Nel 1925 due autori tedeschi, R. Fülöp-Miller e F. Eckstein, progettarono la edizione di una serie di volumi supplementari alla grande edizione tedesca delle opere di Dostoevskij uscita nel 1924 a Monaco a cura di Moeller van den Bruck. Tali volumi avrebbero dovuto contenere scritti postumi di Dostoevskij e notizie varie sulla sua vita e le sue opere. Uno dei volumi doveva contenere gli abbozzi e le fonti riguardanti I fratelli Karamazov. Per questo volume gli autori chiesero a Freud di collaborare con uno scritto. Questo fu compiuto nei suoi elementi essenziali nel 1927, e Freud, come è detto in una nota alla fine dello scritto (vedi la nota 489, in OSF, vol. 10), si servì per molti aspetti delle idee contenute nel lavoro di Jolan Neufeld, Dostojewski: Skizze zu seiner Psychoanalyse (Vienna 1923).
Freud riconduce l’essenza dell’opera al complesso edipico, e osserva come tre capolavori della letteratura mondiale – l’Edipo re di Sofocle, l’Amleto di Shakespeare e I fratelli Karamazov di Dostoevskij – abbiano tutti come argomento l’uccisione del padre, compiuta dallo stesso protagonista, o da altro individuo con cui il protagonista si identifica.
Si stacca da questo argomento la seconda parte di questo saggio, la quale è dedicata alla psicologia del giocatore (giocatore accanito fu nella sua vita lo stesso Dostoevskij). Questa parte del saggio prende lo spunto da un racconto di Stefan Zweig, pubblicato nello stesso 1927 in Die Verwirrung der Gefühle (trad. it. di Bertha Burgio Ahrens, Il sovvertimento dei sensi, dall’Oglio, Milano 1965).
Lo scritto di Freud, intitolato Dostojewski und die Vatertötung, fu pubblicato come introduzione all’opera a cura di R. Fülöp-Miller e F. Eckstein, Die Urgestalt der Brüder Karamasoff (“La versione originaria dei Fratelli Karamazov”) (Monaco 1928), pp. XI-XXXVI. Fu riprodotto in Almanach der Psychoanalyse 1930 (Vienna 1929), pp. 9-31, in Gesammelte Schriften, vol. 12 (1934), pp. 7-26, e in Gesammelte Werke, vol. 14 (1948), pp. 399-418.
A completamento e arricchimento dei concetti svolti in questo saggio e al fine di chiarire i nessi fra le sue due parti si segnalano al lettore due importanti lettere di Freud, scritte rispettivamente a Stefan Zweig il 19 ottobre 1920 e a Theodor Reik il 14 aprile 1929.
La traduzione italiana è di Silvano Daniele.