H. RAPPORTI TRA SOGNO E MALATTIE MENTALI
Chi parla del rapporto tra sogno e disturbi mentali può intendere tre cose diverse: 1) rapporti etiologici e clinici, per esempio quando un sogno si sostituisce a uno stato psicotico, lo introduce o lo segue; 2) mutamenti che la vita del sogno subisce in caso di malattia mentale; 3) rapporti interni tra sogno e psicosi, analogie che alludono a un’affinità essenziale. In tempi lontani della medicina – e di nuovo recentemente – questi molteplici rapporti tra i due gruppi di fenomeni sono stati tema preferito degli studiosi medici, come risulta evidente dalla letteratura raccolta da Spitta, Radestock, Maury e Tissié.274 Recentemente, Sante De Sanctis ha rivolto la sua attenzione a questo problema.275 Ai fini della nostra esposizione basterà un rapido accenno a questo importante argomento.
A proposito dei rapporti clinici ed etiologici tra sogno e psicosi mi sembra opportuno comunicare le seguenti osservazioni paradigmatiche. Hohnbaum riferisce che il primo accesso di follia deriva spesso da un sogno angoscioso, terrificante, e che l’idea prevalente è in rapporto con questo sogno.276 De Sanctis riporta osservazioni analoghe fatte su paranoici, e in alcune di queste rileva che il sogno è la “vera causa determinante della follia.” La psicosi può comparire di colpo, con un sogno efficace che contiene l’illuminazione delirante, oppure svilupparsi lentamente attraverso altri sogni che devono ancora lottare con il dubbio. In un caso di De Sanctis, al sogno perturbatore si associarono leggeri attacchi isterici e in seguito uno stato di malinconia ansiosa. Féré narra di un sogno che ebbe per conseguenza una paralisi isterica.277 Il sogno ci viene qui presentato come etiologia del disturbo mentale, quantunque per rendere ragione del fatto si potrebbe anche dire che il disturbo mentale ha avuto la sua prima manifestazione nella vita onirica, si è aperto un varco dapprima nel sogno. In altri casi la vita onirica contiene i sintomi morbosi, oppure la psicosi rimane limitata alla vita del sogno. Thomayer richiama la nostra attenzione su sogni angosciosi che devono essere considerati come equivalenti di attacchi epilettici.278 Allison ha descritto una follia notturna (nocturnal insanity) in cui gli individui appaiono completamente sani di giorno, mentre di notte soffrono di allucinazioni, crisi di furore, e simili.279 Osservazioni analoghe si trovano in De Sanctis280 (equivalente onirico paranoico, in un etilista, formato da voci accusanti la moglie di infedeltà) e in Tissié. Quest’ultimo ci offre un gran numero di osservazioni più recenti, nelle quali le azioni di carattere patologico (spunti deliranti, impulsi coatti) derivano da sogni.281 Guislain descrive un caso nel quale il sonno era sostituito da una pazzia intermittente.282
Non v’è dubbio che un giorno i medici si occuperanno non solo della psicologia, ma anche della psicopatologia del sogno.
In casi di guarigione di una malattia mentale, appare spesso singolarmente evidente che, nonostante la normalità della vita diurna, la vita onirica può appartenere ancora alla psicosi. Il primo a notare questo fenomeno sembra sia stato Gregory (secondo Krauss).283 Macario racconta di un soggetto maniacale che rivisse nei sogni la fuga delle idee e lo stato di esaltazione passionale della sua malattia, una settimana dopo il suo completo ristabilimento.284
Sinora sono state fatte solo poche indagini sui mutamenti che la vita onirica subisce nei casi di psicosi cronica.285 Invece l’affinità intima tra sogno e disturbo mentale, che si esprime in un’ampia concordanza di manifestazioni, è da tempo oggetto di studio. Secondo Maury, fu Cabanis a rilevare per primo quest’affinità, e dopo di lui Lélut, Moreau e soprattutto il filosofo Maine de Biran.286 Il raffronto è certamente più antico. Radestock inizia il capitolo che ne tratta raccogliendo una serie di giudizi che stabiliscono un’analogia tra sogno e follia.287 Kant dice in un punto:288 “Il pazzo è un sognatore da sveglio.” Krauss:289 “La pazzia è un sogno nella veglia dei sensi.” Schopenhauer definisce il sogno una breve follia e la follia un lungo sogno.290 Hagen definisce il delirio come un sogno, non provocato da sonno, ma da malattia.291 Wundt afferma:292 “In realtà nel sogno possiamo provare quasi tutti quei fenomeni che osserviamo nei manicomi.”
Spitta (del resto in modo simile a Maury)293 enumera le singole concordanze che giustificano questo raffronto nell’ordine seguente: “1) soppressione o rallentamento dell’autocoscienza, di conseguenza inconsapevolezza del nostro stato come tale, quindi impossibilità dello stupore e mancanza di coscienza morale; 2) percezione modificata degli organi di senso, cioè diminuita nel sogno, e in genere molto aumentata nella follia; 3) collegamento delle rappresentazioni fra loro unicamente secondo le leggi dell’associazione e della riproduzione, donde formazione di serie automatiche e squilibrio dei rapporti fra le rappresentazioni (esagerazioni, fantasmi); da tutto ciò risulta: 4) modificazione e rispettivamente inversione della personalità e a volte delle peculiarità del carattere (perversioni).”
Radestock aggiunge altre caratteristiche riguardanti l’analogia del contenuto:294 “La maggior parte delle allucinazioni e delle illusioni si trova nell’ambito della vista, dell’udito e della sensibilità generale. Come nel sogno, il minor numero di elementi si trova nell’ambito dell’olfatto e del gusto. Sia nei deliri dell’ammalato febbricitante che nei sogni, emergono ricordi di un lontano passato; l’uomo addormentato e l’uomo malato ricordano ciò che l’uomo desto e sano sembra aver dimenticato.” L’analogia tra sogno e psicosi acquista il suo pieno valore non appena si consideri che essa si estende, come una somiglianza di famiglia, alla mimica più sottile e alle singole caratteristiche particolari dell’espressione del volto.
“A colui che soffre per mali fisici e mentali il sogno concede ciò che la realtà ha negato: benessere e felicità. Sorgono così anche per il malato di mente luminose immagini di felicità, grandezza, nobiltà e ricchezza. Il presunto possesso di beni e la realizzazione immaginaria di desideri, il cui rifiuto o il cui annullamento hanno dato un fondamento psichico alla follia, costituiscono spesso il contenuto principale del delirio. La donna che ha perduto un bambino ha un delirio di gioia materna, chi ha subito rovesci di fortuna si ritiene straordinariamente ricco, la fanciulla tradita si vede teneramente amata.”
(Questo passo di Radestock è il riassunto di un’acuta esposizione di Griesinger,295 che indica con estrema chiarezza nell’appagamento di un desiderio un carattere della rappresentazione, comune sia al sogno che alla psicosi. Le mie indagini personali mi hanno insegnato che qui va cercata la chiave di una teoria psicologica del sogno e delle psicosi.)
“Il sogno e la follia sono caratterizzati principalmente da barocche associazioni di idee e da debolezza del giudizio.” In entrambi i casi si ha una sopravvalutazione delle proprie attività mentali, che appaiono assurde al giudizio obiettivo; al rapido svolgersi delle rappresentazioni nel sogno corrisponde la fuga delle idee nella psicosi. In entrambi i casi manca qualsiasi misura del tempo. La scissione onirica della personalità, che distribuisce per esempio il proprio sapere su due persone diverse, delle quali nel sogno una, quella estranea, corregge l’Io, equivale veramente alla nota scissione della personalità della paranoia allucinatoria; anche chi sogna ode i propri pensieri esposti da voci estranee. Esiste un’analogia perfino per le idee deliranti fisse: i sogni patologici che si ripetono in modo stereotipo (rêve obsédant). Non è raro che una volta guariti di un delirio, gli ammalati dicano che tutto il periodo della malattia appare loro come un sogno, spesso non sgradevole, e che anzi ci raccontino come qualche volta, mentre ancora durava la malattia, abbiano avuto l’impressione di essere solamente prigionieri di un sogno, come spesso accade nel sogno vero.
Dopo tutto questo, non fa meraviglia che Radestock riassuma la sua opinione e quella di molti altri, asserendo che “si deve considerare la follia, in quanto fenomeno morboso anormale, come un’intensificazione del periodico stato normale del sogno.”296
Con una connessione più intima, forse, di quella consentita dall’analogia dei fenomeni manifesti, Krauss ha inteso basare la parentela fra sogno e follia sull’etiologia (o meglio sulle fonti di stimolo).297 Secondo lui, come abbiamo visto [cap. 1, par. C, sottopar. 3], l’elemento fondamentale comune è la sensazione organicamente condizionata, la sensazione dello stimolo somatico, la sensibilità generale che risulta dalla partecipazione di tutti gli organi.298
La concordanza fra sogno e disturbo mentale, che è indiscutibile e si spinge sino ai particolari più caratteristici, è uno dei principali capisaldi della teoria medica sulla vita onirica, secondo la quale il sogno rappresenta un processo inutile e perturbatore ed è l’espressione di un’attività psichica ridotta. Non si potrà pertanto pretendere di ottenere un chiarimento definitivo sul sogno partendo dai disturbi psichici, posto che tutti sanno quanto sia insufficiente la nostra conoscenza dello svolgimento di questi ultimi. È probabile invece che una mutata concezione del sogno sia destinata a influenzare le nostre opinioni sul meccanismo intimo dei disturbi mentali; possiamo quindi dire che quando ci sforziamo di chiarire l’enigma del sogno, lavoriamo per la spiegazione delle psicosi.299