UN CENTRO DI GRAVITÀ
PERMANENTE
RIAPRE IL MUSEO DEL DUOMO. Ridisegnato con sapienza e gusto dall’architetto Canali, il progettista attento alla storia dei monumenti e garbato nel gusto degli interventi di attualizzazione, al quale si devono alcuni fra i migliori recenti lavori italiani, compresa Santa Maria della Scala, il complesso museale del trecentesco ospedale di Siena. Il percorso consente al visitatore di entrare in contatto quasi fisico con la più vasta raccolta statuaria che sia legata a un luogo di culto, dai “gargogli” medievali ai santoni tridentini. La notissima e veneranda Fabbrica del Duomo continua infatti a tenere in vita il monumento, sostituendo nei secoli le parti lapidee consumate con le loro perfette repliche, sempre nel medesimo marmo bianco-rosa di Candoglia, quello siglato fin dal Medioevo Ad UFA, Ad Usum Fabricae Ambrosianae, donde il “consumare a ufa”, detto milanese quando le tasse non si pagano. Il museo consente finalmente un percorso nella storia della statuaria dal XIV secolo fino ai giorni nostri, e offre al visitatore la meraviglia del contatto diretto con le opere. Molto evocativa pure la sala con le vetrate storiche. Un libro aperto da leggere con la stessa passione con la quale si ripercorre un archivio di pergamene, di libri, di disegni e incisioni, che costituisce la storia profonda dell’anima della città. E così si capisce che la città ha “un centro di gravità permanente”.
Mastro Valerio di Fiandra stava lavorando alla vetrata dedicata alla vita di sant’Elena, con il suo assistente soprannominato Zafferano per l’uso di mescolarne sempre un po’ ai colori per renderli più vivaci: geloso delle nozze della figlia di Valerio, per guastarne il banchetto ne fece cadere un po’ nel risotto, che ebbe però grandissimo successo sia per il gusto sia per il colore dorato di buon auspicio.