5.
La memoria non lo aveva ingannato. Il laboratorio era sempre al suo posto e in attività. Occupava un locale al livello della strada, con una finestra che dava sul marciapiede e serviva da vetrina, così che dal di fuori l’interno era visibile fino alla parete opposta. Le sarte lavoravano sotto gli sguardi di chi passava per la via.
La stanza era terribilmente affollata. Alle sarte s’erano certo aggiunte alcune dilettanti, mature signore della buona società di Jurjatin, che lo facevano per ottenere i libretti di lavoro di cui si parlava nei decreti affissi sul muro della casa con le statue. Si distinguevano subito dalle sarte vere e proprie per la lentezza dei movimenti.
Nel laboratorio si confezionavano soltanto indumenti militari, pantaloni imbottiti e giubbotti, e inoltre, come Jurij Andrèevich aveva già visto fare nell’accampamento partigiano, buffe giacche di pelli di cane di vario colore, cucite insieme. Le dilettanti infilavano con dita maldestre i lembi di quelle pelli sotto gli aghi delle macchine, impacciate in quel lavoro insolito, quasi da pellicciaio.
Bussò alla finestra e fece segno di voler entrare. Sempre a segni gli risposero che non accettavano ordinazioni da privati. Non desistette e ripeté lo stesso gesto perché lo facessero entrare e lo ascoltassero. Con cenni di diniego gli fecero capire che avevano un lavoro urgente, che la smettesse, non disturbasse e andasse per la sua strada. Una delle sarte assunse un’aria indispettita e allungando la mano con le dita raccolte in punta, chiese con gli occhi cosa volesse. Con l’indice e il medio, il dottore imitò il movimento delle forbici. Ma non lo capirono. Credettero che si trattasse di qualcosa di sconveniente, che le prendesse in giro e tentasse approcci. Col suo aspetto macilento e la sua strana condotta lo si poteva prendere per un malato o un pazzo. Le lavoranti ridacchiavano tra di loro e gli facevano gesti con le mani perché si allontanasse dalla finestra. Finalmente gli venne l’idea di cercare l’ingresso attraverso il cortile della casa, lo trovò e, individuata la porta dei laboratorio, bussò.