16.
Diceva tra sé: «E se mi sposasse? Cosa cambierebbe?» Prendeva così la strada dei sofismi. Ma talvolta, l’assaliva un’angoscia senza scampo.
Come poteva lui non aver vergogna di gettarsi ai suoi piedi e di supplicarla? «Così non può continuare. Pensa a quello che ti ho fatto. Tu scivoli giù per una china. Diciamo tutto a tua madre. Ti sposerò.»
Piangeva e insisteva, come se lei muovesse obiezioni e non fosse d’accordo. Erano solo parole e lei neppure prestava ascolto a quelle vuote frasi da tragedia.
E intanto continuava a condurla col viso nascosto da una lunga veletta nei séparé di quell’orribile ristorante, dove i camerieri e gli avventori la seguivano con sguardi che parevano spogliarla. Lei si domandava: l’amore è dunque umiliazione?
Una volta fece un sogno. Era sotto terra: fuori affiorava solo il fianco sinistro fino alla spalla, e il piede destro. Dal capezzolo sinistro le cresceva un ciuffo d’erba e sulla terra cantavano: “Occhi neri, bianco seno” e “Non vogliono che Masha vada di là dal fiume”.