Questo scritto, col titolo Einige psychische Folgen des anatomischen Geschlechtsunterschieds, finito nell’agosto 1925, e letto, per conto del padre, da Anna Freud al Congresso internazionale di Homburg (3 settembre) è stato pubblicato nella “Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse”, vol. 11(4), pp. 401-10 (1925). Fu poi riprodotto in Studien zur Psychoanalyse der Neurosen aus den Jahren 1913-1925 (Vienna 1926), pp. 205-19, in Gesammelte Schriften, vol. 11 (1928), pp. 8-19, in Kleine Schriften zur Sexualtheorie und zur Traumlehre (Vienna 1931), pp. 207-20, e in Gesammelte Werke, vol. 14 (1948), pp. 19-30.
Freud ha sempre riconosciuto che la sua teoria della sessualità è stata costruita essenzialmente tenendo in considerazione il problema della sessualità maschile, mentre assai spesso le considerazioni riguardanti la sessualità femminile sono apparse una semplice appendice, o adattamento, dei concetti svolti per il sesso maschile. [Si veda ad esempio qui la nota 139.]
Nel presente scritto vi è un tentativo di derivare la diversità dello sviluppo psicosessuale nell’uomo e nella donna dalla considerazione della differente costituzione anatomica dei sessi.
La costatazione da parte della bambina di non avere un pene come i maschietti, dopo una serie di tentativi di rinnegare tale differenza, con un interesse per la clitoride considerata l’equivalente del pene (con conseguente masturbazione clitoridea analoga alla masturbazione maschile), darebbe luogo a una rinuncia all’aspirazione di possedere un membro, con la sostituzione del desiderio di avere un suo equivalente: un bambino.
Questo la bambina attenderebbe dal padre. E in tal modo all’originario complesso edipico di tipo maschile (col quale inizierebbe anche il comportamento affettivo della bambina) si sostituirebbe il complesso edipico propriamente femminile.
Così mentre il complesso edipico del bambino crolla a causa del complesso di evirazione (per il timore di essere punito con l’evirazione), il complesso edipico femminile si instaurerebbe in forza dello stesso complesso di evirazione (e cioè per la definitiva considerazione di non possedere un pene).
Freud non sembra tuttavia del tutto soddisfatto di questa sua interpretazione, e alla fine dello scritto rinvia per quanto riguarda il problema della sessualità femminile, ai lavori di Karl Abraham e delle prime donne psicoanaliste: Karen Horney e Helene Deutsch.
Sul problema della sessualità femminile, già affrontato nello scritto contenuto in questo volume Il tramonto del complesso edipico (1924), Freud ritornerà in seguito nello scritto sulla Sessualità femminile (1931), in OSF, vol. 11, nella lezione 33 dell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932), ibid. e infine nel cap. 7 del Compendio di psicoanalisi (1938), ibid.
La presente traduzione italiana è di Ermanno Sagittario.