Opere 5. Il motto di spirito e altri scritti

Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio

1 T. Lipps, Komik und Humor (Amburgo e Lipsia 1898). Debbo a questo libro l’ardire e la possibilità stessa di accingermi a questo tentativo.

2 Ibid., p. 80.

3 Ibid., p. 78.

4 K. Fischer, Über den Witz (2a ed., Heidelberg 1889).

5 Ibid., p. 45.

6 Ibid., pp. 49 sg.

7 Ibid., p. 51.

8 Ibid., p. 50.

9 Ibid., p. 20.

10 Ibid., p. 24. [Jean Paul Richter, Vorschule der Ästhetik (2 voll., Amburgo 1804), pt. 2, par. 51.]

11 [F. T. Vischer, Aesthetik (3 voll., Lipsia e Stoccarda 1846-57), vol. 1, p. 422.]

12 [E. Kraepelin, Zur Psychologie des Komischen, in Philosophische Studien, a cura di W. Wundt (Lipsia 1885), vol. 2, p. 143.]

13 Lipps, op. cit., p. 87.

14 Ibid., p. 90.

15 Ibid., p. 85.

16 [Kant, Critica del giudizio, pt. 1, sez. 1, 54.]

17 G. Heymans, Z. Psychol. Physiol. Sinnesorg, vol. 11, 31 e 333 (1896).

18 Lipps, op. cit., p. 95.

19 J. P. Richter, op. cit., pt. 2, par. 42.

20 Lipps, op. cit., p. 90.

21 Fischer, op. cit., p. 51.

22 J. von Falke, Lebenserinnerungen (Lipsia 1897).

23 [Heine, Reisebilder, lb. 3, pt. 2: “Die Bäder von Lucca”, cap. 8.]

24 Lipps, Komik und Humor (Amburgo e Lipsia 1898).

25 Questo stesso motto ci occuperà più avanti [cap. 5], e avremo occasione allora di apportare alla trascrizione di Lipps, dalla quale prende le mosse la nostra, una correzione che non tocca però le spiegazioni che seguono qui.

26 K. Fischer, Über den Witz (2a ed., Heidelberg 1889), p. 72.

27 Lo stesso vale per la parafrasi di Lipps.

28 Le sillabe comuni alle due parole sono stampate qui in grassetto e caratteri tra loro diversi distinguono le componenti di ognuna delle due parole. È probabile che la coincidenza di più sillabe nelle due parole offra alla tecnica l’occasione di fabbricare la parola mista.

29 Reisebilder, lb. 2: “Ideen”, cap. 14.

30 [Leopoldo II del Belgio e Cléo de Mérode.]

31 [Traurig significa “triste”; Trauring è un sinonimo di Ehering.]

32 [Questo capoverso e i tre successivi esempi furono aggiunti nel 1912.] A.A. Brill, Freud’s Theory of Wit, J. abnorm. Psychol., vol. 6, 279 (1911).

33 Ho il diritto di farlo? Posso dire se non altro che non sono venuto a conoscenza di questi motti per via di indiscrezione, dal momento che essi sono universalmente noti in questa città (Vienna) e corrono su tutte le bocche. Eduard Hanslick [il famoso critico musicale, 1825-1904] ne ha pubblicato un certo numero sulla “Neue Freie Presse” e nella sua autobiografia. Prego di scusare le deformazioni, quasi inevitabili quando interviene la trasmissione orale, in cui possono essere incorsi gli altri. [Per “signor N.” è probabilmente da intendersi Josef Unger (1828-1913), professore di giurisprudenza e dal 1881 presidente della Corte suprema di giustizia.]

34 [Fadian, che deriva dall’aggettivo fad = insulso, significa “insulsone, noiosaccio”; da confrontare con Faden = filo.]

35 [Qui e nel seguito la parola “riduzione” (Reduktion) e il verbo “ridurre” vanno intesi nell’accezione di “ricondurre alla forma originaria”.]

36 “Abbiamo sentito dire d’una speciale disposizione della marina inglese. Tutti i sartiami della regia flotta, dal più robusto al più sottile, sono tessuti in modo che vi corra internamente un filo (Faden) rosso, filo che non si può estrarre senza sciogliere tutto quanto, e grazie al quale anche dei più piccoli frammenti è possibile riconoscere che appartengono alla corona. Similmente un filo d’amore e di devozione percorre il diario di Ottilia e tutto vi collega e ne caratterizza l’insieme” (pt. 2, cap. 2).

37 Mi basta accennare come questa osservazione, che andrebbe ripetuta continuamente, concordi ben poco con l’affermazione secondo cui l’arguzia è un giudizio giocoso [cap. 1].

38 [Prima del 1925 si leggeva “modificazione sostitutiva”.]

39 [Nota aggiunta nel 1912] Pare che questo giuoco di parole fosse stato già coniato da Heine riferendolo ad Alfred de Musset.

40 Una delle complicazioni della tecnica impiegata in questo esempio sta nel fatto che la modificazione con la quale si sostituisce l’ingiuria omessa va definita un’allusione a quest’ultima, poiché porta ad essa solo passando attraverso un processo deduttivo. Quanto a un altro fattore che complica qui la tecnica, vedi oltre [cap. 3].

41 Nella tecnica di questo motto agisce anche un altro fattore che mi riservo di affrontare più avanti. Esso riguarda il carattere che assume difatto la modificazione (figurazione mediante il contrario [qui, par. 10], controsenso [qui, par. 7]). Niente impedisce alla tecnica arguta di sfruttare più mezzi contemporaneamente, che però possiamo individuare soltanto uno alla volta.

42 [Invece del nome di Kraus (1874-1936), solo nella prima edizione si leggeva: “uno spiritoso scrittore”. Kraus è citato anche qui, par. 11, e in La morale sessuale “civile” e il nervosismo moderno (1908), in questo volume.]

43 [Poiché è al limite tra il motto e l’atto mancato. Vedi la Psicopatologia della vita quotidiana (1901), in OSF, vol. 4, cap. 6.]

44 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. A.]

45 Ibid.

46 [“Mi avete fatto conoscere un giovanotto rosso e stupido, ma non un Rousseau.” Roux-sot, insieme, si pronunciano esattamente come Rousseau.]

47 [Schiller, L’accampamento di Wallenstein, scena 8 del Prologo. Schiller inserì lo sproloquio per suggerimento di Goethe, che nell’ottobre del 1798 inviò a Schiller per modello un volume di Abraham a Santa Clara (1644-1709), celebre predicatore e satirico austriaco.] – Soltanto più avanti [qui, par. 11] potremo vedere che dopo tutto questo motto [su Rousseau] merita un maggiore apprezzamento a causa di un altro fattore.

48 Brill, op. cit. [L’esempio fu aggiunto nel 1912. Le frasi della conversazione sono in italiano anche nel testo originale.]

49 [“Antico? Oh, no.”] Tratto da F. T. Vischer [Aesthetik (3 voll., Lipsia e Stoccarda 1846-57), vol. 1, p. 429] e K. Fischer [op. cit., p. 75].

50 [“Oh no, mai.” Ma in tedesco Onanie = onania.]

51 [Nel 1912 si sarebbe dovuto correggere “quattro”, ma la correzione non fu mai apportata.]

52 La buona qualità di questi motti dipende dall’impiego contemporaneo di un altro mezzo tecnico d’ordine assai superiore (vedi oltre qui, par. 11).

A questo punto vorrei ancora richiamare l’attenzione su un’affinità tra motto e indovinello. Il filosofo Franz Brentano ha messo in versi un tipo di indovinelli in cui occorre indovinare una piccola successione di sillabe che, unite in una parola, o raggruppate in un qualsiasi altro modo, danno una volta un significato e un’altra volta un altro. Per esempio:

...liess mich das Platanenblatt ahnen

[“la foglia di platano mi faceva presentire”. Qui Platanen e blatt-ahnen suonano quasi identici e costituivano nell’indovinello un vuoto da riempire. Tale vuoto, come vedremo sotto, era indicato nell’esposizione dell’indovinello nel modo seguente: “...liess mich das daldaldal-daldaldal”. Risposta: Platanen-blatt ahnen].

Oppure:

wie du dem Inder hast verschrieben, in der Hast verschrieben?

[“quando hai steso la prescrizione all’Indiano, hai fatto un lapsus di scrittura nella fretta?” La pronuncia dei due gruppi di parole in corsivo è identica].

Le sillabe da indovinare erano sostituite nel contesto della frase dal monosillabo riempitivo “dal”, ripetuto tante volte quante sono le sillabe. Un collega del filosofo si prese una spiritosa rivincita su di lui allorché venne a conoscenza del suo fidanzamento in età piuttosto matura, domandando: “Daldaldal daldaldal?” (Brentano, brennt-a-no? [Brentano arde ancora?]).

Che cosa distingue questi indovinelli daldal dai motti su citati? Negli indovinelli la tecnica è un presupposto e bisogna indovinare il testo, mentre nei motti il testo è comunicato e la tecnica resta celata.

[Franz Brentano (1838-1917), delle cui lezioni di filosofia Freud era stato attento uditore durante il suo primo anno d’università a Vienna, aveva pubblicato nel 1879, sotto lo pseudonimo di “Aenigmatias”, un libro di Neue Rätsel (Nuovi indovinelli), contenente campioni di vari tipi di indovinelli, tra cui questi Füllrätsel (indovinelli da riempire) che – secondo l’autore – erano tipici della regione del Meno. Questi indovinelli erano storielle abbastanza particolareggiate che finivano con la frase alla quale fa qui riferimento con qualche libertà Freud.]

53 D. Spitzer, Wiener Spaziergänge I, in Gesammelte Schriften, vol. 1 (Monaco 1912), p. 280. [Spitzer (1835-93) pubblicava sui giornali le sue Wiener Spaziergänge (Passeggiate per Vienna).]

54 [Nota aggiunta nel 1912] Lo stesso può dirsi dell’indovinato motto ripreso da Brill [op. cit.] di Oliver Wendell Holmes: “Put not your trust in money, but put your money in trust” [Non porre la tua fiducia nei soldi, ma poni i tuoi soldi in amministrazione fiduciaria]. Qui si annuncia una contraddizione che poi non giunge. La seconda parte della frase ritratta questa contraddizione. Per il resto è un buon esempio dell’intraducibilità dei motti fondati su questa tecnica.

55 [In italiano nel testo.]

56 [Nota aggiunta nel 1912] Brill [op. cit.] cita un motto di modificazione del tutto analogo: Amantes amentes (gli amanti sono dementi).

57 [Marius Antistius Labeo era un famoso giurista romano vissuto tra il 50 a. C. e il 18 d. C. La traduzione avrebbe dovuto essere: “Labeone dice”, ma il candidato confonde con labeor = io cado.]

58 [Georg Cristoph Lichtenberg (1742-99), scienziato e scrittore.]

59 Shakespeare [Re Enrico quarto, pt. 2, atto 2, scena 4].

60 Heine [Schnabelewopski, cap. 3.]

61 [Il quale era anche medico.]

62 [Da lui inventato. Laringoscopio in tedesco si dice Kehlkopfspiegel, letteralmente: specchio (Spiegel) della laringe.]

63 Fischer, op. cit., p. 80. [“È il primo volo (furto) dell’aquila.”]

64 Ibid. [“Il re non è soggetto.”]

65 Scrive Lipps, op. cit., p. 97: “Dice Heymans: ‘Saphir va a trovare un ricco creditore e alla domanda: ‘Certo Sie kommen um [Lei viene per via dei] 300 fiorini che mi deve’ risponde: ‘No, Sie kommen um [Lei sta per perdere] i 300 fiorini’; così facendo, egli esprime ciò che pensa in una forma perfettamente corretta dal punto di vista linguistico e anche tutt’altro che insolita.’ In realtà succede questo: la risposta di Saphir considerata per sé stessa è ineccepibile. Noi comprendiamo anche ciò che egli vuol dire, cioè che non ha intenzione di pagare il suo debito. Ma Saphir usa le stesse parole usate prima dal suo creditore. Non possiamo quindi fare a meno di intendere queste parole anche nel senso in cui sono state usate dal creditore. E allora la risposta di Saphir non ha più senso. Il creditore non ‘viene’ affatto. E non può neanche venire ‘per via dei’ 300 fiorini, ossia non può venire per portare i 300 fiorini. Inoltre, come creditore, non è affar suo portare ma esigere. Poiché in tal modo le parole di Saphir sono intese simultaneamente dotate e mancanti di senso, nasce la comicità.”

Nella versione che ne dò nel testo, ripetendolo per esteso per ragioni di chiarezza, la tecnica di questo motto è molto più semplice di quello che crede Lipps. Saphir non viene per portare i 300 fiorini, ma per prenderli dal riccone. Perciò cade la discussione su “senso e assurdo” in questo motto.

66 W. Hermann, Das grosse Buch der Witze (Berlino 1904).

67 Per un’analisi ulteriore di questo giuoco di parole, vedi sotto.

68 [Heine, Reisebilder, lb. 1, pt. 1: “Die Harzreise”.]

69 [Colui che, nell’Università di Gottinga, si occupava di mantenere la disciplina tra gli studenti. “Citazione”, poco dopo, è appunto la nota di cattiva condotta.]

70 [Vedi sopra nota 53. Le grandi speculazioni proruppero dopo la guerra franco-prussiana.]

71 [Abschlagen (“rifiutare”) volgarmente significa anche “orinare”, “spander acqua”.]

72 Vedi a questo proposito Fischer, op. cit., p. 85, che propone, per questi motti a doppio senso nei quali i due significati non hanno il medesimo rilievo, ma l’uno soggiace all’altro, il nome di “equivocità”, nome che io ho usato in queste stesse pagine in un altro modo. Simili denominazioni sono questione di convenzione, l’uso linguistico non è ancora preciso.

73 [“Economia, economia, Orazio!” Amleto, atto 1, scena 2.]

74 [Un tale motto era già stato citato qui, par. 3. Traduciamo con “motto fonico”, ossia motto dovuto ad assonanza o a consonanza o a rima, il tedesco Klangwitz.]

75 [Traduzione di Barbara Allason.]

76 L. Hevesi, Almanaccando: Bilder aus Italien (Stoccarda 1888), p. 87.

77 Reisebilder, lb. 2: “Ideen”, cap. 5.

78 Fischer, op. cit., p. 78.

79 [Frédéric Soulié (1800-47), drammaturgo e romanziere.]

80 Fischer, op. cit., pp. 82 sg.

81 Ibid., p. 82.

82 La risposta di Heine è una combinazione di due tecniche argute: diversione più allusione. Egli non dice direttamente: quello è un animale.

83 In vista dell’uso svariato a cui può essere sottoposta, la parola “prendere” è adattissima per creare giuochi di parole, di cui riferisco qui un semplice esempio a mo’ di contrasto col motto di spostamento citato nel testo: “Un noto speculatore di borsa e direttore di banca va a passeggiare con un amico lungo la Ringstrasse di Vienna. Giunto davanti a un caffè fa una proposta: ‘Entriamo e prendiamo qualcosa.’ Ma l’amico lo trattiene: ‘Ma signor Consigliere, c’è gente dentro!’”

84 [Cioè: “medesime parole in accezione ‘piena’ e ‘vuota’”. Nella tabella (qui, par. 4), la sottoclasse f fa parte del secondo gruppo (Impiego del medesimo materiale) e non del terzo (Doppio senso); ma com’è detto qui, par. 3, i due gruppi trapassano l’uno nell’altro.]

85 [Questo termine tipico è introdotto per sottolineare – ricalcando la dizione “lavoro onirico” – la somiglianza dei processi che producono motti o sogni, come già detto sopra (qui, par. 2). L’argomento sarà discusso nel cap. 6.]

86 Per i secondi, vedi capitoli successivi. – Non saranno forse superflue alcune parole di commento. Lo spostamento avviene regolarmente tra un’osservazione e una risposta che prosegue il corso delle idee in direzione diversa da quella iniziata nell’osservazione. Che sia giustificato distinguere lo spostamento dal doppio senso, risulta benissimo dagli esempi in cui si combinano entrambe queste tecniche, là dove il tenore dell’osservazione permette un doppio senso che passa inavvertito a chi l’ha fatta, ma indica alla risposta la strada da seguire per effettuare lo spostamento. (Vedi gli esempi a pagina precedente).

87 [La storiella è ripresa nel cap. 3, par. 3.]

88 [È una citazione dal Certame di Omero ed Esiodo (2° secolo d. C.). – “Fliegende Blätter” (Fogli volanti) era il titolo di un settimanale umoristico.]

89 [Nota aggiunta nel 1912] Una tecnica simile dell’assurdo si ottiene quando il motto vuole mantenere una connessione che sembra esclusa dalle condizioni implicite nel contenuto. Ricade in questa categoria il coltello senza lama, a cui manca il manico di Lichtenberg. Un motto simile è narrato da J. von Falke, Lebenserinnerungen (Lipsia 1897), p. 271: “È questo il luogo dove il duca di Wellington pronunciò quelle famose parole?” – “Sì, il luogo è questo, ma quelle parole non le ha mai pronunciate.”

90 [L’aneddoto sarà ridiscusso nel cap. 7, par. 2.]

91 [“Sbirciato” traduce la parola in dialetto yiddish Kück, che Freud spiega in nota:] Kück, dal tedesco gucken [sbirciare]. – [Freud alluderà a questa storiella in Psicoanalisi e telepatia (1921), in OSF, vol. 9.]

92 [Properzio, Elegie, lb. 2, X. La dizione esatta è: in magnis et voluisse sat est, nelle grandi cose anche il volere è assai.]

93 I due ultimi tratti da Fischer, op. cit., pp. 59 sg.

94 Per descrivere l’“unificazione” meglio di quanto lo consentano gli esempi citati sopra mi servirò della caratteristica relazione negativa, che ho già ricordato [nota 52], tra motto e indovinello, che consiste nel fatto che uno nasconde ciò che l’altro rivela. Molti indovinelli che il filosofo G.T. Fechner fabbricava per passare il tempo quand’era ormai cieco si distinguono per un alto grado di unificazione che dà loro una particolare attrattiva. Si prenda per esempio il bell’indovinello N. 203 del Rätselbüchlein del Dr. Mises [pseudonimo di Fechner] (4a ed. accresciuta, Lipsia senza indicazione dell’anno):

Die beiden ersten finden ihre Ruhestätte
Im Paar der andern, und das Ganze macht ihr Bette.

[Le prime due trovano quiete (risposta: Toten, i morti) nella coppia delle altre (Gräber, tombe), e il tutto (Totengräber, becchino) fa il loro letto.]

Delle due coppie di sillabe da indovinare non si indica altro che una correlazione, e quanto alla parola intera c’è solo il riferimento con la prima coppia.

Oppure vediamo i due esempi seguenti di descrizione mediante relazione con un terzo elemento uguale o poco modificato:

N. 170.
Die erste Silb’ hat Zähn’ und Haare,
Die Zweite Zähne in den Haaren.
Wer auf den Zähnen nicht hat Haare,
Vom Ganzen kaufe keine Ware.

[La prima sillaba ha denti e peli (Ross, cavallo), la seconda ha denti nei peli (Kamm, pettine). Chi non ha peli sui denti (cioè: chi non sa badare ai suoi interessi) dal tutto non compri niente (Rosskamm, mercante di cavalli).]

N. 168.
Die erste Silbe frisst,
Die andere Silbe isst,
Die dritte wird gefressen,
Das Ganze wird gegessen.

[La prima sillaba grufola (Sau, scrofa), la seconda sillaba mangia (Er, egli), la terza è divorata (Kraut, cavolo), il tutto vien mangiato (Sauerkraut, crauti). – Si noti che in tedesco i verbi che indicano “mangiare” sono diversi per gli animali e per gli uomini.]

L’unificazione più perfetta si trova in un indovinello di Schleiermacher di cui non possiamo dire che non sia spiritoso:

Von der letzten umschlungen
Schwebt das vollendete Ganze
Zu den zwei ersten empor.

[Stretto dall’ultima (Strick, corda) il tutto compiuto si libra (Galgenstrick, ribaldo) in cima alle due prime (Galgen, forca).]

La grande maggioranza di tutti gli indovinelli sillabici non ha il pregio dell’unificazione, ossia il contrassegno in base al quale occorre indovinare una sillaba è del tutto indipendente da quello che indica la seconda o la terza sillaba, e anche dall’indizio che serve a indovinare autonomamente la parola completa.

95 Fischer, op. cit., p. 123.

96 K. Überhorst, Das Komische (2 voll., Lipsia 1900), vol. 2.

97 [Fischer, op. cit., p. 107.]

98 [Lipps, op. cit., p. 177.]

99 Menzionato da Fischer, op. cit., pp. 107 sg.

100 Falke, op. cit., p. 271.

101 Secondo un modello dell’Antologia Palatina.

102 [Amleto, atto 1, scena 5.]

103 [Shakespeare, Giulio Cesare, atto 3, scena 2.]

104 [Settimanale umoristico di Monaco.]

105 [“Concettuali” perché distinti dai motti “verbali”, come Freud ripeterà nel cap. 3, par. 1.]

106 [Freud farà di nuovo uso di questo aneddoto nella terza delle Cinque conferenze sulla psicoanalisi (1909, in OSF, vol. 6).]

107 [Qui nell’accezione di “luogo dove si fanno i bagni”. E “nuovi” sta qui per “alla moda”.]

108 [In tedesco: Bagni nuovi = Neue Bäder, e: Scope nuove = Neue Beser. Le sillabe e Be hanno pronuncia simile.]

109 [La distinzione tra i due sarà discussa nel cap. 4, par. 2.]

110 [Re Lear, atto 4, scena 6 (“Every inch a king”).]

111 [X indica qui Karl Kraus, già citato sopra, qui, par. 1.]

112 [Freud citerà questo esempio in una nota del par. 2A del caso dell’uomo dei topi (1909), per mostrare una tecnica simile all’opera nei sintomi ossessivi.]

113 [Il poeta August von Platen (1796-1835), si era attirata l’inimicizia di Heine per una sua satira del movimento romantico. Era un omosessuale sublimato. Gli esempi che seguono sono tratti dai Reisebilder, lb. 3, pt. 2: “Die Bäder von Lucca”, cap. 9.]

114 [Gli esempi vertono tutti su materiale anale. Venere “Urinia”, con la sua superficiale assonanza con l’urina, si riferisce però a “Urania”, l’amore celeste, omosessuale, nel Simposio di Platone; “Gudel” era realmente una nobile e ricca dama di Amburgo, alla quale viene affibbiato il predicato anale del Dreckwall=Bastione degli escrementi.]

115 [Nell’ultimo capitolo, l’undicesimo.]

116 [Lo spostamento su un piccolo o piccolissimo particolare è anche – come Freud riconosce successivamente – un meccanismo caratteristico della nevrosi ossessiva. Vedi le ultime pagine delle Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva (1909), in OSF, vol. 6.]

117 Vedi nota 36.

118 [Romanzero, lb. 3, Jehuda ben Halevy IV.]

119 [Einen Jux will er sich maschen (1842), dell’autore e commediografo austriaco Johann Nestroy (1801-62).]

120 [Freud riprenderà la “rosa dei moventi” di Lichtenberg quasi trent’anni dopo, nella sua lettera a Einstein Perché la guerra? (1932), in OSF, vol. 11.]

121 [Einschläfrig, applicato a “letto” significa “a una piazza”; in altra accezione significa “soporifero”.]

122 [Vedi oltre nota 194.]

123 Vedi la mia Interpretazione dei sogni cit., cap. 6.

124 [In questo capitolo e altrove il vocabolo tedesco Tendenz è usato indifferentemente con riferimento sia alla disposizione d’animo che al motto. Nel primo caso è reso nella nostra traduzione con “tendenza”, nel secondo con “intento”. L’aggettivo che ne deriva, tendenziös (“al servizio di una tendenza”, oppure “che ha un intento”), è divenuto anche nell’uso italiano: “tendenzioso”.]

125 [Letteralmente: rime a scosse. Rime giocose con scambio di consonanti.]

126 [Lessing, Nathan il saggio, atto 4, scena 4.]

127 K. Fischer, Über den Witz (2ª ed., Heidelberg 1889), p. 59.

128 Vedi la mia Psicopatologia della vita quotidiana (1901) in OSF, vol. 4, cap. 6, par. A e cap. 10. [Questa “idea” di Lichtenberg sarà citata ancora nella Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8) fine della lez. 2.]

129 [Le due parole tedesche possono tradursi sia: “al punto culminante del vestirsi”, sia: “più attraente”.] – R. Kleinpaul, Die Rätsel der Sprache (1890).

130 [Fischer, op. cit., p. 20. – Vedi sopra, Introduzione, par. 1.]

131 Vedi i miei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), pubblicati in concomitanza con questo libro [in OSF, vol. 4].

132 La pulsione di contrettazione di A. Moll (Untersuchungen über die Libido sexualis, Berlino 1898). [Vedi i Tre saggi cit., nota 664].

133 È lo stesso meccanismo che domina il lapsus verbale e altri fenomeni di autotradimento. Vedi la Psicopatologia della vita quotidiana cit. [per esempio cap. 5].

134 Lorenzo de’ Medici [nei Canti carnascialeschi. La citazione è in italiano nel testo].

135 Vedi i suoi saggi nella “Politisch-anthropologischen Revue”, vol. 2 (1903). [Da un altro scritto di Ehrenfels Freud prenderà lo spunto per il proprio saggio, di analoga critica, La morale sessuale “civile” e il nervosismo moderno (1908), qui, vedi oltre la nota 356.]

136 [E infatti Freud l’aveva già raccontato come esempio del genere nel cap. 2, par. 6. Questa ripetizione è probabilmente una svista.]

137 [È un termine, come dirà Freud stesso nel cap. 5, di T. Lipps, Komik und Humor (Amburgo e Lipsia 1898), p. 72 e passim.]

138 [Cioè: dispendio di energia psichica, vedi oltre, cap. 5.]

139 [Dieci anni dopo, nei suoi scritti metapsicologici, Freud tornerà a discutere il fatto che “la rappresentazione cosciente dell’oggetto può essere scissa in rappresentazione della parola e della cosa”, e si soffermerà sull’importanza di tale distinzione per la psicopatologia (come accenna poco sotto nel presente testo): vedi in particolare le ultime pagine dell’Inconscio (1915). Ma le sue prime ricerche in questo campo datano dal libro sulle afasie (Zur Auffassung der Aphasien) del 1891.]

140 [Vedi un passo dell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte A, par. 6. Un esempio è nel caso del piccolo Hans (1908), qui oltre, nota 442.]

141 Se mi è consentito anticipare l’esposizione contenuta nel testo, a questo punto posso far luce sulla condizione che sembra stabilire nel linguaggio corrente quando un motto è “ben riuscito” o “mal riuscito”. Se io, servendomi di una parola a doppio senso o poco modificata, prendo una scorciatoia che mi porta da un ordine d’idee a un altro senza che, contemporaneamente, risulti anche un nesso significativo tra quei due ordini d’idee, ottengo un motto “mal riuscito”. In questo motto infelice, l’unico nesso tra le due rappresentazioni disparate è costituito da quell’unica parola che riassume in sé l’arguzia del motto. L’esempio sopra citato del “Home-Roulard” è appunto un caso di questo tipo. Un motto riesce “bene” invece quando l’aspettativa infantile [vedi sopra] è soddisfatta e quando alla somiglianza tra i vocaboli impiegati si accompagna realmente, nello stesso tempo, un’analogia sostanziale di significato, come accade nell’esempio “Traduttore-Traditore” [cap. 2, par. 3]. Le due idee disparate, che in questo caso sono collegate da un’associazione esteriore, hanno anche un’interconnessione significativa, indice di una parentela essenziale. L’associazione esteriore non fa che sostituire la connessione interiore, serve ad annunciarla e a chiarirla. Il “traduttore” non è solo simile nel nome al “traditore”: è anche una sorta di traditore, e merita davvero, per così dire, tal nome.

La differenza che abbiamo esposto qui coincide con la distinzione, che introdurremo già avanti [qui, par. 2], tra “scherzo” e “motto”. Non sarebbe giusto però escludere, da una discussione sulla natura del motto, esempi come quello del “Home-Roulard”. Non appena prendiamo in esame il peculiare piacere del motto, scopriamo che i motti “mal riusciti” non sono affatto male come motti, ossia non sono affatto inadatti a generare piacere.

142 C. Groos, Die Spiele der Menschen (Jena 1899), p. 153.

143 [Goethe, Faust, pt. 1, prima scena dello Studio.]

144 [Allusione alla fuga sentimentale di Louise, moglie del principe ereditario di Sassonia, da lei abbandonato nel 1903.]

145 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 5, parte A, e cap. 7, parte C.]

146 G. T. Fechner, Vorschule der Ästhetik (1876); 2a ed. in 2 voll. (Lipsia 1897), vol. 1, cap. 17. Il titolo del cap. 17 è: “Dei paragoni significativi e spiritosi, giuochi di parole e altri casi che possiedono il carattere del divertimento, della facezia e della ridicolezza.”

147 [Zittersprache è una lingua segreta in cui è caratteristico il suono “zitter”. Anche su questo argomento, vedi l’accenno nell’Interpretazione dei sogni nel punto indicato sopra, nota 140.]

148 [Bierschwefel è la concione tutta da ridere tenuta in birreria.]

149 [Kneipzeitung (= giornale di taverna) indica un rapporto steso per ridere.]

150 [Mefistofele nella cantina di Auerbach (Faust, parte prima).]

151 Groos, op. cit.

152 [Il piacere provato dai bambini a ripetere, accennato in una nota (la 530) della Interpretazione dei sogni cit. (vedi anche oltre, cap. 7, par. 6, in OSF, vol. 5), tornerà a essere discusso solo molto più tardi, nel contesto dell’ipotesi della “coazione a ripetere”; vedi Al di là del principio di piacere (1920, in OSF, vol. 9) par. 5.]

153 R. Kleinpaul, Die Rätsel der Sprache (Lipsia 1890).

154 [Carl Rokitansky (1804-78), fondatore della scuola viennese di anatomia patologica.]

155 Come esempio rivelatore della differenza che passa tra scherzo e motto vero e proprio valga la battuta di spirito con cui un membro del “Ministero borghese” austriaco rispose a un’interrogazione sulla corresponsabilità del gabinetto: “Come potremmo mai einstehen [essere solidali] tra di noi, se non ci possiamo ausstehen [sopportare] tra di noi?” Tecnica: impiego dello stesso materiale con una modificazione (antitetica) di scarso peso. Pensiero logico e pertinente: non vi è solidarietà senza intesa personale. L’antitesi inerente alla modificazione (ein [dentro] - aus [fuori]) corrisponde all’incompatibilità affermata dal pensiero e serve a raffigurarla. – [Il “Ministero borghese” entrò in carica dopo la costituzione del 1867, ma vi restò solo due anni a causa dei dissapori interni. Su di esso vedi anche la nota 423 nell’Interpretazione dei sogni cit.]

156 Fechner, op. cit., p. 51 della 2a ed. Il corsivo è di Fechner.

157 [Una teoria parallela, concernente la grandissima quantità d’affetto talora operante nei sogni, si trova nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte H, par. 5.]

158 [Freud discute abbastanza a lungo il meccanismo del piacere preliminare, nell’atto sessuale, nei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., terzo saggio, par. 1. Lo tratta brevemente, riferito alle opere d’arte, nei saggi Personaggi psicopatici sulla scena (1905) e Il poeta e la fantasia (1907), vedi oltre, in OSF, vol. 5.]

159 Vale la pena di soffermarci ancora brevemente sui motti d’assurdo, che non hanno avuto nella nostra esposizione la considerazione che meritano.

In vista dell’importanza che la nostra concezione attribuisce al fattore del “senso nell’assurdo”, potrebbe forse nascere la tentazione di pretendere che ogni motto debba ricorrere all’assurdità. Ciò non è invece necessario, perché solo il giocare coi pensieri conduce inevitabilmente all’assurdo, mentre l’altra fonte del piacere dell’arguzia, il giuoco di parole, produce solo occasionalmente questa impressione e non provoca regolarmente la critica che vi si ricollega. La doppia radice del piacere dell’arguzia – cioè giocare con le parole e giocare coi pensieri, a cui corrisponde l’importantissima suddivisione tra motti verbali e motti concettuali – è un serio ostacolo per chi voglia formulare concisamente proposizioni generali sul motto. Il giocare con le parole produce un piacere evidente per effetto dei fattori già ricordati del riconoscimento ecc., e pertanto è soggetto a repressione soltanto in misura moderata. Il giuoco eseguito con i pensieri non può essere motivato da un piacere del genere; è votato a una repressione assai energica, e il piacere che esso può dare è soltanto il piacere di essersi sbarazzato di un’inibizione. Possiamo dire conformemente che il piacere dell’arguzia consta di un nucleo di piacere originario di giocare e di un involucro di piacere di sbarazzare. – Naturalmente noi non percepiamo il piacere cagionato dal motto d’assurdo come legato al fatto che siamo riusciti a far palese un’assurdità a dispetto della repressione, mentre ci accorgiamo senz’altro che il giocare con le parole ci procura piacere. – L’assurdo che permane in un motto concettuale acquista secondariamente la funzione di aguzzare, con lo stupore, la nostra attenzione: serve a rafforzare l’effetto del motto, ma solo se è un assurdo così potente che lo stupore possa precedere di un attimo – un momento breve ma percettibile – il comprendimento. Gli esempi del cap. 2, par. 7 hanno mostrato, inoltre, che l’assurdo contenuto nel motto può essere impiegato per esprimere un giudizio contenuto nel pensiero. Neanche questo, tuttavia, è il significato primario dell’assurdo nel motto.

[Aggiunto nel 1912] Possiamo accostare ai motti d’assurdo un certo numero di invenzioni simili al motto, che in mancanza di un termine adeguato potremmo definire “idiozie apparentemente spiritose”. Ve ne sono in quantità; ne addurrò solo due esempi.

Un uomo è a tavola, e quando gli viene servito il pesce tuffa le mani nella maionese e se la cosparge sui capelli. Mentre il vicino lo guarda stupefatto, l’uomo sembra accorgersi dell’errore commesso e si scusa: “Pardon, credevo fossero spinaci.”

Oppure: “La vita è un ponte sospeso”, dice uno. “Come mai?” domanda l’altro. Risposta: “E che ne so!”

Questi esempi estremi agiscono sull’ascoltatore destando l’attesa del motto, così che egli va a cercare dietro all’assurdo il senso nascosto. Ma non lo trova: sono vere assurdità. Profittando di quella vana illusione è stato possibile per un attimo liberare il piacere cagionato dall’assurdo. Questi motti non sono interamente privi di intento: sono un “imbroglio”, procurano un certo piacere al narratore perché frastornano e irritano l’ascoltatore. Questi poi soffoca il dispetto premeditando di diventare a sua volta il narratore.

160 [Heine prese il battesimo a 27 anni.]

161 L. Dugas, Psychologie du rire (Parigi 1902) p. 1. [“Non v’è fatto più triviale e più studiato che il ridere; non ve n’è alcuno che abbia maggiormente la prerogativa di eccitare la curiosità del volgo e quella dei filosofi; alcuno, sul quale si siano raccolte più osservazioni e costruite più teorie, e con tutto ciò non ve n’è alcuno che rimanga più inspiegato. Saremmo tentati di dire con gli scettici che dobbiamo accontentarci di ridere e non cercare di sapere perché ridiamo, tanto più che forse la riflessione uccide il riso e che sarebbe quindi contraddittorio che ne scoprisse le cause.”]

162 H. Spencer, The Physiology of Laughter, Macmillan’s Magazine, marzo 1860; Essays, vol. 2 (Londra 1901).

163 [“Il riso sopravviene naturalmente solo quando la coscienza è inconsapevolmente trasferita da grandi a piccole cose: solo quando vi è quella che potremmo chiamare un’incongruità discendente.”] – Vari punti di questa definizione richiederebbero, in uno studio sul piacere comico, un esame accurato, che è già stato intrapreso da altri autori e che, in ogni caso, non è nei nostri propositi. – Mi sembra piuttosto infelice la spiegazione che dà Spencer del perché lo scarico imbocchi proprio le strade il cui eccitamento dà il quadro somatico del riso. Vorrei offrire un unico contributo al tema, trattato distesamente già prima e dopo Darwin ma mai risolto definitivamente, della spiegazione fisiologica del riso, alla questione cioè di sapere donde derivino o come si possano interpretare le azioni muscolari caratteristiche del riso. A quanto so, la smorfia di contrazione degli angoli della bocca che distingue il riso compare anzitutto nel lattante soddisfatto e sazio quando, addormentandosi, abbandona il petto. Qui, è un moto espressivo genuino, poiché corrisponde alla decisione di non prendere più cibo e raffigura per così dire un “Basta” o anzi “Basta e avanza”. Può darsi che questo senso originario di piacevole sazietà abbia fatto sì che il sorriso, fenomeno fondamentale del riso, mantenga la relazione successiva con i piacevoli processi di scarico.

164 [“Riso è liberazione dal ritegno.”]

165 T. Lipps, Komik und Humor (Amburgo e Lipsia 1898), p. 71.

166 Vedi, nel cap. 8 del libro citato di Lipps, i paragrafi “Sulla forza psichica” ecc. (a questo proposito L’interpretazione dei sogni cit., cap. 7, parte F). – Lipps, op. cit., pp. 123 sgg.: “Vale quindi la proposizione generale: i fattori della vita psichica non sono i contenuti della coscienza ma i processi psichici in sé inconsci. Il compito della psicologia, se non vuole limitarsi a descrivere i contenuti della coscienza, deve allora consistere nell’arguire la natura di questi processi inconsci dallo stato dei contenuti della coscienza e dal contesto in cui si collocano nel tempo. La psicologia dev’essere una teoria di questi processi. Una tale psicologia troverà però ben presto che vi sono parecchi aspetti, in questi processi, che non hanno la loro rappresentanza nei contenuti corrispondenti della coscienza.”

167 [È la tesi poi abbandonata del Progetto di una psicologia (1895), prima stesura di quell’ordinamento rigoroso, secondo una teoria quantitativa, menzionato da Freud.]

168 Il concetto di status nascendi è stato applicato in un contesto un po’ diverso da G. Heymans, Z. Psychol. Physiol. Sinnesorg., vol. 11, pp. 31 e 333 (1896).

169 Vorrei discutere, ancora, un’altra caratteristica interessante della tecnica arguta prendendo le mosse da un motto di spostamento. Un’attrice geniale, Josefine Gallmeyer [soubrette sulle scene viennesi, 1838-84], all’indiscreta domanda “Data di nascita?” avrebbe risposto, col tono di voce di Margherita nel Faust e abbassando pudicamente gli occhi: “A Bruna.” È un vero modello di spostamento; interrogata sull’età, l’attrice risponde indicando il luogo di nascita, anticipa cioè la domanda successiva, e fa capire: preferirei che questa domanda fosse tralasciata. Eppure noi sentiamo che qui il carattere del motto non si esprime limpidamente. L’elusione della domanda è troppo chiara, lo spostamento fin troppo evidente. La nostra attenzione capisce subito che si tratta di uno spostamento voluto. Negli altri motti dello stesso genere lo spostamento è velato, la nostra attenzione è catturata dallo sforzo di individuarlo. Nel motto di spostamento (cap. 2, par. 6), in cui si risponde a chi caldeggia il cavallo da corsa, “E che ci faccio alle sei e mezzo a Presburgo?”, lo spostamento è del pari pronunciato, ma in compenso ha un effetto assurdamente frastornante sull’attenzione, mentre nell’interrogatorio dell’attrice ci accorgiamo subito dello spostamento contenuto nella risposta. – [Aggiunta del 1912] Le cosiddette “domande scherzose”, che quanto al resto possono servirsi delle migliori tecniche, si distinguono in un altro senso dal motto. Ecco un esempio di domanda scherzosa con tecnica di spostamento: “Che cos’è un cannibale che ha divorato padre e madre?” Risposta: “Orfano.” – “E se ha mangiato anche tutti gli altri parenti?” – “Erede universale.” – “E dove potrà mai trovare simpatia un mostro del genere?” – “Nel dizionario, alla lettera S.” Le domande scherzose non sono perciò motti nel senso pieno del termine, perché le risposte spiritose che esigono non possono essere indovinate come invece le allusioni, le omissioni ecc. del motto.

170 [Freud accenna più volte al fatto che molte funzioni si compiono in stato di distrazione. In particolare vedi, per il caso della suggestione ipnotica, Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921), in OSF, vol. 9, par. 10; per il caso della lettura del pensiero, Psicoanalisi e telepatia (1921), ivi. Ricade in questo contesto anche la tecnica della pressione di cui è parola negli Studi sull’isteria (1892-95), in OSF, vol. 1, cap. 4, par. 2.]

171 [Allude alla “elaborazione secondaria”: vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte I. Si noti che nel primo dei Due articoli: “Psicoanalisi” e “Teoria della libido” (1922), in OSF, vol. 9, Freud dirà che l’elaborazione secondaria fa parte del lavoro onirico.]

172 [I dubbi ai quali qui Freud fa un accenno, e che riguardano l’inadeguatezza di una descrizione puramente topica dei processi psicologici, saranno esaminati a fondo soltanto molti anni più tardi, nell’Inconscio (1915), in OSF, vol. 8, parr. 2 e 7.]

173 Oltre che nel lavoro onirico e nella tecnica arguta, sono riuscito a dimostrare l’esistenza della condensazione come processo regolare e importantissimo anche in un altro accadimento psichico, nel meccanismo della dimenticanza normale (non tendenziosa). Impressioni singolari sono difficili da dimenticare; invece impressioni aventi qualche analogia tra di loro sono dimenticate, perché vengono condensate approfittando dei loro punti di contatto. La confusione tra impressioni analoghe è uno dei gradi preliminari della dimenticanza. [Due anni dopo Freud aggiungerà una nota alla Psicopatologia della vita quotidiana cit. (nota 451), ampliando queste osservazioni.]

174 Molti dei miei pazienti nevrotici sottoposti a trattamento psicoanalitico usano regolarmente confermare con una risata il mio successo, quando sono riuscito a indicare fedelmente alla loro percezione cosciente l’inconscio celato, e ridono anche quando il contenuto della rivelazione non giustificherebbe affatto il riso. Questo accade però a condizione che essi si siano avvicinati al materiale inconscio in misura sufficiente per capirlo, quando il medico l’ha indovinato e l’ha loro esposto.

175 [Wilhelm Griesinger (1817-68), fu forse il primo che abbia introdotto il metodo d’esame psicologico nello studio delle malattie mentali e abbia dedicato profonde ricerche anche all’analisi della vita psichica normale. Freud lo cita tre volte nell’Interpretazione dei sogni e lo citerà in altre opere.]

176 Nel far ciò non dobbiamo dimenticare di tener conto della deformazione dovuta alla censura, ancora attiva persino nella psicosi.

177 L’interpretazione dei sogni cit., cap. 7, parte E [ove Freud indica la frase come una citazione, senza darne la fonte.]

178 [In realtà fu Fliess che fece quest’osservazione dopo aver letto le bozze dell’Interpretazione dei sogni. Freud gli rispose direttamente (vedi la lettera dell’11 settembre 1899) e aggiunse una nota all’Interpretazione dei sogni (nota 560), argomentando in modo simile a quello che fa ora qui.]

179 Sulla distinzione tra la frase pronunciata e i gesti (in senso larghissimo) che l’accompagnano si fonda anche quel carattere della comicità che si definisce come “secchezza”.

180 L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte C.

181 Questo singolarissimo modo di procedere, ancora insufficientemente noto, della relazione tra contrari nell’inconscio ha un suo valore per intendere il “negativismo” dei nevrotici e dei malati di mente. (Vedi i due ultimi lavori apparsi su questo argomento: E. Bleuler, Über die negative Suggestibilität, Psychiat.-neurol. Wschr., vol. 6 (1904), e O. Gross, Zur Differentialdiagnostik negativistischer Phänomene, ibid. [inserito nel 1912:] e inoltre la mia recensione Significato opposto delle parole primordiali (1910) [in OSF, vol. 6).] – [Ricorre qui per la prima volta la tesi che la rimozione sia una prima forma del giudizio negativo, tesi che, più volte ripetuta, sarà svolta soprattutto nello scritto La negazione (1925), in OSF, vol. 10.]

182 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte G, par. 3. Tutto l’argomento è sviluppato ivi, parte C].

183 È un’espressione di G. T. Fechner [Elemente der Psychophysik (Lipsia 1860; 2ª ed., 2 voll., 1889), vol. 2, pp. 520 sg.], la quale assume importanza ai fini della mia concezione. [L’espressione di Fechner è citata nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, parte B, là ove si parla della distinzione topica tra processi mentali inconsci e preconsci.]

184 [Vedi nota 159.]

185 In queste pagine ho identificato dovunque l’ingenuità con l’ingenuo-comico, il che non è certo ammissibile nella generalità dei casi. Ma è sufficiente per i nostri scopi studiare i caratteri dell’ingenuità del “motto ingenuo” e nella “scurrilità ingenua”. Allargare l’indagine presupporrebbe l’intenzione di esplorare a fondo, partendo di qui, l’essenza del comico.

186 Anche H. Bergson, Le rire (Parigi 1900), p. 99, respinge con buoni argomenti questa derivazione del piacere comico, innegabilmente influenzata dal desiderio di stabilire un’analogia col riso prodotto dal solletico. – Di ordine ben superiore è la spiegazione del piacere comico offerta da Lipps secondo il quale, e conformemente alla sua concezione della comicità, esso si potrebbe descrivere come un “piccolo particolare inatteso”.

187 Il ricordo di questo dispendio d’innervazione resterà l’elemento essenziale della rappresentazione di questo movimento, e vi saranno sempre nella mia vita psichica modi di pensare nei quali la rappresentazione s’identifica con questo dispendio e solo con esso. In altri contesti può accadere che questo elemento sia sostituito da altri, per esempio dalle rappresentazioni visive dello scopo del movimento, dalla rappresentazione verbale, e in certi tipi di pensiero astratto basterà, invece del contenuto pieno della rappresentazione, un semplice segno.

188 [Questo importante principio è espresso per la prima volta in termini semineurologici nel Progetto di una psicologia cit., cap. 1, par. 18 ed è riesposto (in maniera forse meno perspicua che qui) nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, parte E; sarà ribadito in molti altri scritti successivi, fino agli ultimi anni della ricerca freudiana.]

189 [Vedi qualche accenno a questi concetti nel Progetto di una psicologia cit., cap. 1, parr. 17-19.]

190 [In questo libro Freud usa regolarmente, in casi simili, il termine tedesco Differenz, usato in aritmetica e che gli serve a sottolineare il fatto che si tratta di una differenza “quantitativa”, distinto da Unterschied, che indica la differenza qualitativa. Ove necessario la nostra traduzione sarà talora appunto: differenza quantitativa, o di dispendio.]

191 “Chi non ha testa abbia gambe”, dice il proverbio.

192 Questa costante antiteticità che condiziona il comico – il fatto che ora sia il “troppo”, ora il “troppo poco” a sembrare la fonte del piacere comico – contribuisce non poco a complicare il problema. Confronta T. Lipps, Komik und Humor (Amburgo e Lipsia 1898), p. 47.

193 [Vedi sopra nota 16. Lipps, op. cit., pp. 50 sgg.]

194 Degradation. A. Bain, The Emotions and the Will (Londra, 2a ed. 1865), p. 248, dice: “The occasion of the ludicrous is the degradation of some person or interest, possessing dignity, in circumstances that excite no other strong emotion” [“Occasione del ridicolo è la degradazione di una persona o interesse, rivestiti di dignità, in circostanze che non eccitano alcun altro forte sentimento”]. – [Il termine “degradazione” è stato assunto anche nella lingua italiana e, quindi, è usato anche da noi per tradurre Herabsetzung.]

195 [Terzo accanto all’“elevato” e alla “grandezza somatica”. Nel ragionamento in corso, questo periodo ha valore incidentale.)]

196 “Si chiama quindi motto in genere ogni evocazione cosciente e abile della comicità, sia della comicità immediatamente visibile che di quella che nasce dalla situazione. Naturalmente non possiamo impiegare qui anche questo concetto del motto.” Lipps, op. cit., p. 78. [La stessa citazione in Introduzione, par. 1.]

197 Questo viene al massimo inserito a guisa d’interpretazione da chi lo narra. [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte C.]

198 Ivi, cap. 2, fine [ove tra l’altro è menzionata anche la storia del paiuolo imprestato].

199 [L’aneddoto si ritroverà nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 11, e in L’Io e l’Es (1922, in OSF, vol. 9), par. 4.]

200 [Cioè: la signora di adesso, la favorita del momento.]

201 [Gyula Andrássy (1823-90), ministro austro-ungarico degli affari esteri, curava molto il suo aspetto esteriore.]

202 Vedi la nota 159.

203 Bergson, op. cit.

204 [Per il riferimento a Pascal e le frasi successive vedi] ibid., p. 35.

205 Vedi p. 153 del libro di Groos citato sopra, cap. 4, par. 1.

206 [Julius Stettenheim (1831-1916), giornalista berlinese.]

207 [“Schmock” è il giornalista privo di scrupoli nella commedia Die Journalisten di Gustav Freytag (1816-95).]

208 [Geld wie Heu; equivale all’italiano “denaro a palate”.]

209 [Eine entlaubte Säule; riecheggia eine entleibte Seele (uno spirito disincarnato).]

210 [In tedesco: Mir Papier und Tinte höher zu hängen (appendermi più in alto carta e inchiostro), da: einem den Brotkorb höher hängen (appendere a uno più in alto la cesta del pane), che equivale all’italiano “tenere a stecchetto”.]

211 [In tedesco: den Kürzeren ziehen (tirare la sorte, o la paglia, più corta), corrispondente al nostro “avere la peggior sorte, avere la peggio”, ma non esiste il corrispondente al nostro “avere la meglio”.]

212 [In tedesco: So durchlebte ich dornenvolle Kinderschuhe (così io vissi attraverso scarpe da bambino piene di spini), da: die Kinderschuhe austreten (sfondare le scarpe da bambino).]

213 [Habent sua fata libelli (I libretti hanno il loro destino) è un detto attribuito a Terenzio; “fata Morgana” è termine solamente italiano.]

214 [Vedi la nota 94.]

215 [Vedi nota 169.]

216 F. Kempner, Gedichte (6a ed., Berlino 1891).

217 [Una frase più oltre (qui par. 6), ci aiuta a capire che cosa Freud qui intenda.]

218 “Ridi pure, tanto non ti tocca.”

219 [Schiller, La morte di Wallenstein, atto 2, scena 6. Butler è deciso a tradire l’imperatore. Ottavio Piccolomini lo esorta: “Volete mutare in maledizione la gratitudine che quarant’anni di fedeltà vi han meritato da parte dell’Austria?” Butler allora risponde col verso citato nel testo.]

220 [Come nel caso dei motti osceni, cap. 3, par. 2.]

221 Bergson, op. cit., pp. 68 sgg. [“Forse dovremmo spingere la semplificazione ancora più oltre, risalire ai nostri ricordi più antichi, cercare nei giuochi che divertirono il bambino il primo abbozzo delle combinazioni che fanno ridere l’uomo... Troppo sovente, soprattutto, disconosciamo ciò che è rimasto infantile, per così dire, nella maggioranza dei nostri sentimenti lieti.”]

222 [Vedi nota 192.]

223 [Vedi nota 217.]

224 [Vedi nota 152.]

225 [All’argomento è dedicata la nota 530 nella Interpretazione dei sogni cit.]

226 Il fatto che la fonte del piacere comico stia nel “contrasto quantitativo” insito nel paragone tra grande e piccolo, contrasto che in definitiva esprime anche la relazione essenziale tra il bambino e l’adulto, sarebbe una coincidenza ben strana se il comico non avesse null’altro da spartire con l’infantile.

227 [L’aneddoto sarà ripreso da Freud all’inizio del suo scritto L’umorismo (1927), in OSF, vol. 10.]

228 Il grandioso effetto umoristico di un personaggio come Sir John Falstaff, il grasso cavaliere [descritto da Shakespeare nelle due parti del Re Enrico quarto e nelle Allegre comari di Windsor], si basa sul disprezzo e l’indignazione che ci vengono risparmiati. Pur riconoscendo in lui l’indegno crapulone e avventuriero, la nostra condanna è attenuata da tutta una serie di fattori. Noi capiamo che egli non si giudica diversamente da come lo giudichiamo noi; egli ci colpisce per la sua arguzia, e per di più la sua disgraziata conformazione fisica esercita su di noi un’azione che è tutta a favore di una visione comica della sua persona in luogo di un giudizio serio, quasi che le nostre pretensioni di morale e onore dovessero spuntarsi contro un pancione del genere. I suoi intrighi sono tutto sommato innocui e quasi scusati dalla comica volgarità delle sue vittime. Noi ammettiamo che il pover’uomo possa sforzarsi di vivere e di godere come chiunque altro, e quasi lo compatiamo perché nelle congiunture capitali ci appare come un giocattolo nelle mani di uno che gli è assai superiore. Perciò non possiamo provare rancore contro di lui e accumuliamo tutta l’indignazione che ci fa risparmiare sul piacere comico che egli ci procura altrimenti. L’umorismo di cui è dotato Sir John proviene, a ben vedere, dalla superiorità di un Io a cui né i suoi difetti fisici né le sue deficienze morali possono togliere l’allegria e la sicurezza.

L’ingegnoso cavaliere Don Chisciotte della Mancia invece è una figura che, pur non possedendo nessun umorismo, nella sua serietà ci procura un piacere che potremmo definire umoristico, sebbene nel suo meccanismo sia riconoscibile un’importante deviazione da quello dell’umorismo. Don Chisciotte è in origine una figura puramente comica, un grande fanciullo a cui le fantasie contenute nei suoi libri di cavalleria hanno dato alla testa. È noto che, all’inizio, il suo autore non aveva altre ambizioni che di raffigurarlo così, ma la sua creatura crebbe a poco a poco fino a oltrepassare di molto le sue prime intenzioni. Dopo però che l’autore ebbe dotato quest’uomo ridicolo della saggezza più profonda e delle più nobili intenzioni, facendone il rappresentante simbolico di un idealismo che crede all’attuazione delle sue mete, che prende sul serio i suoi doveri e prende alla lettera le promesse, questo personaggio cessa di essere comico. Come in altri casi il piacere umoristico sorge dall’impedimento di un’eccitazione emotiva, qui sorge dalla perturbazione del piacere comico. Ma con questi esempi ci siamo discostati notevolmente dai casi semplici di umorismo.

229 [Vedi nota 104.]

230 Questo termine è impiegato nell’estetica di F. T. Vischer in tutt’altro senso.

231 Se non temessimo di far violenza al concetto di attesa, potremmo includere nella comicità d’attesa, seguendo il procedimento di Lipps, una vasta provincia del comico. Sennonché proprio i casi verosimilmente più primordiali della comicità, che procedono dalla comparazione di un dispendio altrui con il proprio, meno si adatterebbero a essere così radunati.

232 Possiamo attenerci senz’altro a questa formula, poiché non esclude niente che possa contraddire le nostre discussioni precedenti. La differenza tra i due dispendi deve ricondursi sostanzialmente al dispendio inibitorio risparmiato. La mancanza di questo risparmio di inibizione nel comico e la mancanza del contrasto quantitativo nel motto sarebbero la causa della discrepanza tra il sentimento comico e l’impressione esercitata dal motto, nonostante il loro aspetto conforme consistente nel duplice lavoro rappresentativo per concepire la stessa cosa.

233 Naturalmente non è sfuggita agli studiosi la particolarità del double face. C. Mélinand, Pourquoi rit-on?, Revue des Deux Mondes, vol. 127, 612 (1895), dal quale ho tratto questa espressione, così descrive stringatamente la condizione che genera il riso: “Ce qui fait rire, c’est ce qui est à la fois, d’un côté, absurde et de l’autre, familier” [Fa ridere quello che è contemporaneamente, da un lato, assurdo e dall’altro, familiare]. Questa formula si adatta meglio al motto che al comico, ma non esaurisce del tutto neanche il primo. – Bergson, op. cit., p. 98, definisce la situazione comica mediante la “interférence des séries”: “Une situation est toujours comique quand elle appartient en même temps à deux séries d’événements absolument indépendantes, et qu’elle peut s’interpréter à la fois dans deux sens tout différents” [Una situazione è sempre comica quando appartiene contemporaneamente a due serie assolutamente indipendenti di avvenimenti, e se può interpretarsi nel tempo stesso in due sensi totalmente diversi]. – Per Lipps la comicità è “la grandezza e la meschinità di una medesima cosa”.

234 [Il soggetto dell’umorismo ritorna in Freud soltanto molti anni dopo, nello scritto L’umorismo cit., che riflette la sua concezione definitiva della struttura della psiche.]

Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell’etiologia delle nevrosi

235 [L’espressione, poco frequente, “nevrosi semplici” ricorre ad esempio in Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa (1896, in OSF, vol. 2), vedi par. 1. Più oltre, in questo stesso saggio, Freud le chiamerà anche nevrosi “comuni”, nevrosi “attuali” – per cui vedi La sessualità nell’etiologia delle nevrosi (1898, ivi) – e nevrosi “schiette”.]

236 [La famosa Anna O. degli Studi sull’isteria.]

237 [A parte un breve cenno nei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), secondo saggio, cap. 4 (in OSF, vol. 4) – (per un riassunto di tutta la questione, vedi l’Avvertenza editoriale a quello scritto) – è questa la prima ammissione pubblica, da parte di Freud, del suo cambiamento d’opinione circa l’importanza relativa delle esperienze traumatiche e delle fantasie inconsce nel corso dell’infanzia. Tuttavia la sua lettera a Fliess del 21 settembre 1897 mostra che egli si era reso conto dell’errore già non molto tempo dopo le sue prime comunicazioni. L’effetto che ebbe su di lui la scoperta di aver sbagliato è narrato vivacemente in Per la storia del movimento psicoanalitico (1914) par. 1 (in OSF, vol. 7), e nell’Autobiografia (1924) par. 3 (in OSF, vol. 10).]

238 [Per questa supposizione vedi L’ereditarietà e l’etiologia delle nevrosi (1896) par. 2 (in OSF, vol. 2), e Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa (1896) par. 2 e nota 333 (ivi).]

239 [Freud ritornerà sull’argomento in La disposizione alla nevrosi ossessiva (1913, in OSF, vol. 7), e anche in seguito non cesserà mai di alludervi.]

240 [Per il termine “rimozione” vedi Le neuropsicosi da difesa (1894) par. 1, nota 140 (in OSF, vol. 2). Freud riprenderà il termine “difesa” in Inibizione, sintomo e angoscia (1925) cap. 11, par. Ac (in OSF, vol. 10), come atto a indicare un concetto più vasto, di cui la rimozione è una forma particolare.]

241 [Vedi il Frammento di un’analisi d’isteria (1901) cap. 4 (in OSF, vol. 4), e i Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), terzo Saggio, cap. 2 (ivi).]

Personaggi psicopatici sulla scena

242 [Il tema sarà ripreso agli inizi del saggio Il poeta e la fantasia (1907), vedi oltre, in OSF, vol. 5.]

243 [La figura dell’eroe nella tragedia greca è discussa da Freud in Totem e tabù (1912-13) cap. 4, par. 7 (in OSF, vol. 7).]

244 [La prima trattazione di Freud dell’Amleto si trova nella lettera a Fliess del 15 ottobre 1897 ed è poi sviluppata nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 5, parte D, par. β.]

245 [Lessing, Emilia Galotti, atto 4, scena 7. La stessa citazione compare già nella Minuta teorica H (1895, in OSF, vol. 2).]

246 [Hermann Bahr (1863-1934), scrittore e critico letterario austriaco. L’argomento trattato in questa commedia è la doppia personalità dell’eroina che è incapace, nonostante ogni sforzo, di sfuggire all’attrazione fisica di un uomo di cui è succube.]

247 [Sul piacere preliminare vedi sopra, nota 158.]

248 [Un altro breve commento di Freud sull’uso del materiale psicopatologico in opere letterarie si troverà nel suo scritto dell’anno successivo (1906) dedicato alla Gradiva: vedi oltre, cap. 2.]

Diagnostica del fatto e psicoanalisi

249 [Come poco sopra il nome di Jung per la prima volta è citato da Freud in uno scritto destinato alla stampa, così questa è la prima comparsa del termine “complesso” in senso specifico. Ma sui precedenti di questa parola vedi la Psicopatologia della vita quotidiana (1901), nota 200 (in OSF, vol. 4).]

250 C. G. Jung, Die psychologische Diagnose des Tatbestandes (Halle 1906) [La diagnosi psicologica del fatto, in “Opere di C. G. Jung” (edizione Boringhieri) vol. 2].

251 A. Adler, Drei Psycho-Analysen von Zahleneinfällen und obsedierenden Zahlen, Psychiat.-neurol. Wschr., vol. 7, 263 (1905). [Uno di questi esempi fu inserito da Freud nel 1907, come aggiunta, nella Psicopatologia della vita quotidiana cit., cap. 12.]

252 Secondo Jung, op. cit. [Vedi a questo proposito una nota aggiunta nel 1907 alla Psicopatologia della vita quotidiana cit., cap. 12.]

253 Breuer e Freud, Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1).

254 [Vedi sopra, il punto 2.]

255 [Vedi sopra, il punto 1.]

256 Vedi la mia Interpretazione dei sogni (1899) cap. 7, parte A [in OSF, vol. 3.]

257 [Vedi sopra il punto 4.]

258 [Vedi un commento di Freud molto più tardo, nella Perizia della Facoltà medica nel processo Halsmann (1930, in OSF, vol. 11).]

Il delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen

259 Questo volume fu poi ripubblicato come vol. 2 di: S. Freud, Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio (Boringhieri, Torino 1969).

260 Ne è stata data la versione italiana nel Commento di Musatti nel citato volume Saggi sull’arte ecc., vol. 2, pp. 250 sgg.

261 Vedi il Commento citato, pp. 257-71.

262 Vedi le Minutes of the Vienna Psychoanalitic Society, vol. 1 (International Universities Press, New York 1962), da cui sono state tratte le versioni in lingua italiana delle sedute del 4 e dell’11 dicembre 1907, pubblicate sotto il titolo Per la storia della psicoanalisi in “Rivista di Psicoanalisi” (1970) 79 sgg.

263 Vedi la Minuta teorica N (1897, in OSF, vol. 2) a proposito di Goethe e Shakespeare, la lettera a Fliess del 15 ottobre 1897 a proposito dell’Edipo re e dell’Amleto, le lettere a Fliess del 20 giugno e del 7 luglio 1898 per lo scrittore svizzero Conrad Ferdinand Meyer, L’interpretazione dei sogni (1899) cap. 5, parte D, par. β (in OSF, vol. 3), ancora per l’Edipo re e l’Amleto, e infine lo scritto Personaggi psicopatici sulla scena, sempre per l’Amleto (qui, sopra). Tutti questi brani sono stati riuniti nei citati Saggi sull’arte ecc., vol. 1, pp. 15-41.

Su C. F. Meyer fu tenuta il 4 dicembre 1907, alla Società psicologica del Mercoledì, una relazione di Isidor Sadger poi pubblicata nel 1908 in “Grenzfragen des Nerven- und Seelenlebens” – per questa raccolta periodica vedi l’Avvertenza editoriale a Il sogno (1900, in OSF, vol. 4) – alla quale seguì un’assai vivace discussione, con intervento dello stesso Freud (vedi il citato articolo Per la storia della psicoanalisi, pp. 82-86).

264 Freud, L’interpretazione dei sogni cit.

265 [Confronta l’Amleto, atto 1, scena 5.]

266 [Jung. Confronta l’Avvertenza editoriale.]

267 [Vedi notizie su questo bassorilievo, riprodotto poco oltre qui, nella Postilla alla seconda edizione e nella nota 301.]

268 [I rimandi di pagina (in parentesi tonde) alla novella di Jensen si riferiscono alla traduzione italiana di C. L. Musatti inclusa nel volume: S. Freud, Saggi sull’arte, la letteratura e il linguaggio (Boringhieri, Torino 1969), vol. 2.]

269 [La derivazione del nome sarà spiegata qui, par. 2.]

270 [Il Tempio di Apollo.]

271 [“Ingresso” è in italiano nel testo. Del pari Freud nominerà in italiano la “Casa del Fauno”, la “Strada consolare” e, molte volte, l’“Albergo del Sole”.]

272 [Gradiva, p. 53.]

273 [Lo zoologo Theodor Eimer (1843-98), professore a Tubinga.]

274 [Vedi L’interpretezione dei sogni cit., cap. 7, parte E; esempi in Il sogno cit. (par. 4).]

275 [Orazio dice propriamente nelle Epistole, 1,20,24: “Naturam expellas furca, tamen usque recurret” (Anche se cacci la natura con la forca, continuerà a ritornare).]

276 [Pittore e incisore belga (1833-98).]

277 [In italiano nel testo.]

278 [La radice germanica “bert” (o “brecht”) ha in sé il significato di “rilucere”, e “gang” di “andare”.]

279 [Freud stesso ricorrerà più volte, in seguito, al paragone di Pompei riferito alla rimozione. Vedi ad esempio Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva (1909) par. 1D (in OSF, vol. 6).]

280 [Per la premessa inverosimile del Re Lear, vedi la fine del Motivo della scelta degli scrigni (1913, in OSF, vol. 7).]

281 [Vedi a questo proposito lo scritto sopra riportato: Personaggi psicopatici sulla scena (1905).]

282 Il caso di Norbert Hanold dovrebbe in realtà essere definito come delirio isterico, e non paranoico. In esso non vi sono gli elementi caratteristici della paranoia.

283 [Le opinioni di Binet erano state riportate da Freud nei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), primo saggio, par. 2, sottopar. A (in OSF, vol. 4). Ivi, nel 1920, egli aggiunse una nota avanzando delle critiche. Per l’indicazione di altri scritti di Freud in cui egli tornerà sul feticismo, vedi ivi, nota 632.]

284 [Per una successiva discussione più elaborata e in parte diversa di questi concetti vedi, ad esempio, L’inconscio (1915) parr. 3 e 4 (in OSF, vol. 8).]

285 Vedi l’importante lavoro di E. Bleuler, Affektivität, Suggestibilität, Paranoia, e la raccolta di C. G. Jung, Diagnostische Associationsstudien, pubblicati entrambi a Zurigo, 1906. [Aggiunto nel 1912] L’autore deve ora, nel 1912, correggere come inattuale l’affermazione contenuta nel testo. Il movimento psicoanalitico, da lui promosso, ha avuto un ampio sviluppo e si sta estendendo sempre più.

286 Vedi, dell’autore, la Raccolta di brevi scritti sulla teoria delle nevrosi 1893-1906 [si veda soprattutto Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa (1896, in OSF, vol. 2)].

287 Confronta Frammento di un’analisi d’isteria (1901, in OSF, vol. 4).

288 Breuer e Freud, Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1).

289 Sante De Sanctis, I sogni (Torino 1899). [Vedi l’Interpretazione dei sogni cit., cap. 1, parte H.]

290 [Vedi ibid., cap. 5, parte C.]

291 [Vedi osservazioni di questo tipo ibid., cap. 5, parte A, sottopar. 5 e cap. 6, parte E, sottopar. 9, e nei primi commenti al sogno dell’Uomo dei lupi in Dalla storia di una nevrosi infantile (1914, in OSF, vol. 7) par. 4.]

292 [L’interpretazione dei sogni cit., cap. 5, parte A, sottopar. 5 e cap. 6, parte E, sottopar. 9.]

293 Vedi il mio scritto Legittimità di separare dalla nevrastenia un preciso complesso di sintomi come “nevrosi d’angoscia” (1894, in OSF, vol. 2). Vedi anche L’interpretazione dei sogni cit., cap. 4 e cap. 7, parte D.

294 [Vedi sopra, cap. 1.] Gradiva, p. 64: “No, parlato no..., ma ti ho chiamata quando ti sei messa a dormire: ed ero poi vicino a te...; il tuo volto era bello e immobile come il marmo. Posso rivolgerti una preghiera?... Posalo ancora sul gradino allo stesso modo...”

295 [Confronta le ultime parole – che in maniera simile ricorrevano già alla fine del cap. 2 – con la frase d’apertura dell’Interpretazione dei sogni.]

296 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 2.]

297 [Ibid., cap. 6, parte E.]

298 [Ibid. , cap. 6, parte C.]

299 [Vedi Psicopatologia della vita quotidiana (1901) nota 426 (in OSF, vol. 4).]

300 [L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte G, par. 1.]

301 F. Hauser, Disiecta membra neuattischer Reliefs, Jh. österr. archäol. Inst., vol. 6, 79 (1903).

302 [Hauser, nell’articolo citato, considera i bassorilievi copie romane di originali greci della seconda metà del quarto secolo a. C. Oggi il bassorilievo della “Gradiva”, completato con altri frammenti, è collocato, nello stesso Museo Chiaramonti, nello scompartimento VII/2 e porta il numero 1284.]

Azioni ossessive e pratiche religiose

303 Vedi L. Löwenfeld, Die psychischen Zwangerscheinungen (Wiesbaden 1904). [Si veda la recensione che, di questo libro, Freud aveva scritto nel 1904 (in OSF, vol. 4).]

304 [Melusina, nella leggenda medievale, è una fata che una volta la settimana si trasforma nascostamente in serpente. Goethe ne trasse la fiaba La nuova Melusina, inclusa negli Anni di peregrinazione di Wilhelm Meister.]

305 Vedi la mia “Raccolta di brevi scritti sulla teoria delle nevrosi” [confronta sopra].

306 [Confronta l’espressione latina per la separazione legale: “separatio a mensa et toro”.]

307 [Freud ridiscuterà abbastanza a lungo questo caso nell’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8), lez. 17.]

308 [Compare qui per la prima volta esplicitamente il concetto di senso inconscio di colpa, che più tardi Freud approfondirà in più occasioni: vedi ad esempio l’inizio dell’ultimo capitolo di L’Io e l’Es (1922, in OSF, vol. 9). La strada per giungere a questo concetto era aperta da tempo; vedi Le neuropsicosi da difesa (1894, in OSF, vol. 2), par. 2.]

309 [Freud introduce qui per la prima volta il termine “moto pulsionale” (Triebregung), che userà poi correntemente. Nel far ciò egli ne chiarisce anche, qui e poco sotto, l’accezione: “la componente di una pulsione”.]

310 [È qui adombrato il concetto di “controinvestimento”, che sarà sviluppato nello scritto L’inconscio (1915, in OSF, vol. 8) par. 4.]

311 [Il termine “istanza” (che ricalca il tedesco Instanz) – per indicare le strutture che si formano nell’apparato psichico – era stato usato per la prima volta da Freud nell’Interpretazione dei sogni (1899) cap. 4 (in OSF, vol. 3), ove era esplicita l’analogia col suo significato giuridico (Instanz propriamente ha il significato di “potestà giudicante”, “giurisdizione”).]

312 Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte B.

313 [Freud aveva già descritto questo meccanismo nel Motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905), vedi sopra cap. 2, par. 12.]

314 [Freud svilupperà questo concetto l’anno successivo nello scritto La morale sessuale “civile” e il nervosismo moderno (1908), vedi oltre.]

Istruzione sessuale dei bambini

315 Multatuli-Briefe, 2 voll. (Francoforte 1906), vol. 1, p. 26 [Multatuli, in latino: “sopportai molte cose”, era lo pseudonimo dello scrittore olandese E. D. Dekker (1820-87).]

316 [H. Ellis, Auto-Erotism; a Psychological Study, Alien. & Neurol., vol. 19, 260 (1898).]

317 [Nelle edizioni prima del 1924 il nome assegnato al bambino era “il piccolo Herbert”.]

318 [Nota aggiunta nel 1924] Circa il successivo sviluppo della nevrosi di questo “piccolo Hans” e circa la sua guarigione, vedi [qui oltre] l’Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (1908).

319 [Di solito, in questi anni, Freud asseriva che il problema della provenienza dei bambini impegnava per primo il pensiero durante l’infanzia. Vedi oltre lo scritto sulle Teorie sessuali dei bambini (1908) e il citato caso del piccolo Hans, cap. 3, par. 2; lo affermava ancora nel 1914, in un’aggiunta ai Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), secondo saggio, par. 5 (in OSF, vol. 4). Nel presente testo invece lo considera un problema successivo, e questa opinione egli tornerà a sostenere, soprattutto riguardo alle femmine, in una nota dello scritto Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi (1925, in OSF, vol. 10).]

320 [Nota aggiunta nel 1924] La mania ossessiva di rimuginare cedette peraltro il posto, alcuni anni dopo, a una demenza precoce.

321 [Freud riprenderà l’argomento delle domande rimaste senza risposta nello scritto Teorie sessuali dei bambini (1908), vedi oltre.]

322 [Freud lo fece l’anno successivo in ibid.]

323 [E. Eckstein, Die Sexualfrage in der Erziehung des Kindes (Lipsia 1904).]

324 [La cresima, o l’atto analogo nel culto protestante, dopo i dodici anni.]

Risposta a un questionario sulla lettura e sui buoni libri

325 [Weyer (Wierus) nel suo libro De praestigiis daemonum et incantationibus ac veneficiis libri V (Basilea 1563) affermò coraggiosamente che le streghe sono soltanto persone malate. Il libro ebbe grandissimo successo e fu presto tradotto in tedesco.]

326 [Vedi sopra la nota 315.]

327 [Kipling, Il libro della giungla; France, Sulla pietra bianca; Keller, La gente di Seldwyla; Meyer, Gli ultimi giorni di Hutten; Macaulay, Saggi; Gomperz, I pensatori greci; Twain, Bozzetti.]

Il poeta e la fantasia

328 [Vedi sopra Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905), cap. 7, par. 7.]

329 [Allusione alle parole del Tasso nella tragedia omonima di Goethe (scena finale):

E mentre si fa muto l’uomo nel suo tormento,

Un dio donava a me virtù di dire il mio cordoglio.]

330 Vedi la mia Interpretazione dei sogni (1899).

331 [“Nulla ti può accadere.” La frase va intesa come detta dall’eroe a sé medesimo. È tratta dai Kreuzelschreiber (1872) di Ludwig Anzengruber (Vienna 1839-89), drammaturgo e novelliere.]

332 [Freud aveva già espresso un’idea simile nella lettera a Fliess del 7 luglio 1898, a proposito della novella Le nozze del monaco di Conrad Ferdinand Meyer: “Essa illustra magnificamente un’azione che più tardi negli anni viene prendendo corso nella formazione fantastica, il ritorno della fantasia da una nuova esperienza a un tempo antico, per modo che i nuovi personaggi formano una fila ininterrotta con quelli del passato e ne forniscono i modelli.”]

333 [Vedi nota 158, in OSF, vol. 5.]

Fantasie isteriche e loro relazione con la bisessualità

334 Vedi J. Breuer e S. Freud, Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1); Pierre Janet, Névroses et idées fixes (2 voll., Parigi, 2a ed. 1898), vol. 1; Havelock Ellis, Studies in the Psychology of Sex, vol. 1 (1a ed., “Lipsia” (ma è Londra) 1899; 3a ed., Filadelfia 1910); S. Freud, L’interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3); A. Pick, Jb. Psychiat. Neurol., vol. 14, 280 (1896).

335 Dello stesso parere è Ellis, op. cit., pp. 185 sgg. [3a ed.].

336 Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte I. – [Tutto questo capoverso ripete in maniera più succinta ciò che Freud aveva detto nello scritto precedente.]

337 [Cioè non ristretto allo sfregamento manuale.]

338 Vedi Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), primo saggio, par. 1B (in OSF, vol. 4).

339 Lo stesso vale per la relazione tra i pensieri onirici “latenti” e gli elementi del contenuto onirico “manifesto”. Vedi il capitolo 6, sul “lavoro onirico”, nell’Interpretazione dei sogni dell’autore.

340 [Per questo termine vedi Studi sull’isteria cit., nota 162.]

341 [Questa definizione si trova già nella lettera a Fliess del 30 maggio 1896 e nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, parte C (ove Freud aggiunse nel 1909 un rimando al presente scritto).]

342 I. Sadger, Die Bedeutung der psycoanalytischen Methode nach Freud, Zbl. Nervenheilk. Psychiat, N.S. vol. 18, 41 (1907), ha scoperto di recente e in modo indipendente, mediante proprie psicoanalisi, la proposizione qui discussa, ma ne sostiene peraltro la validità generale.

343 Vedi Tre saggi sulla teoria sessuale cit. [ad esempio primo saggio, par. 4 e terzo saggio, par. 4].

344 [Il caso sarà ancora citato tra poco nello scritto Osservazioni generali sull’attacco isterico (1908), vedi oltre.]

Carattere ed erotismo anale

345 Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), secondo saggio, par. 4 (in OSF, vol. 4).

346 [Per quanto segue si vedano soprattutto il primo saggio, par. 5, e il secondo saggio, par. 1.]

347 [Prima del 1924 si leggeva qui: “quattro”.]

348 Poiché proprio le osservazioni sull’erotismo anale del lattante nei Tre saggi sulla teoria sessuale hanno scandalizzato in modo particolare qualche lettore poco avveduto, mi si consenta di inserir qui un’osservazione che debbo a un paziente molto intelligente: “Un conoscente che ha letto i Tre saggi parla del libro e lo approva completamente; soltanto un brano – quantunque nella sostanza egli naturalmente accetti e intenda anch’esso – gli era apparso tanto grottesco e comico che s’era dovuto fermare e ci aveva riso su per un quarto d’ora. Questo brano dice: ‘Uno dei più evidenti segni premonitori di eccentricità o nervosismo in età più matura è che un lattante si rifiuti ostinatamente di vuotare l’intestino quando è messo sul vaso, dunque quando lo vuole la persona che ne ha cura, e riservi perciò al suo capriccio questa funzione. Naturalmente ciò che gli importa non è di sporcare il letto; si preoccupa soltanto di non lasciarsi sfuggire il piacere che accompagna la defecazione’ [ivi, secondo saggio, par. 4]. La rappresentazione di questo lattante seduto sul vaso, che sta meditando se debba lasciare che si compia una tale limitazione del suo libero arbitrio personale e che inoltre si preoccupa che non gli venga sottratto il piacere connesso alla defecazione, aveva eccitato la sua sfrenata ilarità. Circa, venti minuti dopo, a merenda, il mio conoscente incomincia improvvisamente a dire: ‘Di’, mi viene in mente, giusto perché vedo il cacao davanti a me, un’idea che ho sempre avuto da bambino. Mi immaginavo sempre di essere il fabbricante di cacao Van Houten (egli pronunciava Van Hauten) e di avere uno speciale segreto per la preparazione di questo cacao; tutti cercavano di carpirmi questo segreto capace di rendere felice il mondo, che io custodivo gelosamente. Perché proprio sono andato a pensare a Van Houten, non so. Probabilmente son rimasto particolarmente impressionato dalla sua pubblicità.’ Ridendo, e senza collegarvi ancora un più particolare significato, esclamai: ‘Wann haut’n die Mutter?’ [Quand’è che la mamma ti picchia?] Solo un po’ più tardi mi resi conto che il mio giuoco di parole conteneva effettivamente la chiave di questo ricordo infantile, emerso così improvvisamente e che ora comprendevo come magnifico esempio di una fantasia di copertura, la quale, conservando l’elemento essenziale (il processo nutritivo) e sulla base di associazioni fonetiche (cacao [cacao/cacca], Wann haut’n [Van Houten/ti picchia perché non la fai]), acqueta il senso di colpa mediante una completa inversione del contenuto del ricordo (spostamento dal di dietro al davanti del corpo; l’escrezione che si tramuta nell’assunzione di cibo; ciò di cui ci si vergogna e che si deve nascondere che diventa il segreto capace di rendere felice il mondo). Per me era interessante il modo come di fronte a una ripulsa da parte sua, che aveva assunto in realtà il carattere attenuato di una critica formale, sia venuta al soggetto, indipendentemente dalla sua volontà, un quarto d’ora più tardi, emergendo dal suo stesso inconscio, la più diretta delle dimostrazioni.”

349 [Verso la fine dell’atto terzo, quando un trombettiere intima la resa a Götz. Goethe attutì l’espressione nella tarda edizione teatrale del dramma.]

350 [Su quest’uso linguistico Freud si era già soffermato nella lettera a Fliess del 22 dicembre 1897 e nell’Interpretazione dei sogni (1899) cap. 5, parte B (in OSF, vol. 3).]

351 Confronta la possessione isterica e le epidemie demoniache. [Freud svilupperà l’argomento nel par. 3 di Una nevrosi demoniaca nel secolo decimosettimo (1922, in OSF, vol. 9).]

352 [Termine volgare con cui si indicava un ricco spendaccione. Questo epiteto e la trasformazione dell’oro delle streghe in sterco accennata sopra sono già citati nella lettera a Fliess del 24 gennaio 1897. Esempi, derivati dal folklore, di scoperte di tesori collegate con la defecazione in Sogni nel folklore (1911, in OSF, vol. 6).]

353 A. Jeremias, Das alte Testament im Lichte des alten Orients (Lipsia 1904) p. 115 n.: “Mamon (Mammone) è in babilonese Man-man, un secondo nome di Nergal, il dio del mondo sotterraneo. L’oro è secondo un mito orientale, che è passato nelle saghe e nelle favole popolari, sterco dell’inferno.”

354 [Per lo stesso fenomeno nei sogni, vedi un capoverso aggiunto nel 1908 per l’edizione del 1909 dell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte F.]

355 [Dopo questo accenno – il primo nei suoi scritti – Freud menzionerà ancora qua e là il rapporto tra erotismo urinario e ambizione: si vedano ad esempio una frase aggiunta nel 1914 all’Interpretazione dei sogni, cap. 5, parte B, e una nota aggiunta nel 1920 ai Tre saggi sulla teoria sessuale, Riepilogo. In una lunga nota nel Disagio della civiltà (1929, in OSF, vol. 10), par. 3, egli avvicinerà la presente dottrina alle altre sue scoperte concernenti l’enuresi, e cioè l’associazione simbolica di essa col fuoco e la sua importanza come equivalente infantile della masturbazione.]

356 [Freud scrisse poco sul “carattere” e sul meccanismo della sua formazione. Ricordiamo una frase nei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Riepilogo, alcune osservazioni al punto c) di La disposizione alla nevrosi ossessiva (1913, in OSF, vol. 7), e soprattutto la discussione in L’Io e l’Es (1922 in OSF, vol. 9), prime pagine del par. 3, ripresa assai brevemente in Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932, in OSF, vol. 11) lez. 32.]

La morale sessuale “civile” e il nervosismo moderno

357 C. von Ehrenfels, Sexualethik, nelle “Grenzfragen des Nerven- und Seelenlebens” dirette da L. Löwenfeld, N. 56 (Wiesbaden 1907). [Christian von Ehrenfels (1859-1932), filosofo, professore a Praga.]

358 Ibid., pp. 32 sgg.

359 Ibid., p. 35.

360 W. Erb, Über die wachsende Nervosität unserer Zeit (Heidelberg 1893).

361 L. Binswanger, Die Pathologie und Therapie der Neurasthenie (Jena 1896).

362 [George M. Beard (1839-83), neurologo americano; coniò il termine “nevrastenia”.]

363 R. von Krafft-Ebing, Nervosität und neurasthenische Zustände (Vienna 1895).

364 Vedi la mia “Raccolta di brevi scritti sulla teoria delle nevrosi” [confronta sopra.]

365 [Il “sacro” è definito, su queste linee, già nella Minuta teorica N cit.]

366 Vedi i miei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., secondo saggio, par. 6.

367 [Per questo paragone assai caro a Freud vedi i Tre saggi sulla teoria sessuale cit., nota 654.]

368 [Vedi oltre nota 378.]

369 [Vedi sopra, Istruzione sessuale dei bambini.]

370 [P. J. Moebius, Über den physiologischen Schwachsinn des Weibes (5a ed., Halle 1903).]

371 [Vedi sopra nota 42.]

372 [Freud tornerà sull’argomento di questo capoverso in Contributi a una discussione sull’onanismo (1912, in OSF, vol. 6).]

373 [Vedi Tre saggi sulla teoria sessuale cit., primo saggio, par. 2.]

Prefazione a “Stati nervosi d’angoscia e loro trattamento” di Wilhelm Stekel

374 [È la prima volta che compare questo termine in uno scritto di Freud. Vedi dopo, nel caso del piccolo Hans (1908), cap. 3, par. 2.]

Osservazioni generali sull’attacco isterico

375 [Così in una nota aggiunta in questo stesso anno 1908 per l’edizione del 1909 dell’Interpretazione dei sogni (1899), cap. 6, parte I (in OSF, vol. 3).]

376 [Vedi due capoversi e una nota aggiunti per l’edizione del 1909 dell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte C, che riguardano questo punto e il successivo punto 4.]

377 [La distinzione di questi due fattori sarà ripresa negli scritti metapsicologici del 1915: vedi La rimozione, e L’inconscio (in OSF, vol. 8), par. 4.]

378 [L’espressione, poi classica, “fuga nella malattia” compare qui per la prima volta, ma il concetto è antico: nelle Neuropsicosi da difesa (1894, in OSF, vol. 2) par. 3 già si parla di “fuga nella psicosi” (e vedi sopra, in La morale sessuale “civile” e il nervosismo moderno). Quanto al chiarimento e alla storia del concetto di “tornaconto della malattia”, qui già presente in altre parole e distinto per la prima volta in tornaconto “primario” e “secondario”, rimandiamo alla nota aggiunta nel 1923 al Frammento di un’analisi d’isteria (1901) cap. 1 (in OSF, vol. 4). Il termine “tornaconto” della malattia ricorrerà nel caso del piccolo Hans (vedi oltre cap. 3, par. 2) e quello “tornaconto secondario” della malattia sarà introdotto in Inizio del trattamento (1913, in OSF, vol. 7).]

379 [In una frase della Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8) lez. 25, Freud definisce l’attacco isterico “il sedimento di una reminiscenza” e dice che gli affetti normali si costruiscono anch’essi secondo questo modello.]

380 [Termine di Breuer. Vedi Studi sull’isteria (1892-95), cap. 3, par. 4 (in OSF, vol. 1).]

381 [Epilessia, e relazione tra epilessia e isteria, saranno discusse in Dostoevskij e il parricidio cit.]

382 Vedi i miei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), terzo saggio, par. 4 (in OSF, vol. 4). [Vedi anche, qui, lo scritto seguente.]

Teorie sessuali dei bambini

383 [H. Ellis, Studies in the Psychology of Sex, vol. 3: “Analysis of the Sexual Impulse” ecc. (Filadelfia 1903) app. B. Freud aveva discusso le notizie fornite da Ellis in una nota dei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) nota 698 (in OSF, vol. 4).]

384 [Lo stesso aneddoto nell’Interpretazione dei sogni (1899), cap. 5, parte A, par. β (in OSF, vol. 3).]

385 [Vedi sopra Istruzione sessuale dei bambini (1907), nota 319.]

386 [La parte che ha l’“urgenza vitale” nello sviluppo psichico era stata menzionata da Freud già nel Progetto di una psicologia (1895), cap. 1, par. 2 (in OSF, vol. 2), e discussa nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, parte C.]

387 [Compare qui per la prima volta questo termine, che Freud userà per un paio d’anni. L’accezione è qui assai ampia. In scritti successivi – Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva (1909, in OSF, vol. 6), Cinque conferenze sulla psicoanalisi (1909, ivi) – esso avrà un significato equivalente a quello che nel 1910 sarà chiamato “complesso edipico”.]

388 [È il caso del piccolo Hans, che segue in questo volume.]

389 [L’argomento sarà discusso nel caso del piccolo Hans (1908), vedi oltre cap. 3, par. 1.]

390 [La prima comparsa del termine “complesso di evirazione”. Vedi oltre il caso del piccolo Hans, cap. 1.]

391 [Vedi i Tre saggi sulla teoria sessuale cit., terzo saggio, cap. 4 (e la lettera a Fliess del 14 novembre 1897).]

392 Vedi a questo riguardo l’Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (1908), cap. 3, par. 2, qui oltre.

393 [Il problema posto dal rimuginare su domande senza risposta era già stato toccato da Freud sopra, in Istruzione sessuale dei bambini (1907), e sarà ripreso nel saggio Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci cit., alla fine del par. 1, ove Freud citerà in nota questa frase.]

394 [Nei Selaci, Anfibi, Rettili e Uccelli la cloaca è la parte terminale dell’intestino, in cui sboccano anche i condotti del sistema urogenitale. Nei Mammiferi – fatta eccezione per i Monotremi – si ha invece la separazione del seno urogenitale (sbocco del sistema urogenitale) dalla parte terminale dell’intestino (intestino retto).]

395 [Un’affermazione simile la ritroveremo nel caso del piccolo Hans, vedi oltre, nota 467. Ma poi, soprattutto in Dalla storia di una nevrosi infantile (1914) par. 7 (in OSF, vol. 7), Freud affermerà proprio la connessione tra erotismo anale e atteggiamento femminile.]

396 Nel libro autobiografico Monsieur Nicolas, pubblicato nel 1794, Restif de la Bretonne conferma questo malinteso sadistico sul coito, nel racconto di un’impressione da lui avuta nel suo quarto anno di vita. – [Il problema sarà ripreso da Freud in Dalla storia di una nevrosi infantile cit., par. 5.]

397 I giuochi più significativi per le future nevrosi sono il “giuoco del dottore” e quello “del papa e della mamma”.

398 [La couvade “è il costume, osservato da molte razze, che il padre di un neonato giaccia in letto per un certo periodo di tempo, mangiando soltanto cibi prescritti, astenendosi dai lavori pesanti ecc., mentre la moglie, che ha appena dato alla luce il bambino, continua le sue occupazioni ordinarie”: T. Reik, Il rito religioso: studi psicoanalitici (Boringhieri, Torino, 2a ed. 1969), p. 42.]

399 [Si tratta di “La nuit de Raymonde” nelle Nouvelles lettres de femmes (1894).]

400 [L’aneddoto sarà ripreso da Freud due anni dopo nel primo dei Contributi alla psicologia della vita amorosa (1910-17, in OSF, vol. 6).]

Il romanzo familiare dei nevrotici

401 Vedi in proposito Fantasie isteriche e loro relazione con la bisessualità (1908), in cui si rimanda anche alla letteratura su questo argomento [qui, sopra].

402 [Freud tornerà su questo punto nel 1910, nel primo dei Contributi alla psicologia della vita amorosa (in OSF, vol. 6).]

403 [Già nella lettera a Fliess del 20 giugno 1898, analizzando la novella La giustiziera di C. F. Meyer, Freud l’aveva giudicata “una difesa poetica contro il ricordo di un rapporto con la sorella”, difesa degna di nota perché “avviene esattamente come nelle nevrosi”.]

404 Vedi la mia Interpretazione dei sogni (1899), cap. 6, parte E (in OSF, vol. 3). [Nella ricordata analisi della Giustiziera Freud aveva scritto: “La figura del padre è accennata dall’imperatore Carlo, che significa la grandezza del padre e la sua lontananza dal mondo in cui vive il bambino.”]

Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (Caso clinico del piccolo Hans)

405 [È da notare che quando il caso fu pubblicato per la prima volta nel “Jahrbuch”, Freud non era indicato come l’autore ma come colui che l’aveva “comunicato”. Il consenso del padre alla pubblicazione è riaffermato nella nota aggiunta nel 1923 al Frammento di un’analisi d’isteria (1901), nota 460 (in OSF, vol. 4).]

406 [L’esperienza successiva insegnò a Freud che questa limitazione non era necessaria (si vedano i suoi lavori citati nella nota 518). Qualche altra osservazione sul valore teorico dell’analisi di un bambino si troverà all’inizio di Dalla storia di una nevrosi infantile (1914, in OSF, vol. 7).]

407 Frammento di un’analisi d’isteria (1901), cap. 1 (in OSF, vol. 4).

408 [Nell’Interpretazione dei sogni (1899), cap. 7, parte F (in OSF, vol. 3) è introdotto il concetto; il termine è introdotto sopra in Teorie sessuali dei bambini (1908).]

409 [Nota aggiunta nel 1923] La teoria del complesso di evirazione è stata successivamente ampliata grazie ai contributi di Lou Andreas, Stärcke, Alexander e altri [vedi L. Andreas-Salomé, “Anal” und “Sexual”, Imago, vol. 4, 249 (1916); A. Stärcke, Der Kastrationskomplex, Int. Z. Psychoanal, vol. 1, 9 (1921); F. Alexander, Kastrationskomplex und Charakter, ivi, vol. 8, 121 (1922)]. Si è messo in risalto che già il lattante deve sentire ogni distacco dalla mammella materna come una evirazione, ossia come la perdita di una parte importante del corpo, considerata propria; ch’esso non può considerare altrimenti la regolare perdita delle feci; che infine la stessa nascita, come separazione dalla madre con cui fino ad allora il nato era tutt’uno, costituisce il prototipo dell’evirazione. Pur riconoscendo tutte queste radici del complesso, ho sostenuto l’esigenza che il termine “complesso di evirazione” sia riservato agli eccitamenti e agli effetti che fanno capo alla perdita del pene. Chi poi, analizzando gli adulti, si è convinto che questo complesso è immancabile, troverà difficile ricondurlo a una minaccia fortuita e che non viene nemmeno fatta in tutti i casi; dovrà allora supporre che il bambino si fabbrichi questo pericolo ogniqualvolta vi vengano fatte le più leggere allusioni, e queste non mancano mai. [Vedi la discussione di Freud sulle “fantasie primarie” in Introduzione alla psicoanalisi (1915-17), lez. 23 (in OSF, vol. 8), e in Dalla storia di una nevrosi infantile (1914) parr. 5 e 8 (in OSF, vol. 7). Vedi anche sotto, nota 501.] Questo è anche il motivo che ha spinto a ricercare le radici più profonde e universali del complesso. Acquista, però, tanto maggior valore il fatto che nel caso del piccolo Hans la minaccia di evirazione è confermata dai suoi stessi genitori, e in un’epoca in cui la fobia del bambino era ancora fuori questione. [Vedi le osservazioni che Freud faceva lo stesso anno (1923) in una nota verso la fine dello scritto L’organizzazione genitale infantile (in OSF, vol. 9), e l’anno seguente nello scritto Il tramonto del complesso edipico (1924, in OSF, vol. 10).]

410 [Il palazzo imperiale di Vienna, appena fuori città, nel cui parco c’era un piccolo giardino zoologico.]

411 Di nuovo un comportamento tipico. Un altro bambino che aveva solo due anni e mezzo più della sorella, in simili circostanze esclamava rabbiosamente: “È toppo piccola! è toppo piccola!”

412 Un altro bambino, un poco più grande di Hans, dette così il benvenuto al fratellino: “La cicogna se lo riprenda!” Confronta con quanto osservo nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 5, parte D, par. β, a proposito dei sogni sulla morte di parenti cari.

413 Mi è stato riferito di altri due maschi che espressero lo stesso giudizio, con identiche parole e con un’aggiunta analoga, quando poterono per la prima volta appagare la curiosità di vedere il corpo della sorellina. Ci si potrebbe spaventare di questa precoce menomazione dell’intelletto dei bambini. Perché questi giovani indagatori non costatano ciò che realmente vedono, ossia che il fapipì non c’è? Per il piccolo Hans, tuttavia, possiamo gettare piena luce su tale fallace percezione. Sappiamo che grazie ad accurate induzioni egli è giunto alla teoria generale che ogni essere vivente, al contrario delle cose inanimate, possiede un fapipì; la mamma lo ha confermato in questa convinzione dandogli informazioni in questo senso su persone sottratte alla sua osservazione. Ora, Hans è assolutamente incapace di rinunciare alla sua conquista teorica a causa della sola osservazione fatta sulla sorellina. Egli pensa dunque che anche Hanna ha un fapipì; solo che è molto piccolo, ma crescerà e diventerà grosso come quello di un cavallo.

Faremo di più per salvare la reputazione del nostro piccolo Hans. Egli in verità non si comporta peggio di un filosofo della scuola di Wundt. Per costui, carattere immancabile dello psichico è la coscienza, come per Hans carattere immancabile di tutto l’animato è il fapipì. Se il filosofo incontra processi psichici di cui si deve riconoscere l’esistenza, ma di cui in realtà la coscienza nulla percepisce (infatti non si sa nulla di essi, ma non si può tuttavia fare a meno di arguirne l’esistenza), egli non dice che si tratta di processi psichici inconsci, ma li chiama semiconsci. Il fapipì è ancora molto piccolo!

In questo paragone chi fa più bella figura è ancora il piccolo Hans. Poiché, come spesso avviene nelle esplorazioni sessuali dei bambini, dietro il suo errore si cela una parte di verità. Anche la femminuccia, infatti, possiede un piccolo fapipì, che noi chiamiamo clitoride, sebbene esso non cresca ma resti atrofizzato. Vedi il mio breve studio Teorie sessuali dei bambini (1908) [qui, sopra].

414 [Gmunden: luogo di villeggiatura nell’Austria superiore. Mariedl: caratteristico diminutivo austriaco di Marie (e così sotto Franzl e Fritzl, per Franz e Fritz).]

415 [La scoperta della distinzione tra animato e inanimato. Vedi sopra e nota 413.]

416 [In tedesco Schwanz, “coda”, è usato volgarmente per “pene”.]

417 Wilhelm Busch:

Und die Liebe per Distanz,
Kurzgesagt, missfält mir ganz.

[No, l’amore da lontano,
Detto in breve, non mi va.]

418 [È una svista per “4 anni e 3 mesi”.]

419 Un tentativo di seduzione analogo mi è stato riferito da una paziente, nevrotica, che non voleva credere alla masturbazione infantile, a proposito di una sua bambina di tre anni e mezzo. La signora stava provando alla piccola un paio di mutandine che le aveva fatto fare e, per vedere se non le dessero fastidio camminando, le passava una mano al cavallo. La bimba strinse improvvisamente le gambe attorno alla mano dicendo: “Mamma, lascia lì la mano. Fa tanto bene.”

420 [Così il testo ma, com’è chiaro dal seguito, è una svista per: “o più esattamente deve far fare a un altro la pipì”.]

421 L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, parte F.

422 Pirolo = genitale. I vezzeggiamenti a parole o persino con carezze, da parte di teneri parenti, compresi anche gli stessi genitori, ai genitali dei bambini sono fatti comunissimi; le analisi ne sono piene.

423 A dir la verità, noi consideriamo “angoscia patologica” una sensazione mista d’angoscia e di desiderio proprio dal momento in cui non è più possibile cancellarla procurando l’oggetto desiderato.

424 Sul significato dell’angoscia; non ancora sul fapipì delle donne.

425 Un sobborgo di Vienna [subito al di là di Schönbrunn] dove abitano i nonni.

426 Il padre non ha motivo di dubitare che Hans gli abbia raccontato un fatto reale. – Osserviamo d’altro canto che il senso di prurito al glande, che spinge i bambini a toccarsi, viene generalmente riferito da loro con le parole: Es beisst mich [Mi morde].

427 “Una delle ragazzine di Gmunden, attorno a cui lavora proprio in questi giorni la fantasia di Hans, parla e gioca sempre con lei.”

428 [Si veda la minaccia della mamma, cap. 1, su cui Freud tornerà più avanti.]

429 Non è vero: vedi l’esclamazione di Hans davanti alla gabbia del leone, cap. 1. Comincia probabilmente l’amnesia derivante dalla rimozione.

430 [Un caso di “obbedienza posteriore” in Una nevrosi demoniaca nel secolo decimosettimo (1922), par. 3 (in OSF, vol. 9). Un’applicazione sociologica del concetto in Totem e tabù (1912-13), cap. 4, par. 5 (in OSF, vol. 7).]

431 Non posso dilungarmi a mostrare quanto vi sia di tipico in questo modo di pensare inconscio che io qui attribuisco al piccolo Hans. Il complesso di evirazione è la più profonda radice inconscia dell’antisemitismo, giacché fin da piccolo il bambino sente dire che l’ebreo subisce un taglio al pene (un’amputazione del pene, interpreta il bambino), e ciò gli dà il diritto di disprezzarlo. Anche il senso di superiorità nei confronti della donna ha la stessa profonda radice inconscia. Il Weininger, questo giovane filosofo tanto dotato quanto sessualmente disturbato, che dopo aver scritto il notevole libro Sesso e carattere [1903] pose fine ai suoi giorni col suicidio, in un noto capitolo accomuna donne ed ebrei nella stessa avversione e li ricopre con le stesse ingiurie. Il nevrotico Weininger è completamente in balia dei complessi infantili, rispetto ai quali donne ed ebrei hanno in comune di trovarsi in relazione col complesso di evirazione.

432 Hans dice chiaramente, anche se a modo suo, che si trattava di una fantasia.

433 Nella sua perplessità il padre cerca di applicare la tecnica classica della psicoanalisi. Essa non ci porta lontano, ma i suoi risultati potranno comunque acquistare un senso alla luce di successive scoperte [vedi oltre e nota 485.]

434 Hans conferma soltanto l’interpretazione delle due giraffe come il padre e la madre, e non il simbolismo sessuale secondo cui la giraffa stessa rappresenterebbe il pene. Questo simbolismo è con ogni probabilità esatto, ma da Hans non si può veramente pretendere di più.

435 [Vedi i Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), terzo saggio, par. 5 (in OSF, vol. 4).]

436 Il bambino ripeté più tardi questa reazione verso il padre in modo più chiaro e completo, dandogli prima un colpo alla mano, poi baciandogliela affettuosamente. [Vedi a questo proposito Alcuni tipi di carattere tratti dal lavoro psicoanalitico (1916) par. 3 (in OSF, vol. 8).]

437 Hans ha ragione, anche se le due cose non sembrano aver nulla a che vedere l’una con l’altra. Come vedremo, Hans teme che il cavallo (il padre) lo morda a causa del suo desiderio di veder cadere il cavallo (il padre).

438 [Un esempio di uso in senso lato del vocabolo “traslazione” (Übertragung).]

439 “Mia moglie ha da qualche settimana un paio di brache nere che indossa per far gite in bicicletta.”

440 “Per giocare aveva anche delle briglie con campanellini.”

441 Vedi sotto. Ben a ragione il padre sospettava che Fritz fosse caduto.

442 È necessario rilevare che Hans non vuole asserire di aver preso la sciocchezza allora, ma solo che la sciocchezza ha a che vedere con tutto ciò. Che la cosa stia effettivamente così è richiesto dalla teoria, secondo cui lo stesso fattore che costituisce presentemente oggetto della fobia deve aver costituito, in passato, oggetto di intenso piacere. Integrerò io ciò che il bambino non è capace di esprimere, e cioè che la parolina wegen [“per via di”] ha aperto la strada all’estensione della fobia dai cavalli ai Wagen [“veicoli”] o, come Hans è solito udire e pronunciare questa parola, ai Wägen [pronunciato esattamente come wegen]. Non bisogna dimenticare che i bambini trattano le parole in modo assai più concreto degli adulti e che perciò le consonanze verbali hanno per loro una grandissima importanza. [Su questo punto, vedi sopra l’osservazione nel Motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905), qui, cap. 4, par. 1.]

443 Non vi era infatti null’altro da scoprire oltre l’associazione verbale, che al padre sfugge. Abbiamo qui un buon esempio di condizioni in cui gli sforzi dell’analista fanno fiasco.

444 Dove abitavano prima di cambiar casa.

445 Hans vuole avere l’assicurazione che anche il proprio fapipì diventerà più grande.

446 Hans è difficile da capire, perché è alle prese con un tema che non riesce a esporre. Forse vuol dire che le mutande gli richiamano un ricordo disgustoso solo quando le vede da sole; appena le ha indosso la madre, egli non le mette più in connessione con la tattetta o la pipì e allora lo interessano in un’altra maniera.

447 “La mamma fa il bagno a Hans.”

448 “Per portarla via a ripararla.”

449 [Che seguiva, cioè, le idee del movimento artistico viennese della Secessione.]

450 Il tema “Hanna” deriva direttamente dal tema tattetta”, e cominciamo a intravederne la ragione: Hanna è lei stessa una “tattetta”, i bambini sono tattette!

451 Hans comincia a fantasticare. Sappiamo che per lui cassa e vasca da bagno hanno lo stesso significato, rappresentano lo spazio in cui si trovano i bambini. Si notino le sue ripetute proteste di veridicità!

452 Naturalmente la cassa è l’alvo materno. Il padre vuol far capire a Hans ch’egli l’intende in questo modo. Anche lo scrigno in cui vengono esposti gli eroi del mito, da re Sargon di Agade in poi, ha lo stesso significato. [Nota aggiunta nel 1923] Vedi O. Rank, Der Mythus von der Geburt des Helden (Vienna 1909, rist. 1922).

453 Detto per scherno, naturalmente. Come la successiva preghiera di non dir niente alla mamma del segreto.

454 Bravo piccolo Hans! Non potrei augurarmi da un adulto di meglio capire la psicoanalisi.

455 [In vista di quanto verrà dopo, rileviamo sin d’ora l’assonanza tra le parole beschlagen (ferrato) e geschlagen (picchiato).]

456 Non bisogna soffermarsi sull’incoerenza di Hans. Nel colloquio precedente l’incredulità circa la cicogna era emersa dal suo inconscio, venendo ad aggiungersi all’irritazione verso il padre che faceva il misterioso. Ora egli si è calmato e risponde con pensieri ufficiali, in cui ha aggiustato a modo suo le diverse difficoltà connesse con la teoria della cicogna.

457 “La cassa che ci era servita per il bagaglio andando a Gmunden e che tenevamo nell’ingresso.”

458 “Hans si è spesso molto spaventato vedendo i carrettieri picchiare i cavalli e gridare: ‘arri’.”

459 [Venendo dal sud-ovest verso il centro di Vienna, Unter-Sankt Veit è la stazione subito prima di quella di Lainz.]

460 Fritzl, dunque, era veramente caduto, ciò che l’altra volta Hans aveva negato.

461 [Questo tipico modo di procedere delle fobie sarà discusso oltre, cap. 3, par. 2.]

462 Un altro pezzo di teoria sessuale infantile d’imprevedibile significato.

463 Hans, che ha le sue ragioni per non fidarsi delle informazioni degli adulti, si sta domandando se il padrone di casa fosse più attendibile di suo padre.

464 Il contesto [entro cui cade questo scambio di battute] è il seguente: il padre non aveva voluto credere per tanto tempo a Hans circa la cosa nera sulla bocca dei cavalli, sin quando, alla fine, l’aveva verificato.

465 [È probabile che la parentesi andasse chiusa più sotto, nel luogo ove Freud ha apposto la nota seguente. Interrogato a proposito di ciò da James Strachey nel 1923, Freud, pur dichiarandosi d’accordo con l’osservazione, preferì lasciar tale e quale il testo passatogli dal padre di Hans.]

466 Ce que femme veut Dieu veut. Nella sua perspicacia Hans ha abbordato un’altra serissima questione.

467 A questo riguardo non è necessario supporre in Hans un aspetto femminile, il desiderio di aver bambini. Hans ha vissuto i momenti più felici della sua vita infantile con sua madre, e ora li riproduce assumendo la parte attiva, in ciò costretto a fare la parte della madre.

468 Questa stupefacente contraddizione è quella che esiste tra fantasia e realtà, desiderare e avere. Hans sa di essere in realtà un bambino e che la nascita di altri bambini sarebbe svantaggiosa per lui; nella fantasia egli è la madre e ha bisogno di bambini con cui riprodurre le tenerezze sperimentate da lui stesso.

469 È peraltro possibile che Hans abbia elevato a ideale una persona incontrata per caso a Gmunden, attribuendole, tra l’altro, il colore degli occhi e dei capelli della madre.

470 Hans non può rispondere da altro punto di vista che da quello dell’autoerotismo.

471 Sono bambini nati dalla fantasia di Hans, ossia dal suo onanismo.

472 “Cervellata è una sorta di salsiccia. Mia moglie è solita raccontare che sua zia ne va matta, e Hans può averglielo sentito dire.”

473 Non diciamo forse niederkommen [letteralmente, “venire giù”] per indicare la donna che partorisce?

474 Si potrebbe aggiungere che la scelta della parola “trivello” (Bohrer), non è forse senza relazione con geboren, Geburt [nato, nascita]. In tal caso il bambino non avrebbe fatto distinzione tra gebohrt [perforato] e geboren [nato]. Accetto questa supposizione di un collega di buona esperienza, ma non posso dire se ci troviamo di fronte a un nesso profondo e universale o allo sfruttamento di una coincidenza verbale particolare alla lingua tedesca. Anche Prometeo (Pramantha), il creatore d’uomini, è etimologicamente il “perforatore”. Vedi K. Abraham, Traum und Mythus (Vienna 1909).

475 [Vedi la situazione di allora descritta nella Prefazione alla traduzione di “Della suggestione” di Hippolyte Bernheim (1888, in OSF, vol. 1).]

476 A. Adler, Der Aggressionstrieb im Leben und in der Neurose, Fortschr. Med., vol. 26, 577 (1908).

477 [Vedi i Tre saggi sulla teoria sessuale cit., primo saggio, par. 4.]

478 [Vedi ad esempio I. Sadger, Jb. sex. Zwischenst., vol. 9 (1908); Med. Klinik, N. 2 (1909).]

479 [La “donna col pene” era già stata menzionata sopra in Teorie sessuali dei bambini (1908). Le opinioni di Freud sulla omosessualità maschile sono esposte nel par. 1A del primo dei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., vedi soprattutto la lunga nota (nota 622) là aggiunta a più riprese nelle successive edizioni.]

480 [Tre saggi sulla teoria sessuale cit., primo saggio, par. 1B.]

481 [Nota aggiunta nel 1923] Ho in seguito messo in rilievo (L’organizzazione genitale infantile, 1923, in OSF, vol. 9) che il periodo dell’evoluzione sessuale in cui si trova anche il nostro piccolo paziente è universalmente caratterizzato dalla conoscenza di un solo genitale, quello virile. A differenza di quanto avviene nel successivo periodo della maturità, non vi è allora un primato genitale, ma il primato del fallo.

482 [Vedi sopra Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905), nota 132.]

483 [L’interpretazione dei sogni cit., cap. 5, parte D (par. β); Tre saggi sulla teoria sessuale cit., terzo saggio, par. 5.]

484 [Nelle edizioni prima del 1924, protagonista della partenza era qui “un altro padre”. Ma nella narrazione dell’episodio (vedi sopra, cap. 2) solo Lizzi partiva, e non suo padre, donde la rettificazione apportata qui e oltre.]

485 È certo che all’origine delle due associazioni di Hans, lo “sciroppo di lampone” e il “fucile per ammazzare le persone” [cap. 2], non v’era un’unica determinazione. Esse attenevano probabilmente tanto all’odio per il padre quanto al complesso di costipazione. Il padre intuisce il secondo rapporto [ibid.]; quanto al primo, pensa all’analogia tra “sciroppo di lampone” e “sangue”.

486 Il desiderio di picchiare e stuzzicare i cavalli [ibid.].

487 Vedi la sua domanda critica al padre (ibid.).

488 [Vedi la nota 436.]

489 Das macht, ich bin kein ausgeklügelt Buch.

Ich bin ein Mensch mit seinem Widerspruch.

[Io non sono, invero, un libro ingegnoso.
Sono un uomo con le sue contraddizioni.]

C. F. Meyer, Huttens letzte Tage [XXVI, “Homo sum”].

490 L’interpretazione dei sogni cit., cap. 5, parte D, par. β.

491 Vedi i propositi di Hans per quando la bambina saprà parlare (cap. 2).

492 [Sul “tornaconto della malattia” vedi sopra Osservazioni generali sull’attacco isterico, nota 378.]

493 W. Stekel, Nervöse Angstzustände und ihre Behandlung (1908). [È il lavoro per cui Freud scrisse la prefazione, vedi sopra la nota 374.]

494 [Questa parola fu aggiunta nel 1924.]

495 [Nota aggiunta nel 1923] La questione qui sollevata non è stata ulteriormente approfondita. Non v’è tuttavia motivo di credere che l’isteria d’angoscia faccia eccezione alla regola secondo cui predisposizione e avvenimenti necessariamente concorrono nell’etiologia della nevrosi. La tesi di Rank sugli effetti del trauma natale, mi pare getti una luce particolare sulla disposizione all’isteria d’angoscia, così vigorosa durante l’infanzia. [Freud criticherà poi questa tesi di Rank in Inibizione, sintomo e angoscia (1925) cap. 8 (in OSF, vol. 10).]

496 Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 5, parte C.

497 [Prima del 1924: “Un padre che stava partendo aveva detto alla sua bambina”. Vedi nota 484.]

498 [Prima del 1924: “toccava il fapipì”. – Nota aggiunta nel 1924] In base al contesto dobbiamo aggiungere: e che lo toccava (cap. 2). Lui stesso, effettivamente, non può mostrare il suo fapipì senza toccarlo.

499 [Questo punto sarà ampliato da Freud nelle ultime pagine del suo scritto tecnico Inizio del trattamento (1913, in OSF, vol. 7), dopo che l’avrà toccato brevemente in Psicoanalisi “selvaggia” (1910, in OSF, vol. 6). Vedi anche gli ultimi capoversi del par. 2 di L’inconscio (1915, in OSF, vol. 8).]

500 Concorda con ciò l’ammirazione per il collo del padre manifestata più tardi da Hans. [È un probabile accenno agli episodi raccontati nel cap. 2.]

501 Anche nelle analisi in cui nessun rapporto di parentela lega il medico al paziente, la paura del padre costituisce una delle resistenze più efficaci contro la riproduzione del materiale patogeno inconscio. Le resistenze hanno talora la natura di “motivi” [temi ricorrenti]; talaltra, come in questo esempio, una parte del materiale inconscio acquista, a causa del proprio contenuto, la forza di inibire la riproduzione di un’altra parte del materiale stesso. [Questa questione ha una certa analogia con quella dell’aspetto innato delle “fantasie primarie”, vedi sopra, nota 409.]

502 [Accade lo stesso con le nevrosi ossessive: vedi Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva cit., inizio del par. 2.]

503 [Freud elaborerà questo punto alla fine del capitolo 3 di Totem e tabù cit., discutendo i “sistemi” di pensiero.]

504 [Niederkommen, vedi nota 473. Per questo simbolismo si veda anche la fine di Un ricordo d’infanzia tratto da “Poesia e verità” di Goethe (1917, in OSF, vol. 9).]

505 In un numero di “Simplizissimus” c’è una serie di vignette del bravo Th. Th. Heine, in cui si vede il bambino del salumaio che finisce in una macchina per far salami e poi, ridotto a salamino, viene pianto dai genitori, riceve la benedizione e vola al cielo. L’episodio di Lata nell’analisi di Hans ci consente di far risalire a una radice infantile quest’ispirazione del caricaturista, dall’apparenza così bizzarra.

506 [Frase tra parentesi aggiunta nel 1924.]

507 [Prima del 1924 era indicata l’età di “quattro anni”. Vedi il punto 3), fine cap. 2.]

508 [Freud modificò poi questa opinione, per quanto riguarda le femmine. Vedi sopra Istruzione sessuale dei bambini (1907), nota 319.]

509 Il padre ha persino osservato che contemporaneamente a questa rimozione si manifesta nel bambino una certa sublimazione. Dopo l’inizio dell’ansietà egli mostra un accresciuto interesse per la musica e sviluppa le sue doti musicali ereditarie.

510 Vedi sopra.

511 [Nota aggiunta nel 1923] Quanto sopra è stato scritto in un’epoca in cui Adler sembrava ancora procedere sul terreno della psicoanalisi, prima cioè che mettesse in campo la protesta virile e rinnegasse la rimozione. In seguito ho dovuto anch’io postulare una “pulsione aggressiva”, che però non coincide con quella adleriana. Preferisco anzi chiamarla “pulsione distruttiva o di morte”: vedi Al di là del principio di piacere (1920) e L’Io e l’Es (1922, entrambe in OSF, vol. 9). Il suo antagonismo con le pulsioni libidiche si manifesta nella nota polarità di amore e odio. Resta peraltro inalterata la mia opposizione alla tesi adleriana, che fa convergere un carattere generalissimo delle pulsioni su una sola di esse. – [Il resoconto dettagliato delle divergenze tra Freud e Adler si trova nello scritto Per la storia del movimento psicoanalitico (1914, in OSF, vol. 7) par. 3.]

512 [Nelle prime edizioni il testo qui continuava: “senza indirizzarsi a un oggetto”. La cancellazione è del 1924.]

513 [Freud si rifarà ancora alla storia di Hans per discutere la natura dell’angoscia in Inibizione, sintomo e angoscia cit., capp. 4 e 7. La citerà in Totem e tabù cit., cap. 4, par. 3, a proposito di totemismo e fobie animali.]

514 [J. Sanford Bell, A Preliminary Study of the Emotion of Love between the Sexes, Am. J. Psychol., vol. 13, 325 (1902).]

515 [Simile considerazione sulla precocità sessuale nei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Riepilogo.]

516 [Molto rumore per nulla, atto 3, scena 5. Sanguinello, in inglese: Dogberry.] C’è una cosa che non riesco a spiegarmi, ed è donde questi miei oppositori attingano le loro conoscenze tanto ostentate circa la questione se alle pulsioni sessuali represse spetti una parte, e che parte, nell’etiologia delle nevrosi, considerato che essi chiudono la bocca ai loro pazienti non appena questi incominciano a parlare dei loro complessi e dei derivati di quest’ultimi. Le sole fonti di conoscenza che restano loro accessibili sono, in effetto, gli scritti miei e dei miei seguaci.

517 [Nota aggiunta nel 1923] La parola “coscienza” è qui usata in un senso in cui l’ho poi evitata, ossia nel senso del nostro normale concepir pensieri ammissibili alla coscienza. Noi sappiamo che tali processi di pensiero possono anche svolgersi preconsciamente, e faremo bene a considerare il loro “essere coscienti” da un punto di vista puramente fenomenico. Ciò non vuol dire, naturalmente, che anche il divenir cosciente in tal senso fenomenico non adempia una funzione biologica. [Per queste definizioni vedi le prime pagine di L’Io e l’Es (1922). Sulla funzione biologica della coscienza vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 7, parte F.]

518 [Freud riprese la questione del rapporto psicoanalisi-educazione in: Prefazione a “Il metodo psicoanalitico” di Oskar Pfister (1913, in OSF, vol. 7); L’interesse per la psicoanalisi (1913) par. 2H (ivi); Prefazione a “Gioventù traviata” di August Aichhorn (1925, in OSF, vol. 10); Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932) lez. 34 (in OSF, vol. 11).]

519 [Questo fenomeno è discusso da Freud in un brano aggiunto nel 1911 all’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, parte A.]

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