Un sogno come mezzo di prova

Una signora che soffriva di dubbi e cerimoniali ossessivi pretendeva che le sue infermiere non la perdessero mai di vista, perché altrimenti prendeva a scervellarsi su quel che di proibito poteva aver fatto mentre non era sorvegliata. Una sera, mentre riposava sul divano, le parve di notare che l’infermiera di turno si fosse addormentata. Le domandò: “Mi ha visto?”; al che costei si scosse e rispose: “Sì, certamente!” Ora la malata aveva un motivo di più per dubitare, e dopo un po’ ripeté la domanda; l’infermiera rinnovò le sue assicurazioni, e in quel momento entrò un’altra inserviente portando la cena.

Ciò accadde un venerdì sera. Il mattino dopo l’infermiera raccontò un suo sogno, che risolse definitivamente i dubbi della paziente.

SOGNO. Le avevano affidato un bambino. La madre se n’era andata, e lei aveva perso il bambino. Andava per la strada e domandava alle persone che incontrava se avevano visto il bambino. Poi giunse a una grande distesa d’acqua, che attraversò su di uno stretto ponticello. (Più tardi aggiunse che su quel ponticello le era apparsa improvvisamente, come una fata morgana, la figura di un’altra infermiera). Poi si trovò in un luogo a lei noto, e lì incontrò una donna che aveva conosciuto da ragazza, e che a quel tempo faceva la commessa in un negozio di alimentari, ma poi si era sposata. Domandò alla donna, che stava sulla porta di casa sua: “Ha visto il bambino?” ma questa si disinteressò della domanda, raccontandole invece che ora aveva divorziato da suo marito, aggiungendo che anche il matrimonio non è sempre un’esperienza felice. A questo punto si sveglia, sentendosi rassicurata, e pensa che il bambino si troverà certamente presso una vicina.

ANALISI. La mia paziente supponeva che il sogno riguardasse l’assopimento negato dall’infermiera. L’infermiera, senza esserne sollecitata, le diede poi alcune informazioni supplementari concernenti il sogno, che le permisero di avanzare un’interpretazione praticamente esauriente, anche se incompleta sotto certi aspetti. Io ho sentito solo il resoconto della mia paziente, e non ho parlato con l’infermiera. Esporrò dunque l’interpretazione proposta dalla mia paziente, integrandola poi con tutti gli elementi che ci possono derivare dalla nostra comprensione generale delle leggi della formazione onirica.

“L’infermiera dice che il bambino del sogno la fa pensare a una assistenza che le aveva procurato una straordinaria soddisfazione. Si trattava di un bambino affetto da blenorragia agli occhi, e che quindi non poteva vedere. La madre del bambino però non se n’era andata, prendeva parte anch’essa all’assistenza. So invece che mio marito, che ha un’alta opinione di quell’infermiera, mi aveva affidato a lei prima di partire, e che quella gli aveva allora promesso di vigilare su di me come su un bambino.”

Dall’analisi della mia paziente sappiamo d’altra parte che con la sua pretesa di non essere mai persa di vista, ella stessa si era trasposta di nuovo in una situazione infantile.

“Il fatto di aver perso il bambino – continua la mia paziente – significa che non mi ha visto, che mi ha perso di vista. È la confessione di aver veramente dormito per un momento e poi di non avermi detto il vero.”

Per la mia paziente era oscuro il frammento del sogno in cui l’infermiera domandava alle persone per strada se avessero visto il bambino; invece era in grado di spiegare soddisfacentemente gli altri elementi del sogno manifesto.

“La grande distesa d’acqua la fa pensare al Reno, ma aggiunge subito che era assai più ampia del Reno. Poi le viene in mente che la sera precedente le avevo letto la storia di Giona e della balena, raccontandole poi che io stessa una volta avevo visto una balena nel Canale della Manica. Secondo me la grande distesa d’acqua rappresenta il mare, e quindi un’allusione alla storia di Giona.

“Credo anche che lo stretto ponticello derivi da quella storia, scritta in dialetto e in modo divertentissimo. Vi si racconta di un insegnante di religione che narra ai suoi scolari la straordinaria avventura di Giona; al che un ragazzo obietta che la storia non poteva essere vera, perché un giorno il signor maestro aveva detto che la balena ha le fauci così strette che non può inghiottire altro che animaletti piccolissimi. Il maestro si trae d’impiccio spiegando che Giona era ebreo, e che gli ebrei riescono a infilarsi dappertutto! La mia infermiera, pur essendo assai devota, è incline ai dubbi religiosi, e mi sono rimproverata perché la lettura della mia storia poteva averla sollecitata nei suoi dubbi.

“Su questo ponticello le era poi apparsa un’altra infermiera, a lei nota, e di cui mi ha raccontato la storia. Questa donna si era annegata nel Reno, perché l’avevano licenziata a causa di un’azione riprovevole commessa durante il lavoro.306 La mia infermiera temeva dunque anch’essa di venir licenziata perché si era addormentata. Inoltre, il giorno successivo a questo incidente e al racconto del sogno aveva pianto amaramente e, quando io gliene avevo domandato il motivo, aveva risposto in modo assai brusco: ‘Lei lo sa benissimo e ora non avrà più alcuna fiducia in me!’”

Poiché l’apparizione dell’infermiera annegata costituisce un’aggiunta, particolarmente perspicua per di più, avremmo potuto suggerire a quella signora di cominciare da quel punto l’interpretazione del sogno.307 Inoltre questa prima parte del sogno, a detta della sognatrice, era accompagnata da uno stato di intensissima angoscia, mentre nella seconda parte aveva preso avvio quella sensazione di tranquillità con cui si era poi svegliata.

“Nella parte successiva del sogno – continuò la mia paziente – trovo un’altra importante conferma alla mia supposizione che il sogno riguardi l’incidente di venerdì sera, perché quella donna che era stata commessa in un negozio di alimentari può solo rappresentare la ragazza che mi aveva portato la cena. Vorrei inoltre notare che la mia infermiera si era lamentata tutto il giorno perché aveva nausea. La domanda che pone a quella donna: ‘Ha visto il bambino?’, si può evidentemente far risalire alla domanda: ‘Mi ha visto?’ che io le posi per la seconda volta proprio mentre entrava la ragazza con i piatti.”

Anche nel sogno l’infermiera chiede del bambino in due occasioni diverse. Siamo propensi a considerare il fatto che la donna non risponda, mostrando disinteresse per la faccenda, un segno dello scarso apprezzamento per quell’altra inserviente a vantaggio della sognatrice, che nel sogno assume un atteggiamento di superiorità nei riguardi dell’altra, appunto perché deve lottare contro i rimproveri dovuti alla propria negligenza.

“La donna che compare nel sogno in realtà non era divorziata da suo marito: la situazione è tratta dalla storia di quell’altra ragazza, che per decisione dei genitori era stata tenuta lontana (‘divorziata’) da un uomo che la voleva sposare. La frase ‘anche il matrimonio non è sempre un’esperienza felice’ è probabilmente una sorta di ritornello consolatorio che ricorreva nei discorsi delle due donne. Questa frase consolatoria ne prefigura un’altra, con la quale si conclude il sogno: ‘Il bambino si troverà certamente.’

“Da questo sogno io ho concluso che l’infermiera quella sera si era veramente addormentata e temeva perciò di essere licenziata. Quindi non ho più dubitato dell’esattezza della mia impressione. Inoltre, dopo avermi raccontato il sogno, l’infermiera aveva aggiunto che le spiaceva di non avere con sé un libro per interpretare i sogni. Alla mia osservazione che tali libri contengono soltanto le superstizioni di peggior lega, ribatté che pur non essendo affatto superstiziosa doveva tuttavia rilevare che tutte le cose spiacevoli della sua vita erano avvenute di venerdì. Devo aggiungere che attualmente non mi cura affatto bene, si dimostra permalosa e irritabile, e mi fa spesso delle scenate.”

Penso che dobbiamo concedere a questa signora di aver interpretato e utilizzato correttamente il sogno della sua infermiera. Come accade spessissimo quando si interpretano i sogni nella psicoanalisi, per tradurre un sogno non vanno presi in considerazione soltanto gli esiti dell’associazione, ma anche le circostanze in cui avviene il racconto del sogno stesso, il comportamento del soggetto prima e dopo l’analisi del sogno,308 e ogni cosa egli dichiari o lasci intendere più o meno contemporaneamente al sogno, cioè durante la stessa seduta analitica. Se prendiamo in considerazione la suscettibilità dell’infermiera, il suo atteggiamento verso il venerdì che porta sfortuna eccetera, troveremo conferma all’idea della mia paziente, secondo la quale quel sogno conteneva la confessione che l’infermiera in quell’occasione si era davvero addormentata, pur avendolo negato, e temeva quindi di essere licenziata dal “bambino” affidato alle sue cure.309

Ma il sogno, che per quella signora aveva un significato pratico, sollecita in noi un interesse teorico in due diverse direzioni. Vero è che il sogno si risolve in una frase consolatoria, ma tuttavia nella sostanza rappresenta un’importante confessione che riguarda il rapporto dell’infermiera con la sua signora. Come è possibile che un sogno, il quale dopo tutto dovrebbe fungere da appagamento di desiderio, costituisca invece una confessione che non torna certo a vantaggio della sognatrice? Dobbiamo veramente concedere che, oltre ai sogni di desiderio (e di angoscia) esistano anche sogni di confessione, e così pure di ammonimento, di riflessione, di adattamento eccetera?

Confesso di non aver compreso fino in fondo perché la posizione da me assunta nell’Interpretazione dei sogni contro simili tentazioni abbia suscitato perplessità in tanti psicoanalisti, alcuni dei quali di chiara fama. La distinzione fra i sogni di desiderio, di confessione, di ammonimento, di adattamento e simili non mi sembra molto più sensata della distinzione, imposta dalla necessità, dei medici specialisti in ginecologi, pediatri e dentisti. Vorrei qui ricapitolare il più succintamente possibile quanto ho detto a questo proposito nell’Interpretazione dei sogni (cap. 7, par. C).

I cosiddetti “residui diurni” possono fungere da elementi perturbatori del sonno e costituire il materiale onirico: si tratta di pensieri affettivamente investiti della giornata che ha preceduto il sogno, i quali, in un modo o nell’altro, ostacolano il generale rilassamento che avviene durante il sonno. Questi residui diurni si possono scoprire facendo risalire il contenuto manifesto del sogno ai suoi pensieri latenti; essi costituiscono una parte di questi ultimi, e rientrano quindi fra quelle attività (consce o inconsce) della vita vigile che possono protrarsi durante il sonno. Data la grande molteplicità dei processi di pensiero sul piano conscio o inconscio,310 questi residui diurni hanno i significati più vari: possono essere desideri irrisolti o timori, come pure progetti, riflessioni, ammonimenti, tentativi di adattarsi a determinate situazioni, e così via. In questo senso la caratterizzazione dei sogni cui accennavamo prima sembra giustificata dal contenuto che si scopre attraverso l’interpretazione. Ma questi residui diurni non costituiscono ancora il sogno, e anzi manca in essi l’elemento essenziale, l’elemento costitutivo del sogno stesso. Essi da soli non sono in grado di produrre un sogno. In senso stretto non costituiscono altro che il materiale psichico per il lavoro onirico, così come gli stimoli sensoriali e somatici, accidentali o prodotti sperimentalmente, ne costituiscono il materiale somatico. Se si ascrive loro la funzione principale nella formazione onirica, non si fa altro che ripetere in forma nuova l’errore preanalitico, secondo cui i sogni risalirebbero alla cattiva digestione, o alla pressione esercitata su una certa superficie cutanea. Tanta è la tenacia degli errori scientifici, e la loro capacità di ripresentarsi in veste nuova dopo essere stati refutati!

I risultati delle nostre indagini ci inducono ad affermare che il fattore costitutivo essenziale del sogno è un desiderio inconscio, di solito un desiderio infantile, attualmente rimosso, che può trovare espressione in quel materiale somatico o psichico (e quindi anche nei residui diurni), fornendogli un’energia che gli permetta di farsi strada fino alla coscienza anche durante la pausa del pensiero che ha luogo durante la notte. Il sogno costituisce sempre l’appagamento di questo desiderio inconscio, qualunque altro elemento esso contenga: ammonimenti, riflessioni, confessioni e qualsivoglia altro aspetto dei ricchi contenuti della vita vigile preconscia si prolunghi irrisolto nella vita notturna. Questo desiderio inconscio conferisce al lavoro onirico il suo carattere peculiare di elaborazione inconscia di un materiale preconscio. Lo psicoanalista può caratterizzare il sogno soltanto come un prodotto del lavoro onirico; egli non può considerare i pensieri latenti del sogno come parti del sogno stesso, ma deve ascriverli alla riflessione preconscia, anche se ne è giunto a conoscenza solo attraverso l’interpretazione del sogno.311 (L’elaborazione secondaria ad opera dell’istanza cosciente è qui annoverata fra i compiti del lavoro onirico; ma anche se la teniamo separata da esso, non per questo la nostra concezione viene mutata. Le cose starebbero dunque così: il sogno in senso psicoanalitico comprende il lavoro onirico vero e proprio e l’elaborazione secondaria dei suoi prodotti.)312 Da queste osservazioni risulta che non si può porre il carattere di appagamento di desiderio proprio del sogno sullo stesso piano del suo carattere di ammonimento, di confessione, di tentativo di soluzione ecc., senza sconfessare la concezione di una dimensione psichica del profondo, e quindi il punto di vista fondamentale della psicoanalisi.

Torniamo ora al sogno dell’infermiera, per dimostrare in esso il carattere profondo dell’appagamento di un desiderio. Sappiamo già che l’interpretazione fornita da quella signora non era completa: infatti ad alcune parti del contenuto onirico ella non era stata in grado di fornire una spiegazione. Inoltre la signora soffriva di una nevrosi ossessiva, la quale, secondo me, rende notevolmente più difficile la comprensione dei simboli onirici, al contrario di quanto avviene nella dementia praecox che invece la facilita.313

La nostra conoscenza del simbolismo onirico ci permette tuttavia di comprendere certe parti del sogno rimaste oscure e di scoprire un significato più profondo nelle parti già interpretate. Dobbiamo osservare come parte del materiale usato dall’infermiera provenga dal complesso del parto, dal complesso dell’aver figli. La grande distesa d’acqua (il Reno, il Canale della Manica in cui era stata vista la balena) è certamente l’acqua da cui vengono i bambini. Ella vi si avvicina infatti in cerca del bambino. La leggenda di Giona, uno dei fattori sottostanti alla determinazione di quest’acqua, e il problema di come Giona (cioè il bambino) possa passare attraverso la stretta apertura, appartengono al medesimo contesto. L’infermiera che per l’umiliazione si era gettata nel Reno, cioè era entrata nell’acqua, aveva trovato, pure nella sua estrema disperazione, una consolazione sessuale simbolica nel tipo di morte che si era scelta. Lo stretto ponticello su cui le viene incontro l’apparizione è con ogni probabilità anch’esso da interpretare come un simbolo genitale, benché io debba ammettere che ne manca ancora un’intelligenza adeguata.314

Il desiderio “vorrei avere un figlio” sembra dunque ciò che dall’inconscio viene a formare il sogno, e nessun altro elemento sembra essere più appropriato per consolare l’infermiera della penosa situazione in cui si trova. “Mi licenzieranno, e perderò il bambino affidato alle mie cure; ma che importa? Me ne procurerò lo stesso uno tutto mio, un mio vero figlio carnale.” Forse il passo rimasto insoluto, quello in cui essa domanda a tutte le persone che incontra per strada notizie del bambino, rientra in questo contesto; in tal caso andrebbe così formulato: “Mi procurerò un bambino, anche se per riuscirci dovessi mettermi in vendita su un marciapiede.” Qui si manifesta apertamente un atteggiamento di sfida della sognatrice rimasto finora celato; ed esso concorda con l’ammissione: “Bene, ho chiuso gli occhi e ho compromesso la mia reputazione professionale d’infermiera, e ora perderò il posto. Ma sarò forse così stupida da gettarmi nell’acqua come la X? No, tanto io non farò più l’infermiera, voglio sposarmi, voglio essere donna, voglio avere un figlio tutto mio, e nulla potrà impedirmelo.” Questa interpretazione trova conferma nel fatto che l’espressione “aver bambini” è in realtà la forma in cui si manifesta il desiderio infantile di avere rapporti sessuali; e a questa eufemistica espressione si può anche ricorrere consapevolmente per indicare questo scabroso desiderio.

L’ammissione svantaggiosa all’infermiera per la quale lei stessa mostrava una certa propensione anche nella vita diurna è quindi resa possibile nel sogno perché di essa si serve un tratto latente del suo carattere per appagare un desiderio infantile. Possiamo supporre che questo suo tratto [l’atteggiamento di sfida] sia strettamente connesso – dal punto di vista temporale e del contenuto – con il desiderio di avere un figlio e di godere sessualmente.

La signora cui devo la prima parte dell’interpretazione di questo sogno mi procurò in seguito altre inattese notizie sulle precedenti vicende della vita della sognatrice. Prima di diventare infermiera, ella voleva sposare un uomo che la colmava di affettuose premure, ma vi rinunciò a causa dell’opposizione di una zia, alla quale era legata da uno strano rapporto, un miscuglio di dipendenza e di sfida. Questa zia che le aveva impedito il matrimonio è la superiora di un ordine di infermiere. La nipote l’ha sempre considerata il suo modello ed è legata a lei dalla prospettiva di un’eredità; ciononostante si era opposta ai suoi voleri non entrando nell’ordine al quale la zia l’aveva destinata. L’atteggiamento di sfida che si manifesta nel sogno era quindi rivolto verso la zia: a questo tratto del carattere noi abbiamo attribuito un’origine erotico-anale315 e, aggiungendo che presumibilmente fossero questioni di denaro a rendere la nipote dipendente dalla zia, rammentiamo altresì che i bambini propendono per la teoria della nascita attraverso l’ano.316

Questo elemento di sfida risalente all’infanzia ci permette forse di postulare un più stretto rapporto fra la prima e l’ultima scena del sogno. L’ex commessa del negozio di alimentari che compare nel sogno è innanzitutto l’altra inserviente, che era entrata in camera con la cena mentre la paziente domandava all’infermiera: “Mi ha visto?” Sembra tuttavia che essa sia destinata ad assumere la parte della rivale ostile in generale. Nel sogno è svalutata come infermiera poiché non mostra alcun interesse per il bambino perduto, ma risponde parlando soltanto delle proprie faccende. Su di lei viene dunque spostata l’indifferenza verso il bambino affidatole, che la sognatrice cominciava a percepire in sé. A lei vengono attribuiti il matrimonio infelice e il divorzio, che la stessa sognatrice doveva temere nei suoi desideri più riposti. Sappiamo però che era stata la zia a separare la sognatrice dal suo fidanzato, e quindi la “commessa del negozio di alimentari” (una figura forse non priva di un significato simbolico infantile) può rappresentare anche quella zia-superiora, del resto non molto più anziana di lei, che per la nostra sognatrice aveva svolto la parte tradizionale della madre-rivale. Una soddisfacente conferma di questa nostra interpretazione ci è data dal fatto che il luogo “noto” che appare in sogno all’infermiera, dove ella incontra la persona in questione in piedi di fronte alla porta di casa, è proprio quello in cui vive come superiora la zia.

Data la distanza che separa l’analista dal soggetto analizzato, è consigliabile non penetrare ulteriormente nella struttura di questo sogno. Si può però forse affermare che, nella misura in cui è stato accessibile all’interpretazione, esso si è rivelato ricco di conferme non meno che di spunti problematici nuovi.

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