Sándor Ferenczi nacque il 16 luglio 1873 e morì il 22 maggio 1933.
Freud aveva già scritto dieci anni prima un articolo intitolato Il dottor Sándor Ferenczi (per il cinquantesimo compleanno) (1923, in OSF, vol. 9).
Il necrologio qui presentato fu pubblicato col titolo Sándor Ferenczi nell’“Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse”, vol. 19, 301-04 (1933) e fu poi riprodotto in Gesammelte Schriften, vol. 12 (1934), pp. 397-99, e in Gesammelte Werke, vol. 16 (1950), pp. 267-69.
Freud inizia il suo scritto con amare considerazioni circa il proprio destino; a lui, ormai vecchio, è toccato in sorte di veder scomparire a uno a uno i suoi collaboratori più cari (vedi il Necrologio di Karl Abraham del 1926, in OSF, vol. 10); traccia poi una biografia di Ferenczi che, pur nella sua compostezza, lascia trasparire i profondi legami scientifici e umani tra i due studiosi (vedi anche oltre, in Analisi terminabile e interminabile, 1937, parr. 2 e 4).
Ferenczi negli ultimi anni si era progressivamente staccato dai colleghi della Società psicoanalitica, in parte per divergenze dottrinarie e in parte per motivi personali. Ma come Freud accenna con estrema discrezione, egli era da tempo organicamente ammalato e a ciò Freud attribuisce alcuni atteggiamenti assunti nell’ultimo periodo della sua vita, che fu stroncata da una anemia perniciosa.
La presente traduzione italiana è di Renata Colorni.