1.
Nell’estate del millenovecentoquarantatré, dopo lo sfondamento dell’arco di Kursk e la liberazione di Orël, ritornavano separatamente alla propria unità Gordon, da poco nominato sottotenente, e il maggiore Dudorov. Il primo rientrava da una missione di servizio a Mosca, il secondo da una licenza di tre giorni, anche questa nella capitale.
Si erano incontrati sulla via del ritorno e avevano deciso di pernottare a Cern’, una cittadina devastata ma non del tutto distrutta, come era invece accaduto alla maggior parte delle località di quella «zona del deserto», che il nemico in ritirata aveva cancellato dalla faccia della terra.
Fra le rovine della città, tutta ammassi di mattoni in frantumi e di pietre ridotte in polvere, trovarono un fienile intatto dove si coricarono appena fu sera.
Non riuscirono a prendere sonno e conversarono tutta la notte. All’alba, Dudorov, che si era appisolato verso le tre, fu destato dai movimenti di Gordon. Con gesti impacciati, come se si trovasse in acqua, tuffandosi e annaspando nel soffice fieno, andava raccogliendo in un fagotto le sue cose: quindi, sempre goffamente, prese a scivolare dal mucchio di fieno verso l’uscita.
«Dove te ne vai? E’ ancora presto.»
«Vado al fiume. Voglio lavare qualcosa.»
«Sei ammattito? Questa sera saremo al reparto e Tan’ka, la lavandaia, ci darà da cambiarci. Che fretta hai?»
«Non voglio aspettare. Ho sudato, mi sento sporco. Fa caldo. Darò una risciacquata in fretta, la strizzerò bene e, al sole, la roba asciugherà in un momento. Intanto farò il bagno, poi mi vestirò.»
«Comunque, sai, non sta bene. In fin dei conti, sei un ufficiale.»
«E’ presto, tutti dormono. Mi metterò dietro un cespuglio. Non mi vedrà nessuno. Ma tu dormi, non chiacchierare, così ti passa il sonno.»
«Tanto non mi addormento più. Vengo con te.»
Si avviarono al fiume, passando accanto alle bianche rovine di pietra già roventi nonostante che il sole fosse appena sorto. In mezzo a quelle che un tempo erano state le strade, per terra, sotto il gran sole, dormiva gente sudata e accaldata che russava. Erano per lo più abitanti della città, rimasti senza tetto vecchi, bambini e donne; e qualche soldato rosso isolato, attardato, che raggiungeva il proprio reparto. Gordon e Dudorov camminavano fra i corpi addormentati con cautela, guardando dove mettevano i piedi, per non calpestarli.
«Parla più piano, altrimenti sveglierai la città e, allora, addio bucato.»
E continuarono a bassa voce la loro conversazione notturna.