Nel 1903 il presidente di Corte d’Appello Daniel Paul Schreber, che aveva subìto vari ricoveri per una forma di paranoia, dopo l’ultima dimissione pubblicò a proprie spese, presso l’editore Oswald Mutze di Lipsia, un libro, Denkwürdigkeiten eines Nervenkranken (Memorie di un malato di nervi).
L’autore era tuttora affetto dalla maggior parte dei suoi deliri. Essi tuttavia non rappresentarono un ostacolo per la descrizione, acuta e particolareggiata, che egli fece del decorso della propria malattia. Benché il testo sia stato censurato in molti passi prima della pubblicazione, giacché conteneva descrizioni ed espressioni considerate sconvenienti, l’opera costituisce un documento di altissimo interesse psichiatrico. Vari studiosi se ne sono occupati, e fra gli altri Carl Gustav Jung, che segnalò a Freud il libro di Schreber nel marzo 1910.
Quantunque, per il tipo di attività svolta, Freud non abbia mai avuto l’opportunità di studiare a lungo ammalati di questa specie, che sono invece seguiti con continuità dai medici degli ospedali e delle case di cura psichiatriche (vedi la sua dichiarazione all’inizio della Premessa), egli si era interessato a questa forma morbosa fin dal 1895. Riteneva impossibile curare la paranoia con la nuova tecnica terapeutica che allora veniva elaborando, ma considerava scientificamente importante poter comprendere l’essenza di questa malattia.
Nella Minuta teorica H (in OSF, vol. 2) inviata a Fliess il 24 gennaio 1895, e intitolata Paranoia, Freud, sulla base di qualche caso osservato, sostiene che la paranoia cronica, al pari dell’isteria, rappresenta un modo patologico di difesa da una situazione insopportabile, e aggiunge che la difesa dalla rappresentazione incompatibile con l’Io consiste in una proiezione all’esterno del contenuto della rappresentazione stessa.
Questo concetto di proiezione, che rimarrà in seguito fondamentale per la comprensione del meccanismo della paranoia, è ribadito nella Minuta teorica K (ibid.) della fine dell’anno 1895, la quale contiene un paragrafo intitolato pure Paranoia, dove è sviluppato il principio del ritorno (in forma distorta) del rimosso. Nelle Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa, di poco successive (ibid.) il paragrafo 3 contiene l’Analisi di un caso di paranoia cronica, dove vengono riaffermati gli stessi concetti.
Sulla paranoia Freud ritorna anche in una lettera a Fliess del 30 maggio 1896 dove, partendo dall’ipotesi, a cui allora si atteneva, degli episodi infantili traumatici, pone anche per la paranoia il problema dell’età a cui dovrebbero risalire gli stessi episodi. Nella lettera a Fliess del 9 dicembre 1899, scartata invece l’idea di un fattore età, torna a porsi il problema della scelta della malattia, ed enuncia l’importante principio secondo cui nella paranoia si avrebbe una regressione dal normale eteroerotismo a un primitivo autoerotismo. Questo concetto deve essere stato esposto vari anni dopo da Freud a Jung, quando per la prima volta Jung si recò a trovarlo (febbraio-marzo 1907, vedi l’Introduzione al vol. 5 della presente edizione), giacché lo stesso Jung, lasciata Vienna, gli scrisse (lettera del 31 marzo 1907): “L’autoero-tismo visto come essenza della dementia praecox mi appare sempre più un approfondimento importante delle nostre conoscenze”.
Jung parla di dementia praecox, secondo la vecchia terminologia di Kraepelin, che appare anche nell’opera fondamentale pubblicata in quello stesso anno dallo stesso Jung, Über die Psychologie der Dementia praecox: ein Versuch (Psicologia della dementia praecox, in Opere di C. G. Jung, vol. 3, Boringhieri, Torino 1971). Ma quantunque ci fossero grosse oscillazioni in quegli anni (e ci siano in parte tuttora) nella terminologia per questo gruppo di psicosi, Freud e Jung si riferivano agli stessi processi morbosi. Nell’aprile del 1907 Freud inviò a Jung un manoscritto con alcune osservazioni teoriche sulla paranoia.
Quando Jung nel 1910 segnalò il libro di Schreber a Freud, questi mostrò un vivissimo interesse, sia per il valore in sé di questa descrizione autobiografica, sia perché nel racconto di Schreber egli ravvisava una conferma dei punti di vista teorici ai quali era già precedentemente pervenuto. Durante l’estate del 1910 studiò l’opera di Schreber con una certa fatica, e in autunno preparò il presente studio, finendolo il 16 dicembre.
Dopo la pubblicazione del proprio libro Schreber aveva goduto di un periodo relativamente buono, ma in seguito a una improvvisa malattia della moglie, ebbe una ricaduta per cui fu nuovamente internato. Non si risollevò più, e morì il 14 aprile 1911, a poca distanza dalla pubblicazione della presente opera di Freud.
Questa, col titolo Psychoanalytische Bemerkungen über einen autobiographisch beschriebenen Fall von Paranoia (Dementia paranoides), è stata pubblicata nello “Jahrbuch für psychoanalytische und psychopathologische Forschungen”, vol. 3 (1), 9-68 (1911). Freud aggiunse in seguito un Poscritto (Nachtrag), che fu pubblicato nella stessa rivista, vol. 3 (2), 588-90 (1912). Il lavoro, con l’annesso poscritto, è stato poi riprodotto in Sammlung kleiner Schriften zur Neurosenlehre, vol. 3 (Vienna 1913), pp. 198-270, in Gesammelte Schriften, vol. 8 (1924), pp. 355-435, in Vier psychoanalytische Krankengeschichten (Internationaler psychoanalytischer Verlag, Lipsia-Vienna-Zurigo 1932), pp. 377-463 e in Gesammelte Werke, vol. 8 (1943), pp. 240-320.
La precedente traduzione italiana apparsa in: Freud, Casi clinici, trad. Mauro Lucentini (Einaudi, Torino 1952), pp. 352-426, è servita di base per la presente traduzione di Renata Colorni e Pietro Veltri.
Le Denkwürdigkeiten di Schreber sono state pubblicate in italiano con il titolo Memorie di un malato di nervi, trad. Federico Scardanelli e Sabina de Waal, a cura di Roberto Calasso (Adelphi, Milano 1974). I passi delle Memorie riportati da Freud sono stati qui ripresi da questa traduzione, allo scopo di facilitare al lettore il confronto fra i due scritti. A questa traduzione si è ricorsi anche per quei passi freudiani che ricalcano testualmente le Memorie, pur senza citarle espressamente.
La presente opera contiene molti elementi che Freud ha successivamente sviluppato.
Così le considerazioni svolte nel paragrafo 3, Il meccanismo della paranoia, congiuntamente al breve ma assai importante articolo apparso quasi contemporaneamente Precisazioni sui due princìpi dell’accadere psichico (vedi più avanti, in OSF, vol. 6) anticipano gli sviluppi teorici contenuti nel gruppo di scritti sulla metapsicologia degli anni 1915-17; il concetto di autoerotismo e di narcisismo, qui utilizzato per la comprensione della paranoia (par. 2) viene ripreso nello scritto Introduzione al narcisismo del 1914 (in OSF, vol. 7); la riconsiderazione, qui fatta, del processo della rimozione (par. 3) viene completata nel saggio La rimozione del 1915 (in OSF, vol. 8); la discussione sulle pulsioni e sugli investimenti libidici svolta nel paragrafo 3 è ripresa in Pulsioni e loro destini del 1915 (ibid.); il problema della scelta della malattia e dei fattori determinanti della malattia stessa (par. 3) è più specificamente affrontato in Modi tipici di ammalarsi nervosamente del 1912 (vedi più avanti, in OSF, vol. 6) e in La disposizione alla nevrosi ossessiva del 1913 (in OSF, vol. 7); così come gli accenni ai rapporti del delirio del paranoico con le credenze del mondo mitologico, contenuti nel Poscritto a questo lavoro, sono ripresi in Totem e tabù del 1912-13 (ibid.).