a un fatto che non poteva essere noto ad altri.398 Nella rivista “Anthropophyteia”, diretta da F. S. Krauss, una fonte insostituibile per tutto quanto riguarda la vita sessuale dei popoli,399 leggiamo che in una certa regione tedesca di una donna che si è sgravata si dice: “le è crollato il forno”. La preparazione del fuoco e tutto ciò che con esso è in rapporto sono intimamente intessuti di simbolismo sessuale. La fiamma è sempre un genitale maschile e il posto dove arde il fuoco, il focolare, un grembo femminile.
Se, com’è probabile, il fatto che nel sogno vengono impiegati tanto spesso paesaggi per rappresentare il genitale femminile ha destato il vostro stupore, lasciatevi dire dagli studiosi di mitologia quale parte abbia avuto la Madre Terra nelle credenze e nei culti dei tempi antichi, e come questo simbolismo abbia determinato la concezione dell’agricoltura. Che la stanza (Zimmer) rappresenti in sogno una donna, sarete inclini a dedurlo dall’uso della lingua tedesca che, al posto di Frau ammette di dire Frauenzimmer,400 ossia fa in modo che la persona umana sia rappresentata dal locale a essa destinato. Analogamente, noi parliamo della “Sublime Porta”, intendendo con ciò riferirci al sultano e al suo governo; anche il nome del sovrano dell’antico Egitto, faraone, non significava altro che “grande cortile” (nell’antico Oriente i cortili tra le doppie porte della città erano luoghi di incontro, come nel mondo classico le piazze del mercato). Tuttavia io penso che questa derivazione sia troppo superficiale: mi sembra più verosimile che la stanza sia diventata simbolo della donna in quanto spazio racchiudente l’essere umano. La casa ci è già nota sotto questo significato; dalla mitologia e dallo stile poetico possiamo aggiungere, come ulteriori simboli della donna, città, roccaforte, castello, fortezza. La questione sarebbe facilmente risolvibile sulla base dei sogni di quelle persone che non parlano il tedesco e non lo comprendono. Negli ultimi anni ho curato prevalentemente pazienti di lingua straniera e credo di ricordarmi che anche nei loro sogni “stanza” significava “donna”, benché la loro lingua non comportasse un uso analogo al nostro. Abbiamo ancora altri indizi che la relazione simbolica può esorbitare dai confini linguistici, ciò che del resto aveva già affermato il vecchio studioso di sogni Schubert.401 Nessuno dei miei sognatori, tuttavia, ignorava completamente il tedesco, così che devo lasciare ogni decisione in merito a quegli psicoanalisti che in altri paesi possono raccogliere dati su persone che parlano una sola lingua.
Tra le rappresentazioni simboliche del genitale maschile, difficilmente ne troveremo una che non ricorra nell’uso linguistico scherzoso, volgare o poetico, specialmente dei poeti classici. In questi ultimi casi però entrano in gioco non soltanto i simboli che compaiono nel sogno, ma anche altre raffigurazioni, per esempio attrezzi per svariate operazioni, l’aratro innanzitutto. Del resto, con la rappresentazione simbolica della virilità, ci avviciniamo a un campo molto esteso e assai discusso, da cui vogliamo tenerci lontani per motivi di economia espositiva. Ancora alcune osservazioni vorrei dedicare al solo simbolo del 3, che esula in un certo senso da questa categoria.402 Se questo numero debba eventualmente a questa relazione simbolica il suo carattere sacro è una questione ancora aperta. Sembra però accertato che parecchie cose tripartite che compaiono in natura, per esempio il trifoglio, derivano da questo significato simbolico il loro impiego in stemmi ed emblemi. Anche il cosiddetto giglio francese tripartito e il singolare stemma di due isole così lontane tra loro come la Sicilia e l’isola di Man, il “triscele” (tre gambe semipiegate che si dipartono da un comune centro), sembrano essere solo stilizzazioni del genitale maschile. Nell’antichità le effigi del membro maschile erano ritenute i più potenti mezzi apotropaici, cioè di difesa contro gli influssi malefici, e con ciò si connette il fatto che gli amuleti portafortuna del nostro tempo sono nell’insieme facilmente riconoscibili come simboli genitali o sessuali. Consideriamo una raccolta di cose del genere, portate ad esempio in forma di piccoli ciondoli d’argento: un quadrifoglio, un maiale, un fungo, un ferro di cavallo, una scala a pioli, uno spazzacamino. Il quadrifoglio è subentrato al posto del trifoglio, che sarebbe simbolo più adatto; il maiale è un antico simbolo di fecondità; il fungo è un indubbio simbolo del pene, vi sono funghi che debbono il loro nome sistematico alla loro inconfondibile somiglianza con il membro maschile (phallus impudicus); il ferro di cavallo ripete il contorno dell’orifizio genitale femminile. Infine lo spazzacamino, che porta la scala, rientra in questa compagnia perché fa una cosa alla quale viene volgarmente paragonato il rapporto sessuale (vedi la rivista “Anthropophyteia”): nel sogno abbiamo incontrato la sua scala come simbolo sessuale e su questo punto ci soccorre l’uso linguistico, il quale ci mostra come la parola steigen [salire, montare] abbia un significato squisitamente sessuale. Si dice: den Frauen nachsteigen [correr dietro (letteralmente: salire, montare dietro) alle donne] e ein alter Steiger [un vecchio donnaiolo, letteralmente: “montatore”]. Nella lingua francese nella quale il gradino si chiama la marche, troviamo l’esatto analogo di quest’ultima espressione: un vieux marcheur. Verosimilmente qui c’entra il fatto che l’atto sessuale di molti grandi animali presuppone il salire, il “montare” sulla femmina.403
Lo strappare un ramo, quale raffigurazione simbolica dell’onanismo, non solo concorda con designazioni volgari dell’atto onanistico [“strapparsene uno”], ma si presta altresì ad ampi paralleli mitologici. Particolarmente degna di nota – perché trova un riscontro nell’etnologia, cosa che probabilmente è nota a pochissimi sognatori – è però la raffigurazione dell’onanismo o meglio della sua punizione, l’evirazione, mediante la caduta o l’estrazione di denti. Mi sembra fuori di dubbio che la circoncisione, in uso presso tanti popoli, sia un equivalente e una sostituzione dell’evirazione; e ora ci viene riferito che in Australia certe stirpi primitive praticano la circoncisione come rito della pubertà (per festeggiare la raggiunta maturità sessuale dei giovani), mentre altre stirpi, confinanti, hanno sostituito questo atto con l’estrazione di un dente.
Con questi esempi termino la mia esposizione. Sono soltanto degli esempi; ne sappiamo di più su questo argomento, e potete immaginare quanto più ricca e interessante riuscirebbe una raccolta di questo genere che non fosse fatta da dilettanti come noi, ma da veri specialisti in mitologia, antropologia, linguistica e folklore.
Ci preme trarre alcune conclusioni, che non possono essere esaurienti, ma che ci daranno molto da pensare.
Per prima cosa ci troviamo dinanzi al dato di fatto che il sognatore ha a disposizione una forma di espressione simbolica che nella veglia non conosce e non riconosce. Ciò è davvero stupefacente; è come se scopriste che la vostra cameriera capisce il sanscrito, benché sappiate che è nata in un villaggio boemo e non lo ha mai appreso. Non è facile venire a capo di questo dato sicuro per mezzo delle nostre concezioni psicologiche. Possiamo soltanto dire che nel sognatore la conoscenza del simbolismo è inconscia, appartiene alla sua vita intellettuale inconscia. Nemmeno questa supposizione però ci soddisfa. Fin qui è stato necessario solo ammettere aspirazioni inconsce, aspirazioni di cui temporaneamente o permanentemente non si sa nulla. Ora però si tratta di qualcosa di più, addirittura di conoscenze inconsce, di connessioni mentali, di comparazioni fra oggetti differenti, che fanno sì che un oggetto possa invariabilmente prendere il posto di un altro. Queste comparazioni non vengono fatte ogni volta ex novo, ma sono già predisposte, sono pronte una volta per tutte; ciò risulta infatti dalla loro concordanza in persone diverse, concordanza che esiste fors’anche malgrado le diversità di lingua. Da dove dovrebbe provenire la conoscenza di queste relazioni simboliche? L’uso linguistico non ne copre che una piccola parte. I molteplici paralleli da altri campi sono perlopiù sconosciuti al sognatore; noi stessi ci siamo dovuti sottoporre a un paziente lavoro per raccoglierli.
In secondo luogo, queste relazioni simboliche non contengono in sé nulla di peculiare al sognatore o al lavoro onirico attraverso cui giungono a espressione. Come abbiamo visto, dello stesso simbolismo si servono miti e favole, il popolo nei suoi detti e nelle sue canzoni, l’uso linguistico colloquiale e la fantasia poetica. Quello del simbolismo è un ambito straordinariamente vasto di cui il simbolismo onirico costituisce solo una piccola parte: non è nemmeno opportuno affrontare l’intero problema partendo dal sogno. Molti dei simboli usuali altrove non compaiono nel sogno o compaiono solo raramente; alcuni dei simboli onirici non si ritrovano in tutti gli altri campi ma, come avete visto, solo qua e là. Si ha l’impressione di essere in presenza di una forma di espressione antica e tramontata, di cui parecchi elementi si sono conservati in ambiti diversi, uno solo qua, l’altro solo là, un terzo magari in più di un ambito con forme leggermente modificate. Mi vien qui da pensare alla fantasia di un malato mentale molto interessante, il quale aveva immaginato una “lingua fondamentale” della quale tutti questi rapporti simbolici sarebbero stati i residui.404
In terzo luogo, deve colpirvi il fatto che negli altri campi che ho menzionato il simbolismo non è affatto soltanto sessuale, mentre nel sogno i simboli vengono impiegati quasi esclusivamente per portare a significazione oggetti e relazioni sessuali. Anche questo non è facilmente spiegabile. Forse che simboli di significato originariamente sessuale sarebbero in seguito stati utilizzati diversamente, e con ciò sarebbe magari connessa l’attenuazione della raffigurazione simbolica e la sua trasformazione in una raffigurazione di tipo diverso? Non si può evidentemente rispondere a questi interrogativi se ci si è occupati solo del simbolismo onirico. L’unica cosa che si può fare è attenersi all’ipotesi che tra i simboli veri e propri e la sessualità esista una relazione particolarmente intima.
Un’importante indicazione ci è stata data a questo riguardo negli ultimi anni. Un glottologo, Hans Sperber di Uppsala, che lavora indipendentemente dalla psicoanalisi, ha avanzato la tesi che nell’origine e nel successivo sviluppo del linguaggio la parte più grande l’abbiano avuta i bisogni sessuali.405 I suoni linguistici servirono inizialmente alla comunicazione sessuale e al richiamo del compagno; l’ulteriore evoluzione delle radici linguistiche si sarebbe avuta con l’attività lavorativa degli uomini primitivi. Questi lavori sarebbero stati svolti collettivamente e accompagnati da espressioni verbali ritmicamente ripetute. Con ciò sarebbe stato trasferito sul lavoro un interesse sessuale. L’uomo primitivo si sarebbe, per così dire, reso accettabile il lavoro trattandolo come un equivalente e come un sostituto dell’attività sessuale. La parola pronunciata durante il lavoro comune avrebbe avuto così due significati: avrebbe designato l’attività sessuale e al tempo stesso l’attività lavorativa a quella equiparata. Con il tempo la parola si sarebbe svincolata dal significato sessuale e fissata a quel determinato lavoro. La stessa cosa sarebbe accaduta, alcune generazioni più tardi, con una nuova parola, che aveva significato sessuale e che sarebbe stata applicata a un nuovo genere di lavoro. In tal modo si sarebbe formato un gran numero di radici linguistiche, che erano tutte di provenienza sessuale e che avrebbero abbandonato il loro significato sessuale. Se l’esposizione qui abbozzata è corretta, si dischiude certamente per noi una possibilità di comprendere il simbolismo onirico. Comprenderemmo perché nel sogno, il quale conserva qualcosa di queste antichissime condizioni, esista una così straordinaria quantità di simboli riguardanti ciò che è sessuale, perché in generale le armi e gli strumenti stiano sempre per ciò che è maschile e i materiali e le cose lavorate per ciò che è femminile. La relazione simbolica sarebbe il residuo dell’antica identità verbale; cose che venivano una volta chiamate nel medesimo modo del genitale, possono ora comparire nel sogno come suoi simboli.
Dai paralleli che abbiamo scoperto per il simbolismo onirico si può anche ricavare una valutazione su quel carattere della psicoanalisi che le ha consentito di attrarre l’interesse generale come né la psicologia né la psichiatria sono riuscite a fare. Nel corso del lavoro psicoanalitico si stabiliscono rapporti con numerosissime altre discipline; ebbene, esplorando questi rapporti si ottengono preziosissimi chiarimenti: sono i rapporti con la mitologia, con la linguistica, con il folklore, con la psicologia sociale e con la filosofia della religione. Non vi stupirete quindi che sul terreno psicoanalitico sia nata una rivista, “Imago”, fondata nel 1912 e diretta da Hanns Sachs e Otto Rank, la quale si è posta il compito esclusivo di coltivare questi rapporti. In essi la psicoanalisi ha essenzialmente la parte di chi dà, raramente di chi riceve. Certo, la psicoanalisi trae il vantaggio che, per il fatto di ritrovarli in altri campi, gli esiti peregrini della sua indagine ci diventano più familiari; ma, tutto sommato, è essa a fornire i metodi tecnici e i punti di vista la cui applicazione si dimostrerà feconda negli altri campi. Grazie all’indagine psicoanalitica la vita psichica dell’individuo singolo fornisce le delucidazioni atte a risolvere, o almeno a mettere in giusta luce, parecchi enigmi che si presentano nelle grandi comunità umane.
Non vi ho ancora detto, del resto, a quali condizioni possiamo ottenere la comprensione più profonda di quella supposta “lingua fondamentale”, e in quale campo essa si sia conservata meglio. Finché ciò non vi è noto, non potete neanche apprezzare tutta l’importanza dell’argomento. Questo campo è infatti quello delle nevrosi e il suo materiale sono i sintomi e le altre manifestazioni dei nevrotici, per il cui chiarimento e trattamento è in effetti stata creata la psicoanalisi.
Il quarto punto di vista cui voglio accennare ci riporta nuovamente agli esordi e rientra nella via che ci siamo tracciati. Abbiamo detto [vedi lez. 10, in OSF, vol. 8] che se anche non esistesse la censura onirica, il sogno non sarebbe facilmente intelligibile ai nostri occhi, poiché ci troveremmo comunque di fronte al problema di tradurre il linguaggio simbolico del sogno in quello del nostro pensiero vigile. Il simbolismo è dunque un secondo e indipendente fattore della deformazione onirica, accanto alla censura onirica. Pare logico tuttavia supporre che alla censura onirica faccia comodo servirsi del simbolismo, dato che questo tende al suo stesso fine, alla stranezza e all’incomprensibilità del sogno.
Si vedrà tra poco se nell’ulteriore studio del sogno ci imbatteremo in un nuovo fattore che contribuisce alla deformazione onirica. Non vorrei tuttavia abbandonare il tema del simbolismo onirico senza menzionare ancora una volta [ibid.] il problema seguente: com’è possibile che esso abbia incontrato una così violenta resistenza da parte delle persone colte, dal momento che la diffusione dei simboli nel mito, nella religione, nell’arte e nel linguaggio è assolutamente fuori discussione? Che di questo enigma sia responsabile ancora una volta il rapporto con la sessualità?