La disposizione alla nevrosi ossessiva
Contributo al problema della scelta della nevrosi

Il problema del perché e del come una persona possa ammalarsi di nevrosi rientra certamente fra i problemi ai quali la psicoanalisi deve dare una risposta. È però probabile che questa risposta potrà essere data soltanto quando sarà stato risolto un altro problema più specifico, e cioè perché questa o quella persona debba ammalarsi proprio di quella nevrosi e di nessun’altra. È questo il problema della “scelta della nevrosi”.

Che cosa sappiamo sinora su questo problema? Per la verità, in proposito è accertata un’unica tesi generale. Distinguiamo le cause che attengono all’origine delle nevrosi in cause che il soggetto porta con sé nella vita e in cause che la vita stessa gli arreca – cause costituzionali e accidentali dunque; soltanto attraverso il loro concorso si produce di regola la causa della malattia. Ora la tesi di cui si è detto dichiara che le ragioni decisive che inducono alla scelta della nevrosi sono nella totalità del primo tipo, vale a dire hanno natura di disposizioni e sono indipendenti dalle esperienze capaci di provocare effetti patogeni.355

In che cosa cerchiamo l’origine di queste disposizioni? Abbiamo notato che le funzioni psichiche di cui è necessario tener conto – soprattutto la funzione sessuale, ma in pari misura diverse importanti funzioni dell’Io – devono compiere un’evoluzione lunga e complessa prima di giungere allo stato che le caratterizza nell’adulto normale. Ma noi supponiamo che queste evoluzioni non si svolgano sempre in modo così perfetto e che la funzione nel suo complesso soggiaccia a una progressiva modificazione. Là dove una parte di questa si attesta a uno stadio precedente, si viene a creare un cosiddetto “punto di fissazione” al quale la funzione in quanto tale può regredire quando la persona sia colta da malattia in seguito a una perturbazione esterna.

Le nostre disposizioni sono dunque inibizioni di sviluppo. L’analogia con i dati della patologia generale di altre malattie ci rafforza in questa concezione. Ma alla domanda, quali fattori possano provocare siffatte perturbazioni dello sviluppo, il lavoro psicoanalitico si arresta e affida la soluzione di questo problema all’indagine biologica.356

Con l’ausilio di queste premesse ci siamo accostati già qualche anno fa al problema della scelta della nevrosi.357 Il nostro indirizzo di lavoro, che tende a decifrare le condizioni normali rifacendosi alle loro perturbazioni, ci ha portato a scegliere un punto di partenza assai singolare e imprevisto. La sequenza in cui vengono di solito esposte le forme principali di psiconevrosi – isteria, nevrosi ossessiva, paranoia, dementia praecox – corrisponde (anche se in modo non del tutto esatto) all’ordine cronologico in cui queste affezioni erompono nella vita. Le forme morbose di tipo isterico possono essere osservate già nell’infanzia vera e propria, la nevrosi ossessiva manifesta di solito i suoi primi sintomi nella fanciullezza (da sei-otto anni in su); le altre due psiconevrosi, che ho riunito sotto la denominazione di “parafrenia”,358 si manifestano soltanto dopo la pubertà e nell’età matura. Orbene queste affezioni che compaiono per ultime si sono rivelate accessibili per prime alla nostra indagine sulle disposizioni che portano alla scelta della nevrosi. Le peculiarità, che le caratterizzano entrambe, del delirio di grandezza, del distacco dal mondo degli oggetti e dell’accresciuta difficoltà di traslazione, ci hanno costretto a concludere che la loro fissazione predisponente va rintracciata in uno stadio dell’evoluzione libidica che precede l’instaurarsi della scelta oggettuale, vale a dire nella fase dell’autoerotismo e del narcisismo. Queste forme di malattia così tardive risalgono dunque a inibizioni e fissazioni molto antiche nel tempo.

In base a ciò saremmo spinti a supporre che la disposizione all’isteria e alla nevrosi ossessiva, le due nevrosi di traslazione vere e proprie con formazione sintomatica precoce, risalga alle fasi più recenti dell’evoluzione libidica. Sennonché, a che punto si potrebbe qui trovare l’inibizione di sviluppo e, soprattutto, in cosa differirebbe la fase sulla quale si fonda la disposizione alla nevrosi ossessiva da quella che determina invece la disposizione all’isteria? Per lungo tempo non è stato possibile apprendere nulla in proposito, e i primi tentativi da me intrapresi per decifrare queste due disposizioni – l’ipotesi per esempio che l’isteria dovesse essere condizionata, nell’esperienza infantile, dalla passività, la nevrosi ossessiva dall’attività – dovettero essere ben presto respinti perché errati.359

Torno ora al terreno dell’osservazione clinica individuale. Ho studiato a lungo una malata la cui nevrosi aveva subito una trasformazione inconsueta. Era iniziata, dopo un’esperienza traumatica, come una forma inequivocabile d’isteria d’angoscia e mantenne questo carattere per alcuni anni. Ma un giorno, improvvisamente, si trasformò in una nevrosi ossessiva di estrema gravità. Un caso del genere era destinato a diventare significativo per più aspetti. Da un lato poteva forse pretendere al valore di documento bilingue e dimostrare come un identico contenuto venga espresso in linguaggi differenti dalle due nevrosi. D’altro lato, minacciava di contraddire in linea generale la nostra teoria della disposizione per inibizione di sviluppo ove ci fossimo rifiutati di ammettere che l’evoluzione libidica di una persona può avere in sé più di un unico punto debole.360 Mi dicevo che non avevamo alcun diritto di respingere quest’ultima possibilità; ero però molto ansioso di comprendere il caso clinico in questione.

Quando, nel corso dell’analisi, questo accadde, dovetti costatare che la situazione era completamente diversa da come me l’ero immaginata. La nevrosi ossessiva non era una reazione successiva allo stesso trauma che aveva provocato in un primo tempo l’isteria d’angoscia, bensì una reazione a un secondo episodio che aveva tolto ogni valore al primo. (Dunque un’eccezione – per la verità ancora discutibile – alla nostra tesi secondo cui la scelta della nevrosi avviene indipendentemente dall’esperienza).

Purtroppo non mi è possibile – per i noti motivi – approfondire come vorrei la storia clinica del caso, e sono costretto a limitarmi alle notizie seguenti. Prima di ammalarsi la paziente era stata una donna felice, quasi completamente soddisfatta. Si augurava di avere dei bambini, a causa di una fissazione infantile dei suoi desideri, e si ammalò quando venne a sapere che non avrebbe potuto avere figli dal marito che amava in modo esclusivo. L’isteria d’angoscia con la quale ella reagì a questa frustrazione corrispondeva, com’ella stessa imparò ben presto a comprendere, al rifiuto delle fantasie di seduzione nelle quali si esprimeva il desiderio persistente di avere un bambino. Ora, ella fece di tutto per non far capire a suo marito che si era ammalata in seguito alla frustrazione di cui lui era stato la causa. Ma io ho alcuni buoni motivi per sostenere che ogni uomo possiede nel suo inconscio uno strumento con il quale è in grado di interpretare il modo in cui si esprime l’inconscio degli altri:361 il marito comprese, senza bisogno di confessioni o spiegazioni, che cosa significava l’angoscia di sua moglie, se ne afflisse senza darlo a vedere e reagì da parte sua in modo nevrotico, fallendo – per la prima volta – nel rapporto coniugale. Immediatamente dopo partì, la moglie ritenne che fosse diventato definitivamente impotente e produsse i primi sintomi ossessivi il giorno precedente al suo atteso ritorno.

Il contenuto della nevrosi ossessiva consisteva in una tormentosa coazione al lavacro e alla pulizia e in misure di protezione estremamente energiche contro gravi lesioni che altri avrebbero dovuto temere da parte sua, vale a dire in formazioni reattive contro impulsi erotico-anali e sadici. Erano queste le forme in cui doveva manifestarsi il bisogno sessuale della paziente, dopo che la sua vita genitale aveva subito una completa svalutazione per l’impotenza dell’unico uomo che contasse per lei.

È qui che si inserisce il piccolo frammento di teoria da me recentemente elaborato, il quale poggia, com’è ovvio, solo apparentemente su quest’unica osservazione; in realtà esso compendia un grande numero di impressioni precedenti, le quali però soltanto dopo quest’ultima esperienza sono riuscite a dar luogo a una visione chiara. Mi sono detto che il mio schema evolutivo della funzione libidica richiedeva una integrazione. In un primo tempo avevo distinto soltanto la fase dell’autoerotismo, nella quale le singole pulsioni parziali cercano, ciascuna per sé, il soddisfacimento delle proprie voglie sul corpo stesso del soggetto, dalla fase successiva in cui tutte le pulsioni parziali cooperano nella scelta dell’oggetto che avviene sotto il primato degli organi genitali al servizio della riproduzione. L’analisi delle parafrenie ci ha costretto, com’è noto, a intercalare fra queste due fasi uno stadio narcisistico nel quale la scelta oggettuale è ormai avvenuta, ma l’oggetto coincide ancora con il proprio Io.362 Ora comprendiamo la necessità di ammettere l’esistenza di uno stadio ulteriore che precede la configurazione definitiva, lo stadio in cui le pulsioni parziali già cooperano nella scelta dell’oggetto, e quest’ultimo già si contrappone alla propria persona come persona estranea, ma il primato delle zone genitali non è ancora stato instaurato. Le pulsioni parziali che dominano questa organizzazione pregenitale363 della vita sessuale sono piuttosto quelle erotico-anali e quelle sadiche.

Sono consapevole che le enunciazioni di questo genere suscitano a tutta prima una strana impressione. Esse ci diventano familiari soltanto attraverso la scoperta dei loro nessi con quanto già sappiamo, e alla fine accade frequentemente che vengano riconosciute come innovazioni insignificanti presentite da tempo. Rivolgiamoci dunque con analoghe speranze alla discussione dell’“organizzazione sessuale pregenitale”.

a) Ha già colpito molti osservatori, ed è stata recentemente sottolineata con particolare acutezza da Ernest Jones,364 la parte straordinaria che spetta agli impulsi di odio e all’erotismo anale nella sintomatologia della nevrosi ossessiva. Orbene, questo fatto si ricava immediatamente dalla nostra enunciazione, se supponiamo che queste pulsioni parziali tornino ad assumere in questa nevrosi la rappresentanza delle pulsioni genitali, delle quali erano state precorritrici nel corso dello sviluppo.

A questo punto si inserisce il brano del nostro caso clinico finora tenuto in sospeso. La vita sessuale della paziente aveva avuto inizio nella più tenera infanzia con fantasie sadiche di percosse. Dopo la loro repressione subentrò un periodo di latenza insolitamente lungo, durante il quale la ragazza visse una fase di grande crescita morale, senza destarsi alla sensibilità sessuale femminile. Con il matrimonio contratto in giovane età cominciò un periodo di attività sessuale normale come moglie felice, che durò per diversi anni fino a quando la prima grande frustrazione portò alla nevrosi isterica. Con la successiva svalutazione della vita genitale la sua vita sessuale risprofondò, come abbiamo accennato, nello stadio infantile del sadismo.

Non è difficile determinare la caratteristica per cui questo caso di nevrosi ossessiva si differenzia dagli altri, più frequenti, che incominciano in età più giovanile e da quel momento hanno un decorso cronico, con esacerbazioni più o meno vistose. In questi altri casi l’organizzazione sessuale che contiene la disposizione alla nevrosi ossessiva, una volta instauratasi, non viene mai più completamente superata; nel nostro caso essa è stata dapprima sostituita dallo stadio evolutivo superiore e poi, per regressione da quest’ultimo, di nuovo attivata.

b) Se, partendo dalla nostra ipotesi, cerchiamo un raccordo con l’ambito del pensiero biologico, non ci è lecito dimenticare che la contrapposizione fra maschile e femminile, dal momento che viene introdotta con la funzione riproduttiva, non può essere già presente nello stadio della scelta oggettuale pregenitale. Al suo posto troviamo la contrapposizione fra tendenze con meta attiva e tendenze con meta passiva, che si salderà in seguito con il contrasto fra il sesso maschile e quello femminile. La tendenza attiva viene fornita dalla comune pulsione di appropriazione, che chiamiamo appunto sadismo quando si pone al servizio della funzione sessuale; anche nella vita sessuale pienamente sviluppata al sadismo spettano importanti compiti ausiliari. La corrente passiva viene alimentata dall’erotismo anale, la cui zona erogena corrisponde all’antica cloaca indifferenziata. L’accentuazione di questo erotismo anale nello stadio dell’organizzazione pregenitale lascerà nell’uomo una significativa predisposizione all’omosessualità nello stadio successivo della funzione sessuale, quello del primato dei genitali. Il modo in cui quest’ultima fase si erige su quella precedente e il conseguente rivolgimento degli investimenti libidici offrono all’indagine analitica le più interessanti prospettive.

Si può essere dell’opinione che sia possibile sottrarsi a tutte le difficoltà e complicazioni qui considerate negando l’esistenza di un’organizzazione pregenitale della vita sessuale e postulando che la vita sessuale coincida con la funzione genitale e riproduttiva, e con essa abbia inizio. Quanto alle nevrosi si potrebbe poi dire, tenendo conto dei risultati non equivoci dell’indagine analitica, che attraverso il processo della rimozione sessuale esse si trovano costrette a esprimere tendenze sessuali attraverso altre pulsioni non sessuali, a sessualizzare dunque queste ultime in modo compensatorio. Tuttavia ragionando in tal modo ci si è posti fuori dalla psicoanalisi. Si è tornati al punto in cui ci si trovava prima del suo avvento e si deve rinunciare alla comprensione che essa ha fornito del rapporto tra salute, perversione e nevrosi. La psicoanalisi sta e consiste nel riconoscimento delle pulsioni sessuali parziali, delle zone erogene e dell’estensione che in tal modo si ottiene del concetto di “funzione sessuale”, in antitesi alla più limitata “funzione genitale”. Del resto l’osservazione dello sviluppo normale del bambino è di per sé sufficiente a far rifiutare ogni tentazione siffatta.

c) Sul terreno dello sviluppo del carattere dobbiamo incontrare le stesse forze motrici che abbiamo scoperto all’opera nelle nevrosi. Tuttavia, il fatto che nel carattere manca ciò che è peculiare del meccanismo nevrotico, e cioè il fallimento della rimozione e il ritorno del rimosso, ci ha indotto a stabilire una netta distinzione teorica fra i due casi. Nella formazione del carattere, la rimozione o non entra in giuoco affatto o raggiunge senz’altro la sua meta, quella di sostituire il rimosso con formazioni reattive e sublimazioni. Ecco perché i processi della formazione del carattere sono meno trasparenti e meno accessibili all’analisi di quelli nevrotici.365

Ma proprio sul terreno della evoluzione del carattere ci imbattiamo in un’eccellente analogia con il caso clinico da noi descritto, una conferma dunque dell’organizzazione pregenitale sadico-anale. È noto, ed è stato spesso oggetto di lagnanze, che le donne, una volta cessate le loro funzioni genitali, spesso mutano carattere in modo singolare. Diventano litigiose, querule e autoritarie, grette e avide, manifestando quindi tipici tratti sadici ed erotico-anali che non erano loro propri in precedenza, nel periodo della femminilità. I commediografi e gli autori satirici hanno rivolto in tutti i tempi le loro invettive contro “la vecchia strega” nella quale si è trasformata la graziosa fanciulla, la donna innamorata, la madre affettuosa. Comprendiamo che questo mutamento del carattere corrisponde alla regressione della vita sessuale allo stadio pregenitale sadico-anale, nel quale abbiamo rintracciato la disposizione alla nevrosi ossessiva. Tale stadio non sarebbe dunque soltanto il precursore della fase genitale, ma molto spesso anche il suo succedaneo e sostituto, una volta che i genitali abbiano assolto la loro funzione.

Il confronto tra una simile modificazione del carattere e la nevrosi ossessiva è veramente impressionante. In entrambi i casi opera la regressione, ma nel primo caso si tratta di una regressione completa che segue a una rimozione (o a una repressione) effettuate senza difficoltà; nel caso della nevrosi si manifestano invece il conflitto, lo sforzo di non far prevalere la regressione, formazioni reattive contro la regressione stessa e formazioni sintomatiche dovute a compromessi operati da entrambe le parti, scissione delle attività psichiche in attività capaci di giungere alla coscienza e attività inconsce.

d) La nostra enunciazione di un’organizzazione sessuale pregenitale è incompleta in due sensi. In primo luogo non tiene conto del comportamento di altre pulsioni parziali, che per parecchi aspetti varrebbe la pena di indagare e menzionare, e si accontenta di mettere in rilievo il vistoso primato del sadismo e dell’erotismo anale.366 Soprattutto a proposito della pulsione di conoscere si ricava spesso l’impressione che nel meccanismo della nevrosi ossessiva essa potrebbe addirittura sostituire il sadismo. Questa pulsione è in fondo un rampollo sublimato, innalzato alla sfera dell’intelletto, della pulsione di appropriazione, e il ripudio di essa sotto forma di dubbio occupa largo spazio nel quadro clinico della nevrosi ossessiva.367

Una seconda carenza [della nostra ipotesi] è di gran lunga più rilevante. Sappiamo che la storia della disposizione a una nevrosi è completa soltanto se prende in considerazione sia la fase dello sviluppo dell’Io sia la fase dell’evoluzione libidica. La nostra enunciazione si è invece riferita unicamente allo sviluppo libidico e non fornisce pertanto tutte le informazioni che avremmo diritto di pretendere. Gli stadi evolutivi delle pulsioni dell’Io ci sono sinora assai poco noti; so soltanto di un tentativo assai promettente, ad opera di Ferenczi, di avvicinarsi a questi problemi.368 Non so se parrà troppo azzardato supporre, seguendo le tracce esistenti, che nella disposizione alla nevrosi ossessiva si debba includere una anticipazione nel tempo dello sviluppo dell’Io sullo sviluppo della libido. Tale anticipazione farebbe sì che le pulsioni dell’Io costringano alla scelta oggettuale mentre la funzione sessuale non è ancora pervenuta alla sua configurazione definitiva, dando luogo così a una fissazione allo stadio dell’organizzazione sessuale pregenitale. Se consideriamo che i nevrotici ossessivi sono costretti a sviluppare un ipermoralismo per difendere il loro amore oggettuale dall’aggressività che sta in agguato dietro lo stesso amore, possiamo ammettere che una certa misura di questa anticipazione dello sviluppo dell’Io sia tipica in genere per la natura umana, e ritenere che la capacità di dar origine alla morale risieda nel fatto che dal punto di vista dello sviluppo l’odio precede l’amore. Forse è questo il significato di un’asserzione (che a suo tempo mi parve incomprensibile) di Wilhelm Stekel,369 secondo cui l’odio, e non l’amore, è la relazione emotiva primaria fra gli uomini.370

e) Per l’isteria rimane valida, dopo quanto è stato detto, l’intima relazione con l’ultima fase dello sviluppo libidico, contraddistinta dal primato dei genitali e dall’avvento della funzione riproduttiva. Questa acquisizione è soggetta nella nevrosi isterica alla rimozione, alla quale non è connessa una regressione allo stadio pregenitale. Il fatto di aver determinato la disposizione in modo lacunoso, a causa della nostra ignoranza dello sviluppo dell’Io, si avverte in questo caso ancor più chiaramente che nella nevrosi ossessiva.

Per contro non è difficile dimostrare che un tipo diverso di regressione, a un livello precedente, spetta anche all’isteria. Come sappiamo, la sessualità della bambina è dominata e diretta da un organo di tipo maschile (il clitoride) e si comporta spesso come quella del bambino. Un’ultima spinta evolutiva nel periodo della pubertà deve spazzar via questa sessualità maschile e innalzare a zona erogena dominante la vagina, l’organo che deriva dalla cloaca. Ora è molto comune che nella nevrosi isterica delle donne abbia luogo una riattivazione di questa sessualità maschile rimossa, contro la quale si volge poi la lotta difensiva delle pulsioni in sintonia con l’Io. Mi sembra tuttavia prematuro addentrarmi a questo punto nella discussione dei problemi sulla disposizione all’isteria.

Opere complete
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