Alcune aggiunte d’insieme alla “Interpretazione dei sogni”
A. I LIMITI DELLA POSSIBILITÀ D’INTERPRETARE208
Se si possa tradurre in modo sicuro ed esauriente nel linguaggio della vita vigile (cioè se si possa interpretare) ogni prodotto della vita onirica, è un problema che non verrà trattato qui in senso astratto, ma in rapporto alle condizioni in cui si esercita concretamente l’interpretazione dei sogni.
Le nostre attività mentali o perseguono un fine utile o cercano di ottenere un piacere immediato. Nel primo caso si tratta di giudizi intellettuali, di preparativi per l’azione, o di informazioni fornite ad altre persone; nel secondo caso descriviamo queste attività come giochi o fantasticherie. Come è noto, però, anche l’utile è solo una via indiretta per raggiungere il soddisfacimento e il piacere. Ebbene, il sogno è una delle attività di questo secondo genere, anzi, dal punto di vista evolutivo, è la prima di esse. È sviante affermare che i sogni vertono sui compiti dell’esistenza che ci stanno dinanzi, o che cercano una soluzione per i problemi del giorno: di queste cose si occupa il pensiero preconscio. Il sogno è altrettanto lontano da simili intenti utilitaristici quanto lo è dall’intenzione di comunicare alcunché ad altre persone. Se capita al sogno di occuparsi di un problema della vita reale, il suo modo di risolverlo corrisponde a un desiderio irrazionale, e non a una ponderata riflessione. C’è un’unica finalità utilitaristica, un’unica funzione che va attribuita al sogno: quella di impedire che il sonno venga disturbato. Il sogno può essere definito una fantasticheria che serve a proteggere il sonno.
Ne consegue che per l’Io di chi dorme è del tutto indifferente il contenuto di un eventuale sogno notturno, purché esso assolva la sua funzione; e i sogni che svolgono meglio il proprio compito sono quelli di cui non si è in grado di riferire nulla dopo il risveglio. Se le cose vanno tanto spesso in modo diverso, e se noi ricordiamo certi sogni anche dopo anni e decenni, ciò significa che in tutti questi casi c’è stata un’irruzione del materiale inconscio rimosso nell’Io normale. Senza questa concessione il materiale rimosso non avrebbe potuto far nulla per stornare la minaccia al proseguimento del sonno. Come sappiamo, è questa irruzione a conferire al sogno la sua importanza psicopatologica. Se riusciamo a scoprire l’impulso che anima un sogno, otteniamo informazioni insospettate sulle pulsioni rimosse che si agitano nell’inconscio; e, d’altro lato, se riusciamo a correggere la deformazione onirica, intravediamo il pensiero preconscio così come esso si effettua in certi stati di intima concentrazione, i quali durante il giorno non sarebbero riusciti ad attrarre la coscienza su di sé.
Nessuno può praticare l’interpretazione dei sogni come un’attività a sé stante; essa è e rimane un settore del lavoro analitico. A seconda delle necessità, noi rivolgiamo il nostro interesse ora al contenuto preconscio del sogno, ora al contributo fornito dall’inconscio alla formazione onirica, spesso trascurando un elemento in favore dell’altro. Non servirebbe a niente mettersi a interpretare i sogni all’infuori dell’analisi: comunque, chi tentasse di farlo non riuscirebbe a sottrarsi alle condizioni della situazione analitica e, qualora lavorasse sui sogni propri, non farebbe che intraprendere un’autoanalisi. Questa osservazione non si applica a chi, rinunciando alla collaborazione del sognatore, cercasse di interpretare i sogni di costui avvalendosi delle proprie capacità intuitive. Ma una simile interpretazione dei sogni che non tenga conto delle associazioni del sognatore rimane, anche nei casi più favorevoli, un esercizio virtuosistico privo di carattere scientifico, e di valore assai dubbio.
Se invece si pratica l’interpretazione dei sogni secondo l’unico procedimento tecnico legittimo, si osserverà presto che il successo dipende esclusivamente dalla tensione della resistenza opposta dall’Io sveglio al materiale inconscio rimosso. Il lavoro analitico che si svolge sotto la “pressione di una resistenza elevata” richiede addirittura (come ho spiegato in altra sede209) un modo di procedere diverso, da parte dell’analista, rispetto ai casi in cui la pressione della resistenza è modesta. Nell’analisi si ha a che fare a volte, per lunghi periodi, con resistenze fortissime che non sono ancora note, e che in ogni caso non possono venir superate finché rimangono sconosciute. Non c’è dunque da meravigliarsi che si riesca a tradurre e a utilizzare solo una parte delle produzioni oniriche del paziente, e perlopiù fra l’altro in modo incompleto. Anche quando, grazie alla nostra lunga esperienza, siamo in grado di comprendere molti sogni alla cui interpretazione il sognatore ha contribuito ben poco, non dobbiamo dimenticare che l’esattezza di queste interpretazioni è sempre dubbia per cui è meglio pensarci su un bel po’ prima di imporre al paziente le nostre congetture.
A questo punto mi verranno mosse le obiezioni seguenti: mi si dirà per esempio che, non essendo possibile interpretare tutti i sogni su cui si lavora, non si dovrebbe neppure promettere più di quanto non si possa mantenere, e si dovrebbe dunque accontentarsi di affermare che mediante l’interpretazione si può scoprire il senso di alcuni sogni, ma non di altri. Tuttavia, proprio per il fatto che il successo dell’interpretazione dipende dalla resistenza, l’analista può evitare di essere così modesto. Se riesce a eliminare una resistenza del sognatore grazie a un’osservazione felice, gli può perfino capitare che un sogno a tutta prima inintelligibile diventi comprensibile nel corso di quella stessa seduta. Il paziente si ricorderà a un tratto di un frammento del sogno sin allora dimenticato che fornisce la chiave per l’interpretazione; oppure emergerà una nuova associazione che chiarirà tutto il quadro. Può anche accadere che dopo mesi o anni di faticoso lavoro analitico si ritorni a un sogno che all’inizio del trattamento sembrava insensato e incomprensibile, ma che ora risulta perfettamente chiaro grazie alle conoscenze acquisite nel frattempo.210 E se si tiene inoltre in considerazione l’argomento della teoria del sogno in base al quale le tipiche produzioni oniriche dei bambini sono pienamente sensate e facilmente interpretabili,211 ci si sentirà in effetti autorizzati ad affermare che in generale il sogno è una formazione psichica interpretabile, anche se la situazione contingente non sempre permette di giungere a un’interpretazione.
Quando si è scoperta l’interpretazione di un sogno, non è sempre facile decidere se essa sia “completa”, cioè se nello stesso sogno non abbiano magari trovato espressione anche altri pensieri preconsci.212 Si deve considerare valido quel significato che è stato desunto dalle associazioni del sognatore e dalla nostra valutazione della situazione; ma non per questo è lecito rifiutare tutti gli altri significati. Essi rimarranno possibili, seppure indimostrati, e bisogna abituarsi all’idea che i sogni possano avere più significati. Del resto, questa polivalenza non può essere sempre addossata al lavoro interpretativo, giacché può anche dipendere dagli stessi pensieri onirici latenti. Anche nella vita vigile, e in situazioni che non hanno nulla a che fare con l’interpretazione dei sogni, può accadere di domandarsi se si debba attribuire questo o quel significato a una parola udita, a un’informazione ricevuta, e di ignorare se essa, oltre al suo significato manifesto, non possa magari alludere a qualcos’altro.
Sono stati troppo poco studiati i casi interessantissimi nei quali il medesimo contenuto onirico manifesto esprime al tempo stesso una cerchia di rappresentazioni concrete e una linea di pensiero astratta che su di esse si appoggia. È naturalmente difficile per il lavoro onirico trovare il modo di rappresentare i pensieri astratti.213