Signore e signori, abbiamo la sensazione di aver proceduto troppo rapidamente. Torniamo quindi un passo indietro. Prima del nostro ultimo tentativo di superare mediante la nostra tecnica la difficoltà della deformazione onirica, ci eravamo detti [vedi lez. 7, in OSF, vol. 8] che la miglior cosa sarebbe stata di aggirarla attenendoci a quei sogni – ammesso che ce ne siano – nei quali la deformazione manchi o sia presente solo in scarsissima misura. Il seguire questa via ci porta di nuovo lontano dallo sviluppo storico delle nostre conoscenze [vedi lez. 5, in OSF, vol. 8] poiché in realtà fu solo dopo aver applicato conseguentemente la tecnica interpretativa e aver compiuto l’analisi dei sogni deformati che ci si accorse dell’esistenza di sogni esenti da deformazione.
I sogni che cerchiamo si trovano nei bambini.358 Essi sono brevi, chiari, coerenti, facili da comprendere, inequivocabili, eppure sono indubbiamente sogni. Non crediate però che tutti i sogni di bambini siano di questa specie. La deformazione onirica comincia a manifestarsi molto presto nell’infanzia e sono stati segnalati sogni di bambini dai cinque agli otto anni che portano in sé già tutti i caratteri dei sogni che si fanno più tardi. Se però vi limitate all’età che va dall’inizio dell’attività psichica osservabile fino al quarto o quinto anno, raccoglierete una serie di sogni dalle caratteristiche che possono essere definite “infantili”, e alcuni della stessa specie potrete trovarli negli anni successivi dell’infanzia. Invero, in particolari condizioni, anche in persone adulte si verificano sogni che sono del tutto simili a quelli tipicamente infantili.
Da questi sogni di bambini possiamo trarre con facilità e sicurezza delucidazioni sulla natura del sogno che, vogliamo sperare, si dimostreranno decisive e universalmente valide.
1. Per la comprensione di questi sogni non occorre alcuna analisi né l’applicazione di alcuna tecnica. Non c’è bisogno di interrogare il bambino che racconta il suo sogno. Vi si deve aggiungere però una breve informazione sulla vita del bambino. C’è sempre un’esperienza del giorno prima che ci spiega il sogno. Il sogno è la reazione della vita psichica nel sonno a questa esperienza diurna.
Ascoltiamo alcuni esempi, sui quali appoggiare le nostre ulteriori conclusioni.359
a) Un bambino di 22 mesi, nel fare gli auguri, deve offrire in dono un cestino di ciliegie. Lo fa manifestamente molto a malincuore, benché gli si prometta che anche lui ne riceverà qualcuna. Il mattino seguente racconta di aver sognato: “He(r)mann mangiato tutte le ciliegie.”
b) Una bambina di 3 anni e 3 mesi attraversa per la prima volta un lago. Al momento di scendere non vuole lasciare la barca e si mette a piangere amaramente. Il tempo della traversata le sembra essere passato troppo in fretta. Il mattino seguente: “Stanotte sono stata sul lago.” Per parte nostra possiamo completare che verosimilmente quest’ultima traversata è durata più a lungo.
c) Un bambino di 5 anni e 3 mesi viene portato in gita nella valle dell’Eschern, presso Hallstatt.360 Egli aveva sentito dire che Hallstatt si trova ai piedi del Dachstein. Per questa montagna aveva dimostrato molto interesse. Dalla sua casa ad Aussee si godeva una bella veduta del Dachstein e con il cannocchiale vi si poteva scorgere il Rifugio Simony. Il bambino si era ripetutamente sforzato di vederlo con il cannocchiale, non si sa con quale risultato. La gita iniziò in un’atmosfera festosa e piena di aspettative. Ogni volta che appariva un nuovo rilievo, il bambino chiedeva: “È il Dachstein, questo?” Egli diveniva sempre più di cattivo umore ogni qual volta veniva risposto negativamente a questa domanda, poi s’imbronciò del tutto e non volle seguirci per un piccolo sentiero che portava alla cascata. Si pensò che fosse stanco, ma il mattino dopo raccontò tutto beato: “Stanotte ho sognato che siamo stati al Rifugio Simony.” Era dunque con questa aspettativa che aveva preso parte alla gita. Quanto a dettagli, riferì solo quello che aveva sentito dire in precedenza: “Si salgono scalini per sei ore.”
Questi tre sogni possono bastare a fornire tutti gli schiarimenti desiderati.
2. Come si vede, questi sogni di bambini non sono privi di senso; sono atti psichici intelligibili, pienamente validi. Ricordatevi di ciò che vi ho presentato come il giudizio medico sul sogno, della similitudine delle dita ignare di musica che scorrono sui tasti del pianoforte [vedi lez. 5, in OSF, vol. 8]. Vi renderete conto che questi sogni infantili si oppongono nettamente a tale concezione. Sarebbe però fin troppo strano se proprio il bambino fornisse nel sonno prestazioni psichiche complete allorché l’adulto nello stesso caso si accontenta di reazioni a sobbalzi. Tra i due, abbiamo tutte le ragioni di attribuire al bambino il sonno migliore e più profondo.
3. Questi sogni sono esenti da deformazione onirica e non necessitano quindi di alcun lavoro di interpretazione. Qui sogno manifesto e sogno latente coincidono. La deformazione onirica non appartiene dunque all’essenza del sogno. Suppongo che ciò vi toglierà un peso dal cuore. Ma, da una più attenta considerazione, anche a questi sogni accorderemo un briciolo di deformazione onirica, una certa differenza tra il contenuto onirico manifesto e i pensieri onirici latenti.
4. Il sogno infantile è la reazione a un’esperienza diurna che ha lasciato dietro di sé un rammarico, una nostalgia, un desiderio irrisolto. Il sogno reca l’appagamento diretto, scoperto, di questo desiderio. Pensate ora alle nostre discussioni sul ruolo degli stimoli corporei esterni o interni quali perturbatori del sonno e promotori del sogno [ibid.]: a questo riguardo eravamo venuti a conoscenza di fatti assolutamente certi, in grado, tuttavia, di spiegarci solo un piccolo numero di sogni. In questi sogni infantili non vi è nulla che accenni all’influenza di tali stimoli somatici; non possiamo sbagliarci in questo, poiché i sogni sono pienamente intelligibili e facilmente afferrabili nel loro insieme. Ma non per questo siamo costretti a rinunciare a una loro etiologia da stimoli: ci tocca solo chiederci perché, all’inizio, abbiamo dimenticato che, oltre a quelli somatici, vi sono anche stimoli psichici che disturbano il sonno. Eppure sappiamo che la responsabilità di perturbare il sonno dell’adulto, impedendogli di attuare in sé la condizione psichica necessaria per addormentarsi, ossia il ritiro dell’interesse dal mondo, va attribuita perlopiù a eccitamenti di questo genere. L’adulto non vorrebbe interrompere la vita, anzi preferirebbe continuare a lavorare alle cose che lo interessano: perciò non si addormenta. Per il bambino un simile stimolo psichico perturbatore del sonno è dunque il desiderio irrisolto, al quale egli reagisce con il sogno.
5. Di qui otteniamo per la via più breve schiarimenti sulla funzione del sogno. Come reazione allo stimolo psichico, il sogno deve avere il valore di una liquidazione di questo stimolo, così che esso venga eliminato e il sonno possa continuare. Sul piano dinamico non sappiamo ancora come questa liquidazione per mezzo del sogno sia resa possibile, ma notiamo già che il sogno non è il perturbatore del sonno, come lo si descrive, bensì il custode del sonno, ciò che elimina le perturbazioni del sonno. Noi diciamo che avremmo dormito meglio se non ci fosse stato il sogno, ma abbiamo torto; in realtà, senza l’aiuto del sogno non avremmo dormito affatto. È merito suo se abbiamo dormito così bene. Esso non ha potuto evitare di disturbarci un po’, così come il guardiano notturno spesso non può non fare qualche rumore mentre scaccia i disturbatori della quiete che vogliono svegliarci col loro fracasso.
6. Suscitatore del sogno è un desiderio, contenuto del sogno è l’appagamento di questo desiderio: ecco uno dei caratteri fondamentali del sogno. L’altro carattere, non meno costante, è che il sogno non esprime semplicemente un pensiero, ma rappresenta questo desiderio come appagato in forma di esperienza allucinatoria.361 “Vorrei andare sul lago” è il desiderio che suscita il sogno; il sogno stesso ha come contenuto: “Vado sul lago.” Anche in questi semplici sogni di bambini sussiste quindi una differenza tra sogno latente e sogno manifesto, una deformazione del pensiero onirico latente: la trasposizione del pensiero in esperienza vissuta. Nell’interpretazione del sogno si deve anzitutto far recedere questa alterazione. Se ciò dovesse risultare un carattere generalissimo del sogno, il frammento onirico riferito più sopra [vedi lez. 7, in OSF, vol. 8]: “Vedo mio fratello in uno stipo” non sarebbe dunque da tradurre “mio fratello è stipato in ristrettezze”, ma “vorrei che mio fratello si stipasse, mio fratello deve fare economia”. Dei due caratteri generali del sogno qui menzionati, il secondo ha evidentemente maggiori prospettive del primo di venir ammesso senza obiezioni. Solo attraverso indagini molto estese potremo stabilire se suscitatore del sogno debba sempre essere un desiderio, e non possa essere invece anche una preoccupazione, un proposito o un rimprovero; questo non intaccherà però l’altro carattere, cioè che il sogno non riproduce semplicemente questo stimolo, ma l’abolisce, l’elimina, lo liquida per mezzo di una sorta di esperienza vissuta.
7. In correlazione con questi caratteri del sogno possiamo riprendere nuovamente anche il confronto del sogno con l’atto mancato. In quest’ultimo distinguemmo una tendenza perturbatrice e una tendenza perturbata [vedi lez. 4, in OSF, vol. 8], fra le quali l’atto mancato costituiva un compromesso. Nello stesso schema si inserisce anche il sogno. In esso l’intenzione perturbata non può essere che quella di dormire. Quella perturbatrice va sostituita con lo stimolo psichico, ovverosia con il desiderio che preme verso la propria risoluzione, giacché finora non siamo venuti a conoscenza di nessun altro stimolo psichico che disturbi il sonno. Anche il sogno è il risultato di un compromesso. Si dorme, eppure si esperisce l’eliminazione di un desiderio; si soddisfa un desiderio, ma intanto si continua a dormire. Entrambe le intenzioni vengono in parte realizzate e in parte abbandonate.
8. Ricorderete che in un’occasione precedente [vedi lez. 5, in OSF, vol. 8] abbiamo sperato di ricavare una via di accesso alla comprensione dei problemi del sogno dal fatto che certe creazioni della fantasia, per noi molto trasparenti, vengono chiamate “sogni a occhi aperti”. Ora, questi sogni a occhi aperti sono realmente appagamenti di desideri, appagamenti di desideri ambiziosi ed erotici che ci sono ben noti; essi però, seppure rappresentati in modo vivido, sono pensati e mai vissuti in forma allucinatoria. Dei due caratteri principali del sogno, quindi, in questo caso viene mantenuto quello meno sicuro, mentre l’altro, che dipende dallo stato di sonno e non è realizzabile nella vita vigile, viene totalmente meno. Nell’uso linguistico è dunque adombrato il fatto che l’appagamento di un desiderio è uno dei caratteri principali del sogno. Tra l’altro, se l’esperienza vissuta nel sogno è solo un modo diverso di immaginare, reso possibile dalle condizioni dello stato di sonno, quindi un “sognare a occhi aperti notturno”, già comprendiamo che il processo di formazione del sogno può far cessare lo stimolo notturno e apportare soddisfacimento, poiché anche il sognare a occhi aperti è un’attività congiunta a soddisfacimento ed è solo per questa ragione che viene praticata.
Non solo questo, ma anche altri usi linguistici si esprimono nello stesso senso. Noti proverbi dicono: “Il porco sogna le ghiande, l’oca il granturco”; oppure chiedono: “Che cosa sogna il pollo? Il miglio.”362 Il proverbio si spinge dunque ancora più in là di noi, dal bambino all’animale, e afferma che il contenuto del sogno è il soddisfacimento di un bisogno. Tanti modi di dire sembrano alludere alla stessa cosa, per esempio: “bellissimo: un sogno”, “non mi sarebbe venuto in mente neppure in sogno”, “non me lo sarei immaginato neppure nei miei sogni più audaci”. C’è qui una palese presa di posizione dell’uso linguistico. Ovviamente esistono anche sogni angosciosi e sogni dal contenuto penoso o indifferente, ma non hanno ispirato l’uso linguistico. Questo conosce sogni “brutti”, ma il sogno puro e semplice è per esso solo il dolce appagamento di un desiderio. Né vi è alcun proverbio che ci assicuri che il porco o l’oca sognino di venir macellati.
Naturalmente sarebbe inconcepibile che il carattere di appagamento di desiderio del sogno non fosse stato notato dagli autori che si sono occupati del sogno. Ciò, al contrario, è avvenuto spesso, ma a nessuno di costoro è venuto in mente di riconoscere questo carattere come generale e di prenderlo come cardine per la spiegazione del sogno. Possiamo senz’altro immaginare – e approfondiremo anche questo punto – che cosa possa averli trattenuti.
Ma guardate ora che congerie di spiegazioni abbiamo ricavato dall’esame dei sogni infantili, e quasi senza fatica! La funzione del sogno quale custode del sonno; la sua origine da due tendenze in conflitto, una delle quali, l’esigenza di dormire, rimane costante, l’altra aspira a soddisfare uno stimolo psichico; la dimostrazione che il sogno è un atto psichico dotato di senso; i suoi due caratteri principali: appagamento di desiderio ed esperienza allucinatoria. E intanto ci siamo quasi dimenticati che ci occupiamo di psicoanalisi. A parte il fatto di riallacciarsi agli atti mancati, il nostro lavoro non ha avuto alcuna impronta specifica. Qualsiasi psicologo che non sapesse nulla delle premesse della psicoanalisi avrebbe potuto dare questa spiegazione dei sogni infantili. Perché non è stato fatto?
Se ci fossero solo sogni come quelli infantili, il problema sarebbe risolto, il nostro compito esaurito, e tutto ciò senza interrogare il sognatore, senza tirare in campo l’inconscio e senza ricorrere all’associazione libera. Ebbene, è qui che sta evidentemente il proseguimento del nostro compito. Abbiamo già ripetutamente sperimentato che certi caratteri, dati per universalmente validi, si sono poi confermati tali solo per un certo genere e numero di sogni. Si tratta quindi ora di vedere se i caratteri generali dedotti dai sogni infantili siano costanti, se valgano anche per quei sogni che non sono trasparenti, il cui contenuto manifesto non lascia intravedere alcun rapporto con un desiderio che risale al giorno prima. La nostra idea è che questi altri sogni abbiano subito un’ampia deformazione e che perciò non possano essere valutati di primo acchito. Abbiamo anche il sospetto che per spiegare questa deformazione dovremo far ricorso alla tecnica psicoanalitica, di cui potremmo fare a meno ai fini della comprensione testé raggiunta dei sogni infantili.
Vi è, in ogni caso, un’altra categoria di sogni che non sono deformati e che come i sogni infantili si lasciano riconoscere facilmente come appagamenti di desideri. Sono quelli che vengono provocati durante tutta la vita dai bisogni imperativi del corpo – la fame, la sete, il bisogno sessuale –, che sono quindi appagamenti di desideri, in quanto reazioni a stimoli interni del corpo. Ho annotato, ad esempio, un sogno di una bambina di 19 mesi, il quale consisteva in un menu con l’aggiunta del proprio nome (Anna F. ..., f.agole, f.agoloni, f.ittata, pappa), come reazione a un giorno di digiuno a causa di una indigestione, indisposizione che era stata fatta risalire proprio al frutto che compare due volte nel sogno. Contemporaneamente anche la nonna, la cui età sommata a quella della nipotina toccava giusto i settanta, dovette digiunare per un giorno a causa dell’irrequietezza del suo rene mobile e nella stessa notte sognò di essere “invitata” e di vedersi presentare i migliori manicaretti.363
Osservazioni sui prigionieri cui viene fatta soffrire la fame e su persone che devono sopportare privazioni durante viaggi e spedizioni insegnano che in tali condizioni si sogna regolarmente il soddisfacimento di questi bisogni. Così Otto Nordenskjöld riferisce sull’equipaggio che svernò con lui:364 “I nostri sogni, che mai furono più vividi e più numerosi di allora, erano molto significativi dal punto di vista del corso dei nostri pensieri più intimi. Persino certi nostri compagni che sognavano solo eccezionalmente, avevano ora lunghe storie da raccontare, quando al mattino ci scambiavamo le nostre esperienze di quel mondo fantastico. Si riferivano tutte al mondo esterno, lontanissimo da noi ma spesso adattato alla nostra situazione di quel momento (...) Del resto, mangiare e bere erano i punti centrali intorno ai quali più frequentemente giravano i nostri sogni. Uno di noi, che si era specializzato nell’arte di partecipare durante la notte a grandi banchetti, era felice quando poteva raccontare al mattino d’aver consumato un pranzo di tre portate; un altro sognava tabacco, intere montagne di tabacco; altri ancora la nave che avanzava a vele spiegate verso di noi sul mare aperto. Da ricordare anche questo sogno: il postino arriva con la posta e spiega a lungo la ragione del ritardo: ha sbagliato nel consegnarla e solo con molta fatica è riuscito a riaverla. Beninteso nei sogni ci occupavamo di cose anche più impossibili, ma in quasi tutti, sia miei che degli altri, ciò che colpiva era la mancanza di fantasia. Annotati, questi sogni sarebbero sicuramente di grande interesse psicologico. Si capirà facilmente quanto desiderassimo il sonno, dal momento che esso era in grado di appagare tutto ciò che ciascuno di noi desiderava più ardentemente.” Cito ancora da Du Prel:365 “Durante un viaggio in Africa, Mungo Park, quasi morto di sete, sognava continuamente le valli e i prati irrigui della sua patria. Così Trenck, rinchiuso nella specola di Magdeburgo, tormentato dalla fame, si vedeva circondato da piatti prelibati, e George Back, uno dei partecipanti alla prima spedizione di Franklin, prossimo a morir di fame per le terribili privazioni subite, sognava sempre e regolarmente pasti abbondanti.”
Chi, consumando a cena cibi piccanti, si fa venir sete la notte, sogna poi spesso di bere.366 Naturalmente è impossibile eliminare mediante il sogno un bisogno piuttosto forte di mangiare o di bere; da tali sogni ci si sveglia assetati e si deve bere veramente. In questo caso la prestazione del sogno è irrilevante dal punto di vista pratico; non è tuttavia meno chiaro che fu fatto ricorso ad essa allo scopo di preservare il sonno dallo stimolo che spinge al risveglio e all’azione. Quando l’intensità di questi bisogni è minore, i sogni di soddisfacimento aiutano spesso a vincerli.
Analogamente, sotto l’influsso degli stimoli sessuali il sogno procura soddisfacimenti che presentano però particolarità degne di menzione. Poiché la pulsione sessuale ha la proprietà di dipendere dal suo oggetto di un grado in meno rispetto alla fame e alla sete, nel sogno di polluzione il soddisfacimento può essere reale e – in conseguenza di certe difficoltà, di cui faremo menzione più tardi, nel rapporto con l’oggetto – avviene particolarmente spesso che il soddisfacimento reale si associ nondimeno a un contenuto onirico indistinto o deformato. Questa peculiarità dei sogni di polluzione ne fa, come ha notato Otto Rank,367 oggetti propizi allo studio della deformazione onirica. D’altronde, tutti i sogni di adulti provocati da bisogni sono soliti contenere, oltre al soddisfacimento, anche qualcos’altro, che scaturisce da fonti di stimolazione puramente psichiche e che, per essere compreso, richiede l’interpretazione.
Non vogliamo del resto affermare che i sogni di appagamento di desiderio degli adulti, foggiati secondo il modulo infantile, si presentano solo come reazioni ai suddetti bisogni imperativi. Conosciamo parimenti sogni brevi e chiari di questo tipo, sorti sotto l’influsso di certe situazioni dominanti, che muovono indubbiamente da fonti di stimolazione psichiche. Così, ad esempio, i sogni di impazienza, quando qualcuno ha fatto i preparativi per un viaggio, per uno spettacolo per lui importante, per una conferenza, per una visita e ora sogna in anticipo l’adempimento della sua aspettativa, si vede la notte prima dell’avvenimento giunto alla meta, a teatro, in conversazione con la persona che deve andare a trovare. Oppure i sogni chiamati, a ragione, “di comodità”, quando qualcuno che ama prolungare il sonno sogna che si è già alzato, che si lava o che si trova a scuola, mentre in realtà continua a dormire e quindi preferisce alzarsi in sogno invece che davvero.368 Il desiderio di dormire, di cui abbiamo riconosciuto l’invariabile concorso nella formazione del sogno, diventa palese in questi sogni e se ne mostra l’autore essenziale. Il bisogno di dormire si affianca a buon diritto agli altri grandi bisogni corporei.
Vi mostro qui, nella riproduzione di un quadro di Schwind che si trova nella galleria Schack di Monaco,369 con quale esattezza il pittore abbia colto il sorgere di un sogno da una situazione dominante. È il Sogno di un prigioniero, il quale non può avere per contenuto nient’altro che la sua liberazione. Un tratto felice mostra che la fuga è sognata attraverso la finestra, perché attraverso la finestra è penetrato lo stimolo luminoso che mette fine al sonno del prigioniero. Gli gnomi l’uno sopra l’altro rappresentano senza dubbio le successive posizioni che egli stesso dovrebbe assumere nell’arrampicarsi all’altezza della finestra, e, se non erro, se non attribuisco con ciò all’artista troppa intenzionalità, lo gnomo che sta più in alto, quello che sega l’inferriata – ossia fa ciò che il prigioniero stesso vorrebbe fare – ha la stessa fisionomia di quest’ultimo.
Moritz von Schwind: Sogno di un prigioniero
In tutti gli altri sogni, eccettuati quelli dei bambini e quelli di tipo infantile, l’ostacolo della deformazione onirica, come abbiamo detto, ci intralcia il cammino. A tutta prima non possiamo dire se siano anch’essi, come supponiamo, appagamenti di desideri; dal loro contenuto manifesto non indoviniamo a quale stimolo psichico debbano la loro origine e non possiamo dimostrare che anch’essi si adoperano per scacciare o liquidare questo stimolo. Essi vanno interpretati (cioè tradotti), la loro deformazione va fatta recedere e il loro contenuto manifesto va sostituito con quello latente: solo in seguito a ciò potremo formarci un giudizio se ciò che abbiamo scoperto a proposito dei sogni infantili possa pretendere di esser considerato valido per tutti i sogni.