LA SPIRITUALITÀ DELLA CHIESINA
FASHION
SI PUÒ TALVOLTA ABBANDONARE il percorso obbligato dello shopping per uno svago gratuito che fa da stimolo alla mente e all’anima. Lo si può fare in modo inatteso anche nel noto quadrilatero della moda di Milano. Se molti pensano che San Babila sia solo una piazza, potreste entrare a far parte degli iniziati che sanno che la piazza, assai recente in fondo, trae il suo nome da una chiesina sopravvissuta al suo bordo e che ha una origine ancorata addirittura nel profondo IV secolo della nostra era. Ma per un certo verso è lei stessa, la basilica nella sua mutazione attraverso i secoli, una vittima del fashion system milanese: nata protocristiana, diventata romanica, fu rivestita in gusto barocco assai severo dopo l’adeguamento successivo al Concilio di Trento. Nel 1880 l’architetto Cesa Bianchi tentò di riportarla a un Medioevo assai generico, nel 1905 l’architetto Cesare Nava le rifece in stile la facciata, nel 1926 fu riadeguato l’interno tutto. Oggi è luogo di tenera spiritualità, ci si ritrova quella storica borghesia che negli ultimi cent’anni ha fatto la città attuale. Ed è la prova che lo stile non deve necessariamente essere una faccenda storica comunque difficile da accertare ma è molto spesso il risultato dell’evoluzione del gusto d’una comunità.
In via Bagutta, una vietta poco distante dalla chiesa, nel 1927 Riccardo Bacchelli con Orio Vergani, Mario Vellani Marchi e altri 8 amici fondarono il più antico premio artistico conviviale italiano, tutt’oggi ospitato nella trattoria toscana della famiglia Pepori.