Nella lettera a Fliess del 26 agosto 1898, Freud accennò per la prima volta con un esempio personale alla possibilità di analizzare, per trovarvi un significato, le tanto comuni momentanee dimenticanze di un nome proprio. Il 22 settembre dello stesso anno annunciò a Fliess di essere riuscito a interpretare compiutamente l’oblio di un altro nome proprio, e gli espose sommariamente i dati di questa analisi, che è stata poi compiutamente descritta nell’articolo Meccanismo psichico della dimenticanza, pubblicato nel dicembre successivo, e riportato in OSF, vol. 2. Freud effettuò queste interpretazioni sopra sé stesso, nel corso di quel lavoro che viene indicato come la sua autoanalisi (vedi le Introduzioni ai voll. 2 e 3 della presente edizione).
Pochi mesi dopo ricavò dalla propria autoanalisi un’altra breve interpre-tazione, riguardante non più un mancato ricordo, ma un falso ricordo. È il caso esposto e analizzato nell’articolo Ricordi di copertura, che, scritto nella primavera del 1899 (lettera inedita a Fliess del 25 maggio 1899), fu pubblicato nel settembre di quell’anno, ed è riprodotto in OSF, vol. 2. Il caso non fu descritto come personale, ma attribuito a un supposto paziente, e questo per non rivelare particolari della propria vita (vedi l’Avvertenza editoriale riguardante lo scritto indicato).
La possibilità di interpretare, su sé stessi o su altri (e non soltanto nevrotici), simili momentanei difetti nel funzionamento della memoria, suggerì a Freud di estendere l’analisi a molti altri casi di circoscritta disfunzione psichica, e il 17 luglio di quell’anno, mentre era impegnato a completare L’interpretazione dei sogni, egli accennò, sia pure vagamente, in una lettera a Fliess, al progetto di una Psicopatologia della vita quotidiana.
In una successiva lettera del 27 agosto 1899, parlò ancora di “psicopatologia della vita quotidiana”, ma per una situazione di tutt’altro genere: la spiegazione della genesi psicologica di un numero detto a caso (vedi cap. 12, punto A, n. 2, in OSF, vol. 4).
Al momento della pubblicazione della Interpretazione dei sogni, sentendo il bisogno di programmare la propria futura attività scientifica, Freud parlò ancora con Fliess (lettera del 27 ottobre 1899) di vari libri da scrivere: e uno di questi è molto verisimilmente la Psicopatologia.
Al principio del 1900 Freud si era impegnato a scrivere il piccolo lavoro sul sogno riprodotto all’inizio di questo volume. Stentò però a incominciarne la stesura, e anche quando si mise all’opera si lasciò distrarre dalla raccolta del materiale per il presente lavoro, che lo attraeva molto di più: come appare dalla lettera a Fliess del 14 ottobre 1900, in cui Freud espone anche il proposito di usare come motto per lo stesso lavoro i versi del Faust poi effettivamente utilizzati.
In quella stessa lettera Freud racconta a Fliess che ha una nuova paziente: si tratta della ragazza rimasta in analisi per poche settimane fino alla fine di dicembre, e il cui caso è descritto in Frammento di un’analisi d’isteria, qui più avanti riportato. Nel gennaio 1901 Freud interruppe la stesura del presente lavoro proprio per buttar giù la storia clinica di questo caso (lettere a Fliess del 25 e 30 gennaio 1901). Così soltanto nella primavera (lettera a Fliess dell’8 maggio 1901) finì questo scritto, che fu pubblicato col titolo Zur Psychopathologie des Alltagslebens (Über Vergessen, Versprechen, Vergreifen, Aberglaube und Irrtum) in due puntate nella “Monatsschrift für Psychiatrie und Neurologie”, vol. 10 (1), 1-32, e (2), 95-143 (luglio e agosto 1901).
Il capitolo 1 è un rifacimento dell’articolo sul Meccanismo psichico della dimenticanza. Il capitolo 4 (“Ricordi d’infanzia e di copertura”) fa riferimento all’articolo sui Ricordi di copertura del 1899, ma non riporta l’episodio là analizzato: e ciò probabilmente per il timore che il lettore potesse individuare nell’autore il soggetto del falso ricordo.
Nel 1904 l’opera fu ristampata, con qualche lieve modificazione, come libro a sé, presso l’editore Karger di Berlino. Presso lo stesso editore furono pubblicate la 2a (1907), la 3a (1910), la 4a (1912) e la 5a (1917) edizione: ciascuna delle quali con ampliamenti e aggiunte; dal 1907 il libro ebbe due capitoli in più (gli attuali capitoli 3 e 11). La 6a edizione fu pubblicata (con ampliamenti) nel 1919 presso l’Internationaler Psychoanalytischer Verlag, Lipsia e Vienna. Presso lo stesso furono pubblicate l’edizione 7a (1920) con ampliamenti, la 8a (1922) e la 9a (1923) inalterate, e la 10a (1924) ancora con ampliamenti. Il testo di quest’ultima edizione rimase quello definitivo ed è riprodotto, oltre che nella 11a edizione (1929), in Gesammelte Schriften, vol. 4 (1924), pp. 1-310, e in Gesammelte Werke, di cui costituisce il vol. 4 (1941).
Nella biblioteca di Freud fu trovata una copia dell’edizione del 1904 in cui egli aveva inserito dei foglietti contenenti rapidi appunti per future aggiunte. La maggior parte di queste furono da lui incorporate nelle edizioni successive; abbiamo riportato nelle note editoriali quei passi che, benché omessi da Freud, ci sembra possano avere per il lettore un certo interesse.
Il grande numero di edizioni nella lingua originale (a cui corrispondono le molte edizioni in lingue straniere), per cui questa è stata l’opera di Freud più letta e più conosciuta, si spiega col fatto che gli esempi di interpretazione analitica in essa contenuti sono quelli più accessibili a un pubblico generico: ognuno infatti è in grado di ritrovare nella propria esperienza personale esempi del tutto corrispondenti a quelli qui esposti, ed è perciò in condizione di poter verificare la validità dei procedimenti di interpretazione in questione. Le forze psichiche in gioco in queste situazioni sono in genere di più lieve entità, e soggette a minori rimozioni, rispetto a quelle agenti ad esempio nella maggior parte dei sogni, e si lasciano pertanto riconoscere più facilmente, con un lavoro di analisi abbastanza semplice che ognuno può fare, o illudersi di fare, per proprio conto.
Freud nelle successive edizioni ha arricchito continuamente il materiale dimostrativo con nuovi esempi: molti dei quali gli erano forniti – mentre nel corso degli anni aumentavano i suoi allievi – da questi stessi allievi, ben lieti di poter in qualche modo inserirsi in un libro del Maestro. L’opera perciò, nelle sue successive edizioni, finì col divenire una sorta di “archivio permanente” del materiale micropsicopatologico raccolto nella cerchia dei seguaci di Freud.
La struttura del libro è invece rimasta costante nel succedersi delle edizioni e, prendendo l’avvio dalla dimenticanza di nomi e dai falsi ricordi d’infanzia, risente di quella che è stata la sua origine. Quando Freud ha dovuto esporre la stessa materia in altre opere, ha seguito un ordine differente. Nella Introduzione alla psicoanalisi (1915-17), dove alla materia della presente opera sono dedicate le lezioni 2, 3 e 4, l’esposizione inizia con i lapsus verbali, mentre gli errori di memoria sono trattati, succintamente, nella lezione 4.
Freud però si è sempre astenuto dal delineare una vera classificazione sistematica delle microdisfunzioni della vita psichica, che forse rischiava di divenire eccessivamente schematica, limitandosi, nel capitolo conclusivo di quest’opera, che è quello teorico, a una precisazione degli elementi che caratterizzano queste manifestazioni, e aggiungendo una serie di considerazioni sulla causalità psichica, oltre a qualche cenno sulla partecipazione delle situazioni conflittuali alla produzione dei fenomeni considerati. In una nota aggiunta nel 1924 (vedi nota 449, in OSF, vol. 4) Freud giustifica questa incompleta trattazione teorica dei processi inconsci che sottostanno alla micropsicopatologia col carattere essenzialmente divulgativo dell’opera.
L’opera ebbe una prima traduzione italiana senza indicazione del nome del traduttore (Astrolabio, Roma 1948). La presente traduzione è di Carlo Federico Piazza, Michele Ranchetti, Ermanno Sagittario. Circa la traduzione va accennato a una situazione assai particolare. Quest’opera, anche se in misura minore di un altro libro di Freud, Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905), presenta in molte sue parti – e cioè là dove l’analisi delle “prestazioni difettose” è effettuata sulla base di rapporti fonetico-verbali – un carattere di “intraducibilità”. Per questo nelle edizioni angloamericane dell’opera (dal 1914 al 1958), dovute al fondatore del movimento psicoanalitico negli Stati Uniti, A. A. Brill, molti degli esempi contenuti nelle edizioni tedesche erano stati sostituiti, con lo stesso consenso di Freud, da altri, che Brill scelse in quanto interpretabili in base a rapporti fonetico-verbali più accessibili al lettore di lingua inglese. La presente traduzione è invece condotta (come quella inglese di James Strachey della Standard Edition [vol. 6, 1960]) sul testo tedesco definitivo. Le difficoltà sono state superate con gli opportuni riferimenti alle parole tedesche, anche se questi riferimenti appesantiscono il testo.