Nevrosi e psicosi

Nel mio scritto L’Io e l’Es, apparso di recente, ho illustrato una articolazione dell’apparato psichico che consente di descrivere in modo semplice e comprensibile una vasta gamma di relazioni. Per altri aspetti, ad esempio per ciò che attiene all’origine e alla funzione del Super-io, rimangono ancora parecchie oscurità e incertezze. È lecito pretendere a questo punto che tale presentazione si riveli utile e proficua anche per altre cose, non foss’altro per riuscire a vedere i fatti che già sappiamo sotto una luce nuova, per raggrupparli diversamente e per esporli in maniera più convincente. Una tale applicazione delle nostre ipotesi potrebbe consentirci anche di ritornare vantaggiosamente dalla grigia teoria all’esperienza concreta che rinverdisce in eterno.633

Nell’opera testé menzionata sono illustrati i molteplici stati di dipendenza dell’Io, la sua posizione intermedia tra il mondo esterno e l’Es, e gli sforzi che l’Io fa per assecondare contemporaneamente tutti i suoi padroni. Nel contesto di un ragionamento di altro tipo, relativo all’origine delle psicosi e alla loro profilassi, sono giunto a una semplice formula, che si riferisce a quella che è probabilmente la differenza genetica più importante tra le nevrosi e le psicosi: la nevrosi sarebbe l’effetto di un conflitto tra l’Io e il suo Es, mentre la psicosi rappresenterebbe l’analogo esito di un perturbamento simile nei rapporti tra Io e mondo esterno.

Se qualcuno per precauzione si mostrasse diffidente verso una soluzione così semplice dei problemi, non si potrebbe certo dargli torto. In effetti potremo al massimo attenderci che questa formula si riveli corretta in linea di massima. E già questo sarebbe qualcosa.

Tanto per cominciare, ci vengono in mente tutta una serie di cognizioni e accertamenti che sembrerebbero convalidare la nostra tesi. Stando ai risultati di tutte le nostre analisi, le nevrosi di traslazione si sviluppano per il fatto che l’Io, di fronte a un potente moto pulsionale nell’Es, non intende accettarlo né favorirne lo sfogo motorio, oppure gli contende l’oggetto che costituisce la sua meta. L’Io si difende quindi da quel moto pulsionale mediante il meccanismo della rimozione; ma il rimosso si ribella a questo destino e, per vie che sfuggono al potere dell’Io, si procura una rappresentanza sostitutiva che si impone all’Io a mezzo di un compromesso: il sintomo. L’Io sente la propria unità minacciata e lesa da questo intruso, e continua contro il sintomo la lotta che aveva intrapreso per difendersi dal moto pulsionale originario: tutto ciò costituisce il quadro della nevrosi. Non vi è dubbio che l’Io, allorché intraprende la rimozione, segue essenzialmente i comandi del suo Super-io, comandi che, a loro volta, traggono origine da quegli influssi del mondo esterno reale che han trovato nel Super-io la propria rappresentanza. Sta di fatto comunque che l’Io si è schierato dalla parte di queste forze, che le loro esigenze si sono rivelate per lui più importanti che non le richieste pulsionali dell’Es, che l’Io è la forza che mette in moto la rimozione contro quella certa parte dell’Es, rafforzando poi la rimozione con il controinvestimento della resistenza. Ponendosi al servizio del Super-io e della realtà, l’Io è entrato in conflitto con l’Es, e questo è ciò che accade in tutte le nevrosi di traslazione.

D’altra parte ci risulta altrettanto facile, in base ai punti di vista finora acquisiti sul meccanismo delle psicosi, portare degli esempi che indichino un turbamento del rapporto tra l’Io e il mondo esterno. Nell’amenza di Meynert – lo stato confusionale acuto di tipo allucinatorio che è la forma forse più sconvolgente ed estrema di psicosi – o il mondo esterno non viene percepito affatto o la sua percezione non sortisce alcun effetto.634 Normalmente, invece, il mondo esterno domina l’Io in due modi: innanzitutto mediante le percezioni attuali che possono rinnovarsi continuamente, e in secondo luogo grazie a quel patrimonio mnestico di percezioni precedenti che, in quanto “mondo interiore”, rappresentano un possesso e un elemento costitutivo dell’Io stesso. Ebbene, nell’amenza, non soltanto non vengono accolte percezioni nuove, ma viene sottratto significato (investimento) anche al mondo interiore, che in quanto riproduzione del mondo esterno, fino allora ne faceva le veci; l’Io si crea dispoticamente un nuovo mondo esterno e un nuovo mondo interiore, e non vi è alcun dubbio circa i due fatti seguenti: che questo nuovo mondo è costruito in base ai moti di desiderio dell’Es, e che il motivo di questa completa frattura col mondo esterno è una grave e insopportabile frustrazione del desiderio ad opera della realtà. Non si può disconoscere l’intima affinità tra questa psicosi e il sogno normale. Condizione del sogno è però lo stato di sonno, caratterizzato appunto, tra le altre cose, da un assoluto distacco dalla percezione e dal mondo esterno.635

Di altre forme di psicosi, delle schizofrenie, sappiamo che tendono a risolversi in apatia affettiva, cioè nella perdita di ogni interesse per le cose del mondo esterno. Sulla genesi delle formazioni deliranti alcune analisi ci hanno insegnato che il delirio si è sovrapposto, come una specie di rammendo, laddove in origine si era prodotta una lacerazione nel rapporto dell’Io con il mondo esterno. Se le condizioni che determinano il conflitto con il mondo esterno non sono rilevabili con limpidità molto maggiore di come abbiamo testé enunciato, ciò è dovuto al fatto che nel quadro clinico della psicosi le manifestazioni del processo patogeno vengono sovente celate da quelle di un tentativo di guarigione o di ricostruzione.636

L’etiologia comune che determina lo scoppio di una psiconevrosi o di una psicosi rimane sempre la frustrazione, il mancato appagamento di uno di quegli invincibili desideri infantili che nella nostra organizzazione, filogeneticamente determinata, hanno radici così profonde. Questa frustrazione, in ultima analisi, è sempre una frustrazione esterna.637 In alcuni singoli casi essa può derivare da quell’istanza interna (che alberga nel Super-io) la quale si è assunta l’onere di rappresentare le pretese della realtà. L’effetto patogeno dipende ora da questo: se l’Io, in una siffatta tensione conflittuale, rimane fedele alla propria dipendenza dal mondo esterno e tenta di imbavagliare l’Es, o se invece si lascia sopraffare dall’Es e con ciò stesso strappare dalla realtà. In questa situazione, apparentemente semplice, si introduce però una complicazione dovuta all’esistenza del Super-io, il quale unifica in sé, in un nesso che ancora non è stato chiarito, influssi provenienti dall’Es come dal mondo esterno, e rappresenta in certo qual modo un modello ideale di ciò cui tende l’Io con tutte le sue forze: la reciproca compatibilità fra i molteplici rapporti di dipendenza cui è soggetto.638

Il comportamento del Super-io dovrebbe esser preso in considerazione – ciò che finora non è stato fatto – in tutte le forme di malattia psichica. Provvisoriamente possiamo comunque ammettere che esistano anche malattie basate su un conflitto tra l’Io e il Super-io. L’analisi ci autorizza a supporre che la melanconia sia un esempio tipico di questo gruppo di disturbi, per i quali siamo propensi ad adottare il termine di “psiconevrosi narcisistiche”. Il fatto che si trovino dei motivi per distinguere gli stati come la melanconia dalle altre psicosi non urta con le nostre impressioni. Tuttavia ci rendiamo conto che, senza lasciarla cadere, avremmo potuto rendere più completa la nostra semplice formula genetica: la nevrosi di traslazione corrisponde al conflitto tra l’Io e l’Es, la nevrosi narcisistica a quello tra l’Io e il Super-io, la psicosi a quello tra l’Io e il mondo esterno. Naturalmente non possiamo dire fin d’ora se con ciò abbiamo acquisito davvero una nuova prospettiva conoscitiva o se abbiamo soltanto arricchito il nostro patrimonio di formule; tuttavia io credo che questa possibilità di applicazione debba comunque incoraggiarci a tenere ben presente, anche per il futuro, l’articolazione da me proposta dell’apparato psichico in Io, Super-io ed Es.

È necessario integrare in un punto l’affermazione che le nevrosi e le psicosi traggono origine dai conflitti dell’Io con le diverse istanze che lo dominano, che nevrosi e psicosi corrispondono cioè a uno scacco nel funzionamento dell’Io i cui sforzi sono palesemente intesi a rendere fra loro compatibili le richieste che gli provengono da più parti. Desidereremmo sapere in quali circostanze e per quali vie l’Io riesca a cavarsela da questi conflitti, che indubbiamente sono sempre presenti, senza ammalarsi. È questo un nuovo campo di indagine, nel quale certamente si troveranno coinvolti e dovranno esser presi in considerazione i fattori più disparati. Due di essi possono comunque esser messi in evidenza fin d’ora. Non c’è dubbio che l’esito di tutte queste situazioni dipenderà da rapporti economici, dall’intensità relativa delle varie tendenze in lotta tra loro. In secondo luogo, l’Io riuscirà a evitare la rottura in un punto qualsivoglia se e in quanto altera se stesso, si acconcia a una diminuzione della propria compattezza e unità, magari addirittura si incrina o si frammenta.639 Stando così le cose, le incoerenze, le stravaganze e le follie degli uomini potrebbero esser viste in una luce analoga alle loro perversioni, accettando le quali gli uomini riescono a evitare le rimozioni.

In conclusione, bisogna concentrarsi sul problema di quale possa essere il meccanismo, analogo alla rimozione, in virtù del quale l’Io si distacca dal mondo esterno. Ritengo che a questo problema non possa esser data una risposta se non vengono effettuate ulteriori indagini; mi sembra però che, al pari della rimozione, tale meccanismo dovrebbe consistere in un ritiro dell’investimento che promana dall’Io.640

Opere complete
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