IL RIGORE E LA FANTASIA
APPENA FUORI CREMONA, troverete ciò che una volta era un monastero e oggi è uno splendido luogo di riflessione, la chiesa di San Sigismondo, un edificio che dialoga con la sua architettura rigorosa e fantasiosa al contempo con l’infinita pianura. Merita una particolare attenzione il grande affresco cinquecentesco di Camillo Boccaccino, che rappresenta una Resurrezione di Lazzaro tra svolazzi di vesti bianche e defunti dagli occhi altrettanto bianchi, un bizzarro capolavoro che ha già assimilato tutta la follia ritmica del Manierismo agli esordi. In quel luogo, ma non ancora in quella chiesa, si sposarono Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti, il che conferì al monastero quell’importanza che gli permise, a casato ormai evoluto, di rimanere luogo emblematico, e di dotarsi di una di quelle architetture auliche che avrebbero riassunto i migliori dettami del Rinascimento in corso. L’incrocio fra pittura e scultura fa sempre parte della mutazione del gusto dal rigore alla maniera, quando l’horror vacui è tale che neppure un centimetro quadrato si può esimere dall’esser decorato, e le complicazioni estetiche delle grottesche appena scoperte a Roma diventano motivo di un riempimento integrale. Cremona tra l’altro fu patria di costruttori d’organo eccellenti, e nell’anno dell’Unità d’Italia, l’organaro Vincenzo Acerbis inglobò l’organo rinascimentale di Maineri, potenziandolo e facendone uno strumento assolutamente fuori dall’ordinario.
San Sigismondo ospita una comunità di monache domenicane di clausura nel Monastero di San Giuseppe, che è aperto alle visite, insieme al chiostro, due volte l’anno: il 1º maggio (festa di San Sigismondo) e la terza domenica di settembre (anniversario della dedicazione della chiesa).
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da Milano: 100 chilometri