5.
«Sono un po’ raffreddato, ho la tosse e, forse, un po’ di febbre. Tutto il giorno ho provato difficoltà a respirare, come se avessi un groppo in gola. Va male. E’ l’aorta. Le prime avvisaglie di un male ereditario, il mal di cuore, che mi viene dalla povera mamma che ne soffrì tutta la vita. E’ possibile? Così presto? In tal caso non resterò a lungo a questo mondo.
«Nella stanza c’è un leggero odore di bruciato. Odore di biancheria, stirata. Stirano e ogni tanto tolgono dalla stufa accesa del carbone ardente per metterlo nel ferro che ha un coperchio che chiude con un battere come di denti. Questo mi rammenta qualcosa, ma cosa non riesco a ricordare. La memoria non mi aiuta, non sto bene.
«Anfìm ha portato del sapone e dalla gioia s’è fatto un bucato generale, sicché sono due giorni che Sùrochka è senza sorveglianza. Mentre scrivo si ficca sotto il tavolo, si siede sull’asse che ne congiunge le gambe e, imitando Anfìm che a ogni sua visita lo porta in slitta, gioca a portare in slitta anche me.
«Appena starò meglio bisogna che vada in città, a leggere qualcosa sull’emografia della zona, sulla sua storia. Mi dicono che c’è un’ottima biblioteca pubblica costituita con alcune ricche donazioni. Vorrei scrivere. Bisogna però che mi affretti. Ancora prima di accorgersene sarà primavera, e non ci sarà più tempo per leggere e per scrivere.
«Il mal di testa continua ad aumentare. Ho dormito male. Ho fatto un sogno confuso, uno di quei sogni che al risveglio si dimenticano subito. M’è uscito di mente e nella coscienza mi è rimasta solo la causa del risveglio: una voce di donna e la sentivo nel mio sogno che risuonava nell’aria. Ne ricordavo il timbro, e, riproducendolo nella memoria, passavo mentalmente in rassegna le donne che conosco, cercando quale potesse essere quella che possiede una voce così profonda, dolce di una sua morbida gravità. Ma non mi sembrava appartenesse a nessuna donna conosciuta. Ho pensato che la troppa consuetudine di Tonja si frapponesse tra noi, si da ottundere la sensibilità dei mio udito alla sua voce e mi impedisse di riconoscerla. Ho provato a dimenticare che Tonja è mia moglie, distaccando da me la sua immagine per cercare di capire. No, non era la sua voce. E così la cosa m’è rimasta oscura.
«A proposito dei sogni. Si suol credere che di notte si sogni abitualmente di quello che più ci ha impressionato durante il giorno. Le mie osservazioni mi dicono tutto il contrario.
«Più di una volta ho notato che proprio le cose cui si è appena badato durante il giorno, le idee non chiarite, le parole dette senza pensarci e alle quali non si è prestata attenzione, tornano di notte in immagini concrete e vive, e diventano oggetto dei sogni, quasi a rivalsa di essere state trascurate.»