Opere 4. Tre saggi sulla teoria sessuale e altri scritti
1 Con Fliess, che era un maniaco della periodicità, Freud faceva scherzosamente calcoli, non sempre rivelatisi poi esatti, per prevedere nuove ondate di produttività (vedi la lettera a Fliess dell’11 ottobre 1899).
2 Freud stesso aggiunse in nota nel 1909: “Ho fatto da quel tempo l’esperienza che per l’appagamento di questi desideri, che appaiono per tanto tempo irraggiungibili, basta un po’ di coraggio.” E continuò nel 1925: “Sono così diventato un appassionato pellegrino di Roma.”
3 Naturalmente l’affermazione di Fliess ha un proprio fondamento di verità, nel senso che effettivamente l’analista percepisce l’inconscio altrui attraverso il proprio inconscio; presa alla lettera equivale però ovviamente alla affermazione di una assoluta arbitrarietà del comportamento dell’analista, e quindi della nessuna validità di qualsiasi interpretazione analitica.
4 E. Jones, Vita e opere di Freud, trad. A. e M. Novelletto (Il Saggiatore, Milano 1962), vol. 1, p. 377.
5 [G. H. von Schubert, Die Symbolik des Traumes (Bamberga 1814).]
6 [K. A. Scherner, Das Leben des Traumes (Berlino 1861); J. Volkelt, Die Traum-Phantasie (Stoccarda 1875).]
7 [Il paragone è tratto da L. Strümpell, Die Natur und Entstehung der Träume (Lipsia 1877), p. 84. Ricorre nell’Interpretazione dei sogni (1899), cap. 1, par. G; cap. 3 e cap. 5, par. C (in Opere di Sigmund Freud – d’ora in avanti OSF –, vol. 3).]
8 [C. Binz, Über den Traum (Bonn 1878).]
9 [Da una delle canzoni dell’arpista nel Wilhelm Meister di Goethe, libro 2, cap. 13. Le parole sono dirette alle “potenze celesti” e significano nel contesto goethiano:
Voi ci sospingete nella vita,
Voi fate il misero divenir colpevole.
Ma “misero” può, anche in tedesco, indicare chi è economicamente povero, e schuldig vale allo stesso tempo “colpevole” e “debitore”, sicché il secondo verso può anche leggersi:
Voi gettate il povero in preda ai debiti.]
10 [Vedi la descrizione dell’episodio nella Psicopatologia della vita quotidiana (1901), cap. 7, par. A, n. 1, in OSF, vol. 4.]
11 [Il primo verso può ora intendersi come diretto ai genitori.]
12 [Come risulta dalla lettera a Fliess del 31 ottobre 1897 e dall’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17), lez. 8 (in OSF, vol. 8), ove questo esempio è ripetuto, la bambina è Anna, l’ultima figlia di Freud, nata nel 1895.]
13 [Come risulta dall’Interpretazione dei sogni cit., cap. 3, si tratta di uno dei numerosissimi nipoti di Freud. Questo e i due sogni seguenti saranno menzionati una terza volta nella citata lezione dell’Introduzione alla psicoanalisi.]
14 [Come risulta dall’Interpretazione dei sogni cit., cap. 3, si tratta della figlia Sophie, nata nel 1893.]
15 [È il figlio Oliver, nel 1896, durante una villeggiatura nell’Austria superiore; vedi ibid.]
16 [Ibid., l’età è “8 anni”.]
17 [È il figlio maggiore di Freud, Martin, nato nel 1889; vedi ibid.]
18 [Le due ultime proposizioni di questo capoverso furono aggiunte nel 1911. L’esempio figura anche ibid., nota 346 aggiunta nel 1911.]
19 [Moritz Schwind (1804-71), di Vienna, interpretò nei suoi quadri il romanticismo popolare tedesco.]
20 [Francis Galton (1822-1911), naturalista e statistico, per stabilire somiglianze familiari nei suoi studi sull’ereditarietà faceva fotografare in modo sovrapposto più visi sulla stessa lastra. Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 4 e cap. 6, par. A, sottopar. 3.]
21 [Kosten significa tanto il “costo” quanto “gustare, assaggiare”. È questo il secondo significato di cui parla Freud subito dopo.]
22 [Il “tappeto mobile” all’Esposizione di Parigi del 1900.]
23 [È l’equivalente approssimativo di Mit dem Hute in der Hand kommt man durchs ganze Land, letteralmente: Col cappello in mano si va dappertutto.]
24 [Karl Auer von Welsbach (1858-1929), chimico viennese che inventò le reticelle a incandescenza (“luce Auer”), le lampade “Osram” ecc.]
25 [Il sogno è raccontato con molti particolari nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. D.]
26 [Qui e nel seguito: Vertretung = rappresentanza, sostituzione, riferimento.]
27 [Freud usa consapevolmente l’espressione di Nietzsche.]
28 [Il sogno, il primo a essere analizzato esaurientemente da Freud, è accennato nel Progetto di una psicologia (1895), cap. 1, par. 21 (in OSF, vol. 2), e descritto a lungo nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 2 e cap. 6, par. A, sottopar. 3.]
29 [Sulle divisioni dell’età infantile vedi lo schema al fondo dell’Avvertenza editoriale a Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), in OSF, vol. 4.]
30 [Nota aggiunta nel 1911] È degna di rilievo l’affermazione di noti linguisti, secondo cui le più antiche lingue umane avrebbero espresso in modo assolutamente generale i termini antitetici con la stessa parola (forte-debole, fuori-dentro ecc.: è il “significato opposto delle parole primordiali”) [vedi lo scritto Significato opposto delle parole primordiali (1910; in OSF, vol. 6)].
31 [Il sogno è ripreso con le medesime parole dall’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. G, sottopar. 5. Sul saggio di Goethe vedi ibid., nota 806.]
32 [Nel 1925 Freud aggiunse all’Interpretazione dei sogni cit. una nota (cfr. nota 532) in cui pose in guardia dal “fraintendere” questo principio.]
33 [Schafkopf, “testa di pecora”, vale anche “imbecille”. Vedi un’associazione simile riferita a sé stesso nel sogno di Freud raccontato a Fliess nel poscritto alla lettera del 3 ottobre 1897.]
34 [Capoverso aggiunto nel 1911.]
35 [I tre sogni seguenti sono ripresi con le medesime parole dall’Interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. A, sottopar. 1 e cap. 6, par. F, sottoparr. 1 e 2, ove la discussione è più dettagliata. Il terzo sogno è discusso a lungo anche nell’Introduzione alla psicoanalisi cit., lezz. 7 e 14.]
36 [Vedi la Psicopatologia della vita quotidiana cit., in OSF, vol. 4]
37 [Il sogno è riportato nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 4.]
38 [Novelliere popolare austriaco del diciannovesimo secolo.]
39 [K. F. Burdach, Die Physiologie als Erfahrungswissenschaft (1a ed. 1826-1832, 2a ed. 1832-40), vol. 3 (2a ed. 1838), p. 486.]
40 [Il sogno, uno dei sogni personali di Freud, è riportato per esteso nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. C.]
41 [Paragrafo aggiunto nel 1911.]
42 Vedi in proposito i miei Tre saggi sulla teoria sessuale cit.
43 [Zimmer: stanza; Frauenzimmer, letteralmente: stanza delle donne, usato comunemente per “donna”, in senso alquanto spregiativo.]
44 [Quest’affermazione restringe quanto era stato detto verso la fine del terzo capoverso precedente.]
45 Per altro materiale sul simbolismo onirico, oltre agli scritti antichi sull’interpretazione dei sogni – per esempio Artemidoro di Daldi e Scherner, Das Leben des Traumes cit. –, si vedano la mia Interpretazione dei sogni [cap. 6, par. E], le ricerche mitologiche della scuola psicoanalitica, nonché i lavori di W. Stekel, per esempio Die Sprache des Traumes (Wiesbaden 1911). [Anche Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 10.]
Psicopatologia della vita quotidiana
46 [Il primo resoconto di questo episodio fu dato da Freud all’amico Wilhelm Fliess nella lettera del 22 settembre 1898, subito dopo essere tornato a Vienna dall’escursione in Dalmazia, ove esso si era verificato.]
47 [Adottiamo la grafia Herzegovina, anziché Erzegovina, per facilitare, nel seguito, l’associazione di idee.]
48 [In tutte le edizioni prima del 1924: “tale delicato argomento”.]
49 [Nella sola edizione del 1901, in luogo di “abbastanza prudenti” si ha “nel giusto”.]
50 [Nel 1901 e 1904 c’era qui una lunga nota: “Dubito che l’uso frequente basti da solo a spiegare questa protezione. Almeno, ho osservato che i nomi di persona, che non hanno la stessa applicazione ristretta dei nomi di famiglia, vanno soggetti a dimenticanza non meno di questi ultimi.” (Seguiva l’esempio che ora si trova nel cap. 3, n. 4. Poi:) “Un pensiero represso circa sé stesso o la propria famiglia è sovente motivo per dimenticare un nome, quasi si facessero continuamente paragoni tra la propria persona e gli altri. L’esempio più curioso di questa specie mi è stato comunicato da un certo signor Lederer.” (Seguiva l’esempio che ora si trova nel cap. 3, n. 5.) Nel 1907 Freud aggiunse il capitolo 3 sulla dimenticanza di nomi e soppresse la nota.]
51 [Eneide, 4.625: “Sorga qualcuno dalle nostre ossa come vendicatore.”]
52 Tale il metodo generale per addurre alla coscienza elementi rappresentativi che si occultano. Vedi la mia Interpretazione dei sogni (1899), cap. 2 [in OSF, vol. 3].
53 [Nella seconda metà del ’400 gli ebrei furono espulsi da Trento in seguito all’accusa d’infanticidio rituale: al bambino ucciso, san Simonino, fu dedicata una cappella nella chiesa di San Pietro, allora costruita.]
54 [R. Kleinpaul, Menschenopfer und Ritualmorde (Lipsia 1892).]
55 [Nota aggiunta nel 1924] Questa piccola analisi ha avuto molta risonanza nella letteratura e ha provocato vivaci discussioni. Eugen Bleuler ha cercato di trovare proprio in essa una prova matematica per l’attendibilità delle interpretazioni psicoanalitiche, ed è giunto alla conclusione che essa possiede maggiore valore di probabilità di migliaia di “verità” indiscusse della medicina, e che la sua posizione particolare è dovuta soltanto al fatto che non si è ancora abituati a considerare, nella scienza, le probabilità psicologiche. Vedi E. Bleuler, Das autistisch-undisziplinierte Denken in der Medizin und seine Überwindung (Berlino 1919).
56 [La stessa osservazione a proposito della scelta dei sogni analizzati ricorre nella prefazione alla prima edizione dell’Interpretazione dei sogni cit.]
57 A osservazione più attenta, il contrasto fra l’analisi di Signorelli e quella di aliquis nei riguardi dei ricordi sostitutivi si riduce alquanto. Anche in quest’ultimo caso infatti la dimenticanza pare accompagnata da una formazione sostitutiva. Quando in seguito domandai al mio compagno se, mentre si sforzava di ricordare la parola mancante, non gli fosse venuto in mente qualche sostituzione, mi comunicò di essere stato dapprima tentato di introdurre nel verso un ab (forse il pezzo staccato di a-liquis): nostris ab ossibus; e poi che la parola exoriare gli si era presentata con particolare chiarezza e insistenza. Da scettico aggiunse: “evidentemente perché era la prima parola del verso”. Quando lo pregai di badare nondimeno alle associazioni partenti da exoriare, mi segnalò la parola esorcismo. Ciò mi fa pensare che l’identificazione di exoriare nella riproduzione avesse propriamente il valore di una formazione sostitutiva e che avremmo potuto arrivarci, attraverso l’associazione esorcismo, dai nomi dei santi. Tuttavia queste sono finezze alle quali non occorre dar peso. ([Frasi tra parentesi aggiunte nel 1924] P. Wilson, The Imperceptible Obvious, Rev. Psiquiatr., Lima, vol. 5 (1922), sostiene invece che all’intensificazione di exoriare spetti un alto valore chiarificatore, perché “esorcismo” sarebbe il migliore sostitutivo simbolico per il pensiero rimosso della eliminazione del bambino temuto, mediante aborto. Io posso anche accettare questa rettifica che non nuoce alla serietà dell’analisi.) Appare ben possibile che l’insorgere di una qualche specie di ricordo sostitutivo sia segnale costante, forse anche soltanto caratteristico e rivelatore, della dimenticanza tendenziosa motivata da rimozione. Questa formazione sostitutiva si avrebbe anche là dove viene a mancare un manifestarsi di nomi sostitutivi errati, e precisamente si avrebbe nell’intensificazione di un elemento affine a quello dimenticato. Nel caso Signorelli per esempio, fintanto che non riuscivo a ricordare il nome del pittore, il ricordo visivo del ciclo degli affreschi e del suo autoritratto nell’angolo di un quadro era più che mai vivido, ad ogni modo molto più intenso di quanto siano in me di solito le tracce mnestiche visive. In un altro caso, anch’esso comunicato nell’articolo del 1898, in cui si trattava di un indirizzo per una visita a me sgradevole in una città straniera, avevo dimenticato senza speranza il nome della via, ma quasi per ironia ricordavo in modo più che mai vivido il numero di casa, nonostante la difficoltà che solitamente ho di ricordare numeri. [Vedi l’aneddoto nell’ultimo capoverso di Meccanismo psichico della dimenticanza (1898; in OSF, vol. 2) e, per la questione dei ricordi d’inusitata vivacità, vedi ibid., nota 428.]
58 Non vorrei impegnarmi in pieno nell’affermare che non vi sia connessione interiore fra i due ambiti di idee nel caso Signorelli. Perseguendo accuratamente i pensieri rimossi sul tema della morte e della vita sessuale, si finisce infatti per imbattersi in un’idea che tocca da vicino il soggetto degli affreschi di Orvieto.
59 [Capitolo aggiunto nel 1907, e ampliato, nei luoghi che indicheremo, nelle edizioni successive.]
60 [A parte il secondo verso, vi è qualche lieve differenza con l’originale anche nel terzo e quarto verso.]
61 [È il seguito della seconda strofa citata.]
62 Il mio collega del resto ha modificato questo bel passo della poesia e nelle parole e nel significato. La spettrale fanciulla dice al suo fidanzato:
Meine Kette hab’ ich dir gegeben; |
[T’ho dato la mia catena; |
Deine Locke nehm’ ich mit mir fort. |
Mi porto via una ciocca dei tuoi capelli. |
Sieh sie an genau! |
Guardala bene! |
Morgen bist du grau, |
Domani sarai grigio, |
Und nur braun erscheinst du wieder dort. |
E riapparirai castano solo nell’aldilà.] |
63 C. G. Jung, Psicologia della dementia praecox (1907).
64 [La poesia citata da Heinrich Heine (Lyrisches Intermezzo, 33) comincia con la strofa:
Ein Fichtenbaum steht einsam |
Un pino sta solitario |
Im Norden auf kahler Höh’. |
Nel nord, su brulla altura. |
Ihn schläfert, mit weisser Decke |
Ha sonno; con bianca coltre |
Umhüllen ihn Eis und Schnee. |
L’avvolgon ghiaccio e neve.] |
65 [Questo esempio fu aggiunto nel 1910.]
66 [La similitudine è riportata nella Introduzione alla psicoanalisi (1915-17), lez. 3 (in OSF, vol. 8).]
68 [Nelle sole edizioni del 1901 e 1904 la domanda era così formulata: “In simili circostanze, mio fratello si sarebbe comportato in modo analogo nei confronti di una sorella malata?”]
69 [Daniel Spitzer (1835-93) pubblicava sui giornali le sue Wiener Spaziergänge (Passeggiate per Vienna). Qui ci si riferisce al suo incontro con una romantica vedova che riteneva che Schiller avesse preso i nomi di vari personaggi dei suoi drammi da membri della famiglia di lei.]
71 [Il commento fra parentesi fu aggiunto nel 1907.]
72 Jung, Psicologia della dementia praecox cit.
73 [L’ultima citazione è il ritornello di una poesia di Heine: Aus der Matratzengruft (Dalla tomba di materassi: allusione alla malattia che negli ultimi dieci anni della sua vita lo tenne inchiodato al letto). L’esempio figura anche nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 3.]
74 [Esempio aggiunto nel 1920.]
75 [Esempio aggiunto nel 1910.]
76 [Jung, in tedesco = giovane.]
77 [Anche Max Halbe (1865-1944), come Hauptmann, era drammaturgo. Grande successo ebbe il dramma dal titolo Jugend (Giovinezza).]
78 [Esempio aggiunto nel 1910.]
79 [Nella pronuncia ungherese.]
80 [In tedesco vomito = Brechreiz; confronta la prima sillaba con la prima sillaba di Brescia.]
81 [La prima sillaba pronunciata approssimativamente in dialetto come la seconda sillaba di élèves.]
82 [Esempio aggiunto nel 1912. Già pubblicato separatamente in] Zbl. Psychoanal., vol. 1, 407 (1911). [L’episodio, autobiografico, si riferisce al viaggio in Sicilia compiuto da Freud e Ferenczi nell’autunno del 1910.]
83 [L’amico era James J. Putnam, professore di neuropatologia alla Harvard University, che Freud conobbe in occasione del suo viaggio negli Stati Uniti (1909). La frase citata di Freud ricorre in una nota da lui apposta nel 1911 alla sua traduzione di un articolo di Putnam: vedi in proposito il commento editoriale allo scritto di Freud, Necrologio di J. J. Putnam (1919; in OSF, vol. 9). La frase di Putnam era inserita in un precedente articolo: Personal Impressions of Sigmund Freud and His Work, J. abnorm. Psychol., vol. 4, 293 (1909).]
84 [Gli esempi 12-17 furono aggiunti nel 1917, l’esempio 18 nel 1920.]
85 E. Hitschmann, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 266 (1913).
87 A. J. Storfer, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 2, 170 (1914).
88 J. Stärcke, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 4, 21 e 98 (1916).
89 E. Jones, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 84 (1911).
90 [Di qui in poi l’esempio fu aggiunto nel 1920.]
91 T. Reik, Int. Z. Psychoanal., vol. 6, 202 (1920).
93 [In tedesco bin Hure significa “sono una prostituta”.]
94 [Der Mensch = l’uomo; das Mensch = la sgualdrina.]
95 [Nelle edizioni del 1901 e 1904, il capitolo era intitolato: “Ricordi di copertura” e comprendeva i soli primi quattro capoversi. Il resto fu quasi tutto aggiunto nel 1907.]
96 [L’esempio, autobiografico, è descritto in Ricordi di copertura (1899; in OSF, vol. 2).]
97 [Da questo punto in poi il testo del capitolo fu aggiunto nel 1907.]
98 V. e C. Henri, Année psychol., vol. 3, 184 (1897); E. Potwin, Psychol. Rev., vol. 8, 596 (1901).
99 [Sulle connessioni fra amnesia infantile e psiconevrosi, vedi la lettera a Fliess del 10 marzo 1898, e la discussione più approfondita all’inizio del secondo dei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905; qui).]
100 Affermo ciò in base ad alcune inchieste da me condotte.
101 [L’analogia fra i ricordi d’infanzia di un individuo e i ricordi d’infanzia dei popoli quali si ritrovano nelle leggende e nei miti è posta in risalto da Freud in Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910), par. 2 (in OSF, vol. 6).]
102 [Questo capoverso fu inserito nel 1920.]
103 [Nell’esemplare annotato da Freud dell’edizione del 1904 (vedi l’Avvertenza editoriale) figurano qui le due osservazioni seguenti: “Il dottor B. mostrò con molta chiarezza un mercoledì [giorno di raduno della Società psicoanalitica di Vienna) che le fiabe possono essere usate come ricordi di copertura allo stesso modo in cui le conchiglie vuote sono usate come casa dal paguro. Queste fiabe diventano allora le preferite, senza che se ne conosca la ragione.” – “Da un sogno di P. appare che il ghiaccio è di fatto un simbolo, per antitesi, dell’erezione, cioè qualcosa che indurisce al freddo invece che – come il pene nell’eccitamento – al caldo. I due concetti antitetici di sessualità e morte sono frequentemente collegati attraverso l’idea che la morte irrigidisce le cose. Uno degli informatori degli Henri diede, come esempio di ricordo di copertura della morte della nonna, un pezzo di ghiaccio: vedi il mio scritto sui Ricordi di copertura (1899).”]
104 [Vedi in merito le minuziose lettere a Fliess del 3-4 e 15 ottobre 1897, al tempo dell’autoanalisi di Freud, che era allora, più esattamente, nel suo quarantaduesimo anno. La bambinaia è citata anche nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. D, sottopar. α.]
105 [Quest’accenno è svolto con maggiori dettagli nelle lettere a Fliess citate nella nota precedente.]
106 [Nelle edizioni del 1907, 1910 e 1912 figura qui: “e anche ora è sua abitudine”.]
107 [Nota aggiunta nel 1924] Chi s’interessa della vita psichica di questi anni d’infanzia facilmente indovinerà la determinazione più profonda della richiesta fatta al fratello maggiore. Il bambino di non ancora tre anni ha capito che la sorellina ultima arrivata è cresciuta nel corpo della madre, non approva affatto l’aggiunta, ed è preoccupato e diffidente che il corpo della madre possa nascondere ancora altri bambini. L’armadio o guardaroba gli è simbolo del corpo materno. Chiede dunque di guardare in questa guardaroba rivolgendosi al fratello maggiore che, come risulta da altro materiale, ha sostituito il padre nel ruolo di rivale del piccolo. Contro questo fratello è diretto, oltre al fondato sospetto di aver fatto mettere “in guardina” la bambinaia perduta, anche l’altro sospetto di aver fatto in qualche modo entrare nel corpo materno la bimba nata di recente. L’affetto inerente alla delusione di trovare che la guardaroba era vuota prende le mosse dalla motivazione superficiale della richiesta infantile, ma non è al posto giusto nei riguardi della tendenza più profonda, che sola, per contro, permette di capire appieno la grande soddisfazione provata nel vedere esile la madre che torna.
108 [Le parafasie come sintomi di disturbi cerebrali organici erano state discusse da Freud nella sua opera sull’afasia (Zur Auffassung der Aphasien, 1891). Là egli aveva osservato che il sintomo della parafasia “non differisce dall’uso scorretto e dalla deformazione di parole che l’uomo sano può osservare su di sé in stati di affaticamento, di distrazione o per effetto di affetti disturbanti”.]
109 R. Meringer e C. Mayer, Versprechen und Verlesen. Eine psychologisch-linguistische Studie (Vienna 1895).
110 Ibid., p. 10.
111 Ibid., pp. 160 e 162.
112 [Questo caso fu inserito nel 1907.]
113 [L’esempio figurerà anche, forse meglio spiegato, nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 6, dove si afferma che la sostituzione di “Albania” con “Montenegro” dipende probabilmente dal contrasto fra bianco e nero, mentre la dimenticanza del nome è dovuta probabilmente a pensieri connessi con “Monaco di Baviera”.]
114 [In tedesco, la parola senza senso Vorschwein è incrocio di Schweinereien (porcherie) e Vorschein.] Meringer e Mayer, Versprechen und Verlesen cit., p. 62.
115 Ibid., p. 73.
116 Corsivo mio.
117 Meringer e Mayer, Versprechen und Verlesen cit., p. 97.
118 Ibid. [Gli esempi lurche e trirerà saranno ripresi da Freud anche nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 3.]
120 R. Meringer, Wie man sich versprechen kann, Neue Freie Presse, 23 agosto 1900.
121 [L’esempio figurerà nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 2, e di nuovo in Alcune lezioni elementari di psicoanalisi (1938; in OSF, vol. 11).]
122 [Vedi lo scritto di Freud Significato opposto delle parole primordiali (1910; in OSF, vol. 6).]
123 W. Wundt, Völkerpsychologie, vol. 1, pt. 1 (Lipsia 1900), pp. 371 sg.
124 Corsivo mio.
125 [Wundt, Völkerpsychologie cit., pp. 380 sg.]
126 Essa infatti, come venne rilevato, stava sotto l’influsso di pensieri inconsci sulla gravidanza e le pratiche antifecondative. Con le parole: “Mi chiudo come un temperino”, che aveva pronunciato coscientemente per lamentarsi, essa intendeva descrivere la posizione dell’embrione nel corpo materno. La parola Ernst da me detta le aveva rammentato il nome (S. Ernst) di una nota ditta viennese nella Kärntnerstrasse, che fa pubblicità per specialità antifecondative.
127 [Kurmärker und Picarde, del berlinese Louis Schneider (1805-78).]
128 [Esempio aggiunto nel 1917 e già usato da Freud nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 4.]
129 [Gruppo in bronzo, il Trionfo di Marcantonio, dello scultore austriaco Artur Strasser (1854-1927), che aveva figurato all’Esposizione universale di Parigi del 1900 ed è ora situato in un crocicchio di Vienna.]
130 [Tragedia del viennese Adolf Wilbrandt (1837-1911).]
131 [Gli esempi 11 e 12 furono aggiunti nel 1907.]
132 [Jusepe de Ribera (1591-1652), pittore spagnolo.]
134 W. Stekel, Unbewusste Geständnisse, Berliner Tageblatt, 4 gennaio 1904. [Gli esempi 14-20 furono aggiunti nel 1907.]
136 [Gli esempi 21 e 22 furono aggiunti nel 1910.]
137 [Castore e Polluce, i due gemelli celesti della mitologia greca. Pollak è tipico cognome ebreo, comunissimo a Vienna.]
139 T. Reik, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 3, 43 (1915). [Gli esempi 23-26 furono aggiunti nel 1917.]
140 H. Haiman, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 4, 269 (1917). [Esempio aggiunto nel 1919, come il 29; gli esempi 28, 30 e 31 furono aggiunti nel 1920.]
141 [Esempio aggiunto nel 1910.]
142 [Modo di dire tedesco per: “lasciar correre, non badare alle irregolarità.”]
143 O. Rank, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 267 (1913). [L’esempio fu aggiunto nel 1917.]
144 [Aggiunto nel 1924.]
145 [Aggiunto nel 1920.]
146 [Gli esempi 36 e 37 furono aggiunti nel 1912 e sono citati nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lezz. 2 e 3.]
147 [Aggiunto nel 1910.]
148 [“Così ho conosciuto una bellissima e onesta donna di mondo che, conversando con un virtuoso gentiluomo della corte sulle vicende della guerra durante quei moti civili, gli disse: ‘Ho sentito dire che il re ha fatto rompere tutti i c... di quella zona.’ Voleva dire i ponti (che in francese rima con l’altra parola). Supporremo che, essendo appena giaciuta col marito, o pensando all’amante, ella aveva ancora quel nome fresco in bocca; e il gentiluomo s’infiammò d’amore per lei per via di quella parola.
“Un’altra dama che ho conosciuto, intrattenendo un’altra gran dama più di lei, e lodandale ed esaltandole le sue bellezze, le disse poi: ‘No, signora, quello che vi dico non è affatto per adulterarvi’; volendo essa dire adularvi, e poiché lo conciò in questo modo, supporremo che pensava a commettere adulterio.”]
149 [Aggiunto nel 1924.]
150 [Esempio inserito nel 1907.]
151 In una delle mie pazienti i lapsus sintomatici persistettero fino a che non vennero condotti alla bambinata di sostituire la parola rovinare con orinare. – [Aggiunto nel 1924] Alla tentazione di procurarsi con l’artificio del lapsus verbale il libero uso di parole sconce e illecite si ricollegano le osservazioni di K. Abraham sugli atti mancati “con tendenza sovracompensatrice” (Int. Z. Psychoanal., vol. 8, 345, 1922). Una sua paziente, affetta da lieve tendenza a raddoppiare a mo’ di balbuzie la sillaba iniziale dei nomi propri, aveva alterato “Protagora” in “Protragora”, poco dopo aver detto “Ca-catone” invece di “Catone”. Risultò poi che da bambina si compiaceva in particolar modo di ripetere le sillabe iniziali ca e po, giochetto questo che non di rado dà l’avvio alla balbuzie infantile. Dovendo dire Protagora, sentì il pericolo di omettere la r della prima sillaba e di dire “Popotagora”. Per proteggersi contro questa tentazione si aggrappò ciecamente a questa r e fece scivolare un’altra r nella seconda sillaba. In modo analogo altre volte deformava le parole “parterre” e “condoglianza” in “partrerre” e “codoglianza” per evitare le parole pater (padre) e condom (preservativo) che erano molto prossime nella sua associazione. Un altro paziente di Abraham confessò la tendenza a dire “angora” anziché “angina”, molto probabilmente perché temeva la tentazione di sostituire angina con vagina. Questi lapsus verbali quindi occorrono perché, invece della tendenza deformatrice, prevale una tendenza di difesa, e giustamente Abraham rileva l’analogia fra questo processo e la formazione dei sintomi nelle nevrosi ossessive.
152 [Diminutivo austriaco della parola latina senex.]
153 Meringer e Mayer, Versprechen und Verlesen cit., p. 50.
154 Ibid., p. 38.
155 Ibid., p. 28.
156 [Nota aggiunta nel 1907] Si può anche notare che proprio gli aristocratici storpiano spessissimo i nomi dei medici da essi consultati, e ciò permette di dedurre che in cuor loro li disistimino nonostante la cortesia con cui sogliono trattarli. – [Aggiunto nel 1912] Cito qui alcune osservazioni molto giuste sulla dimenticanza dei nomi tratte da uno scritto in inglese sull’argomento dovuto al dottor Ernest Jones, allora a Toronto: vedi E. Jones, The Psychopathology of Everyday Life, Amer. J. Psychol., vol. 22, 488 (1911). [Freud dà la traduzione tedesca; noi traduciamo dall’originale inglese.]
“Pochi individui sanno evitare una punta di dispetto quando s’accorgono che il loro nome è stato dimenticato, particolarmente se da qualcuno che essi speravano o s’aspettavano lo ricordasse. Si rendono istintivamente conto che, se avessero fatto maggior impressione su di lui, egli li avrebbe certamente ricordati, giacché il nome è parte integrante della personalità. Similmente, poche cose sono più lusinghiere per i più che trovarsi interpellati per nome da un gran personaggio, là dove difficilmente se lo sarebbero aspettato. Napoleone, come quasi tutti i condottieri, era maestro in quest’arte. Nel bel mezzo della disastrosa Campagna di Francia, nel 1814, diede una stupenda prova della sua memoria in questo senso. Trovandosi in una città presso Craonne, si ricordò di averne incontrato il sindaco, de Bussey, più di vent’anni prima, nel reggimento ‘La Fère’; de Bussey, incantato, si buttò immediatamente al suo servizio con zelo straordinario. Viceversa, non vi è mezzo più sicuro per offendere un uomo che fingere di averne dimenticato il nome; con ciò s’insinua che quest’uomo ai nostri occhi appare così poco importante che non vale la pena di ricordare come si chiama. Tale artificio è spesso usato in letteratura. In Fumo di Turgenev vi è il passaggio seguente: «‘Dunque continua a trovare Baden divertente, signor... Litvinov.’ Ramirov pronunciava sempre il nome di battesimo di Litvinov con una certa esitazione, ogni volta, come se lo avesse dimenticato e non potesse subito richiamarlo alla memoria. Con questo, come anche col modo altezzoso col quale sollevava il cappello, egli voleva ferirlo nel suo orgoglio.» Lo stesso autore scrive in Padri e figli: «Il governatore invitò Kirsanov e Bazarov al ballo, e pochi minuti dopo tornò a invitarli, considerandoli come fratelli e chiamandoli Kisarov.» Qui il dimenticare di aver già parlato loro, lo sbaglio dei nomi e l’incapacità di distinguere tra i due giovanotti, costituiscono il colmo del disprezzo. La storpiatura di un nome ha lo stesso significato del dimenticarlo; è solo il primo passo verso la completa amnesia.”
157 [Quattro capoversi aggiunti nel 1910.]
158 [Il celebre patologo (1821-1902).]
159 [Al primo Congresso internazionale di Psichiatria e Neurologia, ad Amsterdam, del settembre 1907, Freud fu attaccato da Aschaffenburg.]
160 Con un lapsus del genere per esempio Anzengruber stigmatizza l’ipocrita che vuole truffare un’eredità, nel Verme del rimorso [commedia paesana (1874)].
161 [Il testo di qui in poi fino alla fine di questo capoverso fu aggiunto nel 1907 e nel 1920 (l’ultimo caso).]
162 [Due capoversi aggiunti nel 1907.]
163 [Riportato nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 2. Nelle edizioni del 1910 e 1912, e solo in esse, figurava il passaggio seguente:
“Analogo è il caso riportato dal dottor Ferenczi:
“‘Vieni geschminkt [truccata]’ (invece di Geschwind [in fretta]), disse una mia paziente [ungherese] alla suocera di lingua tedesca. Con questo lapsus, ella manifesta proprio ciò che intendeva nasconderle: cioè la propria irritazione per la vanità della vecchia signora.”
“Non è affatto raro che chi parla in una lingua non propria se ne valga per compiere lapsus significativi.”]
164 [Aggiunto nel 1920.]
166 [Due capoversi aggiunti nel 1920.]
167 [Egli vuol dire: “ne tolga”, ma invece di schöpfen pronuncia schöpsen, con assonanza alla parola Schöps = pecorone, che è un insulto molto comune in Austria per persona sciocca.]
168 [Invece di hirnverbrannt = scervellata, egli storpia con allusione alla parola Hornvieh = bestia cornuta, altra insolenza austriaca col significato di “imbecille”.]
169 [Aggiunto nel 1912.]
170 A. A. Brill, Zbl. Psychoanal., vol. 2 (1912); nel giornale lo scritto è erroneamente attribuito a Jones. [La nostra versione segue perlopiù l’originale di Brill pubblicato nel volume Psychoanalysis. Its Theories and Practical Application (Filadelfia 1912).]
171 “Secondo le nostre leggi (americane) il divorzio viene concesso soltanto quando è dimostrato che una delle parti si è resa colpevole di adulterio, e il divorzio viene anzi concesso soltanto al coniuge tradito.” [Nota dell’edizione tedesca del testo di Brill, riportata da Freud.]
172 [Aggiunto nel 1912.]
173 [Tre esempi aggiunti nel 1917.]
174 J. Stärcke, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 4, 21 e 98 (1916).
175 Reik, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 3, 43 cit.
176 Rank, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 267 cit.
177 V. Tausk, Int. Z. Psychoanal., vol. 4, 156 (1917). [Aggiunto nel 1919.]
178 [Aggiunto nel 1920.]
179 [Due capoversi aggiunti nel 1907; l’esempio sarà ripreso da Freud in Costruzioni nell’analisi (1937; in OSF, vol. 11).]
180 [Tre capoversi aggiunti nel 1910.]
181 [“Avanti”, organo della socialdemocrazia tedesca.]
182 [Mentre rückhalt-los significa “senza riserve”, rück-haltlos equivale di nuovo all’incirca a “senza spina dorsale”: ponendo in tal modo in risalto la divisione della parola, il “Vorwärts” insiste nel senso del lapsus.]
183 [Aggiunto nel 1924.]
184 [Aggiunto nel 1907.]
185 [Cioè l’amore per la figlia del duca.]
186 [Esempio aggiunto nel 1912 e riportato, come il precedente, nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 2, dove è seguito da un commento di Freud.] Cito la comunicazione di O. Rank, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 109 (1910).
187 [Esempio aggiunto nel 1912.] Jones, The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 496. [Freud riporta una traduzione tedesca; noi traduciamo dall’originale inglese.]
188 Nota del traduttore [tedesco J. Theodor von Kalmár]: “All’origine avevo pensato di rendere l’originale ‘beckoning of a finger’ con leiser Wink [tocco leggero], ma poi mi resi conto che sopprimendo la parola ‘dito’ avrei privato la frase di una finezza psicologica.”
189 [Nota aggiunta nel 1920] Altri esempi di lapsus verbali che secondo le intenzioni del poeta vanno intesi come significativi, perlopiù come un tradirsi, si trovano in Shakespeare, Riccardo II, atto 2, scena 2; e in Schiller, Don Carlos, atto 2, scena 8, lapsus della principessa di Eboli. Sarebbe certamente cosa facile ampliare tale elenco.
190 [Capoverso aggiunto nel 1907.]
191 [Nota aggiunta nel 1910]
Ce qu’on conçoit bien |
[Quello che è ben pensato |
S’annonce clairement |
Si presenta chiaramente |
Et les mots pour le dire |
E le parole per dirlo |
Arrivent aisément. |
Vengono facilmente.] |
Boileau, Art poétique.
[Nella lettera a Fliess del 21 settembre 1899, Freud applica una simile critica al proprio stile nella Interpretazione dei sogni.]
192 [Il testo fino al primo esempio seguente incluso fu aggiunto nel 1912; il resto fino alla fine del capitolo nel 1917.]
193 A. A. Brill, Psychotherapy, vol. 2, 5 (1909).
194 [L’esempio è riportato in inglese. Nella edizione del 1912 figurava qui il passo seguente: “Un esempio altamente istruttivo del modo in cui un semplice lapsus può essere usato in una psicoanalisi è riportato da Stekel, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 40 (1910):
“«Un paziente sofferente di agorafobia dice durante l’analisi: ‘Se comincio a parlare su un tema, mi ci fisso con una certa ostinazione’ (ma in luogo di dabei, dice dablei). Avvertito del lapsus continua: ‘Ho fatto quel che fanno i bambini, e ho detto l invece di r, blei invece di brei e fa così un secondo lapsus.’
“«Questo lapsus era molto importante, ovviamente. Le sillabe bei-brei-blei [in tedesco: a, pappa, piombo] procuravano associazioni rilevanti.»”]
195 L. Jekels, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 258 (1913).
196 W. Ruths, Experimentaluntersuchungen über Musikphantome (Darmstadt 1898). [I fantasmi musicali sono, secondo Ruths, “un gruppo di fenomeni psichici che appaiono nella mente di molte persone mentre ascoltano musica”.]
197 L’interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. D, sottopar. α.
198 [Secondo la sorella di Freud, Anna, il nome Alessandro fu suggerito da Freud per il fratello, minore di dieci anni, appunto per la sua ammirazione per le imprese militari e la generosità del Macedone.]
199 [La questione è ripetutamente discussa, in connessione con i sogni di Freud, nell’Interpretazione dei sogni cit., ad esempio nel cap. 4. Freud ottenne la promozione nel marzo 1902, l’anno seguente la pubblicazione di questo brano; vedi un accenno al cap. 12, punto D e in Frammento di un’analisi d’isteria (1910), par. 2 (nota 550) e par. 4 (nota 590), in OSF, vol. 4.]
200 [La parola “complessi” sostituisce nell’edizione del 1907 la precedente “cerchia di pensieri” delle edizioni 1901 e 1904, sottolineando l’influsso recentissimo di Jung. Ma il termine non è nuovo in Freud: vedi i primi esempi negli Abbozzi per la “Comunicazione preliminare” (1892), nota 85 (in OSF, vol. 1), negli Studi sull’isteria (1892-95), nota 145 (ibid.) ecc. – Per l’uso simile di ponti verbali nella costruzione di sogni, motti di spirito e sintomi nevrotici, vedi L’interpretazione dei sogni cit., nota 614. Vedi anche nota 450, in OSF, vol. 4.]
201 [Esempio aggiunto nel 1907.]
202 [Aggiunto nel 1910.]
203 E. Bleuler, Affektivität, Suggestibilität, Paranoia (Halle 1906), p. 121.
204 [Aggiunto nel 1919.]
205 [Aggiunto nel 1912.]
206 M. Eibenschütz, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 242 (1911).
207 J. Haupt, Über das mittelhochdeutsche Buch der Märtyrer, Sitzb. kais. Akad. Wiss. Wien, vol. 70, 101 sgg. (1872).
208 [Aggiunto nel 1910 e riportato all’inizio del cap. 3 del Motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905; in OSF, vol. 5) e poi nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 2. – I Witzige und satirische Einfälle di Georg Christoph Lichtenberg (1742-99) furono raccolti e pubblicati nel 1853.]
209 [Di qui fino alla fine dell’esempio 10, aggiunta del 1917.]
210 [Freud aveva già citato questo esempio nel 1915, nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 4.]
211 M. Eitingon, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 3, 340 (1915).
212 W. Heymann, Den Ausziehenden [A coloro che partono], in Kriegsgedichte und Feldpostbriefe [Poesie di guerra e lettere dal fronte].
213 [Di qui alla fine del paragrafo, aggiunta del 1919.]
214 I tre esempi successivi da H. Sachs, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 4, 159 (1917).
215 [Frase aggiunta nel 1907; la frase seguente fu aggiunta nel 1912.]
216 [Jones, The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 477.]
217 [“Annuario di Neurologia e Psichiatria”. Per i primi tre volumi (1897 sgg.) Freud inviò riassunti e recensioni alla rubrica delle “paralisi cerebrali dell’età infantile”. Il contributo qui menzionato apparve nel terzo volume (1899, ma uscito nel 1900), p. 611.]
218 [La recensione di Max Burckhard apparve in “Die Zeit” del 6 e 13 gennaio 1900. Freud la commenta nella lettera a Fliess dell’8 gennaio 1900.]
219 Confronta ad esempio questo passo del Giulio Cesare, atto 3, scena 3:
CINNA Parola d’onore, il mio nome è Cinna.
CITTADINO Fatelo a pezzi! È un congiurato.
CINNA Io sono Cinna il poeta... Non sono Cinna il congiurato.
CITTADINO Non importa, il suo nome è Cinna; strappategli il nome dal cuore, e lasciatelo andare.
220 [Aggiunto nel 1917.] A. J. Storfer, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 2, 170 (1914).
221 [Eduard von Hartmann (1842-1906), autore tra l’altro di Philosophie des Unbewussten (Filosofia dell’inconscio).]
222 Si tratta di quel sogno che ho preso a paradigma nel breve scritto Il sogno (1900 [qui]).
223 [Aggiunto nel 1907 e riferito nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 4. Nelle sole edizioni del 1907 e 1910: “Dal mio collega Wilhelm Stekel”.]
224 [Aggiunto nel 1919.]
225 [Quotidiano in lingua tedesca di Budapest.]
226 [Aggiunto nel 1920.]
227 [Il transatlantico inglese Lusitania fu colato a picco da un sottomarino tedesco il 7 maggio 1915, durante un viaggio di ritorno dall’America settentrionale.]
228 [Aggiunto nel 1910.]
229 [Aggiunto nel 1912.]
230 [Jones, The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 501.]
231 [Aggiunto nel 1917.]
232 E. Hitschmann, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 265 (1913).
233 [Gli esempi 11 e 12 furono aggiunti nel 1919.]
234 [Aggiunto nel 1910.]
235 [Gli esempi 14, 15 e 16 furono aggiunti nel 1912.]
236 [Jones, The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 499.]
237 [Questa frase è riportata in inglese da Freud; tutto l’esempio è da noi tradotto sull’originale inglese.]
238 R. Wagner, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 594 (1911).
239 H. von Hug-Hellmuth, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 277 (1912).
240 [Levitico è il libro dell’Antico Testamento che contiene le prescrizioni ai leviti.]
241 [In tedesco il predicozzo per antonomasia.]
242 [Aggiunto nel 1920.]
243 [Nel testo tedesco: “ho già menzionato”; ma si tratta dell’esempio 11 del capitolo 10, anch’esso aggiunto nel 1920.]
244 [Aggiunto nel 1912.]
245 B. Dattner, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 550 (1911).
246 [Due capoversi inseriti nel 1917.]
247 [Capoverso inserito nel 1920.]
248 Vedi il capitolo 6 sul lavoro onirico nell’Interpretazione dei sogni cit., par. I.
249 H. Silberer, Int. Z. Psychoanal., vol. 8, 350 (1922) [menzione aggiunta nel 1924].
250 [Gli esempi 20 e 21 furono aggiunti nel 1917.]
251 Storfer, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 2, 170 cit.
252 A. J. Storfer, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 3, 45 (1915).
253 [Gli esempi 22 e 23 furono aggiunti nel 1924.]
254 Si tratta della stampa del libro Jenseits des Tweed. Bilder und Briefe aus Schottland [Di là del Tweed. Immagini e lettere dalla Scozia], pubblicato presso Julius Springer nel 1860.
255 Wundt, Völkerpsychologie cit., p. 374.
256 [Freud aveva discusso questo fatto nella sua monografia sull’afasia: Zur Auffassung der Aphasien cit.]
257 [Aggiunto nel 1919.]
258 [Nell’esemplare dell’edizione del 1904 annotato da Freud figura qui la nota seguente: “Il dimenticare normalmente avviene per via di condensazione. In tal modo viene a costituire la base per la formazione di concetti. Ciò che è isolato è percepito con chiarezza. La rimozione, in altri casi simili, si serve del meccanismo della condensazione e genera confusione. Inoltre, correnti d’altra origine prendono possesso del materiale indifferente e ne provocano la deformazione e la falsificazione.” Ma vedi nota 451, in OSF, vol. 4, aggiunta nel 1907.]
259 Di solito poi nel corso della conversazione riemergono nella mia coscienza i particolari di quella prima visita.
260 [L’episodio è riferito nello scritto Il sogno cit., vedi par. 2, in OSF, vol. 4, tra le associazioni connesse col sogno paradigmatico cui Freud aveva già accennato nel capitolo precedente (vedi nota 222).]
261 [Solo nel 1901: “come esempio di”.]
262 [Fino al 1907 incluso: “figurava ampiamente”.]
263 Vorrei proporre spiegazioni analoghe per molti fatterelli casuali che, usando il termine coniato da Theodor Vischer [filosofo, critico e scrittore (1807-87), nuovamente citato nel cap. 8, punto d e ripetutamente nel Motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio cit.], si ascrivono alla “malignità degli oggetti”.
264 [Aggiunto nel 1907.]
267 [Aggiunto nel 1917.] Stärcke, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 4, 21 e 98 cit.
268 [Aggiunto nel 1910.]
269 [Aggiunto nel 1912. Brill, Psychoanalysis. Its Theories and Practical Application cit.]
270 [Jones, The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 506.]
271 [Gli esempi 9 e 10 furono aggiunti nel 1917.]
272 D. Müller, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 3, 41 (1915).
273 [Capoverso aggiunto nel 1907.]
274 [Nel 1901-04 il testo diceva: “Nell’estate di quest’anno dichiarai una volta al mio amico Fl., col quale sono in vivace scambio...” Si tratta di Wilhelm Fliess, e quest’episodio ricorda l’ultimo incontro dei due amici (nel 1900 e non nel 1901) prima della rottura (vedi lettera a Fliess del 10 luglio 1900). Evidentemente la prima stesura era stata scritta alla fine del 1900 e Freud sbagliò la data quando ritoccò il testo.]
275 [Nota aggiunta nel 1907] Quando si chiede a una persona se dieci o quindici anni prima abbia avuto un’infezione luetica, ci si dimentica troppo facilmente che per l’interrogato psichicamente tale caso di malattia è stato del tutto diverso che non, ad esempio, un reumatismo acuto. – Nelle anamnesi che i genitori danno delle loro figlie ammalate di nevrosi, è praticamente impossibile discernere con certezza assoluta le cose dimenticate da quelle che vengono nascoste, perché tutto quello che potrebbe ostacolare un futuro matrimonio della ragazza viene sistematicamente eliminato, ossia rimosso, dai genitori. – [Aggiunto nel 1910] Un signore la cui diletta moglie era da poco morta di malattia polmonare, mi comunica il seguente caso in cui l’indagine del medico viene fuorviata e che può solo essere ricondotto a una dimenticanza simile: “Quando dopo molte settimane la pleurite della mia povera moglie non accennava a migliorare, si ricorse al consulto del dottor P. Egli fece le solite domande per stabilire l’anamnesi, chiedendo fra l’altro se nella famiglia di mia moglie vi fossero stati casi di malattie polmonari. Mia moglie disse di no e anch’io non ricordai nulla. Nel congedare il dottor P. la conversazione venne come per caso a toccare l’argomento delle gite, e mia moglie disse: ‘Sì, anche fino a Langersdorf, dove è sepolto il mio povero fratello, è un viaggio molto lungo.’ Questo fratello era morto circa quindici anni prima di una tubercolosi, di cui aveva sofferto per parecchi anni. Mia moglie gli voleva molto bene e me ne parlava spesso. Anzi mi venne in mente che quando era stata allora accertata la pleurite, essa era molto preoccupata e disse con tristezza: ‘Anche mio fratello è morto per un male ai polmoni.’ Adesso invece questo ricordo era talmente rimosso che anche dopo la menzione della gita a Langersdorf essa non trovò alcun motivo per rettificare l’informazione data al medico sui casi di malattia nella famiglia. In me la dimenticanza cedette al ricordo non appena mia moglie menzionò Langersdorf.” – [Aggiunto nel 1912] E. Jones (The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 484) racconta un fatto del tutto analogo. Un medico osservò a sua moglie che soffriva di una malattia all’addome diagnosticamente poco chiara, come per consolarla: “È almeno un bene che nella tua famiglia non ci sia stato nessun caso di tubercolosi.” La moglie rispose estremamente sorpresa: “Ma come, hai dimenticato che mia madre è morta di tubercolosi e che mia sorella non è guarita della sua tubercolosi se non quando i medici avevano abbandonato ogni speranza?”
276 Nei giorni in cui ero intento a stendere queste pagine mi capitò il seguente caso quasi incredibile di dimenticanza. Il primo gennaio rivedo il mio mastrino per diramare le note di onorario ai miei clienti. Per il mese di giugno vedo il nome “M...l” ma non riesco a ricordarmi la persona. Il mio stupore cresce giacché, sfogliando nei miei appunti, vedo che ho trattato questo caso in un sanatorio, facendo visite giornaliere per settimane e settimane. Un medico non dimentica un malato in soli sei mesi, dopo essersene occupato tanto intensamente. Domandai a me stesso: era stato un uomo? un paralitico? un caso senza interesse alcuno? Infine una nota riguardante l’onorario ricevuto mi fece ritornare alla memoria tutto quanto le si era sottratto. M...l era stata una adolescente di quattordici anni, il caso recente più notevole, e ad essa dovevo una lezione che difficilmente potrò dimenticare, avendomi il suo esito procurato ore di gran pena. Questa ragazza si era ammalata inequivocabilmente di isteria, e invero migliorò rapidamente e radicalmente in seguito alla mia cura. Dopo questo miglioramento i genitori me la sottrassero; si lamentava ancora di dolori addominali, ai quali era spettato il ruolo principale nel quadro semeiotico dell’isteria. Due mesi dopo morì di sarcoma delle ghiandole addominali. L’isteria, alla quale la ragazza del resto aveva predisposizione, aveva utilizzato la formazione del tumore come causa provocante e io, distolto dalle manifestazioni appariscenti ma innocue dell’isteria, mi ero forse lasciato sfuggire i primi segni di quella malattia insidiosa e terribile.
277 [Nota aggiunta nel 1910] A. Pick, Arch. Krim. Anthrop., vol. 18, 251 (1905), ha recentemente fatto un elenco di autori che apprezzano l’influenza di fattori affettivi sulla memoria e che più o meno chiaramente riconoscono il contributo alla dimenticanza fornito dalla tendenza a difendersi contro i dispiaceri. Nessuno di noi ha però saputo rappresentare questo fenomeno e la sua motivazione psicologica in modo così esauriente e insieme efficace come Nietzsche in uno dei suoi aforismi (Al di là del bene e del male, cap. 4, n. 68): “‘Io ho fatto questo’, dice la mia memoria. ‘Io non posso aver fatto questo’, dice il mio orgoglio e resta irremovibile. Alla fine... è la memoria ad arrendersi.” [L’aforisma di Nietzsche fu indicato a Freud dall’”uomo dei topi”, il cui caso fu pubblicato poco prima di questa nota; vedi Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva (1909), par. 1, sottopar. d (in OSF, vol. 6).]
279 [Questa frase del testo e la nota furono aggiunte nel 1912] Jones, The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 480, segnala il seguente passo dell’autobiografia di Darwin, che rispecchia la sua probità scientifica e il suo acume psicologico: “Per molti anni seguii una regola aurea, vale a dire, ogni qual volta mi imbattevo in un fatto pubblicato, in una nuova osservazione o in un pensiero che contraddicevano i risultati generali da me raggiunti, ne prendevo infallibilmente e immediatamente appunto; avevo infatti trovato per esperienza che tali fatti e pensieri più facilmente sfuggono alla memoria che non quelli favorevoli.”
281 [Prima del 1924 il testo continuava così: “Ma ciò che è irritante è che non vi è forse un’altra mentalità più in opposizione alla mia di quella di essere il protetto di qualcuno. Gli esempi di una simile relazione che si possono vedere nel nostro paese sono sufficienti per far perdere la voglia di essa, e la parte del figlio prediletto è invero pochissimo adatta al mio carattere. Ho sempre provato un desiderio particolarmente forte di ‘essere io l’uomo forte’. E proprio a me toccava ricordarmi di sogni a occhi aperti come questo, tra l’altro mai realizzato. Al di là di tutto ciò, l’incidente illustra in modo egregio come la relazione di uno con sé stesso, che è normalmente trattenuta ma che emerge vittoriosamente nella paranoia, ci disturba e confonde nella nostra veduta obiettiva delle cose.”]
[Nota aggiunta nel 1924] Tempo fa mi è pervenuto dalla cerchia dei miei lettori un volumetto della “Biblioteca per la gioventù” di Franz Hoffmann, in cui viene raccontata dettagliatamente una scena di salvataggio come quella da me fantasticata a Parigi. La concordanza si estende sino a singole espressioni non del tutto usuali, che ricorrono in entrambi i casi. Non si può facilmente respingere la supposizione che io abbia realmente letto questo libro per la gioventù quand’ero ragazzo. La biblioteca scolastica del nostro ginnasio conteneva questa collezione di Hoffmann ed era sempre pronta a offrirla agli scolari al posto di qualunque altro nutrimento spirituale. La fantasia che all’età di 43 anni credetti di ricordare come produzione di un altro e che poi dovetti riconoscere come mia risalente al ventinovesimo anno di età, può facilmente essere stata la fedele riproduzione di un’impressione ricevuta a un’età fra gli 11 e i 13 anni. La fantasia di salvataggio da me attribuita al contabile disoccupato del Nababbo non doveva infatti che aprire la via alla fantasia del proprio salvataggio, rendendo sopportabile all’orgoglio il desiderio di avere un patrono e protettore. Nessun conoscitore dell’animo umano si stupirà di sentire che io stesso nella mia vita cosciente ho sempre avuto la massima riluttanza contro l’idea di dipendere dal favore di un protettore, mal sopportando le poche situazioni reali in cui si verificava qualcosa di simile. Il significato più profondo delle fantasie aventi tale contenuto [di salvataggio] e una spiegazione quasi esauriente delle loro peculiarità sono stati posti in luce da K. Abraham, Vaterrettung und Vatermord in den neurotischen Phantasiegebilden, Int. Z. Psychoanal., vol. 8, 71 (1922).
282 [Capoverso aggiunto nel 1907.]
283 [È la prima opera di Otto Rank, Der Künstler. Ansätze zu einer Sexualpsychologie (Vienna 1907).]
285 Vedi H. Bernheim, Hypnotisme, suggestion, psychothérapie. Études nouvelles (Parigi 1891), pp. 130 sgg., tradotto in tedesco da me (Vienna 1892).
286 [Vedi un esempio simile nel “sogno della monografia botanica”, nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. A.]
287 [Nota aggiunta nel 1912] Nella commedia Cesare e Cleopatra di Bernard Shaw, Cesare nell’atto di lasciare l’Egitto si tormenta per qualche tempo col pensiero di essersi proposto qualcosa che ora ha dimenticato. Finalmente si scopre quel che Cesare aveva dimenticato: di congedarsi da Cleopatra! Questo piccolo particolare tende a mettere in evidenza come avesse poca importanza per Cesare la giovane principessa egiziana, del resto in completo contrasto alla verità storica (da Jones, The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 488 nota). [L’esempio figura nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 3.]
288 [Il termine era apparso in Un caso di guarigione ipnotica (1892; in OSF, vol. 1) e ricomparirà nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 4.]
289 [Esempio aggiunto nel 1920.]
290 Le donne, dotate di un intuito più sottile per i processi psichici inconsci, hanno di solito maggiore tendenza a considerare un’offesa se per strada non sono riconosciute e quindi non sono salutate, piuttosto che pensare alla spiegazione più semplice che il colpevole sia miope oppure, assorto nei propri pensieri, non le abbia notate. Esse ritengono che la persona le avrebbe certamente notate se avesse un qualche interesse per loro.
291 [Nota aggiunta nel 1910] Ferenczi racconta di sé stesso di essere stato un “distratto” e che per la frequenza e stranezza dei suoi atti mancati era noto ai suoi conoscenti. I sintomi di questa distrazione sono però quasi del tutto scomparsi da quando egli cominciò a esercitare il trattamento psicoanalitico dei malati e fu costretto a rivolgere l’attenzione anche all’analisi del proprio Io. Egli dice che si rinuncia agli atti mancati quando s’impara a estendere in modo così notevole il campo della propria responsabilità. Egli pertanto ritiene, e con ragione, che la distrazione sia uno stato dipendente da complessi inconsci e guaribile mediante la psicoanalisi. Un giorno però dovette rimproverarsi un errore tecnico commesso nella psicoanalisi di un suo paziente. In quel giorno tornarono a manifestarsi tutte le sue antiche distrazioni. Incespicò varie volte nel camminare per la strada (raffigurazione di quel passo falso nella cura), dimenticò il portafogli a casa, cercò di pagare un soldo di meno in tram, non si abbottonò il vestito a dovere, eccetera.
292 [Nota aggiunta nel 1912] Jones, The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 483, osserva a questo proposito: “Spesso la resistenza è di ordine generale. Così l’uomo indaffarato dimentica di imbucare le lettere affidategli – a suo lieve dispetto – dalla propria moglie, così come ‘dimentica’ di eseguire i suoi ordini di compere.” [Freud cita in inglese.]
293 [L’avverbio fu aggiunto nel 1904.]
294 Mi sarà lecito derogare dalla suddivisione adottata nel presente lavoro per completare questo argomento con alcune osservazioni. Nei riguardi del denaro la memoria umana mostra una particolare tendenziosità. Gli inganni della memoria, per cui ci si illude di avere già pagato qualcosa, sono spesso molto tenaci come so per mia esperienza. Là dove si lascia libero corso al desiderio di guadagno, a parte dai grandi interessi della vita e dunque quasi per scherzo, come nel gioco delle carte, gli uomini più onesti tendono all’errore, a sbagli di memoria e di calcolo, venendo a trovarsi, senza sapere bene come, coinvolti in piccole truffe. È su queste libertà che si basa in parte il carattere psichicamente tonificante del gioco. Il proverbio secondo il quale nel gioco si riconosce il carattere dell’uomo può essere accettato, purché non s’intenda il carattere manifesto [nelle edizioni prima del 1924 le ultime parole erano: “se siamo pronti ad aggiungere: il suo carattere represso”]. Se si verificano errori non intenzionali nel conto da parte dei camerieri, essi evidentemente vanno giudicati alla medesima stregua. Fra i commercianti si può osservare spesso un certo indugio nel versare somme di denaro per il pagamento di fatture o altro, indugio che non porta nessun vantaggio al pagatore ma che si può intendere soltanto psicologicamente come manifestazione di una controvolontà allo spendere. – [Frase inserita nel 1912] Brill, Psychoanalysis. Its Theories and Practical Application cit., osserva a questo proposito con lapidarietà epigrammatica: “È più facile smarrire lettere contenenti fatture che non assegni” [citato in inglese]. – Il fatto che proprio le donne mostrino un particolare dispiacere nel pagare il medico, è in relazione con gli impulsi più intimi e meno chiariti. Di solito esse dimenticano il portamonete, per cui non possono pagare dopo la visita, e poi dimenticano regolarmente di mandare l’onorario da casa, disponendo le cose così che le si abbia curate gratuitamente, “per i loro begli occhi”. Esse per così dire pagano lasciandosi guardare.
295 [Nelle edizioni del 1901 e 1904: “del mio amico di Berlino”.]
296 [L’editore dell’enciclopedia di Nothnagel, Hölder, nel 1897.]
297 [Per questa lunga monografia (del 1897) vedi lo scritto Sommari dei lavori scientifici del libero docente dottor Sigmund Freud (1897), n. 38 (in OSF, vol. 2).]
298 [Freud allude alla sua traduzione delle Lezioni del martedì di J.-M. Charcot, apparsa nel 1892-94, alla quale aveva apposto non poche note. Vedi l’Avvertenza editoriale a Prefazione e note alla traduzione delle “Lezioni del martedì della Salpêtrière” di J.-M. Charcot (1892-94), in OSF, vol. 1.]
299 [Capoverso aggiunto nel 1910.]
300 [Capoverso aggiunto nel 1907.]
301 Meringer e Mayer, Versprechen und Verlesen cit., p. 98. [Prima del 1910 il lavoro era definito “meritevole”.]
302 [Nota aggiunta nel 1910] Una seconda pubblicazione di R. Meringer [Aus dem Leben der Sprache (Berlino 1908)] mi ha poi mostrato di avere fatto torto a questo autore attribuendogli tanto intendimento.
303 [Fino alla fine del punto a, aggiunta del 1912.]
304 A. Maeder, Archives de Psychologie, vol. 6, 148 (1906). [Freud cita in francese.]
305 Jones, The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 509. [Freud cita in inglese.]
306 [Nel 1901 e 1904: “recentemente”.]
307 [Freud ritornerà sulla “sicurezza sonnambolica” nel cap. 12, punto A, n. 7. Nel 1907 e nel 1910 il concetto riapparirà nelle aggiunte del cap. 7, par. A, nn. 5 e 7.]
308 [Aggiunta nel 1919.]
309 [Cinque capoversi aggiunti nel 1907.]
310 [Da Elena la pia, novella in versi di Wilhelm Busch (1872), cap. 8.]
311 [Freud allude alla malattia della sua figlia maggiore, nel 1905.]
312 [Fino alla fine del punto d, aggiunta del 1917.]
313 Jekels, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 258 cit.
314 [Capoverso inserito nel 1910.]
316 [Capoverso aggiunto nel 1907.]
317 [Solo nel 1901: “per mezzo minuto”.]
318 [Aggiunta del 1907.]
319 [Fino alla fine del punto f, aggiunta del 1917.]
320 [È la stessa signora citata sopra nel punto b, e che ricomparirà nel cap. 12, punto C. Di essa Freud aveva già parlato nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 2 e cap. 5, par. C. Della sua morte si fa cenno nella lettera a Fliess del 7 agosto 1901.]
321 [In tedesco il verbo vergreifen ha i due significati.]
322 Il “sogno edipico”, come sono solito chiamarlo, poiché contiene la chiave per capire la leggenda del re Edipo. Nel testo di Sofocle il riferimento a tale sogno è messo in bocca a Giocasta [vv. 982 sgg.]. Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. D, sottopar. β.
323 [Fino al 1924 si leggeva: “e lo documenterò un giorno”.]
324 L’autolesionismo che non miri al totale autoannientamento non ha, nell’attuale stato di civiltà, altra scelta che nascondersi dietro l’apparenza casuale o di affermarsi mediante la simulazione di una malattia spontanea. In passato esso era un consueto segno del lutto; in altri tempi poté fornire un’espressione a tendenze religiose o di rinuncia al mondo.
325 [Tre capoversi aggiunti nel 1907.]
326 Il caso allora in fondo non differisce dall’attentato sessuale contro una donna, ove l’aggressione del maschio non possa essere respinta con l’intera forza muscolare dell’aggredita perché una parte dei moti inconsci del suo animo favorisce l’aggressione stessa. Si dice infatti che una situazione simile paralizza le forze della donna; non rimane che aggiungere le cause di tale paralisi. Sotto quest’aspetto l’ingegnosa sentenza di Sancio Pancia governatore dell’isola è psicologicamente ingiusta (Don Chisciotte, pt. 2, cap. 45): Una donna accusa davanti al giudice un uomo di averle tolto l’onore con la violenza. Sancio la indennizza con la borsa piena di denaro che toglie all’imputato, e a questo, andatasene la donna, dà il permesso d’inseguirla per ristrapparle la borsa. Tornano entrambi dal giudice lottando tra loro, e la donna si vanta che il malandrino non è stato in grado d’impossessarsi della borsa. Allora Sancio sentenzia: “Se tu avessi difeso il tuo onore anche soltanto con metà dell’impegno che hai messo a difendere questa borsa, quell’uomo non te ne avrebbe potuto privare.”
327 Che la situazione del campo di battaglia sia tale da venire incontro all’intenzione suicida cosciente, che però sfugge la via diretta, è ovvio. Confronta nella Morte di Wallenstein [di Schiller, atto 4, scena 11] le parole del capitano svedese sulla morte di Max Piccolomini: “Si dice che abbia voluto morire.”
328 [Esempio aggiunto nel 1910.]
329 [Aggiunta nel 1912.] J. E. G. van Emden, Zbl. Psychoanal., vol. 2, n. 12 (1911).
330 [Nota aggiunta nel 1920] Un corrispondente mi scrive a proposito del tema “autopunizione mediante atti mancati”: “Se si osserva come si comporta la gente per strada, si ha occasione di vedere quanto spesso agli uomini che seguono con lo sguardo – come usa – le donne che passano, accadono piccoli incidenti. Uno si sloga un piede pur camminando sul liscio, un altro va a sbattere contro un lampione o si ferisce in altro modo.”
331 Stärcke, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 4, 21 e 98 cit. [Esempio aggiunto nel 1917.]
332 [Nota aggiunta nel 1924] In un gran numero di casi simili di lesione o uccisione accidentale l’interpretazione rimane dubbia. L’estraneo non troverà motivo di ravvisare nella disgrazia altro che un caso, mentre una persona vicina alla vittima e al corrente di particolari intimi ha motivo di sospettare l’intenzione inconscia alla base del caso. Di quale specie debba essere questa conoscenza e di quali circostanze accessorie si tratti, è illustrato bene dal seguente resoconto di un giovanotto la cui fidanzata era rimasta vittima di un investimento stradale.
“Nel settembre dell’anno scorso feci la conoscenza di una signorina Z., di 34 anni. Viveva in condizioni agiate, era stata fidanzata prima della guerra, ma il fidanzato, ufficiale in servizio attivo, era caduto nel 1916. Imparammo a conoscerci e ad amarci, in principio senza pensare al matrimonio, giacché le circostanze, specialmente la differenza di età (io avevo 27 anni) parevano opporsi da ambo le parti. Abitando nella stessa strada l’uno di fronte all’altra e stando insieme ogni giorno, la relazione con l’andar del tempo divenne intima. Così si cominciò a pensare all’eventualità di un matrimonio e infine io stesso accettai l’idea. Il fidanzamento fu progettato per la Pasqua di quell’anno; la signorina Z. però intendeva prima compiere un viaggio per andare a trovare i suoi parenti a M., ma ciò le fu improvvisamente impedito da uno sciopero dei ferrovieri provocato dal tentativo di colpo di stato di Kapp [fallito putsch controrivoluzionario a Berlino, nel marzo 1920]. Le tristi prospettive che la vittoria di parte operaia e le sue conseguenze parevano dischiudere per l’avvenire si rifletterono per breve tempo anche sul nostro stato d’animo, specialmente per la signorina Z. – che del resto facilmente andava soggetta a cambiamenti d’umore – giacché credeva di vedere nuovi ostacoli al nostro avvenire. Sabato 20 marzo però si trovò in stato di straordinaria letizia, che francamente mi sorprese e mi trascinò, cosicché ci parve di vedere tutto con i più rosei colori. Avevamo parlato alcuni giorni prima di andare una volta in chiesa insieme, senza tuttavia fissare un giorno preciso. La mattina successiva, domenica 21 marzo alle nove e un quarto, mi chiamò al telefono chiedendomi di andarla a prendere subito per recarci in chiesa, ma io risposi con un rifiuto perché non avrei potuto essere pronto in tempo e per di più volevo sbrigare alcuni lavori. La signorina Z. ne fu chiaramente delusa, s’avviò poi da sola, incontrò sulle scale di casa sua un conoscente e fece insieme a lui la breve strada attraverso la Tauentzienstrasse fino alla Rankestrasse, di ottimo umore, senza far cenno alcuno della nostra conversazione. Il signore si congedò con una frase scherzosa. La signorina aveva ancora solo da attraversare il Kurfürstendamm, via che in quel punto è larga e offre buona visibilità, quand’ecco, vicinissimo al marciapiede, viene investita da una carrozza (contusione al fegato, esito letale entro poche ore). Avevamo attraversato centinaia di volte in quel punto; la signorina Z. era estremamente prudente e mi aveva anzi spesso trattenuto dal compiere imprudenze. Quella mattina non vi erano quasi veicoli, i tram, gli autobus ecc. erano in sciopero, proprio in quel momento regnava una quiete quasi assoluta; se anche non avesse visto la carrozza, l’avrebbe certo potuta sentire! Tutti credono in un ‘caso’, ma il mio primo pensiero fu: ‘È impossibile... d’altra parte non si può certo parlare di un fatto intenzionale.’ Tentai una spiegazione psicologica. Dopo parecchio tempo credetti di averla trovata nella Sua Psicopatologia della vita quotidiana. Soprattutto, la signorina Z. talvolta esprimeva una certa tendenza al suicidio, anzi cercava di convincerne anche me, pensieri questi da cui tante volte la dissuasi; per esempio, ancora due giorni prima, al ritorno da una passeggiata, cominciò a parlare senza alcun motivo esteriore della sua morte e di disposizioni testamentarie (che del resto non effettuò; ciò è segno che quei discorsi non erano dovuti a una decisione). Se mi è lecito esprimere in proposito il mio giudizio non competente, io in questa disgrazia non vedo un caso e nemmeno l’effetto di una perturbazione della coscienza, ma un deliberato autoannientamento eseguito per intenzione inconscia e camuffato da disgrazia casuale. Mi confermano in questa interpretazione certi discorsi fatti dalla signorina Z. in cospetto dei suoi parenti – sia in passato quando ancora non mi conosceva, sia dopo in mia presenza fino agli ultimi giorni – che mi fanno considerare tutto ciò come un effetto della perdita del suo primo fidanzato, che nulla ai suoi occhi poteva sostituire.”
333 Stärcke, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 4, 21 e 98 cit. [Esempio aggiunto nel 1917.]
334 H. Heijermans, Schetsen van Samuel Falkland [Bozzetti di Samuel Falkland], vol. 18 (Amsterdam 1914).
335 [Solo nel 1901: “una determinata condizione”.]
336 [Nel matrimonio morganatico il coniuge di grado superiore dava al coniuge di grado inferiore la mano sinistra invece della destra.]
337 [Del terzo gruppo Freud parlerà solo molto più avanti in questo capitolo, anche perché parecchio materiale riferentesi ai due primi gruppi è stato aggiunto dopo la prima edizione.]
338 [Esempio aggiunto nel 1912.] E. Jones, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 96 (1910).
339 “E. Jones, Amer. J. Psychol., vol. 21, 283 (1910).”
340 “Confronta la frase di John Oldham [1653-83]: ‘Io porto la mia penna come altri la loro spada.’”
341 [Incluso già nell’edizione originaria del 1901.]
342 [Vedi Erodoto, lb. 5, 35.]
343 [Nelle edizioni del 1901 e del 1904: “Tarquinio Prisco”. A questo proposito, nell’esemplare dell’edizione del 1904 annotato in margine da Freud, figura un commento di difficile lettura, dove Freud osserva che sostituire il nome del padre a quello del figlio attiene all’argomento dell’evirazione (vedi nota 377, in OSF, vol. 4).]
344 [Capoverso aggiunto nel 1907.]
345 [Aggiunta nel 1919.]
346 [Tutti questi esempi, fino al successivo inserto, furono aggiunti nel 1912.]
347 [Capoverso aggiunto nel 1907.]
348 [Gli ultimi due esempi – e così quello che segue – figureranno nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 3.]
349 [Capoverso aggiunto nel 1910.] Maeder, Archives de Psychologie, vol. 6, 148 cit. [Freud riporta il testo francese.]
350 [Capoverso aggiunto nel 1907.]
351 [Capoverso aggiunto nel 1917.] Reik, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 3, 43 cit.
352 [Tre capoversi aggiunti nel 1919.]
353 [Due capoversi aggiunti nel 1907.]
354 [Una lunga nota qui inserita nel 1907 e ampliata nelle edizioni successive conteneva parecchi altri esempi di azioni sintomatiche. Nel 1924 fu trasferita nel testo, vedi alla fine del capitolo, dalla nota 367, in OSF, vol. 4.]
355 [Due capoversi aggiunti nel 1912; il primo esempio riportato nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 3.]
356 [Capoverso aggiunto nel 1917.]
357 [Capoverso aggiunto nel 1920.]
358 [Frase inserita nel 1912.] O. Rank, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 450 (1911).
359 [Nota aggiunta nel 1917] Altri articoli sullo stesso argomento si trovano in: Zbl. Psychoanal., vol. 2 (1912), e Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1 (1913). [Da questo punto in poi anche il testo, compreso l’esempio che segue, fu aggiunto nel 1917.]
360 O. Rank, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 3, 157 (1915).
361 [Capoverso aggiunto nel 1912.]
362 [Vedi nota 337, in OSF, vol. 4.]
363 [Tutto questo esempio da Strindberg fu aggiunto nel 1917.]
364 K. Weiss, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 268 (1913).
365 [Esther Borg è dottoressa.]
366 [Capoverso aggiunto nel 1920.]
367 [Gli esempi di qui fino al prossimo inserto furono aggiunti nel 1907. Vedi nota 354, in OSF, vol. 4.]
368 [Jones, The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 508. Questa citazione fu aggiunta in inglese, nel 1912.]
369 [Due capoversi aggiunti nel 1910.]
370 A. Maeder, Coenobium, Lugano, vol. 3, 100 (1909).
371 [Capoverso aggiunto nel 1912.]
372 Jung, Psicologia della dementia praecox cit.; Maeder, Coenobium, vol. 3, 100 cit. [Questo capoverso fu aggiunto nel 1907, e nel 1910 fu inserita la citazione di Maeder.]
373 [Capoverso aggiunto nel 1917.]
374 [Vedi lettera di Freud a Lou Andreas-Salomé del 30 luglio 1915, ove narra che ciò era accaduto al suo figlio maggiore.]
375 [Freud menziona i due primi errori in lettere a Fliess (5 e 11 novembre 1899) subito dopo la pubblicazione del libro.]
376 [La numerazione di pagina si riferisce all’edizione tedesca uscita a novembre 1899, ma con la data del 1900, presso l’editore Franz Deuticke; i dati tra parentesi quadre rimandano alla traduzione contenuta in OSF, vol. 3.]
377 Non del tutto un errore! La versione orfica del mito fece ripetere a Zeus l’evirazione sul padre Crono. Vedi W. H. Roscher (a cura di), Ausführliches Lexikon der griechischen und römischen Mythologie (Lipsia 1884 sgg.). [Vedi nota 343, in OSF, vol. 4.]
378 [Nel 1901 e 1904: “È stato detto di Lichtenberg.” – Il detto di Goethe sarà citato da Freud nei luoghi indicati qui alla nota 208.]
379 [Nella prefazione alla seconda edizione della Interpretazione dei sogni, scritta nel 1908, Freud osserva che, dopo aver terminato il libro, si accorse che esso è “come un brano della mia autoanalisi, come la mia reazione alla morte di mio padre, dunque all’avvenimento più importante, alla perdita più straziante nella vita di un uomo”.]
381 [Gli esempi 4 e 5 furono aggiunti nel 1907.]
382 [Aggiunto nel 1919.]
383 [Quella che oggi è l’Austria ebbe da Carlomagno il nome di Marca orientale e fu sotto la dinastia dei Babenberg fino al 1246, quando subentrarono gli Asburgo. – Gasse = via minore; Strasse = via importante.]
384 [Aggiunto nel 1907.]
385 [Esempio aggiunto nel 1912. – Brill, Psychoanalysis. Its Theories and Practical Application cit., p. 191.]
386 [Aggiunto nel 1907.]
387 [Gli esempi 10 e 11 furono aggiunti nel 1920.]
388 [Aggiunto nel 1917.]
389 [Aggiunto nel 1919.]
390 [Aggiunto nel 1910.] A. Maeder, Archives de Psychologie, vol. 7, 283 (1908).
391 [Aggiunto nel 1919.] Tausk, Int. Z. Psychoanal., vol. 4, 156 cit.
392 [Aggiunto nel 1910. L’episodio avvenne nel 1908.]
393 [Aggiunto nel 1917.] Stärcke, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 4, 21 e 98 cit.
394 [Questo capitolo fu aggiunto nel 1907.]
395 [I primi tre esempi saranno riportati nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 3, dove il secondo di essi è attribuito a R. Reitler.]
396 [Gli esempi 3, 4 e 5 furono aggiunti nel 1912.]
397 Jones, The Psychopatology of Everyday Life cit., p. 483 (1911).
398 [K. Weiss, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 532 (1912).]
399 O. Rank, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 265 (1912).
400 “Questo continuare ad agire nell’inconscio si manifesta talvolta in forma di sogno susseguente all’azione mancata, altra volta come ripetizione dell’azione stessa oppure col tralasciare una correzione.”
401 [Gli esempi 6, 7 e 8 furono aggiunti nel 1917.] Stärcke, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 4, 108 cit.
402 [Aggiunto nel 1919.]
403 Rank, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 265 cit.; Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 3, 158 (1915). [Capoverso aggiunto nel 1912, e il secondo riferimento di Rank nel 1917.]
404 [Nota aggiunta nel 1924] Avviene non di rado che il sogno rimedi a un atto mancato, a una perdita o a uno smarrimento, in quanto veniamo a sapere nel sogno dove l’oggetto smarrito si trova; questo fatto non ha per nulla carattere occulto fintanto che il sognatore e la persona che ha smarrito sono lo stesso individuo. Una giovane signora scrive: “Circa quattro mesi fa mi accorsi in banca di aver perduto un bellissimo anello. Perquisii ogni angolino della mia camera, ma non lo trovai. Una settimana fa sognai che fosse accanto al cassone dell’impianto di riscaldamento. Quel sogno naturalmente non mi diede pace e la mattina dopo infatti ritrovai l’anello nel luogo indicato.” Ella si meraviglia del fatto, afferma che le accade spesso di veder così realizzarsi i suoi pensieri e desideri, ma tralascia di domandarsi quale cambiamento si sia verificato nella sua vita fra lo smarrimento e il ritrovamento dell’anello.
405 [È il Frammento di un’analisi d’isteria, scritto in gran parte nel gennaio 1901 e che segue in questo stesso volume.]
406 [Capoverso aggiunto nel 1907.]
407 [Vedi lettera a Wilhelm Fliess del 27 agosto 1899. Freud richiese poi il poscritto a Fliess per farne uso in questa sede.]
408 [Di qui fino alla fine dell’esempio 3, aggiunta del 1907.]
409 A. Adler, Psychiat.-neurol. Wschr., vol. 7, 263 (1905).
410 [“È brutto il bello, è bello il brutto”: lo dicono le streghe all’inizio della tragedia.]
411 A chiarimento del Macbeth come numero 17 della collezione, Adler m’informa che il soggetto a 17 anni aderì a un’associazione anarchica che si poneva come scopo il regicidio. Ecco certamente perché il contenuto del Macbeth cadde in dimenticanza. In quell’epoca lo stesso soggetto inventò un codice segreto, in cui le lettere erano sostituite da cifre.
412 [Aggiunto nel 1910.]
413 [Aggiunto nel 1912.]
414 Per semplificare ho tralasciato di comunicare alcune associazioni intermedie del paziente altrettanto pertinenti.
415 [Aggiunto nel 1920.]
416 [Aggiunto nel 1912.] Jones, The Psychopathology of Everyday Life cit., p. 478 (1911). [Per la citazione da Jones seguiamo il testo originale, tradotto da Freud con qualche lieve libertà.]
417 E. Jones, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 241 (1912).
418 [Capoverso originario del 1901.]
419 [Prima del 1907 le ultime parole di questa frase erano: “la cui origine mi è ancora oscura.” (Sull’origine della superstizione in Freud vedi nota 433, in OSF, vol. 4.) Seguiva poi: “Generalmente mi metto a speculare sulla durata della mia vita e di quella dei miei cari; e il fatto che il mio amico di B[erlino, cioè Wilhelm Fliess; si tenga presente che prima del 1907 questo capoverso veniva subito dopo l’esempio 2] abbia fatto oggetto dei suoi calcoli i periodi della vita umana, basati su unità biologiche, deve avere agito in maniera determinante per questo mio lavorio inconscio. Non sono attualmente d’accordo con una delle premesse su cui egli appoggia i suoi calcoli; per motivi estremamente egoistici sarei lietissimo di confutarlo, eppure m’accorgo d’imitare a mio modo i suoi calcoli.” I “motivi egoistici” riguardano la previsione che fissava la sua morte, seguendo i calcoli di Fliess, nel 1907. Vedi in proposito L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. G, n. 4 e nota 804.]
[Nota aggiunta nel 1920] Il signor Rudolf Schneider di Monaco, Int. Z. Psychoanal., vol. 6, 75 (1920), ha sollevato un’interessante obiezione contro il valore probante di queste analisi di numeri. Egli ricorse a numeri dati, per esempio ai numeri venutigli sott’occhio per primi in un libro di storia aperto a caso, oppure sottopose a un’altra persona un numero scelto da lui; ciò per verificare se anche per questi numeri imposti si presentassero associazioni apparentemente determinanti. Così avvenne effettivamente. In un esempio riguardante lui stesso e che egli comunica, le associazioni fornirono una determinazione altrettanto ricca e significativa come nelle nostre analisi di numeri presentatisi spontaneamente alla mente, mentre il numero nell’esperimento dello Schneider, essendo fornito dall’esterno, non avrebbe comportato determinazione. In un secondo esperimento con una persona estranea, egli evidentemente semplificò di troppo il problema, poiché scelse il numero 2, la cui determinazione con qualche materiale deve riuscire a qualsiasi persona. Lo Schneider trae due conclusioni dalle sue esperienze: in primo luogo, che “la mente possiede rispetto ai numeri le stesse possibilità di associazione che rispetto ai concetti”; e in secondo luogo, che l’emergere di idee determinanti, in associazione a numeri presentatisi con spontaneità, non dimostra nulla in favore di una provenienza di detti numeri dai pensieri trovati nell’“analisi” dei numeri stessi. La prima deduzione è indubbiamente esatta. È altrettanto facile trovare un’associazione appropriata per un numero che è dato quanto per una parola detta da un altro, e forse è anche più facile, perché le possibilità di trovare nessi con le poche cifre numeriche sono particolarmente abbondanti. Ci si trova in tal caso semplicemente nella situazione del cosiddetto esperimento associativo studiato nelle più svariate direzioni dalla scuola di Bleuler e Jung. In questa situazione l’associazione (reazione) è determinata dalla parola data (parola-stimolo). Pure, questa reazione potrebbe essere di svariatissimi tipi, e le esperienze di Jung hanno mostrato che anche l’ulteriore distinzione non è lasciata al “caso”, bensì “complessi” inconsci prendono parte nella determinazione, quando siano sfiorati dalla parola-stimolo. La seconda deduzione di Schneider è eccessiva. Dal fatto che numeri (o parole) dati provochino associazioni appropriate, non risulta nulla, per la derivazione dei numeri (o delle parole) che si presentano spontaneamente, che non fosse da prendere in considerazione già prima della conoscenza di questo fatto. Queste idee spontanee (parole o numeri) potrebbero essere non determinate, oppure determinate dai pensieri che risultano nell’analisi, oppure da altri pensieri che non si sono colti nell’analisi, nel qual caso l’analisi ci avrebbe tratti in errore. Quel che è necessario è che ci si liberi dall’impressione che questo problema stia per i numeri in termini diversi che per le associazioni verbali. Non rientra nello scopo del presente libro fornire un esame critico del problema e con ciò una giustificazione della tecnica psicoanalitica delle associazioni libere. Nella pratica analitica si parte dal presupposto che la seconda delle possibilità sopra menzionate corrisponda alla realtà e sia utilizzabile nella maggioranza dei casi. Le indagini di uno psicologo sperimentale hanno insegnato che essa è di gran lunga la più probabile: vedi W. Poppelreuter, Arch. ges. Psychol., vol. 32, 491 (1914). Si veda inoltre a questo proposito la notevole esposizione sul pensiero autistico di E. Bleuler, Das autistisch-undisziplinierte Denken in der Medizin und seine Überwindung (Berlino 1919), sez. 9.
420 [Di qui fino alla fine dell’esempio 9, aggiunta del 1912.]
421 [Nome di una città russa sul Mar d’Azov.]
422 [“Hier stehe ich, ich kann nicht anders”, parole pronunciate da Lutero alla Dieta di Worms.]
423 [Nota aggiunta nel 1907] Queste concezioni di una rigorosa determinazione delle azioni psichiche apparentemente arbitrarie hanno già dato ricchi frutti alla psicologia, forse anche alla giurisprudenza. Bleuler e Jung hanno reso intelligibili in questo senso le reazioni nel cosiddetto esperimento associativo, in cui il soggetto esaminato risponde a una parola detta dallo sperimentatore con una parola che gli viene in mente (reazione alla parola-stimolo), e si misura il tempo intercorso (tempo di reazione). Jung ha mostrato nei suoi Studi sull’associazione verbale del 1904-07 quale sensibile reagente per gli stati psichici noi possediamo nell’esperimento associativo così interpretato. Due discepoli di Hans Gross [1847-1915, uno dei fondatori della criminologia moderna], professore di diritto penale a Praga, cioè Wertheimer e Klein, hanno sviluppato da questi esperimenti una tecnica di “diagnostica del fatto” in casi penali, il cui esame è ora in corso da parte di psicologi e giuristi. [M. Wertheimer e J. Klein, Arch. krim. Anthrop., vol. 15, 72 (1904).]
424 Partendo da altri punti di vista, questo modo di giudicare le manifestazioni inessenziali e casuali altrui è stato classificato come “delirio di riferimento”.
425 Le fantasie degli isterici che trattano di sevizie crudeli e sessuali e che l’analisi sa rendere coscienti, per esempio, coincidono talora fin nei particolari con le lamentele dei paranoici perseguitati. È notevole ma s’intende che identico contenuto si presenti anche nella realtà, nelle gesta compiute dai pervertiti per il soddisfacimento delle loro brame. – [Vedi la discussione di questo punto in Frammento di un’analisi d’isteria (scritto nello stesso torno di tempo), par. 1, in OSF, vol. 4, e nei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., nota 654.]
426 [Il problema del nocciolo di verità nei deliri paranoici percorre molti degli scritti di Freud. Era già stato accennato in Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa (1896), par. 3 (in OSF, vol. 2) e ricomparirà più volte fino agli ultimi scritti, posto spesso in relazione coi meccanismi della creazione artistica, della formazione dei miti ecc.]
427 [Nota aggiunta nel 1924] Riporto a questo proposito un bell’esempio utilizzato da N. Ossipov, Int. Z. Psychoanal., vol. 8, 348 (1922), per chiarire la differenza tra le concezioni superstiziosa, psicoanalitica e mistica. Egli si era sposato in una piccola città di provincia russa e immediatamente dopo si recò a Mosca con la sua giovane moglie. A una stazione a due ore dalla meta gli venne il desiderio di recarsi all’uscita per dare un’occhiata alla città. Secondo i suoi calcoli la fermata del treno sarebbe durata un tempo sufficiente, ma quando dopo pochi minuti ritornò il treno era già partito e sua moglie con esso. Quando, a casa, la vecchia njanja venne a sapere di questo incidente, disse, scotendo il capo: “Da questo matrimonio non verrà fuori nulla di buono.” Ossipov allora rise di questa profezia. Ma quando cinque mesi dopo si trovò divorziato da sua moglie, non poté fare a meno d’intendere retrospettivamente quell’abbandono del treno come una “protesta inconscia” contro il proprio matrimonio. La città ove commise quell’atto mancato acquistò in seguito grande importanza per lui, giacché in essa viveva una persona alla quale più tardi il destino lo legò strettamente. Questa persona e anzi il fatto della sua stessa esistenza gli erano allora del tutto ignoti. Ma la spiegazione mistica del suo comportamento sarebbe che egli in quella città avesse abbandonato il treno per Mosca e la moglie perché si era voluto annunciare l’avvenire che lo attendeva nei rapporti con quella persona.
428 Che naturalmente non ha nulla del carattere di una conoscenza vera e propria.
429 [Frase tra parentesi aggiunta nel 1907. Vedi il riferimento a questo passo nelle Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva cit., par. 2, sottopar. b, ma questa tesi si trova già nella lettera a Fliess del 12 dicembre 1897 con l’espressione “miti endopsichici”.]
430 [È la prima volta che Freud in un’opera da lui pubblicata usa questa parola, ripresa poi solo nel gruppo di scritti del 1915. Ma si vedano le lettere a Fliess del 13 febbraio 1896 e del 10 marzo 1898 (“ti chiedo seriamente se posso usare il termine ‘metapsicologia’ per la mia psicologia che porta al di là della coscienza”).]
431 [Citazione non rintracciata.]
432 [Il punto D fu aggiunto nel 1907.]
433 [Nella copia dell’edizione del 1904 annotata da Freud, figurano poco più sopra le sue osservazioni seguente: “Ira, rabbia e conseguentemente un impulso delittuoso sono la fonte della superstizione nei nevrotici ossessivi: una componente sadica è connessa all’amore ed è quindi diretta contro la persona amata e rimossa proprio per questa connessione e per la sua intensità.” – “La mia superstizione ha le sue radici nell’ambizione repressa (immortalità) e, nel mio caso, prende il posto di quell’angoscia per la morte che sorge dalla normale incertezza della vita...”]
434 [Nota aggiunta nel 1924] Vedi E. Hitschmann, Wien. klin. Rundsch., vol. 24, 94 (1910); Imago, vol. 4, 337 (1916).
435 [A Parigi nel 1885-86, all’epoca del suo fidanzamento.]
436 [Frase aggiunta nel 1924.]
437 [Nota aggiunta nel 1924] Vedi il mio Sogno e telepatia (1921 [in OSF, vol. 9]).
438 [Maggiori dettagli di questo fatterello in Un presentimento onirico avveratosi (1899; in OSF, vol. 2).]
440 Rank, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 265 cit. [Citazione aggiunta nel 1912.]
442 [Di qui alla fine del capoverso, aggiunta del 1910.]
443 [Capoverso aggiunto nel 1917. – J. Grasset, J. Psychol. norm. path., vol. 1, 17 (1904). Un caso particolare di “già veduto” ma differentemente spiegato, è menzionato in un passo aggiunto nel 1909 alla Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. E.]
444 [Due capoversi aggiunti nel 1924.] Falso riconoscimento (“già raccontato”) durante il lavoro psicoanalitico (1913 [in OSF, vol. 7]).
445 S. Ferenczi, Int. Z (ärztl.) Psychoanal., vol. 3, 338 (1915).
447 [Nota aggiunta nel 1924] Vi si ricollegano problemi interessantissimi di carattere economico, i quali tengano conto del fatto che i decorsi psichici mirano al conseguimento di piacere e all’eliminazione del dispiacere. È già un problema economico come sia possibile rammentare tramite associazioni sostitutive un nome dimenticato in virtù di un motivo di dispiacere. Un bel lavoro di V. Tausk, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 230 (1913), mostra con buoni esempi come il nome dimenticato ridiventi accessibile se si riesca a conglobarlo in un’associazione di tonalità piacevole, che possa compensare il dispiacere prevedibilmente connesso con la riproduzione.
448 [Capoverso aggiunto nel 1917.]
449 [Nota aggiunta nel 1924] Il presente scritto ha carattere divulgativo; intende soltanto spianare, mediante una raccolta di esempi, la via alla necessaria ammissione di processi psichici inconsci eppure reali ed evita tutte le considerazioni teoriche circa la natura di questo inconscio.
450 [In tedesco: Wechsel. Il termine è spiegato qui in Frammento di un’analisi d’isteria cit., nota 518. Espressioni simili erano sopra: “ponte verbale”, al cap. 4, e “ponte associativo”, al cap. 6, par. A, n. 2.]
451 [Nota aggiunta nel 1907] Sul meccanismo della dimenticanza vera e propria potrei forse fornire i seguenti cenni. Il materiale mnestico in genere soggiace a due influssi, alla condensazione e alla deformazione. La deformazione è l’opera delle tendenze predominanti nella vita psichica, e si rivolge anzitutto contro quelle tracce mnestiche rimaste affettivamente efficaci che si dimostrano riluttanti alla condensazione. Le tracce divenute indifferenti cadono senza opposizione sotto il processo di condensazione, ma si può osservare che oltre a ciò tendenze deformatrici si alimentano sul materiale indifferente, se là dove volevano manifestarsi sono rimaste insoddisfatte. Siccome questi processi di condensazione e di deformazione si protraggono per lunghi periodi di tempo, durante i quali tutte le esperienze fresche agiscono sulla trasformazione del contenuto mnemonico, è opinione comune che proprio il tempo renda incerti e confusi i ricordi. Molto probabilmente non è affatto il caso di parlare, nella dimenticanza, di una funzione diretta del tempo. [Vedi un primo abbozzo di alcune di queste idee qui nella nota 258. Due anni prima erano già state espresse brevemente in una nota al Motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio cit., cap. 6. Considerazioni teoriche affini già nel Progetto di una psicologia (1895), cap. 3, par. 3 (in OSF, vol. 2).] – Se le tracce mnestiche sono rimosse, si può rilevare che esse non subiscono modificazioni durante lunghissimi intervalli di tempo. L’inconscio è soprattutto fuori del tempo. Il carattere più importante e più strano della fissazione psichica è che tutte le impressioni si conservano, non solo nella medesima maniera in cui furono accolte, ma anche in tutte quelle forme che hanno assunto durante gli sviluppi ulteriori. Questo fatto non può essere spiegato per analogia con nessun altro campo. Secondo la teoria dunque, si potrebbe ripristinare il ricordo di ogni stato precedente del contenuto mnemonico, anche se i suoi elementi hanno da tempo sostituito tutte le relazioni primitive con altre più recenti. [Accenni alla indifferenza dell’inconscio per la cronologia e il trascorrere del tempo si trovano già nella Minuta teorica M (1897; in OSF, vol. 2), e poi nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. D, ma questa è la prima discussione esplicita del problema, su cui poi Freud tornerà più volte: vedi ad esempio L’inconscio (1915), par. 5 (in OSF, vol. 8).]
453 [Vedi il termine nella Prefazione alla traduzione delle “Lezioni del martedì della Salpêtrière” di J.-M. Charcot (1892; in OSF, vol. 1).]
Frammento di un’analisi d’isteria (Caso clinico di Dora)
454 [Soprattutto negli Studi sull’isteria (1892-95) e nell’Etiologia dell’isteria (1896), rispettivamente in OSF, vol. 1 e vol. 2.]
455 [Si tratta certamente di Wilhelm Fliess. Vedi lettere a Fliess del 14 ottobre 1900, del 10 e del 25 gennaio 1901.]
456 R. Schmidt, Beiträge zur indischen Erotik (1902), prefazione.
457 L’interpretazione dei sogni [pubblicata nel novembre 1899 con la data 1900 (in OSF, vol. 3)].
458 [Vedi la prefazione alla prima edizione dell’Interpretazione dei sogni cit.]
459 [Sull’importanza dell’interpretazione dei sogni nel procedimento analitico, Freud tornerà nello scritto L’impiego dell’interpretazione dei sogni nella psicoanalisi (1911; in OSF, vol. 6).]
460 [Nota aggiunta nel 1923] Il presente trattamento venne interrotto il 31 dicembre 1899 [in realtà, 1900]; la relazione fu stesa nelle due settimane successive, ma pubblicata solo nel 1905. Non ci si aspetterà certo che due decenni e più di lavoro continuo non abbiano aggiunto nulla da modificare nella concezione ed esposizione di un caso del genere, ma sarebbe evidentemente assurdo voler ora, mediante correzioni e ampliamenti, aggiornarlo e adattarlo alla luce delle nostre conoscenze attuali. Ho lasciato dunque il testo sostanzialmente inalterato, correggendo soltanto alcune sviste e inaccuratezze su cui ebbero a richiamare la mia attenzione i miei eccellenti traduttori inglesi, il signor James Strachey e sua moglie. Le osservazioni critiche che mi sono apparse giustificate le ho aggiunte in nota, il lettore potrà quindi considerare tuttora valide per me le opinioni espresse nel testo, a meno che non siano contraddette nelle note. Quanto al problema della discrezione professionale, di cui ho trattato in questa premessa, esso non si presenta negli altri casi clinici contenuti in questo volume [vedi sotto, in OSF, vol. 4]. Tre di essi sono stati pubblicati con l’espresso consenso dei pazienti o, nel caso del piccolo Hans, con quello del padre; in un caso (Schreber), oggetto dell’analisi non è propriamente una persona ma un libro da essa scritto. Nel caso di Dora, il segreto è stato serbato fino a quest’anno. Ho appreso recentemente che la paziente, che da tempo avevo perso di vista, si è nuovamente ammalata per altre cause e ha rivelato al suo medico di essere stata in gioventù analizzata da me: questa rivelazione ha permesso facilmente al bene informato collega di riconoscere in lei la Dora del 1899 [del 1900]. Nessun giudice imparziale potrà imputare alla terapia analitica il fatto che i tre mesi del mio trattamento abbiano potuto servire solo a risolvere il conflitto di allora, senza stabilire una difesa contro successivi malanni. – [Questa nota appare nel vol. 8 delle Gesammelte Schriften (1924), dove erano raccolti gli altri casi clinici qui ricordati e, inoltre, quelli dell’uomo dei topi e dell’uomo dei lupi.]
462 [Goethe, Faust, parte prima, scena nella “Cucina della strega”.]
463 Una volta un collega mi chiese di sottoporre a trattamento psicoterapeutico una sua sorella che – a quanto mi disse – era stata curata per anni, senza successo, d’isteria (dolori e disturbi della deambulazione). Le brevi informazioni datemi mi parvero bene accordarsi con la diagnosi, e nella prima seduta mi feci raccontare dalla stessa ammalata la sua storia. Poiché tale relazione, nonostante la singolarità dei fatti, era assolutamente chiara e ordinata, pensai che non poteva trattarsi di un caso d’isteria e iniziai immediatamente un’accurata visita somatica. Potei così diagnosticare una tabe moderatamente avanzata, che in seguito migliorò notevolmente per mezzo di iniezioni di mercurio (“oleum cinereum”) praticate dal professor Lang.
464 Amnesie e paramnesie si trovano in rapporto complementare: dove sussistono più ampie lacune della memoria, si riscontrano poche illusioni mnestiche. Viceversa queste ultime possono nascondere completamente, a tutta prima, l’esistenza di amnesie.
465 Una regola, tratta dall’esperienza, insegna che in una esposizione accompagnata da dubbi bisogna prescindere completamente dal giudizio di colui che espone. Se questi esita tra due alternative si può in genere considerare la prima esatta, mentre la seconda è il prodotto della rimozione. [Vedi la discussione del dubbio connesso con i sogni nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. A. Per il meccanismo del dubbio molto diverso nelle nevrosi ossessive, vedi le Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva (1909), par. 2, sottopar. c (in OSF, vol. 6).]
467 Non condivido l’opinione che unica etiologia delle nevrosi sia l’ereditarietà; vorrei tuttavia, in relazione a mie precedenti pubblicazioni (L’ereditarietà e l’etiologia delle nevrosi, 1896 [in OSF, vol. 2]) in cui combattevo tale opinione, evitare l’impressione ch’io sottovaluti l’ereditarietà nell’etiologia dell’isteria o la consideri del tutto superflua. Nel caso della nostra paziente, quanto le è stato trasmesso da parte del padre e degli zii paterni costituisce una carica patologica sufficiente; e chi ritenga che anche stati patologici come quelli della madre non sono possibili senza una predisposizione ereditaria, potrà parlare, nel nostro caso, di ereditarietà convergente. A me sembra più importante, per la predisposizione ereditaria o meglio costituzionale della ragazza, un altro elemento. Ho già detto che il padre aveva contratto una sifilide prima del matrimonio. Ora, una percentuale notevolissima dei miei malati curati psicoanaliticamente discende da genitori affetti da tabe o da paralisi generale. A causa della novità del mio procedimento terapeutico, ho occasione di trattare soltanto i casi più difficili, già curati per anni senza alcun successo. In base alla teoria di Erb-Fournier, è possibile considerare la tabe o la paralisi del genitore come indicazione di un’infezione luetica anteriore, infezione che, in un certo numero di casi, ho io stesso potuto riscontrare direttamente. Nell’ultima discussione sulla discendenza dei luetici (13° Congresso internazionale di Medicina, tenutosi a Parigi dal 2 al 9 agosto 1900: relazioni di Finger, Tarnowsky, Jullien e altri) non trovo menzione di un fatto che la mia esperienza di neuropatologo mi obbliga ad ammettere, ossia che la sifilide dei genitori entra certamente in campo nell’etiologia della costituzione nevropatica dei figli.
468 [Sopra le cause determinanti la scelta del nome vedi la Psicopatologia della vita quotidiana (1901), cap. 12, punto A, n. 1, in OSF, vol. 4.]
469 Diremo più avanti della probabile causa occasionale di questa prima malattia [par. 2].
471 Vedi in proposito l’analisi del secondo sogno [par. 3].
472 Come ho già detto, questo trattamento e quindi la mia comprensione dei concatenamenti della storia clinica sono rimasti frammentari. Di conseguenza, non posso dare nessun chiarimento di certi punti o debbo limitarmi ad accenni e a supposizioni. Quando, durante una seduta, si venne a parlare di questa lettera [par. 3], la ragazza chiese, mostrandosi stupita: “Come hanno potuto trovare la lettera? Eppure, era chiusa nella mia scrivania.” Poiché però essa sapeva che i genitori avevano letto questa minuta di una lettera d’addio, ne dedussi che lei stessa l’aveva fatta cadere nelle loro mani.
473 Credo che questa crisi fosse accompagnata anche da convulsioni e deliri. Poiché tuttavia l’analisi non penetrò neppure fino a questo avvenimento, non dispongo in proposito di alcun ricordo sicuro.
474 Ecco un esempio del secondo caso. Uno dei miei colleghi viennesi – la cui convinzione circa l’irrilevanza dei fattori sessuali nell’isteria si è probabilmente consolidata attraverso esperienze come questa – si decise allo spinoso passo di chiedere a una ragazza di quattordici anni, sofferente di violento vomito isterico, se per avventura non avesse avuto una relazione amorosa. Costei, con uno stupore probabilmente ben simulato, rispose di no, e con parole poco riguardose raccontò poi alla madre: “Pensa un po’, quell’idiota mi ha persino chiesto se ero innamorata.” Essa fu poi affidata a me e si scoprì – naturalmente, non nel nostro primo colloquio – che era stata per lunghi anni dedita alla masturbazione, con forte leucorrea (che aveva stretta attinenza con il vomito); in seguito si era disabituata spontaneamente, ma nell’astinenza era tormentata da un intensissimo senso di colpa, tanto da interpretare come punizione divina del suo peccato tutte le disgrazie che capitavano alla famiglia. Era inoltre sotto l’influsso del romanzo di una sua zia, la cui gravidanza illegittima (secondo fattore determinante il vomito) le era stata tenuta nascosta, ma evidentemente senza successo. La paziente, che tutti consideravano “proprio una bambina”, si rivelò informata di tutti gli aspetti essenziali delle relazioni sessuali.
475 [Nella “Comunicazione preliminare” del 1892, in Studi sull’isteria cit.]
476 Ho superato questa teoria senza abbandonarla; oggi, cioè, io non la considero erronea, ma incompiuta. Ho smesso soltanto di porre l’accento sul cosiddetto stato ipnoide che insorgerebbe nel malato in occasione del trauma e sulla cui base s’instaurerebbero i successivi accadimenti psichici abnormi. Se, riguardo a un lavoro in collaborazione, è permesso procedere retrospettivamente a una “separazione dei beni”, vorrei qui dire che la tesi degli “stati ipnoidi”, in cui alcuni hanno voluto vedere il nocciolo del nostro lavoro, era dovuta esclusivamente all’iniziativa di Breuer. Ritengo superfluo e atto a indurre in errore, l’interrompere, con questa denominazione, la continuità del problema della natura del processo psichico nella formazione dei sintomi isterici. [Sugli stati ipnoidi vedi il contributo teorico di Breuer negli Studi sull’isteria cit., cap. 3, par. 4. Sul suo disaccordo con Breuer, Freud ritornerà in Per la storia del movimento psicoanalitico (1914), par. 1 (in OSF, vol. 7).]
477 Vedi il mio articolo Etiologia dell’isteria cit.
478 [Prima del 1924 figurava qui la nota: “Una ragione supplementare per questo si troverà a p. 24”. I traduttori inglesi (vedi nota 460, in OSF, vol. 4) segnalarono che là non v’era traccia di questa ragione e da allora Freud abolì la nota.]
479 [Questo problema era già stato enunciato da Freud nella Minuta teorica K (1895), nota 60 (in OSF, vol. 2), ed era stato accennato, a proposito del sogno d’angoscia, nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. D. Esso si porrà ancora di frequente, per esempio nei primi capoversi di La rimozione (1915; in OSF, vol. 8) e alla fine del primo paragrafo di Al di là del principio di piacere (1920; in OSF, vol. 9), per giungere alla soluzione proposta all’inizio del secondo capitolo di Inibizione, sintomo e angoscia (1925; in OSF, vol. 10).]
480 Queste circostanze verranno meglio valutate attraverso un chiarimento che darò più avanti [par. 2].
481 Il disgusto di Dora non era sicuramente dovuto a cause accidentali, giacché in tal caso ella le avrebbe immancabilmente ricordate e menzionate. Conobbi per caso il signor K., giacché fu lui ad accompagnare da me il padre della paziente; era un uomo ancora piuttosto giovane, di aspetto attraente.
482 Simili spostamenti non vengono supposti solo per fornire questa singola spiegazione, ma si presentano come condizione essenziale per spiegare un gran numero di sintomi [vedi nota 548, in OSF, vol. 4]. Lo stesso effetto di terrore causato da un abbraccio (senza bacio) venne da me successivamente riscontrato in una giovane che si era rivolta a me dopo un improvviso raffreddamento (accompagnato da grave depressione) nei confronti del suo fidanzato di cui era prima profondamente innamorata. Potei facilmente riportare lo spavento all’erezione del membro virile, percepita dalla paziente ma eliminata dalla coscienza.
484 In questo come in altri casi del genere è necessario prendere in considerazione l’esistenza non di una sola causa, ma di più cause, ossia di una “sovradeterminazione”. [Quest’aspetto caratteristico dei sintomi isterici era già stato descritto negli Studi sull’isteria cit.: da Freud al cap. 4, par. 3, e da Breuer al cap. 3, par. 3; questi fa esplicito riferimento, per il termine, a Freud.]
485 Tutte queste osservazioni contengono molti elementi tipici e di validità generale per l’isteria. Il tema dell’erezione chiarisce alcuni dei sintomi isterici più interessanti. L’attenzione prestata dalla donna ai contorni dei genitali maschili percepibili attraverso i vestiti diviene, dopo la sua rimozione, motivo di molti casi di ritrosia e di timore della società. – Non si può immaginare quanto enorme sia l’importanza patogena dei numerosi legami che uniscono il sessuale all’escretorio, legami che sono alla base di un grandissimo numero di fobie isteriche. [L’argomento ricorre di frequente negli scritti di Freud: dalla Minuta teorica K cit., si giunge al Disagio della civiltà (1929), nota alla fine del par. 4 (in OSF, vol. 10).]
486 Vi è qui un nesso con la commedia del suicidio inscenata da lei stessa, che esprime perciò, in certo modo, l’aspirazione a un amore simile.
487 Questa governante leggeva ogni sorta di libri relativi alla vita sessuale e ne parlava alla ragazza chiedendole però disinvoltamente di tener nascosta la cosa ai genitori perché non si poteva sapere come l’avrebbero presa. Per un certo tempo ho ravvisato in questa signorina la fonte di tutte le cognizioni segrete di Dora, e forse non mi sbagliavo completamente [vedi tuttavia qui nota 587].
488 Vedi il secondo sogno.
489 Qui si pone una questione: se Dora amava il signor K., come si spiega il suo rifiuto nella scena del lago o almeno la forma brutale di quel rifiuto, che fa supporre uno stato di esasperazione? Come poteva una ragazza innamorata considerare offensive profferte che – come vedremo in seguito – non erano state affatto espresse in modo grossolano o indecente?
490 [Famosa località montana a un’ottantina di chilometri a sud di Vienna.]
491 Un fatto di tutti i giorni tra sorelle.
492 Parlerò più avanti di un’altra deduzione che ho tratto da questo mal di stomaco [par. 2].
493 [Il primo esempio dell’uso del termine, non frequente nei posteriori scritti di Freud (vedi le ultime parole del suo saggio I disturbi visivi psicogeni nell’interpretazione psicoanalitica, 1910, e i Contributi a una discussione sull’onanismo, 1912; entrambi in OSF, vol. 6).]
494 [Come detto qui nella nota 476, “stati ipnoidi” era un’espressione da ascrivere a Breuer, e Breuer, parimenti, aveva citato negli Studi sull’isteria cit., nota 210, l’espressione “labilità delle molecole” coniata da Oppenheim.]
495 [Nota aggiunta nel 1923] Ciò non è del tutto esatto. La tesi secondo cui i motivi della malattia non sarebbero presenti all’inizio della malattia stessa, ma sopraggiungerebbero più tardi, non può essere mantenuta. Già al capoverso che segue si farà menzione di motivi della malattia che esistevano prima dello scoppio del male e che vi hanno contribuito. Aderendo maggiormente alla realtà dei fatti, ho in seguito introdotto una distinzione tra tornaconto primario e tornaconto secondario della malattia. Il motivo della malattia non è altro che l’intenzione di realizzare un tornaconto. Quanto affermerò più oltre in questo paragrafo è esatto per quanto riguarda il tornaconto secondario della malattia; ma in ogni nevrosi dev’essere riconosciuta anche la presenza di un tornaconto primario. Già il fatto di ammalarsi risparmia uno sforzo psichico; costituisce la soluzione economicamente più comoda nel caso di un conflitto psichico (fuga nella malattia), quantunque l’inadeguatezza di tale via d’uscita appaia inequivocabilmente, più tardi, nella maggior parte dei casi. Questa parte di tornaconto primario può essere definita parte interna, psicologica; essa è, per così dire, costante. Inoltre, fattori esterni – come nell’esempio nel [capoverso seguente del] testo la situazione di una donna oppressa dal marito – possono fornire motivi di malattia, costituendo in tal modo la parte esterna del tornaconto primario. – [Già adombrata nella lettera a Fliess del 18 novembre 1897, la distinzione fra tornaconto primario e secondario della malattia era già stata discussa da Freud, prima di questa nota, nella Introduzione alla psicoanalisi (1915-17), lez. 24 (in OSF, vol. 8), e tornerà in Inibizione, sintomo e angoscia cit., cap. 3. Un accenno figura anche nelle Osservazioni generali sull’attacco isterico (1908; in OSF, vol. 5), dove compare l’espressione: “fuga nella malattia”.]
496 Arthur Schnitzler, uno scrittore che è del resto anche medico, ha dato espressione molto appropriata a questo fatto nella sua commedia Paracelso.
497 [Vedi, però, il diverso giudizio di Freud sulla difficoltà terapeutica nei casi di desiderio inconscio di autopunizione in L’Io e l’Es (1922), par. 5 (in OSF, vol. 9).]
498 [Il termine era già stato usato da Freud nella lettera a Fliess del 2 maggio 1897, ma compare qui per la prima volta nei suoi scritti. Vedi il secondo dei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), in OSF, vol. 4.]
500 Queste affermazioni sulle perversioni sessuali sono state scritte alcuni anni prima della pubblicazione dell’eccellente libro di I. Bloch, Beiträge zur Ätiologie der Psychopathia sexualis (2 voll., Dresda 1902-03). Vedi anche i Tre saggi sulla teoria sessuale pubblicati quest’anno [1905; soprattutto nel primo saggio sono ripetuti e ampliati gli argomenti di quest’ultimo capoverso, e vedi, per il capoverso che segue, il par. 3 del secondo saggio.]
501 [Parola aggiunta nel 1924.]
502 [Freud aveva già usato questo termine nella lettera a Fliess del 6 dicembre 1896, ma compare qui per la prima volta nei suoi scritti. Vedi Tre saggi sulla teoria sessuale cit., nota 659, in OSF, vol. 4.]
503 [Vedi conferma di questo particolare nella Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (1908), all’inizio del par. 1 (in OSF, vol. 5).]
504 [Il termine era già stato adottato da Freud nello scritto su Le neuropsicosi da difesa (1894), par. 1 (in OSF, vol. 2).]
505 [C. Wernicke, Grundriss der Psychiatrie (Lipsia 1900), p. 140; vedi il contributo di Breuer agli Studi sull’isteria cit., cap. 3, par. 6.]
506 Un simile pensiero sovravalente, oltre la profonda depressione, costituisce spesso l’unico sintomo di uno stato patologico generalmente denominato “melanconia” ma che può essere risolto, tramite la psicoanalisi, come un’isteria.
507 [Queste sono, dunque, le due cause possibili della sovravalenza di un pensiero. Freud procede ora a meglio precisare la seconda causa e, dopo il salto di riga, inizierà a discutere separatamente la prima causa nella sua applicazione a Dora.]
508 [Un “sistema astatico” per sottrarre un ago magnetico all’azione del magnetismo terrestre è costituito da due aghi rigidamente uniti e paralleli, ma con i poli omonimi da parti opposte.]
509 [Le “rappresentazioni sovraintense” degli isterici erano già state discusse su linee notevolmente simili nel Progetto di una psicologia (1895), cap. 2, par. 1 (in OSF, vol. 2).]
510 Nella Interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. D, sottopar. β, e nel terzo dei miei Tre saggi sulla teoria sessuale cit. [vedi par. 5, in OSF, vol. 4].
511 Il fattore decisivo è con ogni probabilità costituito dall’apparizione per tempo di schiette sensazioni genitali, spontanee o provocate da seduzione o masturbazione (vedi oltre [par. 2]).
512 [Nota aggiunta nel 1923] Ancora non conoscevo un’altra forma, assai singolare e assolutamente attendibile, di conferma da parte dell’inconscio. Si tratta delle esclamazioni del malato: “Non pensavo questo”, o: “Non ci avevo pensato”, che si debbono tradurre:“Sì, questo mi era inconscio.” [Vedi l’ampia discussione del problema nella Negazione (1925; in OSF, vol. 10) e nei primi due paragrafi di Costruzioni nell’analisi (1937; in OSF, vol. 11). – Nei capoversi successivi, fino al prossimo salto di riga, Freud discute una prima forma in cui si presenta in Dora la seconda causa di sovravalenza; poi, fino alla fine del paragrafo, una seconda forma.]
513 Ne parleremo poco sotto.
514 Confronta:
Ruhig kann ich euch erscheinen, |
[Tranquillamente posso vedervi apparire, |
Ruhig gehen sehen. |
Tranquillamente andare.] |
[Versi di Schiller, nella ballata del Cavaliere Toggenburg. Le parole sono dirette a un crociato dalla sua amata, che invano affetta indifferenza.]
516 “A casa nostra non c’è mai stato, in realtà, un incendio”, mi disse poi Dora rispondendo a una mia domanda.
517 Dal contenuto del sogno si deduce che Dora l’aveva avuto a L. per la prima volta.
518 Sottolineo queste parole perché mi stupiscono. Esse mi sembrano equivoche. Non si usa la stessa espressione per indicare certi urgenti bisogni corporali? Le parole equivoche sono come “scambi” nelle vie dell’associazione. Se si pone lo scambio in modo diverso da come sembrava esser messo nel contenuto del sogno, si arriva al binario su cui si muovono i pensieri cercati e ancora nascosti dietro al sogno. [Per il termine “scambio” vedi anche la Psicopatologia della vita quotidiana cit., cap. 12, punto F, in OSF, vol. 4.]
519 Vedi quanto è detto nella nota 465 circa il dubbio in un ricordo.
520 Doveva infatti affiorare altro materiale mnestico prima che potesse rispondere alla domanda da me posta.
521 Suppongo, senza dirlo ancora a Dora, che questo elemento sia stato raccolto dalla paziente a causa del suo significato simbolico. Nei sogni, Zimmer [camera] sta assai spesso per Frauenzimmer [letteralmente: camera delle donne, e quindi, donna, con termine leggermente spregiativo], e naturalmente non è indifferente se una donna sia “aperta” o “chiusa”. È inoltre noto quale sia in questo caso la “chiave” che apre.
522 Espressione abituale della paziente per ammettere qualcosa di rimosso.
523 Questa osservazione, che dimostra un fraintendimento totale delle regole dell’interpretazione onirica che pure le erano prima ben note, insieme alle esitazioni e agli scarsi risultati delle associazioni relative allo scrigno dei gioielli, mi provarono che si trattava, qui, di materiale assai intensamente rimosso.
524 [Circa questo borsellino, vedi oltre nel testo.]
525 Modo frequentissimo di respingere una conoscenza che riaffiora dal rimosso.
526 Anche alle gocce di perle potremo dare in seguito un’interpretazione richiesta dal contesto.
527 Aggiunsi poi: “Dalla riapparizione del sogno in questi ultimi giorni debbo peraltro desumere che Lei ritiene che si sia ripresentata una situazione simile, e che Lei ha deciso di non sottoporsi più a una cura cui del resto La induce soltanto Suo padre.” Quanto avvenne poi dimostrò l’esattezza della supposizione. La mia interpretazione sfiora qui il tema della “traslazione” (della massima importanza sia pratica che teorica), che nel presente lavoro non avrò molte possibilità di approfondire [vedi però il par. 4].
529 [Vedi l’ultima frase dell’Interpretazione dei sogni cit.]
530 [Freud ritornò altre volte sull’argomento. Vedi, in particolare, L’acquisizione del fuoco (1931; in OSF, vol. 11).]
531 Questo medico era il solo in cui la paziente avesse fiducia, perché in quest’occasione aveva potuto avvedersi che egli non aveva scoperto il suo segreto. Ogni altro medico di cui non aveva potuto ancora farsi un giudizio le dava un senso d’angoscia, di cui sappiamo il motivo: egli avrebbe potuto scoprire il suo segreto.
532 Il nucleo del sogno si potrebbe tradurre così: “La tentazione è così forte; caro papà, proteggimi ancora come ai tempi dell’infanzia, non farmi bagnare il letto!”
534 [Prima del 1924: “un anno prima”.]
538 [Nota aggiunta nel 1923] Opinione estrema che oggi non sosterrei.
541 [Un accenno a questa teoria si trova nel par. 1 dell’introduzione di Ernst Kris alle lettere di Freud a Fliess.]
542 Ciò vale in linea di principio anche per gli adulti; in essi è tuttavia sufficiente un’astinenza relativa, una limitazione della masturbazione; talché, se la libido è impetuosa, possono aversi allo stesso tempo masturbazione e isteria.
543 [In Legittimità di separare dalla nevrastenia un preciso complesso di sintomi come “nevrosi d’angoscia” (1894), par. 3 (in OSF, vol. 2). Successivamente egli avanzò un’altra spiegazione dell’angoscia accompagnata da sensazioni corporee in Inibizione, sintomo e angoscia cit., cap. 8.]
544 Anche in altri casi la prova della masturbazione in età infantile può essere ottenuta in modo del tutto analogo. Essa si fonda perlopiù su un materiale consimile: cenni di leucorrea, enuresi, cerimoniale relativo alle mani (coazione a lavarsi) ecc. In base alla semeiotica del caso è sempre possibile dire con sicurezza se dell’abitudine del bambino si fossero o meno avvedute le persone che lo accudivano, se la pratica sessuale fosse stata abbandonata dopo un prolungato sforzo per disabituarsi o in seguito a un’improvvisa metamorfosi. Nel caso di Dora nessuno si era avveduto della masturbazione ed essa era scomparsa di colpo (segreto, paura dei medici, sostituzione con la dispnea). I malati contestano regolarmente la forza probante di questi indizi, persino quando è rimasto cosciente il ricordo del catarro o delle ammonizioni materne (“si diventa stupidi; è un veleno”). Ma dopo qualche tempo il ricordo così a lungo rimosso di questo pezzo della vita sessuale dell’infanzia riaffiora con certezza, e in tutti i casi.
In una malata che soffriva di ossessioni, conseguenze dirette della masturbazione che aveva praticato da bambina, risultò che i fenomeni costituivano frammenti, conservati inalterati, dell’opera di dissuasione svolta dalla governante: si trattava di autodivieti, di autopunizioni, di non poter fare una cosa se non ne aveva fatta un’altra, d’un bisogno di non essere disturbata, della coazione a intercalare pause tra una faccenda (manuale) e l’altra, del suo lavarsi le mani ecc. L’ammonimento “vergogna! è un veleno!” era l’unica cosa che la memoria avesse sempre ritenuto. Vedi in proposito i miei Tre saggi sulla teoria sessuale cit. [vedi il par. 4 del secondo saggio, in OSF, vol. 4].
545 [Vedi la discussione dei vari usi del termine “etiologia” nella nevrosi, in A proposito di una critica della “nevrosi d’angoscia” (1895; in OSF, vol. 2).]
546 Il fratello della paziente deve aver avuto un qualche rapporto con l’abitudine a masturbarsi contratta da Dora. Essa mi raccontò infatti, sempre in questo contesto, con un’insistenza che tradiva un “ricordo di copertura”, che il fratello le trasmetteva regolarmente tutte le sue malattie infettive, da lui contratte in forma leggera mentre in lei si manifestavano in forma più grave. Nel sogno, anche il fratello viene salvato dalla “brutta fine”; anch’egli aveva sofferto di enuresi, che era scomparsa però prima che nella sorella. In certo senso costituiva parimenti un “ricordo di copertura” la sua dichiarazione che fino all’epoca della prima malattia ella aveva potuto marciare di pari passo col fratello, mentre in seguito era rimasta indietro a lui negli studi. Come se fino ad allora fosse stata un maschio, per poi diventare femmina. Effettivamente, Dora era stata una piccola selvaggia fino al manifestarsi dell’“asma”; dopo era divenuta tranquilla e gentile. Questa malattia stabilì in lei il confine tra due fasi della vita sessuale, la prima a carattere maschile, la seconda femminile.
548 Una uguale funzione ebbe la parola [“catarro”] nella storia clinica della ragazza quattordicenne brevemente riferito nella nota 474. Le avevo fatto prendere alloggio in una pensione insieme con una signora intelligente che le faceva da infermiera per conto mio. Questa mi riferì che la giovane malata non tollerava la sua presenza mentre andava a letto, e che a letto tossiva in modo strano, cosa che non faceva durante il giorno. Quando chiesi alla ragazza di questi suoi sintomi, la sola cosa che le venne in mente fu che anche sua nonna tossiva in quel modo, e che si diceva che avesse un catarro. Era dunque chiaro che anche lei aveva un “catarro”, e non voleva perciò esser guardata durante la toletta della sera. Il catarro, che grazie al nome era stato spostato dal basso in alto del corpo, si rivelò di insolita intensità.
550 Mi riferivo all’analisi di un sogno là riportato come esempio. [Il sogno del brutto aspetto di Otto, ibid., cap. 5, par. D, sottopar. β, n. 4. – Per il desiderio di essere nominato professore, vedi la Psicopatologia della vita quotidiana cit., cap. 6, par. A, n. 2, in OSF, vol. 4.]
551 [Di qui sino alla fine del paragrafo il testo figurava come nota prima dell’edizione del 1924. Sulla “sintesi” dei sogni, vedi le osservazioni di Freud nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. C.]
552 [In tedesco Schmuck è sia sostantivo (e significa tra l’altro “gioiello”), sia aggettivo e significa allora “grazioso”, “lindo”.]
554 La paziente fece poi un’aggiunta importante: “In una piazza vedo un monumento.”
555 Altra aggiunta successiva: “Dopo questa parola c’è un punto interrogativo, così: vuoi?”
556 Raccontando un’altra volta il sogno, la paziente dice “due ore”.
557 Due aggiunte fatte nella seduta successiva: “Mi vedo in modo chiarissimo mentre salgo le scale”, e: “Dopo la sua risposta vado in camera mia, ma niente affatto triste, e comincio a leggere un grosso libro che sta sul mio scrittoio.”
558 [Il sogno, come vedremo più avanti, fu sognato pochi giorni dopo Natale.]
559 Nel sogno la paziente chiede: “Dov’è la stazione?” Da questo accostamento ho tratto la conclusione che esporrò tra breve.
560 [Freud aveva descritto la Madonna di San Sisto di Raffaello, da lui vista a Dresda, in una lettera alla fidanzata il 20 novembre 1883.]
561 [In tedesco: Schachtel; questo termine viene usato anche in senso dispregiativo per “donna”.]
562 Nel contenuto onirico il numero cinque compare nei “cinque minuti” di tempo. Nel mio libro sull’Interpretazione dei sogni [cap. 6, par. F] cito parecchi esempi della sorte che subiscono nel sogno i numeri ricorrenti nei pensieri onirici; essi vengono spesso enucleati dal loro contesto e inseriti altrove.
563 Vedi il primo sogno.
564 Il soddisfacimento sessuale è indubbiamente il miglior soporifico, come l’insonnia è perlopiù conseguenza della sua mancanza. Il padre non dormiva perché gli mancavano i rapporti sessuali con la donna amata. Vedi anche poco sotto le parole [del signor K.]: “Mia moglie non mi dà niente.” [Vedi le stesse parole del padre citate nel par. 1.]
565 Queste parole ci permetteranno di risolvere uno dei punti oscuri.
566 Ecco una terza volta l’elemento “figurativo” (vedute di città, pinacoteca di Dresda), ma in un nesso assai più significativo. Per via di ciò che appare nel quadro (bosco, ninfe), Bild [quadro] diviene Weibsbild [quadro di donne, che nell’uso corrente significa: donnaccia].
567 La “stazione” serve del resto al Verkehr [traffico, e anche: commercio sessuale]. È questo il rivestimento psichico in alcune fobie del treno.
568 La fantasia di deflorazione è la seconda componente della situazione onirica. Il risalto dato all’impossibilità di avanzare e l’angoscia provata nel sogno alludono alla verginità, che il soggetto mette volentieri in rilievo, e a cui si accenna altrove mediante la Sistina. Questi pensieri sessuali forniscono uno sfondo inconscio ai desideri forse ancora tenuti segreti relativi al pretendente che attendeva in Germania. La prima componente della situazione onirica è, come abbiamo visto, la fantasia di vendetta. Le due componenti non si sovrappongono perfettamente, ma solo in parte; troveremo più tardi tracce di un terzo ordine di idee, ancora più importante [vedi nota 578, in OSF, vol. 4].
569 Un’altra volta la paziente dice, invece di “tranquillamente”, “affatto triste” (vedi nota 557). Questo sogno si può considerare una riprova della giustezza della tesi esposta nella Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. A [vedi anche nota 533, in OSF, vol. 4], che le parti del sogno prima dimenticate e poi ricordate sono sempre le più importanti ai fini dell’intendimento del sogno. Traevo là la conclusione che anche l’oblio del sogno va spiegato mediante la resistenza psichica interna. [La prima frase di questa nota fu aggiunta nel 1924.]
570 È da supporre che esista una connessione somatica tra i dolori addominali della cosiddetta “ovarite” e i disturbi motori della gamba omologa. Nel caso di Dora, tale connessione aveva subìto un’interpretazione tutta speciale, divenendo oggetto di sovrapposizione e utilizzazione psichica. Si confrontino le analoghe osservazioni nell’analisi del sintomo della tosse e dei rapporti tra catarro e perdita d’appetito.
571 Esempio tipico di come si originino dei sintomi sulla base di fattori che apparentemente nulla hanno a che vedere con la sessualità.
572 Ho già detto che la maggior parte dei sintomi isterici, se pienamente dispiegati, raffigurano una situazione immaginata della vita sessuale: una scena di rapporto sessuale, una gravidanza, un parto, un puerperio ecc.
573 La fantasia di deflorazione viene così a riferirsi al signor K., ciò che chiarisce perché questa stessa parte del sogno contenga materiale relativo alla scena del lago (il rifiuto, le due ore e mezzo, il bosco, l’invito a L.).
574 Qualche interpretazione supplementare. La “Madonna” è evidentemente la stessa paziente: prima di tutto, per “l’adoratore” che le ha inviato l’album; in secondo luogo perché ella aveva conquistato l’amore del signor K. soprattutto grazie al suo atteggiamento materno verso i bambini di lui; e infine perché, pur vergine, aveva avuto un bambino, diretta allusione, questa, alla fantasia di parto. Del resto, la Madonna è una controrappresentazione prediletta delle giovani gravate da accuse sessuali, come appunto è il caso di Dora. Intuii per la prima volta questa connessione quando, essendo medico alla Clinica psichiatrica, incontrai un caso di confusione allucinatoria a rapido decorso, che si rivelò una reazione a un rimprovero fatto alla paziente dal fidanzato. – Il desiderio materno di avere un bambino si sarebbe probabilmente rivelato, se l’analisi fosse continuata, un motivo oscuro ma potente del comportamento di Dora. – Le molte domande poste dalla paziente negli ultimi tempi appaiono tardive derivazioni dei quesiti ispirati a curiosità sessuale, cui ella aveva cercato risposta nell’enciclopedia. È da supporre che queste sue letture avessero per oggetto la gravidanza, il parto, la verginità e simili. – Una delle domande da inserire nel contesto della seconda situazione onirica è stata dimenticata dalla paziente nel suo resoconto [nel punto relativo all’informazione chiesta al portinaio]. Non poteva trattarsi che della domanda: “Abita qui il signor ***?” oppure: “Dove abita il signor ***?”. Deve evidentemente esserci una ragione perché la paziente dimenticasse questa domanda apparentemente innocua, dopo che in linea di massima l’aveva già accolta nel sogno. Questa ragione è, secondo me, il cognome stesso, un cognome che può indicare diversi oggetti e che può quindi essere assimilato a una parola “equivoca”. Purtroppo non posso render noto questo cognome, per mostrare quanto bene si prestasse a indicare qualcosa di “equivoco”, “sconveniente”. Questa interpretazione è confermata dal fatto che in un’altra parte del sogno, in cui il materiale proviene dai ricordi relativi alla morte della zia, e precisamente nella frase “sono già andati al cimitero”, si riscontra un analogo gioco di parole relativo al cognome della zia. In queste parole sconvenienti avremmo l’indizio di una seconda sorgente di informazioni, orale, poiché tali parole non sono contenute nelle enciclopedie. Non mi sorprenderebbe se questa fonte fosse stata la stessa signora K., la calunniatrice di Dora. Dora avrebbe dunque risparmiato generosamente soltanto lei dal desiderio di vendetta e dal rancore che nutriva per tutti gli altri; dietro le congerie di spostamenti che si rivelano in tal modo, si potrebbe supporre un solo semplice fattore, l’amore omosessuale profondamente radicato per la signora K. [vedi nota 587, in OSF, vol. 4].
575 Era il 31 dicembre.
576 Non era forse irrilevante il fatto che anche il padre usasse parole analoghe a proposito della moglie, di cui si era lamentato con me nello stesso modo. Dora poteva avergliele sentite dire ed era certo capace di capirne il senso.
577 Questo, il punto di contatto con l’“ingegnere” che si nasconde dietro l’Io di Dora nella prima situazione del sogno.
578 L’attesa per raggiungere uno scopo è inclusa nel contenuto della prima situazione onirica; in questa fantasia di attesa per il fidanzato ravviso una parte della terza componente (cui accennai sopra [nota 568]) del sogno.
579 In particolare un discorso con cui il signor K. aveva accompagnato il suo regalo natalizio (un cofanetto per lettere) l’ultimo anno della loro permanenza a B.
580 Ancora qualche osservazione su come è organizzato questo sogno, che non è possibile capire così a fondo da tentarne una sintesi. La fantasia di vendetta contro il padre può essere posta in risalto come parte prominente del sogno, simile a una facciata che s’impone sul resto: Dora si è allontanata da casa arbitrariamente; il padre è ammalato, poi morto...; ora ella torna a casa, gli altri sono già tutti al cimitero; per nulla triste, va in camera sua e legge tranquillamente l’enciclopedia. Sotto a ciò due allusioni all’altro atto di vendetta ch’ella ha realmente commesso facendo trovare ai genitori una lettera d’addio: la lettera (nel sogno, quella della madre) e l’accenno al funerale della zia che le era sempre stata di modello. – Dietro questa fantasia si nascondono le idee di vendetta nei confronti del signor K., cui viene dato sfogo col comportamento verso di me. La persona di servizio, l’invito, il bosco, le due ore e mezzo [“due ore” nelle edizioni precedenti al 1924] provengono dal materiale connesso con gli eventi a L. Il ricordo della governante e della corrispondenza di questa con i genitori si fonde con l’elemento della lettera d’addio della stessa paziente, dando luogo alla lettera del sogno che le consente di tornare a casa. Il rifiuto di lasciarsi accompagnare, la decisione di andar da sola possono essere così tradotti: “Poiché tu mi hai trattato come una serva io ti lascio, vado sola per la mia strada, non mi sposo.” – Coperto da queste idee di vendetta, si intravede altrove materiale proveniente dalle tenere fantasie relative all’amore per il signor K., che persiste nell’inconscio: “Ti avrei atteso sino a quando sarei divenuta tua moglie”; la deflorazione; il parto. – Infine a un quarto e più profondamente sepolto cerchio di pensieri, relativo all’amore per la signora K., sono dovute: la raffigurazione dal punto di vista maschile della fantasia della deflorazione (identificazione con l’ammiratore residente all’estero); le chiare allusioni, ripetute in due punti, alle parole equivoche (“Abita qui il signor ***?”) e alla sorgente non verbale delle sue conoscenze sessuali (enciclopedia). Moti crudeli e sadici trovano parimenti il loro adempimento in questo sogno.
581 [Vedi il terzo dei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., par. 2, in OSF, vol. 4.]
582 [Vedi per esempio P. Janet, État mental des hystériques (2 voll., Parigi 1892-94), cap. 2: “Les idées fixes”.]
584 [Vedi Estratti dalle note alla traduzione delle “Lezioni del martedì della Salpêtrière” di J.-M. Charcot (1892-94), nota 98 (in OSF, vol. 1).]
585 [Nota aggiunta nel 1923] Ho successivamente ampliato queste considerazioni nello scritto tecnico: Osservazioni sull’amore di traslazione (1914 [in OSF, vol. 7]) [e in precedenza, nella prima serie di scritti sulla “tecnica della psicoanalisi”, in Dinamica della traslazione (1912; in OSF, vol. 6). – Il termine (Übertragung) era già apparso nel suo significato psicoanalitico negli Studi sull’isteria cit., cap. 4, par. 3 e talora, ma in accezione più generica, nell’Interpretazione dei sogni cit., ad esempio cap. 7, par. C; questa è tuttavia la prima volta che la traslazione viene esplicitamente discussa.]
586 [Freud introduce qui per la prima volta questo importante aspetto del comportamento dei pazienti durante la cura, e introduce altresì il termine agieren (da noi tradotto “mettere in atto”), termine parzialmente equivoco che accenna anche alla “teatralità” dell’atto. La designazione corrente nella letteratura internazionale è quella della traduzione inglese: to act out (donde acting out = messa in atto). L’argomento sarà discusso da Freud in un altro scritto tecnico: Ricordare, ripetere e rielaborare (1914; in OSF, vol. 7).]
587 Più passa il tempo dopo la fine di quest’analisi e più mi pare probabile che il mio errore tecnico consistette nel non essermi avveduto, e nel non aver detto in tempo alla malata, che il suo impulso erotico omosessuale (ginecofilo) per la signora K. era la più forte delle sue correnti psichiche inconsce. Avrei dovuto intuire che non altri che la signora K. aveva potuto essere la sorgente principale delle sue conoscenze in materie sessuali, quella stessa signora K. che l’aveva poi accusata di troppo interesse per quegli argomenti. Infatti era troppo particolare il fatto che Dora conoscesse tutti gli argomenti più scabrosi e non volesse mai ricordarsi dove li aveva appresi. Avrei dovuto appigliarmi a questo enigma e cercare i motivi di questa singolare rimozione. Il secondo sogno me li avrebbe allora rivelati. Lo sfrenato desiderio di vendetta che si esprimeva in questo sogno era soprattutto inteso a nascondere la corrente contraria, la generosità con cui Dora perdonava il tradimento dell’amica amata nascondendo a tutti che era stata proprio lei a darle quelle cognizioni di cui più tardi ci si era serviti per denigrarla. Prima di riconoscere l’importanza della corrente omosessuale negli psiconevrotici mi sono spesso arenato nel corso del trattamento o mi sono smarrito completamente.
588 Questo interessante episodio rientra in quei casi di indiretto tentato suicidio di cui mi sono occupato nella mia Psicopatologia della vita quotidiana cit. [vedi cap. 8, punto g, in OSF, vol. 4].
589 Vedi nell’analisi del secondo sogno il significato di questo lasso di tempo e la sua relazione col tema della vendetta.
590 [Si tratta della nomina a Professor extraordinarius presso l’Università di Vienna, nel marzo del 1902, nomina che conferì a Freud grandi vantaggi sociali e professionali. Vedi lo spiritoso resoconto che egli ne diede a Fliess nella lettera dell’11 marzo 1902; vedi anche nella Psicopatologia della vita quotidiana cit., cap. 6, par. A, n. 2, in OSF, vol. 4.]
591 [Nelle edizioni del 1909, 1912 e 1921 figurava qui la nota: “Si trattava, come appresi in seguito, di un’informazione errata.”]
Il metodo psicoanalitico freudiano
592 [Nella descrizione del procedimento data da Freud nell’Interpretazione dei sogni (1899), cap. 2 (in OSF, vol. 3), egli consigliava ancora di far chiudere gli occhi al paziente.]
Noterelle sulla “Neue freie
Presse
Recensione a “I fenomeni psichici di coazione di Leopold
Löwenfeld
593 [Sebastian Kneipp (1821-97), parroco protestante a Bad Wörishofen in Svevia, curava le nevrosi con acqua fredda e metodi “naturali”.]
594 [La noterella cominciava con le seguenti parole: “A proposito del professor Hammerschlag, insegnante emerito di religione nel ginnasio israelitico di Vienna, le cui esequie hanno avuto luogo oggi con grande partecipazione di folla, ci scrive un ex allievo, il professor Sigmund Freud:”]
597 L. Löwenfeld, Lehrbuch der gesamten Psychotherapie (Wiesbaden 1897).
598 [Scena 4. Su Theodor Vischer vedi la Psicopatologia della vita quotidiana (1901), nota 263, in OSF, vol. 4.]
599 [Confronta ad esempio il Trattato della pittura (39, secondo la numerazione del Ludwig; 35, secondo la numerazione di Borzelli): “... esso scultore solo leva, ed il pittore sempre pone; lo scultore sempre leva di una sola materia, e il pittore sempre pone di varie materie.”]
Tre saggi sulla teoria sessuale
601 [Questa prefazione non fu più ripubblicata dalla 4a ed. (1920) in poi.]
602 [Questa distinzione non fu più mantenuta nelle edizioni successive.]
603 [Nella sola terza edizione vi era qui la nota seguente: “Nel 1910, dopo la pubblicazione della seconda edizione, apparve a New York una traduzione inglese di A. A. Brill, e nel 1911, a Mosca, una traduzione russa di N. Ossipov.”]
604 Vedi M. Nachmansohn, Freuds Libidotheorie verglichen mit der Eroslehre Platos, Int. Z. Psychoanal., vol. 3, 65 (1915).
Primo saggio. Le aberrazioni sessuali
605 I dati contenuti nel primo saggio sono tratti dalle pubblicazioni di von Krafft-Ebing, Moll, Moebius, Havelock Ellis, von Schrenck-Notzing, Löwenfeld, Eulenburg, Iwan Bloch, Hirschfeld e dai lavori pubblicati nello “Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen” a cura di quest’ultimo. Poiché in queste opere si trova anche il resto della bibliografia sull’argomento, ho potuto fare a meno di dare indicazioni particolareggiate. – [Aggiunto nel 1909] Le nozioni ottenute mediante indagine psicoanalitica di soggetti invertiti si fondano su informazioni di I. Sadger e sulla mia esperienza.
606 [Nota aggiunta nel 1909] L’unica parola adeguata della lingua tedesca, Lust, ha purtroppo molteplici significati e designa sia la sensazione del bisogno sia quella del soddisfacimento. [Lust può avere il significato sia di “brama” (in latino: libido) che di “piacere”.]
607 Vedi, su queste difficoltà come anche sui tentativi di stabilire la proporzione numerica di soggetti invertiti, il lavoro di M. Hirschfeld, Jb. sex. Zwischenst., vol. 6 (1904).
608 Una tale resistenza alla coazione all’inversione potrebbe costituire la condizione di base per la possibilità di intervenire mediante il trattamento con la suggestione [aggiunto nel 1909] o mediante la psicoanalisi.
609 Da più parti si è sottolineato con ragione che i dati autobiografici forniti dagli invertiti sull’emergere temporale dell’inclinazione all’inversione sono inattendibili, poiché essi potrebbero avere rimosso dalla loro memoria le prove del loro sentimento eterosessuale. [Aggiunto nel 1909] La psicoanalisi ha confermato questo sospetto nei casi di inversione ad essa accessibili, e ne ha trasformato in modo decisivo l’anamnesi colmando le lacune determinate dall’amnesia dell’infanzia. [Nella prima edizione del 1905, al posto dell’ultimo periodo si leggeva: “Solo un’indagine psicoanalitica sugli invertiti potrebbe permettere di giungere a una conclusione in proposito.”]
610 [Valentin Magnan, 1835-1916.]
611 Quali siano le riserve per la diagnosi di degenerazione e quale scarsa importanza pratica essa abbia, si può desumere dalle conclusioni di P. J. Moebius, Über Entartung, Grenzfr. Nerv.-u. Seelenleb., vol. 3 (1900): “Se ora si dà uno sguardo d’insieme al vasto campo della degenerazione sul quale si sono gettati alcuni raggi di luce, si vedrà senz’altro che vi è poco da ricavare dalla diagnosi di degenerazione in genere.”
612 Bisogna concedere ai portavoce dell’“uranismo” che alcuni degli uomini più eminenti dei quali abbiamo notizia furono invertiti, forse addirittura invertiti assoluti.
613 Nella concezione dell’inversione i punti di vista patologici hanno ceduto il passo a quelli antropologici. Merito di I. Bloch, Beiträge zur Ätiologie der Psychopathia sexualis (2 voll., Dresda 1902-03), il quale ha inoltre sottolineato la presenza dell’inversione nei popoli civili dell’antichità.
614 [H. Ellis, Studies in the Psychology of Sex, vol. 2: Sexual Inversion (1a ed., Londra 1897; 3a ed., Filadelfia 1915).]
615 [G. F. Lydston, Philadelphia Med. Surg. Rep., 7 sett. 1889; J. G. Kiernan, Med. Stand., Chicago, nov. e dic. 1888; J. Chevalier, L’inversion sexuelle (Lione 1893).]
616 Si vedano le recenti ampie descrizioni dell’ermafroditismo somatico: C. Taruffi, Ermafroditismo (Bologna 1902) (trad. ted., Berlino 1903), e i lavori di F. von Neugebauer, Jb. sex. Zwischenst., varie annate.
617 Ellis, Studies in the Psychology of Sex, vol. 2 cit.
618 Ibid.
619 J. Halban, Arch. Gynäk., vol. 70, 205 (1903). Si veda anche la bibliografia sull’argomento ivi citata.
620 [R. von Krafft-Ebing, Jb. Psychiat. Neurol., vol. 13, 5 (1895).]
621 Il primo a servirsi della bisessualità per spiegare l’inversione sembra sia stato (secondo una notizia bibliografica nel sesto volume dello “Jahrbuch für sexuelle Zwischenstufen”) E. Gley, Les aberrations de l’instinct sexuel, Revue philosophique, vol. 17, 66 (1884). È notevole, del resto, che la maggior parte degli autori i quali riconducono le inversioni alla bisessualità attribuiscano valore a questo fattore non soltanto per gli invertiti ma anche per tutte le persone diventate normali, e conseguentemente concepiscano l’inversione come il risultato di una perturbazione evolutiva. Così già Chevalier, L’inversion sexuelle cit.; Krafft-Ebing, Jb. Psychiat. Neurol., vol. 13, 10 cit., dice che esiste una grande abbondanza di osservazioni “dalle quali risulta perlomeno una virtuale sopravvivenza di questo secondo centro (del sesso soccombente)”. Un certo dottor Arduin, Jb. sex. Zwischenst., vol. 2 (1900) afferma “che in ogni individuo esistono elementi maschili e femminili (vedi M. Hirschfeld, Jb. sex. Zwischenst., vol. 1, 8 (1899)) solo che, conformemente al sesso cui si appartiene, gli uni sono senza confronto più sviluppati degli altri, finché si tratta di persone eterosessuali...” Per G. Herman, “Genesis”, das Gesetz der Zeugung, vol. 5: Libido und Mania (Lipsia 1903), è cosa certa “che in ogni donna sono contenuti germi e qualità maschili, e in ogni uomo germi e qualità femminili”, e così via. – [Aggiunto nel 1909] W. Fliess, Der Ablauf des Lebens (Vienna 1906), ha rivendicato la sua priorità per l’idea della bisessualità (nel senso di una dualità sessuale). In ambienti non specializzati la tesi della bisessualità umana è considerata opera del filosofo prematuramente scomparso Otto Weininger, che ha messo a fondamento di un libro piuttosto sconsiderato (Sesso e carattere, 1903) questa idea. I dati succitati dovrebbero far vedere quanto poco questa pretesa è fondata.
[Freud stesso aveva ammesso una certa priorità di Fliess a questo proposito in un esempio della Psicopatologia della vita quotidiana (1901), vedi cap. 7, par. A, n. 11, in OSF, vol. 4. Vedi anche nota 743.]
622 [Le parole finali dopo la virgola furono aggiunte nel 1914.] [Nota aggiunta nel 1909] Finora la psicoanalisi non ha potuto chiarire completamente l’origine dell’inversione, ma ha scoperto il meccanismo psichico della sua genesi e arricchito essenzialmente la problematica relativa. In tutti i casi studiati, abbiamo costatato che le persone in seguito invertite attraversano negli anni dell’infanzia vera e propria una fase di fissazione intensa ma breve sulla donna (perlopiù la madre); dopo averla superata si identificano con la donna e assumono sé stessi come oggetto sessuale, vale a dire, partendo dal narcisismo, cercano uomini giovani e simili alla loro persona che li vogliano amare come li ha amati la loro madre. Inoltre abbiamo trovato con frequenza che individui pretesi invertiti non erano affatto insensibili all’attrattiva femminile, bensì proseguendo l’eccitamento provocato dalla donna lo trasponevano su oggetto maschile. Così ripetevano per tutta la vita il meccanismo dal quale era sorta la loro inversione. Il loro desiderio ossessivo di un uomo si rivelava condizionato dalla loro continua fuga dalla donna.
[Nella sola seconda edizione la nota aggiunta continuava nel modo seguente: “Occorre tuttavia tener presente che finora un solo tipo di invertito è stato sottoposto a psicoanalisi: si tratta di persone la cui attività sessuale in genere è atrofizzata e ne manifestano un residuo sotto forma di inversione. Il problema dell’inversione è molto complesso e include tipi svariatissimi di attività e sviluppo sessuale. Bisogna fare una distinzione concettuale netta tra i diversi casi d’inversione, secondo che sia stato invertito il carattere sessuale dell’oggetto o quello del soggetto.”]
[Aggiunto nel 1914] L’indagine psicoanalitica si rifiuta con grande energia di separare gli omosessuali come un gruppo di specie particolare dalle altre persone. Essa, studiando eccitamenti sessuali diversi da quelli che si manifestano, sa che tutte le persone sono capaci di scegliere un oggetto sessuale dello stesso sesso e hanno anche fatto questa scelta nell’inconscio. Anzi, i legami di sentimenti libidici con persone dello stesso sesso hanno come fattori nella vita sessuale normale un’importanza non minore di quelli che si rivolgono al sesso opposto e una maggiore importanza come motivi di malattia. Alla psicoanalisi l’indipendenza della scelta oggettuale dal sesso dell’oggetto, la ugualmente libera disponibilità di oggetti femminili e maschili come la si può osservare nell’età infantile, in condizioni primitive e negli antichi tempi storici, appare piuttosto come l’elemento originario dal quale si sviluppano, mediante limitazione in un senso o nell’altro, sia il tipo normale sia quello invertito. Nel senso della psicoanalisi, dunque, anche l’interesse sessuale esclusivo dell’uomo per la donna è un problema che ha bisogno di essere chiarito e niente affatto una cosa ovvia da attribuire a un’attrazione fondamentalmente chimica. La decisione sul comportamento sessuale definitivo avviene solo dopo la pubertà ed è il risultato di una serie non dominabile di fattori, che sono in parte di natura costituzionale ma in parte anche di natura accidentale. Certamente alcuni di questi fattori possono risultare così eccessivi da influenzare nel loro senso la decisione; ma in generale la pluralità dei fattori determinanti si rispecchia nel comportamento sessuale manifesto degli uomini tramite la molteplicità degli esiti. In tipi invertiti, si può costatare il predominio di costituzioni arcaiche e di meccanismi psichici primitivi. In questi tipi, l’attenersi alla scelta oggettuale narcisistica e il permanere del significato erotico della zona anale paiono i caratteri più essenziali. Non si ottiene però nulla separando i tipi estremi di inversione dagli altri sulla base di tali proprietà costituzionali. Ciò che si trova in quei tipi come motivazione apparentemente sufficiente, si può parimenti dimostrare, ma solo con intensità minore, nella costituzione di tipi di transizione e in individui manifestamente normali. Le differenze nei risultati possono essere di natura qualitativa: l’analisi indica che le differenze nelle condizioni sono soltanto quantitative. Tra i fattori accidentali che influiscono sulla scelta oggettuale abbiamo trovato come degno di rilievo la frustrazione (l’intimidazione precoce che ha distolto dal sesso), e la nostra attenzione è stata attirata anche sul fatto che la presenza di ambedue i genitori ha grandissima importanza. La mancanza di un padre forte nell’infanzia favorisce non di rado l’inversione. Infine, è lecito porre l’esigenza di distinguere rigorosamente, nella sfera concettuale, l’inversione dell’oggetto sessuale dalla mescolanza dei caratteri sessuali nel soggetto. Una certa misura di indipendenza tra i due fattori è inequivocabile anche nella loro relazione.
[Aggiunto nel 1920] Sulla questione dell’inversione ha presentato una serie di notevoli idee S. Ferenczi, Zur Nosologie der männlichen Homosexualität (Homoërotik), Int. Z. Psychoanal., vol. 2, 131 (1914). Ferenczi disapprova giustamente che sotto il nome di “omosessualità” – che egli vorrebbe sostituire con il termine migliore di “omoerotismo” – si mescolino insieme un certo numero di stati molto diversi e di valore disuguale organico e psichico, solo perché essi hanno in comune il sintomo dell’inversione. Egli chiede che si distingua nettamente almeno tra i due tipi dell’“omoerotico soggettuale”, che si sente e si comporta come una donna, e dell’“omoerotico oggettuale”, che è del tutto virile e invece ha solo scambiato l’oggetto femminile con uno dello stesso sesso. Egli riconosce il primo come un vero e proprio “gradino intermedio sessuale” nel senso di Magnus Hirschfeld. Il secondo lo definisce – meno felicemente – come nevrotico ossessivo. La ribellione contro la tendenza all’inversione come anche la possibilità di una influenza psichica sono possibili secondo lui solo nell’omoerotico oggettuale. Anche avendo riconosciuto questi due tipi, si può aggiungere che in molte persone si trova mescolata una misura di omoerotismo soggettuale con un’altra di omoerotismo oggettuale.
Negli ultimi anni alcuni lavori di biologi, in prima linea quelli di Eugen Steinach, hanno chiarito di molto le condizioni organiche dell’omoerotismo e anche i caratteri sessuali in genere. Col processo sperimentale della castrazione seguita da trapianto di gonadi dell’altro sesso si è riusciti in varie specie di mammiferi a trasformare il maschio in femmina e viceversa. La trasformazione riguardava più o meno completamente i caratteri sessuali somatici e il comportamento psicosessuale (dunque l’erotismo soggettuale e quello oggettuale). Portatrice di questa forza determinante il sesso è risultata non la parte della gonade che forma le cellule sessuali, bensì il cosiddetto tessuto interstiziale dell’organo (“ghiandola puberale”). In un caso si ottenne la trasformazione sessuale anche in un uomo che aveva perduto i testicoli per una malattia tubercolotica. Nella vita sessuale si era comportato femminilmente come omosessuale passivo e mostrava molto chiaramente pronunciati caratteri sessuali femminili secondari (nel pelo, nella crescita della barba, nel grasso alle mammelle e ai fianchi). Dopo il trapianto di un testicolo umano rimasto in cripta quest’uomo cominciò a comportarsi virilmente e a dirigere normalmente la sua libido sulla donna. In pari tempo scomparvero i caratteri somatici femminili. Si veda A. Lipschütz, Die Pubertätsdrüse und ihre Wirkungen (Berna 1919), pp. 356 sg.
Sarebbe sbagliato affermare che questi notevoli esperimenti pongano la teoria dell’inversione su nuove basi e attendersi prematuramente da essi addirittura una strada per un generale “risanamento” dell’omosessualità. Con ragione, Fliess ha sottolineato che queste esperienze di laboratorio non tolgono valore alla teoria della generale costituzione bisessuale degli animali superiori. A me sembra piuttosto verosimile che da altre ricerche in questo senso possa risultare una conferma diretta dell’ipotesi della bisessualità.
623 [Nota aggiunta nel 1909] La differenza più incisiva tra la vita amorosa del mondo antico e quella nostra risiede nel fatto che l’antichità sottolineava la pulsione, noi invece sottolineiamo il suo oggetto. Gli antichi esaltavano la pulsione ed erano disposti a nobilitare con essa anche un oggetto inferiore, mentre noi stimiamo poco l’attività pulsionale di per sé e la giustifichiamo soltanto per le qualità eminenti dell’oggetto.
624 Non posso fare a meno di ricordare la credula docilità degli ipnotizzati verso il loro ipnotizzatore, la quale mi fa supporre che l’essenza dell’ipnosi sia da ritrovare nella fissazione inconscia della libido sulla persona dell’ipnotizzatore (mediante la componente masochistica della pulsione sessuale). [Aggiunto nel 1909] S. Ferenczi, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 1, 422 (1909) ha collegato questo carattere della suggestionabilità con il “complesso parentale” [latino: parentalis = dei genitori]. – [La relazione tra il soggetto e l’ipnotizzatore sarà discussa da Freud in Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921), par. 8 (in OSF, vol. 9).]
625 [Prima del 1920 seguiva la frase: “Il verificarsi di queste svariatissime prevaricazioni anatomiche implica chiaramente un bisogno di variazione, che è stato descritto da Hoche come ‘fame dello stimolo’.” – La nota di cui ora daremo il testo cominciava fino al 1914 così: “Un ulteriore ripensamento mi porta a concludere che Iwan Bloch ha esagerato l’importanza teorica del fattore ‘fame dello stimolo’.” Nel 1914 tale affermazione fu sostituita dai due primi periodi della presente stesura, e tutta la nota e il capoverso cui essa si riferisce furono ritoccati ancora nel 1920.] Bisogna tuttavia osservare che la sopravvalutazione sessuale non si sviluppa in tutti i meccanismi della scelta oggettuale. In seguito impareremo a conoscere un’altra e più diretta spiegazione per la funzione sessuale delle altre parti del corpo. Il fattore della “fame dello stimolo”, che Hoche e Bloch adducono per spiegare lo sconfinamento dell’interesse sessuale su parti del corpo diverse dai genitali, mi sembra non meritare questa importanza. Le vie diverse sulle quali si esercita la libido sono fin dall’inizio in un rapporto reciproco di vasi comunicanti, e bisogna tener conto del fenomeno della corrente collaterale [vedi par. 6, in OSF, vol. 4].
626 [Nota aggiunta nel 1920] In casi tipici la donna dimostra la mancanza di una “sopravvalutazione sessuale” dell’uomo, ma questa non le mancherà quasi mai nei riguardi del figlio partorito.
627 [Nota aggiunta nel 1914] Questa debolezza corrisponderebbe al presupposto costituzionale. La psicoanalisi ha indicato come condizione accidentale l’intimidazione sessuale precoce, che respinge dalla meta sessuale normale e incita alla ricerca di un sostituto.
628 Goethe, Faust, parte prima, scena su “Una strada”.
629 [A. Binet, Études de psychologie expérimentale: le fétichisme dans l’amour (Parigi 1888).]
630 [Nota aggiunta nel 1920] Un’indagine psicoanalitica approfondita ha portato a una critica legittima dell’affermazione di Binet. Tutte le osservazioni in questo campo registrano un primo incontro col feticcio nel quale questo si dimostra già provveduto di interesse sessuale senza che si possa capire dalle circostanze concomitanti in qual modo sia giunto a possederlo. Inoltre, tutte queste impressioni sessuali “precoci” cadono nell’epoca dopo il quinto, sesto anno, mentre la psicoanalisi ispira dubbi sul fatto che fissazioni patologiche nuove possano formarsi così tardi. La situazione reale è che dietro il primo ricordo della presenza del feticcio si trova una fase tramontata e dimenticata dello sviluppo sessuale, della quale il feticcio tiene il luogo come “ricordo di copertura” e della quale dunque il feticcio costituisce il residuo e il precipitato. La svolta nel senso del feticismo di questa fase situata negli anni dell’infanzia vera e propria, come anche la scelta stessa del feticcio, sono determinate costituzionalmente.
631 [Nota aggiunta nel 1909] Corrispondentemente la scarpa o la pantofola sono simboli del genitale femminile.
632 [Nota aggiunta nel 1909] La psicoanalisi ha colmato una delle lacune ancora esistenti per il retto intendimento del feticismo, sottolineando per la scelta del feticcio l’importanza del piacere di odorare coprofilo andato perduto a causa della rimozione. Il piede e i capelli sono oggetti dal forte odore che vengono elevati a feticci dopo la rinuncia alla sensazione di odorato diventata spiacevole. Nella perversione corrispondente al feticismo del piede, perciò, è oggetto sessuale soltanto il piede sporco e dall’odore cattivo. Un altro contributo per spiegare un’altra predilezione feticistica del piede risulta dalle teorie sessuali dei bambini (vedi il secondo saggio, par. 5, in OSF, vol. 4): il piede sostituisce il pene di cui la donna sente gravemente la mancanza. – [Aggiunto nel 1914] In molti casi di feticismo del piede si è potuto vedere che la pulsione di guardare, diretta originariamente sul genitale e che tentava di avvicinarsi al suo oggetto dal basso, è stata fermata per strada dal divieto e dalla rimozione: perciò ha preso come feticci il piede o la scarpa, ove il genitale femminile veniva immaginato, corrispondentemente all’aspettativa infantile, come virile. – [L’importanza della rimozione del piacere di odorare era stata indicata da Freud nelle lettere a Fliess dell’11 gennaio e 14 novembre 1897. Tornò sull’argomento alla fine del caso dell’uomo dei topi (1909; in OSF, vol. 6), e vi dedicherà due lunghe note nel Disagio della civiltà (1929), par. 4 (in OSF, vol. 10). Al feticismo dedicherà uno scritto nel 1927 (in OSF, vol. 10), e vi tornerà nel 1938, in La scissione dell’Io nel processo di difesa, e nel Compendio di psicoanalisi, fine del cap. 8 (entrambi in OSF, vol. 11).]
633 [L’inciso fu aggiunto nel 1914.]
634 [Vedi Frammento di un’analisi d’isteria (1901), par. 1, in OSF, vol. 4. Il concetto di sublimazione è discusso qui nel secondo saggio, par. 1.]
635 [Nota aggiunta nel 1914] Mi sembra indubbio che il concetto del “bello” trovi le sue radici nel terreno dell’eccitamento sessuale e significhi originariamente ciò che è sessualmente stimolante (l’“attrattiva”) [la parola tedesca Reiz significa, in senso tecnico, “stimolo”, e, nel linguaggio ordinario, “attrattiva”]. È in connessione con ciò il fatto che in verità non potremo mai trovare “belli” i genitali, la cui vista provoca il più intenso eccitamento sessuale.
636 [Prima del 1924 si leggeva: “da una singola analisi”.]
637 [Nota aggiunta nel 1920] All’analisi questa perversione – come la maggior parte delle altre – rivela un’insospettata molteplicità di motivi e di significati. La coazione esibizionistica per esempio è in forte dipendenza anche dal complesso di evirazione; essa non si stanca di sottolineare l’integrità del proprio genitale (virile) e ripete la soddisfazione infantile per la mancanza del membro nella donna [vedi il secondo saggio, par. 5, in OSF, vol. 4].
638 [Prima del 1914 il testo continuava: “Almeno una delle radici del masochismo è arguibile con pari certezza. Esso sorge dalla sopravvalutazione sessuale: è cioè conseguenza psichica necessaria della scelta dell’oggetto sessuale.” Nel 1914 furono inseriti nel testo, in sostituzione di tali frasi, i due capoversi che seguono.]
639 [Nota aggiunta nel 1924] Ulteriori riflessioni, che hanno potuto fondarsi su certe ipotesi riguardanti la struttura dell’apparato psichico e le specie di pulsioni in esso attive, hanno largamente modificato il mio giudizio sul masochismo. Sono stato indotto a riconoscere un masochismo primario – erogeno – dal quale si sviluppano due forme successive, il masochismo femminile e quello morale. Rivolgendo il sadismo inutilizzato nella vita verso la propria persona nasce un masochismo secondario che si aggiunge a quello primario. Vedi Freud, Il problema economico del masochismo (1924 [in OSF, vol. 10]).
640 [Anche questo capoverso fu aggiunto nel 1914.]
641 [L’altro bisogno è l’assunzione del cibo.] – [Nota aggiunta nel 1914] Vedi in proposito quanto è detto successivamente (secondo saggio, par. 6) sulle fasi pregenitali dello sviluppo sessuale, ove trova conferma questa opinione.
642 [Nota aggiunta nel 1924] Dall’indagine accennata nella nota 639 ho dedotto per la coppia antagonistica sadismo-masochismo una posizione specifica, fondata sull’origine delle pulsioni, col risultato che questa coppia viene isolata dalla serie delle altre “perversioni”.
643 Invece di dare molte prove per questa affermazione mi limito a citare un passo da Havelock Ellis, Studies in the Psychology of Sex, vol. 3: Analysis of the Sexual Impulse ecc. (Filadelfia, 1a ed. 1903, 2a ed. 1913), p. 119 della 2a ed.: “L’investigazione di casi di sadismo e masochismo, perfino quelli citati da von Krafft-Ebing (come già hanno dimostrato Colin Scott e Féré), mostrano costantemente tracce dei due gruppi di fenomeni nello stesso individuo.”
644 [Nota aggiunta nel 1914] Vedi quel che è detto più sotto (secondo saggio, par. 6) sull’“ambivalenza”.
645 [Le parole dopo l’ultima virgola non esistevano nelle prime due edizioni. Nel 1914 fu aggiunto: “contrasto che in psicoanalisi si riduce a quello tra attivo e passivo”, precisazione che nel 1924 fu sostituita dalle parole che ora si leggono nel testo.]
646 [Sono le ultime parole del Prologo in teatro del Faust. Freud aveva scritto a Fliess il 3 gennaio 1897 che pensava di usarle come motto per il capitolo sulla “sessualità” in un futuro volume. Il primo accenno a Fliess sul problema delle perversioni si trova nella Minuta teorica K (1895; in OSF, vol. 2).]
647 [Nota aggiunta nel 1914] D’altra parte bisogna considerare queste potenze che arginano lo sviluppo sessuale – il pudore, il disgusto e la moralità – come precipitati storici delle inibizioni esterne subìte dalla pulsione sessuale nella psicogenesi dell’umanità. Si può osservare che esse compaiono nello sviluppo dell’individuo, a loro tempo, quasi spontaneamente per influenza dell’educazione e di altri fattori.
648 [Nota aggiunta nel 1920] Osservo anticipando quanto seguirà, a proposito della genesi delle perversioni, che vi sono motivi per supporre che prima della loro fissazione sia esistito, in modo del tutto analogo al feticismo, uno spunto di sviluppo sessuale normale. L’indagine analitica ha potuto mostrare fino ad ora in singoli casi che anche la perversione è un rimasuglio dello sviluppo verso il complesso edipico, dopo la rimozione del quale è di nuovo emersa la componente della pulsione sessuale che era costituzionalmente più forte.
649 [Prima del 1914, invece delle parole che seguono alla virgola si leggeva solo: “e probabilmente la paranoia”.]
651 [Nel 1905: “dieci anni”, e la cifra fu via via aumentata a ogni edizione fino a quella del 1920.]
652 [Nota aggiunta nel 1920] È semplicemente integrare e non sminuire questa affermazione, se io la trasformo in questo senso: i sintomi nervosi si fondano da un lato sulla pretesa delle pulsioni libidiche, e dall’altro su quella contraria che sorge nell’Io a mo’ di reazione contro di esse.
653 Studi sull’isteria (1892-95 [in OSF, vol. 1]). Breuer dice della paziente con la quale per la prima volta ha sperimentato il metodo catartico: “Il fattore sessuale era sorprendentemente poco sviluppato” [ibid., cap. 2, par. 1].
654 [Intendi: l’immagine negativa. La definizione ricorre sin dalla lettera a Fliess del 24 gennaio 1897.] Le fantasie chiaramente coscienti dei pervertiti, che in circostanze favorevoli vengono messe in atto, i timori deliranti dei paranoici, proiettati ostilmente sugli altri, e le fantasie inconsce degli isterici, che la psicoanalisi scopre dietro i loro sintomi, coincidono, dal punto di vista del contenuto, fino nei minimi particolari.
655 La psiconevrosi si accompagna anche, molto spesso, con l’inversione manifesta, nella quale la corrente eterosessuale è rimasta vittima di una completa repressione. – Mi giovo di un suggerimento che mi è stato dato, se faccio sapere che soltanto discorsi fattimi in privato da Wilhelm Fliess di Berlino hanno attirato la mia attenzione sulla necessaria universalità della tendenza all’inversione negli psiconevrotici, dopo di che io la scoprii in casi singoli. – [Aggiunto nel 1920] Questo fatto, non sufficientemente apprezzato, dovrebbe influenzare in modo decisivo tutte le teorie dell’omosessualità.
656 [È la prima volta che compare negli scritti di Freud il termine “pulsione parziale” (Partialtrieb), il cui concetto era stato introdotto qui nella parte conclusiva del par. 3.]
657 [Nelle edizioni anteriori al 1920 era descritta per prima una particolarità che fu poi omessa: “Nessuna delle sequenze inconsce di pensieri riscontrate nelle nevrosi corrisponde a una tendenza al feticismo, e tale circostanza getta un fascio di luce sulla peculiarità psicologica di questa perversione ormai ben compresa.”]
659 [Per il termine “zone erogene”, costruito evidentemente per analogia di “zone isterogene”, vedi Frammento di un’analisi d’isteria cit., par. 1, nota 502, in OSF, vol. 4.]
660 [Il brano di qui sino alla fine del capoverso data dal 1914. In precedenza si leggeva: “In esse possiamo distinguere (oltre a una ‘pulsione’ che non è di per sé sessuale e che ha la sua fonte in impulsi motori) un contributo da un organo capace di ricevere stimoli (per esempio la pelle, la mucosa o un organo di senso). Un organo siffatto sarà descritto in questo contesto come una ‘zona erogena’, essendo l’organo il cui eccitamento conferisce alla pulsione il suo carattere sessuale.” – La revisione data dall’epoca dello scritto di Freud Pulsioni e loro destini (1915; in OSF, vol. 8), ove è discussa tutta la questione.]
661 [Nota aggiunta nel 1924] La teoria delle pulsioni è la parte più importante, ma anche la meno rifinita, della teoria psicoanalitica. Nei miei lavori successivi Al di là del principio di piacere (1920) e L’Io e l’Es (1922) [entrambi in OSF, vol. 9] l’ho sviluppata ulteriormente.
662 [Nota aggiunta nel 1914] Non è facile giustificare qui queste ipotesi, che sono attinte dallo studio di una determinata classe di malattie nevrotiche. D’altra parte, però, è impossibile affermare qualcosa di ben stabilito sulle pulsioni se si fa a meno di menzionare questi presupposti.
663 [L’inciso fu inserito nel 1920.]
664 Bisogna ricordare qui la tesi di Moll, il quale scompone la pulsione sessuale in pulsione di “contrettazione” e pulsione di “detumescenza”. Contrettazione significa bisogno di contatto cutaneo [latino contrectatio = palpamento. A. Moll, Untersuchungen über die Libido sexualis, vol. 1 (Berlino 1898) descrive la pulsione di detumescenza come un bisogno spasmodico di abbassare la tensione degli organi sessuali; la pulsione di contrettazione sorgerebbe successivamente nel corso dello sviluppo individuale. – Nelle prime due edizioni questa nota proseguiva con la frase: “Strohmayer ha tratto giustamente da un caso da lui osservato l’illazione che le autoaccuse ossessive originano da moti sadici repressi.”]
Secondo saggio. La sessualità infantile
665 [Nota aggiunta nel 1914] Non è neppure possibile conoscere esattamente la parte che spetta in tutto ciò all’ereditarietà, prima di aver valutato quella che appartiene all’infanzia.
666 L’affermazione qui formulata è apparsa anche a me in seguito così ardita che mi proposi di esaminarla passando ancora una volta in rassegna la bibliografia. Il risultato di questo nuovo esame fu che la lasciai immutata. L’elaborazione scientifica dei fenomeni somatici come anche psichici della sessualità nell’età infantile è appena agli inizi. – Uno studioso, S. Bell, Amer. J. Psychol., vol. 13, 327 (1902), dice: “Non conosco uno scienziato che abbia dato un’analisi accurata dell’emozione quale è visibile nell’adolescente” [Freud cita in inglese]. Manifestazioni sessuali somatiche risalenti alla preadolescenza hanno attirato l’attenzione solo in connessione con fenomeni degenerativi e in quanto sintomi di degenerazione. In tutte le trattazioni della psicologia di questa età manca un capitolo dedicato alla vita amorosa dei bambini, almeno in quelle che io ho letto, così nelle famose opere di W. Preyer [Die Seele des Kindes (Lipsia 1882)], J. M. Baldwin, Mental Development in the Child and the Race (New York 1895), B. Pérez, L’enfant de trois à sept ans (Parigi 1886), L. Strümpell, Die pädagogische Pathologie (Lipsia 1899), K. Groos, Das Seelenleben des Kindes (Berlino 1904), T. Heller, Grundriss der Heilpädagogik (Lipsia 1904), J. Sully, Studies of Childhood (Londra 1895), e altri. L’impressione più evidente di come stanno le cose in questo campo si ottiene scorrendo la rivista “Die Kinderfehler” (dal 1896 in avanti). Tuttavia si acquista la convinzione che l’esistenza dell’amore nell’età infantile non abbia più bisogno di essere scoperta. Pérez, L’enfant cit., pp. 272 sgg., si pronuncia in suo favore; in K. Groos, Die Spiele der Menschen (Jena 1899), p. 326 si trova ricordata come una cosa universalmente nota “che molti bambini assai presto sono accessibili ai moti sessuali e provano nei confronti dell’altro sesso una spinta ai toccamenti”; il primissimo caso di presenza di moti amorosi sessuali (sex-love) tra quelli osservati da Bell, Amer. J. Psychol., vol. 13 cit., p. 330, riguardava un bambino di due anni e mezzo. Si veda in proposito Havelock Ellis, appendice B dell’opera da noi citata nella nota 643.
[Aggiunto nel 1909] Il giudizio precedente sulla bibliografia a proposito della sessualità infantile non deve più essere mantenuto dopo la pubblicazione della vasta opera di G. Stanley Hall, Adolescence: Its Psychology and Its Relations to Physiology, Anthropology, Sociology, Sex, Crime, Religion and Education (2 voll., New York 1908). – Il recente volume di A. Moll, Das Sexuelleben des Kindes (Berlino 1909) non offre motivi di modificare tale giudizio. Vedi invece: E. Bleuler, Sexuelle Abnormitäten der Kinder, Jb. schweiz. Ges. Schulgensundh., vol. 9, 623 (1908). – [Aggiunto nel 1914] Un libro di Hermine von Hug-Hellmuth, Aus dem Seelenleben des Kindes (Vienna 1913), da allora ha tenuto pienamente conto del trascurato fattore sessuale.
667 In un saggio sui Ricordi di copertura (1899 [in OSF, vol. 2]) ho cercato di risolvere uno dei problemi connessi con i primissimi ricordi d’infanzia. [Aggiunto nel 1924] Vedi anche il cap. 4 della Psicopatologia della vita quotidiana cit.
668 [Nota aggiunta nel 1914] Non si può intendere il meccanismo della rimozione se si ha riguardo per uno solo di questi due processi, i quali cooperano. Come paragone si potrebbe ricordare il modo con cui il turista viene aiutato a salire sulla punta della Grande Piramide di Giza: da un lato egli viene spinto, dall’altro tirato su.
669 [Vedi per esempio Etiologia dell’isteria (1896), par. 1 (in OSF, vol. 2).]
670 Il secondo materiale è utilizzabile in quanto è giustificata l’aspettativa che gli anni dell’infanzia di coloro che in seguito diverranno nevrotici non si discostino sotto quest’aspetto sostanzialmente da quelli dei futuri adulti normali, [aggiunto nel 1914] ma solo quanto a intensità e chiarezza.
671 Una possibile analogia anatomica con il comportamento della funzione sessuale infantile che io sostengo potrebbe trovarsi nella scoperta di H. Bayer, Dtsch. Arch. klin. Med., vol. 73, 422 (1902), secondo cui gli organi sessuali interni (l’utero) delle bambine appena nate sono di regola più grossi di quelli delle bambine con più anni. Tuttavia la tesi di questa involuzione producentesi dopo la nascita, costatata da Halban anche per altre parti dell’apparato genitale, non è accertata con sicurezza. Secondo J. Halban, Z. Gebursth. Gynäk., vol. 53, 191 (1904), questo processo regressivo termina dopo poche settimane di vita extrauterina. – [Aggiunto nel 1920] Gli autori che considerano la parte interstiziale della gonade come l’organo determinante il sesso, sono stati indotti da ricerche anatomiche a parlare dal canto loro di sessualità infantile e di epoca di latenza sessuale. Cito dal libro di Lipschütz sulla ghiandola puberale, da me menzionato nella nota 622: “È molto più conforme ai fatti dire che la maturazione dei caratteri sessuali così come avviene nella pubertà si fonda soltanto su un decorso, accelerato fortemente in quest’età infantile, di processi che hanno avuto inizio molto prima: secondo la nostra concezione già nella vita embrionale” (Lipschütz, Die Pubertätsdrüse cit., p. 168). “Ciò che finora si è semplicemente definito pubertà, è probabilmente soltanto una seconda grande fase pubere, che ha inizio attorno alla metà del secondo decennio di vita... L’età infantile, dalla nascita fino all’inizio della seconda grande fase, potrebbe essere definita ‘la fase intermedia della pubertà’” (ibid., p. 170). Questa concordanza – sottolineata in una recensione [al libro di Lipschütz] fatta da S. Ferenczi, Int. Z. Psychoanal., vol. 6, 84 (1920) – di dati anatomici con l’osservazione psicologica è turbata dall’ammissione del fatto che il “primo culmine” dello sviluppo dell’organo sessuale cade nella remota epoca embrionale, mentre la fioritura piccolo-infantile della vita sessuale deve essere trasferita nel terzo e quarto anno di vita. La completa contemporaneità dello sviluppo anatomico con lo sviluppo psichico non può, naturalmente, essere pretesa. Le ricerche a questo proposito sono state condotte sulla gonade umana. Poiché gli animali non conoscono un’epoca di latenza in senso psicologico, sarà molto importante sapere se i risultati anatomici in base ai quali gli autori suppongono l’esistenza di due culmini dello sviluppo sessuale sono riscontrabili anche in altri animali superiori.
[Si noti che nel 1905, quando Freud afferma che sulla periodicità dello sviluppo sessuale “non si conosce nulla di accertato”, egli usa l’espressione “periodo di latenza” (Latenzperiode) in senso largo, ad abbracciare tutta l’età infantile sessualmente latente con irruzioni di sessualità. Nelle inserzioni delle edizioni successive (vedi par. 6, in OSF, vol. 4, aggiunto nel 1914) l’espressione si farà più specifica – Freud userà allora di preferenza il sinonimo “epoca di latenza” (Latenzzeit) – e indicherà gli anni della fanciullezza, allorché la sessualità della seconda infanzia è entrata in declino.]
672 La definizione “periodo di latenza sessuale” è da me parimenti presa in prestito da Wilhelm Fliess.
673 [Nota aggiunta nel 1914] Nel caso qui discusso la sublimazione di forze pulsionali sessuali avviene per via di formazione reattiva. In generale però è possibile distinguere concettualmente l’una dall’altra la sublimazione e la formazione reattiva come due processi diversi. Possono esserci anche sublimazioni mediante altri e più semplici meccanismi. [La sublimazione sarà ridiscussa teoricamente da Freud in Introduzione al narcisismo (1914), par. 3 (in OSF, vol. 7) e in L’Io e L’Es cit., parr. 3, 4 e 5.]
674 S. Lindner, Jb. Kinderheilk., N.S., vol. 14, 68 (1879).
675 Di qui risulta quel che vale per tutta la vita, e cioè che il soddisfacimento sessuale è il migliore sonnifero. La maggior parte dei casi di insonnia nervosa risalgono a insoddisfacimento sessuale. È noto che bambinaie di scarsa coscienza fanno addormentare i bambini che strillano carezzandone i genitali. [Vedi Frammento di un’analisi d’isteria cit., nota 564, in OSF, vol. 4.]
676 [Questo capoverso fu aggiunto nel 1914. In precedenza si leggeva: “Nessun osservatore ha avuto dubbi sulla natura sessuale di questa attività. Nondimeno anche le migliori teorie con cui gli adulti hanno tentato di spiegare questo esempio del comportamento sessuale dei bambini ci lasciano nelle peste. Si veda come Moll ha scomposto la pulsione sessuale in una pulsione di detumescenza e di contrettazione [vedi nota 664, in OSF, vol. 4]: il primo elemento non riguarda questo caso e il secondo può essere identificato soltanto con difficoltà poiché, secondo Moll, sorge più tardi della pulsione di detumescenza ed è diretto verso altre persone.” Nel 1909 Freud aveva apposto alla prima frase di questo brano poi sostituito la nota: “Con l’eccezione di Moll, nel volume citato qui nella nota 666.”]
677 [Nota aggiunta nel 1920] Un certo dottor S. Galant, Neurol. Zbl., vol. 38, 652 (1919) ha pubblicato sotto il titolo Das Lutscherli [Il ciucciotto] la confessione di una giovinetta che non ha cessato questa attività sessuale dell’infanzia e descrive la soddisfazione data dal ciucciare come perfettamente analoga a un soddisfacimento sessuale, in particolare quella provocata dal bacio dell’amante. “Non tutti i baci sono pari al ciucciotto: no, no davvero, non tutti! È indescrivibile come ci si sente bene in tutto il corpo quando si ciuccia; si è semplicemente distaccati da questo mondo, completamente soddisfatti e felici senza alcun desiderio. È un sentimento meraviglioso; non si richiede nient’altro che quiete, una quiete che non deve per nulla affatto essere interrotta. Insomma è indicibilmente bello: non si sente dolore né sofferenza e si è trasportati in un altro mondo.”
678 [H. Ellis, Studies in the Psychology of Sex, vol. 1: The Evolution of Modesty; the Phenomena of Sexual Periodicity; and Auto-erotism (1a ed., “Lipsia” (ma è: Londra) 1899; 3a ed., Filadelfia 1910).] [Nota aggiunta nel 1920] Ellis del resto ha dato una definizione un po’ diversa del termine “autoerotico”, nel senso di un eccitamento che non viene provocato dall’esterno ma nasce dall’interno. Per la psicoanalisi l’essenziale non è la genesi bensì la relazione con un oggetto.
[Prima del 1920 la nota suonava: “Ellis, tuttavia, ha reso meno felice il significato del termine da lui inventato includendo tutta l’isteria e tutti i fenomeni di masturbazione nell’autoerotismo.”]
679 [Questa frase fu aggiunta nel 1914. – Si noti che questo concetto di “appoggio” è uno dei punti fondamentali della teoria freudiana delle pulsioni.]
680 [Nella prima edizione: “tutte”.]
681 [Nelle prime due edizioni: “due”.]
682 [Questa prima caratteristica fu aggiunta nel 1914.]
683 [Nota aggiunta nel 1914] Successive riflessioni e altre osservazioni resesi disponibili fanno pensare che sia da attribuire a tutte le zone del corpo e agli organi interni la qualità di erogeni. Vedi in proposito più sotto [terzo saggio, par. 3] quel che è detto sul narcisismo. – [Nella sola seconda edizione vi era la nota: “I problemi biologici connessi all’ipotesi delle zone erogene sono stati discussi da A. Adler, Studie über Minderwertigkeit von Organen (Vienna 1907).”]
684 [Nota aggiunta nel 1920] È praticamente impossibile nelle indagini biologiche evitare di servirsi del modo di pensare teleologico, sebbene si sappia che nel caso singolo non si è sicuri di non sbagliare. [Vedi il primo saggio, par. 2, sottopar. B e nota 633, in OSF, vol. 4.]
685 [Già nel Progetto di una psicologia (1895), cap. 1, par. 16 (in OSF, vol. 2) Freud aveva delineato una teoria del “processo del desiderare”, illustrandola con l’esempio del bambino che desidera il capezzolo. Lo stesso esempio ricorre nell’Interpretazione dei sogni (1899), cap. 7, par. C (in OSF, vol. 3), là dove la stessa teoria e in particolare l’“esperienza di soddisfacimento” vengono descritte in termini compiuti. In tale teoria rientra perfettamente, come caso speciale, quanto è qui discusso nel testo.]
686 Vedi in proposito la bibliografia sull’onanismo, molto abbondante ma perlopiù priva di un orientamento, per esempio H. Rohleder, Die Masturbation (Berlino 1899). [Aggiunto nel 1914] Inoltre le Diskussionen der Wiener Psychoanalytischen Vereinigung, n. 2: Die Onanie (Wiesbaden 1912) [che comprendono Freud, Contributi a una discussione sull’onanismo (1912; in OSF, vol. 6)].
687 [Nota aggiunta nel 1910] Vedi i miei saggi Carattere ed erotismo anale (1908 [in OSF, vol. 5]) [aggiunto nel 1920] e Trasformazioni pulsionali, particolarmente dell’erotismo anale (1915 [in OSF, vol. 8]).
688 [Questo capoverso fu aggiunto nel 1914.]
689 [Nota aggiunta nel 1920] In un lavoro che aumenta notevolmente la nostra intelligenza dell’importanza dell’erotismo anale, Lou Andreas-Salomé, “Anal” und “Sexual”, Imago, vol. 4, 249 (1916), ha spiegato che la storia del primo divieto posto al bambino, il divieto di trarre piacere dall’attività anale e dai suoi prodotti, è decisiva per tutto il suo sviluppo. In questa occasione il piccolo essere intuisce per la prima volta necessariamente l’ambiente ostile ai suoi moti pulsionali, impara a distinguere la propria entità da quest’altra estranea, e poi compie la prima “rimozione” delle sue possibilità di piacere. L’elemento “anale” rimane d’ora in poi come simbolo di tutto quello che deve essere respinto e tolto via dalla vita. Le strette analogie e interrelazioni anatomiche e funzionali si oppongono alla netta distinzione, successivamente richiesta, tra i processi anali e quelli genitali. L’apparato genitale rimane vicino alla cloaca, [come dice Lou Andreas-Salomé] “nella donna è perfino semplicemente tolto a nolo da essa”.
691 [Nota aggiunta nel 1914] Tecniche insolite nell’esecuzione dell’onanismo negli anni successivi sembrano indicare l’influenza di un superato divieto di onanismo.
692 [Questo capoverso fu aggiunto nel 1914. Quest’inserzione e quelle da noi segnalate nei due capoversi seguenti avevano evidentemente lo scopo di meglio precisare la seconda fase dell’attività sessuale infantile, assegnandole altresì una data verso i quattro anni.]
693 [Titoletto aggiunto nel 1914.]
694 [Prima del 1914, anziché “dopo breve tempo” si leggeva: “all’inizio del periodo di latenza”.]
695 [Precisazione aggiunta nel 1914.]
696 [Nota aggiunta nel 1914] Il motivo per cui il senso di colpa dei nevrotici si ricollega al ricordo dell’attività onanistica, specialmente al tempo della pubertà, è, come anche recentemente ha riconosciuto E. Bleuler [Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 5, 442 (1913)], ancora in attesa di una spiegazione analitica soddisfacente. [Aggiunto nel 1920] Il fattore più grossolano e importante a questo riguardo dovrebbe essere il fatto che l’onanismo rappresenta l’esecuzione di tutta la sessualità infantile e perciò è idoneo ad assumersi il senso di colpa che ad essa si accompagna.
697 [Prima del 1914, anziché “negli anni indicati dell’infanzia” si leggeva: “negli anni dell’infanzia (non è ancora stato possibile raggiungere una cronologia generalmente valida)”.]
698 Nell’appendice B citata qui nella nota 666, Havelock Ellis riferisce un certo numero di notizie autobiografiche di persone poi rimaste per la maggior parte normali a proposito dei loro primi moti sessuali nell’infanzia e delle occasioni che le determinarono. Naturalmente queste notizie soffrono di un difetto, che cioè non contengono l’età preistorica della vita sessuale, nascosta dall’amnesia infantile, età che solamente la psicoanalisi può reintegrare in un individuo diventato nevrotico. Queste notizie tuttavia sono, sotto più di un riguardo, preziose, e informazioni dello stesso genere mi hanno indotto alla modifica delle mie ipotesi etiologiche ricordata nel testo. [L’argomento sarà ridiscusso nello scritto Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell’etiologia delle nevrosi (1905; in OSF, vol. 5).]
699 [Nelle prime due edizioni: “sessuale”.]
700 [Nel 1905 le ultime parole suonavano: “entra in campo solo in anni più tardi dell’infanzia”. Nel 1909 fu aggiunto “verosimilmente”; nel 1914 il verbo fu corretto in “si manifesta”; e nel 1920 “più tardi” divenne “un po’ più tardi”. – Sull’esibizionismo dei bambini Freud si era già soffermato nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. D, sottopar. α.]
701 [Gli ultimi due periodi furono rifatti nel 1914. Prima si leggeva: “È lecito supporre che i moti crudeli muovano da fonti che di fatto sono indipendenti dalla sessualità, sebbene in uno stadio primitivo possano ad essa congiungersi per anastomosi presso i loro luoghi d’origine. Tuttavia l’osservazione ci insegna che lo sviluppo sessuale e lo sviluppo delle pulsioni di guardare e di crudeltà soggiacciono a reciproci influssi che limitano questa supposta indipendenza delle due serie di pulsioni.”]
702 [Nota aggiunta nel 1909] I risultati delle indagini psicoanalitiche su persone adulte giustificavano sostanzialmente, nel 1905, le surriportate proposizioni a proposito della sessualità infantile. L’osservazione diretta del bambino non poteva allora essere utilizzata in tutta la sua estensione e aveva dato come risultati solo qualche accenno e qualche preziosa conferma. Da allora, mediante l’analisi di alcuni casi di malattia nervosa in tenera età infantile, è stato possibile penetrare direttamente nella psicosessualità infantile. Ho la soddisfazione di poter dire che l’osservazione diretta ha confermato in pieno le conclusioni della psicoanalisi e così ha reso buona testimonianza per l’attendibilità di questo metodo di ricerca. L’Analisi della fobia di un bambino di cinque anni (Caso clinico del piccolo Hans) (1908 [in OSF, vol. 5]) ha inoltre fornito nuovi dati, ai quali la psicoanalisi non ci aveva preparati; per esempio l’esistenza del simbolismo sessuale, di una raffigurazione dell’elemento sessuale mediante oggetti e relazioni non sessuali fin nei primi anni in cui si è capaci di parlare. Infine la mia attenzione fu attirata su un difetto dell’esposizione del testo, la quale allo scopo di una maggiore chiarezza descrive la separazione concettuale delle due fasi dell’autoerotismo e dell’amore oggettuale come una distinzione anche cronologica. Dalle analisi ricordate si viene a sapere invece (come anche dalle notizie fornite da Bell, vedi nota 666, in OSF, vol. 4) che bambini in età dai tre ai cinque anni sono capaci di una assai netta scelta oggettuale accompagnata da forti affetti. [Nella sola seconda edizione la nota aggiunta continuava: “Alle nostre conoscenze sulla vita sessuale infantile se n’è aggiunta una che non è menzionata nel testo; essa riguarda l’esplorazione sessuale infantile, nonché le teorie cui i bambini in tal modo pervengono (vedi il mio scritto Teorie sessuali dei bambini, 1908 [in OSF, vol. 5]), l’importanza di queste teorie per le successive nevrosi, l’esito di questa esplorazione infantile e il suo rapporto con lo sviluppo delle facoltà intellettuali dei bambini.”]
703 [Tutto questo quinto paragrafo è un’aggiunta del 1914. La pulsione di sapere era stata discussa in Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910), parr. 1 e 6 (in OSF, vol. 6).]
704 [In una nota dello scritto Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi (1925; in OSF, vol. 10) Freud correggerà questa affermazione, vera solo talora per i maschi, ma mai per le femmine.]
705 [Nota aggiunta nel 1920] È giustificato parlare di complesso di evirazione anche nelle femmine. I bambini, maschi e femmine, creano la teoria secondo la quale anche la donna in origine aveva un pene andato perduto a causa dell’evirazione. La convinzione infine raggiunta che la femmina non ha pene lascia nell’individuo maschio assai spesso un duraturo disprezzo per l’altro sesso.
706 [Nota aggiunta nel 1924] L’abbondanza di teorie sessuali in questi anni della fanciullezza è assai grande. Nel testo abbiamo accennato solo alcuni esempi.
707 [Anche questo sesto paragrafo fu aggiunto nel 1914. Il concetto di “organizzazione pregenitale” era stato introdotto da Freud nello scritto La disposizione alla nevrosi ossessiva (1913; in OSF, vol. 7), che tuttavia si occupava solo dell’organizzazione sadico-anale. L’organizzazione orale è esaminata per la prima volta in questa aggiunta.]
708 [Nota aggiunta nel 1920] Vedi a proposito dei residui di questa fase in nevrotici adulti il lavoro di K. Abraham, Untersuchungen über die früheste prägenitale Entwicklungstufe der Libido, Int. Z. Psychoanal., vol. 4, 71 (1916). [Aggiunto nel 1924] In un lavoro successivo K. Abraham, Versuch einer Entwicklungsgeschichte der Libido (Vienna 1924) distingue questa fase orale e anche quella successiva, sadico-anale, in due sottodivisioni per le quali è peculiare il diverso comportamento rispetto all’oggetto.
709 [Nota aggiunta nel 1924] Abraham (nell’ultimo libro citato) attira l’attenzione sul fatto che l’ano deriva dalla “bocca primitiva” [o blastòporo] delle strutture embrionali, e ciò appare come un modello biologico dello sviluppo psicosessuale.
710 [Nota aggiunta nel 1924] Io stesso più tardi (1923) ho cambiato questa descrizione inserendo dopo le due organizzazioni pregenitali, nello sviluppo dell’infanzia, una terza fase che merita già il nome di fase genitale, rivela un oggetto sessuale e una certa misura di convergenza delle aspirazioni sessuali, ma si distingue in un punto essenziale dall’organizzazione definitiva della maturità sessuale. Essa infatti conosce soltanto un tipo di genitale, quello maschile. Perciò l’ho chiamata fase di organizzazione “fallica” (L’organizzazione genitale infantile, 1923 [in OSF, vol. 9]). Il suo modello biologico è secondo Abraham [Versuch einer Entwicklungsgeschichte der Libido cit.] la disposizione genitale omogenea e indifferente per i due sessi nell’embrione.
711 [Nel 1914 era “tre”; fu corretto in “due” nel 1920.]
712 [Nel terzo saggio, par. 5, in un brano scritto prima, già nel 1905, è precisato che le “antiche aspirazioni” di cui è qui questione comprendono, in aggiunta a quelle del primo sopravvento sopra descritto, aspirazioni che datano dall’epoca dell’allattamento. Vedi, in relazione a tutta la scelta oggettuale in due tempi, la fine della nota 744.]
713 [Freud aveva discusso due anni prima (cioè nel 1912) le due correnti nel secondo dei Contributi alla psicologia della vita amorosa, par. 1 (in OSF, vol. 6).]
714 Alcune persone sono in grado di ricordare che nell’altalena hanno percepito l’afflusso ai genitali di aria in movimento senz’altro come piacere sessuale. [Vedi un esempio di ciò nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. D, sottopar. γ, nota 536.]
715 [Le ultime due parole furono aggiunte nel 1924.]
716 [Nota aggiunta nel 1909] L’analisi dei casi di disturbi nevrotici della deambulazione e di agorafobia elimina il dubbio sulla natura sessuale del piacere di muoversi. L’educazione moderna si serve come è noto largamente dello sport per deviare i giovani dall’attività sessuale; sarebbe più giusto dire che essa sostituisce il godimento sessuale con il piacere di muoversi e respinge l’attività sessuale a una delle sue componenti autoerotiche.
717 [Nota aggiunta nel 1924] Alludo al cosiddetto masochismo “erogeno” [vedi nota 639, in OSF, vol. 4].
718 [Vedi La sessualità nell’etiologia delle nevrosi (1898; in OSF, vol. 2).]
719 [Nota aggiunta nel 1920] Una deduzione inevitabile di quanto si è detto sopra è che a ogni individuo deve essere attribuito un erotismo orale, anale, uretrale e così via, e che la costatazione dei corrispondenti complessi psichici non significa un giudizio di anormalità o di nevrosi. Le differenze che dividono la normalità dall’anormalità possono risiedere soltanto nell’intensità relativa delle singole componenti della pulsione sessuale e nell’utilizzazione che di esse vien fatta nel corso dello sviluppo.
Terzo saggio. Le trasformazioni della pubertà
720 [Nota aggiunta nel 1914] È questa una descrizione schematica che vuole sottolineare le differenze. Precedentemente, nel secondo saggio, par. 6, si è spiegato in qual misura la sessualità infantile si avvicina per la sua scelta oggettuale e lo sviluppo della fase fallica all’organizzazione sessuale definitiva.
721 [L’inciso di precisazione fu aggiunto nel 1914.]
723 [Nota aggiunta nel 1924] Vedi un tentativo per risolvere questo problema nelle osservazioni introduttive del mio saggio Il problema economico del masochismo cit.
725 Vedi il mio libro Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905), verso la fine del cap. 4 [in OSF, vol. 5]. Il “piacere preliminare” ottenuto con la tecnica del motto di spirito è utilizzato per liberare un maggior piacere eliminando le inibizioni interiori.
726 È estremamente istruttivo il fatto che la lingua tedesca tiene conto con l’uso della parola Lust [vedi nota 606, in OSF, vol. 4] della funzione ricordata nel testo degli eccitamenti sessuali preparatori, i quali contemporaneamente procurano una parte di soddisfacimento e contribuiscono alla tensione sessuale. La parola Lust ha un doppio senso e significa sia la sensazione della tensione sessuale (Ich habe Lust = io vorrei, sento l’urgenza) come anche quella del soddisfacimento.
727 [Questa ipotesi era stata avanzata da Freud per la prima volta nel 1894, nella Minuta teorica E e poi nello scritto Legittimità di separare dalla nevrastenia un preciso complesso di sintomi come “nevrosi d’angoscia”, par. 3 (entrambi in OSF, vol. 2).]
728 [Questo periodo fu aggiunto nel 1920.]
729 [C. Rieger, Die Castration (Jena 1900).]
730 [A questo punto, prima del 1920, vi era una frase poi cancellata: “Infatti le gonadi non costituiscono la sessualità, e le osservazioni sugli eunuchi maschi confermano – e la stessa cosa aveva dimostrato da tempo l’asportazione delle ovaie – che è impossibile cancellare i caratteri sessuali asportando le gonadi.”]
731 [Prima del 1920: “ma sembra che qui entri in gioco non la perdita delle ghiandole genitali in sé ma l’inibizione...”.]
732 [Quasi tutto questo capoverso (fino al punto che indicheremo sotto) data dal 1920. Nelle tre edizioni precedenti il testo era: “Sta di fatto che non possiamo fornire delucidazioni sulla natura dell’eccitamento sessuale, soprattutto perché, avendo trovato che l’importanza delle ghiandole genitali è stata sopravvalutata, non abbiamo idea a quale organo, o quali organi, aderisca la sessualità. Dopo la sorprendente scoperta che la tiroide ha una parte importante nella sessualità, non ci resta che ammettere la nostra attuale ignoranza dei fattori essenziali della sessualità. Chi senta il bisogno di un’ipotesi provvisoria per colmare questo iato nelle nostre conoscenze, potrà assumere come punto di partenza le potenti sostanze la cui presenza è stata accertata nella tiroide, e potrà proseguire più o meno nel modo seguente. Si può supporre che, in conseguenza di un’appropriata stimolazione delle zone erogene, o in altre circostanze che siano accompagnate da un inizio d’eccitamento sessuale, qualche sostanza, disseminata generalmente per tutto l’organismo, si decomponga e i prodotti della sua decomposizione diano origine a uno stimolo specifico, che agisca sugli organi della riproduzione o su un centro spinale ad essi connesso; del resto siffatta conversione di stimolo tossico in stimolo organico particolare ci è già nota nel caso di altre sostanze tossiche estranee introdotte nel corpo. Quali intrichi di effetti stimolanti puramente tossici e fisiologici si producano in questi processi sessuali, è un problema che oggi non è possibile trattare nemmeno in via ipotetica. Desidero aggiungere che non dò importanza a questa particolare ipotesi e sarei subito pronto ad abbandonarla in favore di un’altra, purché essa rimanga inalterata in ciò che ha d’essenziale, cioè nella sua insistenza sulla chimica sessuale.” – L’interesse di Freud per gli “ormoni” (così erano state definite queste sostanze nel 1902) era antico: si vedano ad esempio le lettere a Fliess del 1° marzo e 2 aprile 1896. Per l’importanza di questo fattore chimico vedi anche la fine dello scritto, di poco successivo, Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell’etiologia delle nevrosi cit.]
734 [Cessa a questo punto il rifacimento del 1920.]
735 [Tutto questo terzo paragrafo, eccetto l’ultimo capoverso, data dal 1914.]
736 [Nel casuale accostamento di “rappresentare” e “rappresentanza” entra qui in gioco il doppio significato, in italiano, del verbo rappresentare. La “rappresentazione” (Vorstellung), cui ci si riferisce all’inizio della frase, è il termine classico adottato sempre da Freud per indicare il contenuto concreto di un atto di pensiero, mentre la “rappresentanza” (Vertretung) indica ciò che “tiene il luogo di”, in questo caso ciò che tiene il luogo, nello psichismo, del chimismo di cui si è parlato sopra.]
737 [“Oggetti” significa qui beninteso, come frequentemente in Freud, la rappresentazione (Vorstellung) di oggetti, e non gli oggetti veri e propri del mondo esterno.]
738 [Nota aggiunta nel 1924] La forma limitativa con cui mi espressi non è più valida da quando alla psicoanalisi sono diventate accessibili in maggior misura anche nevrosi diverse dalle “nevrosi di traslazione”. [Allusione alle psicosi.]
739 [Nota aggiunta nel 1924] Vedi la nota precedente.
740 [Nota aggiunta nel 1914] Vedi il mio saggio Introduzione al narcisismo cit. – [Aggiunto nel 1920] Il termine “narcisismo” non è stato creato, come è là detto erroneamente, da Näcke ma da Havelock Ellis. [Ellis stesso discusse quest’osservazione in Studies in the Psychology of Sex, vol. 7 (Filadelfia 1927), suddividendo il merito tra i due autori.]
741 [Capoverso aggiunto nel 1920.]
742 [Nota aggiunta nel 1914] È indispensabile chiarire a sé stessi che i concetti “maschile” e “femminile”, il contenuto dei quali appare così privo di ambiguità all’opinione comune, appartengono nella scienza ai concetti più confusi e debbono essere suddivisi almeno in tre direzioni. Si adoperano le parole maschile e femminile ora nel senso di attività e passività, ora in senso biologico e infine anche in senso sociologico. Il primo di questi tre significati è quello essenziale ed è anche quello perlopiù utilizzabile nella psicoanalisi. In conformità ad esso nel testo la libido è definita maschile, perché la pulsione è sempre attiva anche quando si è posta una meta passiva. Il secondo significato, quello biologico, di maschile e femminile è quello che permette la definizione più chiara. In questo caso maschile e femminile sono caratterizzati dalla presenza delle cellule seminali e, rispettivamente, ovulari e dalle funzioni che ne derivano. L’attività e le sue manifestazioni secondarie (il maggior sviluppo dei muscoli, l’aggressività, una maggiore intensità della libido) sono di regola intrecciate con la mascolinità biologica, non però legate ad essa necessariamente, perché vi sono specie animali nelle quali queste qualità sono piuttosto riscontrabili nella femmina. Il terzo significato, quello sociologico, riceve il suo contenuto dalla osservazione degli individui maschili e femminili realmente esistenti. Tale osservazione dimostra che nell’uomo non si riscontra una virilità o una femminilità pura né in senso psicologico né in senso biologico. Ogni persona singola piuttosto rivela un miscuglio del suo carattere sessuale biologico con tratti biologici dell’altro sesso e una combinazione di attività e passività, sia in quanto questi tratti del carattere psichico dipendono dai caratteri biologici, sia anche nella misura in cui ne sono indipendenti. [Vedi, per un tardo riesame della questione, Il disagio della civiltà cit., nota alla fine del par. 4.]
743 [Soltanto nella prima edizione: “tramite Wilhelm Fliess”. Vedi l’ultima parte della nota 621, in OSF, vol. 4.]
744 [Nota aggiunta nel 1914] La psicoanalisi insegna che ci sono due vie per trovare l’oggetto, in primo luogo quella indicata nel testo, la quale avviene per appoggio ai modelli dell’infanzia vera e propria, e in secondo luogo quella narcisistica, che cerca il proprio Io e torna a trovarlo negli altri. Quest’ultima ha importanza particolare per gli esiti patologici, ma non si adatta al presente contesto. [Si noterà che il brano nel testo, scritto nel 1905, non armonizza, nei modi e nei rapporti temporali concernenti la scelta oggettuale, con quanto nel 1914 e 1920 fu inserito nel testo in corrispondenza delle nota 712 e 763.]
745 Se a qualcuno questa concezione sembra “sacrilega” legga il brano praticamente dello stesso tenore nel quale Havelock Ellis (a p. 18 del libro indicato qui nella nota 643) parla del rapporto tra madre e figlio.
746 Il chiarimento sull’origine dell’angoscia dei bambini lo devo a un maschietto di tre anni che una volta sentii dire alla zia in una camera al buio: “Zia, parla con me; ho paura del buio.” La zia allora gli rispose: “Ma a che serve? Così non mi vedi lo stesso.” “Non fa nulla – ribatté il bambino, – se qualcuno parla c’è la luce.” Egli dunque non aveva paura dell’oscurità bensì sentiva la mancanza di una persona cara, e riusciva a ripromettersi la tranquillità non appena avesse avuto la prova della presenza di essa. – [Aggiunto nel 1920] Che l’angoscia nevrotica derivi dalla libido, ne rappresenti un prodotto di trasformazione e dunque abbia con essa all’incirca un rapporto dell’aceto con il vino, è uno dei più importanti risultati dell’indagine psicoanalitica. Una discussione ulteriore di questo problema si trova nella mia Introduzione alla psicoanalisi (1915-17), lez. 25 [in OSF, vol. 8], dove però non è ancora raggiunto il chiarimento definitivo [vedi infatti l’ultima trattazione di Freud dell’argomento nella seconda serie (1932) dello stesso libro, lez. 32 (in OSF, vol. 11), oltre naturalmente Inibizione, sintomo e angoscia (1925; in OSF, vol. 10)].
747 [Nota aggiunta nel 1914] Vedi in proposito ciò che si è detto nel secondo saggio, par. 6 sulla scelta oggettuale da parte del ragazzo e la “corrente di tenerezza”.
748 [Nota aggiunta nel 1914] Probabilmente la barriera contro l’incesto è una delle acquisizioni storiche dell’umanità e dovrebbe già essersi fissata, come altri tabù della morale, in molti individui mediante l’ereditarietà organica (vedi la mia opera Totem e tabù, 1912-13 [in OSF, vol. 7]). Tuttavia l’indagine psicoanalitica indica con quanta intensità l’individuo lotti durante lo sviluppo con la tentazione dell’incesto e con quanta frequenza egli varchi quella barriera nella fantasia e perfino nella realtà. – [Benché Freud abbia in questo paragrafo pubblicato per la prima volta le sue idee sull’“orrore dell’incesto”, le aveva già preannunciate a Fliess nella Minuta teorica N (1897; in OSF, vol. 2).]
749 [Nota aggiunta nel 1920] Le fantasie dell’epoca puberale si riallacciano all’esplorazione sessuale infantile tralasciata nell’infanzia; certamente risalgono già a prima della fine dell’epoca di latenza. In complesso o in gran parte possono essere mantenute inconsce e per questo spesso si sottraggono a una datazione esatta. Esse hanno grande importanza per l’insorgere di svariati sintomi in quanto ne forniscono i gradini preliminari, vale a dire in quanto producono le forme nelle quali le componenti libidiche rimosse trovano il loro soddisfacimento. Parimenti sono i prototipi delle fantasie notturne che giungono alla coscienza come sogni. Spesso i sogni non sono altro che ravvivamenti di queste fantasie sotto l’influsso e per appoggio a uno stimolo diurno lasciato dalla vita vigile (“residui diurni”) [vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. I]. Tra le fantasie sessuali dell’epoca puberale ne emergono alcune che sono caratterizzate dall’universalità con cui si presentano e dalla larghissima indipendenza dalle esperienze dell’individuo. Così le fantasie di origliamento dei rapporti sessuali fra i genitori, della seduzione piccolo-infantile da parte di persone care, della minaccia di evirazione [vedi la discussione delle “fantasie primarie” nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 23], le fantasie riguardanti il ventre materno il contenuto delle quali è dato dal soggiorno e perfino da esperienze in tal ventre, e il cosiddetto “romanzo familiare” [cioè un mito sulle proprie origini illegittime], nel quale l’adolescente reagisce alla differenza che vi è nel suo atteggiamento verso i genitori ora e nell’infanzia. Le strette relazioni di queste fantasie con il mito sono state indicate per quanto riguarda l’ultimo esempio da Otto Rank nella sua opera Der Mythus von der Geburt des Helden [Il mito della nascita dell’eroe] (Vienna 1909). [Vedi anche, di Freud, Il romanzo familiare dei nevrotici (1908; in OSF, vol. 5), e Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva (1909), nota 44 (in OSF, vol. 6).]
Con ragione si dice che il complesso edipico è il complesso nucleare delle nevrosi, costituisce l’elemento essenziale nel contenuto della nevrosi. In esso culmina la sessualità infantile che influenza in modo decisivo, con le sue azioni consecutive, la sessualità dell’adulto. A ogni nuovo arrivato fra gli uomini si pone il compito di dominare il complesso edipico; chi non ci riesce cade in preda alla nevrosi. Il progresso del lavoro psicoanalitico ha delineato con sempre maggiore chiarezza questa importanza del complesso edipico; riconoscere questo complesso è diventato lo scibboleth [criterio discriminante] che contraddistingue i partigiani della psicoanalisi dai suoi avversari.
[Aggiunto nel 1924] In un’altra opera (Das Trauma der Geburt, Vienna 1924) Rank ha ricondotto il vincolo materno alla preistoria embrionale e indicato così il fondamento biologico del complesso edipico. Egli, discostandosi da ciò che qui è stato detto, deriva la barriera dell’incesto dall’impressione traumatica lasciata dall’angoscia della nascita. [Vedi Inibizione, sintomo e angoscia cit., cap. 10.]
750 Vedi ciò che ho detto sull’inevitabilità del fato nel mito di Edipo (L’interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. D, sottopar. β).
751 [Nota aggiunta nel 1920] Vedi il mio saggio Su un tipo particolare di scelta oggettuale nell’uomo (1910 [in OSF, vol. 6]).
752 [Nota aggiunta nel 1914] Innumerevoli peculiarità della vita amorosa dell’uomo, come anche la coattività dell’innamoramento, possono essere capite soltanto risalendo all’infanzia e ai residui attivi di essa.
753 [M. Dessoir, Allg. Z. Psychiat., vol. 50, 941 (1894).]
754 [Nota aggiunta nel 1924] Questo è il luogo per ricordare uno scritto certamente fantasioso ma estremamente intelligente di S. Ferenczi, Versuch einer Genitaltheorie (Vienna 1924), nel quale la vita sessuale degli animali superiori è dedotta dalla storia del loro sviluppo biologico.
755 [Di qui fino al punto indicato nella nota 576 il testo data dal 1914. Prima continuava: “mentre per la ragazza, la quale a buon conto alla pubertà va soggetta a un periodo di rimozione, entrano in gioco moti di rivalità che la scoraggiano dall’amare membri del suo sesso”.]
756 [Termina qui la rimanipolazione del 1914.]
757 [Nota aggiunta nel 1914] Ciò vale non soltanto per le inclinazioni alla perversione che nella nevrosi si presentano “in negativa”, ma anche per le perversioni positive propriamente dette. Dunque queste ultime non sono semplicemente da ricondurre alla fissazione delle inclinazioni infantili, ma anche alla regressione verso queste tendenze in seguito all’ostruzione di altri canali della corrente sessuale. Perciò anche le perversioni positive sono trattabili con la terapia psicoanalitica.
758 [Nel 1914: “dal terzo al quinto anno di vita”, il “terzo” essendo corretto in “secondo” nel 1920. Ma prima del 1914 mancava tutta la precisazione degli anni.]
759 [L’inciso fu aggiunto nel 1914.]
760 [Le parole “non ha un centro e dapprima” furono aggiunte nel 1920.]
761 [I tre capoversi da questo punto in poi furono aggiunti nel 1920.]
764 [Un ulteriore problema omesso in questi saggi, quello della relazione possibile tra il punto di fissazione e la forma di nevrosi che viene “scelta”, aveva già occupato il pensiero di Freud (vedi per esempio le lettere a Fliess del 30 maggio 1896 e del 9 dicembre 1899) e sarà sfiorato nello scritto Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell’etiologia delle nevrosi cit.; sarà infine approfondito in La disposizione alla nevrosi ossessiva (1913; in OSF, vol. 7). Vedi anche nel secondo saggio le ultime righe del par. 6, in OSF, vol. 4.]
765 [Freud aveva anni prima ricostruito l’albero genealogico di una famiglia di questo genere; vedi la lettera a Fliess dell’11 gennaio 1897.]
766 [Nota aggiunta nel 1914] Si vede frequentemente che nell’epoca puberale si ha dapprima una corrente sessuale normale, che però a causa della sua intima debolezza si infrange sui primi ostacoli esterni e quindi viene sostituita dalla regressione verso la fissazione perversa.
767 [Nota aggiunta nel 1920] In alcuni tratti di carattere è stata perfino riconosciuta una connessione con certe componenti erogene. Così la tracotanza, la parsimoniosità e la pedanteria derivano dall’impiego dell’erotismo anale. L’ambizione è determinata da una forte predisposizione all’erotismo uretrale. [Vedi l’ultimo capoverso di Carattere ed erotismo anale cit.]
768 Un conoscitore degli uomini come Émile Zola descrive in La gioia di vivere [1884] una ragazza che con serena rinuncia sacrifica senza compenso alle persone amate tutto ciò che possiede e potrebbe pretendere, il suo patrimonio e i desideri della sua vita. L’infanzia di questa ragazza è dominata da un insaziabile bisogno di tenerezza che in una circostanza essa, essendo stata posposta a un’altra, trasforma in crudeltà.
769 [Di qui al prossimo salto di riga il testo data dal 1914.]
770 [Nel 1914 il termine usato era stato “serie etiologica”, modificato poi nel 1920. La nuova terminologia era stata introdotta da Freud nel 1917 nella Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 22. L’espressione non fu però corretta quando riappare poche righe sotto.]
771 [Questo capoverso fu aggiunto nel 1914.]
772 È probabile che l’aumento dell’adesività sia anche la conseguenza di una manifestazione sessuale somatica particolarmente intensa in età troppo piccola.