Nell’estate del 1931 Freud scrisse questo articolo che pubblicò con il titolo Über die weibliche Sexualität nell’“Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse”, vol. 17(3), 317-32 (1931), e che fu riprodotto in Gesammelte Schriften, vol. 12 (1934), pp. 120-40, e in Gesammelte Werke, vol. 14 (1948), pp. 517-37.
In tutta l’opera di Freud è sempre apparsa una certa preminenza dei problemi dell’evoluzione sessuale maschile sui problemi, indubbiamente più complessi ed enigmatici, dell’evoluzione sessuale femminile, e questo anche se periodicamente egli cercò di correggere tale squilibrio nella considerazione della evoluzione sessuale umana. Si vedano in particolare, per l’elaborazione graduale di un modello teorico specifico circa le peculiarità della sessualità femminile, i seguenti scritti di Freud: “Un bambino viene picchiato” (1919, in OSF, vol. 9), L’organizzazione genitale infantile (1923, ivi), Il tramonto del complesso edipico (1924, in OSF, vol. 10) e, soprattutto, Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi (1925, ivi).
Nel saggio qui presentato il tema è affrontato in modo più approfondito; ma ulteriori specificazioni sono fornite oltre, nella lezione 33 della Introduzione alla psicoanalisi (1932) e nel Compendio di psicoanalisi (1938), cap. 7.
Sono qui particolarmente notevoli alcuni riconoscimenti, che derivano da una più matura considerazione del problema femminile: tale è per esempio la osservazione che il primitivo attaccamento libidico della bambina alla madre, non sempre si inverte in un attaccamento al padre con l’instaurazione del complesso edipico femminile tipico, ma qualche volta resiste tale e quale trasformandosi poi in un comportamento stabile della vita della donna. Un’altra osservazione riguarda il fatto che una certa ambivalenza tra attività e passività, tra mascolinità e femminilità è generale negli investimenti libidici infantili.
Freud non conclude il suo scritto con una vera e propria rassegna bibliografica sull’argomento. Tuttavia – ciò che non accade spesso – cita alla fine del suo scritto (vedi oltre par. 4) le opere più importanti degli altri psicoanalisti su questo controverso argomento: dall’analisi di Abraham sulle forme del complesso di evirazione femminile, del 1921, ai lavori della Lampl-de Groot del 1927, di Helene Deutsch del 1925 e 1930, di Fenichel del 1930 in polemica con la Lampl-de Groot e con un articolo del 1928 di Melanie Klein; e Freud stesso aggiunge qualche battuta polemica nei confronti dei lavori della Horney del 1926 e di Jones del 1927.
La traduzione italiana è di Sandro Candreva ed Ermanno Sagittario.