Opere 7. Totem e tabù e altri scritti
1 Vedi Lettere tra Freud e Jung (Boringhieri, Torino 1974).
2 Vedi E. Jones, Vita e opere di Freud, trad. it. A. e M. Novelletto (il Saggiatore, Milano 1962), vol. 2, p. 196.
Totem e tabù alcune concordanze nella vita psichica dei selvaggi e dei nevrotici
3 C. G. Jung, Trasformazioni e simboli della libido (1912) [edizione definitiva: Simboli della trasformazione (1952)]; Saggio di esposizione della teoria psicoanalitica (1912).
4 [Non si dimentichi, ai fini della chiarezza delle discussioni che seguiranno, che il totem è peculiare di un clan, non di tutta la tribù cui il clan appartiene].
5 J. G. Frazer, Totemism and Exogamy (4 voll., Londra 1910) vol. 1, p. 53: “Il legame totemico è più forte del legame di sangue o familiare nel senso moderno del termine.”
6 Questo stringatissimo riassunto del sistema totemistico non può andare esente da spiegazioni e limitazioni. Il nome “totem” è stato introdotto dall’inglese J. Long nel 1791, che lo ha derivato dai pellerossa del Nordamerica nella forma totam. L’oggetto in sé è andato assumendo gradatamente un grande interesse scientifico e ha dato vita a un’abbondante letteratura, fra cui segnalo la fondamentale opera succitata in quattro volumi di Frazer e i libri e scritti di Andrew Lang, per esempio The Secret of the Totem (Londra 1905). Il merito di aver saputo riconoscere l’importanza del totemismo per la preistoria dell’umanità va allo scozzese John Ferguson McLennan (The Worship of Animals and Plants, 1869-70). [Vedi oltre le indicazioni bibliografiche nella nota 187.] Istituzioni totemistiche sono state osservate o sono ancor oggi rintracciabili, oltre che presso gli australiani, presso gli indiani del Nordamerica, presso i popoli degli arcipelaghi oceanici, nelle Indie orientali e in gran parte dell’Africa. Tuttavia parecchie tracce e residui, che altrimenti riuscirebbero difficilmente spiegabili, permettono di indurre che il totemismo è esistito un tempo anche presso i primitivi popoli ariani e semitici dell’Europa e dell’Asia, tanto che parecchi studiosi sono inclini a ravvisare in esso una fase necessaria, e verificatasi dovunque, dell’evoluzione umana.
Come giunsero gli uomini preistorici ad attribuirsi un totem, ossia a fare, della discendenza da questo o quell’animale, il fondamento dei loro obblighi sociali e, come vedremo, anche delle loro restrizioni sessuali? Esistono in proposito numerose teorie, delle quali il lettore di lingua tedesca può trovare un sommario – ma non un’interpretazione unitaria – in W. Wundt, Völkerpsychologie, vol. 2: “Mythus und Religion”, pt. 2 (Lipsia 1906) pp. 264 sgg. Mi riservo di fare il problema del totemismo oggetto di uno studio particolare (vedi il cap. 4, in OSF, vol. 7), nel quale tenterò di offrire una soluzione mediante il ricorso al metodo psicoanalitico.
Tuttavia, non soltanto la teoria del totemismo è controversa; anche i fatti che la caratterizzano sono ben difficilmente enunciabili in proposizioni generali, come ho tentato sopra di fare. Non c’è quasi affermazione alla quale non siamo poi costretti ad aggiungere eccezioni o contraddizioni. Non dobbiamo dimenticare però che anche i popoli più primitivi e più conservatori sono in certo senso popoli antichi e hanno alle spalle un lungo periodo, durante il quale ciò che in loro era originario ha subito molti sviluppi e deformazioni. Così oggi il totemismo si trova, presso i popoli che ancora ne testimoniano l’esistenza, nei più svariati stadi di decadenza, di sgretolamento, di passaggio ad altre istituzioni sociali e religiose, oppure invece in condizioni stazionarie, che possono essersi allontanate abbastanza considerevolmente dalla sua natura originaria. La difficoltà sta proprio nel fatto che non è molto semplice stabilire che cosa, della situazione attuale, possa essere inteso come un’immagine fedele di un passato denso di significato, e che cosa vada inteso come deformazione secondaria di questo stesso passato.
7 Frazer, op. cit., vol. 1, p. 54. [Freud cita in inglese].
8 [L’ultima frase è una citazione di Frazer da A. L. P. Cameron, Notes on some Tribes of New South Wales, J. anthrop. Inst., vol. 14, 351 (1885)].
9 Ma al padre, che è Canguro, resta possibile – almeno in base a questo divieto – l’incesto con le figlie, che sono Emù. In caso di ereditarietà in linea paterna del totem, il padre sarebbe Canguro e così pure i figli e le figlie: in tal caso al padre sarebbe proibito l’incesto con le figlie, mentre il figlio potrebbe commettere incesto con la madre. Questi risultati dei divieti totemici indicano che l’ereditarietà materna è più antica di quella paterna, perché c’è ragione di supporre che i divieti totemici siano diretti anzitutto contro gli appetiti incestuosi del figlio.
10 [L. H. Morgan, Ancient Society (Londra 1877)].
11 E. Westermarck, The History of Human Marriage (3a ed., Londra 1901).
12 B. Spencer e F. J. Gillen, The Native Tribes of Central Australia (Londra 1899), p. 64.
13 Il numero dei totem è scelto arbitrariamente.
14 A. Lang, voce “Totemism” nella Encyclopaedia Britannica, 11a ed. (1910-11), vol. 27, p. 79. [La parentela spirituale è quella tra padrini, madrine e figliocci].
15 A. J. Storfer, Zur Sonderstellung des Vatermords (Lipsia e Vienna 1911), p. 16, ha di recente richiamato insistentemente l’attenzione su questo punto.
16 Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 2, pp. 77 sg., citazione da R. H. Codrington, The Melanesians (Oxford 1891), p. 232.
17 [Ibid., p. 78, citazione da padre Lambert, Mœurs et superstitions des Néo-Caledoniens (Nouméa 1900), p. 114].
18 Ibid., p. 124 [citazione da R. Parkinson, Dreissig Jahre in der Südsee (Stoccarda 1907), pp. 67 sg.]
19 Ibid., pp. 130 sg., citazione da P. G. Peckel, Die Verwandtschaftsnamen des mittleren Neumecklenburg, Anthropos, vol. 3, 467 (1908).
20 Ibid., pp. 146 sgg., citazione da L. Fison, The Nanga, J. anthrop. Inst., vol. 14, 27 sgg. (1885).
21 Ibid., p. 189 [citazione da M. Joustra, Het leven, de zeden en gewoonten der Bataks, Meded. ned. Zend., vol. 46, 391 sg. (1902)].
22 Ibid., p. 388, citazione da H. A. Junod, Les Ba-Ronga (Neuchâtel 1898), pp. 73 sgg.
23 Ibid., p. 424 [citazione da un manoscritto non pubblicato di C. W. Hobley].
24 Ibid., p. 76 [citazione da Codrington, op. cit., pp. 42 sgg.].
25 Ibid., p. 117, citazione da C. Ribbe, Zwei Jahre unter den Kannibalen der Salomons-Inseln (Dresda 1903), pp. 140 sg.
26 Ibid., p. 385.
27 Ibid., p. 461.
28 E. Crawley, The Mystic Rose, A Study of Primitive Marriage (Londra 1902), p. 405.
29 [L. Fison e A. W. Howitt, Kamilaroi and Kurnai (Melbourne 1880), p. 104].
30 J. Lubbock, The Origin of Civilization (Londra 1870), pp. 84 sg.
31 [Crawley, op. cit., p. 406.]
32 [E. B. Tylor, A Method of Investigating the Development of Institutions, J. anthrop. Inst., vol. 18, 246 sg. (1889)].
33 Crawley, op. cit., p. 407.
34 Ibid., p. 401, citazione da D. Leslie, Among the Zulus and Amatongas (2a ed., Edimburgo 1875), p. 141.
35 [Per la prima volta questo punto è stato trattato diffusamente da Freud nel terzo dei suoi Tre saggi sulla teoria sessuale (1905, in OSF, vol. 4), par. 5].
36 [Per esempio O. Rank, Der Künstler (Vienna 1907), e Das Inzest-Motiv in Dichtung und Sage (Vienna 1912)].
37 W. Wundt, Völkerpsychologie, vol. 2: “Mythus und Religion”, pt. 2 (Lipsia 1906), p. 308.
38 N. W. Thomas, voce “Taboo” nella Encyclopaedia Britannica, 11a ed. (1910-11). La voce include una rassegna della letteratura principale sull’argomento.
39 Questa applicazione del tabù può anche essere tralasciata in questo contesto, perché non originaria.
40 Wundt, op. cit., p. 301.
41 Ibid., p. 237.
42 [Ibid., p. 301].
43 [Ibid., p. 302].
44 [Ibid, p. 303].
45 [Ibid., p. 304].
46 [Ibid., pp. 305 sg.].
47 [Ibid., p. 307].
48 [Ibid., p. 308].
49 [Loc. cit.].
50 [Ibid., p. 309].
51 [Ibid., p. 310].
52 [Ibid., p. 311].
53 [Ibid., p. 312].
54 [Ibid., p. 313].
55 J. G. Frazer, The Golden Bough (3a ed., Londra 1911-14), pt. 2, p. 136 [citazione da R. Taylor, The Ika a Maui (2a ed., Londra 1870), p. 165. Di questa sua grande opera (7 volumi in 4 parti), Frazer ha pubblicato nel 1922 un’edizione ridotta. Vedine la traduzione italiana di Lauro de Bosis, in cui compare questa stessa citazione: J. G. Frazer, Il ramo d’oro, Boringhieri, Torino 1973, p. 323].
56 Sia il piacere che il divieto si riferivano al contatto dei propri genitali.
57 Esse scaturivano dalla relazione con le persone amate dalle quali era stato emesso il divieto.
58 Secondo una calzante espressione di E. Bleuler, Vortrag über Ambivalenz, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 266 (1910).
59 [A partire dalla seconda edizione del 1920, le parole in parentesi quadre sono state accidentalmente omesse].
60 Frazer, The Golden Bough cit., pt. 2: Taboo and the Perils of the Soul.
61 Ibid., p. 166 [citazione da J. S. G. Gramberg, Eene maand in de binnenlanden van Timor, Verh. batavia Genoot., vol. 36, 161 (1872). Vedi Il ramo d’oro cit., p. 334].
62 Loc. cit., citazione da P. Paulitschke, Ethnographie Nordost-Afrikas, 2 voll. (Berlino 1893-96), vol. 2, pp. 50 e 136.
63 Frazer, The Golden Bough cit., pt. 4, vol. 1, p. 295, citazione da H. Low, Sarawak (Londra 1848), p. 206.
64 Ibid., pt. 2, p. 181; citazione da J. O. Dorsey, An Account of the War Customs of the Osages, Amer. Nat., vol. 18, 126 (1884). [Vedi Il ramo d’oro cit., p. 338].
65 Ibid., pp. 169 sgg. [Il ramo d’oro cit., pp. 335 sg.]. Le cerimonie consistono nel battere gli scudi, in grida e lamenti, nel far rumore con strumenti musicali ecc.
66 Ibid., p. 166, citazione da S. Müller, Reizen en Onderzoekingen in den Indischen Archipel (Amsterdam 1857), vol. 2, p. 252. [Vedi Il ramo d’oro cit., p. 333].
67 [Ibid., p. 167].
68 [Ibid., p. 169].
69 [Ibid., p. 181. Il ramo d’oro cit., pp. 337 sg.].
70 [Ibid., pp. 182 sg.].
71 Ulteriori esempi di tali pratiche si trovano nell’opera di Frazer continuamente richiamata in queste pagine, The Golden Bough cit., pt. 2, pp. 165-90, ove si trova il paragrafo che reca il titolo “Manslayers tabooed” [carnefici tabù].
72 Ibid., p. 132. [Il ramo d’oro cit., p. 319].
73 [Ibid., p. 132; Il ramo d’oro cit., p. 320].
74 Ibid., pt. 1, vol. 1, pp. 368 sgg. [Il ramo d’oro cit., p. 145].
75 Ibid., pt. 2, pp. 134 sg., citazione da A. Pakeha Maori, Old New Zealand (Londra 1884), pp. 96 sg. [Vedi Il ramo d’oro cit., p. 322].
76 Ibid., citazione da W. Brown, New Zealand and its Aborigines (Londra 1845), p. 76. [Vedi Il ramo d’oro cit., p. 322].
77 Ibid., citazione da Taylor, op. cit., p. 164. [Vedi Il ramo d’oro cit., p. 322].
78 Ibid., p. 7. [Il ramo d’oro cit., p. 269].
79 Ibid., pp. 7 sg. [Il ramo d’oro cit., p. 270].
80 E. Kaempfer, The History of Japan, 2 voll. (Londra 1727), vol. 1, p. 150, citato da Frazer, The Golden Bough cit., pt. 2, pp. 3 sg. [Il ramo d’oro cit., pp. 266 sg.].
81 Frazer, The Golden Bough cit., pt. 2, pp. 5 e 8, citazione da A. Bastian, Die deutsche Expedition an der Loango-Küste, 2 voll. (Jena 1874-75), vol. 1, pp. 287 e 355. [Il ramo d’oro cit., p. 267].
82 Ibid., pp. 13 sg. [Il ramo d’oro cit., p. 274].
83 Ibid., pp. 11 sg. [Il ramo d’oro cit., p. 272].
84 Ibid., pp. 17 sg.; citazione da Bastian, op. cit., vol. 1, p. 354 e vol. 2, p. 9. [Il ramo d’oro cit., pp. 276 sg.].
85 [Ibid., pp. 17-25].
86 Ibid., p. 18; citazione da J. Zweifel e M. Moustier, Voyage aux sources du Niger (Marsiglia 1880), p. 28. [Il ramo d’oro cit., p. 277].
87 Frazer, The Golden Bough cit., pt. 1: The Magic Art and the Evolution of the Kings.
88 Ibid., pt. 2, pp. 138 sg. [Il ramo d’oro cit., pp. 324 sg.].
89 Ibid., pp. 138 sg. [citazione da W. Ellis, Polynesian Researches, 2a ed. in 4 voll. (Londra 1832-36), vol. 4, p. 388].
90 Ibid., p. 140; citazione da W. Mariner, An Account of the Natives of the Tonga Islands, 2a ed. in 2 voll. (Londra 1818), vol. 1, p. 141.
91 [Ibid., p. 142, citazione da F. Boas, Second General Report on the Indians of British Columbia, Report of Sixtieth Meeting of the British Association, 643 sg. (1890). (Il ramo d’oro cit., pp. 325 sg.)].
92 [Ibid., p. 143, citazione da J. A. Teit, The Thompson Indians of British Columbia, in “Jesup North Pacific Expedition”, vol. 1 (New York 1900), pp. 332 sgg.].
93 [Ibid., p. 144, citazione da F. Blumentritt, Über die Eingeborenen der Insel Palawan, Globus, vol. 59, 182 (1891)].
94 [Ibid., p. 144, citazione da J. Guis, Le Canaques, Missions Catholiques, vol. 34, 208 sg. (1902). Il ramo d’oro cit., p. 326].
95 La stessa ammalata le cui “impossibilità” ho prima (qui, par. 3, sottopar. a) paragonate ai tabù riconobbe che si indignava ogni volta che incontrava per strada una persona vestita a lutto. “Bisognerebbe proibire a quella gente di uscire!”, diceva.
96 Frazer, The Golden Bough cit., pt. 2, p. 353. [Il ramo d’oro cit., p. 392].
97 Ibid., p. 352.
98 [Ibid., p. 354].
99 [Ibid., p. 355. Il ramo d’oro cit., p. 393].
100 [Ibid., p. 357. Il ramo d’oro cit., p. 393].
101 Ibid., p. 357; Frazer cita un antico osservatore spagnolo [P. Lozano, Descripción Corográfica del Gran Chaco Gualamba (Cordova 1733), p. 70].
102 Ibid., p. 360, citazione da M. Dobrizhoffer, Historia de Abiponibus, 3 voll. (Vienna 1784), vol. 2, p. 301. [Il ramo d’oro cit., p. 396].
103 [Ibid., pp. 362 sg.].
104 [Ibid., pp. 364 sg.].
105 [Nel Motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905, in OSF, vol. 5), cap. 4, par. 1].
106 Vedi W. Stekel, Die Verpflichtung des Namens, Z. Psychoter. med. Psychol., vol. 3 (1911), e K. Abraham, Sul potere determinante del nome (1911).
107 [Komplexempfindichkeit: è un termine usato da Jung nei suoi esperimenti sull’associazione verbale].
108 Come esempio di un’ammissione del genere, Frazer (The Golden Bough cit., pt. 2, p. 353), cita i Tuareg del Sahara. [Il ramo d’oro cit., p. 392].
109 Forse occorre aggiungere qui la condizione: fin quando sopravvive qualcosa dei suoi resti corporei (ibid., p. 372).
110 Nelle Nicobare (ibid., p. 382). [Il ramo d’oro cit., p. 394].
111 Wundt, op. cit., p. 49.
112 E. Westermarck, The Origin and Development of the Moral Ideas (2 voll., Londra 1906-08), vol. 2, pp. 532 sgg. Nelle note e nel seguito del testo viene addotta una gran quantità di testimonianze a conferma, spesso molto caratteristiche. Per esempio: “Tra i Maori usava credere che i parenti più prossimi e più amati cambiassero natura dopo la morte e diventassero maligni perfino nei confronti delle persone un tempo da loro amate... [citazione da Taylor, The Ika a Maui cit., p. 18]. Gli indigeni australiani credevano che ogni defunto fosse mal disposto per lungo tempo dopo la morte: quanto più stretta la parentela, tanto maggiore la paura... [citazione da Fraser, The Aborigenes of New South Wales (Sydney 1892), p. 80]. Gli Eschimesi centrali sono dominati dall’idea che i morti sono all’inizio spiriti malevoli che sovente si aggirano attorno ai villaggi causando malattie e danni e uccidendo gli uomini col loro tocco; ma in seguito – si ritiene – trovano pace, e allora non sono più temuti” [citazione da Boas, The Central Eskimo, Sixth Ann. Rep. Bur. Amer. Ethn., 591 (1888)].
113 R. Kleinpaul, Die Lebendigen und die Toten in Volksglauben, Religion und Sage (Lipsia 1898).
114 Westermarck, op. cit., vol. 2, pp. 534 sg.
115 [Vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. D, sottopar. β].
117 [Sulla elaborazione secondaria vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. I, e qui oltre, cap. 3, par. 4].
118 [Ulteriore spiegazione in ibid.] Affini alle creazioni proiettive dei primitivi sono le personificazioni mediante le quali il poeta esterna da sé, come individui separati, gli opposti moti pulsionali che infuriano in lui.
119 Wundt, op. cit., p. 129.
120 Nel corso delle psicoanalisi di nevrotici che soffrono (o hanno sofferto durante l’infanzia) di paura dei fantasmi, è spesso facile scoprire che dietro la maschera dei fantasmi si celano i genitori. Vedi in proposito anche l’articolo sui “fantasmi sessuali” di P. Haeberlin (Sexualgespenster, Sexualprobleme, febbraio 1912), dove però non è questione del padre (che era morto) ma di un’altra persona sulla quale cade l’accento erotico.
121 Vedi la mia recensione ad Abel: Significato opposto delle parole primordiali (1910 [in OSF, vol. 6]).
122 [Per esempio la parola francese conscience che contiene entrambi i significati. In tedesco la parola Gewissen (“coscienza”, o “coscienza morale” come noi l’abbiamo tradotta per distinguerla dalla “consapevolezza” appunto) contiene la medesima radice delle parole wissen (conoscere), bewusst (conscio, cosciente, ma anche consapevole), Bewusstsein (consapevolezza), gewiss (avverbio: certamente; aggettivo: certo di sé)].
123 È interessante porre in parallelo le due seguenti circostanze: come il senso di colpa del tabù non diminuisce per nulla quando la trasgressione è avvenuta inconsapevolmente (vedi esempi sopra, par. 3, sottopar. b), così nel mito greco la colpa di Edipo non è cancellata per il fatto che in essa egli è incorso indipendentemente, anzi a dispetto della sua consapevolezza e della sua volontà.
124 [Le opinioni di Freud circa l’origine e la natura della coscienza morale e dell’angoscia furono notevolmente modificate nei suoi scritti successivi. Vedi l’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932, in OSF, vol. 11), lezioni 31 e 32].
125 [Alcune concordanze che in questo capitolo vengono stabilite fra tabù e nevrosi ossessiva sono illustrate nel caso dell’uomo dei topi (1909). L’argomento del tabù è ulteriormente discusso da Freud nel terzo dei suoi Contributi alla psicologia della vita amorosa (1910-17, in OSF, vol. 6): Il tabù della verginità (1917). Vedi anche per l’atteggiamento degli uomini verso la morte Considerazioni attuali sulla guerra e la morte (1915, in OSF, vol. 8). Ciò che Freud dice sopra sulla funzione dell’attenzione risulta più chiaro alla luce del passo dell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 7, par. D. Il contrasto fra gli impulsi direttamente sessuali e le formazioni sociali è discusso più ampiamente in Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921, in OSF, vol. 9), par. 12D].
126 La necessità di sintetizzare gli argomenti implica anche la rinuncia a indicazioni bibliografiche dettagliate. Limitiamoci quindi a rimandare alle opere fondamentali di Herbert Spencer, J. G. Frazer, Andrew Lang, E. B. Tylor e Wilhelm Wundt, dalle quali abbiamo tratto tutte le enunciazioni principali in tema di animismo e magia. L’autonomia dell’autore si manifesta esclusivamente nella selezione da lui operata sia del materiale sia delle opinioni.
127 E. B. Tylor, Primitive Culture ([1a ed., 1871] 3a ed., 2 voll., Londra 1891), vol. 1, p. 425; W. Wundt, Völkerpsychologie, vol. 2: Mythus und Religion, pt. 2 (Lipsia 1906), pp. 142 sg. e 173. [Vedi anche R. R. Marett, Pre-Animistic Religion, Folk-Lore, vol. 11, 171 (1900)].
128 Wundt, op. cit., cap. 4: “Die Seelenvorstellungen.”
129 Vedi ibid. e H. Spencer, The Principles of Sociology, 3a ed. (Londra 1893), vol. 1 [Principi di sociologia (1877-96), pt. 1]; nonché, per un orientamento, le voci “Animism”, “Mythology” ecc. nella Encyclopaedia Britannica, 11a ed. (1910-11).
130 Wundt, op. cit., p. 154.
131 Citato da Tylor, op. cit., vol. 1, p. 477. [Freud cita in inglese].
132 S. Reinach, Cultes, mythes et religions (4 voll., Parigi 1905-12), vol. 2, p. XV; H. Hubert e M. Mauss, Esquisse d’une théorie générale de la magie, Année sociolog., vol. 7, 1 (1904). [Trad. it. Saggio di una teoria generale della magia in M. Mauss, Teoria generale della magia e altri saggi (Einaudi, Torino 1965), ove vedi pp. 145 sgg.].
133 Se si scaccia uno spirito con grida e rumore, si tratta di un’azione di puro e semplice incantesimo; se si esercita costrizione su di lui impadronendosi del suo nome, si è usata magia contro di lui.
134 [Tylor, op. cit., vol. 1, p. 116].
135 J. G. Frazer, The Golden Bough (3a ed., Londra 1911-14, pt. 1 in 2 voll.: The Magic Art and the Evolution of the Kings), vol. 1, p. 67.
136 Il divieto biblico di farsi un’immagine di qualcosa di vivente non nasceva certo da una ripulsa di principio dell’arte figurativa, ma era destinato a sottrarre alla magia, rigorosamente proibita dalla religione ebraica, uno dei suoi utensili. (Vedi ibid., vol. 1, p. 87 n.).
137 [Ibid., vol. 1, p. 251, citazione da J. Batchelor, The Ainu and their Folk-Lore (Londra 1901), p. 335].
138 Ibid., vol. 2, p. 98 [citazione da G. A. Wilken, Het animisme bij de volken van den Indischen Archipel, Ind. Gids, vol. 6, pt. 1, 958 (1884). Vedi Frazer, Il ramo d’oro (Boringhieri, Torino 1973), p. 216].
139 Un’eco di questo timore si trova nell’Edipo re di Sofocle [vedi il prologo e il primo coro].
140 Frazer, op. cit., pt. 1, vol. 1, p. 120 [citazione da H. Ling Roth, The Natives of Sarawak and British North Borneo (2 voll., Londra 1896), vol. 1, p. 430].
141 Ibid., vol. 1, p. 122 [citazione da P. Labbé, Un bagne russe, l’île de Sakhaline (Parigi 1903), p. 268].
142 [Ibid., vol. 1, p. 201, citazione da R. H. Codrington, The Melanesians (Oxford 1891) p. 310. Vedi Il ramo d’oro cit., p. 68].
143 [Loc. cit., Il ramo d’oro cit., p. 69].
144 Ibid., vol. 1, p. 203.
145 Ibid., vol. 1, p. 420.
146 Per esempio da N. W. Thomas, voce “Magic” in Encyclopaedia Britannica, 11a ed. (1910-11).
147 Frazer, op. cit., pt. 1, vol. 1, p. 54.
148 S. Freud, Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico (1911 [in OSF, vol. 6]), nota 590.
149 [Intendi: rimozione degli impulsi di desiderio eccessivi].
150 Vedi il re nell’Amleto, atto 3, scena 3: “Le mie parole volan su, i miei pensieri restano al basso; parole senza pensieri mai non giungono in cielo.”
151 S. Freud, Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva (Caso clinico dell’uomo dei topi) (1909 [in OSF, vol. 6]), cap. 2, par. b.
152 Sembra che noi attribuiamo una qualità “perturbante” alle impressioni che tendono a confermare l’onnipotenza dei pensieri e il modo di pensare animistico in generale, anche se nel nostro giudizio ci siamo già distolti da esse. [Vedi lo scritto successivo di Freud Il perturbante (1919, in OSF, vol. 9)].
153 [Nello scritto di Freud Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico (1911, in OSF, vol. 6)].
154 Un motivo ulteriore di questo spostamento su un’azione da nulla risulterà dalle discussioni successive. [Vedi il caso dell’uomo dei topi cit., par. 2].
155 [Il problema del narcisismo nel suo complesso sarà discusso dettagliatamente da Freud nel suo scritto successivo Introduzione al narcisismo (1914), in questo volume].
156 R. R. Marett, Pre-Animistic Religion, Folk-Lore, vol. 11, 178 (1900): “È quasi un assioma, per gli studiosi che s’interessano di questo argomento, che nel selvaggio opera una specie di solipsismo o di berkeleismo (come lo definisce il professor Sully rintracciandolo nel bambino), che lo induce a rifiutare di riconoscere la morte come un fatto.” [Freud cita in inglese].
157 Ci pare utile accennare qui che il narcisismo originario del bambino è decisivo ai fini dell’interpretazione dello sviluppo del suo carattere ed esclude l’ipotesi di un suo primitivo senso d’inferiorità. [È una tesi di Adler. Vedi in questo volume Per la storia del movimento psicoanalitico (1914)].
158 Vedi Reinach, op. cit., vol. 1, pp. 125-36: “L’art et la magie.” Reinach pensa che gli artisti primitivi i quali ci hanno tramandato le immagini di animali graffite o dipinte nelle grotte della Francia non volevano “allietare”, bensì “scongiurare”. Egli spiega così il fatto che questi disegni si trovano nelle parti più oscure e inaccessibili delle caverne e mancano le raffigurazioni dei temuti animali da preda. “Gli uomini d’oggi parlano spesso, iperbolicamente, della magia del pennello o dello scalpello d’un grande artista, e, in generale, della magia dell’arte. Intesa nel suo senso proprio, che indica una costrizione mistica esercitata dalla volontà dell’uomo su altre volontà o sulle cose, questa espressione non è più ammissibile; ma abbiamo visto che, in altre epoche, era rigorosamente vera, se non altro nella credenza degli artisti” (ivi, p. 136). [Freud cita in francese].
159 Rapporti di cui egli si rendeva conto mediante la cosiddetta percezione endopsichica.
160 Marett, op. cit.
161 Vedi Wundt, op. cit., pp. 171 sgg.
162 Suppongo che in questo primitivo stadio narcisistico siano uniti fra loro in maniera forse ancora indistinguibile investimenti provenienti da fonti libidiche e da altre fonti di eccitamento.
163 Vedi D. P. Schreber, Denkwürdigkeiten eines Nervenkranken (Lipsia 1903) [Memorie di un malato di nervi, trad. it. F. Scardanelli e S. de Waal (Adelphi, Milano 1974)] e le mie Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia paranoides) descritto autobiograficamente. (Caso clinico del presidente Schreber) (1910 [in OSF, vol. 6]), par. 3, fine.
165 Spencer, op. cit. [trad. it. Principi di sociologia (UTET, Torino 1967), vol. 1, p. 213].
166 Vedi la mia breve Nota sull’inconscio in psicoanalisi (1912 [in OSF, vol. 6]) pubblicata inizialmente nei Proceedings of the Society for Psychical Research, 26 (parte 66), pp. 312-18 col titolo: A Note on the Inconscious in Psycho-analysis.
167 [Il tema dell’elaborazione secondaria nel sogno è trattato ampiamente nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. I].
168 Frazer, op. cit., pt. 2, p. 157 [Il ramo d’oro cit., pp. 330 sg.].
169 Ibid., pp. 200 sg.
170 Ibid., p. 238.
171 [Freud ha discusso il tema della superstizione nella sua Psicopatologia della vita quotidiana (1901, in OSF, vol. 4), cap. 12, punto D; lo stesso tema è inoltre affrontato, con particolare riferimento alla nevrosi ossessiva, nel caso dell’uomo dei topi cit., par. 2].
173 W. Wundt, Elemente der Völkerpsychologie (Lipsia 1912), p. 139. [Elementi di psicologia dei popoli (1912), trad. it. (Bocca, Torino 1929), p. 114].
174 S. Reinach, articolo del 1900 riprodotto nell’opera Cultes, mythes et religions (4 voll., Parigi 1905-12), vol. 1, pp. 17 sgg.
175 Ma forse è bene far prima presente al lettore le difficoltà contro le quali occorre lottare per stabilire dei punti fermi in questo campo.
Anzitutto le persone che raccolgono le osservazioni non sono le stesse che le elaborano e le discutono. I primi sono viaggiatori e missionari, i secondi studiosi che forse non hanno mai visto gli oggetti della loro indagine. Non è facile intendersi con i selvaggi. Non tutti gli osservatori avevano familiarità con le lingue dei selvaggi, e dovevano quindi ricorrere all’aiuto di interpreti o del cosiddetto pidgin-english per comunicare con gli interpellati. I selvaggi non sono comunicativi per quanto riguarda i fatti più intimi della loro civiltà e si aprono solo con gli stranieri che hanno trascorso parecchi anni tra loro. Spesso, e per i motivi più disparati, danno informazioni false o equivoche; vedi J. G. Frazer, Totemism and Exogamy (4 voll., Londra 1910), vol. 1, pp. 150 sg. Non bisogna dimenticare che i popoli primitivi non sono popoli giovani, anzi sono propriamente tanto antichi quanto i popoli più civilizzati, e non c’è ragione di aspettarsi che abbiano conservato le loro idee e istituzioni primitive senza evoluzione e alterazione alcuna solo perché noi potessimo venirne a conoscenza. È anzi sicuro che si sono compiute presso i primitivi trasformazioni profonde in tutte le direzioni, così che non si può mai stabilire senza attenta riflessione che cosa, delle loro condizioni e opinioni attuali, abbia conservato l’originario passato a mo’ di fossile e che cosa invece corrisponda a una alterazione e modificazione di quel passato. Di qui derivano le numerosissime controversie tra studiosi a proposito di ciò che, nelle peculiarità di una civiltà primitiva, va considerato primario e di ciò che va interpretato come una successiva configurazione di tipo secondario. La definizione della situazione originaria dipende quindi di volta in volta dalla costruzione che viene operata. Infine non è facile immedesimarsi nel modo di pensare proprio dei primitivi. Noi li fraintendiamo come fraintendiamo i bambini, e siamo sempre inclini a interpretare le loro azioni e i loro sentimenti in base alle costellazioni psichiche che ci sono proprie.
176 Totemism (Edimburgo 1887); ristampato in Frazer, op. cit., vol. 1, pp. 3 sgg.
177 Come accade ancor oggi con la lupa in gabbia sulla scala del Campidoglio a Roma e con gli orsi nella loro fossa a Berna.
178 Come la Dama Bianca in parecchi casati aristocratici.
179 Frazer, op. cit., vol. 1, p. 45. Vedi oltre la mia discussione sul sacrificio [qui, par. 4].
181 Wundt, op. cit., pp. 116 sgg. [Elementi cit., pp. 95-97].
182 In accordo con questa enunciazione suona la sintesi del totemismo che Frazer tratteggia nel suo secondo lavoro sull’argomento (The Origin of Totemism, Fortnightly Review, 1899): “Così il totemismo è stato considerato generalmente come un sistema primitivo, un sistema sia religioso che sociale. Come sistema religioso implica l’unione mistica del selvaggio col suo totem; come sistema sociale implica le relazioni reciproche che intercorrono tra uomini e donne appartenenti allo stesso totem, e i rapporti tra essi e i membri di altri gruppi totemici. In corrispondenza con questi due aspetti del sistema vi sono due criteri o canoni empirici del totemismo: primo, la norma che un uomo non deve uccidere o mangiare il suo totem, animale o pianta che sia, e, secondo, che egli non deve sposare o convivere con una donna dello stesso totem” (rist. in Totemism and Exogamy cit., vol. 1, p. 101). Frazer aggiunge poi, e questo ci porta al centro delle discussioni sul totemismo: “Se i due aspetti – quello religioso e quello sociale – siano sempre coesistiti o siano per loro natura indipendenti, è un problema al quale sono state date soluzioni diverse.” [Freud cita in inglese].
183 A proposito di tali mutamenti d’opinione, Frazer stesso ha scritto questa bella frase: “Non sono così sciocco da pretendere che le mie conclusioni su problemi così difficili siano definitive. Ho cambiato parere a più riprese, e sono deciso a cambiarlo ogni volta che muti l’evidenza, perché – al pari di un camaleonte – il ricercatore non prevenuto dovrebbe cambiar colore via via che cambiano i colori del terreno su cui si muove” (Frazer, op. cit., vol. 1, p. XIII). [Freud cita in inglese].
184 A. Lang, The Secret of the Totem (Londra 1905), p. 27: “Data la natura del problema, poiché l’origine del totemismo trascende di gran lunga le nostre possibilità di indagine storica e di sperimentazione diretta, per ciò che concerne questo argomento dobbiamo ricorrere a congetture.” – “In nessun luogo ci è dato vedere un uomo assolutamente primitivo, né un sistema totemistico nel suo divenire” (ivi, p. 29). [Freud cita in inglese].
185 Così ad esempio A. Goldenweiser, Totemism, an Analytical Study, J. am. Folk-Lore, vol. 23, 179 (1910), recensito in “Britannica Year-book” (1913).
186 Dapprima probabilmente solo il nome di animali.
187 J. F. McLennan, Primitive Marriage (Edimburgo 1865), rist. in Studies in Ancient History (Londra 1876); The Worship of Animals and Plants, Fortnightly Rev., N.S., vol. 6, 407 e 562 (1869) e vol. 7, 194 (1870), rist. in Studies in Ancient History: Second Series (Londra 1896).
188 Lang, op. cit., p. 34.
189 Ibid.
190 [A. H. Keane, Man, Past and Present (Cambridge 1899), p. 396] citato da Lang, Social Origins (Londra 1903), pp. IX sg.
191 F. Max Müller, Contributions to the Science of Mythology (2 voll., Londra 1897), vol. 1, p. 201; citato da Lang, The Secret of the Totem cit., p. 118.
192 J. Pikler e F. Somló, Der Ursprung des Totemismus (Berlino 1900). Gli autori definiscono a ragione il loro tentativo di spiegazione un “contributo alla teoria materialistica della storia”.
193 Spencer, The Origin of Animal Worship, Fortnightly Rev., N.S., vol. 7, 535 (1870) e The Principles of Sociology cit. [trad. it. Principi di sociologia (1877-96) (UTET, Torino 1967), vol. 1, pp. 405-17].
194 [J. Lubbock, The Origin of Civilisation (Londra 1870), p. 171].
195 L. Fison e A. W. Howitt, Kamilaroi and Kurnai (Melbourne 1880), p. 165, citato da Lang, The Secret of the Totem cit., p. 141.
196 A. Lang, Social Origins (Londra 1903), e The Secret of the Totem (Londra 1905).
197 Lang, The Secret of the Totem cit., pp. 125 sg. [Freud cita in inglese].
198 [Gueux (pezzenti) era il nome che designava il partito politico e religioso che iniziò nel 1566 il movimento antispagnolo nei Paesi Bassi. Le denominazioni Whigs e Tories, rispettivamente i liberali e i conservatori inglesi, erano in origine epiteti denigratori col significato di predoni, malfattori].
199 Reinach, op. cit., vol. 1, p. 41.
200 E. Durkheim, Les formes élémentaires de la vie religieuse: le système totémique en Australie (Parigi 1912) [trad. it. Le forme elementari della vita religiosa (Comunità, Milano 1963)].
201 A. C. Haddon, Presidential Address to the Anthropological Section, Rep. 72nd Meeting Brit. Ass. (1902) 745; citato da Frazer, op. cit., vol. 4, p. 50.
202 [Vedi Frazer, op. cit., vol. 4, p. 51].
203 B. Spencer e F. J. Gillen, The Native Tribes of Central Australia (Londra 1899).
204 Frazer, op. cit., vol. 1, p. 117: “Non c’è niente di vago o di mistico a questo proposito, nessuna traccia di quella nebbia metafisica che alcuni scrittori amano evocare sugli umili inizi della speculazione umana e che invece è completamente estranea ai modi semplici, sensuali e concreti del selvaggio.” [Freud cita in inglese].
205 Ibid., vol. 1, pp. 121 sgg.
206 Vedi E. Durkheim, La prohibition de l’inceste et ses origines, Année sociolog., vol. 1, 1 (1898); Sur l’organisation matrimoniale des sociétés australiennes, ivi, vol. 8, 118 (1905) eccetera, ma soprattutto Sur le totémisme, ivi, vol. 5, 89 sg. (1902). Per Lang si vedano le opere citate alla nota 196.
207 [Frazer descrisse la teoria nella prima edizione di The Golden Bough (1a ed. in 2 voll., Londra 1890), vol. 2, pp. 332 sgg. Vedi anche Totemism and Exogamy cit., vol. 4, pp. 52 sgg.].
208 Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 4, p. 57: “È improbabile che una comunità di selvaggi suddivida di proposito il regno della natura in province, assegni ogni provincia a una particolare categoria di stregoni e ordini a tutte le categorie di esercitare il loro potere magico e di tessere i loro incantesimi per il bene comune.” [Freud cita in inglese].
209 W. H. R. Rivers, Totemism in Polynesia and Melanesia, J. R. anthrop. Inst., vol. 39, 173 sg. (1909), citato da Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 2, pp. 89 sgg. e vol. 4, p. 59.
210 Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 4, p. 63. [Freud cita in inglese].
211 “Questa credenza dà luogo a una filosofia che è ben lungi dall’essere primitiva” (Lang, The Secret of the Totem cit., p. 192). [Freud cita in inglese].
212 [G. A. Wilken, Het animisme bij de volken van den Indischen Archipel, Ind. Gids, vol. 6 (I), 997 (1884)].
213 Citazione da Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 4, pp. 45 sg.
214 Ibid., vol. 4, pp. 48 sgg.
215 Wundt, op. cit., p. 190. [Elementi cit., pp. 156 sg.].
216 Loc. cit.
217 Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 1, p. XII. [Freud cita in inglese].
218 Vedi gli articoli degli anni 1898-1905 citati nella nota 206.
219 Vedi la critica agli argomenti di Durkheim in Frazer, op. cit., vol. 4, pp. 100 sgg.
220 Lang, The Secret of the Totem cit., p. 105.
221 Vedi per esempio Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 4, p. 75: “Il clan totemico è un organismo sociale totalmente diverso dalla classe esogama, e abbiamo buone ragioni per pensare che sia molto più antico.” [Freud cita in inglese].
222 McLennan, Primitive Marriage cit., p. 289.
223 Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 4, pp. 71-92.
224 L. H. Morgan, Ancient Society (Londra 1877); Frazer, op. cit., vol. 4, pp. 105 sgg.; [A. W. Howitt, The Native Tribes of South-East Australia (Londra 1904), p. 143].
225 Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 4, p. 106. [Freud cita in inglese].
226 [Instinkt, termine usato da Freud piuttosto raramente. Vedi oltre, nota 230].
227 E. Westermarck, The Origin and Development of the Moral Ideas (2 voll., Londra 1906-08), vol. 2, p. 368. Qui si trova anche la replica dell’autore a diverse obiezioni di cui era venuto a conoscenza.
228 H. Ellis, Sexual Selection in Man (Studies in the Psychology of Sex, IV), Filadelfia 1914, pp. 205 sgg.
229 Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 4, pp. 97 sg.
230 [È interessante notare come Freud ha tradotto i termini instinct e instincts che ricorrono più volte in questo passo di Frazer, qui tradotto dall’inglese. Nei due casi in cui Frazer si riferisce a un particolare istinto, quello dell’incesto, anche Freud usa il termine Instinkt (da lui usato talvolta anche nelle pagine precedenti in questo senso). Negli altri casi, in cui si fa riferimento agli istinti umani in generale, Freud traduce con il termine a lui abituale Triebe (che noi rendiamo invariabilmente con pulsioni)].
231 Vedi E. Durkheim, La prohibition de l’inceste et ses origines, Année sociolog., vol. 1, 33 sgg. (1898).
232 C. Darwin [The Variation of Animals and Plants under Domestication (2 voll., 2a ed., Londra 1875), vol. 2, p. 127] afferma che “probabilmente i selvaggi non si davano pensiero dei danni che col tempo sarebbero derivati alla loro progenie”. [Freud cita in inglese].
233 Vedi sopra, cap. 1.
234 Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 1, p. 165: “Così l’origine ultima dell’esogamia e con essa la legge dell’incesto – dal momento che l’esogamia è stata escogitata per prevenire l’incesto – rimane un problema pressoché oscuro com’è sempre stato.” [Freud cita in inglese].
235 [Rendiamo con “orda” il termine “horde” con cui Freud indica qui e nel seguito del testo le piccole comunità primitive più o meno organizzate di cui parla Darwin, anche se in italiano questo termine suggerisce piuttosto un grande raggruppamento assolutamente disorganizzato di uomini o animali].
236 C. Darwin, The Descent of Man (2 voll., Londra 1871), vol. 2, pp. 362 sg.
237 [Nota di Darwin] Dr. Savage, Boston J. nat. Hist, vol. 5, 423 (1845-47).
238 J. J. Atkinson, Primal Law, incluso in Lang, Social Origins cit.
239 Lang, The Secret of the Totem cit., pp. 114 e 143.
240 Ibid., p. 143: “Se fosse certo, come sostiene la teoria di Darwin, che l’esogamia è effettivamente esistita prima che le credenze totemiche dessero alla pratica una sanzione sacra, il nostro compito sarebbe relativamente facile. La prima norma pratica sarebbe stata quella del Capo geloso: ‘Nessun maschio tocchi le femmine nel mio accampamento’, con conseguente espulsione dei figli giunti all’adolescenza. Col passare del tempo questa norma, diventata abituale, sarebbe stata: ‘Nessun matrimonio nell’ambito del gruppo locale.’ In seguito, quando i gruppi locali ricevettero nomi del tipo Emù, Corvo, Opossum, Beccaccino, la regola diventò: ‘Nessun matrimonio nell’ambito del gruppo locale contrassegnato dal nome dello stesso animale; un Beccaccino non può sposare una Beccaccina.’ Se invece i gruppi primari non erano esogami, lo sarebbero diventati non appena miti e tabù totemici nacquero da animali, da vegetali e da altri nomi di piccoli gruppi locali” (il corsivo della parte centrale del passo è mio). [Freud cita in inglese]. Nella sua ultima dichiarazione su questo argomento Lang comunica del resto di aver “rinunciato all’idea che l’esogamia sia una conseguenza del tabù totemico generale”; vedi Lang, Lord Avebury on Marriage, Totemism and Religion, Folk-Lore, vol. 22, 404 (1911).
241 [Freud si riferisce qui a un lavoro di Abraham che all’epoca non era ancora stato pubblicato: K. Abraham, Limitazioni e trasformazioni del piacere di guardare negli psiconevrotici; osservazioni di fenomeni analoghi nella psicologia dei popoli (1913)].
242 M. Wulff, Beiträge zur infantilen Sexualität, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 15 (1912).
243 [È il caso del piccolo Hans], pubblicato nel primo numero dello “Jahrbuch für psychoanalytische und psychopathologische Forschungen”, vol. 1(1), 1-109 (1909).
244 Freud, Analisi della fobia di un bambino di cinque anni. (Caso clinico del piccolo Hans) (1908 [in OSF, vol. 5]), par. 2.
245 È la fantasia delle giraffe; ibid.
246 S. Ferenczi, Ein kleiner Hahnemann, Int. Z. Psychoanal., vol. 1, 240 (1913).
247 Per la sostituzione dell’evirazione mediante accecamento, che compare anche nel mito di Edipo, confronta i contributi di: R. Reitler, Zur Augensymbolik, Int. Z. Psychoanal., vol. 1, 159 (1913); S. Ferenczi, Zur Augensymbolik, ivi, 161; O. Rank, Eine noch nicht beschriebene Form des Ödipus-Traumes, ivi, 151; e M. D. Eder, Augenträume, ivi, 157.
248 [Ferenczi, Ein kleiner Hahnemann cit.].
249 Nella quale identificazione è racchiusa tutta l’essenza del totemismo: Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 4, p. 5: “totemismo è identificazione di un uomo col suo totem”. [Freud cita in inglese].
250 Devo a Otto Rank la comunicazione di un caso di fobia dei cani in un giovane intelligente; la spiegazione che egli stesso diede del modo in cui era giunto a questa sofferenza richiama da vicino la teoria totemica degli Arunta citata qui, par. 2, sottopar. a/α; egli credeva di aver appreso dal padre che una volta la madre, mentre era incinta di lui, aveva provato un grande spavento a causa di un cane.
251 W. R. Smith, Lectures on the Religion of the Semites (2a ed., Londra 1894). [Le citazioni che seguono sono tratte da quest’ultima edizione postuma, riveduta e corretta].
252 [Ibid., p. 214].
253 [Ibid., p. 224].
254 [Ibid., p. 222].
255 [Ibid., pp. 224 e 229].
256 [Ibid., p. 230].
257 [Ibid., p. 255].
258 [Ibid., pp. 269 sg.].
259 [Ibid., pp. 273 sgg.].
260 [Ibid., pp. 277 sg.].
261 [Ibid., pp. 280 sg.].
262 [Il corsivo è di Freud].
263 [Ibid., pp. 284 sg.].
264 [Ibid., pp. 290 sgg.].
265 [Ibid., pp. 312 sg.].
266 F. B. Jevons, An Introduction to the History of Religion ([1a ed. 1896], 2a ed., Londra 1902), p. 120: “La conclusione è che l’addomesticamento al quale il totemismo porta invariabilmente (se ci sono animali suscettibili d’essere addomesticati) è fatale al totemismo.” [Freud cita in inglese].
267 [Smith, op. cit., p. 304].
268 Ibid., p. 313 [corsivo di Freud].
269 [Ibid., p. 319].
270 [Ibid., p. 295].
271 [Ibid., p. 338].
272 [Ibid., p. 295 n.].
273 Frazer, The Golden Bough, 3a ed. (Londra 1911-14, pt. 5 in 2 voll.: Spirits of the Corn and of the Wild), vol. 2, capp. 10, 13 e 14. [Vedi la traduzione italiana dell’edizione ridotta da Frazer nel 1922 Il ramo d’oro (Boringhieri, Torino 1973), pp. 784 sgg.].
274 [Ibid., vol. 2, p. 170].
275 [Ibid., vol. 2, p. 175].
276 [Frazer, Totemism and Exogamy cit., vol. 1, pp. 110 sgg.].
277 Ibid., vol. 2, p. 590.
278 Non mi sono sfuggite le obiezioni che a questa teoria del sacrificio sono state avanzate da vari autori, come L. Marillier, La place du totémisme dans l’évolution religieuse, Rev. Hist. Relig., vol. 37, 204 sgg. (1898); H. Hubert e M. Mauss, Essai sur la nature et la fonction du sacrifice, Année sociolog., vol. 2, 30 sgg. (1899). Ma esse non hanno fondamentalmente scosso l’impressione che si ricava dall’ipotesi di Robertson Smith.
279 Smith, op. cit., p. 412.
280 Prego di aggiungere come correttivo a questa descrizione, che altrimenti potrebbe essere fraintesa, le frasi finali della nota seguente.
281 L’ipotesi apparentemente mostruosa del padre tirannico sopraffatto e ucciso dai figli scacciati e alleatisi tra loro risulta essere, anche secondo Atkinson, Primal Law cit., pp. 220 sg. [Freud cita in inglese], la conseguenza diretta della situazione esistente nell’orda primordiale darwiniana: “Il patriarca aveva solo un nemico veramente temibile... una banda giovanile di fratelli che vivevano insieme in celibato forzato, o al massimo in relazione poliandrica con qualche singola femmina in stato di cattività. Sono un’orda ancor debole in età prepuberale, ma quando, con l’andar del tempo, avranno acquistato forza, inevitabilmente strapperanno alla tirannia paterna, con attacchi combinati e ripetuti più e più volte, sia la moglie che la vita.” Atkinson, il quale tra l’altro trascorse la vita in Nuova Caledonia ed ebbe straordinarie occasioni di studiare gli aborigeni, si richiama anche al fatto che le condizioni dell’orda primordiale supposte da Darwin sono facilmente osservabili nei branchi di buoi e cavalli selvatici, e portano regolarmente all’uccisione del padre del branco [ibid., pp. 222 sg.]. Egli suppone inoltre che, dopo l’eliminazione del padre, l’orda si sfasci a causa della lotta accanita che i figli vittoriosi ingaggiano l’uno contro l’altro. In questo modo non si attuerebbe mai una nuova organizzazione della società: vi sarebbe “una successione violenta, sempre ricorrente, alla tirannia solitaria del padre, attuata da figli le cui mani parricide sono ben presto implicate di nuovo in una contesa fratricida” (ibid., p. 228). Atkinson, che non disponeva dell’aiuto della psicoanalisi e non conosceva gli studi di Robertson Smith, rintraccia un trapasso meno violento dall’orda primordiale al successivo gradino sociale, in cui parecchi maschi convivono in comunità pacifica. Egli attribuisce all’amore materno il fatto che prima solo ai figli più giovani, e più tardi anche ad altri figli sia concesso di rimanere nell’orda, ciò che implica da parte di questi figli tollerati il riconoscimento del privilegio sessuale del padre sotto forma di rinuncia, da parte loro, alla madre e alle sorelle. [Ibid., pp. 231 sg.]
Questo quanto alla teoria di Atkinson, che considero degna della massima considerazione. Nel punto essenziale essa concorda con la teoria da me esposta; ma le divergenze che pure esistono fra noi implicano la rinuncia a stabilire un nesso con tanti altri elementi.
L’imprecisione, l’abbreviazione del fattore temporale e la concentrazione dei dati esposti più in alto sono frutto di una rinuncia imposta dalla natura stessa dell’argomento. Sarebbe assurdo aspirare all’esattezza in questa materia, così come sarebbe ingiusto pretendere delle certezze.
282 Questo nuovo atteggiamento emotivo fu certamente favorito altresì dal fatto che l’impresa non poteva dare piena soddisfazione a nessuno dei suoi autori. Sotto un certo punto di vista essa era stata inutile. Nessuno dei figli poteva infatti attuare il desiderio originario di prendere il posto del padre. E, come sappiamo, gioca molto più a favore della reazione morale l’insuccesso che non la soddisfazione.
283 [Un esempio di “obbedienza posteriore” si trova nel caso del piccolo Hans cit., par. 2].
284 Smith, op. cit., p. 419: “Omicidio e incesto, oppure offese analoghe alle sacre leggi del sangue, sono nella società primitiva i soli delitti che la comunità in quanto tale conosca.” [Freud cita in inglese].
285 [J. J. Bachofen, Das Mutterrecht (Stoccarda 1861)].
286 Vedi C. G. Jung, Trasformazioni e simboli della libido (1912), ove i punti di vista adottati differiscono alquanto dai miei. [L’edizione definitiva di quest’opera reca il titolo Simboli della trasformazione (1952)].
287 Smith, op. cit., p. 290.
288 Frazer, The Golden Bough cit., pt. 1 in 2 voll.: The Magic Art and the Evolution of Kings, vol. 2, pp. 177 sg.: “Per noi moderni la frattura che divide l’umano dal divino è venuta approfondendosi fino a diventare un baratro invalicabile, e perciò questa parodia ci sembra blasfema, ma per gli antichi era diverso. Essi pensavano che gli dei e gli uomini appartenessero alla medesima stirpe, perché molte famiglie facevano risalire la loro origine a una divinità, e probabilmente non provavano più stupore per la deificazione di un uomo di quanto ne provi un moderno cattolico per la canonizzazione di un Santo.” [Freud cita in inglese].
289 Nelle mitologie, il superamento di una generazione di dei ad opera di un’altra significa, com’è noto, il processo storico della sostituzione di un sistema religioso ad opera di un altro, o come conseguenza di una conquista da parte di una popolazione straniera o per via di evoluzione psicologica. In questo secondo caso il mito si avvicina ai “fenomeni funzionali” nel senso descritto da H. Silberer, Bericht über eine Methode, gewisse symbolische Halluzinations-Erscheinungen hervorzurufen und zu beobachten, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 1, 513 (1909) [vedi L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. I]. Il fatto che il dio che uccide l’animale sia un simbolo della libido, come afferma Jung, op. cit., pp. 220 sgg., presuppone un concetto di libido diverso da quello usato finora e mi sembra dubbio sotto tutti i punti di vista.
290 [Frazer, The Golden Bough cit., pt. 1, vol. 2, cap. 18].
291 [Smith, op. cit., pp. 410 sg.].
292 [Ibid., p. 413].
293 Ibid., p. 412: “Il lutto non è un’espressione spontanea di simpatia verso la tragedia divina, ma un atto reso obbligatorio e indotto dal timore dell’ira soprannaturale. E uno degli obiettivi principali di coloro che partecipano al lutto è dissociarsi dalla responsabilità per la morte del dio [corsivo di Freud che cita in inglese], punto questo in cui ci siamo già imbattuti in relazione con sacrifici di dei umani incarnati, come l’‘assassinio del bue’ ad Atene.”
294 Nei nostri nevrotici in giovane età, la paura dell’evirazione svolge un ruolo importantissimo nel perturbamento dei rapporti col padre. Abbiamo potuto vedere, grazie al bel caso osservato da Ferenczi [Ein kleiner Hahnemann cit.] come il fanciullo riconosce il suo totem nell’animale che cerca di afferrare il suo piccolo membro. Quando i nostri bambini [ebrei] vengono a conoscenza della circoncisione rituale, l’equiparano alla evirazione. A quanto mi risulta, il parallelo nella psicologia dei popoli di questo comportamento dei bambini non è stato ancora indicato. La circoncisione, così frequente in epoche preistoriche e presso i popoli primitivi, appartiene all’epoca dell’iniziazione virile, dove deve trovare il suo significato; la sua anticipazione a un’età precedente si è verificata solo in un’epoca successiva. È estremamente interessante il fatto che, presso i primitivi, la circoncisione sia combinata con il taglio dei capelli e l’estrazione dei denti, oppure che sia sostituita da queste pratiche, e che i nostri bambini, che non possono saper niente di questi fatti, nelle loro reazioni d’angoscia considerino realmente queste due ultime operazioni come equivalenti dell’evirazione.
295 Reinach, Cultes, mythes et religions cit., vol. 2, pp. 75 sgg.
296 “Une sorte de péché proethnique” (ibid., p. 76).
297 [Ibid., p. 93].
298 Gli impulsi suicidi dei nostri nevrotici si rivelano regolarmente come autopunizioni per desideri di morte diretti verso altre persone.
299 [Freud cita in inglese da] Frazer, The Golden Bough cit., pt. 5, vol. 2, p. 51. Nessuno tra quanti conoscono la letteratura esistente sull’argomento supporrà che il ricondurre la Comunione cristiana al pasto totemico sia un’idea dell’autore di questo saggio.
300 Ariele nella Tempesta, atto 1, scena 2:
A cinque tese tuo padre è sepolto;
Coralli gli son fatte le ossa;
Son perle gli occhi nel suo volto:
Niente in lui che perire possa,
Che il mare non lo vada convertendo
In qualcosa di ricco e stupendo.
[trad. G. S. Gargano]
301 “La mort d’Orphée” si trova nell’opera più volte citata di Reinach, Cultes, mythes et religions, vol. 2, pp. 100 sgg.
302 O più esattamente, dal complesso parentale [dei genitori].
303 Avvezzo come sono a essere frainteso, non considero superfluo sottolineare esplicitamente che le derivazioni indicate qui non intendono affatto trascurare la complessa natura dei fenomeni in esame, e pretendono unicamente di aggiungere, alle origini già note o ancora ignote della religione, della morale e della società, un nuovo fattore risultante dalla considerazione delle esigenze psicoanalitiche. Devo lasciare ad altri il compito di una spiegazione che tracci una sintesi complessiva. In tal caso, tuttavia, è implicito nella natura del presente contributo che in una sintesi siffatta esso non potrebbe avere altro posto che quello centrale, sebbene potesse rendersi necessario superare cospicue resistenze affettive prima di riconoscergli questa importanza.
304 [Goethe, Faust, parte prima, prima scena della Notte.]
305 [Goethe, Faust, prima scena dello Studio. Le argomentazioni che Freud espone in questo capitolo saranno sviluppate ulteriormente negli scritti successivi: vedi Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921, in OSF, vol. 9), par. 10, L’avvenire di un’illusione (1927, in OSF, vol. 10), soprattutto par. 4, e L’uomo Mosè e la religione monoteistica: tre saggi (1934-38, in OSF, vol. 11)].
306 A questo punto ho commesso l’errore di condensare il materiale, errore a cui ho potuto porre riparo rivedendo gli appunti che avevo preso durante il racconto della signora. L’infermiera che si presenta come un’apparizione sul ponticello non aveva commesso in realtà nulla di riprovevole durante il suo lavoro. Era stata licenziata perché la madre del bambino, costretta ad allontanarsi da casa, desiderava che il figlio fosse affidato durante la propria assenza a una persona più anziana, sulla quale poter fare in effetti maggiore affidamento. A ciò si era aggiunto un secondo racconto che riguardava un’altra infermiera che davvero era stata allontanata a causa di una negligenza, ma che però non si era annegata per questo. Il materiale necessario per l’interpretazione dell’elemento onirico deriva qui – come accade piuttosto spesso – da due diverse fonti. La mia memoria ha compiuto la sintesi che consente di pervenire all’interpretazione. Inoltre nella storia dell’infermiera annegata compare l’elemento della madre che si allontana da casa, elemento che la signora ha messo in relazione con la partenza del proprio marito. Evidentemente siamo qui di fronte a una sovradeterminazione che nuoce all’eleganza dell’interpretazione.
308 [Vedi in proposito Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile (1920, in OSF, vol. 9) par. 3].
309 Fra l’altro, alcuni giorni dopo, l’infermiera ammise con un’altra persona di essersi addormentata tutte le sere, confermando con ciò l’interpretazione della signora.
310 [Solo nell’edizione del 1913 si legge “preconscio”].
311 [Sull’importanza di distinguere fra contenuto onirico manifesto e pensieri latenti del sogno Freud ha insistito più volte; vedi ad esempio in Per la storia del movimento psicoanalitico (1914) in questo volume, par. 3 e nell’Interpretazione dei sogni cit. la nota 887 aggiunta nel 1925].
312 [Freud ha parlato spesso dell’elaborazione secondaria come parte del lavoro onirico (per esempio nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. I). Tuttavia nell’articolo sulla Psicoanalisi (1922, in OSF, vol. 9), egli afferma categoricamente che l’elaborazione secondaria non costituisce, a rigore, una parte del lavoro onirico].
313 [Vedi un’osservazione aggiunta nel 1925 a questo riguardo nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. E].
314 [Parecchi esempi che dimostrano la relazione simbolica fra acqua e atto della nascita furono aggiunti da Freud in ibid., a partire dall’edizione del 1909. Il simbolismo dei ponti è brevemente discusso verso la fine della lezione 29 dell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932, in OSF, vol. 11)].
315 [Vedi Carattere ed erotismo anale (1908, in OSF, vol. 5)].
316 [Vedi Teorie sessuali dei bambini (1908, ivi)].
Prefazioni a “Il metodo psicoanalitico” di Oskar Pfister, “Riti scatologici di tutti i popoli” di J. G. Bourke, “I disturbi psichici della potenza virile” di Maxim. Steiner
317 [P. C. H. Brouardel (1837-1906), è stato una personalità illustre nel campo della medicina legale. Freud lo cita con deferenza nella Relazione sui miei viaggi di studio a Parigi e a Berlino (1886, in OSF, vol. 1), e in Per la storia del movimento psicoanalitico (1914), in questo volume, par. 1].
318 [Goethe, Faust, a cura di Franco Fortini (Mondadori, Milano 1970), p. 1047].
319 A eccezione del particolare dei capelli tagliati corti, che il suocero portava invece lunghi.
320 [È una fiaba dei fratelli Grimm].
321 Il legno, com’è noto, costituisce spesso un simbolo femminile, materno (materia, Madeira) e così via. [Vedi L’interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), cap. 6, par. E].
322 “Tavola e letto” rappresentano infatti il matrimonio. [Vedi ibid. e Azioni ossessive e pratiche religiose (1907, in OSF, vol. 5), nota 307].
323 [Preservativo antivenereo e antifecondativo. Il termine è tratto dal nome di un medico inglese del diciottesimo secolo che per primo ne suggerì l’uso].
324 [Si tratta dell’“uomo dei lupi”. Vedi oltre, par. 4, dove l’intero passo è riportato testualmente].
325 [Il disegno è riprodotto nel caso dell’uomo dei lupi (1914); vedi oltre, ibid.].
326 [La celeberrima fiaba dei fratelli Grimm].
327 [Anche questa fiaba è dei fratelli Grimm].
328 [Freud discuterà a fondo di ciò nel caso dell’uomo dei lupi (1914)].
329 Vedi l’analogia che Otto Rank ha messo in rilievo fra queste due fiabe e il mito di Cronos (Rank, Völkerpsychologische Parallelen zu den infantilen Sexualtheorien, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 372 e 425, 1912).
Il motivo della scelta degli scrigni
330 [Le Gesta Romanorum erano una raccolta anonima assai diffusa nel Medioevo].
331 G. Brandes, William Shakespeare (Parigi 1896).
332 E. Stucken, Astralmythen der Hebraeer, Babylonier und Aegypter (Lipsia 1907), p. 655.
333 O. Rank, Der Mythus von der Geburt des Helden (Lipsia-Vienna 1909), pp. 8 sgg.
335 Per l’indicazione di questa coincidenza ringrazio il dottor Otto Rank. [Vedi il riferimento a questa situazione contenuto nel par. 12 di Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921, in OSF, vol. 9)].
336 [Da un commento in disparte di Cordelia, nell’atto 1, scena 1].
337 [Il mercante di Venezia, atto 3, scena 2].
338 Nella traduzione tedesca dello Schlegel quest’allusione va perduta e anzi l’espressione viene impiegata in senso contrario: “La tua natura semplice parla a me eloquentemente.”
339 [Dal libretto di Meilhac e Halévy La belle Hélène (1864), musicato da Jacques Offenbach, atto 1, scena 7. Nella versione tedesca citata da Freud il secondo verso suona: Stand daneben und blieb stumm (si mise in un canto e restò muta)].
340 Anche in W. Stekel, Die Sprache des Traumes (Wiesbaden 1911), p. 351 il silenzio è indicato come simbolo di morte. [Vedi Freud, L’interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. E].
341 [Freud affronterà questo tema nel suo scritto più tardo Sogno e telepatia (1921, in OSF, vol. 9)].
342 Stekel, loc. cit.
343 [Vedi l’edizione italiana di tutte le fiabe nella traduzione di Clara Bovero: Jacob e Wilhelm Grimm, Le fiabe del focolare (Einaudi, Torino 1974)].
344 [N. 49 della raccolta di fiabe testé citata].
345 Quanto segue è tratto da W. H. Roscher, Ausführliches Lexicon der griechischen und römischen Mythologie (Lipsia 1884-1937), alle voci correlative.
346 [I nomi delle Norne furono dedotti dai concetti di passato, presente, avvenire].
347 L. Preller e C. Robert (a cura di), Griechische Mythologie (4a ed., Berlino 1894), cit. da Roscher.
349 Anche la Psiche di Apuleio ha conservato copiosi tratti che ne ricordano la relazione con la morte. Il suo matrimonio è allestito come cerimonia funebre; ella deve poi discendere nell’Averno e quindi cade in un sonno mortale (Rank).
Sul significato di Psiche quale dea della primavera e “fidanzata della morte” vedi A. Zinzow, Psiche und Eros (Halle 1881).
In un’altra fiaba dei fratelli Grimm (N. 179: La guardiana d’oche alla fonte) si trova, come in Cenerentola, l’alternarsi della bella e della brutta forma assunta dalla terza sorella, nel che si può vedere un’allusione alla sua doppia natura: prima e dopo la sostituzione. La terza sorella è ripudiata dal padre dopo un esperimento che coincide quasi con quello del Re Lear. Ella deve con le altre sorelle dichiarare tutto l’amore che ha per il padre, ma non riesce a trovare altra espressione al suo amore che paragonarlo al sale. (Cortese comunicazione del dottor Hanns Sachs).
351 [Solo nell’edizione del 1913: a tre anni e un quarto].
352 [Solo nell’edizione del 1913, a questo punto si leggeva anche: “e felice”].
353 [In tedesco Eis significa sia ghiaccio sia gelato].
354 [Glace (gelato in francese) si pronuncia in modo assai simile a Glas (vetro in tedesco)].
La disposizione alla nevrosi ossessiva contributo al problema della scelta della nevrosi
355 [In questo scritto Freud usa sempre il termine “Disposition” per indicare un elemento meramente costituzionale o ereditario. Negli scritti successivi egli attribuisce a questo termine un significato più ampio, includendovi gli effetti provocati dalle esperienze infantili (vedi in proposito l’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8) lez. 23). La “tesi generale” di cui si parla nel testo era già stata enunciata da Freud in Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell’etiologia delle nevrosi (1905, in OSF, vol. 5)].
356 Da quando i lavori di Wilhelm Fliess hanno rivelato l’importanza biologica di determinati “periodi”, ha acquistato plausibilità la tesi secondo cui una perturbazione evolutiva risale a una modificazione della durata dei diversi stadi di sviluppo.
357 [Al problema trattato in questo saggio Freud aveva già accennato più volte nei suoi precedenti scritti: vedi i Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Primo saggio, par. 6 e Riepilogo; Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell’etiologia delle nevrosi cit.; il caso clinico del presidente Schreber cit., par. 3 e Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico cit. Freud si riferisce qui probabilmente a questi due ultimi lavori].
358 [Nella prima edizione le ultime parole di questa frase erano: “...da me chiamate parafrenia e paranoia”. Per l’uso del termine “parafrenia” vedi la nota editoriale nel caso clinico del presidente Schreber cit., nota 518].
359 [Vedi Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell’etiologia delle nevrosi cit., note 238 e 239].
360 [Vedi alcune osservazioni su questo argomento nel caso clinico del presidente Schreber cit., par. 3].
362 [Vedi in questo volume l’Introduzione al narcisismo (1914). Il tema era già stato trattato in scritti precedenti; ad esempio nel caso clinico del presidente Schreber cit., par. 3].
363 [L’espressione è qui usata per la prima volta].
364 E. Jones, Hass und Analerotik in der Zwangsneurose, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 425 (1913).
365 [Vedi lo scritto di Freud Carattere ed erotismo anale (1908, in OSF, vol. 5) e, per alcune osservazioni generali sulla formazione del carattere, i Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Riepilogo e L’Io e l’Es (1922, in OSF, vol. 9), par. 3].
366 [L’esistenza di un’organizzazione sessuale pregenitale più antica, caratterizzata dal primato della zona orale, è stata messa in rilievo da Freud nel 1914, in un’aggiunta al secondo dei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., par. 6].
368 S. Ferenczi, Entwicklungsstufen des Wirklichkeitssinnes, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 124 (1913).
369 W. Stekel, Die Sprache des Traumes (Wiesbaden 1911), p. 536.
370 [L’argomento è ulteriormente sviluppato da Freud alla fine dello scritto metapsicologico Pulsioni e loro destini (1915, in OSF, vol. 8)].
L’interesse per la psicoanalisi
371 Cinque conferenze sulla psicoanalisi (1909 [in OSF, vol. 6]).
372 Vedi la Psicopatologia della vita quotidiana (1901 [in OSF, vol. 4]) nonché i lavori di A. Maeder, A. A. Brill, E. Jones, O. Rank e altri. [Vedi anche, di Freud, l’Introduzione alla psicoanalisi cit., parte prima].
373 L’interpretazione dei sogni (1899 [in OSF, vol. 3]). Vedi inoltre lo scritto minore Il sogno (1900 [in OSF, vol. 4]). Altre pubblicazioni sono di O. Rank, W. Stekel, E. Jones, H. Silberer, A. A. Brill, A. Maeder, K. Abraham, S. Ferenczi e altri. [Vedi inoltre l’Introduzione alla psicoanalisi cit., parte seconda].
374 Un riferimento di questa topica psichica a una localizzazione anatomica o a una stratificazione istologica viene attualmente respinto dalla psicoanalisi.
375 [Vedi tuttavia le successive osservazioni di Freud a proposito delle posizioni di Janet nell’Autobiografia (1924, in OSF, vol. 10), par. 3].
376 Vedi K. Abel, Der Gegensinn der Urworte (Lipsia 1884), e la mia recensione Significato opposto delle parole primordiali (1910 [in OSF, vol. 6]). [Vedi anche L’interpretazione dei sogni cit., nota 310].
377 H. Sperber, Über den Einfluss sexueller Momente auf Entstehung und Entwicklung der Sprache, Imago, vol. 1, 405 (1912).
378 [Vedi i Tre saggi sulla teoria sessuale (1905, in OSF, vol. 4)].
379 Aggiunte a questo proposito si trovano in C. G. Jung, Trasformazioni e simboli della libido (1912) [ed. definitiva: Simboli della trasformazione (1952)] e in Freud, Totem e tabù (1912-13).
380 S. Ferenczi, Entwicklungsstufen des Wirklichkeitssinnes, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 14, 124 (1913); Freud, Totem e tabù cit. [vedi cap. 3, par. 3, in OSF, vol. 7].
381 Vedi O. Rank, Der Künstler (Vienna 1907).
382 Vedi O. Rank, Das Inzestmotiv in Dichtung und Sage (Vienna 1912); e anche, per l’applicazione a certi problemi estetici il mio scritto Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905 [in OSF, vol. 5]). [Vedi inoltre, di Freud, Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910, in OSF, vol. 6) e Il Mosè di Michelangelo (1913)].
383 Si vedano in proposito i lavori del pastore zurighese dottor Oskar Pfister.
Esperienze ed esempi tratti dalla pratica dell’analisi
384 [Breuer usa la stessa analogia (facendo tuttavia esplicito riferimento alle uova degli echinodermi) nel caso di Anna O. in Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1), cap. 2, par. 1. Questo fatto può forse essere assunto come indiretta conferma che Freud è l’autore di questa nota introduttiva].
385 [Un altro gruppo di osservazioni fu pubblicato l’anno successivo sotto la medesima rubrica (Int. Z. Psychoanal., vol. 2, 377, 1914); il contributo di Freud La “grande prestazione” nel sogno appare nel vol. 2, p. 384 e fu da lui stesso inserito nel 1919 nel cap. 6 dell’Interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), par. F, con l’omissione di un passo riportato nella nota editoriale n. 763. Il terzo e ultimo gruppo di osservazioni, pubblicato nel 1915 sotto la stessa rubrica non comprendeva contributi di Freud].
386 [Vedi una versione più estesa di questo sogno, aggiunta nel 1914, al testo dell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 5, par. C. Freud lo riporterà ancora nell’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8), lez. 5].
387 [Leggermente modificate nella forma, questa osservazione e la seguente furono inserite nel 1914 nell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. F].
388 [Quanto è detto nella nota precedente vale per questa osservazione e per quella che segue, inserite in ibid., cap. 6, par. E, rispettivamente nel 1919 e nel 1911].
389 [Questo esempio sarà ulteriormente discusso nell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932, in OSF, vol. 11), lez. 29].
390 [Ciò è dovuto alla somiglianza fra hervorziehen (estrarre) e vorziehen (preferire)].
Falso riconoscimento (“già raccontato”) durante il lavoro psicoanalitico
393 Vedi una delle più recenti bibliografie sull’argomento in Havelock Ellis, The World of Dreams (Londra 1911).
394 [Vedi A. L. Wigan, A new View of Insanity: The Duality of the Mind, proved by the Structure, Functions, and Diseases of the Brain, and by the Phenomena of Mental Derangement etc. (Londra, 1a ed. 1844, 2a ed. 1860). Wigan chiama il fenomeno “sentimento di preesistenza”, con un’espressione derivatagli da Walter Scott].
395 J. Grasset, La sensation du “déjà vu”, J. Psychol. norm. path., vol. 1, 17 (1904).
396 [Si tratta probabilmente di un errore di stampa del testo tedesco per “venticinque” (vedi il resoconto di questo caso nella Psicopatologia della vita quotidiana (aggiunta del 1907), cap. 12)].
397 [Il paziente è l’uomo dei lupi il cui caso clinico è riportato oltre, in questo volume; nel cap. 7 è riportato testualmente il capoverso successivo al prossimo].
398 Vedi Materiale fiabesco nei sogni (1913).
399 Nel corso di una narrazione successiva fu apportata la seguente rettifica: “Non mi pare che stessi intagliando l’albero. Devo aver fuso insieme con questo un altro ricordo, anch’esso falsato in modo allucinatorio, in cui facevo, col coltello, un taglio in un albero e dall’albero sgorgava ‘sangue’.”
401 [Ibid.].
402 [Una breve menzione, aggiunta nel 1909, di un caso particolare di “già veduto” nel sogno, con una diversa spiegazione, si trova nell’Interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), cap. 6, par. E. Su questo fenomeno e altre analoghe manifestazioni vedi gli scritti più tardi Un errore di memoria sull’Acropoli: lettera aperta a Romain Rolland (1936, in OSF, vol. 11) e Costruzioni nell’analisi (1937, ivi)].
403 [Quando il lavoro apparve la prima volta anonimo sulla rivista “Imago”, al titolo era apposta la nota seguente, certo redatta da Freud stesso:
“La Redazione non ha voluto negare accoglienza a questo saggio, che a rigore non corrisponde al tipo di contributi che la rivista si propone di pubblicare, poiché il suo noto autore è vicino agli ambienti psicoanalitici, e poiché il modo in cui è argomentato presenta in effetti una certa analogia con la metodica psicoanalitica”].
404 La prima rappresentazione ebbe luogo, forse, nel 1602.
406 Secondo Henry Thode [Michelangelo: kritische Untersuchungen über seine Werke, vol. 1 (Berlino 1908), p. 194] la statua è stata scolpita negli anni 1512-16.
407 [H. Grimm, Leben Michelangelos, 9a ed. (Berlino-Stoccarda 1900), p. 189].
408 Thode, op. cit.
409 [Vedi la tavola 1].
410 [Grimm, op. cit., p. 189].
411 [W. Lübke, Geschichte der Plastik (Lipsia 1863), p. 666].
412 [A. Springer, Raffael und Michelangelo, vol. 2 (Lipsia 1895), p. 33].
413 [C. Justi, Michelangelo (Lipsia 1900), p. 326].
414 [E. Müntz, Histoire de l’art pendant la Renaissance: Italie (Parigi 1895), p. 391 n.].
415 [Thode, op. cit., p. 205].
416 [C. Boito, Leonardo, Michelangelo, Andrea Palladio (Milano, 2a ed. 1883)].
417 [Thode, op. cit., p. 205].
418 [J. Burckhardt, Il cicerone (1855), trad. it. (Sansoni, Firenze 1952), p. 736].
419 [Thode, op. cit., p. 205].
420 Citato da Thode, op. cit., p. 197. [In francese nel testo].
421 [Lübke, op. cit., pp. 666 sg.].
422 E. Guillaume, Michel-Ange sculpteur, Gazette des Beaux-Arts (1876), 96.
423 [Müntz, op. cit., p. 391].
424 [E. Steinmann, Rom in der Renaissance (Lipsia 1899), p. 169].
425 “Quarterly Review”, vol. 103, 469 (1858). [Freud cita in inglese].
426 [Burckhardt, op. cit., p. 736].
427 [Lübke, op. cit., p. 666].
428 [Springer, op. cit., p. 33].
429 Si tratta del monumento funebre in onore del papa.
430 [Grimm, op. cit., p. 189].
431 [C. H. Wilson, Life and Work of Michelangelo Buonarroti (Londra 1876), p. 450].
432 [H. Wölfflin, Die klassische Kunst: Eine Einführung in die italienische Renaissance (Monaco 1899), p. 72].
433 [Justi, op. cit., pp. 326 sg.].
434 Bisogna rilevare che l’accurata disposizione del manto intorno alle gambe della figura assisa rende insostenibile questa prima parte della descrizione di Justi. Al contrario essa ci fa pensare che si sia voluto raffigurare Mosè nell’atto in cui, seduto tranquillamente e ignaro di quel che l’aspetta, viene sorpreso da una percezione improvvisa.
435 [Vedi la nota che precede].
436 [F. Knapp, Michelangelo (Stoccarda-Lipsia 1906), p. XXXII].
437 Tuttavia, nella Cappella medicea, il piede sinistro di Giuliano che siede tranquillo è sollevato in maniera analoga.
438 [Thode, op. cit., p. 205].
439 [Ibid., p. 206].
440 [H. Knackfuss, Michelangelo (Bielefeld-Lipsia, 6a ed., 1900)].
441 [Giovanni Morelli (Verona 1816-Milano 1891) studiò in gioventù in Germania scienze naturali, ma si dedicò fin dall’inizio alla storia dell’arte. Patriota, fu nominato senatore nel 1873. Il suo metodo, sopra descritto da Freud, ebbe notevole influenza. Raccolse i suoi saggi, con lo pseudonimo indicato, nei volumi scritti in tedesco: Le opere dei maestri italiani nelle gallerie dei musei di Dresda e Berlino (1880; trad. it. 1886), e Della pittura italiana: le Gallerie Borghese e Doria Pamphili (3 voll., 1890-93; trad. it. 1897)].
442 [Destra e sinistra si riferiscono qui sempre a Mosè, non allo spettatore].
443 [Ascanio Condivi, Vita di Michelangelo Buonarroti (1553), p. 44].
444 [Sostituiamo la versione di Lutero con quella secentesca di Giovanni Diodati].
445 [Si tratta certamente del pannello monocromo affrescato dal Parmigianino sulla volta della cappella maggiore di Santa Maria della Steccata in Parma. Tuttavia la critica più moderna non concorda nell’attribuire al Parmigianino l’intenzione di dipingere Mosè in vetta al monte, anche perché dai suoi nove studi sul Mosè risulta chiaramente che egli intendeva inserirlo in una più vasta composizione pittorica che non portò a termine].
446 W. W. Lloyd, The Moses of Michael Angelo (Londra 1863).
447 Ibid., p. 10: “Ma non si sta alzando né si prepara ad alzarsi; il busto è completamente eretto, non piegato in avanti per effetto dell’alterazione di equilibrio che precede un movimento del genere...” [Freud cita in inglese].
448 Ibid., p. 11: “Tale descrizione è completamente errata; i rivoletti della barba sono trattenuti dalla mano destra, ma non sono né stretti né afferrati, rinchiusi o impugnati saldamente. Sono semplicemente trattenuti per un attimo: momentaneamente impegnati, sono sul punto di essere lasciati liberi.” [Freud cita in inglese].
Nuovi consigli sulla tecnica della psicoanalisi
449 [Solo nella prima edizione compariva a questo punto la seguente nota: “Continuazione della serie di scritti apparsi in ‘Zentralblatt für Psychoanalyse’, vol. 2 (3, 4 e 9) con il titolo: L’impiego dell’interpretazione dei sogni nella psicoanalisi (1911); Dinamica della traslazione (1912); Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico (1912).” Questi scritti sono raggruppati sotto il titolo generale Tecnica della psicoanalisi (1911-12) nel volume 6 di questa edizione].
450 Nello scritto Psicoterapia (1904 [in OSF, vol. 4]).
452 Ci sarebbero moltissime cose da dire su questa incertezza diagnostica, sulle prospettive dell’analisi per forme lievi di parafrenia e sui motivi che stanno alla base della somiglianza fra i due tipi di affezioni. Ma in questa sede non mi è possibile sviluppare questa tematica. Contrapporrei volentieri, come fa Jung, l’isteria e la nevrosi ossessiva come “nevrosi di traslazione” alle affezioni parafreniche come “nevrosi di introversione”, se impiegando in tal modo il concetto di “introversione” (della libido) non ci si allontanasse dal suo unico legittimo significato. [Vedi Dinamica della traslazione (1912, ivi), nota 675 e Introduzione al narcisismo (1914, in questo volume), par. 1].
453 [Nelle edizioni precedenti a quella del 1925 si leggeva: “33 anni”].
454 [Allusione alla poesia di Schiller “Das Mädchen aus der Fremde”].
455 [Vedi in Metapsicologia (1915, in OSF, vol. 8): L’inconscio].
456 [La nozione di un’utilità che deriva dalla malattia compare già nelle Osservazioni generali sull’attacco isterico (1908, in OSF, vol. 5), anche se l’espressione “tornaconto secondario” è qui menzionata per la prima volta. Per una più ampia discussione sul “tornaconto della malattia” vedi la nota 495 aggiunta da Freud nel 1923 al Frammento di un’analisi d’isteria (1901, in OSF, vol. 4)].
458 Ci sarebbero molte cose da dire sulle nostre esperienze con la regola psicoanalitica fondamentale. Di tanto in tanto ci imbattiamo in persone che si comportano come se questa regola se la fossero data da sé. Altre peccano contro di essa sin dall’inizio. È indispensabile, e addirittura vantaggioso che la regola sia comunicata negli stadi iniziali del trattamento. In seguito, sotto il dominio delle resistenze, si cessa di seguirla, e prima o poi per ciascuno viene il momento di superarla. La nostra stessa autoanalisi deve rammentarci come sorga irresistibile la tentazione di cedere a quei pretesti critici per tenere lontane determinate idee improvvise. Ci si può render conto invariabilmente della scarsa efficacia dei patti che abbiamo concluso con il paziente stabilendo la regola psicoanalitica fondamentale quando per la prima volta gli viene in mente qualcosa di intimo che riguarda una terza persona. Pur sapendo che dovrebbe dire tutto, il paziente fa della discrezione verso gli altri un nuovo impedimento alla comunicazione. “Devo dire proprio tutto? Credevo che questo valesse soltanto per le cose che mi riguardano personalmente.” Naturalmente è impossibile effettuare un trattamento che escluda dalla comunicazione i rapporti del paziente con gli altri e quel che egli pensa di questi rapporti. Pour faire une omelette il faut casser des œufs. Un uomo per bene sarà disposto a dimenticare ciò che di questi segreti che riguardano persone estranee non gli sembra significativo. Nemmeno alla comunicazione di nomi si può rinunciare. Altrimenti i racconti del paziente assumono qualcosa di umbratile, come le scene della “Figlia naturale” di Goethe, qualcosa che non riesce a fissarsi nella memoria del medico; inoltre i nomi tenuti in serbo impediscono l’affiorare di molte importanti concatenazioni. Si può forse consentire che siano tenuti riservati alcuni nomi fin quando l’analizzato non ha acquistato maggiore confidenza col medico e col procedimento analitico. È notevole osservare come l’intero compito diventi insolubile non appena si sia concessa la riserva per un unico punto. Ma si pensi soltanto a cosa accadrebbe da noi se fosse concesso un diritto d’asilo, per esempio in un’unica piazza della città; si pensi a quanto tempo ci vorrebbe affinché in quella piazza si riunissero tutte le canaglie della città. Una volta ho avuto in cura un alto funzionario che in grazie del suo giuramento di servizio era tenuto a non comunicare un certo numero di cose perché erano segreti di Stato; ebbene, il trattamento fallì proprio a causa di questa limitazione. Il trattamento psicoanalitico deve porsi al di là di ogni riguardo, dal momento che nevrosi e resistenze non hanno riguardi per nulla e per nessuno.
459 Si ammettano eccezioni solo per dati come alberi genealogici, informazioni relative a periodi trascorsi in luoghi determinati, operazioni e simili.
460 [Confronta quanto qui è dichiarato con l’esperienza di Freud in due dei casi clinici descritti negli Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1), cap. 2, parr. 2 e 5].
462 [Vedi in Tecnica della psicoanalisi (1911-12): Dinamica della traslazione cit. In una nota di Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921, in OSF, vol. 9) par. 10, Freud mette in rilievo l’analogia di questa situazione con alcune tecniche ipnotiche].
463 [Soltanto nella prima edizione l’ultima parte della frase suonava: “...oppure se ci si atteggia a rappresentante o mandatario di una delle parti con cui il paziente è in conflitto: dei suoi genitori ad esempio, o dell’altro membro della coppia coniugale.”]
464 [Vedi l’esempio particolareggiato di un simile procedimento descritto da Freud in Psicoanalisi “selvaggia” (1910, in OSF, vol. 6)].
465 [La concezione assai diversa che Freud aveva su quest’argomento all’epoca della sua collaborazione con Breuer è documentata dal resoconto di un caso clinico in Studi sull’isteria cit., cap. 4, par. 2].
466 [Una differenziazione di tipo topico fra rappresentazioni inconsce e rappresentazioni consce, discussa da Freud nel caso del piccolo Hans (1908, in OSF, vol. 5), cap. 3, par. 2, e accennata brevemente in Psicoanalisi “selvaggia” cit., sarà approfondita nello scritto metapsicologico L’inconscio (1915, in OSF, vol. 8), parr. 2 e 7].
468 [L’intera questione che attiene al meccanismo della terapia psicoanalitica e in particolare alla traslazione sarà discussa più ampiamente nelle lezioni 27 e 28 dell’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8). Alcune interessanti osservazioni sulle difficoltà che i nevrotici ossessivi incontrano nell’attenersi alla “regola psicoanalitica fondamentale” (vedi sopra) si trovano in Inibizione, sintomo e angoscia (1925, in OSF, vol. 10), par. 6].
469 [Solo nella prima edizione questo e i tre successivi capoversi (che costituiscono le osservazioni “aggiunte” da Freud) erano stampati in corpo minore].
470 [Freud si riferisce ovviamente al caso dell’uomo dei lupi (1914), vedi oltre, la cui stesura corre più o meno parallela a quella di questo saggio. Freud parlerà ancora di questa categoria di ricordi infantili nell’Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 23, verso la fine].
471 [Freud riprende qui il tema interrotto dalle osservazioni or ora intercalate].
472 [Questa nozione, che in una forma più generalizzata avrà una grande importanza nella successiva teoria freudiana delle pulsioni, compare qui per la prima volta. Come qui essa sarà usata da Freud in senso clinico nello scritto Il perturbante (1919, in OSF, vol. 9), ma soprattutto costituirà il fondamento teorico del par. 3 di Al di là del principio di piacere (1920, ivi), in cui Freud fa un riferimento al presente scritto].
473 [Vedi ad esempio i casi del piccolo Hans cit., cap. 3, par. 2 e dell’uomo dei topi (1909, in OSF, vol. 6), par. 2, sottopar. a e nota 67].
474 [Übertragungsbedeutung. Nelle edizioni che precedono quella del 1924 si leggeva: Übertragungsbedingung (determinazione in base alla traslazione)].
475 [Il rapporto fra quest’uso particolare del termine “nevrosi di traslazione” e il suo uso consueto che denota le nevrosi isteriche e ossessive è chiarito nell’Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 27].
476 [Solo nella prima edizione era scritto “azioni”].
477 [“...sich in den ihm unbekannten Widerstand zu vertiefen.” Così in tutte le edizioni tedesche successive alla prima nella quale era scritto invece “...sich in den ihm nun bekannten Widerstand zu vertiefen” (...di immergersi nella resistenza che ora gli è nota). Il testo freudiano della prima edizione sembra più sensato di quello delle successive edizioni].
478 [La nozione del “rielaborare” che Freud introduce in questo scritto è evidentemente connessa all’“inerzia psichica” di cui parlerà altrove. In Inibizione, sintomo e angoscia (1925, in OSF, vol. 10), par. 11A egli metterà in relazione la necessità della “rielaborazione” con la persistenza di una “resistenza dell’inconscio” anche quando è ormai superata la “resistenza dell’Io”. Su questo tema egli tornerà in Analisi terminabile e interminabile (1937, in OSF, vol. 11), par. 6].
479 Nel mio scritto Per la storia del movimento psicoanalitico (1914). [Allusione alle difficoltà create a Breuer dalla traslazione nel caso di Anna O., parte I].
480 [Il tema della “controtraslazione”, già accennato da Freud nello scritto sulle Prospettive future della terapia psicoanalitica (1910, in OSF, vol. 6), è ripreso più oltre. Freud lo menziona tuttavia assai raramente in forma esplicita nei suoi scritti].
481 Che la traslazione possa anche manifestarsi con sentimenti diversi e meno affettuosi è cosa ben nota che esula tuttavia dall’argomento di questo scritto. [Vedi in Tecnica della psicoanalisi (1911-12): Dinamica della traslazione cit.].
482 [Häufig. Nella prima edizione soltanto al posto di questa parola era scritto: frühzeitig (sin dall’inizio, precocemente)].
483 [Nella prima edizione soltanto questo capoverso (che ha la natura di un inciso) era stampato in corpo minore].
484 [Questa stessa tesi Freud l’aveva già asserita in forma assai più perentoria nella prima edizione dell’Interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), cap. 7, par. A. Ma nel 1925 egli aggiunse al passo in questione (“qualsiasi cosa disturbi la continuazione del trattamento è una resistenza”) una lunga nota, la 894, che chiarisce il significato tecnico di questa regola].
485 [A. Adler, Beitrag zur Lehre vom Widerstand, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 219 (1911)].
486 [Freud affronterà quest’argomento in Vie della terapia psicoanalitica (1918, in OSF, vol. 9)].
487 Vedi il saggio che precede Ricordare, ripetere e rielaborare (1914).
488 [Dalla poesia di Heine “I ratti migranti”].
489 [La distinzione fra conscio e inconscio in psicoanalisi da un punto di vista descrittivo, dinamico e sistematico è chiarita nello scritto freudiano Nota sull’inconscio in psicoanalisi (1912, in OSF, vol. 6)].
490 [Allusione a un aforisma attribuito a Ippocrate: “Ciò che non cura la medicina, lo cura il ferro; ciò che il ferro non cura lo cura il fuoco; e ciò che il fuoco non può curare va ritenuto incurabile”].
Per la storia del movimento psicoanalitico
491 [“Fluttua e non affonda”: è l’iscrizione che appare sull’imbarcazione raffigurata nello stemma. Freud la cita in due occasioni nella sua corrispondenza con Fliess (lettere del 21 settembre 1899 e dell’8 maggio 1901), riferendosi alla propria condizione psichica].
492 [Lo “Jahrbuch” era stato diretto fino a questo momento da Bleuler e Freud e affidato alla cura redazionale di Jung. D’ora in poi Freud ne divenne il direttore unico e la cura redazionale fu affidata ad Abraham e Hitschmann. Vedi oltre cap. 3].
493 Vedi le mie Cinque conferenze sulla psicoanalisi (1909 [in OSF, vol. 6]), tenute per il ventesimo anniversario di fondazione della Clark University di Worcester, Massachusetts. [Vedi oltre, cap. 2].
494 [Queste parole possono dar luogo a un equivoco. Breuer cita almeno quindici volte il termine “conversione” o i suoi derivati, ma solo una volta, la prima – Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1), cap. 3, par. 3 – aggiunge fra parentesi il nome di Freud. È possibile che Freud conoscesse la prima versione manoscritta dei contributi di Breuer ove tale distinzione veniva operata ogni volta e abbia convinto Breuer a ometterla prima che il volume fosse pubblicato. Il termine viene usato per la prima volta da Freud nel suo primo scritto su Le neuropsicosi da difesa (1894, in OSF, vol. 2), par. 1].
495 [Freud lavorò alla Salpêtrière di Parigi nell’inverno 1885-86. Vedi la sua Relazione sui miei viaggi di studio a Parigi e a Berlino (1886, in OSF, vol. 1)].
496 [W. Erb, Handbuch der Elektrotherapie (Lipsia 1882)].
497 [Freud soggiornò alcune settimane a Nancy nel 1889].
498 [Si tratta del Frammento di un’analisi d’isteria. (Caso clinico di Dora). (1901, in OSF, vol. 4) il cui trattamento Freud attribuisce qui per errore al 1899 invece che al 1900. Vedi l’Avvertenza editoriale al caso di Dora].
499 [Nel suo scritto di parecchi anni successivo Inibizione, sintomo e angoscia (1925, in OSF, vol. 10), Freud reintroduce il termine “difesa” per significare un concetto generale di cui la “rimozione” diventa un caso particolare].
500 [Vedi il caso di Anna O. in Studi sull’isteria cit., cap. 2, par. 1, da cui questa frase è riportata testualmente].
501 [Notizie più dettagliate su questo argomento si trovano in E. Jones, Vita e opere di Freud (il Saggiatore, Milano 1962), vol. 1, pp. 278 sgg. Vedi anche l’Avvertenza editoriale agli Studi sull’isteria cit.].
502 [Rudolf Chrobak (1843-1910) fu professore di ginecologia a Vienna negli anni 1880-1908].
503 [Freud ricorda questa stessa genealogia della sua concezione dell’etiologia sessuale delle nevrosi nella riunione del 1° aprile 1908 della Società psicoanalitica di Vienna. Vedi Dibattiti della Società psicoanalitica di Vienna 1906-1908, trad. it. di Ada Cinato (Boringhieri, Torino 1973)].
504 [P.-C.-H. Brouardel (1837-1906), dal 1879 professore di medicina legale a Parigi. Freud lo ricorda con parole di elogio nella sua Relazione sui miei viaggi di studio a Parigi e a Berlino cit., e nella Prefazione alla traduzione di “Riti scatologici di tutti i popoli” di J. G. Bourke (vedi sopra)].
505 O. Rank, Schopenhauer über den Wahnsinn, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 69 (1911).
506 [Freud stesso fornirà altri esempi dai quali risulta che alcune sue concezioni sono state anticipate da altri in Preistoria della tecnica analitica (1920, in OSF, vol. 9). Vedi altresì, oltre, le osservazioni relative a Popper-Lynkeus. La possibilità che Freud abbia derivato, sia pure indirettamente, il termine “rimozione” dal pensiero di Herbart è discussa da Jones, op. cit., vol. 1, pp. 445 sgg.].
507 [Vedi la narrazione diretta di questa crisi del pensiero freudiano nella lettera del 21 settembre 1897 a Fliess e la prima ammissione pubblica di aver cambiato opinione sull’importanza dei traumi infantili in Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell’etiologia delle nevrosi (1905, in OSF, vol. 5). Nell’Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932, in OSF, vol. 11), lez. 33, Freud osserva che le fantasie di seduzione non si riferiscono al padre ma alla madre].
508 K. Abraham, Il trauma sessuale come forma di attività sessuale infantile (1907).
509 [K. A. Scherner, Das Leben des Traumes (Berlino 1861)].
510 [Una discussione più dettagliata dell’influenza di Stekel è contenuta in un passo dell’Interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), cap. 6, par. E, aggiunto nel 1925].
511 [Fantasie di un realista. Vedi gli scritti successivi di Freud Josef Popper-Lynkeus e la teoria del sogno (1923, in OSF, vol. 9), e I miei rapporti con Josef Popper-Lynkeus (1932, in OSF, vol. 11). La parola “famoso” nell’ultima frase fu aggiunta nel 1924].
512 [Freud narra parti importanti della sua autoanalisi nelle lettere a Fliess, particolarmente nelle lettere del 3 e del 15 ottobre 1897. Il suo atteggiamento nei confronti dell’autoanalisi non fu tuttavia sempre così favorevole come risulta da queste parole. Per esempio, nella lettera a Fliess del 14 novembre 1897, Freud dichiara: “La mia autoanalisi rimane interrotta. Ora vedo il perché. Posso analizzare me stesso solo con le conoscenze obiettivamente acquisite (come se fossi un estraneo); una vera e propria autoanalisi è impossibile, altrimenti non si darebbe malattia (nevrotica). Poiché ho ancora delle difficoltà a risolvere gli enigmi dei miei pazienti, queste stesse difficoltà mi ostacolano certamente anche nell’autoanalisi.” Analogamente verso la fine della sua vita, nella breve nota La finezza di un’azione mancata (1935, in OSF, vol. 11), egli sostiene che il rischio di incompletezza nell’autoanalisi è particolarmente grande perché si tende ad accontentarsi di spiegazioni parziali, al di là delle quali la resistenza può tener celati elementi ben più importanti. Per contro, parole di apprezzamento per i risultati che si possono ottenere con l’autoanalisi sono contenute nella Premessa a un articolo di Pickworth Farrow (1926, in OSF, vol. 10). In definitiva Freud tende a considerare col tempo l’autoanalisi niente di più che un complemento dell’analisi intrapresa con un analista: di ciò egli parla brevemente in Tecnica della psicoanalisi: Consigli al medico nel trattamento psicoanalitico (1912, in OSF, vol. 6), par. f e, più diffusamente, in uno dei suoi ultimi scritti: Analisi terminabile e interminabile (1937, in OSF, vol. 11)].
513 [Freud si riferisce alla conferenza tenuta alla Società in primavera e pubblicata con il titolo Etiologia dell’isteria (1896, in OSF, vol. 2). Richard von Krafft-Ebing (1840-1903) fu professore di psichiatria a Strasburgo (1872-73), a Graz (1873-89) dove diresse anche l’ospedale psichiatrico provinciale, e a Vienna (1889-1902). Celebri sono le sue opere nel campo della criminologia, della neurologia e della psicopatologia sessuale].
514 [F. Hebbel, Gyges und sein Ring, atto 5, scena 1].
515 [In inglese nel testo: splendid isolation].
516 [Questa frase appare, con parole un po’ diverse, nel necrologio di Freud per Charcot (1893, in OSF, vol. 2)].
517 [Vedi tuttavia su questo punto l’Introduzione all’Interpretazione dei sogni cit.].
519 [Freud racconta il seguito di questo aneddoto all’inizio del par. 5 della sua Autobiografia cit.].
520 [W. Shakespeare, Enrico quarto, parte 1, atto 2, scena 4].
521 [Wilhelm Stekel].
522 [La nostra scuola secondaria superiore che comprende, oltre il “ginnasio”, anche il liceo].
523 [Nota aggiunta nel 1923] Attualmente direttore dell’Internationaler Psychoanalytischer Verlag [Casa editrice psicoanalitica internazionale], e redattore fin dall’inizio della “Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse” e di “Imago” [vedi oltre cap. 3 e nota 584].
524 [Eugen Bleuler (1857-1939), il celebre psichiatra che diresse il Burghölzli, l’ospedale psichiatrico di Zurigo].
525 [Nota aggiunta nel 1923] Il futuro fondatore del “Policlinico psicoanalitico” di Berlino. [Vedi le due brevi note di Freud: Prefazione a “Rapporto sul Policlinico psicoanalitico di Berlino” di Max Eitingon (1923, in OSF, vol. 9) e Prefazione a “Dieci anni dell’Istituto psicoanalitico di Berlino” (1930, in OSF, vol. 11)].
526 [Alfred Hoche, professore di psichiatria a Friburgo, accanito avversario della psicoanalisi, aveva presentato al Congresso medico di Baden-Baden nel 1910 una memoria dal titolo Eine psychische Epidemie unter Ärzten, Med. Klin., vol. 6, 1007 (1910)].
527 [C. G. Jung, Psicologia e patologia dei cosiddetti fenomeni occulti (1902), p. 88].
528 [Jung, Psicologia della dementia praecox (1907)].
529 [E. Bleuler, Dementia praecox, oder Gruppe der Schizophrenien (Lipsia-Vienna 1911)].
530 [Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa (1896, in OSF, vol. 2), par. 3. In tutte le edizioni tedesche appare la data sbagliata 1897. In realtà questo articolo fu pubblicato nel “Neurologisches Zentralblatt” il 15 maggio 1896].
531 [Jung, Trasformazioni e simboli della libido (1912). Edizione definitiva: Simboli della trasformazione (1952)].
532 [Jung, Diagnostische Assoziationsstudien (Barth, Lipsia 1906-09)].
533 [Vedi la prima volta in cui Freud usa il termine “complesso” in senso specifico in Diagnostica del fatto e psicoanalisi (1906, in OSF, vol. 5). Ma sui precedenti di questo termine vedi nella Psicopatologia della vita quotidiana (1901, in OSF, vol. 4) la nota 200, una nota editoriale].
534 [H. Ellis, Die Lehren der Freud-Schule, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 61 (1911). Anche Freud portò allo stesso congresso il breve contributo in lingua inglese Sulla psicoanalisi (1911, in OSF, vol. 6)].
535 G. Greve, Sobre Psicologia y Psicoterapia de ciertos Estados angustiosos, Lecture to Neurological Section of the Int. American Congress of Medicine and Hygiene, Buenos Aires 1910. [Freud pubblicò un estratto in inglese di questo lavoro nel “Zentralblatt für Psychoanalyse”, vol. 1, 594 (1911)].
536 [Il nome fu aggiunto nell’edizione del 1924].
537 [Granville Stanley Hall (Ashfield, Massachusetts, 1844-1924) studiò in Germania e fu professore di psicologia prima (1883-88) alla Johns Hopkins University di Baltimora, ove ebbe per allievo John Dewey, e poi (1889-1920) alla Clark University. Fondò nel 1887 e diresse sino al 1921 l’“American Journal of Psychology”. Si occupò prevalentemente di psicologia del fanciullo e di pedagogia].
538 [Freud, Cinque conferenze sulla psicoanalisi cit.].
539 [Jung, Il metodo associativo (1909) e Conflitti dell’anima infantile (1910)].
540 [Nota aggiunta nel 1923] Vedi J. J. Putnam, Addresses on Psycho-Analysis (Londra, Vienna e New York 1921). [Vedi quel che ne dice Freud in Prefazione a “Discorsi di psicoanalisi” di J. J. Putnam (1921, in OSF, vol. 9)]. Putnam morì nel 1918. [Vedi il Necrologio di J. J. Putnam (1919, ivi) scritto da Freud].
541 Entrambi hanno raccolto le loro pubblicazioni: A. A. Brill, Psychanalysis: its Theories and Practical Application (Filadelfia e Londra, 1a ed. 1912, 2a ed. 1914, 3a ed. 1922); E. Jones, Papers on Psycho-Analysis (Londra e New York, 1a ed. 1913, 2a ed. 1918, 3a ed. 1923, 4a ed. 1938, 5a ed. 1948).
542 [E. Régis (1855-1918) fu professore di psichiatria a Bordeaux dal 1905].
543 [E. Régis e A. Hesnard, La Psychoanalyse des Névroses et des Psychoses (Parigi 1914). Nelle edizioni precedenti al 1924 le ultime parole di questa frase suonavano: “una presentazione ampia e comprensibile le cui uniche obiezioni si rivolgono al simbolismo”].
544 [Congresso internazionale di medicina].
545 [Vedi P. Janet, Psycho-Analysis. Rapport par M. le Dr. Pierre Janet, Int. Congr. Med., vol. 17, sez. XII (1), 13 (1913), e Jones, Professor Janet on Psychoanalysis: a Rejoinder, J. Abnorm. (soc.) Psychol., vol. 9, 400 (1915)].
546 A. W. van Renterghem, Freud en zijn School (Baarn 1913).
547 Il primo riconoscimento ufficiale di cui l’interpretazione dei sogni e la psicoanalisi godettero in Europa, fu loro tributato dallo psichiatra Jelgersma, rettore dell’Università di Leida, nella sua prolusione del 9 febbraio 1914 tradotta in tedesco con il titolo: Unbewusstes Geistesleben, Beiheft der Int. Z. Psychoanal., N. 1 (Lipsia e Vienna 1914).
548 [Nota aggiunta nel 1923] Non è certo mia intenzione rendere up to date questa descrizione tracciata nel 1914. Mi siano consentite alcune osservazioni soltanto, che indicheranno come in questo periodo, che include la guerra mondiale, il quadro sia mutato. In Germania va affermandosi una lenta infiltrazione delle dottrine analitiche nella psichiatria clinica, anche se ciò non è sempre ammesso. Le traduzioni in francese dei miei scritti pubblicate negli ultimi anni, hanno finalmente destato anche in Francia un forte interesse per la psicoanalisi, che attualmente è più vivo nei circoli letterari che non in quelli scientifici. In Italia Mario Levi-Bianchini (Nocera Superiore) ed Edoardo Weiss (Trieste) sono i traduttori e propugnatori della psicoanalisi (vedi la “Biblioteca psicoanalitica italiana”). La vivace partecipazione nei paesi di lingua spagnola (prof. H. Delgado di Lima) è dimostrata dall’edizione integrale delle mie opere pubblicata a Madrid (traduzione di Lopez-Ballesteros). Per l’Inghilterra pare stia effettivamente avverandosi ciò che sopra abbiamo predetto; nell’India britannica (Calcutta) si è formato un centro particolare per lo studio dell’analisi. L’approfondimento dell’analisi nell’America del Nord continua a non tenere il passo con la sua popolarità. Dopo la rivoluzione, in Russia il lavoro psicoanalitico è reiniziato in numerosi centri. Appare adesso in lingua polacca la “Polska Bibljoteka Psychoanalityczna”. In Ungheria è fiorita sotto la direzione di Ferenczi una splendida scuola analitica: si veda il volume in onore del cinquantesimo compleanno di Ferenczi [che include lo scritto di Freud Il dottor Sándor Ferenczi (per il cinquantesimo compleanno) (1923, in OSF, vol. 9)]. Attualmente i più riluttanti sono ancora i paesi scandinavi.
549 O. Rank e H. Sachs, Die Bedeutung der Psychoanalyse für die Geisteswissenschaften (Wiesbaden 1913), nella collana di Löwenfeld: “Grenzfragen”.
550 [F. Riklin, Wunscherfüllung und Symbolik im Märchen (Lipsia e Vienna 1908)].
551 [K. Abraham, Sogno e mito: uno studio di psicologia dei popoli (1909)].
552 [Rank, Der Mytus von der Geburt des Helden (Lipsia e Vienna 1909) e Die Lohengrinsage (Lipsia e Vienna 1911)].
553 [E. Jones, On the Nightmare, Amer. J. Insanity, vol. 66, 383 (1910) e Die Bedeutung des Salzes in Sitte und Brauch der Völker, Imago, vol. 1, 361 e 454 (1912)].
554 [A. J. Storfer, Marias jungfräuliche Mutterschaft (Berlino 1914)].
555 [Jan Nelken al Congresso di Weimar del 1911; egli ha ampliato la sua comunicazione congressuale in J. Nelken, Analytische Beobachtungen über Phantasien eines Schizophrenen, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 4, 504 (1912)].
556 Vedi il mio scritto Il delirio e i sogni nella “Gradiva” di Wilhelm Jensen (1907 [in OSF, vol. 5]).
557 Vedi Rank, Der Künstler (Vienna 1907); analisi di poeti fatte da I. Sadger [Aus dem Liebesleben Nikolaus Lenaus (Lipsia e Vienna 1909)], da T. Reik [Flaubert und seine “Versuchung” des heiligen Antonius (Minden 1912)] e da altri; il mio saggio su Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910 [in OSF, vol. 6]) e quello di Abraham, Giovanni Segantini: un saggio psicoanalitico (1911).
558 [Rank, Das Inzest-Motiv in Dichtung und Sage (Lipsia e Vienna 1912)].
559 Azioni ossessive e pratiche religiose (1907 [in OSF, vol. 5]). [Tutte le edizioni tedesche portano la data sbagliata 1910].
560 [O. Pfister, Die Frömmigkeit des Grafen Ludwig von Zinzendorf (Lipsia e Vienna 1910)].
561 [Il motto di spirito e la sua relazione con l’inconscio (1905, in OSF, vol. 5)].
562 [H. von Hug-Hellmuth, Aus dem Seelenleben des Kindes (Lipsia e Vienna 1913)].
563 Pfister, Die psychoanalytische Methode (Lipsia e Berlino 1913). [Vedi sopra, la prefazione di Freud].
564 [A. Adler e C. Furtmüller (a cura di), Heilen und Bilden (Monaco 1914)].
565 Vedi il mio lavoro L’interesse per la psicoanalisi (1913) [in questo volume].
566 [L’ultima parte della frase è stata aggiunta nell’edizione del 1924].
567 [Probabilmente l’origine ebraica di Freud].
568 [Schiller, I Piccolomini, atto 2, scena 7].
569 Bleuler, Die Psychoanalyse Freuds - Verteidigung und kritische Bemerkungen, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 2, 623 (1910).
570 Bleuler, Affektivität, Suggestibilität, Paranoia (Halle 1906).
571 Bleuler, Kritik der Freudschen Theorie, Allg. Z. Psychiat., vol. 70, 665 (1913).
572 Bleuler, Die Kritiken der Schizophrenie, Z. ges. Neurol. Psychiat., vol. 22, 19 (1914).
573 [Bleuler, Dementia praecox, oder Gruppe der Schizophrenien, in G. Aschaffenburg (a cura di), “Handbuch der Psychiatrie” (Deuticke, Vienna 1911) parte speciale, sez. 4, 1].
574 [Da Zahme Xenien. In questi versi dell’ultimo Goethe, così risponde il Padreterno alle accuse di Satana contro Napoleone. Parecchi anni prima, in una lettera a Fliess del 4 dicembre 1896, Freud aveva citato questi versi proponendosi di usarli come motto in un lavoro sulla “resistenza”. Nel presente contesto essi possono significare sarcasmo contro gli avversari della psicoanalisi o autoironia per aver perso il proprio tempo ad occuparsi di tali quisquilie].
575 [Questo nome fu aggiunto nell’edizione del 1924].
576 [Nel 1910 Freud aveva 54 anni].
577 J. J. Putnam, On Freud’s Psycho-analytic Method and its Evolution, Boston med. surg. J., 25 gennaio 1912.
578 [Vedi nota 526].
579 [Vedine la presentazione congiunta di Freud e dell’editore in Prospetto per la collana “Scritti di psicologia applicata” (1907, in OSF, vol. 5)].
580 [Nota aggiunta nel 1923] Dopo di allora sono apparsi ancora lavori di Sadger (N. 16 e N. 18) e di Kielholz (N. 17).
582 [Nota aggiunta nel 1923] Lo “Jahrbuch” cessò le pubblicazioni con l’inizio della guerra [dopo aver pubblicato solo un volume (1914)].
583 [Terzo volume in realtà. I volumi uscivano con scadenza mensile da ottobre a settembre].
584 [Nota aggiunta nel 1923] La pubblicazione di queste due riviste nel 1919 è passata all’Internationaler Psychoanalytischer Verlag [Casa editrice psicoanalitica internazionale] ed esse sono attualmente (1923) al loro nono volume. (In verità l’“Internationale Zeitschrift” è al suo undicesimo, “Imago” al suo dodicesimo anno di vita; ma, date le condizioni di guerra, il quarto volume della “Zeitschrift” ha compreso più di un anno, ossia dal 1916 al 1918, e il quinto volume di “Imago” ha raccolto gli anni 1917-18). Nel titolo “Internationale Zeitschrift für Psychoanalyse” è stata omessa, sin dall’inizio del sesto volume, la parola “ärztliche” [medica].
585 [Nota aggiunta nel 1923] Nel 1920 Jones si è accinto alla fondazione dell’“International Journal of Psycho-Analysis”, destinato al pubblico inglese e americano.
586 [A. Adler, Studie über Minderwertigkeit von Organen (Berlino-Vienna 1907)].
587 [“Come se” e “gergo” sono espressioni continuamente ricorrenti negli scritti di Adler].
588 [Anche in italiano la resa di unfair con scorretto, sleale, disonesto è piuttosto grossolana rispetto all’inglese].
589 [Verein für freie Psychoanalyse].
591 [E. Jones, Rationalisation in Everyday Life, J. abnorm. Psychol., vol. 3, 161 (1908)].
592 [Freud affronta più distesamente il tema del tornaconto primario e secondario della malattia nell’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17, in OSF, vol. 8), lez. 24].
593 [Il termine “protesta virile” fu introdotto da Adler nella seguente comunicazione al Congresso internazionale di psicoanalisi di Norimberga del 1910: Der psychische Hermaphroditismus im Leben und in der Neurose (L’ermafroditismo psichico nella vita e nella nevrosi). Un estratto di essa è apparso in “Jb. psychoanal. psychopath. Forsch.”, vol. 2, 738 (1910), mentre fu pubblicata per intero in “Fortschritte der Medizin”, vol. 28, 486 (1910)].
594 [Freud ha discusso più diffusamente la concezione di Adler della rimozione alla fine dello scritto “Un bambino viene picchiato” cit. Vedi alcune considerazioni sulla protesta virile in relazione al narcisismo più oltre in Introduzione al narcisismo, cap. 3].
596 [Vedi la nota 742 aggiunta da Freud nel 1914 in Tre saggi sulla teoria sessuale (1905, in OSF, vol. 4)].
597 [“Leitlinie” (letteralmente linea conduttrice) è un termine che ricorre spesso negli scritti di Adler].
598 [Vedi un’affermazione quasi identica nel passo aggiunto nel 1914 dei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Secondo saggio, par. 5. Essa sarà rettificata in una nota dello scritto Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi (1925, in OSF, vol. 10)].
599 [È ciò che Freud intende illustrare soprattutto nella sua analisi dell’uomo dei lupi (1914) alla cui stesura egli attese qualche mese dopo aver scritto questa “storia”].
600 Adler, Recensione dello scritto di C. G. Jung, Über Konflikte der kindlichen Seele, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 122 (1911).
602 [Adler, Über den nervösen Charakter (Wiesbaden 1912). Preferiamo rendere con “Il carattere nervoso” anche se la traduzione italiana reca il titolo Il temperamento nervoso (Astrolabio, Roma 1950)].
603 Adler, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 371 (1911).
604 [Giudici, 12.5-6: “E i Galaaditi intercettarono i guadi del Giordano agli Efraimiti; e quando uno dei fuggiaschi d’Efraim diceva: ‘Lasciatemi passare’, gli uomini di Galaad gli chiedevano: ‘Sei tu un Efraimita?’ Se quello rispondeva: ‘No’, i Galaaditi gli dicevano: ‘Ebbene, di’ scibboleth [spiga, o torrente]’; e quello diceva ‘sibboleth’, senza fare attenzione a pronunciare bene; allora lo pigliavano e lo scannavano presso i guadi del Giordano”].
605 [Adler, Beitrag zur Lehre vom Widerstand, Zbl. Psychoanal., vol. 1, 215 n. (1911)].
606 [A. Maeder, Über die Funktion des Traumes, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 4, 692 (1912)].
607 [Freud cita in inglese. Nella “storiella istruttiva” Il mio orologio, l’autore, dopo aver fatto successivamente ricorso a molti orologiai per mettere a punto un orologio che prima del loro intervento era sempre andato benissimo, riconosce in uno di essi un ex macchinista di piroscafo. La morale, qui riportata, è attribuita a “quella buon’anima dello zio William”].
609 [Di questa Freud parlerà ancora alla fine della Comunicazione di un caso di paranoia in contrasto con la teoria psicoanalitica (1915, in OSF, vol. 8)].
610 [Paul Dubois (1848-1918), professore di neuropatologia a Berna, acquistò una certa notorietà agli inizi del secolo grazie al suo trattamento delle nevrosi fondato sulla “persuasione”]. Conosco le perplessità che si frappongono all’impiego delle dichiarazioni dei pazienti, e voglio perciò affermare espressamente che il mio informatore è persona altrettanto fidata quanto piena di discernimento. Mi ha informato senza che io lo avessi sollecitato, e mi servo della sua informazione senza chiedergliene il consenso, dal momento che non posso ammettere che una tecnica psicoanalitica abbia il diritto di fare appello alla tutela della discrezione.
612 [Questo argomento è discusso più in dettaglio da Freud nelle Osservazioni sulla teoria e pratica dell’interpretazione dei sogni (1922, in OSF, vol. 9), par. 7. Vedi anche la nota 887 aggiunta nel 1925 nel cap. 6 dell’Interpretazione dei sogni cit., par. I].
613 [Jung, Conflitti dell’anima infantile (1910); vedi sopra, cap. 2].
615 [In una postilla aggiunta nel 1920 ai suoi Tre saggi sulla teoria sessuale cit., nota 740, Freud dice di aver qui erroneamente attribuito l’introduzione del termine “narcisismo” a Näcke, mentre il merito è di Havelock Ellis. Ellis stesso ha discusso in seguito la rettifica di Freud nel saggio The Conception of Narcissism contenuto in “Studies in the Psychology of the Sex”, vol. 7 (Filadelfia 1927), sostenendo che la priorità va in effetti attribuita sia a lui stesso che a Näcke, avendo egli usato nel 1898 il termine “narcissus-like” (a mo’ di narciso) per indicare un atteggiamento psicologico, mentre Näcke ha introdotto nel 1899 il termine “Narcismus” (narcisismo) per descrivere una perversione sessuale. La parola tedesca usata da Freud è “Narcissmus”: nel caso clinico del presidente Schreber cit., cap. 3, egli sostiene di preferire questa forma a quella forse più corretta di “Narcissismus”, per ragioni di brevità ed eufonia].
616 O. Rank, Ein Beitrag zum Narzissismus, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 3, 401 (1911).
617 [Per una discussione dell’uso freudiano di questo termine vedi, nel caso clinico del presidente Schreber cit., nota 518].
618 [Vedi in Tecnica della psicoanalisi (1911-12, in OSF, vol. 6): Dinamica della traslazione (1912), nota 675; vedi anche sopra, nota 462].
619 In relazione a queste asserzioni, vedi la discussione sull’idea della “fine del mondo” nelle mie Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia paranoides) descritto autobiograficamente. (Caso clinico del presidente Schreber) cit., cap. 3, e lo scritto di K. Abraham, Le differenze psicosessuali fra isteria e dementia praecox (1908). [Vedi anche oltre, par. 2].
620 [Vedi, in particolare, le opere citate nella nota precedente. In verità Freud approfondisce quest’argomento più oltre, par. 2].
621 Vedi i passi relativi a questo tema nel mio libro su Totem e tabù cit. [qui, soprattutto cap. 3, parr. 2 e 3].
622 Vedi S. Ferenczi, Entwicklungsstufen des Wirklichkeitssinnes, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 124 (1913).
623 [Freud ha usato più di una volta questa e analoghe similitudini, per esempio nell’Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 26 e nel suo breve scritto su Una difficoltà della psicoanalisi (1916, in OSF, vol. 8). Le opinioni qui espresse saranno parzialmente rivedute nei suoi scritti successivi: vedi soprattutto L’Io e l’Es cit.].
624 [Freud stabilisce qui per la prima volta questa distinzione].
625 [Vedi sopra, nota 619]. Esistono due meccanismi in virtù dei quali si produce quest’idea della “fine del mondo”: se tutto l’investimento libidico si dirige sull’oggetto amato, o se esso rifluisce tutto sull’Io.
626 [Vedi lo scritto di Freud Metapsicologia cit.: Pulsioni e loro destini].
628 [Quest’argomentazione sarà sviluppata da Freud all’inizio del suo scritto Metapsicologia (1915): Pulsioni e loro destini cit.].
630 [Vedi questa stessa analogia, modificata appena nella forma, in Introduzione alla psicoanalisi cit., lez. 26].
631 [Vedi Al di là del principio di piacere (1920, in OSF, vol. 9), par. 6, in cui Freud discute più dettagliatamente la teoria del plasma germinale di Weismann].
632 [L’interesse di Freud per i fattori chimici che intervengono a stimolare la funzione sessuale risale al 1895: si vedano in proposito la Minuta teorica I (1895, in OSF, vol. 2), e le lettere a Fliess del 1° marzo e 2 aprile 1896. Nelle prime edizioni dei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., nota 732, Freud insiste sull’ipotesi generale di una “chimica sessuale” che agisce sugli organi della riproduzione. L’ipotesi sarà ripresa in Metapsicologia (1915): Pulsioni e loro destini cit.].
633 [Nelle edizioni che precedono quella del 1924 al posto di ersterwähnte: [l’ipotesi] “che abbiamo menzionato per prima”, era scritto, probabilmente per un errore di stampa, ersterwählte: l’ipotesi che è stata scelta per prima].
634 C. G. Jung, Trasformazioni e simboli della libido (1912). [Edizione definitiva: Simboli della trasformazione (1952). La teoria della libido di Freud è discussa alle pp. 132 sgg.].
635 [Ibid., p. 136].
636 Ferenczi, Review of C. G. Jung’s “Wandlungen und Symbole der Libido”, Int. Z. (ärztl.) Psychoanal., vol. 1, 391 (1913).
637 [Jung, op. cit., p. 137. L’espressione “funzione di realtà” è tratta da P. Janet, Les névroses (Parigi 1909), che parla di una perdita “de la fonction du réel”. Vedi, di Freud, Precisazioni sui due principi dell’accadere psichico (1911, in OSF, vol. 6)].
638 [All’inglese del testo segue, come qui, la traduzione].
639 Jung, Saggio di esposizione della teoria psicoanalitica (1913) [p. 145].
640 [Osservazioni psicoanalitiche su un caso di paranoia (dementia paranoides) descritto autobiograficamente. (Caso clinico del presidente Schreber) cit., cap. 3].
641 [In tutte le edizioni tedesche si trova, per un errore di stampa, Seiten (pagine) al posto di Zeilen (righe)].
642 [Jung, Saggio di esposizione cit., p. 145].
643 [Einzig in der engen Höhle
Des Backenzahnes weilt die Seele.
Wilhelm Busch, Balduin Bählamm, cap. 8].
644 [Sull’egoismo dei sogni vedi L’interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), cap. 5, par. D/β. Freud tornerà su questo tema all’inizio di Metapsicologia cit.: Supplemento metapsicologico alla teoria del sogno].
645 [Questa tesi è stata adombrata per la prima volta da Freud nel caso clinico del presidente Schreber cit., nota 487; sull’argomento egli tornò in seguito nei Contributi a una discussione sull’onanismo (1912, in OSF, vol. 6), par. 2 e, nell’Introduzione alla psicoanalisi cit., verso la fine della lezione 24. Sul rapporto fra l’ipocondria e le altre nevrosi attuali Freud aveva tuttavia già richiamato l’attenzione nel suo scritto molto più antico Legittimità di separare dalla nevrastenia un preciso complesso di sintomi come “nevrosi d’angoscia” (1894, in OSF, vol. 2), par. 1].
647 Vedi il mio scritto Modi tipici di ammalarsi nervosamente (1912) [in OSF, vol. 6].
648 [L’intera questione sarà ripresa da Freud con maggiori dettagli in Metapsicologia (1915): Pulsioni e loro destini cit. Per l’uso che nella frase precedente Freud fa del termine “quantità”, vedi il Progetto di una psicologia (1895, in OSF, vol. 2), cap. 1, par. 1; per quello di “grandezza assoluta”, ibid., par. 5].
649 [Una discussione più dettagliata di questo problema si trova nello scritto metapsicologico del 1915 citato nella nota che precede].
650 [Ichbesetzung mit Libido. In questo caso “investimento dell’Io” significa che è l’Io ad essere investito. Nell’accezione contraria di “investimenti da parte dell’Io” il termine Ichbesetzungen compare nel caso clinico del presidente Schreber cit., cap. 3].
651 [Da Heine, Neue Gedichte, Schöpfungslieder VII; trad. it. Nuove poesie (Canti della Creazione) di Ferruccio Amoroso in Poesie di Enrico Heine (Ricciardi, Milano-Napoli 1962), p. 51].
652 [Vedi alcune ulteriori osservazioni sull’argomento alla fine dello scritto metapsicologico di Freud sull’Inconscio (1915, in OSF, vol. 8)].
653 [È questa la prima volta in cui compare il termine “Anlehnungstypus” (tipo “per appoggio”). Strachey (Standard Ed., vol. 14, p. 87, n. 2) ha introdotto, come sinonimo di attachement type l’espressione anaclitic type (tipo anaclitico), in analogia col termine grammaticale “enclitico” usato per parole prive d’accento che, nella pronuncia, si appoggiano sulle parole precedenti formando con esse un’unità fonetica. Già nella prima edizione dei suoi Tre saggi sulla teoria sessuale cit., Terzo saggio, par. 5, Freud dichiara che il bambino sceglie il suo primo oggetto sessuale riscoprendolo in base all’esperienza della sua prima infanzia relativa all’assunzione del cibo. Il concetto di “appoggio” è tuttavia espressamente menzionato solo in alcuni passi o note aggiunti da Freud nel 1914 per la terza edizione dei Tre saggi (vedi Secondo saggio, par. 2 e nota 679, e la nota 744). Più chiaramente esso è reso esplicito nel secondo dei tre Contributi alla psicologia della vita amorosa (1910-17, in OSF, vol. 6), par. 1. In un senso analogo Freud parla delle tendenze omosessuali che “si appoggiano” (lehnen sich an) alle pulsioni dell’Io nel caso clinico del presidente Schreber cit., cap. 3].
655 [Il pensiero di Freud sulla sessualità femminile è ulteriormente sviluppato in alcuni dei suoi scritti successivi. Vedi Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile (1920, in OSF, vol. 9), Alcune conseguenze psichiche della differenza anatomica tra i sessi (1925, in OSF, vol. 10), Sessualità femminile (1931, in OSF, vol. 11) e Introduzione alla psicoanalisi (nuova serie di lezioni) (1932, ivi) lez. 33].
656 [Freud aveva però già affrontato questo problema in Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci cit., cap. 3].
657 [In inglese nel testo. Forse un riferimento a un ben noto dipinto dell’età edoardiana all’Accademia reale che reca questo titolo. Il quadro mostra due poliziotti londinesi che fermano il traffico intenso per permettere a una bambinaia di attraversare la strada con la sua carrozzina. L’espressione “Sua Maestà l’Io” è usata da Freud in Il poeta e la fantasia (1907, in OSF, vol. 5), per indicare l’“eroe di tutte le fantasticherie e di tutti i romanzi”].
658 [Vedi A. Adler, Der psychische Hermaphroditismus im Leben und in der Neurose, Fortschr. Med., vol. 28, 486 (1910)].
659 [In una lettera del 30 settembre 1926, rispondendo a un rilievo di Edoardo Weiss, Freud così gli scrisse: “La questione che Lei solleva in relazione all’asserzione da me fatta nello scritto sul narcisismo, secondo cui esisterebbero delle nevrosi in cui il complesso di evirazione non ha parte alcuna, mi mette in imbarazzo. Non ricordo più quel che a quell’epoca avevo in mente. Certo è che oggi alle affezioni in cui non compare questo complesso non potrei dare il nome di nevrosi e comunque non scriverei quella frase. Ma sappiamo talmente poco sull’argomento nel suo complesso, che preferirei non fornire un parere definitivo né in un senso né nell’altro.” Vedi sopra altre critiche alla posizione di Adler sulla “protesta virile”, nello scritto di Freud Per la storia del movimento psicoanalitico (1914), qui, cap. 3].
660 [Vedi alcune osservazioni contenute in Metapsicologia cit.: La rimozione].
661 [Freud tornerà su questa frase in una nota di Psicologia delle masse e analisi dell’Io cit., par. 11].
662 [Nelle edizioni precedenti a quella del 1924 si leggeva: è solo il sostituto].
663 [Sul tema dell’idealizzazione connessa all’innamoramento Freud tornerà in Psicologia delle masse e analisi dell’Io cit., par. 8].
664 [La relazione fra la rinuncia alle mete sessuali (sublimazione) e la trasformazione della libido oggettuale in libido narcisistica è discussa da Freud verso l’inizio del par. 3 de L’Io e l’Es cit.].
665 [Il Super-io nasce per Freud da una combinazione di questa istanza con l’ideale dell’Io. Vedi Psicologia delle masse e analisi dell’Io cit., par. 11, e L’Io e l’Es cit., par. 3].
666 [I termini tedeschi corrispondenti sono Beachtungswahn (che altrove abbiamo reso con “delirio di attenzione”) e Beobachtungswahn].
667 A titolo di mera supposizione, mi sia consentito aggiungere che allo svilupparsi e al rafforzarsi di questa istanza osservativa potrebbe esser connessa anche la genesi tardiva della memoria (soggettiva) e del fattore temporale, il quale non vige nella sfera dei processi inconsci. [Vedi le precisazioni di Freud su questi due punti in Metapsicologia (1915): L’inconscio cit., par. 5].
668 [Vedi di H. Silberer, Bericht über eine Methode, gewisse symbolische Halluzinations-Erscheinungen hervorzurufen und zu beobachten, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 1, 513 (1909) e Symbolik des Erwachens und Schwellensymbolik überhaupt, Jb. psychoanal. psychopath. Forsch., vol. 3, 621 (1912). Nel 1914 – anno a cui risale la stesura del presente scritto – Freud aggiunse una discussione piuttosto ampia sul “fenomeno funzionale” di Silberer nella Interpretazione dei sogni (1899, in OSF, vol. 3), cap. 6, par. I].
669 [In questo passo, all’inizio della frase che segue, e più oltre, Freud usa la forma personale Zensor (censore) in luogo della forma impersonale adottata abitualmente Zensur (censura). Lo stesso avviene nel passo testé citato dell’Interpretazione dei sogni cit., cap. 6, par. I. La distinzione fra i due termini risulta chiaramente dalla seguente frase che si trova verso la fine della lezione 26 dell’Introduzione alla psicoanalisi cit.: “L’istanza autosservatrice ci è nota come il censore dell’Io, la coscienza morale; è la stessa che nottetempo esercita la censura onirica, dalla quale hanno origine le rimozioni contro moti di desiderio inammissibili”].
670 Non mi è possibile stabilire qui se la differenziazione di questa istanza censoria dal resto dell’Io sia idonea a costituire il fondamento psicologico della distinzione filosofica fra coscienza e autocoscienza.
671 [Questo argomento è discusso più ampiamente da Freud in Psicologia delle masse e analisi dell’Io cit., par. 8].
672 [Vedi Adler, Studie über Minderwertigkeit von Organen (Berlino e Vienna 1907)].
673 [Darstellt. Nella prima edizione si leggeva: herstellt: stabilisce, determina].
676 [“Ginnasio” sta qui a indicare l’intero corso degli studi medi di indirizzo umanistico (comprensivi pertanto del nostro “liceo”) secondo un uso della parola introdotto in Germania fin dal Rinascimento].
Dalla storia di una nevrosi infantile (Caso clinico dell’uomo dei lupi)
677 [Nota del 1918] Questo caso clinico è stato redatto poco dopo la conclusione del trattamento nell’inverno 1914-15, mentre era ancor viva in me l’impressione delle interpretazioni distorte che C. G. Jung e Alfred Adler avevano dato delle scoperte psicoanalitiche. Pertanto questo lavoro si riallaccia al saggio Per la storia del movimento psicoanalitico (1914), pubblicato nel “Jahrbuch der Psychoanalyse” [vedi in questo volume]; e completa, grazie a un’obiettiva valutazione del materiale analitico, la polemica di carattere sostanzialmente personale ivi contenuta. Originariamente il lavoro era destinato al volume successivo del Jahrbuch, ma poiché per gli ostacoli dovuti alla grande guerra l’apparizione di quest’ultimo è stata rinviata a un’epoca imprecisata, mi sono deciso ad aggiungere questo caso clinico alla presente raccolta dei miei scritti pubblicati per iniziativa di un nuovo editore [si tratta della “Sammlung kleiner Schriften zur Neurosenlehre” edita da Heller a Vienna]. Nel frattempo ho dovuto inserire nelle lezioni dell’Introduzione alla psicoanalisi (1915-17) alcuni temi che avrebbero dovuto esser resi espliciti per la prima volta in questo lavoro. Il testo primitivo non ha subito alcuna modifica importante; le [due] aggiunte sono riportate in parentesi graffa. [Vedi oltre parr. 5 e 8].
678 [Nelle edizioni prima del 1924 era scritto: “fino all’ottavo anno”].
679 [Apprendiamo dal dottor Jones che fra gli altri sono stati consultati psichiatri eminenti come Ziehen a Berlino e Kraepelin a Monaco].
680 [Vedi il caso clinico del piccolo Hans (1908, in OSF, vol. 5), Introduzione e cap. 3, par. 1, in cui Freud aveva discusso del valore dimostrativo delle psicoanalisi infantili].
682 [Il problema della durata delle analisi sarà trattato da Freud in Analisi terminabile e interminabile cit.].
683 [Gli effetti che derivano dal porre una scadenza all’analisi saranno considerati da Freud in riferimento a questo caso particolare nel par. 1 dello scritto citato nella nota precedente].
684 [Dall’Amleto di Shakespeare, atto 1, scena 5].
685 [La cronologia piuttosto complicata del caso diventa più perspicua grazie alla nota 801].
686 [Nelle edizioni precedenti a quella del 1924 era scritto: “forse nel suo sesto anno d’età”. Vedi nota 751].
687 Due anni e mezzo. Più tardi fu possibile determinare con sicurezza quasi tutte le date.
688 Il materiale di questa provenienza può in genere essere considerato perfettamente attendibile. Si sarebbe perciò quasi tentati di colmare facilmente le lacune mnemoniche del paziente mediante inchieste svolte presso i membri più anziani della famiglia; tuttavia, non sconsiglierò mai abbastanza questo modo di procedere. Ciò che ci dicono i congiunti quando li interroghiamo o li sollecitiamo è esposto ad ogni sorta di obiezioni critiche. Ci si pente sempre di essersi resi dipendenti da queste informazioni, di aver disturbato la fiducia nell’analisi e di aver posto al di sopra di essa un’istanza che la giudica. Ciò che è suscettibile d’esser ricordato verrà in luce ad ogni modo nel corso ulteriore del trattamento analitico.
689 [Nanja = nutrice nella lingua del paziente che, come vedremo, era la russa. Usiamo la traslitterazione adottata da Freud anche se la parola russa si pronuncia njanja].
690 [Il paziente si riferisce probabilmente alla residenza di campagna in cui la famiglia trascorreva la maggior parte dell’anno (vedi sopra). Quando entrambe le proprietà furono vendute qualche tempo dopo, la famiglia ne acquistò un’altra (vedi oltre, par. 8). Questa informazione è stata fornita da Freud stesso ai traduttori inglesi Alix e James Strachey].
691 [Schwalbenschwanz. Qui e più oltre, all’inizio del par. 8, le edizioni precedenti a quella del 1924 portavano: Admiral].
692 [Freud tratterà più diffusamente questo tema in Costruzioni nell’analisi (1937, in OSF, vol. 11) soprattutto nel par. 2].
693 [Vedi come Freud ha discusso più ampiamente questo punto in Un ricordo d’infanzia di Leonardo da Vinci (1910, in OSF, vol. 6), cap. 2].
694 [Vedi il secondo dei Contributi alla psicologia della vita amorosa (1910-17, in OSF, vol. 6): Sulla più comune degradazione della vita amorosa (1912) in cui Freud ha svolto questo tema più diffusamente].
695 [Vedi oltre, par. 8. Freud ha discusso più ampiamente le concezioni adleriane nel saggio Per la storia del movimento psicoanalitico (1914), par. 3].
696 [Come ebbe a dichiarare lo stesso uomo dei lupi si trattava di Lermontov].
697 [Nelle edizioni che precedono quella del 1924 era scritto: “fra tre anni e tre mesi e tre anni e mezzo”].
698 [Sulle fantasie di esser picchiati, vedi lo scritto di Freud “Un bambino viene picchiato” cit.].
699 Per tendenze passive intendo quelle che si pongono una meta sessuale passiva; non mi riferisco però a una trasformazione della pulsione, ma solo a una trasformazione della sua meta.
700 [Quest’uso del termine “ambivalenza”, qui riferito alla compresenza di tendenze attive e passive, è inconsueto per Freud. Egli usa generalmente questo termine per significare un’oscillazione emotiva tra amore e odio].
701 [Freud discuterà più a fondo il tema dell’identificazione in Psicologia delle masse e analisi dell’Io (1921, in OSF, vol. 9), par. 7].
702 [Freud tornerà su questo tema nel par. 3 del suo scritto su Alcuni tipi di carattere tratti dal lavoro psicoanalitico (1916, in OSF, vol. 8)].
704 Vedi Materiale fiabesco nei sogni (1913).
705 Vedi l’analogia che Otto Rank ha messo in rilievo fra queste due fiabe e il mito di Cronos (Rank, Völkerpsychologische Parallelen zu den infantilen Sexualtheorien, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 372 e 425, 1912).
706 [Termina qui la citazione da Materiale fiabesco nei sogni cit.].
709 Si poteva pensare anche all’età di sei mesi, ma l’ipotesi era assai meno verosimile dell’altra, anzi a malapena sostenibile.
710 Vedi le metamorfosi che questo fattore ha subito in seguito, nel corso della nevrosi ossessiva. Nei sogni fatti durante la cura esso veniva sostituito da un forte vento. [Aggiunta del 1924:] Aria = Luft [aria in tedesco. Mal-aria = cattiva aria].
711 Si rilevi in connessione con ciò che nel disegno del paziente appaiono soltanto cinque lupi, nonostante il testo del sogno ne menzioni sei o sette.
712 [n + 1/2 sarebbe forse più chiaro. Poiché 6 mesi è la distanza che intercorre fra la data di nascita del paziente e l’estate, all’epoca del trauma egli doveva avere 0 anni + 6 mesi o 1 anno + 6 mesi o 2 anni + 6 mesi e così via. Tuttavia l’età di 0 anni + 6 mesi è già stata esclusa da Freud nella nota 709].
713 Con addosso biancheria intima: i lupi bianchi.
714 Perché tre volte? Un giorno il paziente sostenne inopinatamente che questo particolare era stato accertato da me, grazie all’interpretazione. Ma non era affatto così. Si trattava di una sua associazione spontanea, sottrattasi a ulteriore riflessione critica; come era sua abitudine, il paziente me l’aveva attribuita per conferirle, con questa proiezione, un’attendibilità maggiore.
715 Intendo dire che lo comprese all’epoca del sogno, a quattro anni, non al momento dell’osservazione. In altre parole, a un anno e mezzo egli raccolse impressioni la cui comprensione differita fu poi resa possibile dal suo sviluppo, dall’eccitamento sessuale e dall’esplorazione sessuale infantile.
716 Non si può aggirare la prima difficoltà supponendo che il bambino avesse un anno di più, ossia due anni e mezzo, età in cui probabilmente era capace di parlare chiaramente. Per il mio paziente questo spostamento di data è escluso in modo quasi assoluto da tutte le circostanze collaterali del caso. Del resto si noti che la scoperta di simili scene di osservazione del coito dei genitori è tutt’altro che rara nell’analisi. E loro condizione è proprio che si producano nella prima infanzia; difatti, quanto più grande è il bambino, tanto più accuratamente i genitori di un certo livello sociale gli precludono le occasioni di una simile osservazione.
717 [Urszene. È probabilmente la prima volta in cui il termine compare in uno scritto destinato alla pubblicazione. Tuttavia già nella lettera a Fliess del 2 maggio 1897 Freud lo aveva usato in un senso pressoché analogo].
718 [In tedesco Wolf = lupo].
719 Dopo la sgridata ricevuta dal professore-lupo, il ragazzo seppe che, a parere di tutti i suoi compagni, costui si aspettava del... denaro da lui per essere rabbonito. Su questo aspetto della cosa torneremo più avanti [par. 7]. Mi rendo conto che faciliterebbe assai una concezione razionalistica di questa storia infantile poter supporre che tutta la paura del lupo fosse originata in realtà dall’insegnante omonimo, che essa fosse stata poi proiettata all’indietro nell’infanzia e avesse, appoggiandosi sull’illustrazione del libro di fiabe, originato la fantasia della scena primaria. Ma quest’ipotesi è insostenibile; la priorità cronologica della fobia dei lupi e la sua assegnazione agli anni infantili trascorsi nella prima tenuta sono stabilite con certezza assoluta. Che dire poi del sogno compiuto a quattro anni?
720 Vedi S. Ferenczi, Über passagere Symptombildungen während der Analyse, Zbl. Psychoanal., vol. 2, 588 sgg. (1912).
721 Il sogno dice “sei o sette”. Sei è il numero dei figliolini divorati, il settimo si salva rifugiandosi nella cassa del pendolo. È stretta norma dell’interpretazione onirica che ogni dettaglio trovi la sua spiegazione.
722 Ora che sono riuscito a compiere la sintesi di questo sogno, cercherò di esporre brevemente i rapporti tra il contenuto manifesto e i pensieri onirici latenti. [Vedi la sintesi del primo sogno nel caso clinico di Dora (1901, in OSF, vol. 4), cap. 2].
Era notte e mi trovavo nel mio letto. Il secondo periodo riproduce l’esordio della scena primaria. “Era notte” è una deformazione per “avevo dormito”. L’osservazione: “Sapevo ch’era inverno mentre sognavo, e ch’era notte” si riferisce al ricordo che il soggetto ha del sogno, non già al contenuto di questo. Tale osservazione è esatta; era una delle notti precedenti il giorno del suo compleanno, che coincideva col giorno di Natale.
Improvvisamente la finestra si aprì da sola. Da tradurre: “Improvvisamente mi svegliai da solo”, ricordo della scena primaria. L’influenza della storia dei lupi (il lupo che balza dentro dalla finestra) si afferma arrecando una modifica e trasformando in espressione figurata l’espressione diretta. Al tempo stesso l’introduzione dell’elemento finestra serve a collegare al presente l’ulteriore contenuto del sogno. La sera di Natale la porta si apre improvvisamente e appare l’albero con i doni. Si afferma in tal modo l’influsso dell’attesa attuale del Natale, che include il desiderio del soddisfacimento sessuale.
Il grosso noce. Rappresenta l’albero di Natale, cioè un elemento attuale; ma anche l’albero della storia dei lupi, sul quale si rifugia il sarto inseguito e ai cui piedi stanno in agguato i lupi. A quanto ho costatato più volte, l’alto albero è anche un simbolo del guardare, del voyeurismo. Stando seduti su un albero si può vedere quel che succede sotto, senza essere visti. Confronta la nota novella del Boccaccio [giornata settima, IX] e analoghe facezie.
I lupi. Il loro numero, sei o sette. La storia dei lupi parla di un branco, senza indicare il numero. La precisazione nel sogno mostra l’influsso della fiaba dei sette capretti, di cui sei vengono divorati. La sostituzione del numero due della scena primaria (i genitori) con una pluralità che nella scena primaria sarebbe stata assurda, è consona alla resistenza come mezzo di deformazione. Nel disegno che illustra il sogno il sognatore porta a espressione il numero cinque, inteso presumibilmente a rettificare l’indicazione “era notte”.
Stanno seduti sull’albero. Sostituiscono in primo luogo i regali che pendono dall’albero di Natale. Ma sono altresì collocati sull’albero perché ciò può significare che guardano. Nella storia del nonno sono raggruppati sotto l’albero; dunque nel sogno il loro rapporto con l’albero è invertito, donde può desumersi che il sogno presenti anche altre inversioni del materiale latente.
Lo guardano con concentrata attenzione. Il particolare proviene decisamente dalla scena primaria ed è entrato nel sogno a prezzo di un capovolgimento totale.
Sono tutti bianchi. Questo tratto in sé non essenziale ma fortemente sottolineato nel resoconto del sognatore deve la sua intensità a un’ampia fusione di elementi desunti da tutti gli strati del materiale e combina dettagli secondari delle altre fonti del sogno con un frammento più significativo della scena primaria. Quest’ultima determinazione risale indubbiamente al bianco del letto e degli indumenti intimi dei genitori; ad esso si aggiunga il bianco delle greggi di pecore e dei cani da pastore (allusione all’esplorazione sessuale condotta dal bambino sugli animali), il bianco della fiaba dei sette capretti, in cui la capra madre viene riconosciuta dalla zampetta bianca. Vedremo più oltre che la biancheria candida contiene altresì un’allusione alla morte. [Per la verità un richiamo evidente a questo tema non è rintracciabile. Freud si riferisce forse all’episodio del sudario (vedi oltre par. 8).]
Stanno seduti immobili. Ciò contraddice l’elemento più rilevante della scena osservata: l’intenso movimento che mediante la posizione a cui dà luogo stabilisce il collegamento tra scena primaria e storia dei lupi.
Hanno code come le volpi. Ciò è inteso a contraddire una conclusione che il bambino ha ricavato dalla ripercussione della scena primaria sulla storia dei lupi; tale conclusione va considerata il risultato più importante dell’esplorazione sessuale: l’evirazione è dunque una realtà. Il terrore con cui è accolto questo risultato dell’indagine si apre alla fine una strada nel sogno e ne provoca la conclusione.
La paura di essere divorato dai lupi. Al sognatore questa paura non sembrava motivata dal contenuto del sogno. Riteneva che non avrebbe dovuto intimorirsi, giacché i lupi avevano piuttosto l’aspetto di volpi o di cani e non si avventavano su di lui come per morderlo, ma erano anzi tranquillissimi e niente affatto terribili. Notiamo che il lavoro onirico si è per un certo tempo sforzato di rendere inoffensivi gli elementi penosi mediante trasformazioni in senso contrario (i lupi non si muovono, hanno bellissime code). Ma alla fine l’espediente fallisce e la paura esplode. Essa trova modo di esprimersi grazie alla fiaba in cui i capretti-bambini vengono divorati dal lupo-padre. È anche possibile che questo contenuto fiabesco abbia ricordato al bambino minacce scherzose fattegli dal padre mentre giocava con lui, talché la paura di esser divorato dal lupo può essere sia una reminiscenza sia un elemento sostitutivo dovuto a spostamento.
I desideri che motivano questo sogno sono palesi. Al desiderio diurno di superficie che sia già arrivato il Natale coi suoi doni (sogno d’impazienza), si aggiunge il desiderio profondo, e a quell’epoca permanente, di ottenere dal padre il soddisfacimento sessuale: desiderio subito sostituito da quello di rivedere la scena che tanto lo aveva avvinto. Appagato questo desiderio mediante l’evocazione della scena primaria, il processo psichico continua a svolgersi fino al ripudio del desiderio e alla rimozione di esso – resisi ora inevitabili.
L’ampiezza e la ricchezza di particolari di quest’esposizione derivano dall’intento di offrire al lettore qualcosa che sia paragonabile alla forza probante dell’analisi condotta su se medesimi. Ciò d’altra parte potrebbe scoraggiarlo dalla pretesa che si pubblichino i resoconti di analisi protrattesi per più anni.
723 [Vedi a questo proposito le precedenti dichiarazioni di Freud in Teorie sessuali dei bambini (1908, in OSF, vol. 5)].
724 Di questa dichiarazione del paziente possiamo forse render ragione più facilmente se supponiamo che la prima volta egli abbia osservato un coito in posizione normale, che certamente suscita l’impressione di un atto sadico; successivamente la posizione sarebbe stata cambiata, dandogli l’opportunità di compiere altre osservazioni e di formarsi altri giudizi. Peraltro quest’ipotesi non è confermata, né mi sembra indispensabile. Non bisogna dimenticare la situazione reale a cui è soggetta l’esposizione riassuntiva del testo; l’analizzato, che ha oltre venticinque anni, presta alle impressioni e agli impulsi dei suoi quattro anni parole che a quell’età non avrebbe mai saputo trovare. Se non si tien conto di questa circostanza, può apparire comico e incredibile che un bambino di quattro anni sia capace di giudizi così pertinenti e di pensieri così dotti. Anche in questo caso, ci troviamo semplicemente di fronte a un effetto ritardato. A un anno e mezzo il bambino riceve un’impressione a cui non può reagire adeguatamente; solo a quattro anni, rianimando questa impressione, la intende e ne è colpito; e solo due decenni dopo, nel corso dell’analisi, riesce a comprendere appieno, grazie a un processo mentale cosciente, quel che allora era avvenuto in lui. Comprensibilmente l’analizzato trascura le tre fasi temporali e innesta il suo Io attuale nella situazione verificatasi tanto tempo prima. Noi lo seguiamo in questo procedimento, giacché se l’autoosservazione e l’interpretazione sono corrette esse dovranno portare agli stessi risultati che si avrebbero se si potesse trascurare la distanza tra la seconda e la terza fase temporale. Inoltre, non disponiamo di alcun mezzo diverso da questo per descrivere i processi avvenuti nella seconda fase. [Sulla questione dell’“azione differita” di un trauma – di cui Freud si occupò fin dai tempi del Progetto di una psicologia (1895, in OSF, vol. 2), cap. 2, par. 4 –, vedi la nota 330 delle Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa (1896, ivi). Tuttavia nelle prime enunciazioni di questa teoria gli effetti della scena primaria erano differiti almeno fino all’epoca della pubertà, né Freud aveva mai supposto che la scena primaria stessa potesse risalire a un’epoca così antica come in questo caso].
725 Trattando dell’erotismo anale del paziente, vedremo in che modo egli ebbe a sviluppare ulteriormente questa parte del problema [vedi oltre, par. 7].
726 [Otto Rank ha tentato – parecchi anni dopo la pubblicazione di questo caso – di servirsi del sogno dei lupi in appoggio alle proprie analisi sul fenomeno della traslazione (Technik der Psychoanalyse I. Die analytische Situation, Vienna 1926). Sándor Ferenczi ha criticato le argomentazioni di Rank citando il testo di una lettera dello stesso “uomo dei lupi” che Freud gli aveva messo a disposizione (Zur Kritik der Rankschen “Technik der Psychoanalyse”, Int. Z. Psychoanal., vol. 13, 1, 1927)].
727 [Vedi lo scritto di Freud Costruzioni nell’analisi cit.].
728 Un punto della prima edizione della mia Interpretazione dei sogni (1899) indica da quanto tempo io mi occupi ormai di questo problema. Nel capitolo 5, par. A, sottopar. 1, si fa l’analisi della seguente frase contenuta in un sogno: “Non ne può più avere”; e si precisa ch’essa deriva da una frase pronunciata da me. Difatti alcuni giorni prima avevo spiegato alla signora in questione “che i più remoti episodi infantili ‘non si possono più avere come tali’, ma vengono sostituiti da ‘traslazioni’ e da sogni”.
729 Il meccanismo del sogno non è influenzabile; ma sul materiale onirico si può agire, almeno sino a un certo punto. [Vedi Osservazioni sulla teoria e pratica dell’interpretazione dei sogni (1922, in OSF, vol. 9), par. 7].
730 Per buoni motivi preferisco dire: il distogliersi della libido dai conflitti attuali. [Per la concezione freudiana del rapporto fra libido e interesse vedi l’Introduzione al narcisismo (1914) in questo volume, par. 1].
731 [Altrimenti noto come “il rasoio di Occam”].
732 [Nelle edizioni che precedono quella del 1924 era scritto: “di tre anni e sei mesi”].
736 [Vedi la lezione 23 dell’Introduzione alla psicoanalisi cit.].
737 Ho più volte tentato di spostare di almeno un anno tutta la storia del malato, ossia la seduzione a quattro anni e tre mesi, il sogno al quinto compleanno ecc. La durata degli intervalli non poteva essere variata. Ma il soggetto si rifiutò sempre fermamente di modificare le proprie asserzioni, pur senza riuscire a eliminare i miei dubbi. Comunque, una differenza di un anno sarebbe evidentemente irrilevante ai fini dell’impressione che produce la storia di questo malato e per tutte le discussioni e deduzioni che da essa conseguono.
738 [Il riferimento è naturalmente al Monte degli ulivi. Freud informò i traduttori inglesi Alix e James Strachey che l’errore risaliva allo stesso paziente].
739 Soprattutto sul pene (vedi par. 3 [e par. 4]).
740 [Vedi in questo volume il lavoro di Freud La disposizione alla nevrosi ossessiva (1913)].
741 Come vedremo il sintomo si era sviluppato quando il paziente sapeva già leggere, all’età di sei anni.
742 Se si ammette, naturalmente, la realtà della scena primaria.
743 [Il demone (1838) di M. I. Lermontov].
744 [Vedi lo scritto di Freud Carattere ed erotismo anale (1908, in OSF, vol. 5)].
745 [In tedesco Durchfall significa sia “bocciatura, fiasco” che “diarrea”]. Il paziente m’informò che nella sua lingua madre non vi è una parola che corrisponda all’uso familiare tedesco di Durchfall per indicare disturbi intestinali.
746 L’espressione ha lo stesso significato nella madre lingua del paziente e in tedesco.
747 Medesimo effetto se l’enteroclisma era praticato da un’altra persona o da lui stesso. [Vedi lo scritto successivo di Freud Un disturbo della memoria sull’Acropoli: lettera aperta a Romain Rolland (1936, in OSF, vol. 11), in cui è discusso questo sintomo di “derealizzazione” o, come là vien chiamato, “sentimento di estraniazione”].
748 [Vedi il caso clinico dell’uomo dei topi (1909, in OSF, vol. 6), par. 2, sottopar. c].
749 [Freud aveva già accennato a un “substrato di sintomi isterici” nella nevrosi ossessiva nel suo scritto Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa cit., par. 2. Tornerà su questo punto in Inibizione, sintomo e angoscia (1925, in OSF, vol. 10), par. 5].
750 [Questa espressione (mitsprechen) risale agli Studi sull’isteria (1892-95, in OSF, vol. 1), cap. 4, par. 3].
751 La data dell’episodio non poté essere accertata con precisione: sicuramente prima del sogno d’angoscia fatto a quattro anni e probabilmente prima che i genitori si assentassero per il viaggio estivo.
752 Vedi sopra par. 4 e nota 725.
753 Questa conclusione, probabilmente, non era erronea.
754 Allora, o fintantoché non ebbe compreso il coito dei cani.
755 Vedi il mio scritto Trasformazioni pulsionali, particolarmente dell’erotismo anale (1915 [in OSF, vol. 8]).
756 Una facile conferma di ciò, mi sembra, si ha nel fatto che i neonati imbrattano con i loro escrementi solo le persone che conoscono e amano; non onorano gli estranei della stessa attenzione. Nei miei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905) [Secondo saggio, par. 4]. ho accennato al primissimo uso che il bambino fa delle sue feci: egli se ne serve autoeroticamente, come eccitante della mucosa intestinale; successivamente però diventa determinante per la defecazione l’attenzione rivolta a un oggetto al quale il bambino vuole mostrarsi ubbidiente o gradito. Questa relazione si mantiene per un certo tempo, com’è mostrato dal fatto che anche il bambino più grandicello non si lascia mettere sul vaso o aiutare a urinare se non da certe persone privilegiate, ciò che è peraltro connesso alla prospettiva di ottenere forme diverse di soddisfacimento.
757 È noto che nell’inconscio non esistono “no”; i contrari vi coincidono. La negazione interviene solo con il processo di rimozione. [Vedi la trattazione metapsicologica di Freud sull’Inconscio cit., par. 5, e lo scritto successivo sulla Negazione (1925, in OSF, vol. 10)].
758 Allo stesso modo, nei sogni e nelle fobie, i vermi intestinali fanno spesso le veci dei neonati.
760 Come tale considerano sempre i bambini le proprie feci.
761 Falso riconoscimento (“già raccontato”) durante il lavoro psicoanalitico (1913).
762 Vedi Materiale fiabesco nei sogni (1913).
763 Nel corso di una narrazione successiva fu apportata la seguente rettifica: “Non mi pare che stessi intagliando l’albero. Debbo aver fuso insieme con questo un altro ricordo, anch’esso falsato in modo allucinatorio, in cui facevo, col coltello, un taglio in un albero e dall’albero sgorgava ‘sangue’.”
764 [Vedi il passo testé citato in nota].
765 [Nella Gerusalemme liberata l’anima di Clorinda, la fanciulla amata da Tancredi, viene imprigionata in un albero; quando l’eroe, ignaro di questo, colpisce il tronco con la spada, ne sgorga copioso il sangue dell’amata. Freud ritornerà su questo episodio della Gerusalemme liberata in Al di là del principio di piacere (1920, in OSF, vol. 9), par. 3].
766 Sappiamo ciò che gli disse la nanja; vedremo più avanti ciò che gli aveva detto un’altra donna [vedi oltre, par. 8].
767 Vedi i chiarimenti su questo punto nel par. 6.
768 Tra i sintomi più tormentosi, ma anche tra i più grotteschi, della sua malattia ulteriore, è da ricordare il suo singolare comportamento nei confronti di tutti i sarti [Schneider, sarto, viene da schneiden, tagliare, donde deriva pure Beschneidung, circoncisione] dai quali si faceva confezionare i suoi capi di vestiario: aveva di questi eminenti personaggi la più grande soggezione, cercava di ingraziarseli con grosse mance e si mostrava sempre angustiatissimo circa il risultato del lavoro. [Si rammenti che era stato un sarto a strappare la coda del lupo (vedi sopra, par. 4)].
769 Rammento a questo proposito alcuni sogni successivi al sogno d’angoscia, che risalivano però ancora al tempo della prima tenuta; in questi sogni la scena del coito si svolgeva tra corpi celesti.
770 [Come l’italiano compassione (con-passione), la parola tedesca Mitleid significa letteralmente “patire con”].
771 [Si era trattato di un’infezione blenorragica. Vedi sopra, Premessa].
772 È molto notevole il fatto che la reazione di vergogna sia così intimamente legata allo svuotamento involontario (diurno o notturno) della vescica, e non altrettanto – come ci si potrebbe attendere – all’incontinenza intestinale. L’esperienza, comunque, non lascia dubbi su questo punto. Il regolare rapporto dell’incontinenza d’urina con il fuoco dà egualmente da riflettere. È possibile che anche in queste reazioni e interdipendenze si nascondano residui della storia della civiltà umana, ma residui che risalgono ancora più lontano di tutto ciò che, allo stato di tracce, ci è stato conservato nel mito e nel folklore. [Il rapporto fra l’enuresi e il sognare del fuoco è stato discusso da Freud nel caso clinico di Dora cit., cap. 2. Egli tornerà sull’argomento in una nota del Disagio della civiltà (1929, in OSF, vol. 10), par. 3 e nel lavoro più tardo L’acquisizione del fuoco (1931, in OSF, vol. 11)].
773 L’episodio dovette svolgersi quando il bambino aveva circa due anni e mezzo, tra la supposta scena del coito e la seduzione.
774 Ciò accadeva prima del sogno!
775 [Queste iniziali in tedesco suonano es-pe, appunto come espe invece di Wespe].
776 [La teoria del trauma sessuale infantile formulata da Freud nel 1896 fu da lui ritrattata nel lavoro Le mie opinioni sul ruolo della sessualità nell’etiologia delle nevrosi (1905, in OSF, vol. 5)].
777 [Vedi sopra il par. 5].
779 C. G. Jung, La psicologia dei processi inconsci (1917), un lavoro che per la data in cui fu pubblicato, non poteva più influenzare la mia Introduzione alla psicoanalisi (1915-17).
780 [L’amnio è l’involucro del feto. Il termine tedesco (Glückshaube, letteralmente: cuffia fortunata) si presta al giuoco di parole che corrisponde al nostro “nascere con la camicia”].
781 [Freud si riferisce presumibilmente all’opera di Jung pubblicata nel 1912 Trasformazioni e simboli della libido, pt. 2, cap. 5. Edizione definitiva: Simboli della trasformazione (1952), pp. 208 sgg].
782 Il possibile significato accessorio secondo cui il velo sarebbe stato l’imene, che si lacera durante il rapporto sessuale con l’uomo, non trova preciso riscontro nella condizione posta alla guarigione, e non ha rapporto con la vita del paziente, il quale non annetteva importanza alla verginità.
783 [Vedi H. Silberer, Probleme der Mystik und ihrer Symbolik (Vienna e Lipsia 1914), pt. 2, par. 5. La spiegazione del termine di Silberer è data e discussa da Freud in un capoverso aggiunto nel 1919 al cap. 7 dell’Interpretazione dei sogni cit., par. A].
785 Ammetto che questo è il problema più spinoso di tutta la dottrina analitica. Non ho avuto bisogno delle sollecitazioni di Adler o di Jung per esaminare criticamente la possibilità che quelle esperienze che la psicoanalisi afferma vissute dai bambini – in età inverosimilmente tenera! – e poi dimenticate, siano fondate, piuttosto, su fantasie costruite in occasioni posteriori; e che perciò, dovunque si crede, nelle analisi, di riconoscere le conseguenze di certe impressioni infantili, debba invece vedersi la manifestazione di un fattore costituzionale o di una predisposizione ereditata filogeneticamente. Nulla, al contrario, mi ha mai turbato più di questo dubbio, e nessuna incertezza mi ha mai trattenuto più di questa dal pubblicare le mie conclusioni. E sono stato anzi io il primo, ciò che nessuno dei miei avversari rammenta, a riconoscere la parte che hanno le fantasie nella formazione dei sintomi, come anche a porre in rilievo quel processo del “fantasticare retrospettivo” per cui impressioni ulteriori vengono proiettate su avvenimenti della prima infanzia che vengono, così, ad esser sessualizzati a posteriori: vedi L’interpretazione dei sogni (1899) prima edizione, p. 49, e Osservazioni su un caso di nevrosi ossessiva (1909) [la lunga nota 44]. Se, malgrado ciò, mi sono attenuto alla concezione più difficile e meno verosimile, l’ho fatto in virtù di argomenti che il caso qui descritto, come ogni altro caso di nevrosi infantile, impone all’attenzione dell’investigatore; argomenti che ho sottoposto qui al lettore perché ne valuti egli stesso la portata.
[Il riferimento alla p. 49 della prima edizione dell’Interpretazione dei sogni (1899) – corrispondente al cap. 1, par. F dell’edizione italiana – è certamente frutto di una svista, poiché in quella pagina non si trova alcun passo significativo sul tema in questione. Freud aveva in mente probabilmente un altro passo dello stesso libro (vedi cap. 6, par. A dell’edizione italiana, che corrisponde alla p. 198 della prima edizione tedesca), in cui è usato come qui il termine zurückphantasieren: fantasticare retrospettivo. I fenomeni esaminati da Freud nello scritto Ricordi di copertura (1899, in OSF, vol. 2) sono anch’essi già connessi con le fantasie retrospettive].
786 [La fase orale dell’organizzazione sessuale è stata trattata da Freud in una aggiunta del 1914 al secondo dei Tre saggi sulla teoria sessuale cit., par. 6. Vedi anche lo scritto metapsicologico Pulsioni e loro destini (1915, in OSF, vol. 8)].
787 [Nelle edizioni precedenti a quella del 1924 era scritto: “tre anni e nove mesi”].
788 [Vedi A. Adler, Der psychische Hermaphroditismus im Leben und in der Neurose, Fortschr. Med., vol. 28, 486 (1910). Freud ha discusso più dettagliatamente la teoria della rimozione di Adler nell’ultima parte del suo scritto “Un bambino viene picchiato” cit.].
789 [Già nel Progetto di una psicologia cit., cap. 1, par. 6, Freud aveva sottolineato l’effetto traumatico derivante al sistema nervoso dall’irruzione di quantità eccessive di eccitamento. Nel cap. 2 di Inibizione, sintomo e angoscia cit. egli scriverà: “È del tutto plausibile che fattori quantitativi come un grado eccessivo di eccitamento, e il cedere della protezione contro gli stimoli, siano le occasioni immediate delle rimozioni originarie”].
790 Come abbiamo detto, la scena con Gruša fu ricordata dal paziente spontaneamente, senza che il medico intervenisse con costruzioni o sollecitazioni di sorta. Le sue lacune furono colmate dall’analisi in un modo che – se si riconosce un valore ai metodi di lavoro dell’analisi in generale – dovrà dirsi impeccabile. Una spiegazione razionalistica di questa fobia non potrebbe dirci altro che questo: non vi è nulla di straordinario se a un bambino predisposto all’apprensività viene un attacco d’angoscia vedendo una farfalla striata di giallo; ciò si spiega verosimilmente con una tendenza congenita all’angoscia: vedi S. Hall, A Synthetic Genetic Study of Fear, Amer. J. Psychol., vol. 25, 149 (1914). Il paziente, nell’ignoranza di quella causa primordiale, si sarebbe dato a cercare nella sua infanzia qualcosa che fosse in rapporto con la paura avuta, e si sarebbe servito di una coincidenza fortuita dei nomi e del ritorno delle strisce per costruirsi la fantasia di un’avventura con la bambinaia di cui ancora serbava il ricordo. Se però i dettagli di questa avventura in se stessa innocente – il lavare, il secchio, la scopa – dimostrano, nella vita ulteriore del paziente, di poter condizionare permanentemente e coattivamente la sua scelta oggettuale, allora la fobia della farfalla assume un’importanza inspiegabile. Si crea una situazione almeno altrettanto sconcertante di quella da me ipotizzata, e il vantaggio della spiegazione razionalistica della scena viene a sfumare. La scena con Gruša acquista dunque per noi un valore particolare poiché in relazione ad essa possiamo formarci un giudizio sulla meno sicura scena primaria.
791 [La concezione freudiana del rapporto fra rimozione e angoscia è in seguito mutata. Vedi in proposito i capp. 4 e 11A(b) di Inibizione, sintomo e angoscia cit.].
793 [Il significato della religione nella vita dell’individuo è ulteriormente discusso con maggiore ricchezza di particolari nello scritto freudiano L’avvenire di un’illusione (1927, in OSF, vol. 10)].
795 [Per la seconda legge della termodinamica l’entropia è una grandezza usata come indice della irreversibilità di determinati mutamenti fisici, e dunque della degradazione dell’energia di un sistema fisico. Sul tema dell’“inerzia psichica” Freud tornerà nella Comunicazione di un caso di paranoia in contrasto con la teoria psicoanalitica (1915, in OSF, vol. 8)].
796 La disposizione alla nevrosi ossessiva (1913).
797 Vedi Modi tipici di ammalarsi nervosamente (1912 [in OSF, vol. 6]).
798 Siamo autorizzati a prescindere dal fatto che questo comportamento poté esprimersi in parole soltanto due decenni più tardi, poiché tutti gli effetti che abbiamo fatto risalire a quella scena s’erano manifestati sotto forma di sintomi, coazioni ecc. già nell’infanzia, gran tempo prima dell’analisi. Sotto questo riguardo, pertanto, è indifferente considerare la scena stessa come una scena primaria o come una fantasia primaria.
799 Debbo nuovamente sottolineare che queste riflessioni sarebbero oziose se tanto il sogno quanto la nevrosi non appartenessero essi stessi all’infanzia del paziente.
800 [Qui e più sotto Freud usa l’aggettivo instinktiv e non triebhaft da noi invariabilmente reso con “pulsionale”].
801 [Nota aggiunta nel 1923] Do qui il prospetto cronologico degli avvenimenti riferiti in questa storia:
Nato il giorno di Natale.
Un anno e mezzo: Malaria. Osservazione del coito dei genitori, ovvero di quel loro stare insieme in cui inserirà più tardi la fantasia del coito.
Poco prima dei due anni e mezzo: Scena con Gruša.
Due anni e mezzo: Ricordo di copertura della partenza dei genitori insieme alla sorella. Questo ricordo lo mostra solo con la nanja e implica quindi un ripudio di Gruša e della sorella.
Qualche tempo prima dei tre anni e tre mesi: La madre si lagna col medico.
Tre anni e tre mesi: Inizio della seduzione da parte della sorella, a cui segue dopo breve tempo la minaccia di evirazione da parte della nanja.
Tre anni e mezzo: La governante inglese, inizio del mutamento di carattere.
Quattro anni: Sogno dei lupi, insorgere della fobia.
Quattro anni e mezzo: Influsso della storia biblica. Comparsa dei sintomi ossessivi.
Poco prima dei cinque anni: Allucinazione della perdita del dito.
Cinque anni: Partenza dalla prima tenuta.
Dopo i sei anni: Visita al padre malato. [Coazione a espirare].
Otto anni - Dieci anni: Ultime violente manifestazioni della nevrosi ossessiva.
[Diciassette anni: Crollo nervoso occasionato dall’infezione blenorragica].
[Ventitré anni: Inizio del trattamento].
[Le date degli eventi seguenti non possono essere stabilite con precisione:
Fra la scena primaria (un anno e mezzo) e la seduzione (tre anni e tre mesi): Inappetenza.
Nello stesso periodo: Il portatore d’acqua muto.
Prima dei quattro anni: Probabile osservazione di rapporti sessuali fra cani.
Dopo il quarto compleanno: Angoscia di fronte alla farfalla striata di giallo.]
Si sarà compreso facilmente, dalla mia esposizione, che il paziente era russo. Io lo lasciai partire, a mio avviso guarito, poche settimane prima dell’inaspettato scoppio della [prima] guerra mondiale, e non lo rividi che quando le vicende della guerra ebbero aperto alle Potenze Centrali l’accesso al sud della Russia. Allora egli venne a Vienna e mi riferì che, subito dopo la fine della cura si era sforzato di liberarsi della mia influenza. In pochi mesi di lavoro, una parte di traslazione che ancora permaneva fu liquidata; da allora il paziente, a cui la guerra era costata la patria, il patrimonio e tutte le relazioni familiari, si è sempre sentito normale e si è comportato in modo ineccepibile. Forse proprio le sue sventure, soddisfacendo il suo senso di colpa, hanno contribuito a consolidare la guarigione.
[Tenga conto il lettore delle seguenti ulteriori notizie sulla vita e sul caso dell’“uomo dei lupi”. Il primo trattamento durò dal febbraio 1910 al luglio del 1914. Il paziente tornò a Vienna nella primavera del 1919 e Freud lo riprese in cura dal novembre di quello stesso anno al febbraio del 1920. All’inizio del suo lavoro sull’Analisi terminabile e interminabile cit., Freud ritorna su questo caso e riferisce che al termine del secondo trattamento il paziente continuò a vivere a Vienna in uno stato di salute nel complesso soddisfacente, a eccezione di saltuarie e occasionali interruzioni. Di questi ultimi episodi si occupò Ruth Mack Brunswick, su consiglio di Freud stesso che le indirizzò il suo vecchio paziente che nell’estate del 1926 era tornato da lui con alcuni nuovi sintomi. Di questo supplemento di analisi (ottobre 1926-febbraio 1927) la Brunswick fornì un esauriente resoconto, pubblicato nel 1928 (Ruth Mack Brunswick, A Supplement to Freud’s “History of an Infantile Neurosis”, Int. J. Psycho-Anal., vol. 9, 439, 1928); esso è disponibile in italiano in W. Reich e altri, Letture di psicoanalisi (Boringhieri, Torino 1972), pp. 94-139, con una aggiunta datata settembre 1945, nella quale l’autrice fornisce alcune ulteriori notizie sulla vita del paziente fino al 1940. Un altro resoconto sulle sue reazioni di fronte alle grandi difficoltà che gli procurarono le vicende esterne della seconda guerra mondiale è stato pubblicato da Muriel Gardiner (Meeting with the Wolf-Man, Bull., Philad. Ass. Psychoanal., vol. 2, 32, 1952). Ancora M. Gardiner ha curato un volume che oltre a riprendere tutto il materiale psicoanalitico succitato (compreso il caso di Freud) arricchendolo di nuovi dati e osservazioni cliniche, contiene alcuni capitoli di un’autobiografia dello stesso “uomo dei lupi”: M. Gardiner (a cura di), The Wolf-Man by the Wolf-Man (Basic Books, New York 1971)].