SAN MAURIZIO E LA PERFEZIONE
DELL’ORGANO
VI È A MILANO UN INCROCIO stradale che delimita un pezzo di storia complessa e profonda, dinnanzi al quale il viandante passa distratto assordato dai rumori del tram sulle rotaie. È l’incrocio fra corso Magenta e via Bernardino Luini, che delimita l’area con l’incrocio successivo di via Nirone. Lì in mezzo sopravvive la più fiera delle torri medievali, quella detta impropriamente di Ansperto, arcivescovo del IX secolo, ma in realtà edificio romano della fine del III, e come tale da non perdere. E la storia continua fino alla costruzione cinquecentesca, ad alta densità poetica, della chiesa dell’ex monastero di San Maurizio, edificio affrescato dal più bel ciclo di opere di Bernardino Luini, utile al nostro viandante distratto, obbligatoria per chiunque s’interessi a Leonardo, suo contemporaneo, a Milano. Si apre la chiesa ancora oggi sul coro delle monache, che conserva uno dei più begli organi cinquecenteschi dell’Italia settentrionale, quello di Antegnati, tuttora funzionante e perfettamente intonato. Buon senso vuole che in adiacenza sia nato il Museo Archeologico, che occupa gli antichi chiostri del monastero, e che merita una visita fosse solo per quello straordinario bicchiere intagliato da vino vecchio quanto la torre. Il latino, che è chiaro, a tutti recita: Bibe vivas multis annis!
Per la Decollazione di Santa Caterina d’Alessandria nella cappella Besozzi, sembra che Bernardino Luini prendesse a modello la contessa Bianca di Challant, che venne decapitata il 20 ottobre 1526 per aver commissionato a un suo giovane amante l’uccisione del precedente.