LA TEMPESTA SUL LAGO
VADO E TORNO A TORNO, con sommo piacere sempre. Meglio andarci direttamente in barca solcando le acque morbide del lago lariano, quello detto di Como. Da un lato la splendida Villa Pliniana, che così descriveva Fogazzaro: “Una loggia di cinque arcate verso il lago e di tre verso il monte corre obliqua tra due ali congiungendone i primi piani sopra un enorme macigno nero che si protende sull’acqua. Morso dallo scalpello del giardiniere quel masso ha dovuto accogliere qua e là del terriccio dove portulache, verbene e petunie ridono alla spensierata…”. Dall’altro troverete l’insediamento urbano della piccola città dalla quale spicca il campanile romanico di Santa Tecla, una chiesa che riserva al suo interno un ciclo d’affreschi degno di nota. Ma il vero mistero lo troverete in una chiesa ulteriore, quella di San Giovanni. È lì che sono custoditi un Sacro Chiodo e la gamba di un innocente ucciso per ordine di Erode; o almeno così ne era convinto il vescovo Alemanno, che li acquistò durante la prima crociata sul finire dell’XI secolo. Se li voleva portare al Nord ma una forte tempesta lo convinse a lasciare le reliquie sul lago. Il portale cinquecentesco è un elegante merletto, ma l’interno con l’evoluzione degli archi romanici verso l’altare si conclude con un decoro absidale articolato su tre archi e arricchito da interventi del mezzo millennio successivo.
Circa 600 metri sopra Torno, nei pressi della frazione Montepiatto, s’incontra una radura con un grande masso erratico, denominato Pietra Pendula perché in bilico precario su di un sasso molto più piccolo; ve ne sono altri in zona, alcuni trasformati in massi avelli, ovvero con destinazione sepolcrale perché vi è scavata dentro una tomba a inumazione.
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da Milano: 55 chilometri