14.
Che cerchio stregato era quello! Se l’intrusione di Komarovskij nella sua vita le avesse suscitato soltanto repulsione, Lara avrebbe reagito e si sarebbe liberata. Ma non era così semplice.
Si sentiva lusingata che quell’uomo dai capelli grigi, che poteva esserle padre, che veniva applaudito nelle assemblee e del quale si occupavano i giornali, spendesse tempo e denari per lei, le si rivolgesse come a una dea, la conducesse a teatro e ai concerti e, come si dice, la sviluppasse intellettualmente».
Eppure restava ancora la ginnasiale adolescente infagottata in un’uniforme scura, segreta complice di congiure innocenti e di marachelle scolastiche. Le libertà che Komarovskij si prendeva in carrozza sotto il naso del cocchiere o in palco, sotto gli occhi dell’intero teatro, la seducevano per la loro audacia furtiva ed eccitavano in lei il demonietto dell’imitazione.
Ma quell’eccitazione sbarazzina, da scolaretta, passò presto. Un sordo abbattimento, un intimo orrore di sé si impadronirono di lei per lungo tempo. E sempre aveva voglia di dormire. Per le troppo poche ore di sonno, per le lacrime e il continuo mal di testa, per lo studio e per una diffusa stanchezza fisica.