Georg (o Anselmus) Fuchs (1868-1949) era uno scrittore tedesco, collaboratore di riviste letterarie, autore di alcune note traduzioni, come quella della Tempesta di Shakespeare, e di varie opere teatrali di Calderon de la Barca.
Nel 1923, essendo stato implicato in un complotto monarchico, Fuchs fu processato dalla Repubblica di Weimar e condannato a una severa pena carceraria. Uscì dal carcere nel 1927, per l’amnistia concessa in occasione dell’ottantesimo compleanno di Hindenburg.
La dura esperienza del carcere gli suggerì la pubblicazione di un libro sulla vita dei galeotti, Wir Zuchthäusler (Monaco di Baviera 1931), in cui è descritta la vita durissima degli individui rinchiusi nelle case di pena e viene auspicata una radicale riforma carceraria.
Fuchs si rivolse a Freud, come a vari altri uomini celebri, per avere un appoggio nella diffusione del libro e della sua campagna umanitaria. Freud rispose con una lettera, di cui Fuchs riprodusse un brano nella prefazione al suo libro; questo brano è qui riportato.
La lettera e il libro di Fuchs furono trovati da K. R. Eissler di New York, che pubblicò in “The International Journal of Psycho-Analysis”, vol. 12, 197-204 (1961) un articolo intitolato A Hitherto Unnoticed Letter by Sigmund Freud (“Una lettera fin qui ignorata di Sigmund Freud”). Eissler accompagna la pubblicazione con un commento nel quale mette in luce come Freud, a parte la pietà per le sofferenze patite dall’ex carcerato, non fosse molto propenso a sottoscrivere generiche proteste contro il sistema penale, e come fosse perlopiù incline a rifiutare la propria adesione ai cosiddetti appelli umanitari che considerava promossi da fattori irrazionali e comunque scarsamente efficaci su quella realtà umana e sociale che egli stesso aveva descritto in varie opere, come ad esempio Il disagio della civiltà (1929, in OSF, vol. 10) e Perché la guerra? (1932, in questo volume).
Georg Fuchs, internato in un asilo per anziani della città di Monaco nel 1935, morì nel 1949 in stato di totale indigenza.
Il frammento di lettera, di cui Eissler presenta anche il testo tedesco nel succitato fascicolo dell’“International Journal”, è stato tradotto in italiano da Renata Colorni.