F. ESEMPI. CALCOLI E DISCORSI NEL SOGNO749
Prima di collocare al posto che gli spetta il quarto momento determinante della formazione del sogno [vedi il cap. 6, par. I, in OSF, vol. 3], voglio riportare alcuni esempi tolti dalla mia raccolta, che in parte possono illustrare il concorso dei tre momenti che ormai conosciamo,750 in parte verificare ulteriormente asserzioni fatte liberamente, o trarre da esse deduzioni inconfutabili. Nella precedente esposizione del lavoro onirico, mi è infatti riuscito assai difficile provare con esempi i miei risultati. Gli esempi addotti per ogni singola tesi sono validi soltanto nel contesto della interpretazione di un sogno; strappati da questo contesto, perdono il loro smalto, mentre d’altra parte un’interpretazione, anche poco approfondita, diventa ben presto tanto intricata da far perdere il filo della discussione che dovrebbe servire a illustrare. Questo motivo tecnico valga a giustificarmi, se ora dispongo le une accanto alle altre le cose più disparate, legate tra loro soltanto dal riferimento al testo del paragrafo precedente. [1900.]
Ecco in primo luogo alcuni esempi di modi di raffigurazione onirica particolarmente strani oppure insoliti. Nel sogno di una signora è detto: Una cameriera sta sulla scaletta come per pulire le finestre e ha presso di sé uno scimpanzé e un gatto gorilla (corretto più tardi in: gatto d’angora). La cameriera butta gli animali sulla sognatrice, lo scimpanzé si stringe a quest’ultima e la cosa è assai ripugnante. Questo sogno ha raggiunto il suo scopo con un mezzo estremamente semplice, cioè prendendo alla lettera un modo di dire e rappresentandolo testualmente. “Scimmia”, come del resto tutti i nomi di animali, è parola ingiuriosa e la situazione del sogno non significa altro che “lanciare ingiurie.” Questa stessa raccolta offrirà presto altri esempi dell’applicazione di questo semplice artificio nel lavoro onirico. [1900.]
In modo analogo procede un altro sogno: Una donna con un bambino, che ha un cranio vistosamente deformato; lei ha sentito dire che questo bambino è diventato così in seguito alla posizione assunta nel ventre materno. Con una compressione si potrebbe dare al cranio una forma migliore, dice il dottore, ma ciò danneggerebbe il cervello. Lei pensa che, essendo un maschio, il danno sarà minore. Questo sogno contiene la raffigurazione plastica del concetto astratto: “impressioni infantili”, di cui la sognatrice ha sentito parlare nelle spiegazioni durante il trattamento. [1900.]
Nell’esempio seguente, invece, il lavoro onirico prende una via un po’ diversa. Il sogno contiene il ricordo di una gita sul laghetto di Hilm, presso Graz: Fuori il tempo è orrendo; un albergo miserabile, dalle pareti gocciola l’acqua, i letti sono umidi (quest’ultima parte del contenuto è nel sogno meno diretta di quanto la riferisca io). Il sogno significa “superfluo” (überflüssig). Il concetto astratto che si trovava nei pensieri del sogno è stato reso in primo tempo, in modo forzatamente equivoco, sostituendolo probabilmente con “traboccante” (überfliessend) o con “fluido” (flüssig) e “superfluido” (überflüssig) e quindi portato alla raffigurazione mediante un accumulo di immagini affini. Acqua fuori, acqua dentro le pareti, acqua come umidità nei letti, tutto fluido e “superfluido”. [1900.]
Non ci stupiremo se, ai fini della raffigurazione onirica, l’ortografia cede di gran lunga al suono delle parole, dal momento che tali libertà sono concesse per esempio alla rima. Nel sogno molto circostanziato di una giovane, comunicato e analizzato in modo assai penetrante da Rank,751 è detto che lei va a passeggio per i campi dove taglia belle spighe (Ähren) di orzo e di grano. Un amico d’infanzia le viene incontro e lei vuole evitare di trovarsi con lui. L’analisi mostra che si tratta di un bacio “innocente” (in Ehren).752 Le Ähren che non debbono essere strappate, bensì tagliate, servono nel sogno come tali, e nella loro condensazione con Ehren servono a rappresentare tutta una serie di altri pensieri [latenti]. [1911.]
In compenso, la lingua in altri casi rende molto facile al sogno la rappresentazione del pensiero latente, perché dispone di tutta una serie di parole che originariamente erano intese in senso plastico e concreto, mentre ora vengono usate in senso attenuato, astratto. Basta che il sogno restituisca a queste parole il loro pieno significato di una volta, o che segua a ritroso, per un certo tratto, la trasformazione di significato della parola. Per esempio qualcuno sogna che suo fratello sta in un armadio; nel lavoro d’interpretazione l’armadio è sostituito da uno stipo: il pensiero del sogno è che questo fratello, e non già chi sogna, deve stiparsi in ristrettezze.753 [1909.]
Un altro sognatore sale su una montagna, da cui gode una vista straordinariamente ampia. In questo modo egli si identifica con un fratello che pubblica una rivista che si occupa delle relazioni con l’estremo Oriente. [1911.]
In un sogno dell’Enrico il Verde754 un cavallo molto allegro si rotola nell’avena più bella, ogni grano della quale è però una “mandorla dolce, un’uva passa e un soldino nuovo, avvolti insieme in seta rossa e legati con un pezzettino di setola di maiale.” Il poeta (o il sognatore) ci dà subito l’interpretazione della rappresentazione onirica, perché il cavallo si sente piacevolmente solleticato, al punto da esclamare: “L’avena mi punge” [con il significato idiomatico di “sto troppo bene”]. [1914.]
Secondo Henzen,755 nell’antica letteratura nordica delle saghe, l’uso di sogni basato su modi di dire e giuochi di parole è particolarmente frequente, ed è difficile rilevare esempi di sogni senza doppi sensi o giuochi di parole. [1914.]
La raccolta di codesti modi di raffigurazione, e l’ordinamento degli stessi secondo i loro princìpi basilari, costituirebbe un lavoro tutto particolare. [1909.] Alcune di queste raffigurazioni si possono definire quasi spiritose. Si ha l’impressione che non saremmo mai riusciti a decifrarle da soli, senza la collaborazione del sognatore che le ha riferite. [1911.]
1) Un uomo sogna che gli chiedono un nome, ch’egli però non riesce a ricordare. Egli stesso spiega che ciò significa: “Non mi viene in mente nemmeno per sogno.” [1911.]
2) Una paziente racconta un sogno,756 nel quale tutte le persone in scena erano particolarmente grandi. Vuol dire, aggiunge, che si tratta di un episodio della mia prima infanzia, perché allora, naturalmente, tutti gli adulti mi sembravano paurosamente grandi.757 Lei stessa non compare nel contenuto del sogno.
In altri sogni, lo spostamento all’infanzia viene espresso anche in altro modo, con una traduzione del tempo in spazio. Si vedono le persone e le scene come fossero molto lontane, alla fine di una lunga via, oppure come se si guardassero attraverso un binocolo capovolto. [1911.]
3) Un uomo che nella vita vigile tende a esprimersi in modo astratto e impreciso, ma che del resto è dotato di ottimo spirito, sogna in un certo contesto di andare alla stazione proprio mentre sta arrivando un treno. Ma ecco che poi il marciapiede viene avvicinato al treno fermo: dunque un’assurda inversione dello svolgimento reale dei fatti. Questo particolare indica soltanto che nel contenuto del sogno qualcos’altro va invertito. [Vedi il cap. 6, par. C, in OSF, vol. 3.] L’analisi porta a ricordi di libri illustrati, nei quali erano raffigurati uomini che stavano a testa in giù e camminavano sulle mani. [1911.]
4) La stessa persona racconta un’altra volta un breve sogno, che ricorda quasi la tecnica di un rebus. Suo zio gli dà un bacio in automobile. Aggiunge immediatamente l’interpretazione, che io stesso non avrei mai trovato: autoerotismo. Una battuta della vita vigile avrebbe potuto avere lo stesso tono.758 [1911.]
5) Il sognatore estrae una donna da dietro il letto. Significa: la preferisce [hervorziehen = estrarre; vorziehen = preferire]. [1914.]
6) Il sognatore in qualità d’ufficiale siede a un banchetto dal lato opposto all’imperatore: si mette in opposizione al padre. [1914.]
7) Il sognatore cura un’altra persona per una frattura ossea. L’analisi rivela che questa frattura (Knochenbruch) rappresenta un adulterio (Ehebruch) e così via.759 [1914.]
8) Le ore della giornata stanno molto spesso nel contenuto del sogno per i periodi dell’infanzia. Così per esempio le cinque e un quarto del mattino significano per un sognatore l’età di cinque anni e tre mesi, il momento significativo della nascita di un fratellino. [1914.]
9) Un’altra rappresentazione di periodi della vita nel sogno: una donna cammina con due bambine piccole, fra le quali c’è una differenza di un anno e un quarto. La sognatrice non trova fra le sue conoscenze nessuna famiglia in cui si dia questo caso. Lei stessa interpreta che le due bambine rappresentano la propria persona e che il sogno le rammenta i due avvenimenti traumatici della sua infanzia, tra i quali intercorre analoga distanza di tempo (tre anni e mezzo e quattro anni e tre quarti). [1914.]
10) Non c’è da meravigliarsi che persone, le quali si trovano in cura psicoanalitica, ne sognino spesso ed esprimano nel sogno tutti i pensieri e le attese che questa provoca. L’immagine scelta per la cura è di regola quella di un viaggio, perlopiù in automobile, in quanto veicolo di tipo nuovo e complicato; l’ironia del paziente trova poi sfogo nell’accenno alla velocità dell’automobile. Se l’inconscio, quale elemento del pensiero vigile, dev’essere rappresentato nel sogno, è sostituito in modo molto funzionale da località sotterranee che altre volte, fuori d’ogni riferimento alla cura analitica, avevano avuto il significato di corpo femminile o di grembo materno. “Sotto” si riferisce molto spesso nel sogno ai genitali, l’antitetico “sopra” al volto, alla bocca o al petto. Di solito il lavoro onirico simboleggia mediante animali feroci gli impulsi passionali – tanto del sognatore, quanto di altre persone – che il sognatore teme e quindi, con uno spostamento assolutamente trascurabile, le persone stesse che hanno queste passioni. Di qui si passa rapidamente alla rappresentazione, che ricorda vagamente il totemismo, del padre temuto mediante animali cattivi, cani, cavalli selvatici.760 Si potrebbe dire che gli animali feroci servono a rappresentare la libido, temuta dall’Io e combattuta mediante la rimozione. La nevrosi stessa, la “persona malata”, viene spesso staccata dal sognatore e raffigurata come una persona a sé stante.
11) Riferisce Sachs:761 “Dall’Interpretazione dei sogni sappiamo che il lavoro onirico conosce diversi modi di rappresentare una parola o una locuzione in forma sensoriale-visiva. Può per esempio avvalersi del fatto che l’espressione da rappresentare è a doppio senso e, servendosi di questo come di uno ‘scambio’, può accogliere nel contenuto manifesto, al posto del primo significato, esistente nei pensieri del sogno, il secondo.
“È quel che è successo nel piccolo sogno che segue, e in verità con un’abile utilizzazione, in veste di materiale rappresentativo, delle impressioni recenti, e idonee, della veglia.
“Il giorno del sogno avevo sofferto per un raffreddore e la sera avevo perciò deciso di non abbandonare il letto durante la notte, se appena mi fosse stato possibile. In apparenza il sogno mi fece soltanto proseguire il mio lavoro diurno. Ero stato occupato a incollare su un libro dei ritagli di giornale, badando bene di assegnare ad ogni ritaglio il suo giusto posto. Il sogno diceva:
“Mi sforzo di incollare un ritaglio sul libro; ma non sta sulla pagina (‘er geht aber nicht auf die Seite’), cosa che mi procura un gran dolore.
“Mi svegliai e dovetti costatare che il dolore del sogno continuava in forma di reale dolore al ventre, che mi costrinse quindi a tradire il mio proposito. Il sogno, in qualità di ‘custode del sonno’, aveva simulato l’appagamento del mio desiderio di rimanere a letto, mediante la rappresentazione della frase ambigua: er geht aber nicht auf die Seite [ma non va in disparte (a fare un bisogno)].” [1914.]
Si può persino dire che, per rappresentare visivamente i pensieri del sogno, il lavoro onirico si serve di tutti i mezzi che gli sono accessibili, appaiano essi leciti o illeciti alla critica vigile, esponendosi in tal modo al dubbio e all’ironia di tutti coloro che hanno soltanto inteso parlare dell’interpretazione del sogno, senza mai praticarla. Di tali esempi è ricco soprattutto il libro di Stekel, Il linguaggio del sogno, ma evito di trarne delle prove, perché l’assenza di spirito critico e l’arbitrio tecnico dell’autore rendono incerti anche coloro che non sono vittime di pregiudizi. [1919.] [Vedi il cap. 6, par. E, in OSF, vol. 3.]
12) [1914.] Da un lavoro di Tausk:762
a) A. sogna di vedere la sua governante di un tempo con l’abito di alpaca (Lüster) nera, teso e aderente al sedere. Significa che ritiene quella donna lasciva (lüstern).
b) C. vede in sogno sulla strada maestra di X una ragazza circonfusa di luce bianca e vestita di una camicetta bianca. Su quella strada maestra il sognatore ha scambiato le prime intimità con una certa signorina Bianca.
c) La signora D. sogna di vedere il vecchio Blasel (ottantenne attore viennese) disteso sul divano, armato di tutto punto (“in voller Rüstung”). Poi egli balza sopra tavoli e sedie, estrae la spada, si guarda allo specchio e agita l’arma in aria come se lottasse contro un nemico immaginario. La sognatrice ha un vecchio dolore alla vescica (Blase). Durante l’analisi è distesa sul divano e quando si vede allo specchio, nonostante gli anni e la malattia, si sente in fondo ancora molto gagliarda (rüstig).
13) [1919.] La “grande prestazione” nel sogno.
Un uomo sogna di vedere sé stesso a letto come una donna incinta. Tale stato gli diventa molto gravoso. Esclama: “preferirei...” (nell’analisi, rifacendosi al ricordo di un infermiere, completa: “spaccare pietre”). Dietro il suo letto è appesa una carta geografica, il cui margine inferiore è mantenuto teso da un listello di legno. Egli strappa il listello, afferrandolo per le due estremità, ma esso non si rompe di traverso, bensì si scinde per il lungo in due metà. Ciò gli dà sollievo e agevola il parto.
Senza aiuto, interpreta lo strappare il listello (Leiste) come una grande prestazione (Leistung), mediante la quale si libera della sua disagevole situazione (nella cura), strappandosi appunto dalla sua impostazione femminile... Il particolare assurdo del listello di legno che non soltanto si rompe, ma si scinde nel senso della lunghezza, trova la sua spiegazione nel fatto che il sognatore ricorda come il raddoppiamento, unito alla distruzione, implichi un’allusione all’evirazione. Con un’ostinata antitesi di desiderio, il sogno rappresenta molto spesso [vedi il cap. 6, par. E, in OSF, vol. 3] l’evirazione mediante la presenza di due simboli fallici. L’inguine (Leiste), del resto, è una parte del corpo situata vicino ai genitali. Il sognatore riassume poi l’interpretazione, dicendo che egli supera la minaccia di evirazione che lo ha portato all’impostazione femminile.763
14) [1919.] In un’analisi da me fatta in francese si tratta d’interpretare un sogno in cui compaio come elefante. Naturalmente, sono costretto a chiedere in che modo pervengo a tale raffigurazione. “Vous me trompez” [Voi mi ingannate], risponde il sognatore (trompe = proboscide).
Spesso al lavoro onirico riesce anche la rappresentazione di un materiale assai ostico, quale per esempio i nomi propri, mediante l’utilizzazione forzata di riferimenti molto distanti. In uno dei miei sogni, il vecchio Brücke764 mi ha dato un incarico. Faccio una preparazione e ne estraggo qualche cosa che sembra carta d’argento accartocciata. (In seguito [nel cap. 6, par. G, sottopar. 6, punto 7] dirò di più su questo sogno.) L’associazione, difficilmente rinvenibile, mi dà: “stagnola” e ora so che intendo il nome di Stannius, l’autore di un trattato sul sistema nervoso dei pesci da me molto stimato anni addietro.765 Il primo incarico scientifico datomi dal mio maestro si riferiva effettivamente al sistema nervoso di un pesce, l’ammocete.766 Quest’ultimo nome non era evidentemente utilizzabile nell’indovinello a figure. [1900.]
Non voglio rinunciare a inserire a questo punto un altro sogno di contenuto strano, che è notevole anche come sogno infantile, ed è facilmente spiegabile con l’analisi. Una signora racconta: Sono in grado di ricordare che da bambina ho sognato ripetutamente che il buon Dio aveva in testa un cappello di carta a punta. Infatti molto spesso a tavola mi mettevano in testa un cappello simile, perché non potessi guardare nei piatti degli altri bambini quanto cibo venisse loro dato. Poiché ho sentito dire che Dio è onnisciente, il sogno significa che so tutto, nonostante il cappello che ho in testa.767 [1909.]
Con i numeri e i calcoli768 che compaiono nei sogni è possibile mostrare in modo molto istruttivo in che cosa consiste il lavoro onirico e come si comporta col suo materiale, i pensieri del sogno. Per di più i numeri sognati hanno per la superstizione un significato particolarmente augurale.769 Sceglierò dunque dalla mia raccolta alcuni esempi di questo tipo.
Dal sogno fatto da una signora, poco prima della fine della cura.
Vuol pagare qualche cosa; sua figlia le prende dal portamonete 3 fiorini e 65 kreuzer, ma lei dice: “Che fai? Costa soltanto 21 kreuzer.” Conoscendo le condizioni della sognatrice, questo piccolo brano di sogno mi fu comprensibile senz’alcuna spiegazione da parte sua. La signora era una straniera, che aveva messo sua figlia in un collegio di Vienna e che poteva continuare la cura presso di me, finché la figlia fosse rimasta a Vienna. L’anno scolastico sarebbe finito tre settimane dopo e con esso anche la cura. Il giorno prima del sogno la direttrice del collegio le aveva chiesto se non riteneva opportuno lasciarle la bambina ancora per un altro anno. Evidentemente ella aveva poi ampliato il suggerimento, nel senso che in questo caso avrebbe potuto prolungare di un anno anche la cura. A questo dunque si riferisce il sogno: poiché un anno è uguale a 365 giorni, le tre settimane prima della fine dell’anno scolastico e della cura sono sostituibili con 21 giorni (anche se non sono tante le ore di trattamento). I numeri, che nei pensieri del sogno si accompagnavano al tempo, vengono nel sogno accostati a valori monetari, non senza che in ciò si esprima un significato più profondo, poiché Time is money, tempo è denaro. 365 kreuzer sono dunque 3 fiorini e 65 kreuzer. L’esiguità degli importi che compaiono nel sogno770 è un evidente appagamento di desiderio; il desiderio ha diminuito sia le spese del trattamento sia quelle dell’anno scolastico in collegio.
In un altro sogno, i numeri portano a riferimenti più complessi. Una giovane signora, che però è già sposata da molti anni, viene a sapere che una sua conoscente quasi coetanea, Elise L., si è appena fidanzata. Dopo di che sogna: Si trova con suo marito a teatro, una parte della platea è completamente vuota. Suo marito le racconta che anche Elise L. e il suo fidanzato avrebbero voluto venirci, ma avevano trovato solo brutti posti, tre per 1 fiorino e 50 kreuzer, e non potevano certo prenderli. Lei è del parere che non sarebbe poi stata una disgrazia.
Da dove vengono le cifre: 1 fiorino e 50 kreuzer? Da uno spunto del giorno prima, veramente indifferente. Sua cognata ha ricevuto in dono dal marito 150 fiorini e se ne è frettolosamente liberata acquistando un gioiello. Notiamo che 150 fiorini sono cento volte un fiorino e 50 kreuzer. Donde viene il tre dinanzi ai posti del teatro? In proposito risulta un solo riferimento: la fidanzata è più giovane di lei di altrettanti mesi: tre. Si giunge quindi alla soluzione del sogno, chiedendo quale possa essere il significato del fatto che un lato della platea rimane vuoto. È un’allusione non modificata a un piccolo episodio, che ha fornito a suo marito un ottimo motivo per canzonarla. Si era proposta di andare a una delle rappresentazioni annunciate per quella settimana ed era stata così previdente da acquistare parecchi giorni prima i biglietti; le era quindi toccato pagare la tariffa di prenotazione. Quando poi giunsero a teatro, trovarono che un lato della sala era quasi vuoto; non avrebbe avuto bisogno di affrettarsi tanto.
Sostituirò ora al sogno i suoi pensieri: “È stato assurdo sposarsi così presto, non avrei avuto bisogno di affrettarmi tanto. L’esempio di Elise L. mi fa vedere che avrei pur sempre trovato un marito. E anzi uno cento volte migliore (marito-tesoro),771 se soltanto avessi aspettato (contrasto con la fretta della cognata). Tre uomini di questo tipo avrei potuto comperare con il mio denaro (la dote)!”
Noteremo che in questo sogno i numeri hanno cambiato significato e contesto, in grado molto superiore a quello del sogno precedente. Qui il lavoro di trasformazione e di deformazione del sogno è stato più intenso, fatto che interpretiamo nel senso che i pensieri del sogno dovettero superare, prima di giungere alla rappresentazione, una resistenza endopsichica particolarmente elevata. Non intendiamo neppure dimenticare che in questo sogno è contenuto un elemento assurdo, vale a dire il fatto che due persone debbono prendere tre posti. Passiamo dunque all’interpretazione dell’assurdità nel sogno, affermando che questo particolare assurdo del contenuto onirico deve rappresentare il più accentuato dei pensieri del sogno: è stato assurdo sposarsi così presto. Il 3 (tre mesi di differenza d’età), contenuto in un rapporto del tutto marginale fra le due persone poste in paragone, è stato poi abilmente utilizzato per produrre l’assurdità necessaria al sogno. La riduzione dei 150 fiorini reali a 1 fiorino e 50 corrisponde alla svalutazione del marito (o tesoro) nei pensieri repressi della sognatrice.772
Un altro esempio ci presenta l’arte onirica di far di conto che ha fruttato al sogno tanto disprezzo. Un uomo sogna: È seduto in casa B. (una famiglia che conosceva una volta) e dice: “È stata un’assurdità che non mi abbiano dato la Mali.” Poi chiede alla ragazza: “Quanti anni ha?” Risposta: “Sono nata nel 1882.” “Ah, allora ha ventott’anni.”
Poiché il sogno è del 1889, il calcolo è evidentemente errato e la scarsa capacità aritmetica del sognatore dovrebbe essere affiancata a quella di un paralitico, se proprio non fosse possibile spiegarla in modo diverso. Il mio paziente apparteneva a quel tipo di persone, il cui pensiero non riesce a lasciare in pace nessuna donna intravista. Per alcuni mesi era entrata regolarmente nel mio studio, dopo di lui, una giovane donna che egli incontrava, di cui chiedeva spesso notizie e con la quale voleva essere gentile a tutti i costi. Era costei che secondo lui aveva 28 anni. Questo per spiegare il risultato del calcolo apparente. Ma il 1882 era l’anno in cui si era sposato. Non aveva potuto fare a meno di attaccar discorso anche con le altre due persone di sesso femminile che incontrava da me, le due cameriere di aspetto nient’affatto giovanile, che a turno erano solite aprirgli la porta; trovandole poco disposte alla confidenza, si era data la spiegazione che lo ritenevano di certo un signore piuttosto anziano, “posato” [gesetzten, letteralmente: seduto].
4.773
Al signor B. Dattner debbo, insieme all’interpretazione, un altro sogno di numeri che si distingue per una trasparente determinazione, o meglio sovradeterminazione:
“Il mio padrone di casa, guardia di pubblica sicurezza dipendente dalla magistratura, sogna di prestar servizio per strada (il che costituisce l’appagamento di un desiderio). Gli viene incontro un ispettore che porta sul colletto il numero 22 e 62 oppure 26. Ma in ogni caso il numero 2 era ripetuto più volte.
“Già la scissione della cifra 2262, nella riproduzione del sogno, fa supporre che le parti componenti abbiano significati distinti. Gli viene in mente che ieri in ufficio si è parlato della durata del loro servizio. Lo spunto è stato dato da un ispettore, che è andato in pensione a 62 anni. Il sognatore ha appena 22 anni di servizio e deve fare ancora 2 anni e 2 mesi per raggiungere una pensione del 90 per cento. Il sogno gli presenta, in primo luogo, l’appagamento di un desiderio di lunga data, il grado d’ispettore. Il superiore col numero 2262 sul colletto è lui stesso; fa il suo servizio per strada, altro suo vivo desiderio, ha fatto i suoi 2 anni e 2 mesi e ora può, al pari dell’ispettore sessantaduenne, lasciare il servizio con pensione piena.”774
Confrontando questi e altri esempi simili (che seguiranno [vedi nel cap. 6, par. G, sottopar. 6, punto 5, in OSF, vol. 3]), possiamo dire: il lavoro onirico non fa calcoli, né giusti né sbagliati; esso compone semplicemente in forma di calcolo numeri, presenti nei pensieri del sogno, che possono servire come allusioni a un materiale non rappresentabile. Così facendo, esso utilizza i numeri come materiale per l’espressione dei propri intenti, al pari di tutte le altre rappresentazioni, compresi i nomi e i discorsi riconoscibili come rappresentazioni verbali.
Infatti il lavoro onirico non riesce neppure a creare un discorso nuovo. [Vedi il cap. 5, par. A, sottopar. 1 e il cap. 6, par. A, sottopar. 3, punto 6, in OSF, vol. 3.] Per quanti discorsi e controdiscorsi possano esserci nei sogni, assurdi o sensati che siano, l’analisi ci mostra ogni volta che il sogno ha colto semplicemente dai suoi pensieri frammenti di discorsi effettivamente fatti o uditi, procedendo poi con essi in modo estremamente arbitrario. Non soltanto li ha strappati dal loro contesto e ridotti a frammenti, accogliendone uno e scartandone un altro, ma spesso li ha anche connessi in modo nuovo, cosicché il discorso del sogno, apparentemente coerente, all’atto dell’analisi si scompone in tre o quattro frammenti. In questa nuova utilizzazione esso ha spesso lasciato da parte il significato che le parole avevano nei pensieri del sogno ed è riuscito a ricavare dal testo un significato completamente nuovo.775 A un esame più attento, nel discorso del sogno si distinguono componenti più chiare, compatte, da altre che fungono da connettivi e che probabilmente sono state integrate, nello stesso modo in cui nella lettura noi integriamo lettere e sillabe omesse. Il discorso del sogno ha così la struttura di una pietra da breccia, nella quale frammenti più grandi di materiale diverso son tenuti insieme da una massa intermedia solidificata [vedi il cap. 6, par. G, sottopar. 6, punto 5, in OSF, vol. 3].
Presa in senso stretto, questa descrizione è certamente valida soltanto per quei discorsi del sogno che hanno qualche cosa del carattere sensoriale del discorso e vengono descritti come “discorsi.” Gli altri, quelli che non vengono provati come uditi o fatti (quelli che non hanno nel sogno una parallela accentuazione acustica o motoria), sono semplicemente pensieri, come quelli che compaiono nella nostra attività mentale vigile e passano immutati in molti sogni. Per il materiale discorsivo del sogno ritenuto indifferente, una fonte abbondante e difficilmente rintracciabile sembra essere costituita anche dalla lettura. Ma tutto ciò che nel sogno, in un modo qualsiasi, risalta vistosamente come discorso, può essere ricondotto a un discorso reale fatto oppure udito da chi sogna.
Esempi della derivazione di tali discorsi onirici si sono già trovati nell’analisi di alcuni sogni, comunicati per altri fini. Così nell’“innocente sogno del mercato” comunicato qui nel cap. 5, par. A, sottopar. 1, il discorso “non ne può più avere” serve a identificare la mia persona con quella del macellaio, mentre un brano dell’altro discorso “non lo conosco, non lo prendo” adempie proprio al compito di rendere innocente il sogno. Infatti il giorno prima la sognatrice aveva respinto qualche pretesa della sua cuoca con le parole: “non lo conosco, si comporti bene”, accogliendo poi nel sogno la prima parte di quel discorso, di aspetto indifferente, per alludere alla parte successiva, che si sarebbe accordata assai bene alla fantasia su cui si fondava il sogno, ma che però l’avrebbe anche tradita.
Ecco un esempio analogo, in luogo dei molti che danno tutti lo stesso risultato:
Un grande cortile in cui si bruciano cadaveri. Egli dice: “Vado via, non posso vederlo.” (Non un discorso vero e proprio.) Poi incontra due garzoni macellai e chiede: “Allora, è piaciuto?” Uno dei due risponde: “No, non era affatto buono”, come se fosse stata carne umana.
Ecco lo spunto innocente del sogno: dopo cena si reca con sua moglie in visita dai vicini, brava gente ma per nulla appetitosa. L’anziana, ospitale signora sta cenando, e lo costringe (tra uomini, al posto di questa parola, se ne adopera scherzosamente una composta, di significato sessuale)776 ad assaggiare. Egli rifiuta dicendo di non aver più appetito. “Ma via, questo riuscirà pure a mandarlo giù” o qualcosa del genere. Deve quindi assaggiare e loda poi davanti a lei ciò che gli è stato offerto. “Ma che buono!” Quando è di nuovo solo con sua moglie, inveisce contro l’insistenza della vicina, oltre che contro la qualità del cibo assaggiato. Il “non posso vederlo”, che anche in sogno non compare come discorso vero e proprio, è un pensiero che si riferisce alle grazie fisiche dell’ospitale signora e andrebbe tradotto nel senso che non si desidera vederle.
Più istruttiva sarà l’analisi di un altro sogno, che comunico sin d’ora per via del discorso assai chiaro che ne costituisce il nucleo, ma che spiegherò solo al momento di valutare gli stati affettivi nel sogno [vedi il cap. 6, par. H, in OSF, vol. 3]. Ho sognato con molta chiarezza: Sono andato di notte nel laboratorio di Brücke e, quando bussano leggermente alla porta, apro al (defunto) professor Fleischl, che entra con vari estranei e dopo qualche parola si siede al suo tavolo. Segue poi un secondo sogno: Il mio amico Fl. [Fliess] è venuto in luglio a Vienna senza farsi notare; lo incontro per strada a colloquio col mio (defunto) amico P.777 e vado con loro in qualche posto, dove essi siedono l’uno di fronte all’altro, come se avessero un tavolino tra loro, mentre io sto davanti, sul lato stretto del tavolino. Fl. racconta di sua sorella e dice: “In tre quarti d’ora era morta” e poi qualcosa come: “Questa è la soglia.” Visto che P. non lo comprende,778 Fl. si rivolge a me e mi chiede quanto dunque io abbia riferito a P. delle sue cose. Allora io, colto da strane emozioni, voglio dire a Fl. che P. (non può nemmeno saper nulla, perché) non è nemmeno più in vita. Dico, invece, notando io stesso lo sbaglio: “NON VIXIT.” Poi guardo P. in modo penetrante; sotto il mio sguardo egli diventa pallido, confuso, i suoi occhi diventano morbosamente azzurri, e alla fine si dissolve. Io ne sono straordinariamente contento, ora capisco che anche Ernst Fleischl è soltanto un’apparizione, un REVENANT, e trovo senz’altro possibile che tali persone esistano soltanto finché uno lo desidera e possano venire eliminate dal desiderio di un altro.
Questo bel sogno riunisce tanti enigmatici caratteri del contenuto onirico – la critica durante il sogno stesso, per cui io noto il mio errore nel dire Non vixit anziché Non vivit, il rapporto disinvolto con persone defunte, che il sogno stesso dichiara tali, l’assurdità della conclusione e la grande soddisfazione che questa mi procura – che “darei la mia vita” per renderne nota la soluzione completa. Ma in realtà non sono in grado di fare quel che faccio in sogno, vale a dire di sacrificare alla mia ambizione il riguardo per persone così care. Con qualsiasi copertura andrebbe però perduto il significato del sogno, ch’io ben conosco. Così mi limito a coglierne per l’interpretazione alcuni elementi, prima qui e poi in un punto successivo [vedi il cap. 6, par. H, sottopar. 5, in OSF, vol. 3].
Il centro del sogno è costituito da una scena in cui anniento P. con uno sguardo. I suoi occhi diventano stranamente e paurosamente azzurri e poi egli si dissolve. Questa è l’evidente imitazione di un’altra scena realmente vissuta. Ero dimostratore all’istituto di fisiologia, prestavo servizio nelle ore del mattino e Brücke aveva saputo che alcune volte ero arrivato tardi nel laboratorio degli studenti. Allora un giorno egli venne puntuale all’apertura e mi aspettò. Le parole che mi disse furono poche e decise; ma non furono tanto le parole a sconvolgermi quanto i terribili occhi azzurri che mi guardavano e dinanzi ai quali venni meno, come P. nel sogno, che per mio sollievo ha scambiato le parti. Chi sia in grado di ricordare i meravigliosi occhi – rimasti tali fino alla tarda età – del grande maestro e lo abbia mai visto adirato, riuscirà facilmente a immedesimarsi nelle emozioni del giovane peccatore di allora.
Per molto tempo sembrava non dovessi riuscire a derivare il Non vixit con cui esercito giustizia nel sogno, finché mi ricordai che queste due parole avevano posseduto tanta chiarezza nel sogno, non come parole udite o dette, ma come parole viste. Seppi allora subito la loro provenienza. Sul piedistallo del monumento all’imperatore Giuseppe (Kaiser Josef), nella Hofburg di Vienna, si leggono le belle parole:
Saluti
patriae vixit
non diu sed totus.779
Da questa iscrizione ho colto ciò che concordava con la successione di idee ostili esistenti nei pensieri del sogno, e che doveva significare quel tizio non ha proprio da immischiarsene, non vive nemmeno. E ora devo ricordare che il sogno è stato fatto pochi giorni dopo l’inaugurazione del monumento a Fleischl sotto le arcate dell’Università, per cui ho rivisto il monumento a Brücke e (nell’inconscio) devo aver pensato con rammarico al fatto che il mio amico P., uomo di grandissimo talento e tutto dedito alla scienza, ha perduto per una morte prematura il suo fondato diritto a un monumento in questi luoghi. Così gli erigo questo monumento in sogno; il mio amico P. aveva nome Josef.780
Stando alle regole dell’interpretazione del sogno, non sarei però ancora autorizzato a sostituire il non vivit di cui ho bisogno col non vixit che il ricordo del monumento all’imperatore Giuseppe mette a mia disposizione. Un altro elemento dei pensieri del sogno deve aver contribuito a rendere possibile la sostituzione. Ora qualche cosa mi dice di porre attenzione al fatto che nella scena del sogno s’incontrano due correnti di pensieri nei confronti del mio amico P., una ostile e una affettuosa, la prima superficiale, la seconda dissimulata, che giungono a rappresentazione nelle stesse parole: Non vixit. Poiché si è reso benemerito della scienza, io gli erigo un monumento; ma poiché si è reso colpevole di un desiderio malvagio781 (che viene espresso alla fine del sogno) io l’anniento. Ho qui costruito una frase di suono particolarissimo, per la quale devo essere stato influenzato da un modello. Dove mai si trova un’antitesi di questo tipo, una simile giustapposizione di due reazioni opposte nei confronti della stessa persona, che avanzano entrambe la pretesa di essere pienamente giustificate e che pure non vogliono disturbarsi a vicenda? In un unico passo, che però si imprime profondamente nella memoria del lettore: nel discorso di giustificazione di Bruto, nel Giulio Cesare di Shakespeare [atto 3, scena 2]. “Poiché Cesare mi amava, io lo piango; poiché era felice, io gioisco; poiché era valoroso, io lo onoro; ma poiché era avido di dominio, io l’ho ucciso.” Non è forse la medesima struttura, il medesimo contrasto di idee che ho scoperto nel pensiero del sogno? Dunque nel sogno io faccio la parte di Bruto. Se solo riuscissi a trovare nel contenuto del sogno un’altra traccia di conferma di questa sorprendente relazione collaterale! Penso che potrebbe essere questa: il mio amico Fl. giunge a Vienna in luglio. Questo particolare non trova alcun sostegno nella realtà. Per quel che ne so, il mio amico non è mai stato a Vienna nel mese di luglio. Ma il mese di luglio prende nome da Giulio Cesare e potrebbe perciò rappresentare assai bene l’allusione che sto cercando al pensiero intermedio: io faccio la parte di Bruto.782
Ora, strano a dirsi, ho davvero interpretato una volta la parte di Bruto. Ho recitato la scena di Bruto e di Cesare, tratta da Schiller,783 dinanzi a un uditorio di bambini, e precisamente all’età di quattordici anni, insieme a mio nipote, maggiore di me di un anno, che era allora venuto dall’Inghilterra a casa nostra, anch’egli dunque un revenant: era infatti il compagno di giuochi della mia prima infanzia che ricompariva con lui. Sino a tutto il mio terzo anno d’età eravamo stati inseparabili, ci eravamo amati e avevamo litigato, e questo rapporto infantile è stato decisivo, come ho già accennato qui [vedi il cap. 5, parr. B e C], per tutti i miei sentimenti successivi nei rapporti con coetanei. Da quel tempo mio nipote John ha trovato molte incarnazioni, che rianimano ora un lato ora l’altro del suo carattere, fissato indelebilmente nel mio ricordo inconscio. A volte deve avermi trattato assai male, e io devo aver dimostrato coraggio di fronte al mio tiranno, perché in anni successivi mi è stato più volte raccontato un breve discorso di giustificazione, col quale mi ero difeso quando mio padre, che era anche suo nonno, mi chiese: “Perché picchi John?” La risposta del bambino di non ancora due anni così suonava: “L’ho picchiato perché lui mi ha picchiato.” Dev’essere questa scena infantile a volgere il non vivit in non vixit, poiché nel linguaggio dei ragazzi più grandi picchiare si dice wichsen [lustrare]. Il lavoro onirico non disdegna di servirsi di simili nessi. L’ostilità, così poco fondata nella vita reale, nei confronti del mio amico P., che mi era superiore per molti aspetti e che poteva perciò fornire una riedizione del compagno di giuochi dell’infanzia, risale certamente alla complicata relazione infantile con John. [Vedi nel cap. 6, par. H, sottopar. 5, in OSF, vol. 3.]784
Tornerò dunque ancora su questo sogno.