INCROCI DI STILI E RIVOLUZIONE
AGRICOLA
LADDOVE LA CAMPAGNA È PIANA, ma proprio piana, a tal punto che la si chiama “la Bassa”, lei invece la vedrete da lontano stagliarsi sull’orizzonte, l’abbazia del Cerreto, a pochi chilometri da Lodi. Si tratta di un complesso di fabbriche che conteneva la struttura oggi parzialmente dismessa d’uno degli insediamenti più importanti di cistercensi nel XII secolo, già fondata da Alberico di Montecassino come monastero benedettino nel 1084; la testimonianza visiva più icastica di quell’epoca lontana è la torre ottagonale, che ha parentele con tutte le torri tonde della pianura, anche quelle che vanno oltre il Po, e che ricordano la cultura imperiale ottoniana. L’interno dell’edificio si modernizza proprio per via dell’internazionalità dei seguaci di san Bernardo, i quali portano in un’Italia ancora romanica la nuova cultura architettonica ogivale di ciò che un giorno si chiamerà “il Gotico”. Il richiamo con la casa madre di Chiaravalle è evidente, l’atmosfera degli aggregati monacensi dediti alla grande rivoluzione agricola è tuttora lampante. Il pronao d’accesso, proprio a significare la mutazione del gusto in corso, è ancora romanico. Un fantastico concentrato degli incroci di stili fra Italia, impero e nuove ambizioni di Francia.
Il nome della località in cui, nel 1084, venne fondata l’abbazia da Alberico di Montecassino lascia supporre l’antica presenza di un bosco di cerri, alberi della famiglia delle querce che tendono a sviluppare la chioma sino a una altezza di 30-35 metri.
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da Milano: 38 chilometri