I TESORI DELL’ANTICA ARTE
TESSILE
APPARENTEMENTE SAREBBERO POCHI i motivi turistici per addentrarsi in quella urbanistica fluida e senza confini tra la provincia di Milano e quella di Varese dove si colloca la cittadina di Busto Arsizio, dallo strano toponimo corrispondente a un ipotetico doppio incendio, per via del fatto che sia prima combusta e poi arsa. Invece il suo civico museo tessile è un ottimo motivo per muovere e commuovere il viaggiatore. Da quelle parti fin dal Medioevo producevano panni e drappi, una volta di lana e poi, con il XIX secolo, di cotone. Per la nascita dell’industria tessile fu necessaria la presenza di corsi d’acqua, e l’Olona per quanto modesto fu più che sufficiente. Per lo sviluppo fu necessario invece l’ingegno imprenditoriale, che da quelle parti abbonda. Per l’affermazione, divenne infine necessaria la cura che le fabbriche d’allora prediligevano rispetto ai modesti capannoni d’oggi. Il museo è ciò che rimane della vasta area della fabbrica dell’ex Cotonificio Bustese, ed è costituito da un bellissimo doppio padiglione dal sapore gotico industriale affiancato da due torracchioni imponenti. All’interno vi troverete tutta l’evoluzione della macchina tessile, dal vecchio telaio Jacquard alle potenti invenzioni inglesi. Poi al piano di sopra il prodotto, dal tessuto allo stampato, fino ai ritrovati dei nostri tempi recenti, quando la stoffa si fa high tech per le tute spaziali.
Joseph-Marie Jacquard presentò nel 1801 un telaio che consente di eseguire disegni molto complessi con il lavoro di un solo tessitore. È la prima macchina ad aver utilizzato cartoni perforati quali “schede di programmazione” ed è considerato un antenato del calcolatore.
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da Milano: 35 chilometri