Primo saggio
Le aberrazioni sessuali605
In biologia si esprime il fatto dei bisogni sessuali nell’uomo e nell’animale ponendo una “pulsione sessuale”. In ciò si procede per analogia con la pulsione di assunzione del cibo, la fame. Al linguaggio popolare manca una designazione che [nel caso della pulsione sessuale] corrisponda alla parola “fame”; la scienza adopera come tale la parola “libido”.606
L’opinione popolare si fa idee ben precise sulla natura e le proprietà di questa pulsione sessuale. Dovrebbe mancare all’infanzia, subentrare intorno all’epoca della pubertà e in connessione con il suo processo di maturazione, esprimersi in fenomeni di attrazione irresistibile esercitata da un sesso sull’altro; la sua meta dovrebbe essere l’unione sessuale o perlomeno quelle azioni che ad essa conducono. Abbiamo ogni motivo per scorgere in queste caratterizzazioni una riproduzione assai infedele della realtà; a un esame più acuto esse si dimostrano traboccanti di errori, inesattezze, conclusioni affrettate.
Introduciamo due termini: chiamiamo la persona dalla quale parte l’attrazione sessuale, oggetto sessuale, l’azione verso la quale la pulsione spinge, meta sessuale; a questo punto l’esperienza, vagliata dalla scienza, ci indica numerose deviazioni per ciò che riguarda sia l’oggetto sia la meta sessuale, il rapporto dei quali rispetto alla presunta normalità richiede un’indagine approfondita.
1. Deviazioni rispetto all’oggetto sessuale
Alla teoria popolare della pulsione sessuale corrisponde assai bene il mito poetico della divisione dell’uomo in due metà – uomo e donna – che aspirano a ricongiungersi nell’amore. È perciò sorprendente udire che vi sono uomini per i quali non la donna, bensì l’uomo, e donne per le quali non l’uomo, bensì la donna forma l’oggetto sessuale. Queste persone si chiamano omosessuali o meglio invertite, il fatto è chiamato inversione. Il numero di queste persone è molto rilevante, sebbene vi siano difficoltà per conoscerlo con sicurezza.607
COMPORTAMENTO DEGLI INVERTITI Le persone di cui si tratta si comportano in modo diversissimo in differenti direzioni.
1) Esse sono invertite assolute, cioè il loro oggetto sessuale può solo essere omosessuale, mentre il sesso opposto non è mai oggetto di desiderio sessuale, bensì le lascia fredde o provoca in loro addirittura un’avversione sessuale. Se uomini, sono quindi incapaci per avversione di compiere il normale atto sessuale o nell’attuarlo non provano alcun godimento.
2) Esse sono invertite anfìgene (ermafroditi psicosessuali), cioè il loro oggetto sessuale può appartenere sia allo stesso sesso sia all’altro; l’inversione perciò non ha carattere di esclusività.
3) Sono invertite occasionali, cioè in certe condizioni esterne – tra le quali in prima linea l’inaccessibilità di un oggetto sessuale normale e l’imitazione – possono prendere per oggetto sessuale una persona del medesimo sesso e provare con essa il soddisfacimento nell’atto sessuale.
Gli invertiti inoltre rivelano un comportamento molteplice nel loro giudizio sulla particolarità della propria pulsione sessuale. Gli uni prendono l’inversione come qualcosa di ovvio, così come la persona normale accetta la direzione della sua libido, e sostengono accanitamente la parità di diritti della loro tendenza e di quella normale. Altri invece insorgono contro il fatto della propria inversione e la sentono come una coazione patologica.608
Altre variazioni riguardano i rapporti temporali. La peculiarità dell’inversione nell’individuo può avere origini assai remote, fin dove giunge il suo ricordo, oppure egli se ne è accorto solo in un’epoca determinata, prima o dopo la pubertà.609 Il carattere può conservarsi per tutta la vita, oppure passare temporaneamente in secondo piano, oppure costituire un episodio sulla via dello sviluppo normale; anzi può perfino rivelarsi solo più tardi nella vita, dopo che è trascorso un lungo periodo di normale attività sessuale. È stata osservata anche un’oscillazione periodica tra l’oggetto sessuale normale e quello invertito. Particolare interesse presentano i casi nei quali la libido si muta nel senso dell’inversione dopo che è stata fatta un’esperienza penosa con l’oggetto sessuale normale.
Queste diverse serie di variazioni sussistono in generale l’una accanto all’altra in modo indipendente. Della forma più radicale si può di solito più o meno presumere che l’inversione sia sussistita in epoca assai remota e che la persona accetti tranquillamente questa sua peculiarità.
Molti autori si rifiuterebbero di raccogliere i casi qui enumerati in una unità, e preferiscono sottolineare le differenze invece dei punti di contatto di questi gruppi, a seconda del giudizio che essi preferiscono dare sull’inversione. Ma, per quanto giustificate siano le suddivisioni, non si può disconoscere che tutti i gradini intermedi sono abbondantemente riscontrabili, di modo che la formazione in serie si impone, per così dire, da sé stessa.
NATURA DELL’INVERSIONE Il primo giudizio sull’inversione consisteva nel ritenere che essa fosse un segno innato di degenerazione nervosa, e si accordava con il fatto che gli osservatori medici l’avevano riscontrata dapprima in malati di nervi o in persone che davano questa impressione. In questa caratterizzazione sono contenuti due dati che debbono essere giudicati indipendentemente l’uno dall’altro: il carattere innato e la degenerazione.
DEGENERAZIONE Valgono per la degenerazione tutte le obiezioni che, in generale, si possono fare contro l’uso indiscriminato di questa parola. È infatti diventata consuetudine ascrivere ogni specie di manifestazione patologica, che non sia chiaramente di origine traumatica o infettiva, alla degenerazione. La suddivisione dei degenerati proposta da Magnan610 comporta che nemmeno la migliore strutturazione generale della funzione nervosa esclude l’applicabilità del concetto di degenerazione. A questo punto ci si può chiedere quale utilità e quale nuovo contenuto in generale il giudizio “degenerazione” ancora possieda. Sembra più opportuno non parlare di degenerazione:
a) là dove non si presentino contemporaneamente parecchie gravi deviazioni dalla norma;
b) là dove la capacità di prestazione e di esistenza in generale non appaiano gravemente danneggiate.611
Che gli invertiti non siano degenerati in questo significato legittimo della parola, risulta da vari fatti:
1) Si trova l’inversione in persone che altrimenti non rivelano gravi deviazioni dalla norma.
2) Si trova parimenti in persone la cui capacità di prestazione non è disturbata, anzi esse si distinguono per uno sviluppo intellettuale particolarmente elevato e per cultura etica.612
3) Se si prescinde dai pazienti della propria esperienza medica e si cerca di abbracciare un più vasto orizzonte, ci si imbatte, secondo due direzioni, in fatti i quali vietano di concepire l’inversione come un segno degenerativo:
a) bisogna attribuir valore al fatto che l’inversione fu un fenomeno frequente, quasi un’istituzione munita di importanti funzioni, presso i popoli antichi all’apice della loro civiltà;
b) essa si trova enormemente diffusa in molti popoli selvaggi e primitivi, mentre si è abituati a limitare il concetto di inversione a un alto grado di civiltà (Bloch); perfino tra i popoli civili d’Europa il clima e la razza hanno avuto la massima influenza sulla diffusione e la valutazione dell’inversione.613
CARATTERE INNATO Il carattere innato, comprensibilmente, è stato affermato soltanto per la prima e più radicale classe di invertiti [quelli “assoluti”], e ciò sulla base del fatto che queste persone affermano di non aver riscontrato in sé stesse, in alcuna epoca della loro vita, una direzione diversa della pulsione sessuale. Già la sola esistenza delle altre due classi, specialmente della terza, è difficilmente conciliabile con la concezione di un carattere innato. Di qui l’inclinazione dei sostenitori di questa opinione a distaccare il gruppo degli invertiti assoluti da tutti gli altri, con la conseguenza che si rinuncia a una concezione universalmente valida dell’inversione. L’inversione sarebbe quindi un carattere innato in una serie di casi; in altri potrebbe essere nata in modo diverso.
La concezione opposta a questa è quella secondo cui l’inversione sarebbe un carattere acquisito della pulsione sessuale. Questa concezione si fonda sui fatti seguenti:
1) In molti invertiti (anche invertiti assoluti) è dimostrabile un’impressione sessuale precocemente operante nella vita, la conseguenza durevole della quale è costituita dall’inclinazione omosessuale.
2) In molti altri si possono riscontrare influenze esterne di vita, favorevoli o inibitorie, le quali hanno condotto abbastanza presto o più tardi alla fissazione dell’inversione (rapporti esclusivi con lo stesso sesso, vita comune in guerra, detenzione nelle carceri, pericoli dei rapporti eterosessuali, celibato, debolezza sessuale, e così via).
3) L’inversione può essere eliminata mediante suggestione ipnotica, e ciò, se se ne ammettesse il carattere innato, sarebbe un miracolo.
In base a queste considerazioni si può contestare che esista con certezza un’inversione innata. Si può obiettare (Havelock Ellis)614 che un esame più accurato dei casi contemplati per l’inversione innata probabilmente manifesterebbe del pari un’esperienza vissuta determinante per la direzione della libido e risalente alla seconda infanzia, esperienza che semplicemente non è stata conservata nella memoria cosciente della persona ma potrebbe con trattamento appropriato essere riportata nel ricordo. L’inversione, secondo questi autori, potrebbe essere definita soltanto una frequente variazione della pulsione sessuale che può essere determinata da un certo numero di circostanze di vita esterne.
Alla sicurezza così in apparenza raggiunta, pone fine però l’osservazione contraria, secondo cui molte persone subiscono le stesse influenze sessuali (anche nell’adolescenza: seduzione, onanismo reciproco) senza diventare invertite o senza restarlo per lungo tempo. S’impone così l’ipotesi che l’alternativa “innata-acquisita” sia incompleta o non corrisponda ai dati esistenti di inversione.
SPIEGAZIONE DELL’INVERSIONE La natura dell’inversione non si spiega né supponendo che essa sia innata né che sia acquisita. Nel primo caso, bisogna spiegare che cosa in essa è innato, a meno che non si accetti la assai rozza spiegazione per cui una persona porterebbe innato il nesso della pulsione sessuale con un determinato oggetto sessuale. Nel secondo caso, si domanda se le molteplici influenze accidentali bastino a spiegare l’acquisizione senza che non debba esservi nell’individuo qualcosa che ad essa è disposto. Negare che agisca quest’ultimo fattore è, secondo quanto abbiamo spiegato prima, impossibile.
BISESSUALITÀ Dall’epoca di Lydston, Kiernan e Chevalier,615 per spiegare la possibilità di un’inversione sessuale si è ricorsi a una serie di pensieri che contiene una nuova contraddizione con l’opinione popolare. Secondo quest’ultima una persona è o un uomo o una donna: la scienza invece conosce casi nei quali i caratteri sessuali appaiono obliterati, e così è difficile determinare il sesso, in primo luogo in campo anatomico. I genitali di queste persone riuniscono caratteri maschili e femminili (ermafroditismo). In casi rari sono sviluppati l’uno accanto all’altro ambedue gli apparati sessuali (ermafroditismo vero); perlopiù si riscontra un’atrofizzazione reciproca.616
La cosa notevole in queste anormalità è però che esse rendono imprevedibilmente facile capire la formazione normale. Un certo grado di ermafroditismo anatomico, infatti, è proprio della normalità; in nessun individuo di normale formazione maschile o femminile mancano le tracce dell’apparato dell’altro sesso che, o continuano a sussistere, senza avere una funzione, come organi rudimentali, oppure sono state trasformate per assumere altre funzioni.
La concezione che risulta da questi fatti anatomici da lungo tempo noti è quella di una struttura originariamente bisessuale, che nel corso dell’evoluzione si è mutata fino alla monosessualità con scarsi residui del sesso atrofizzatosi.
Riuscì naturale trasferire questa concezione nel campo psichico e intendere l’inversione nelle sue sottospecie come espressione di un ermafroditismo psichico. Per decidere la questione bastava ormai che l’inversione coincidesse di regola con i segni psichici e somatici dell’ermafroditismo.
Ma questa giustificata aspettativa è rimasta delusa. Non si devono rappresentare così vicine le relazioni tra il presunto ermafroditismo psichico e quello dimostrabile anatomico. Ciò che si riscontra negli invertiti è frequentemente un abbassamento della pulsione sessuale in genere e una lieve atrofizzazione anatomica degli organi.617 Di frequente: niente affatto però di regola o anche solo nella maggior parte dei casi. Bisogna perciò riconoscere che inversione ed ermafroditismo somatico sono in complesso reciprocamente indipendenti.
Inoltre si attribuisce grande valore ai caratteri sessuali cosiddetti secondari e terziari e se ne sottolinea la frequente presenza negli invertiti.618 Anche qui vi è molto di pertinente, ma non si deve dimenticare che i caratteri sessuali secondari e terziari appaiono in genere assai spesso nell’altro sesso e determinano così segni di ermafroditismo senza che per questo l’oggetto sessuale si dimostri mutato nel senso di un’inversione.
L’ermafroditismo psichico guadagnerebbe in consistenza se, parallelamente all’inversione dell’oggetto sessuale, si avesse almeno il capovolgimento delle altre qualità, pulsioni e caratteristiche della psiche in quelle tipiche dell’altro sesso. Ma una tale inversione di carattere è lecito attendersela con una certa regolarità soltanto nelle donne invertite, negli uomini la più completa virilità psichica è conciliabile con l’inversione. Se si vuole insistere nel postulare un ermafroditismo psichico, bisogna aggiungere che le sue manifestazioni in vari campi si dimostrano assai scarsamente condizionate l’una dall’altra. Lo stesso del resto vale anche per l’ermafroditismo somatico; secondo Halban619 anche le singole atrofizzazioni degli organi e i caratteri sessuali secondari sono piuttosto indipendenti nel loro presentarsi.
La teoria della bisessualità è stata enunciata nella sua forma più rozza da un portavoce degli invertiti maschili: cervello femminile in corpo maschile. Purtroppo non conosciamo i caratteri di un “cervello femminile”, e sostituire a un problema psicologico un problema anatomico è cosa vana quanto ingiustificata. Il tentativo di spiegazione di Krafft-Ebing appare più esattamente formulato di quello di Ulrichs, sostanzialmente però non se ne discosta. Krafft-Ebing620 opina che la disposizione bisessuale conferisce all’individuo centri cerebrali maschili e femminili unitamente agli organi sessuali somatici; questi centri si sviluppano soltanto all’epoca della pubertà, perlopiù sotto l’influenza della ghiandola genitale da essi indipendente nella predisposizione naturale. Ma per i centri maschili e femminili vale quel che si è detto del cervello maschile e femminile, e tra l’altro non sappiamo neppure se ci sia permesso supporre per le funzioni sessuali luoghi ben delimitati nel cervello (“centri”), come per esempio avviene per il linguaggio.621
Dopo queste disamine due idee purtuttavia sussistono: a) che anche per l’inversione si debba prendere in considerazione una predisposizione bisessuale, solo che non sappiamo in che cosa questa disposizione al di là della strutturazione anatomica consista; b) che si tratta di disturbi i quali riguardano la pulsione sessuale nel suo sviluppo.
OGGETTO SESSUALE DEGLI INVERTITI La teoria dell’ermafroditismo psichico presuppone che l’oggetto sessuale dell’invertito sia opposto a quello normale. L’uomo invertito subirebbe come la donna il fascino derivante dalle qualità virili del corpo e dell’anima, sentirebbe sé stesso come donna e cercherebbe l’uomo.
Ma, sebbene ciò sia pertinente per tutta una serie di invertiti, è ben lontano dal rivelarci una caratteristica generale dell’inversione. Non vi è dubbio che una gran parte degli invertiti maschi ha mantenuto il carattere psichico della virilità, porta con sé caratteri secondari relativamente scarsi dell’altro sesso e nel suo oggetto sessuale cerca tratti psichici propriamente femminili. Se fosse diversamente, non si capirebbe per quale scopo la prostituzione maschile che si offre agli invertiti – oggi come nell’antichità – imiti le donne in tutte le manifestazioni esterne dell’abbigliamento e del contegno; altrimenti questa imitazione dovrebbe offendere l’ideale degli invertiti. Tra i Greci, presso i quali gli uomini più virili appaiono tra gli invertiti, è chiaro che non il carattere virile del fanciullo bensì la sua prossimità fisica alla donna come anche le sue qualità psichiche femminili – la timidezza, il ritegno, il bisogno di imparare, di essere aiutato – accendevano l’amore dell’uomo. Divenuto uomo, il fanciullo cessava di essere oggetto sessuale per l’uomo e magari diventava egli stesso un pederasta. In questo caso dunque l’oggetto sessuale, come in molti altri casi, non è lo stesso sesso bensì l’unione dei caratteri dei due sessi, quasi il compromesso tra un impulso che richiede l’uomo e un altro che richiede la donna, ferma restando la condizione della virilità del corpo (dei genitali), per così dire il rispecchiamento della propria natura bisessuale.622
La situazione è più univoca nella donna; nelle donne invertite attive si riscontrano assai spesso i caratteri somatici e psichici dell’uomo; al loro oggetto sessuale esse richiedono la femminilità, sebbene anche qui, a vedere le cose più da vicino, si dovrebbe avere un panorama più variopinto.
META SESSUALE DEGLI INVERTITI Il fatto importante da rilevare è che la meta sessuale nell’inversione non può affatto essere denominata in modo unitario. Negli uomini i rapporti per anum non coincidono affatto con l’inversione; questa ha con la stessa frequenza la masturbazione per meta esclusiva, e le limitazioni della meta sessuale – fino alla pura e semplice effusione sentimentale – sono qui addirittura più frequenti che nell’amore eterosessuale. Anche nelle donne le mete sessuali delle invertite sono multiformi; tra queste sembra avere la preminenza il contatto delle mucose orali.
CONCLUSIONE Invero costatiamo di non essere in grado di chiarire in modo soddisfacente la genesi dell’inversione con il materiale finora a disposizione; possiamo però notare che in questa indagine siamo giunti a una nozione la quale può divenire per noi più significativa della soluzione di quel compito. La nostra attenzione è attirata sul fatto che abbiamo l’abitudine di rappresentare in modo troppo intimo il legame della pulsione sessuale con l’oggetto sessuale. L’esperienza dei casi ritenuti anormali ci insegna invece che, in tali casi, tra pulsione sessuale e oggetto sessuale non vi è che una saldatura: noi corriamo il pericolo di trascurare questo fatto data l’uniformità della strutturazione normale, nella quale la pulsione sembra comportare l’oggetto. Così siamo ammoniti ad allentare nei nostri pensieri il legame tra pulsione e oggetto. La pulsione sessuale probabilmente è in un primo tempo indipendente dal proprio oggetto e forse non deve neppure la sua origine agli stimoli del medesimo.
B. Persone sessualmente immature e animali come oggetti sessuali
Mentre le persone i cui oggetti sessuali non appartengono al sesso normalmente appropriato, dunque gli invertiti, si presentano all’osservatore come un certo numero di individui che altrimenti sono forse pienamente normali, i casi nei quali le persone sessualmente immature (bambini) vengono scelte come oggetti sessuali ci appaiono fin da principio come aberrazioni isolate. Solo eccezionalmente i bambini sono oggetti sessuali esclusivi; perlopiù essi assumono questa funzione quando un individuo diventato vile e impotente si adatta a un tale surrogato, oppure una pulsione urgente (improrogabile) non può temporaneamente rivolgersi a un oggetto più appropriato. Purtuttavia è illuminante per la natura della pulsione sessuale il fatto che essa permetta tante variazioni e una simile degradazione del suo oggetto, cosa che la fame, la quale si attiene con molta più energia al suo oggetto, permetterebbe solo in casi estremi. Un’osservazione analoga vale per il commercio sessuale con gli animali, niente affatto raro tra la gente di campagna, nei quali l’attrazione sessuale supera per così dire la barriera della specie.
Per motivi estetici si attribuirebbero volentieri queste come altre gravi aberrazioni della pulsione sessuale ai malati di mente, ma non è ciò che importa. L’esperienza insegna che in questi ultimi non si osservano perturbazioni della pulsione sessuale diverse da quelle di individui sani, o di intere razze e ceti sociali. Così l’abuso sessuale ai danni dei bambini si trova con tremenda frequenza negli insegnanti e nel personale di sorveglianza, sol perché in tal modo si offre loro l’occasione migliore. I malati di mente presentano una qualsiasi di queste aberrazioni magari solo con maggiore intensità o, ciò che è particolarmente significativo, esasperata fino all’esclusività e sostituita al normale soddisfacimento sessuale.
Che le variazioni sessuali siano in un rapporto assai strano con la scala che dalla salute giunge sino all’ottenebramento psichico, dà da pensare. Riterrei che il fatto in questione sia un segnale che i moti della vita sessuale appartengono a quegli impulsi che anche normalmente vengono assai poco dominati dalle superiori attività psichiche. Chi è anormale intellettualmente in un qualsiasi campo, dal punto di vista sociale o etico, lo è di regola, per mia esperienza, anche nella vita sessuale. Ma vi sono molte persone anormali nella vita sessuale che in tutti gli altri punti corrispondono al livello medio, che nella loro persona hanno compiuto un’evoluzione civile umana il cui punto debole rimane la sessualità.
Come risultato generalissimo di queste considerazioni, rileveremo tuttavia l’idea che, in un gran numero di condizioni e in una massa straordinaria di individui, la specie e il valore dell’oggetto sessuale passano in seconda linea. Nella pulsione sessuale l’elemento essenziale e costante è qualcos’altro.623
2. Deviazioni riguardo alla meta sessuale
Meta sessuale normale è considerata l’unione dei genitali nell’atto definito copula, che porta alla risoluzione della tensione sessuale e a un temporaneo estinguersi della pulsione sessuale (un soddisfacimento analogo alla sazietà nella fame). Ma anche nel più normale dei procedimenti sessuali sono riscontrabili quegli spunti il cui svolgimento conduce alle aberrazioni che sono state descritte come “perversioni”. Cioè sulla via della copula vi sono certe relazioni intermedie con l’oggetto sessuale, come il toccamento e la contemplazione del medesimo, che sono riconoscibili come mete sessuali provvisorie. Queste operazioni sono da un lato collegate esse stesse al piacere, dall’altro aumentano l’eccitamento, che deve durare fino a che venga raggiunta la meta sessuale definitiva. Uno di questi contatti, quello delle reciproche mucose labiali, ha ricevuto inoltre presso molti popoli (e tra questi i più inciviliti) un alto valore sessuale sotto il nome di bacio, sebbene le parti del corpo interessate non appartengano all’apparato sessuale bensì formino l’accesso del canale digestivo. Così abbiamo momenti che collegano le perversioni alla vita sessuale normale e sono utilizzabili per una loro suddivisione. Le perversioni sono: a) o prevaricazioni anatomiche delle regioni del corpo destinate all’unione sessuale, o b) indugi in relazioni intermedie con l’oggetto sessuale, che normalmente debbono essere rapidamente sorpassate sulla via della meta sessuale finale.
A. Prevaricazioni anatomiche
SOPRAVVALUTAZIONE DELL’OGGETTO SESSUALE La valutazione psichica che è conferita all’oggetto sessuale come meta di desiderio della pulsione sessuale si limita in casi rarissimi ai suoi genitali, e invece si estende a tutto il corpo dell’oggetto sessuale e ha la tendenza a comprendervi tutte le sensazioni che si dipartono dall’oggetto sessuale. La medesima sopravvalutazione si estende al campo psichico e si mostra come cecità logica (debolezza di giudizio) nei riguardi delle prestazioni e delle qualità psichiche dell’oggetto sessuale e parimenti come credula docilità verso i giudizi di quest’ultimo. La credulità dell’amore diventa così una fonte importante, anche se non quella primigenia, dell’autorità.624
Ora è proprio questa sopravvalutazione sessuale che si adatta così male a limitare la meta sessuale all’unione dei genitali veri e propri e contribuisce a prendere di mira altre parti del corpo come mete sessuali.625
L’importanza del momento della sopravvalutazione sessuale si può studiare assai meglio nell’uomo, la cui vita amorosa soltanto è divenuta accessibile alla ricerca, mentre quella della donna – da una parte in conseguenza dell’atrofizzazione culturale, dall’altra a causa del silenzio e della insincerità convenzionale delle donne – è ancora avvolta da una oscurità impenetrabile.626
IMPIEGO SESSUALE DELLA MUCOSA DELLE LABBRA E DELLA BOCCA L’impiego della bocca come organo sessuale è considerato perversione nel caso che le labbra (o la lingua) di una persona siano poste in contatto con i genitali dell’altra, non però nel caso che entrino in contatto le reciproche mucose labiali. In quest’ultima eccezione risiede il legame con la normalità. Chi aborre le altre pratiche, che del resto sono usuali fin dai primordi dell’umanità, e le considera perversioni, cede nel far così a un evidente senso di disgusto che lo difende dal supporre una tale meta sessuale. I limiti di questo disgusto però sono molto spesso una mera convenzione; chi per esempio bacia con trasporto le labbra di una bella ragazza, probabilmente si servirà dello spazzolino da denti di essa solo con un certo disgusto, sebbene non vi sia alcun motivo per supporre che la propria cavità orale per la quale non prova ripugnanza sia più pulita di quella della ragazza. Qui la nostra attenzione è attirata sul fattore del disgusto che sbarra il passo alla sopravvalutazione libidica dell’oggetto sessuale, ma può a sua volta essere superato dalla libido. Nel disgusto si vorrebbe scorgere una delle potenze che hanno determinato la delimitazione della meta sessuale. Di regola queste si arrestano ai genitali. Ma non vi è dubbio che anche i genitali dell’altro sesso possono essere in sé e per sé oggetto di disgusto, e che questo comportamento è una caratteristica di tutti gli isterici (soprattutto delle donne isteriche). La forza della pulsione sessuale ama esplicarsi nel superamento di questo disgusto (vedi il successivo sottopar. B, in OSF, vol. 4).
IMPIEGO SESSUALE DELL’ORIFIZIO ANALE Ancor più chiaramente che nel caso precedente si vede, considerando l’ano, che è proprio il disgusto a bollare questa meta sessuale come perversione. Ma non mi si venga a dire che la motivazione di questa ripugnanza – che cioè questa parte del corpo serve all’escrezione ed è in contatto con ciò che è nauseante in sé, gli escrementi – sia molto più stringente dell’altra motivazione data, per esempio, dalle ragazze isteriche per la loro ripugnanza verso il genitale maschile: che cioè esso serve alla minzione.
Il ruolo sessuale della mucosa anale non si limita affatto ai rapporti tra uomini, la sua predilezione non caratterizza per nulla il sentire dell’invertito. Sembra al contrario che la paedicatio con un uomo debba il suo ruolo all’analogia con l’atto compiuto con la donna, mentre la masturbazione reciproca è la meta sessuale che si verifica preminentemente nei rapporti tra invertiti.
SIGNIFICATO DI ALTRE ZONE DEL CORPO Lo sconfinamento della sessualità ad altre zone del corpo non offre in tutte le sue varianti niente di nuovo dal punto di vista di principio, non aggiunge nulla alla conoscenza della pulsione sessuale che qui proclama la sua intenzione di impadronirsi dell’oggetto sessuale in tutte le direzioni. E tuttavia nelle prevaricazioni anatomiche si ha un secondo fattore, oltre alla sopravvalutazione sessuale, che è estraneo alle nozioni popolari. Certe parti del corpo come la mucosa orale e anale, che in codeste pratiche si presentano continuamente, elevano per così dire la pretesa di essere esse stesse considerate e trattate come genitali. Vedremo come questa pretesa sia giustificata dallo sviluppo della pulsione sessuale e come sia soddisfatta nella sintomatologia di certi stati morbosi.
SOSTITUTI INADEGUATI DELL’OGGETTO SESSUALE: IL FETICISMO Un’impressione del tutto particolare risulta da quei casi nei quali l’oggetto sessuale normale è sostituito da un altro che è in relazione con esso, ma è del tutto inadeguato per servire alla meta sessuale normale. Dal punto di vista della classificazione avremmo certo fatto meglio a ricordare questo gruppo di aberrazioni della pulsione sessuale, gruppo estremamente interessante, già parlando delle deviazioni rispetto all’oggetto sessuale, ma lo abbiamo rimandato fino a che avessimo conosciuto il fattore della sopravvalutazione sessuale, dal quale dipendono questi fenomeni cui è collegata una rinunzia alla meta sessuale.
Il sostituto per l’oggetto sessuale è una parte del corpo in generale assai poco appropriata per gli scopi sessuali (il piede, i capelli), o un oggetto inanimato che sia in evidente relazione con la persona sessuale, ancor meglio con la sua sessualità (capi di vestiario, biancheria). Questo sostituto viene non a torto paragonato con il feticcio, nel quale il selvaggio vede incarnato il suo dio.
Il passaggio ai casi di feticismo che rinunziano a una meta sessuale normale o perversa, è fornito da quegli altri casi nei quali si richiede un condizionamento feticistico dell’oggetto sessuale perché sia raggiunta la meta sessuale (un certo colore dei capelli, il modo di vestire, perfino i difetti fisici). Non vi è altra variazione (della pulsione sessuale) sfiorante il patologico che abbia diritto al nostro interesse quanto questa, data la particolarità dei fenomeni che essa determina. Un certo abbassamento nel desiderio per la normale meta sessuale sembra essere il presupposto di tutti questi casi (debolezza esecutiva dell’apparato sessuale).627 Il legame con la normalità è mediato dalla sopravvalutazione, psicologicamente necessaria, dell’oggetto sessuale, la quale inevitabilmente si estende a tutto ciò che con esso può essere collegato per associazione. Perciò un certo grado di tale feticismo è di regola proprio dell’amore normale, in special modo in quegli stadi di innamoramento nei quali la meta sessuale normale appare irraggiungibile, oppure sembra negato il suo adempimento.
Schaff’
mir ein Halstuch von ihrer Brust,
Ein Strumpfband meiner Liebeslust!
[Alla mia sete d’amore
procaccia
Una sua sciarpa, una giarrettiera.]628
Il caso patologico subentra solo quando il desiderio del feticcio si fissa al di là di questa condizione e si sostituisce alla meta normale, inoltre quando il feticcio distaccato dalla persona data diventa unico oggetto sessuale. Son queste le condizioni generali perché pure e semplici variazioni della pulsione sessuale si trasformino in deviazioni patologiche.
Come ha affermato per la prima volta Binet,629 e poi più tardi è stato provato con numerosi dati, nella scelta del feticcio si rivela l’influenza ritardata di un’impressione sessuale perlopiù ricevuta nella seconda infanzia (e tanto vale nella normalità per il proverbiale attaccamento al primo amore: “on revient toujours à ses premiers amours”). Una tale derivazione è particolarmente chiara nei casi di condizionamento meramente feticistico dell’oggetto sessuale. In altro luogo incontreremo ancora il significato delle impressioni sessuali precoci.630
In altri casi la sostituzione dell’oggetto con il feticcio è stata prodotta da un collegamento simbolico di pensieri, perlopiù non cosciente. Le vie di questi collegamenti non sono sempre rilevabili con sicurezza (il piede è un antichissimo simbolo sessuale, che ricorre già nel mito,631 la “pelliccia” deve il suo ruolo feticistico all’associazione con i peli del mons Veneris), tuttavia anche questo simbolismo non sempre appare indipendente da esperienze sessuali dell’età infantile.632
B. Fissazioni di mete sessuali provvisorie
COMPARSA DI NUOVE INTENZIONI Tutte le condizioni interne ed esterne che rendono difficile il raggiungimento della meta sessuale normale o la allontanano (impotenza, difficoltà di raggiungere l’oggetto sessuale, pericoli dell’atto sessuale) favoriscono, come si può ben capire, l’inclinazione a indugiare negli atti preparatori e a formare da essi nuove mete sessuali che possono sostituirsi alla meta normale. A un esame più esatto, risulta costantemente che le nuove intenzioni che appaiono le più strane sono invece già accennate nel processo sessuale normale.
TASTARE E GUARDARE Una certa misura di toccamento è, almeno per gli uomini, indispensabile al raggiungimento della meta sessuale normale. È anche generalmente noto quale fonte di piacere da un lato e quale afflusso di nuovo eccitamento dall’altro si ottiene dalle sensazioni di contatto con la pelle dell’oggetto sessuale. Perciò l’indugio nel tastare, nel caso che l’atto sessuale vada avanti, non può affatto essere annoverato tra le perversioni.
Similmente avviene con la visione, che in ultima analisi deriva dal toccamento. L’impressione ottica rimane la via attraverso la quale più spesso è risvegliato l’eccitamento libidico, e sull’accessibilità di tale via – se è permessa questa considerazione teleologica –633 conta la selezione naturale in quanto incoraggia l’oggetto sessuale a sviluppare la sua bellezza. Il coprimento del corpo, che va di pari passo con la civiltà, tiene sveglia la curiosità sessuale, la quale aspira a completare per sé l’oggetto sessuale discoprendone le parti nascoste, ma che però può essere deviata (“sublimata”)634 nell’elemento artistico quando si è in grado di distoglierne l’interesse dai genitali e indirizzarlo alla struttura complessiva del corpo.635 Un indugio in questa meta sessuale intermedia dello sguardo sessualmente accentuato spetta in un certo grado alla maggior parte delle persone normali, anzi esso dà loro la possibilità di dirigere in certa misura la loro libido verso mete artistiche superiori. Al contrario il piacere di guardare diventa perversione: a) quando si limita esclusivamente ai genitali, b) quando è collegato col superamento del disgusto (voyeurs, ossia coloro che stanno a guardare le funzioni escretive), c) quando invece di preparare la meta sessuale normale la rimuove. Quest’ultima specie si riscontra in modo accentuato negli esibizionisti, se mi è permesso trarre questa conclusione da molte analisi,636 i quali mostrano i loro genitali per farsi mostrare in compenso i genitali dell’altra parte.637
Nella perversione che tende al guardare e all’essere guardati si manifesta un carattere assai singolare, che ci occuperà ancor più intensamente nella prossima aberrazione che tratteremo. La meta sessuale vi è cioè presente in duplice aspetto, in forma attiva e passiva.
La potenza, che si oppone al piacere di guardare e che eventualmente è da esso negata, è il pudore (come prima il disgusto).
SADISMO E MASOCHISMO L’inclinazione a infliggere sofferenza all’oggetto sessuale o a riceverne, tra tutte le perversioni la più frequente e significativa, è stata chiamata nei due modi in cui si struttura, quello attivo e quello passivo, “sadismo” e “masochismo” (passivo) da Krafft-Ebing. Altri autori preferiscono la designazione più ristretta di “algolagnia”, che sottolinea il piacere della sofferenza, la crudeltà, mentre nei nomi scelti da Krafft-Ebing è posto in primo piano il piacere per ogni specie di umiliazione e assoggettamento.
È facile indicare le radici nella normalità per l’algolagnia attiva, il sadismo. La sessualità della maggior parte degli uomini si rivela mescolata a una certa aggressività, all’inclinazione alla sopraffazione, il cui significato biologico potrebbe risiedere nella necessità di superare la resistenza dell’oggetto sessuale anche diversamente che con gli atti del corteggiamento. Il sadismo corrisponderebbe allora a una componente aggressiva della pulsione sessuale, resasi indipendente ed esagerata, che usurpa per spostamento la posizione principale.638
Nel linguaggio comune il concetto di sadismo oscilla da un atteggiamento meramente attivo, poi violento, verso l’oggetto sessuale fino al punto in cui il soddisfacimento è legato in modo esclusivo alla sottomissione e al maltrattamento dell’oggetto stesso. A rigore, solo quest’ultimo caso estremo può pretendere il nome di perversione.
Analogamente, la designazione di masochismo abbraccia tutti gli atteggiamenti passivi verso la vita sessuale e l’oggetto sessuale, e di questi l’estremo appare essere la congiunzione del soddisfacimento col patimento di dolore fisico o psichico cagionato dall’oggetto sessuale. Il masochismo come perversione sembra allontanarsi dalla meta sessuale normale più del sadismo; ed è lecito innanzitutto dubitare se esso si presenti in modo primario o piuttosto non sorga regolarmente per una trasformazione dal sadismo.639 Spesso si può riconoscere che il masochismo non è nient’altro che una prosecuzione del sadismo rivolto contro la propria persona, la quale fin dall’inizio tiene il luogo dell’oggetto sessuale. L’analisi clinica di casi estremi di perversione masochistica rivela la collaborazione di una grande serie di fattori (complesso di evirazione, senso di colpa) i quali esagerano e fissano l’originaria impostazione sessuale passiva.
La sofferenza, che qui viene superata, si pone sulla stessa linea del disgusto e del pudore, i quali si opponevano come momenti di resistenza alla libido.
Il sadismo e il masochismo640 occupano fra le perversioni una posizione particolare, poiché la coppia antitetica attività-passività che ne è alla base appartiene ai caratteri generali della vita sessuale.
Che la crudeltà e la pulsione sessuale siano intimamente connesse ce lo insegna senza alcun dubbio la storia della civiltà umana, ma nell’illustrazione di questo nesso non si è mai andati oltre l’accentuazione dell’elemento aggressivo nella libido. Secondo certi autori, questa aggressività mescolata alla pulsione sessuale è propriamente un resto di appetiti cannibaleschi, vi compartecipa dunque l’apparato di impossessamento che serve a soddisfare l’altro grande bisogno, ontogeneticamente più antico.641 Si è anche affermato che ogni dolore contiene in sé e per sé la possibilità di una sensazione di piacere. Limitiamoci all’impressione che questa perversione non è stata affatto spiegata in un modo soddisfacente e che probabilmente in essa più impulsi psichici si uniscono in un effetto.642
La caratteristica più sorprendente di questa perversione risiede però nel fatto che di regola se ne incontra la forma attiva e passiva nella stessa persona. Chi prova piacere a infliggere dolore agli altri in relazioni sessuali è anche capace di godere il dolore come un piacere che da queste può derivare. Un sadico è sempre in pari tempo anche un masochista, sebbene l’aspetto attivo o quello passivo della perversione possa essere in lui più fortemente sviluppato e costituire la sua attività sessuale prevalente.643
Vediamo, così, che certe inclinazioni alla perversione si presentano come coppie di contrari, e ciò, con riguardo al materiale che sarà addotto, può assumere un alto significato teorico.644 È inoltre evidente che l’esistenza della coppia di contrari sadismo-masochismo non può essere senz’altro dedotta dall’intervento dell’aggressività. Al contrario si sarebbe tentati di porre in relazione questa coppia di contrari esistenti contemporaneamente con la coppia di contrari maschile-femminile, congiunta nella bisessualità, al posto della quale in psicoanalisi si deve introdurre frequentemente la coppia attivo-passivo.645
3. Dati generali su tutte le perversioni
VARIAZIONE E MALATTIA Non v’è da stupirsi che i medici che studiarono per primi le perversioni in esempi evidenti e in particolari condizioni furono inclini ad attribuire loro il carattere di un segnale di malattia o di degenerazione, proprio come nell’inversione. Tuttavia qui, più che nell’altro caso, è facile respingere questo modo di concepire il problema. L’esperienza quotidiana ha dimostrato che la maggior parte di queste prevaricazioni, almeno quelle più attenuate tra esse, formano un elemento che di rado manca nella vita sessuale degli individui sani, e da questi esse vengono giudicate allo stesso modo di altre faccende intime. Dove la situazione è favorevole, anche l’individuo normale può porre per tutto un periodo simile perversione al posto della meta sessuale normale oppure accoglierla accanto ad essa. In nessun individuo sano dovrebbe mancare una qualche aggiunta, da chiamare perversa, alla meta sessuale normale, e questo fatto generale basta di per sé solo a dimostrare l’inopportunità di un impiego moralistico del nome di perversione. Proprio nel campo della vita sessuale si incontrano difficoltà peculiari, in verità temporaneamente insolubili, se si vuole tracciare un confine netto tra la mera variazione all’interno dell’ambito fisiologico e i sintomi patologici.
In certe perversioni è tuttavia la qualità della nuova meta sessuale a esigere una particolare valutazione. Certe perversioni dal punto di vista del contenuto si allontanano talmente dalla normalità che non possiamo fare a meno di dichiararle “morbose”, in special modo quelle nelle quali la pulsione sessuale giunge nel superare le resistenze (pudore, disgusto, orrore, sofferenza) ad atti stupefacenti (coprofilia, necrofilia). Ma anche in questi casi non ci si può attendere con certezza che individui che fanno queste cose siano affetti da gravi anormalità di altro genere oppure siano malati di spirito. Anche qui rimane il fatto che persone, le quali in altri campi si comportano normalmente, solo nel campo della vita sessuale si rivelano ammalate perché dominate dalla più sfrenata delle pulsioni. Per contro un’evidente anormalità in altre situazioni vitali ha di solito come retroscena un comportamento sessuale anormale.
Nella maggior parte dei casi il carattere morboso della perversione non è riscontrabile nel contenuto della nuova meta sessuale, bensì nel suo rapporto con la normalità. Se la perversione non si presenta accanto alla normalità (di meta e oggetto sessuali), quando circostanze favorevoli la promuovono e circostanze sfavorevoli impediscono la normalità, bensì quando essa rimuove e ha sostituito la normalità in tutte le circostanze, ecco che nell’esclusività e nella fissazione della perversione noi vediamo soprattutto la giustificazione a considerarla un sintomo morboso.
PARTE DELLA PSICHE NELLE PERVERSIONI Forse proprio nelle perversioni più abominevoli si deve riconoscere una larghissima partecipazione psichica alla trasformazione della pulsione sessuale. Ci si trova qui di fronte a un lavoro psichico al quale, nonostante il suo esito raccapricciante, non si può negare il valore di una idealizzazione della pulsione. L’onnipotenza dell’amore forse non si rivela mai con tanta forza come in queste sue aberrazioni. Nella sessualità l’elemento più alto e il più basso si trovano dovunque intimamente connessi (“passando per questo mondo, trapassate dal cielo all’inferno”).646
DUE CONCLUSIONI Studiando le perversioni ci siamo persuasi che la pulsione sessuale deve combattere contro certe potenze psichiche che fanno da resistenze, tra le quali il pudore e il disgusto sono quelle che ci si sono presentate con il maggiore rilievo. È lecito supporre che queste potenze contribuiscano a circoscrivere la pulsione all’interno dei confini ritenuti normali, e quando nell’individuo si sono sviluppate abbastanza presto, prima che la pulsione sessuale abbia raggiunto il suo pieno vigore, sono esse certamente a indicargli la direzione del suo sviluppo.647
Abbiamo inoltre osservato che talune delle perversioni studiate diventano intelligibili soltanto con la concomitanza di parecchi motivi. Se permettono un’analisi, una scomposizione, vuol dire che debbono necessariamente essere di natura composita. Di qui possiamo ricavare un indizio che forse la stessa pulsione sessuale non è qualcosa di semplice, bensì è composta di elementi che nelle perversioni se ne distaccano. La prassi clinica avrebbe pertanto attirato la nostra attenzione su “fusioni” che nel comportamento uniforme normale sono andate perdute di vista.648
4. Pulsione sessuale nei nevrotici
PSICOANALISI Un importante contributo alla conoscenza della pulsione sessuale nelle persone che sono le meno vicine a quelle normali lo si ottiene da una fonte accessibile solo per una via determinata. Vi è un solo mezzo per ottenere chiarimenti radicali che non inducano in errore sulla vita sessuale dei cosiddetti psiconevrotici (coloro che soffrono per isteria, nevrosi ossessiva, la falsamente denominata nevrastenia, e sicuramente anche la demenza precoce e la paranoia649), quando cioè si sottopongono all’indagine psicoanalitica di cui si serve il procedimento instaurato da Josef Breuer e da me nel 1893, che allora era chiamato “catartico”.
Devo premettere, e ripetere come in altre pubblicazioni, che queste psiconevrosi, fin dove giungono le mie esperienze, si fondano su forze pulsionali sessuali. Con ciò non voglio dire all’incirca che l’energia della pulsione sessuale dia un contributo alle forze che favoriscono fenomeni morbosi (sintomi), bensì voglio espressamente affermare che questo contributo è l’unica fonte costante di energia delle nevrosi, ed è la più importante, di modo che la vita sessuale delle persone coinvolte si esprime, esclusivamente o prevalentemente o anche solo parzialmente, in questi sintomi. I sintomi, come ho affermato in altro luogo,650 sono l’attività sessuale dei malati. Da venticinque anni a questa parte651 la dimostrazione di questa affermazione mi è stata fornita da un numero sempre maggiore di psicoanalisi di isterici e altri nervosi, sui risultati delle quali ho già riferito esaurientemente in altra sede, e altri dati ancora fornirò in seguito.652
La psicoanalisi elimina i sintomi degli isterici a patto che questi siano il sostituto – per così dire la trascrizione – di una serie di processi, desideri e aspirazioni psichiche investiti affettivamente, ai quali da un particolare procedimento psichico (la rimozione) è stata sbarrata la strada verso l’eliminazione che si otterrebbe mediante un’attività psichica ammissibile alla coscienza. Queste formazioni mentali, trattenute nelle condizioni dell’inconscio, aspirano a esprimersi conformemente al loro valore affettivo, cercano una scarica, e la trovano nell’isteria con il processo della conversione in fenomeni somatici: appunto i sintomi isterici. Se, con l’aiuto di una tecnica particolare, si torna sistematicamente a ritrasformare i sintomi in rappresentazioni investite affettivamente – che ora però sono coscienti –, saremo in grado di ricavare le informazioni più esatte sulla natura e sull’origine di queste formazioni psichiche, che prima erano inconsce.
RITROVATI DELLA PSICOANALISI In questo modo si è potuto sperimentare che i sintomi rappresentano il sostituto di impulsi che traggono la loro forza dalla fonte della pulsione sessuale. Ciò si accorda pienamente con quanto sappiamo sul carattere degli isterici – presi qui a modello per tutti gli psiconevrotici – prima della loro malattia e sulle occasioni della loro malattia. Il carattere isterico rivela un grado di rimozione sessuale che oltrepassa la misura normale, una intensificazione di quelle resistenze contro la pulsione sessuale che abbiamo imparato a conoscere sotto il nome di pudore, disgusto e morale, un rifuggire quasi istintivo dall’occupare l’intelletto con il problema sessuale, che nei casi più marcati ha l’esito di conservare una completa ignoranza sessuale fin negli anni della raggiunta maturità sessuale.653
Questo tratto caratteristico essenziale dell’isteria sfugge non di rado all’osservatore affrettato per la presenza del secondo fattore costituzionale dell’isteria: lo sviluppo eccessivo della pulsione sessuale; ma l’analisi psicologica è in grado ogni volta di scoprirlo e di risolvere la contraddittoria enigmaticità dell’isteria, costatando la presenza di una coppia di contrari: bisogno sessuale eccessivo ed esagerato rifiuto della sessualità.
L’occasione patologica emerge nella persona disposta all’isteria quando, in seguito al suo processo di maturazione o per circostanze di vita esterne, essa si sente seriamente toccata dalla reale esigenza sessuale. Tra la pressione della pulsione e la resistenza del rifiuto della sessualità si stabilisce allora la via d’uscita della malattia, che non risolve il conflitto bensì cerca di sfuggirgli trasformando in sintomi le aspirazioni libidiche. È solo un’eccezione apparente se una persona isterica, per esempio un uomo, si ammala per una banale emozione, per un conflitto che non abbia al suo centro l’interesse sessuale. In questo caso, la psicoanalisi può dimostrare regolarmente che è la componente sessuale del conflitto ad aver reso possibile la malattia, sottraendo i processi psichici alla loro risoluzione normale.
NEVROSI E PERVERSIONE Una buona parte delle obiezioni a queste mie considerazioni si può ben spiegare con il fatto che si faceva coincidere la sessualità, dalla quale io deduco i sintomi psiconevrotici, con la pulsione sessuale normale. Ma la psicoanalisi insegna ancor più. Essa fa vedere che i sintomi non insorgono affatto soltanto a spese della cosiddetta pulsione sessuale normale (perlomeno non esclusivamente o prevalentemente), bensì rappresentano l’espressione convertita di pulsioni che sarebbero definite perverse (in senso amplissimo) se potessero esprimersi direttamente – senza la deviazione della coscienza – in propositi della fantasia e in azioni. I sintomi dunque si formano in parte a spese della sessualità anormale; la nevrosi è per così dire la negativa della perversione.654
La pulsione sessuale degli psiconevrotici permette di scorgere tutte le aberrazioni che abbiamo studiato come variazioni della vita sessuale normale e come manifestazioni di quella morbosa.
a) In tutti i nevrotici (senza eccezione) si trovano nella vita psichica inconscia moti di inversione, ossia fissazione della libido su persone dello stesso sesso. Senza una disamina che scenda in profondità, non è possibile valutare in modo adeguato l’importanza di questo elemento per la strutturazione del quadro patologico; posso solo assicurare che l’inclinazione inconscia all’inversione non manca mai e in particolare rende i maggiori servigi nella spiegazione dell’isteria maschile.655
b) Negli psiconevrotici sono dimostrabili nell’inconscio e come fattori semeiotici tutte le inclinazioni alle prevaricazioni anatomiche, tra le quali con particolare frequenza e intensità quelle che conferiscono alla mucosa labiale e anale il ruolo dei genitali.
c) Una parte assolutamente preminente nella formazione dei sintomi delle psiconevrosi spetta a quelle pulsioni parziali656 che perlopiù si presentano in coppie di contrari e che noi abbiamo imparato a conoscere come apportatrici di nuove mete sessuali, la pulsione del piacere di guardare e dell’esibizione, e la pulsione di crudeltà nelle sue forme attiva e passiva. Il contributo di quest’ultima è indispensabile per comprendere la natura di sofferenza dei sintomi e domina quasi di regola una buona parte del comportamento sociale dei malati. Sulla via di questo nesso della crudeltà con la libido, avviene anche la trasformazione dell’amore in odio, di moti affettuosi in moti ostili, trasformazione che è caratteristica di un gran numero di casi nevrotici e anzi, a quanto pare, di tutti i casi di paranoia.
L’interesse per questi ritrovati è aumentato ancora da alcune particolarità dello stato di fatto.
α)657 Dove si riscontra nell’inconscio una pulsione tale che sia suscettibile di accoppiarsi con una opposta, si può dimostrare di regola la presenza operante anche di quest’ultima. Ogni perversione “attiva” è dunque accompagnata in questo caso dalla perversione passiva corrispondente; chi nell’inconscio è esibizionista è in pari tempo anche voyeur, chi soffre a causa della rimozione di moti sadici subisce un’altra spinta interna verso i sintomi dalle fonti dell’inclinazione masochistica. La piena concordanza con il comportamento delle corrispondenti perversioni “positive”658 è certamente assai degna di considerazione. Ma, nel quadro patologico, l’una o l’altra delle inclinazioni opposte ha il ruolo predominante.
β) In ogni caso più pronunciato di psiconevrosi solo di rado si trova sviluppata una sola di queste pulsioni perverse, perlopiù invece un gran numero di esse e di regola tracce di tutte; la pulsione isolata però è, nella sua intensità, indipendente dallo sviluppo delle altre. Anche a questo proposito lo studio delle perversioni positive ci fornisce l’esatto riscontro.
5. Pulsioni parziali e zone erogene659
Riassumendo quel che abbiamo appreso dall’indagine delle perversioni positive e negative, è naturale ricondurle a una serie di “pulsioni parziali”, che però non sono nulla di primario, ma anzi permettono una ulteriore scomposizione.660 Per “pulsione”, noi innanzitutto non possiamo intendere nient’altro che la rappresentanza psichica di una fonte di stimolo in continuo flusso, endosomatica, a differenza dello “stimolo”, il quale è prodotto da eccitamenti isolati e provenienti dall’esterno. La pulsione è così uno dei concetti che stanno al limite tra lo psichico e il corporeo. L’ipotesi più semplice e immediata sulla natura delle pulsioni sarebbe che esse non abbiano in sé alcuna qualità, e che invece vadano prese in considerazione, per la vita psichica, solo come misure della richiesta di lavoro. Ciò che distingue le pulsioni l’una dall’altra e le fornisce di qualità specifiche è la relazione che esse hanno con le loro fonti somatiche e le loro mete. La fonte della pulsione è un processo eccitante in un organo, e la meta prossima della pulsione risiede nell’abolizione di questo stimolo organico.661
Un’ulteriore ipotesi provvisoria nella teoria delle pulsioni, ed è un’ipotesi di cui non possiamo fare a meno, dice che gli organi del corpo forniscono eccitamenti di due specie, i quali sono fondati su differenze di natura chimica. Una di queste specie di eccitamento noi la chiamiamo specificamente sessuale, e l’organo relativo lo definiamo “zona erogena” della pulsione sessuale parziale che ne deriva.662
Nelle inclinazioni alla perversione che conferiscono importanza sessuale agli orifizi orale e anale, la funzione della zona erogena è senz’altro evidente: questa si comporta sotto ogni punto di vista come una parte dell’apparato sessuale. Nell’isteria, queste parti del corpo e i tratti mucosi che se ne dipartono diventano la sede di nuove sensazioni e di modificazioni di innervazione – anzi di processi che si possono paragonare all’erezione –,663 in maniera del tutto simile a come fanno i genitali veri e propri sotto gli eccitamenti dei processi sessuali normali.
Tra le psiconevrosi è l’isteria quella che più fa risaltare l’importanza delle zone erogene in quanto apparati accessori e surrogati dei genitali, ma con ciò non si vuole affermare che esse siano di minor valore per le altre forme di malattia: in queste ultime tale importanza è semplicemente meno avvertibile, perché in queste forme (nevrosi ossessiva, paranoia) la formazione del sintomo si compie in regioni dell’apparato psichico che sono più lontane da quei centri che governano il corpo. Nella nevrosi ossessiva la cosa che più colpisce è l’importanza di impulsi che creano nuove mete sessuali e si presentano indipendentemente da zone erogene. Tuttavia: nel piacere di guardare e di esibire, l’occhio corrisponde a una zona erogena; nella componente dolore-crudeltà della pulsione sessuale, è la pelle che assume lo stesso ruolo. La pelle, che in particolari luoghi del corpo si è differenziata in organi di senso e si è modificata in mucosa, è dunque la zona erogena per eccellenza.664
6. Spiegazione dell’apparente prevalere della sessualità perversa nelle psiconevrosi
Con le precedenti considerazioni la sessualità degli psiconevrotici è stata posta probabilmente sotto una falsa luce. Sembrerebbe quasi che gli psiconevrotici nel loro comportamento sessuale siano per disposizione molto vicini ai pervertiti e in cambio si allontanino nella stessa misura dai normali. Ora è più che probabile che la predisposizione costituzionale di questi ammalati contenga, oltre a una misura eccessiva di rimozione sessuale e a un vigore eccessivo della pulsione sessuale, un’insolita inclinazione alla perversione nel senso più lato; nondimeno l’indagine di casi meno gravi mostra che quest’ultima ipotesi non è assolutamente necessaria, o almeno che nel giudicare gli effetti morbosi bisogna porre sull’altro piatto della bilancia l’azione di un altro fattore. Nella maggior parte degli psiconevrotici la malattia subentra solo dopo la pubertà, quando la normale vita sessuale pone le sue esigenze. Contro quest’ultima si dirige in primo luogo la rimozione. Oppure, si producono in seguito malattie perché si è negato alla libido il soddisfacimento per via normale. In ambedue i casi la libido si comporta come una corrente il cui letto principale sia ostruito; essa riempie i canali collaterali che fino a quel momento erano forse rimasti vuoti. Perciò anche l’inclinazione (per la verità negativa) alla perversione, che negli psiconevrotici è apparentemente così grande, può essere condizionata collateralmente e in ogni caso dev’essere collateralmente intensificata. Sta di fatto che bisogna annoverare la rimozione sessuale come fattore interno accanto a quei fattori esterni, come la limitazione della libertà, l’inaccessibilità dell’oggetto sessuale normale, i pericoli dell’atto sessuale normale e così via, che determinano le perversioni in individui che altrimenti forse sarebbero rimasti normali.
Nei singoli casi di nevrosi si possono avere, qui, vari comportamenti: talvolta l’elemento preponderante può essere l’intensità innata dell’inclinazione alla perversione, talaltra il rafforzamento collaterale dell’inclinazione attraverso una pressione che distoglie la libido dalla meta sessuale normale e dal normale oggetto sessuale. Sarebbe ingiusto stabilire un antagonismo dove si ha invece un rapporto di collaborazione. La nevrosi realizzerà i suoi maggiori risultati ogni volta che la costituzione e l’esperienza vissuta cospirino nello stesso senso. Una costituzione marcata potrà, per esempio, fare a meno dell’aiuto delle impressioni vitali; una scossa profonda nella vita potrà invece determinare la nevrosi anche in una costituzione media. Questi punti di vista del resto valgono in ugual maniera per l’importanza etiologica dell’elemento innato e dell’esperienza casuale anche in altri campi.
Se tuttavia si preferisce l’ipotesi che un’inclinazione particolarmente sviluppata alle perversioni sia tra le caratteristiche della costituzione psiconevrotica, si aprirebbe allora la prospettiva di poter distinguere, secondo il predominio innato di questa o quella zona erogena, di questa o quella pulsione parziale, una molteplicità di tali costituzioni. Se vi sia una relazione particolare tra la disposizione perversa e la forma di malattia che viene scelta, è una delle tante cose che in questo campo debbono ancora essere indagate.
7. Cenno sull’infantilismo sessuale
Indicando i moti perversi come fattori semeiotici nelle psiconevrosi, abbiamo straordinariamente aumentato il numero delle persone che si potrebbero annoverare tra i pervertiti. Non è solo il fatto che i nevrotici stessi costituiscano una classe di persone assai numerosa, bisogna anche considerare che le nevrosi si collocano in una serie continua con tutte le gradazioni fino allo stato di salute; e infatti Moebius ha potuto dire ben a ragione: noi tutti siamo un poco isterici. Perciò, data la straordinaria estensione delle perversioni, siamo costretti a supporre che anche la disposizione alle perversioni non sia affatto una rara particolarità, bensì un elemento di quella che è ritenuta la costituzione normale.
Abbiamo visto che è un fatto controverso se le perversioni risalgano a condizioni innate o siano sorte per esperienze casuali, come Binet ha supposto per il feticismo [par. 2, sottopar. A]. Ora ci si offre la conclusione che le perversioni hanno certamente qualcosa di innato a loro fondamento, ma qualcosa che è innato a tutti gli uomini, e che in quanto disposizione può subire oscillazioni nella sua intensità e attende di essere accentuato dagli influssi della vita. Si tratta di radici della pulsione sessuale, date nella costituzione e innate, le quali si sviluppano, in una serie di casi, fino a divenire gli effettivi veicoli dell’attività sessuale (pervertiti); altre volte subiscono un’insufficiente repressione (rimozione), di modo che possono attrarre a sé, per vie traverse come sintomi di malattia, una parte considerevole dell’energia sessuale; infine, nei casi più favorevoli, sottoposte a efficace limitazione e a rielaborazione di altro genere, danno vita fra i due estremi alla cosiddetta vita sessuale normale.
Diremo però ancora che la presunta costituzione, nella quale si trovano i germi di tutte le perversioni, sarà dimostrabile soltanto nel bambino, sebbene in esso tutte le pulsioni possano presentarsi solo con modesta intensità. Facendo un ultimo passo, giungiamo alla precisazione che i nevrotici hanno conservato la loro sessualità allo stato infantile o vi sono stati risospinti. Il nostro interesse si rivolgerà perciò alla vita sessuale del bambino: vogliamo inseguire il gioco delle influenze che dominano il processo dello sviluppo della sessualità infantile fino al suo esito nella perversione, nella nevrosi o nella vita sessuale normale.