UN SARCOFAGO ROSSO NEL DUOMO
MILLENARIO
I BRESCIANI, SI SA, sono sempre un po’ esagerati e per questo motivo di Duomo non ne hanno uno solo! Quello “nuovo” è un’esplosione architettonica che precorre le manifatture barocche che i lombardi diffonderanno per l’Italia e per il mondo; quello “vecchio” è innegabilmente più raro, in quanto è uno dei pochi tamburi romanici rimasti intatti ormai da mille anni. Merita un’attenzione particolare, per quella sua forza fra il mistico e il militare, per la ricchezza delle colonne di spoglio raccolte fra gli edifici romani che riempivano la città, e soprattutto per la determinazione a mantenere questo gusto al contempo romano e romanico nel porvi lì il sarcofago del vescovo Berardo Maggi, a capo della città tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento. Si tratta di un manufatto mirabile, in marmo rosso di Verona, che di molto assomiglia ai sarcofagi tardo-romani tuttora conservati proprio a Verona. Ma si arricchisce, per dimostrare che il passato antico sopravvive nella modernità medievale, di una serie di bassorilievi che celebrano il giuramento di pace e fedeltà al vescovo della città, e i suoi funerali in mezzo al popolo e ai santi, come se fosse egli stesso in procinto di una santità che non gli verrà concessa, almeno apparentemente.
Ai lati dei gradini del presbiterio, due scale portano alla sottostante cripta dedicata a san Filastrio – vescovo bresciano che conobbe sant’Agostino – che risale almeno al VI secolo e faceva parte della precedente basilica di Santa Maria Maggiore de Dom, demolita nel XII secolo per la realizzazione del Duomo vecchio.
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da Milano: 100 chilometri