FRA LAPIDI E CIPRESSI LA MEMORIA È
STILE
NACQUE PER VIA dell’editto napoleonico di Saint Cloud, quello che obbligava per la prima volta la sepoltura fuori dalle mura cittadine, considerando con un certo cinismo i defunti come uno scarto necessario della produzione cittadina, ma ebbe, il Cimitero Monumentale, immediata volontà di riscatto, facendosi memento contro quel gesto di oblio. Ed è oggi forse la più commovente e formidabile raccolta di sculture e di architetture erette a testimoniare la creatività milanese del XIX secolo e degli inizi del XX. Contiene una parte di cimitero ebraico, dove secondo la tradizione si lasciano decadere le tombe in un elegante e melanconico oblio. La parte maggioritaria cattolica sfida invece l’eternità, con una passione scultorea che non si trova in nessun’altra collezione meneghina, e dove l’architettura è talvolta all’origine dello stile assiro-milanese che si ritrova dopo, altrove, in città. Mirabili alcune tombe storiche, come quella dei Campari, dove l’enorme Ultima Cena in bronzo sembra la celebrazione perpetua dell’aperitivo. Attraenti gli esempi inattesi di architetture liberty ed espressioniste. Il giro a caccia dei grandi nomi degli scultori, da Bazzaro a Wildt, si lega alla dolcezza delle memorie nella passeggiata fra i cipressi. Una lezione di stile, gusto ed esaltazione di una borghesia che non si vergognava di essere classe dirigente e invitava i suoi adepti alla passeggiata domenicale. Mémoires d’outre-tombe alla Chateaubriand.
Il nucleo centrale è conosciuto come Famedio, o Pantheon degli uomini illustri, e ospita le spoglie dei milanesi che si sono distinti per il bene della città: tra di essi, Alessandro Manzoni, Carlo Cattaneo e l’artista e designer Bruno Munari.