LA SALA DECORATA PER IL
FÜHRER
È stata inaugurata nel 1931, la Stazione Centrale di Milano, ed era allora innegabilmente retrò, visto che nel resto d’Italia si andava in direzioni architettoniche ben diverse, quella razionalista da un lato e quella neoclassica dall’altro. A onor del vero lo stile complessivo è il risultato di un’epoca d’esecuzione che fu tirata ben per le lunghe, a riprova del fatto che i lavori pubblici da noi tendono da sempre alla lungaggine: il concorso fu vinto dall’architetto Stacchini nel 1912. Nacque quindi immediatamente antiquata. La stazione milanese è costruita in un convinto stile assiro-lombardo, un bizzarro eclettismo in realtà ben più internazionale del previsto, in quanto alcuni edifici ugualmente retorici furono realizzati in quegli anni nel mondo anglosassone, di qua e di là dall’Atlantico. Nondimeno quella sua esaltazione di pietra con gli anni è diventata una autentica curiosità che merita la visita. La trasformazione attuale non fa gran giustizia alla sua prosopopea originaria. Ci si augura che un giorno la direzione delle Ferrovie nella nuova versione Grandi Stazioni la possa anche presentare come monumento, riporti nelle sale d’attesa alcuni dei mobili d’epoca e abbia la voglia di riaprire al pubblico certe zone oggi assai segrete come quella sala d’attesa approntata per la visita funesta del Führer, decorata ancora nel pavimento con le svastiche d’epoca. Ormai siamo pronti ad affrontare la storia; anzi, il riflettere potrebbe far bene.
Il progetto della Stazione Centrale si inseriva in un piano di completo riordino del complesso ferroviario milanese, cominciato nel 1906 e comprendente l’allontanamento delle linee di cintura, la soppressione dei passaggi a livello e la riorganizzazione delle stazioni merci.