TESORI DELLA PITTURA E MERAVIGLIE
AGRESTI
BENCHÉ SI TROVI sulla riva destra del Po, Suzzara è ancora in Lombardia per via degli strani capricci della Storia che l’hanno legata per anni a Brescia e ora la tengono in provincia di Mantova. Ci si va per respirare l’aria del fiume pigro e delle sue anse, con tutti i suoi misteri connessi, quelli d’una campagna piatta con nebbia invernale e calura estiva. Nel 1702 il Po ruppe gli argini e gli austriaci ne approfittarono per un duro saccheggio. Fu luogo caldo delle lotte contadine ottocentesche, e qui nacquero le prime società di mutuo soccorso. Il garbo della cittadina, che si deve quindi in gran parte alle costruzioni del secolo XIX, ritrova sottili assonanze nelle sue immediate vicinanze. Dal 1948 vi si tiene un premio di pittura che con gli anni ha permesso la costituzione d’una Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea che è un unicum in Italia, perché documenta in modo assolutamente autonomo la mutazione del gusto artistico nei nostri tempi recenti. E da lì si va a vagare fra gli argini, risalendo fino a Pomponesco, uno dei luoghi più intriganti del museo diffuso italiano, perché era una volta sosta di svago per la corte gonzaghesca e vi si arrivava con le barche per una vita sociale d’allora che lasciò al borgo ben tre teatri. Avvicinandosi invece alle anse settentrionali del fiume, laddove le acque lente hanno formato isolotti di sabbia, si lascia scoprire, incisa sull’orizzonte, la meraviglia d’un piccolo complesso agreste costruito attorno alla vecchia chiesa di Riva di Suzzara.
Tra le tradizioni delle terre dei mulini del Po, quella del filos, in origine convegno di filatrici, e veglia comune – secondo un certo contegno sociale e un implicito principio di gerarchie, con assegnazione dei posti a seconda dell’età e del grado di ciascuna famiglia – nelle stalle della corte, occasione di ritrovo sociale per passare il tempo e ripararsi dal freddo.
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da Milano: 175 chilometri