Questa breve nota, dal titolo Vergänglichkeit, fu scritta nel novembre 1915 per il volume miscellaneo celebrativo Das Land Goethes 1914-1916 (Stoccarda 1916), pp. 37 sgg., pubblicato per iniziativa del Berliner Goethebund (Associazione goethiana di Berlino); essa prende lo spunto da un episodio occorso a Freud due anni prima, nell’agosto 1913, durante la villeggiatura a San Martino di Castrozza. Si sa che c’erano allora con lui anche Ferenczi ed Abraham (E. Jones, Vita e opere di Freud, Il Saggiatore, Milano 1962, vol. 2, p. 130), mentre non si può determinare con precisione chi fossero le due persone menzionate in questo scritto.
Le osservazioni di Freud, pur risalendo in parte al 1913, contengono un chiaro riferimento ai punti di vista espressi in Lutto e melanconia (1915) e in Considerazioni attuali sulla guerra e la morte (1915). Freud analizza le reazioni psicologiche che si possono determinare di fronte al senso della caducità delle cose belle: caducità che, in tempo di guerra, rammenta l’estrema precarietà del vivere stesso.
Se si tien conto che nell’agosto 1913 Freud e i suoi più intimi collaboratori erano dominati da una angosciosa preoccupazione per il prossimo Congresso di Monaco (7 settembre), dove sarebbero state rese pubbliche le conseguenze della rottura tra Freud e Jung (vedi l’Introduzione al vol. 7 di questa edizione), non si può escludere che sulle impressioni venate di tristezza che qui trovano espressione abbia influito (su Freud almeno) anche il senso della precarietà della situazione del movimento psicoanalitico.
Tuttavia, riprendendo il tema della caducità nel 1915, dopo oltre un anno di guerra, Freud non può fare a meno di riferirsi altresì alla catastrofe generale del mondo in cui aveva creduto e aveva vissuto.
La nota è stata riprodotta nell’Almanach für das Jahr 1927 (Vienna 1926), pp. 39-42, in Gesammelte Schriften, vol. 11 (1928), pp. 291-94 e in Gesammelte Werke, vol. 10 (1946), pp. 358-61.
La presente traduzione italiana è di Silvano Daniele.