Prefazione alla traduzione
di
“Riti scatologici di tutti i popoli”
di J. G. Bourke
Quando, nel 1885, soggiornai a Parigi come discepolo di Charcot, accanto alle lezioni del maestro mi avvincevano soprattutto le dimostrazioni e i discorsi di Brouardel,317 che era solito attirare la nostra attenzione sui cadaveri della Morgue per mostrarci quanto di questo materiale avrebbe meritato di esser conosciuto dal medico, mentre la scienza preferiva ignorarlo. Una volta, mentre illustrava le caratteristiche da cui a suo parere si può indovinare la condizione sociale, il carattere e la provenienza di un cadavere anonimo, lo sentii dire: “Les genous sales sont le signe d’une fille honnête.” Secondo lui le ginocchia sporche testimoniavano la virtù di una ragazza!
Sull’affermazione che la pulizia del corpo si accompagna piuttosto al peccato che alla virtù mi soffermai spesso più tardi, quando il lavoro psicoanalitico mi permise di rendermi conto in che modo gli uomini civilizzati affrontano oggi il problema del proprio corpo. Evidentemente tutto ciò che ricorda troppo chiaramente la natura animale dell’uomo li mette in imbarazzo. Vogliono emulare gli “angeli perfetti” che nell’ultima scena del Faust si lamentano:
Uns bleibt ein Erdenrest |
[Un residuo terrestre ci rimane |
zu tragen peinlich, |
e trasportarlo è duro, |
und wär’ er von Asbest |
Anche fosse asbesto |
er ist nicht reinlich. |
non sarebbe puro].318 |
Invece, dal momento che sono destinati a restare ben lungi da tale perfezione, gli uomini civilizzati hanno scelto l’espediente di rinnegare quanto più possibile questo scomodo residuo terrestre, di nasconderlo agli occhi degli altri, anche se ciascuno sa che l’altro lo possiede, e di privarlo dell’attenzione e delle cure che meriterebbe come parte costitutiva della loro stessa natura. Sarebbe stato certamente più vantaggioso darsi per vinti di fronte alla sua esistenza e ingentilirlo quel tanto che la sua natura consente.
Non è affatto semplice abbracciare o esporre tutte le conseguenze che sono derivate alla civiltà da questo modo di trattare il “penoso residuo terrestre” il cui nucleo consiste – possiamo dire – nelle funzioni sessuali ed escretorie. Sottolineeremo solo quella conseguenza che qui ci interessa più da vicino, e cioè come alla scienza sia stato vietato di occuparsi di questi aspetti messi al bando della vita umana, in modo che chiunque studi queste cose è considerato poco meno “indecoroso” di chi commette realmente atti indecorosi.
Cionondimeno la psicoanalisi e l’etnologia non si sono lasciate trattenere dal violare anche questi divieti, e hanno così potuto insegnarci una quantità di cose indispensabili per la conoscenza dell’uomo. Se ci limitiamo alle scoperte relative alle funzioni escretorie, possiamo dire che il principale risultato delle ricerche psicoanalitiche è la scoperta che nella prima fase del suo sviluppo il bambino è costretto a ripetere quell’itinerario del rapporto dell’uomo con gli escrementi che probabilmente ha preso le mosse dal distacco dell’homo sapiens dalla madre terra. Nei primissimi anni dell’infanzia non c’è ancora alcuna traccia di vergogna per le funzioni escretorie né di disgusto per gli escrementi. Il piccolo, di fronte a queste come ad altre escrezioni del suo corpo ha un atteggiamento di grande interesse, si occupa volentieri di esse e ne sa trarre piacere nelle forme più svariate. Come parti del suo corpo e come prestazioni del suo organismo gli escrementi godono di quell’alta considerazione (che chiamiamo narcisistica), che il bambino tributa a tutto ciò che appartiene alla propria persona. Il bambino è in certo modo orgoglioso delle sue espulsioni, se ne serve per autoaffermarsi contro gli adulti. Sotto l’influenza dell’educazione le pulsioni e le tendenze coprofile del bambino soggiacciono progressivamente alla rimozione: il bambino impara a tenerle nascoste, a vergognarsene e a provare disgusto per i loro oggetti. Ma il disgusto – se vogliamo essere precisi – non arriva mai al punto da estendersi alle proprie espulsioni, si limita alla ripugnanza per questi prodotti quando provengono da altri. L’interesse che era prima rivolto agli escrementi si sposta su altri oggetti, dallo sterco al denaro per esempio, che acquista importanza per il bambino solo in una fase successiva. Grazie alla rimozione delle tendenze coprofile si sviluppano (o si rafforzano) importanti componenti che concorrono alla formazione del carattere.
La psicoanalisi aggiunge ancora che inizialmente nel bambino l’interesse per gli escrementi non è separato dagli interessi sessuali; la scissione fra i due interessi compare solo più tardi, e resta comunque incompleta; la comunanza originaria, basata sull’anatomia del corpo umano, riesce a esprimersi in molti modi anche nell’adulto normale. Infine non si deve dimenticare che anche questi sviluppi, come tutti gli altri, non possono dare un risultato perfetto e senza residui; una parte della vecchia predilezione permane, una parte delle tendenze coprofile si mostra attiva anche in seguito, e si esprime nelle nevrosi, nelle perversioni, nei vizi e nelle abitudini degli adulti.
La ricerca etnologica ha percorso strade completamente diverse, eppure ha raggiunto gli stessi risultati del lavoro psicoanalitico. Essa ci mostra come e in che misura sia incompleta la rimozione delle tendenze coprofile in diversi popoli e in diverse epoche, come in civiltà di livello diverso dal nostro il modo di trattare il materiale escrementizio si avvicini moltissimo a quello infantile. Ma ci dimostra anche la persistenza dei primitivi, davvero inestirpabili, interessi coprofili, illustrando davanti ai nostri occhi sbalorditi la ricchissima gamma dei modi e delle forme in cui l’altissima considerazione degli uomini primitivi per i propri escrementi ha trovato una nuova espressione nella magia, nel costume, nel culto e nella medicina. Risulta anche che questa sfera mantiene senz’altro il suo rapporto con la vita sessuale. È ovvio che questo arricchimento delle nostre conoscenze non mette affatto in pericolo la nostra moralità.
La maggior parte, e la migliore, delle nostre conoscenze relative alla funzione degli escrementi nella vita degli uomini è raccolta nel libro Scatologic Rites of all Nations di J. G. Bourke. La traduzione di quest’opera, che la rende accessibile ai lettori tedeschi, è quindi un’iniziativa non soltanto coraggiosa, ma anche meritoria.