È il testo di una conferenza tenuta alla Società di psichiatria e neurologia di Vienna nella primavera del 1896 e pubblicata col titolo Zur Ätiologie der Hysterie, nella “Wiener klinische Rundschau”, vol. 10 (22), 379-81, (23), 395-397, (24), 413-15, (25), 432-33, e (26), 450-52 (31 maggio e 7, 14, 21 giugno 1896). È stata riprodotta nella Sammlung kleiner Schriften zur Neurosenlehre, vol. 1 (Vienna 1906), pp. 149-80, nelle Gesammelte Schriften, vol. 1 (1925), pp. 404-38, e nelle Gesammelte Werke, vol. 1 (1952), pp. 425-59. Freud ne ha dato un riassunto al n. 36 nei Sommari dei lavori scientifici, riportati qui più avanti. Traduzione di Adele Campione.
Vi è a proposito di questa conferenza un piccolo problema di datazione. Giacché una nota del periodico dove la conferenza è apparsa dice che è stata tenuta il 2 maggio, mentre in una lettera inedita a Fliess del 16 aprile Freud dice che deve tenere una conferenza alla Società psichiatrica il 21 aprile. L’argomento non è indicato in quella lettera, ma in un’altra lettera, pure inedita, del 26 e 28 aprile Freud dice di aver fatto una conferenza sulla etiologia dell’isteria, e di aver avuto un’accoglienza ostile anche da parte di Krafft-Ebing che presiedeva. In un’altra lettera del 30 maggio (questa pubblicata) scrive: “a dispetto dei miei colleghi ho scritto per intero per Paschkis [il direttore della ‘Rundschau’] la conferenza sull’etiologia dell’isteria. La prima puntata appare oggi.” La conferenza fu dunque tenuta il 21 aprile: tre settimane soltanto dopo che era apparso a Parigi l’articolo L’ereditarietà e l’etiologia delle nevrosi, e tre settimane prima che apparissero le Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa.
Freud espone, in modo specifico per l’isteria, la teoria del trauma sessuale precoce, e cioè della seduzione da parte di adulti subìta nella prima infanzia. Questa tesi, sostenuta per la prima volta nell’ambiente medico viennese, doveva necessariamente suscitare molte critiche.
Freud, almeno nel testo scritto, affronta diffusamente (più di quanto non abbia fatto nei due precedenti articoli) le possibili obiezioni: affermando di non avere alcun motivo per dubitare della veridicità dei racconti fatti dai pazienti in analisi, e di avere anche in alcuni casi potuto raccogliere conferme per racconti di altre persone, ammalate o no, coinvolte in quegli episodi.
Nella prima parte della conferenza Freud si diffonde a parlare del modo come procede nell’analisi la evocazione del materiale attraverso catene associative che si intersecano, che convergono verso il terreno dei fatti sessuali, e che alla fine conducono a episodi sessuali localizzati nella prima infanzia.
Notevole è il fatto che all’inizio della conferenza Freud, per descrivere questo lavoro, propone un’analogia col lavoro di scavo di un archeologo.
Si comprende come nel 1906 Freud, quando intraprese uno studio analitico sulla novella di Wilhelm Jensen, Gradiva, le cui vicende si svolgono a Pompei, e in cui si narra di una fanciulla che compie su un giovane archeologo affetto da un delirio, per guarirlo, un lavoro corrispondente a quello di una psicoanalisi, usando spesso un linguaggio di esplorazione archeologica, dovesse rimanere colpito. L’analogia da lui prospettata dieci anni prima in questa conferenza doveva trovare una tale strana conferma in un’opera di fantasia.
Anche per la presente conferenza, Freud riproducendola nelle Gesammelte Schriften aggiunse (come per l’articolo precedente) una nota in cui distingue gli elementi, che possono continuare a considerarsi validi per la spiegazione dell’isteria, dalla teoria del trauma sessuale specifico, che è invece ripudiata.